“Mammoni” a tavola, non per scelta

Addio a ristoranti e pub. La crisi ha “prenotato” quasi tutti i tavoli dei locali 

Ernesto Ferrante

Addio a ristoranti e pub. La crisi ha “prenotato” quasi tutti i tavoli dei locali e sempre più italiani sono costretti a ripiegare sulla scelta domestica, con circa il 44 per cento di loro che va più spesso a mangiare da genitori o parenti. E’ quanto è emerso da uno studio della Coldiretti denominato “Gli italiani a tavola nel tempo libero con la crisi”.
La tendenza a riunire più frequentemente la famiglia a tavola durante il tempo libero, è scritto nel documento, è peraltro comune alle diverse aree geografiche del Paese e riguarda il 37 per cento degli italiani residenti nel nord ovest, il 40 per cento di quelli del nord est, il 44 per cento di quelli del centro, il 47 per cento delle isole e il 55 per cento del sud, secondo il rapporto Eurispes 2013, dal quale si evidenzia che l’87 per cento degli italiani ha ridotto le spese per i pasti in ristoranti e pizzerie.
Mancanza di soldi e necessità di migliorare la qualità dell’alimentazione dopo i pasti frugali consumati durante la settimana lavorativa, sono i fattori principali alla base di questa scelta che può essere considerata a tutti gli effetti radicale. L’addio alla buona tavola, fa notare Coldiretti, è infatti quello più difficile da sopportare per i nostri connazionali che dovendo ridurre le spese per forza, “nel 37 per cento dei casi non taglierebbero mai sulla qualità dei cibi, contro il 7 per cento che non rinuncerebbe agli abiti di marca e il 3 per cento che considera non rinviabile l’appuntamento dall’estetista o dal parrucchiere”.
Se a casa dei genitori si preferisce consumare il pranzo, che notoriamente è anche il pasto più costoso, è in quella degli amici che il 77 per cento degli italiani si ritrova per la cena, unendo l’utile al dilettevole con la riscoperta del piacere di cucinare e stare insieme, come avveniva in passato. Il risultato, si legge ancora, è l’aumento del tempo trascorso davanti ai fornelli che nei giorni festivi raggiunge il record di oltre un’ora (69 minuti), al quale va aggiunto quello passato alla ricerca di ingredienti e curiosità nei negozi specializzati o nei mercatini. Sono più di 21 milioni coloro i quali dichiarano di preparare alimenti in casa come yogurt, pane, gelato o conserve e di questi oltre 11,2 milioni lo fanno regolarmente. Nel 2012, si è verificato un aumento record degli acquisti di ingredienti base per la preparazione degli alimenti come farina (+8 per cento), uova (+6 per cento) e burro (+4 per cento), in netta controtendenza rispetto al calo complessivo dell’1,5 per cento degli “alimentari” registrato nella grande distribuzione.
Il ritorno ai fornelli, evidenzia ancora l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, trova riscontro nel boom delle pubblicazioni e delle trasmissioni televisive dedicate alla cucina, ma anche su internet dove si contano nel 2012 oltre 415mila italiani che dichiarano di partecipare regolarmente a community sul web incentrate sul cibo. Sono invece complessivamente oltre 1,4 milioni quelli che vi prendono parte, se si conteggiano anche i non assidui.
Il maggior tempo libero disponibile durante il fine settimana per la rinuncia agli svaghi e divertimenti più costosi, si traduce anche in un boom di presenze nei mercatini alla ricerca di specialità ed ingredienti particolari da portare in tavola. Ventuno milioni di italiani hanno fatto la spesa nei mercati degli agricoltori nell’ultimo anno per garantirsi prodotti sani del territorio con il miglior rapporto qualità prezzo, in controtendenza rispetto all’andamento generale del commercio. “Una opportunità, conclude Coldiretti, resa possibile dal fatto che in Italia sono presenti quasi 7.000 punti vendita di Campagna Amica gestiti direttamente dagli agricoltori (1.105 mercati degli agricoltori, 4.739 aziende agricole, 877 agriturismi e 178 botteghe).
 

23 Marzo 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19878

 

Siria. Londra e Parigi premono per armare i ribelli, Berlino frena

Il Consiglio di Sicurezza Onu dà il via libera a un’indagine internazionale sull’utilizzo di armi chimiche nel Paese arabo 

Matteo Bernabei

Si è aperto all’insegna dei dubbi tedeschi il vertice di ieri a Dublino, nel corso del quale i ministri degli Esteri dei Paesi Ue erano chiamati a discutere della rimozione dell’embargo che vieta la vendita di armi ai ribelli siriani. Rimozione pretesa da Francia e Gran Bretagna, pronte addirittura a rompere l’unità dei 27 attraverso azioni unilaterali.
“Siamo scettici e stiamo esaminando la questione. Allo stesso tempo ci rendiamo conto che dobbiamo essere pronti a modificare la nostra politica se cambia la situazione. Concentrare l’attenzione sugli aspetti militari è comprensibile, ma incide troppo a breve termine. È necessario invece rafforzare il sostegno alle forze moderate all’interno della popolazione”, aveva affermato il titolare della diplomazia di Berlino, Guido Westerwelle, nel corso di un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung rilasciata alla vigilia dell’incontro, sottolineando inoltre che “il pericolo è che le armi finiscano nelle mani sbagliate”.
Affermazioni condivise da molti altri governi europei, soprattutto alla luce del recente utilizzo, proprio da parte delle milizie dell’opposizione, di armi chimiche durante uno dei numerosi scontri con le forze armate di Damasco nella città di Aleppo.
Una realtà che Parigi e Londra, con l’aiuto di Washington, hanno cercato di ribaltare più volte negli ultimi giorni, proprio per evitare che la vicenda incidesse sulla decisione dei ministri europei. Un ultimo tentativo in questo senso è stato fatto sempre venerdì dai titolari dalla diplomazia dei due Paesi, Laurent Fabius e William Hague (insieme nella foto), attraverso una lettera indirizzata all’Alto rappresentante della politica Estera dell’Unione, Catherine Ashton, nella quale i due espongono le loro “crescenti preoccupazioni” per il possibile utilizzo di armi chimiche da parte delle forze armate di Damasco.
“La crisi in Siria sta minacciando sempre di più la stabilità della regione. Noi siamo sempre più preoccupati per la volontà del regime di utilizzare armi chimiche”, recita il messaggio.
E al fine di spronare i membri dell’Unione a portare il loro sostegno alla lotta armata a un livello superiore, sulla questione si è espresso ieri anche supporto al Moaz al Khatib, presidente della Coalizione di Doha, l’organismo che dovrebbe rappresentare l’unità delle opposizioni al governo di Damasco. “Se c’è un modo di risolvere la crisi senza armi, le deporremo. Ma se ce ne sarà ancora bisogno, continueremo a usarle, l’opposizione non dispone di jet militari e missili Scud attraverso i quali lanciare le armi chimiche. Invece il regime li tiene pronti per l’uso”, ha affermato il leader dissidente, che ha poi preso le distanze dai gruppi armati radicali presenti nel Paese, ma che a suo dire non combattono tra le fila delle milizie ribelli.  Peccato che di questa presunta volontà di Damasco di far ricorso ad armi non convenzionali, paventata dai due ministri europei e dal leader delle opposizioni siriane, non vi sia alcuna prova, come hanno costatato nei giorni scorsi sia l’intelligence israeliana, sia l’ambasciatore statunitense nel Paese arabo, Robert Ford.
Per fare luce sulla vicenda, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera definitivo ieri alla creazione di un’apposita commissione d’inchiesta, rispondendo così alle richieste del governo siriano, che aveva fatto appello al segretario generale Ban Ki-Moon in questo senso, e all’invito di quest’ultimo affinché le indagini partano “il prima possibile”.
“Ritengo che sia un’ottima iniziativa, una decisione molto buona che è stata presa rapidamente. Speriamo che si giunga a un’indagine rapida, imparziale e approfondita”, ha affermato il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vitaly Churkin, che aveva sostenuto l’iniziativa siriana presso il massimo organo del Palazzo di Vetro.


23 Marzo 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19868

 

Washington prepara i droni per la Siria

24 marzo 2013 

Fonte: La Voce della Russia [1]

RG-4 Global Hawl беспилотный летательный аппарат ВВС США беспилотник глобальный ястреб

© Foto: en.wikipedia.org

 

Gli Stati Uniti stanno preparando i velivoli auto-pilotati per infliggere un colpo preventivo agli obiettivi siriani, dove si suppone siano presenti armi chimiche. Anche se il Presidente Barack Obama, da Israele, ha richiesto di aspettare la conferma definitiva delle ricerche sull’adozione di sostanze velenose nella regione della città siriana di Aleppo, la CIA ha già incominciato ad organizzarsi.

Al Congresso è stata avviata la procedura per approvare o meno queste azioni. Secondo la costituzione, il Congresso deve dare il suo benestare per qualsiasi azione di intromissione militare americana al di fuori dei propri confini.

A Langley è stata creata una squadra specializzata che si occupa esclusivamente di valutare e definire gli obiettivi siriani concreti, sia materiali che umani. Sono già stati radunati qui, da Pakistan e Yemen, gli agenti della CIA che si occupano della direzione dei droni sugli obiettivi in questi paesi, oltre che in Afghanistan e Somalia. Il nuovo direttore della CIA, John Brennan, è considerato un sostenitore convinto dei droni e grande ideologo della «guerra a distanza» mediante la loro adozione.

I rappresentanti della CIA hanno steso relazioni segrete per entrambi i comitati del Congresso sullo spionaggio, dal Senato alla Camera dei rappresentanti. Di solito questo avviene prima che la Casa Bianca prenda importanti decisioni.

Il Presidente del Comitato del Senato per le esplorazioni, il democratico Dianne Feinstein, dopo la sessione a porte chiuse, si è astenuta dall’affermare se l’attacco alla Siria sia inevitabile o meno, ma ha detto:

Durante le riunioni a porte chiuse veniamo in possesso di informazioni assolutamente riservate, le stesse della Casa Bianca. Come ho già dichiarato, sarà la Casa Bianca a prendere una decisione. Credo che siamo giunti a un momento disperato. Il regime siriano si trova in una condizione ancora più disperata. Sappiamo dove si trova l’arma chimica e stiamo entrando in un periodo torbido. La Casa Bianca dev’essere pronta a tutto.

A sua volta, il Presidente del Comitato speciale per le esplorazioni della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Mike Rogers, ha dichiarato che la questione è già arrivata al punto critico oltre cui non si può più indulgere nei confronti del regime di Assad.

Credo che ci ritroviamo ad avere determinati obblighi morali e dobbiamo agire contro la facoltà della Siria di utilizzare l’arma chimica. Se questo comporterà una contenuta azione militare, allora, ripeto, abbiamo la responsabilità morale di condurla.

Un gruppo speciale della CIA in Siria sta lavorando a stretto contatto con gli organi di spionaggio di Arabia Saudita, Giordania, Turchia e altri paesi della regione. Sta raccogliendo tutte le informazioni utili sugli obiettivi, le loro caratteristiche e i loro sistemi di difesa. Allo stesso tempo, come annuncia il giornale «Los Angeles Times», si sta elaborando un dossier dettagliato sui sostenitori attivi di Al-Quaeda nei gruppi dell’opposizione. Washington ultimamente è molto preoccupata per il fatto che i gruppi islamici più radicali dell’opposizione stanno raccogliendo sempre più vittorie in Siria. Il dossier della intelligence sui gruppi radicali potrebbe essere utilizzato per far sì che gli elementi più moderati dell’opposizione, come si è espresso il quotidiano, «abbiano la meglio su di loro». Molto probabilmente si tratta dell’eliminazione fisica di coloro che in USA vengono considerati agenti di Al-Quaeda


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[1] La Voce della Russia: http://italian.ruvr.ru/2013_03_22/Washington-prepara-i-droni-per-la-Siria/