Pubblicazione scientifica collega l’insorgere della Sclerosi Multipla all’intossicazione cronica da bario, irrorat o da aerei militari

07/02/2013 

 

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Qui sotto la traduzione dell’abstract (riassunto) dell’articolo scientifico Chronic barium intoxication disrupts sulphated proteoglycan synthesis: a hypothesis for the origins of multiple sclerosis pubblicato sul sito governativo statunitense pubmed, a sua volta ripreso dalla rivista scientifica ufficiale Medical Hypotheses, 2004;62(5):746-54.

Da notare che:

1) viene nominato espressamente l’aerosol di bario spruzzato da aerei militari per aumentare la capacità di trasmissione dei segnali radio e radar, come da tempo viene denunciato dagli attivisti contro le scie chimiche;

2) si fornisce una spiegazione esauriente di diversi aspetti delle patologie neurodegenerative e della Sclerosi Multipla in particolare;

3) si assimilano le cosiddette encefalopatie spongiformi trasmissibili (come il famoso “morbo della mucca pazza”) a delle malattie da intossicazione cronica, con buona pace di chi attribuisce la malattia ai prioni;

4) viene elencata una lunga serie di attività che causano intossicazioni da bario: estrazione di petrolio e gas, lavorazione della carta e dei tessuti, saldatura, fonderia. Ciò potrebbe far sospettare che qualcuno possa avere già da tempo deciso di farci intossicare di bario così come è successo per l’alluminio che ritroviamo in farmaci antiacidi, vaccini, pentole, lattine per alimenti e bevande, pellicole per alimenti e che assieme all’alluminio è uno degli ingredienti delle scie chimiche. D’altronde perché mai dovrebbero usare additivi a base di bario nel combustibile per gli aerei?

E prima di lasciarvi alla lettura dell’articolo una buona notizia; i sali di epsom (detto anche sale amaro, un sale con proprietà purganti, reperibile facilmente e a basso costo in farmacia) sono noti da tempo per la loro proprietà di disintossicazione dell’organismo dal bario, come conferma persino il sito wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Barium_nitrate). La zeolite clinoptilolite è altrettanto ottima contro il bario e in generali contro i metalli pesanti. Ovviamente è consigliabile consultare il proprio medico prima di utilizzare qualsiasi preparato.

L’intossicazione cronica da bario blocca la sintesi dei solfato proteoglicani: un’ipotesi per l’origine della sclerosi multipla

Alti livelli di contaminazione da parte di fonti naturali e da parte delle industrie del metallo alcalino-terroso bario (Ba) sono stati identificati negli ecosistemi e nei luoghi di lavoro che sono associati con alta incidenza di raggruppamenti di casi di sclerosi multipla (SM) ed altre malattie neurodegenerative quali le encefalopatie spongiformi trasmissibile (EST)e della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Analisi degli ecosistemi localizzati ove si trovano i più noti raggruppamenti di casi di Sclerosi Multipla in Saskatchewan, Sardegna, Massachusetts, Colorado, Guam, Nord Est della Scozia, hanno dimostrato in maniera consistente elevati livelli di Bario nei suoli (valore medi: 1428 ppm – parti per milione) e nella vegetazione (valor medio: 74 ppm) rispetto ai livelli medi di 345 e 19 ppm [rispettivamente] registrati in regioni adiacenti ove non si registrano alti casi di sclerosi multipla.

Gli alti livelli di bario provenienti da estrazioni minerarie di bario e/o dall’utilizzo di bario nelle industrie collegate con l’estrazione di petrolio e gas, la lavorazione della carta e dei tessuti, la saldatura, la fonderia, così come dall’utilizzo di bario spruzzato sotto forma di aerosol atmosferico per aumentare/rifrangere i segnali delle onde radio/radar lungo i corridoi aerei dei jet militari, nei poligoni di tiro per missili, etc.

Viene proposto che la contaminazione cronica del biosistema con tipi reattivi di sali di bario possono innescare la patogenesi della Sclerosi Multipla; a causa dell’unione del bario coi solfati liberi, che successivamente priva le molecole endogene di proteoglicani solfati (solfato di eparina) del loro co partner solfato, bloccando così la sintesi degli S-proteoglicani ed inibendo così la loro funzione cruciale nella segnalazione del fattore di crescita dei fibroblasti (fibroblast growth factor – FGF) che induce i progenitori degli oligodendrociti a regolare la crescita e l’integrità strutturale della guaina mielinica.

La perdita dell’attività dell’attività degli S-proteoglicani spiega altro aspetti cruciali della patogenesi della Sclerosi Multipla; così come l’aggregazione delle piastrine e la proliferazione dello stress ossidativo generato dai perossidi. L’intossicazione da bario disturba la pompa ionica sodio-potassio – [la disfunzione di tale meccanismo è] un altro aspetto caratteristico della Sclerosi Multipla. Il manifestarsi contemporaneo di raggruppamenti di casi di varie patologie neurodegenerative in questi ecosistemi contaminati dal bario suggeriscono che tutte queste malattie potrebbero dipendere da una comune inibizione dei sistemi di segnalazione mediati dal fattore di crescita dei solfato proteoglicani. La genetica dell’individuo determina in fin dei conti quale particolare malattia si manifesti.

Cogliamo l’occasione per rammentarvi il grande appuntamento con un convegno dedicato alle scie chimiche, che si terrà a Roma il 24 Febbraio 2013. Cliccate sulla locandina di seguito per vedere il programma!!

 

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fonte

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http://www.segnidalcielo.it/2013/02/07/pubblicazione-scientifica-collega-linsorgere-della-sclerosi-multipla-allintossicazione-cronica-da-bario-irrorato-da-aerei-militari/

IL SOGNO DI GOVERNI E BANCHIERI:NON FARCI ACCORGERE DI DOVE SIAMO

Ciò che sognano i governi e i banchieri centrali che manovrano l’economia, è non farci accorgere di dove siamo. Altrimenti la crisi diventa reale. Il che sarebbe un problema, perché i soldi, abbiamo visto, sono virtuali.

Così abbiamo il presidente della Federal Reserve Usa, la banca centrale della più grande economia del pianeta che ammette candidamente:

 

“Prezzi più alti delle azioni incrementeranno la ricchezza dei consumatori e aiuteranno ad aumentare la fiducia, che potrà anche incoraggiare le spese. Maggiori spese e consumi faranno aumentare le entrate e i profitti, il che, in un circolo virtuoso, porterà un ulteriore sostegno all’espansione economica.”[1]

 

Se non interpreto male c’è scritto più o meno che siamo un branco di idioti.

Il bello è che in effetti le borse possono salire anche quando tutto il resto intorno collassa. A volte vanno in orbita proprio quando il resto sprofonda. Se gli indici di borsa fossero un indicatore utile per noi comuni mortali (e non per gli accademici), lo Zimbabwe del 2009 doveva essere un paese davvero florido. La Borsa di Harare dai 1.400 punti del 2005 passò ai 6.000.000.000.000 (seimila miliardi) nel 2008.

In questo caso però i consumatori non devono essersi sentiti più ricchi, come invece sostiene il presidente della Fed: il 75% della popolazione scivolò al di sotto della sussistenza e nel paese praticamente non funzionava più niente (tranne per chi aveva dollari Usa o oro). Mentre ad esempio i maestri di scuola non andavano a scuola perché passavano le giornate a cercare da mangiare (che il valore del salario si dimezzava dopo poche ore), molti titoli azionari salivano anche del 1.000%…

Tornando a noi, l’altro giorno mi trovavo ad un convegno di quelli con i megaguru gestori mannari che ci spiegano cosa succede nel mondo. Il gestore di un fondo che investe nei bond dei paesi emergenti dispensava il suo ottimismo sul futuro di quei paesi. Il tema era assai pertinente in quanto, come forse qualcuno avrà notato, da un punto di vista di spread, spritz, rating etc. siamo diventati un paese in via di emergification: mentre l’economia si immerge e annaspa, i disastri sociali emergono. Siamo un paese immergente.

Così dalla platea è arrivata una domanda per il gestore: 

 

“Scusi, ma mentre i paesi emergenti alimentano la crescita e la competitività a suon di svalutazioni della loro moneta, oggi l’Italia (o la Spagna, per esempio) come fanno? Specialmente con l’euro che sale forte e vigoroso…”

 

“Ah, yes, good question. Ehm… in effetti l’unica possibilità che rimane agli immerging markets per tornare competitivi (non avendo una propria moneta  da svalutare per far costare meno le loro merci) è quella di fare tagli, tagli, tagli, tagli… tagli dei costi, tagli dei servizi, tagli dei salari, tagli delle teste… per fare boom dei profitti dei corporate…”

 

Perbacco, una soluzione davvero virtuosa. Purché le Borse continuino a salire con le news che flashano segni verdi del guadagno. E purché, naturalmente ci si continui a strangol indebitare per pagare interessi a qualche mega too big to fail.

 

Possiamo però consolarci: non siamo soli. Anzi, pare che il circolo virtuoso sia ben diffuso nel mondo. Ad esempio, negli Usa Sai-Bama ha indebitato anche i pronipoti in nome degli stimoli all’economia e la creazione dei posti di lavoro. Il risultato è che gli unici posti di lavoro creati sono sottopagati, part-time o a tempo determinato. Ormai il 25% dei lavoratori americani riceve meno di 23.000 dollari l’anno (17.000 euro)[2], sempre che il contratto duri un anno. Il che vien bene per tirar su una famiglia. Non a caso la middle class, la classe media, è in via di estinzione.

 

Il circolo virtuoso è quello che ha portato la creazione dei derivati, l’esplosione del credito, l’indebitamento allegro, la crescita delle bolle… in particolare a partire dalla fine degli anni ’80. Il risultato è quello di cui sopra. Però qualcuno almeno se la passa bene. Profitti dell’industria finanziaria:

 

 

Tranquilli, anche le Borse salgono. Fra poco è tutto a posto. 

 

 “Le Borse che crescono sono oggi in realtà il principale indicatore della distruzione della classe media, dell’impoverimento culturale e di una società al collasso.”

(A rising stock market today is actually a leading indicator of the destruction of the middle class, cultural destitution and a society in collapse). Mike Krieger:

 

 by Giuseppe Cloza

 

Addio liste d’attesa! Ora gli organi per i trapianti si stamperanno!

Ebbene, sì! Dopo la possibilità di creare intere basi lunari (vedi) e dopo aver trovato il mondo di stampare una succulente bistecca (vedi), la tecnologia della stampa tridimensionale si addentra nella frontiera della biologia.

Grazie alla ricerca portata avanti da un gruppo di ricercatori della Herriot-Watt University di Edimburgo, si è riusciti a stampare in laboratorio alcuni ammassi tridimensionali di cellule staminali embrionali umane, che dopo il processo sono rimaste vitali, capaci di riprodursi e formare cellule specializzate.

Secondo gli scienziati che hanno messo appunto questa straordinaria tecnica, i cui dettagli sono stati pubblicati sulla rivista Biofabrication,  il processo, in un futuro non troppo lontano, potrebbe portare alla creazione di tessuti simili a quelli organici e, in uno sviluppo avanzato, alla generazione di organi artificiali creati per i singoli pazienti bisognosi di trapianto.

Come riportato dal resoconto pubblicato su Galileo, la produzione di campioni di tessuto umano è una sfida che appassiona da tempo i ricercatori. I tentativi fatti finora prevedevano la costruzione di una sorta di impalcatura attorno a una coltura di cellule staminali, che venivano in questo modo forzate a crescere in una struttura rigida.

Ma i risultati erano spesso approssimativi e imprecisi: la nuova tecnica permette invece di depositare, strato dopo strato, goccioline di staminali di diametro uniforme in modo più economico, più veloce e più semplice rispetto ai metodi precedenti. 

Gli scienziati hanno dovuto affrontare parecchie difficoltà per raggiungere il loro obiettivo: prima fra tutte, la delicatezza delle cellule staminali, che sono ipersensibili e rischiano di essere distrutte durante il processo di stampa. Per evitarlo, i ricercatori hanno approntato una stampante speciale i cui ugelli si aprono e chiudono grazie alla pressione dell’aria, il cui ingresso è regolato da una microvalvola.

In questo modo, è possibile calibrare con precisione quantità, posizione e dimensione delle cellule stampate variando l’apertura dell’ugello, la pressione dell’aria in ingresso e il tempo di apertura della valvola. 

“È un lavoro di precisione”, sostiene Wenmiao Shu, uno degli autori della ricerca. “Molto vicino a ciò che accade realmente nel corpo umano. Le cellule che stampiamo sono una sorta di blocchi di costruzione e non richiedono impalcature per crescere”. A questo punto, quanto bisognerà aspettare per gli organi artificiali? Secondo Shu, almeno dieci anni.

Perché, a differenza della pelle e del tessuto muscolare, già fabbricati con successo, gli organi solidi come il fegato, i reni o il cuore richiedono strutture vascolari complesse per assorbire le sostanze nutritive ed eliminare quelle di scarto. A questo proposito, i ricercatori del Tissue Microfabrication Laboratory della University of Pennsylvania stanno cercando di riprodurre in laboratorio una insieme di vasi sanguigni che potranno essere usati, un giorno, per vascolarizzare i futuri organi stampati in 3D. 

Il vantaggio immediato della tecnica messa a punto dai ricercatori scozzesi, invece, riguarda la produzione di campioni di tessuto che potrebbero essere usati per il controllo della tossicità dei farmaci sull’essere umano, evitando così la necessità di test sugli animali.

07 febbraio 2013

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