Domanda ormai ineludibile: ma in che mondo vive Equitalia?

di Matteo Borghi

C’è un mondo chiamato Nord Italia (ma anche Centro e Sud) che produce e che viene, sistematicamente, depredato. È il mondo dellefamiglie disperate e degli imprenditori suicidi, di quei soldi che mancano, che dal conto corrente escono soltanto e non tornano mai, di quelle caselle esattoriali pazze che devono essere pagate subito, senza il minimo ritardo. Già quelle maledette caselle. È qui che arriva il secondo mondo: quello della burocrazia, delle regole ferree, della religione della procedura, dei soldi che arrivano puntuali, per decreto, senza bisogno di aspettare i temp i dell’economia in crisi. È il mondo delle banche e di Equitalia e degli oltre 300mila euro l’anno del suo direttore Attilio Befera.

Qualche giorno fa abbiamo scritto una lettera ad un banchiere che usava i regolamenti, le circolari e altro fogliame burocratico, per schermirsi dalle accuse di chi vedeva, in una condotta troppo severa del suo istituto di credito, le ragioni profonde del suicidio di un imprenditore. Qualche giorno prima un altro si era suicidato per i debiti accumulati: lui era in credito, la banca, secondo la legge, usuraia. Cosa c’entrano gli istituti di credito con Equitalia? Più di quanto, a una prima occhiata, potrebbe sembrare: anche quest’ultima infatti campa (alla grande) grazie agli interessi su debiti (le tasse non pagate, che poi debiti veri non sono ma solo richieste arbitrarie dello Stato) cui si applicano tassi di interesse che, nel mercato privato, sarebbero definiti come vero e proprio strozzinaggio. Eppure la legge è legge e non lascia spazio ad alcuno senso di umanità nemmeno di fronte al dramma della morte auto-inflitta rappresentata dalle “vittime dello Stato” della foto a fianco. Eppure pare proprio ciò non basti a placare la “fame” di denaro delle agenzie di riscossione che ne cercano sempre più dove non ce n’è.

È proprio di questi giorni la notizia che l’Agenzia delle Entrate (di cui Equitalia è il braccio armato) ha deciso di aumentare, in un sol colpo, del 15% i già altissimi interessi di mora sui ritardi del pagamento: parliamo di un inasprimento del saggio dal 4,55 al 5,22 e spiccioli. Ciò unito a tutta una serie di rincari, fra addizionali Irpef, Iva e Tares stabilite dai comuni, l’Imu e le accise dello Stato centrale (Agenzia delle entrate-Equitalia in questo non c’entra nulla) che stanno sempre più tagliando le gambe all’economia reale. È qui che i due mondi si incontrano, anzi, scontrano in un sistema di ingiustizia palese che attanaglia l’Italia. Già perché quegli imprenditori suicidi per debiti possono aspettare fino a mille giorni per ottenere i loro legittimi crediti dalla pubblica amministrazione (senza alcuna penale) mentre lo Stato, tramite Equitalia, non può tol lerare un solo giorno di ritardo. Anche il metodo della compensazione (si scala dalle tasse ciò che lo Stato deve all’imprenditore) non è contemplato.

L’unica opzione per non chiudere e vedersi depredati i propri beni (fra cui casa e conto corrente) è pagare le tasse puntuali. Se non si hanno i soldi bisogna chiederli in prestito. Se non li si ottengono spesso non ci sono alternative: se non quella “estrema”, sbagliata, che, purtroppo, qualcuno sceglie.

http://www.lintraprendente.it/2013/03/domanda-ormai-ineludibile-ma-in-che-mondo-vive-equitalia/

 

Domanda ormai ineludibile: ma in che mondo vive Equitalia?ultima modifica: 2013-03-09T13:44:00+01:00da davi-luciano
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