Crisi. Gli esploratori del Pd vanno in avanscoperta

Bersani tenta di ottenere un assenso dei 5 Stelle sulla piattaforma degli 8 punti 

michele mendolicchio

La speranza di Bersani è ridotta ormai ad una fiammella che potrebbe presto spegnersi. Le ultime chance del segretario per trovare un sostegno al proprio progetto vengono riposte nell’incontro tra le delegazioni del Pd e del M5S. Sul piatto la solita offerta di una presidenza della Camera o del Senato e la condivisione di un pacchetto di proposte in 8 punti. Proposte che ovviamente interessano molto poco il movimento, anche perché vengono da un partito che poco ha fatto in termini di cambiamento. Il compito degli esploratori di Bersani appare senza alcuna possibilità di successo. Le distanze sono abissali, soprattutto su temi centrali come l’uscita dall’euro e la questione dello ius soli. Il partito di Bersani è invece proiettato al solito gioco di servilismo verso l’Ue e la Bce. Un ruolo ancor più marcato rispetto allo stesso Pdl. La questione di un referendum che rimetta nelle mani dei cittadini ogni decisione in materia di permanenza nella moneta unica ci sembra cosa saggia e giusta.
E da questo orecchio il Pd è assolutamente insensibile. Oltretutto vorrebbe dire: abbiamo sbagliato tutto. Bersani è ancora convinto di potercela fare a mettere su un governo che si regga anche sulle gambe dei 5Stelle. Ma il compito di Zoggia, Calipari, Zanda appare disperato.
“Con tutto il rispetto per i giornali e le dichiarazioni che abbiamo letto, vorrei sentirmi dire direttamente il pensiero di ciascuno. Dobbiamo fare incontri ufficiali alla luce del sole”, questo il messaggio del segretario del Pd. La speranza di fare breccia nei cuori dei neo eletti del M5S non trova alcun conforto se non dentro una bottiglia. Ma difficilmente Grillo l’aprirà. Se Bersani spera di traghettare dalla sua parte qualche parlamentare del 5 Stelle con promesse di poltrone o con la condivisione di alcuni temi sensibili finirà col bagnarsi di brutto. “E’ un sentiero stretto ma le altre possibilità non sono autostrade. Ora ciascuno si assuma la sua responsabilita’…Noi non facciamo trattative ma una proposta per cambiare. Se si vuole cambiare o no, lo si dica davanti al paese”. Difficile pensare al cambiamento quando non si è provveduto a farlo a suo tempo. Il Pd ha governato eppure il conflitto d’interesse e la legge elettorale sono rimaste lettera morta. Oggi l’interesse è solo quello di andare a Palazzo Chigi grazie ad un accordo fatto delle solite promesse, cui si aggiunge anche la revisione dei rimborsi elettorali. “Noi siamo prontissimi a fare una nostra proposta sulla rivisitazione del finanziamento pubblico, ma non siamo dell’idea che la politica vada fatta solo dai miliardari”, questa l’ultima apertura del segretario del Pd. Il problema dell’apparato post-comunista è sempre presente, nonostante il dimagrimento degli anni ’90. Quando si hanno più di 300 dipendenti da mantenere diventa difficile pensare ad una rinuncia del finanziamento pubblico. Poi sul fronte delle trattative con il movimento, il segretario Bersani ribadisce che il sentiero resta molto stretto ma che comunque intende provarci. “Io sto dicendo che adesso ciascuno si deve prendere la sua responsabilità e dirlo davanti al Paese. Questa è una proposta per cambiare, adesso si può”. Ma Bersani è credibile? Non crediamo proprio, altrimenti dopo l’esito del voto si sarebbe dovuto già dimettere. Quando si perdono oltre 3 milioni di voti l’unica strada è quella di casa, non di Palazzo Chigi. E vale anche per Berlusconi che di voti ne ha persi oltre 6 milioni.


13 Marzo 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19636

Crisi. Gli esploratori del Pd vanno in avanscopertaultima modifica: 2013-03-15T15:20:00+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo