150 MILIARDI ALLE BANCHE ITALIANE: EVITARE CORSA AGLI SPORTELLI

Postato il Venerdì, 01 luglio 2016
 
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FONTE: ZEROHEDGE.COM
 
Come mai la Commissione Europea ha concesso garanzie statali per 150 miliardi alle banche italiane? Un post di Zerohedge per capire (1)
Tuttavia era solo l’antipasto. Il piatto principale è arrivato più tardi quando il Wall Street Journal ha riportato – citando una portavoce della Commissione europea – che “la Commissione europea ha autorizzato l’Italia a utilizzare le garanzie di governo per creare un programma precauzionale di liquidità a supporto delle loro banche”.
 
Tuttavia era solo l’antipasto. Il piatto principale è arrivato più tardi quando il Wall Street Journal ha riportato – citando una portavoce della Commissione europea – che “la Commissione europea ha autorizzato l’Italia a utilizzare le garanzie di governo per creare un programma precauzionale di liquidità a supporto delle loro banche”.
Come è accaduto? Così in silenzio e senza la benedizione della Merkel? Il Wall Street Journal dice che il programma è stato approvato nell’ambito delle “regole straordinarie di crisi per gli aiuti di Stato”.
 
E noi che pensavamo che le banche italiane stessero andando così bene … No, fermi. Non lo pensavamo affatto.
 
Come annota il WSJ il piano di “crisi” proposto è “l’altra gamba di un piano di interventi presi in considerazione dal governo”: l’iniezione diretta di capitali nel sistema bancario italiano che assommerebbe a 40 miliardi di capitali al settore bancario, quello che avevamo descritto prima. È anche il piano che si era immaginato che la Merkel avesse stroncato.
 
Invece l’Europa aveva un “piano B” nella manica.
 
Quali sono i dettagli di questo ultimo “programma di crisi”?
 
Secondo un portavoce ufficiale dell’Unione Europea, il programma di liquidità di supporto include fino a 150 miliardi alle banche italiane (166 miliardi di dollari) in garanzie governative.
 
Il WSJ aggiunge che la portavoce si è rifiutata di commentare l’ammontare delle garanzie autorizzate, ma ha detto che il budget richiesto dal governo italiano è stato ritenuto proporzionato. Il Ministro dell’economia italiano Padoan si è rifiutato di commentare.
 
Un dettaglio divertente: “solo le banche solvibili potranno aspirare al programma di supporto, che è stato autorizzato fino alla fine dell’anno”. Il problema è che con 360 miliardi di Euro di sofferenze e incagli (NPL, Non Performing Loans) tutte le banche italiane sono insolvibili, il che implicitamente significa che o saranno considerate tutte solvibili o nessuno ne beneficerà.
 
A conferma della gravità del fiasco italiano c’è il fatto che la decisione è stata assunta domenica ma non era stata svelata fino a che il WSJ non ne ha parlato e “sembra essere la prima indicazione dei movimenti governativi per mettere le banche al riparo dalle turbolenze di mercato susseguenti alla Brexit“.
 
In altre parole, proprio come avevamo detto prima, la Brexit non è stata altro che un disegno di crisi benedetto dall’Europa e progettato per ottenere due risultati:
  • rilasciare ulteriore Quantitative Easing, come ha ammesso la Banca Centrale Britannica (probabilmente con il coinvolgimento della BCE)
  • agevolare il bailout delle banche italiane insolventi
 
La Brexit sarà il capro espiatorio utilizzato da Renzi e dall’Italia per aggirare ogni specifico divieto dell’eurozona. E se fallisce, tutto ciò che Renzi deve fare è accennare a un referendum tutto suo. Quindi stare a guardare la Merkel precipitarsi per consentire all’Italia di fare ciò che vuole, giusto per evitare l’umiliazione di una potenziale Italexit.
E mentre Angela Merkel ha apparentemente stroncato la proposta originaria, l’Europa – sicuramente dietro indicazioni di Mario Draghi – ha trovato il modo per aggirare il potere di veto.
 
Questa decisione e altre precedenti dimostrano che ci sono varie soluzioni che nel pieno rispetto delle regole europee possono essere messe in atto per gestire le turbolenze di mercato” ha detto la portavoce.
 
Di sicuro il mercato italiano è stato infatti turbolento: dall’inizio dell’anno le banche italiane hanno perso più di metà del loro valore di mercato perché gli investitori sono preoccupati per la grande esposizione in sofferenze e incagli.
 
Alcune banche hanno visto le loro azioni crollare del 75%
 
Ma ciò che è più stupefacente è la conclusione del WSJ circa gli obiettivi di prevenzione del piano: “non è per fermare il collasso dei prezzi di mercato, ma la corsa agli sportelli
 
Una fonte che conosce i piani del governo italiano ha detto che il gabinetto del primo ministro Renzi “sperava di utilizzare la liquidità quale misura di sicurezza per evitare il panico degli investitori, che potrebbe portare a una corsa agli sportelli per ritirare i depositi colpendo le liquidità delle banche“.
 
Inutile dire che se Renzi cerca di evitare il “panico degli investitori” e impedire la “corsa agli sportelli”, allora le banche italiane devono davvero essere sull’orlo del collasso.
 
Infine, per i curiosi sul quando e quanto presto questo collasso di verificherà, riportiamo il portavoce della Commissione Europea che ha detto “non ci aspettiamo che sia necessario utilizzare lo schema”
 
Cosa significhi questa dichiarazione e se un piano di prevenzione di bailout per le insolventi banche italiane possa “stimolare la fiducia” … lasciamo che decidano i lettori.
 
Versione originale:
 
Fonte: www.zerohedge.com
 
 
30.06.2016
 
Versione italiana:
 
 
 
1.07.2016

La strage degli italiani, 4000 suicidi nel 2015, e Renzi parla di ripresa e ottimismo, faccia qualcosa per fermare questa carneficina!

RENZI NON FERMI IL GOVERNO PER LORO? NON MANDI I SOLDI ALLE FAMIGLIE DELLE VITTIME DEL TUO GOVERNO?????? A proposito di razzismo, QUANTO VALGONO LE VITE DI QUESTE PERSONE? NIENTE SONO ITALIANI.
 
SSSH silenzio, mi raccomando.
 
3 Jan, 2016
 
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Imprenditori, artigiani, commercianti, liberi professionisti, padri di famiglia o disoccupati. La crisi non guarda in faccia a nessuno, spingendo sempre più spesso le persone al suicidio. È questo il triste epilogo dell’Italia che non resiste. Il tutto nel silenzio assoluto delle istituzioni e della magistratura.
 
I numeri parlano di oltre 4.000 persone che si sono tolte la vita per la crisi economica che ha toccato imprese e famiglie, nel 2015. Un vero e proprio eccidio.
 
Il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, rilancia l’allarme e chiede a Renzi “atti concreti per fermare questo drammatico fenomeno, attraverso riforme precise che riguardino il sostegno all’occupazione, la riforma del sistema bancario, la tutela del risparmio, la riforma di equitalia, oltre a precise iniziative per riqualificare la vita nelle città, e al sostegno alle famiglie sempre piu’ impoverite.
Senza trascurare la lotta all’usura criminale e al racket”.
FONTE

Corruzione, 24 arresti: dopo il fratello di Alfano, spunta il nome del padre- Le intercettazioni

ma non si può criticare quest’uomo, ha fatto tanto per l’accoglienza….
Scritto mercoledì 6 luglio 2016 10:48 
 
Nelle intercettazioni allegate all’inchiesta portata avanti dalla Procura di Roma su corruzione e riciclaggio c’è anche il nome del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, citato per l’assunzione a Postecom del fratello. Ma un’altra conversazione tira in ballo anche il padre: avrebbe mandato 80 curriculum di gente da assumere alle Poste.
 
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Nelle intercettazioni allegate all’inchiesta portata avanti dalla Procura di Roma su corruzione e riciclaggio c’è anche il nome del Ministro degli Interni, Angelino Alfano, il quale viene diverse volte citato per l‘assunzione del fratello Alessandro a Postecom, una società legata a Poste italiane. Al centro dell’inchiesta sull’organizzazione criminale che ha portato ieri all’arresto di ben 24 persone, c’è Raffaele Pizza- fratello dell’ex sottosegretario Giuseppe Pizza- colui che pilotava appalti pubblici e condizionava le nomine presso società private avvalendosi di potenti conoscenze. E’ in una intercettazione del 9 Gennaio 2015 che Pizza, a telefono con Davide Tedesco (fedelissimo del ministro Alfano), rivendica di aver fatto assumere Alessandro Alfano alle Poste per uno stipendio annuo di ben 160 mila euro.
L’INTERCETTAZIONE “Angelino lo considero una persona perbene un amico…se gli posso dare una mano…mi ha chiamato il fratello per farmi gli auguri…tu devi sapere che lui come massimo (di stipendio, ndr) poteva avere 170.000 euro…no…io gli ho fatto avere 160.000. Tant’è che Sarmi stesso gliel’ha detto ad Angelino: io ho tolto 10.000 euro d’accordo con Lino (il soprannome di Pizza, ndr), per poi evitare. Adesso va dicendo che la colpa è la mia, che l’ho fottuto perché non gli ho fatto dare i 170.000 euro…cioè gliel’ho pure spiegato…poi te li facciamo recuperare… sai come si dice ogni volta…stai attento… però il motivo che non arriviamo a 170 è per evitare che poi dice, cazzo te danno fino all’ultima lira. Diecimila euro magari te li recuperi diversamente”.
 
Tedesco: “Ma di chi parlava?”
Pizza: “Hai la mia parola d’onore che questo (Alessandro Alfano, ndr) va dicendo in giro che io l’ho fottuto. Perciò io ho paura…dico… cazzo te faccio avere un lavoro… aoh…m’avve a fare u monumento… mo a minchia la colpa mia che quistu dice che (incomprensibile) 10.000 euro in più…che è stata una scelta politica come tu sai”
Tedesco: “Oculata e condivisibile”
Pizza: “E condivisa…no ma..io glie l’ho fatto dire da Sarmi al fratello davanti a me”.
SPUNTA IL NOME DEL PADRE DI ALFANO Un sistema di tangenti enorme, un sistema di favoritismi e assunzioni pilotate che vede come protagonisti l’Inps, l’Agenzia delle Entrate, i ministeri ed una fitta di intimi collaborati e familiari delle stesse persone coinvolte in primo piano. Tanto che alle orecchie attente delle fiamme gialle del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma non è sfuggita nemmeno un’altra conversazione, quella tra due donne entrambe indagate, Marzia Capaccio, segretaria di Raffaele Pizza ed Elisabetta C, le quali sembrano lamentarsi di qualcosa tirando  in ballo il nome del padre del ministro Angelino Alfano: dal discorso emerge che l’uomo avrebbe mandato 80 curriculum di gente da sistemare all’interno delle Poste (“tu buttali dentro“, dice ad una delle donne. ndr). Ecco la conversazione diffusa dai giornali nazionali:
 
CAPACCIO: “io ti ho spiegato cosa ci ha fatto a noi Angelino…”
 
ELISABETTA: “e…lo so…lo so…lo so…”.
CAPACCIO: “cioe’ noi gli abbiamo sistemato la famiglia…questo doveva fare una cosa….la sera prima…mi ha chiamato suo padre…mi ha mandato ottanta curriculum… ottanta….”.
 
ELISABETTA: “aiuto….aiuto…”.
CAPACCIO: “ottanta…. e dicendomi…non ti preoccupare….tu buttali dentro…la situazione la gestiamo noi…e il fratello comunque e’ un funzionario di Poste….anzi e’ un amministratore delegato di Poste…”.
ELISABETTA: “si..si..lo so..lo so…”.
CAPACCIO: “e questo e’ un danno che ha fatto il mio capo (ndr. Pizza)…io lo sputerei in faccia solo per questo…”.
ELISABETTA: “vabbe’…tanto ce ne sono tanti Marzia…e’ inutile dirsi…questo e’ il sistema purtroppo…”.
LE POLEMICHE E LA RISPOSTA DEL MINISTRO La bufera che piomba pesantemente sulla famiglia Alfano, costringe il giorno stesso il ministro a porre le mani avanti, avanzando quella che vuole essere una difesa quasi “forzata”. Ed è proprio per questo che alcuni esponenti del M5S nazionale, tra cui lo stesso deputato Alessandro Di Battista (GUARDA IL VIDEO QUI), chiedono che “colui che gestisce le forze dell’ordine e che dovrebbe tutelare la nostra sicurezza, verrebbe di corsa in Parlamento a fornire spiegazioni sull’accaduto”: uno scandalo enorme che “in qualsiasi altro paese avrebbe aperto una crisi di governo” e che in altre occasioni, per molto meno (si veda lo scandalo Lupi ed il rolex regalato al figlio) ha portato alle dimissioni.
 
“Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un’inchiesta giudiziaria – ha detto il ministro attraverso un comunicato stampa diffuso nella giornata di ieri- Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni”.
 
Roberta Barone

Medici concordi: ”Più sani i bimbi non vaccinati”

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“I bambini non vaccinati sono più sani”. A sostenerlo non sono pseudo-guaritori, maghi o fattucchieri. Ma oltre 120 medici che, dopo settimane di dibattiti e polemiche sul tema, escono allo scoperto con una lettera aperta all’Istituto superiore di sanità. Primo firmatario il cardiologo Roberto Gava, membro della ‘Società medicina centrata sulla persona’ di Bologna, appoggiato da oltre una ventina di professionisti emiliano-romagnoli e marchigiani.
Il corposo documento prende le mosse dalle affermazioni del presidente dell’Istituto, il professor Gualtiero Ricciardi, che ha recentemente sostenuto la sicurezza dei vaccini pediatrici: “Su 19 milioni di vaccinazioni ci sono stati soli 5 casi di reazioni gravi, peraltro non mortali”.
 
Non è esattamente così per i firmatari della missiva che rivelano l’esistenza di “reazioni avverse che ammontano a migliaia di rilievi all’anno”.
 
Non per questo vogliono essere classificati come i fautori del no, senza se e senza ma. E infatti nella premessa mettono in chiaro che, oggigiorno, un qualsiasi medico dotato “di buon senso” e di “un minimo di conoscenza scientifica” non può essere “contro le vaccinazioni pediatriche”.
Ma poi mettono sul tavolo la loro esperienza sul campo. E cioè “pratica medica specializzata” accanto al bambino malato, non “frettolosa ma fatta di osservazione e ascolto, di considerazione di quello che lui ci comunica e subliminale e di quello che i genitori raccontano”. E tutto ciò “ci ha aperto gli occhi”.
La conclusione è destinata a suscitare scalpore: “I bambini non vaccinati appaiono indubbiamente e globalmente più sani, meno soggetti alle patologie infettive, specie delle vie aeree, meno soggetti ai disturbi intestinali e alle patologie croniche, meno soggetti a patologie neurologiche e comportamentali e scarsi consumatori di farmaci e di interventi sanitari”.
 
E per dimostrare quanto asseriscono sono pronti a partecipare a un’indagine organizzata dall’Istituto superiore della sanità che confronti “nel modo più rigoroso” lo stato di salute dei piccoli completamente vaccinati con quella dei bimbi mai vaccinati.
Illustrano poi la loro dettagliata proposta articolata in quattordici punti. Spazia dalla richiesta di personalizzazione dei trattamenti ai tempi di somministrazione, dai compiti che il pediatra deve assolvere alla necessità di superare l’obbligo vaccinale.
 
“Se vogliamo servire la verità abbiamo solo una possibilità – concludono -: unirci tutti attorno ad un tavolo scientifico e discutere l’argomento con cuore aperto e libero da conflitti di interesse. Questo è il bene della Medicina, il resto è coercizione cieca e scontro frontale che prima o poi si rivelerà contro tutti noi”.
 
di LUCA SOLIANI
 

Assalto a Deutsche Bank, contrattacco americano per salvare l’euro

Cattiva la Germania NON LASCIA USARE I SOLDI PUBBLICI PER SALVARE LE BANCHE….
 
Il referendum inglese ha aumentato esponenzialmente le possibilità della dissoluzione della moneta unica nei prossimi mesi, aggravando la crisi bancaria in atto nell’Europa meridionale. Oggi, come nell’estate 2015, quando il referendum greco bocciò le condizioni della Troika, Berlino è il maggiore ostacolo alla salvaguardia dell’eurozona: la Germania, che allora era favorevole all’uscita di Atene dall’euro, oggi non mostra alcuna intenzione di cedere sulle norme del “bail in” appena introdotte né di consentire l’iniezione di denaro pubblico nei capitali delle banche. In queste condizioni, l’Italia sarà destinata nel volgere di pochi mesi ad abbondare la moneta unica. Gli Stati Uniti tornano in campo e contrattaccano per salvare la moneta unica: Deutsche Bank è l’obbiettivo ideale per una guerra finanziaria.
 
Referendum e guerre speculative
 
Le banche sono sempre più al centro della crisi terminale della moneta unica: esito quasi scontato, considerata la natura, tutta finanziaria, degli interessi che da sempre guidano il processo d’integrazione europeo.
 
Protetti i titoli di Stato dallo scudo della BCE, gli istituti di credito sono diventati il surrogato perfetto di Btp e Bonos per scommettere sull’uscita dei Paesi periferici dalla moneta unica: il differenziale tra titoli di Stato italiani e Bund rimane pressoché piatto, ma la “tonnara borsistica” delle banche italiane è un ottimo succedaneo per obbligare l’Italia a capitolare. La caduta dei corsi azionari nell’ultima settimana fa tremare i polsi: Unicredit -30%, Mps -30%, Banco popolare -30%, Intesa Sanpaolo -25%.
 
Tutto si può dire tranne che quest’esito non fosse atteso: gravate da 200 €mld di sofferenze, irrigidite da 400 €mld di titoli di Stato iscritti in bilancio, fiaccate da un’economia anemica e da margini d’interesse sempre più risicati, non era certo un mistero che gli istituti italiani sarebbero finiti nell’occhio del ciclone all’indomani della possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
 
L’effettivo stato di salute del nostro sistema creditizio era perfettamente noto anche a Bruxelles, tanto che il primo ad allarmarsi dopo l’esito del referendum inglese è stato proprio il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker: “la Commissione farà di tutto per evitare qualsiasi tipo di corsa agli sportelli” ha rassicurato il 28 giugno, lasciando adito a speculazioni che col “fare di tutto” si intendesse la sospensione del “bail in” ed il nulla osta all’ingresso dello Stato nel capitale delle banche. Le voci di un acquisto del 25% delle sofferenze bancarie da parte della Cassa Depositi e Prestiti, se non la ricapitalizzazione tout court degli istituti attraverso la CDP, circolano immediatamente dopo la Brexit anche col probaabile assenso della Commissione europea.
 
Non è azzardato ricercare le cause del violento attacco lanciato dalla stampa tedesca contro Juncker (il blasonato Frankfurter Allgemeine Zeitung ne chiede le dimissioni e da più parti piovono illazioni di una sua malattia) non tanto nell’esito del referendum inglese, bensì nella volontà della Germania di neutralizzare sul nascere qualsiasi ammorbidimento del “bail-in” col placet dalla Commissione. Se, infatti, Juncker è possibilista sugli aiuti di Stato alla banche, a distanza di poche ore arriva da Berlino un chiaro segnale opposto: la Brexit non è un evento sufficiente a revocare le norme in materia di salvataggio bancari appena entrate in vigore. Poco importa quindi se, come abbiamo recentemente evidenziato, l’ennesimo “nein” tedesco aumenti esponenzialmente nei prossimi mesi le probabilità di un’implosione dell’euro.
 
Si ripresenta così la stessa dinamica che seguì la vittoria del “no” al referendum greco dell’estate 2015, quando il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ed ampi settori della CDU/CSU premettero per l’espulsione di Atene dalla moneta unica, anche a costo di rompere il tabù dell’irreversibilità dell’euro, nonostante sia l’amminstrazione Obama, sia il Fondo Monetario Internazionale, difendessero a spada tratta la posizione greca. Fu solo grazie all’intervento della cancelliera Angela Merkel (“se l’euro fallisce, fallisce l’Europa”), se alla fine prevalse la linea americana, tanto che sia il TIME che il Finacial Times, eleggendola persona dell’anno, le tributarono il merito di aver salvato l’eurozona.
 
Allora parlammo di “braccio di ferro tra Germania ed USA” sulla questione greca e, ex-post, si può interpretare lo scandalo Dieselgate che ha messo in ginocchio il colosso automobilistico Volkswagen, scandalo nato da un’inchiesta delle autorità statunitensi, come una rappresaglia contro l’intransigenza tedesca nella gestione dell’eurocrisi.
 
La vittoria del “leave” al referendum inglese, l’ennesimo smacco per l’amministrazione Obama, ripropone il tema della tenuta dell’eurozona, con l’aggravante che a rischiare l’uscita dalla moneta unica non è, come l’estate 2015, la Grecia, bensì l’Italia, il cui addio implicherebbe ipso facto la dissoluzione dell’euro.
 
Nonostante l’esplicita benevolenza della Commissione europea, il governo italiano, di fronte al rifiuto tedesco alla sospensione del “bail in”, ha dovuto ripiegare precipitosamente  su una garanzia statale da 150 €mld che copra le nuove emissioni di obbligazioni da parte delle banche solvibili: il Tesoro italiano, in sostanza, si impegna a rimborsare i debiti degli istituti in caso di difficoltà. 
La mossa, annunciata il 30 giugno, ha tutto il sapore del semplice annuncio mediatico, studiato essenzialmente per tranquillizzare i mercati in fibrillazione. Infatti:
  • la garanzia da 150 €mld sull’emissione di nuovi debiti, è inutile in momento in cui la liquidità abbonda grazie agli allentamenti quantitativi di BCE,FED, BOE,BOJ ed il valore delle obbligazioni è alle stelle grazie all’azione delle banche centrali;
  • non risolve l’urgente problema della carenza di capitale e dell’enorme quantità di sofferenze in pancia agli istituti.
L’annuncio del Tesoro, non a caso, è del tutto inutile nel rianimare le quotazioni delle maggiori banche italiane che il 1° luglio continuano imperterrite la loro caduta: non trascorrerà molto tempo ancora prima che l’Italia, per evitare scenari ciprioti o greci di congelamento dei conti correnti e corsa agli sportelli, debba abbandonare la moneta unica. Scenario, quello di un’implosione dell’eurozona, da scongiurare a qualsiasi costo per l’amministrazione Obama e l’establishment atlantico, non solo per il terremoto finanziario che ne seguirebbe, ma anche, se non soprattutto, per le implicazioni geopolitiche: il collasso dell’Unione Europea, con la conseguente impossibilità per gli USA di proiettarsi sul Vecchio Continente attraverso le istituzioni di Bruxelles.
 
Come nell’estate del 2015, il principale ostacolo che Washington incontra nel tentativo di preservare l’euro è quindi Berlino e l’intransigenza tedesca. Che fare?
 
Chi avesse consultato il sito del Financial Times il 28 giugno si sarebbe imbattuto nell’articolo Soros bet on fall in Deutsche Bank shares after Brexit vote, dove il quotidiano della City illustrava la scommessa di George Soros sulla caduta in borsa di Deutsche Bank all’indomani del referendum inglese (l’istituto tedesco ha effettivamente perso il 20% del valore nell’ultima settimana). Trascorrono due giorni e sul Wall Street Journal appare l’articolo Deutsche Bank Shares Hit Over 30-Year Low After Fed, IMF Rebuke: Deutsche Bank ha toccato in borsa il minimo degli ultimi 30 anni dopo che sia la Federal Reserve, sia il Fondo Monetario Internazionale (basato a Washington) hanno lanciato durissimi moniti contro la banca tedesca. La prima perché, a suo giudizio, la filiale americana di DB non ha superato i test sulla solidità patrimoniale; il secondo perché, in suo recente rapporto1, ha etichettato Deutsche Bank come la fonte di maggior rischio per la stabilità finanziaria mondiale. La stampa italiana, ovviamente, coglie la palla balzo e Repubblica ci ricorda che2:
 
“A rendere vulnerabile l’istituto teutonico è la colossale esposizione a derivati, stimata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali come superiore a 50 mila miliardi di dollari, una cifra pari a duemila volte la capitalizzazione di mercato dell’istituto”.
Derivati a 2000 volte la capitalizzazione della banca? Come possibile? I media italiani, per ignoranza o malizia, dimenticano di dire quei 50.000 €mld sono il valore nozionale dei derivati, ossia l’ammontare lordo di denaro su cui sono fatte “le scommesse”, non il valore netto delle “scommesse”, quantificabile in una percentuale minima di quei 50.000 €mld.
 
Sia ben chiaro: Deutsche Bank è uno squalo della finanza in tutto e per tutto simile alle sue sorelle angloamericane ed il bilancio 2015 si è effettivamente chiuso con una perdita monstre di 6,8 €mld, dovuta in buona parte ai migliaia di contenziosi legali aperti, dall’accusa di manipolazione del Libor a quella di riciclaggio di denaro.
 
Deutsche Bank è però anche la prima banca della Germania ed ha un nome così “tedesco” da essere confusa talvolta persino con la banca centrale tedesca, la Bundesbank. Di più, Deutsche Bank è una colonna portante del sistema economico tedesco; è l’istituto che, sin dal finanziamento della ferrovia per Baghdad ai primi del ‘900, ha sempre svolto il ruolo di braccio finanziario di Berlino all’estero, agevolando l’export o supervisionando gli investimenti strategici. Colpire Deutsche Bank è, in sostanza, come colpire Volkswagen: è una pallottola al cuore dell’economia tedesca.
 
Ecco perché l’attacco simultaneo di Soros, della Federale Reserve e del Fondo Monetario Internazionale alla Deutsche Bank lascia adito a molti dubbi: è forte il sospetto che si tratti di una nuova offensiva contro Berlino, proprio mentre la Germania, scartando l’ipotesi di un allentamento del “bail in” invocata dalle banche italiane, apre di fatto alla dissoluzione dell’euro.
 
Il “terrorista finanziario” (definizione che ne danno i cinesi) Soros è quindi sceso in campo per la sua ennesima, e forse ultima, guerra speculativa: la posta in gioco, questa volta, è davvero alto.
 
DB
1http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2016/cr16189.pdf
 

Qual’è il terrorismo che mette le bombe in casa dei terroristi?

di Giulietto Chiesa – 06/07/2016
 
Fonte: Sputnik
Qualche cosa di inedito sta accadendo nei rapporti tra Stati Uniti e Arabia Saudita. Sembrano confermarlo due “episodi” apparentemente distanti l’uno dall’altro, ma che potrebbero avere connessioni.
 
Tuttavia, prima di concentrarci sugli ultimissimi eventi sarà opportuno premettere qualche considerazione non peregrina. Quando si parla di “Stati Uniti” è opportuno tenere presente che la loro politica attuale è tutt’altro che unitaria. Specie nel Medio Oriente, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a più di una linea. E le diverse “linee” sembrano spesso divergere quando s’intrecciano con quelle — sempre più autonome l’una dall’altra — dei diversi protagonisti delle guerre siriana, irachena, curda.
 
Fino a che punto, e a chi, per esempio, risponde la politica turca di Erdogan? Mentre è ben chiaro — altro esempio — che la politica di Benjamin Netanyhau non dipende affatto da quella dell’Amministrazione di Obama. Infine si pone la stessa domanda anche per l’Arabia Saudita. A quali centri di potere negli Stati Uniti fa riferimento ora la monarchia di Ryhjad?
 
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© REUTERS/ MIKE SEGAR
 
Alla luce di questi “dettagli” sarà dunque opportuno esaminare l’origine della serie di attentati terroristici che stanno colpendo in serie le città dell’Arabia Saudita. Da tempo non accadeva. E uno di questi, in particolare, ha attratto l’attenzione: quello contro una caserma della polizia. Tanto per scoraggiare l’ipotesi che si sia trattato di un attentato di tipo “religioso”. Chi ha attaccato voleva sottolineare il carattere “politico” dell’evento specifico. E non è un mistero per nessuno che i servizi segreti sauditi sono più che una filiale della CIA. Chi tutela oggi l’incolumità della dinastia? E’ un quesito importante, non solo per la dinastia.
 
La quale, a quanto sembra, ha sicuramente non pochi nemici nei dintorni di Washington. Altrimenti non si spiega lo stillicidio di rivelazioni che continua a proposito del coinvolgimento del governo di Ryhjad nell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001.
 
Obama ha bloccato la pubblicazione delle famose 28 pagine del rapporto della Commissione del Congresso che furono secretate da George Bush Junior. Ma il senato americano ha votato una legge che consente ai cittadini americani (alle famiglie delle vittime) di chiamare in giudizio uno Stato che abbia preso parte all’azione terroristica. Sarebbe proprio il caso di Ryhjad. Il capo della Cia, John Brennan si è affrettato a difendere i sauditi dicendo che in quelle 28 pagine non c’è niente di compromettente per loro.
 
Peccato che il senatore Graham, che il contenuto di quelle pagine lo conosce benissimo, essendone stato l’autore, insiste sul contrario. In ogni caso, poiché il silenzio, durato 15 anni, si è ormai rotto, anche con la sconcertante pubblicazione del “File 17”, i cui autori (Lana Lesemann e Mike Jacobson) furono entrambi membri dello staff della Commissione Ufficiale sull11 settembre, non si può che concludere che il destino della monarchia saudita è, come minimo,  in condizioni precarie. Tant’è che hanno annunciato che, se parte il primo processo, metteranno sul mercato 750 miliardi di dollari di certificati di credito del Tesoro americano. Muoia Sansone con tutti i filistei?

I migliori comandanti russi rimossi a seguito di un conflitto a fuoco, tra FSB e una spia di Hillary Clinton, a Mosca

 
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Un intrigante relazione, del  Federal Security Service ( FSB ) circola al Cremlino, afferma che il comandante della flotta del Baltico, Viktor Kravchuk, e capo della flotta di Stato Maggiore, Sergey Popov, sono stati entrambi rimossi dai loro posti dopo che è stato appurato di aver violato numerose norme della sicurezza nazionale della Federazione, dopo che dai documenti relativi alla loro missione sono stati trovati in possesso di una spia di Hillary Clinton che è stato colpito e ferito da agenti del controspionaggio dell’FSB poco più di due settimane fa. [ Nota: Alcune parole e frasi che compaiono tra virgolette in questo rapporto sono approssimazioni in lingua inglese di parole russe e / o frasi che non hanno una esatta controparte.]
 
Secondo questo rapporto, agenti del controspionaggio FSB  che operano a Kaliningrad il mese scorso hanno ” rilevato / scoperto ” una grave anomalia sul computer privato relativo ad un contractor con passaporto che lavora, alla base operativa della Flotta del Baltico a Baltiysk , nella gestione di operazioni digitali.
 
Questo contractor, con personal computer  , continua il rapporto, era impiegato presso l’azienda di computer internazionale con sede a Mosca ABBYY il cui contratto con il Ministero della Difesa ( MoD ) serviva alla conversione di documenti cartacei in file elettronici per la ricerca e servizio , dell’ex flotta del Baltico, del personale in pensione.
 
Al momento che l’FSB ha scoperto delle anomalie relative al computer del contractor, dice la relazione, tutti i lavoratori ABBYY di stanza a Baltiysk sono stati portati a Mosca, il 5 giugno, con un’operazione “incognita /di inganno” e son stati posti sotto sorveglianza, ma, la mattina del 6 giugno,  il contractor sospettato  esce dal suo appartamento a Mosca e prende l’auto, quando, a due isolati dalla Ambasciata degli Stati Uniti, nel distretto di Arbat , abbandona il veicolo sulla carreggiata, viene attorniato/accompagnato da 5 contractor della sicurezza privata americana.
 
Poiché,  il contractor con il personal computer   e le guardie si avviano all’ambasciata degli Stati Uniti, dice il rapporto, agenti della sicurezza FSB hanno tentato di trattenerlo quando uno dei contraenti americani della sicurezza private ha tentato di ” prendere / estrarre ” un’arma nascosta provocando una colluttazione con un conflitto a fuoco con agente FSB.
 
 
Nel ” clamoroso/ corpo a corpo “, che si è verificato, spiega la relazione , si è scoperto che il contractor con il computer è stato ferito dall’agente del FSB, che solo dopo avergli confiscato la  ” borsa / zaino ” gli è stato permesso di essere portato all’ambasciata degli Stati Uniti.
 
Nel giro di un’ora da che si è verificato questo ” clamoroso/corpo a corpo “, afferma la relazione , l’ambasciata degli Stati Uniti ha comunicato al Ministero degli Esteri che uno dei loro diplomatici era gravemente malato ed ha chiesto il suo immediato rimpatrio negli Stati Uniti, richiesta che è stata accolta.
 
In concomitanza con il rilascio del rapporto FSB su questo incidente del 6 giugno va notato, che il regime di Obama ha imbeccato la stampa, il Washington Post, ha pubblicato una nota della versione ” ufficiale ” degli Stati Uniti, affermando, solo, che un diplomatico americano era stato ” aggredito “da un agente del FSB ed è stato” portato via negli USA per cure mediche“.
 
Anche se in base al diritto della Federazione il FSB non è autorizzato a rilasciare pubblicamente il nome di questa spia ( né stato accusato né condannato per alcun crimine), dicono gli analisti FSB in questo rapporto, è stato stabilito che è stata impiegata una  società privata USA di mercenari chiamata Triple Canopy LLC che è stato descritto come il Blackwater privato di Obama ” -in riferimento ai famigerati mercenari Blackwater sono accusati e sospettati di molti crimini di guerra .
 
I mercenari di Triple Canopy LLC, continua il rapporto, sono stati incredibilmente assunti dal Segretario di Stato Hillary Clinton per operare nelle ambasciate degli Stati Uniti in tutto il mondo , tra cui Mosca, ed è, di fatto, diventata la sua agenzia privata di servizio di spionaggio internazionale -ed anche quando questo ultimi anni il rilascio dei Panama Papers  ha mostrato che questa società di mercenari incassa molti miliardi di dollari con accordi segreti, mentre il Dipartimento di Stato americano afferma che, in sostanza, a loro non interessa nulla .
 
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Accomunando queste spie del Triple Canopy LLC direttamente a Hillary Clinton, dice il rapporto, era ” facile, ingenuo ” venire a conoscenza dei ” documenti elettronici “, non solo i suoi precedenti privati, della sua posta elettronica illegale, ma, anche, della sua e-mail attuale.
 
A che le informazioni di spionaggio su Hillary Clinton ottenute “su / loro” dalla flotta del Baltico con l'”operazione / inganno”, continua il rapporto, è stata collocata dal Foreign Intelligence Service ( SVR ), ma, era di una tale ” preoccupazione / rabbia ” da parte del regime di Obama che incredibilmente lo scorso fine settimana, il presidente Obama ha ordinato al suo ministro della giustizia, Loretta Lynch, di incontrarsi privatamente con il marito di Hillary Clinton, l’ex presidente Bill Clinton, per ” discutere ” della questione.
 
La relazione conclude notando che i licenziamenti di entrambi i comandanti Viktor Kravchuk e Capo di Stato Maggiore Sergey Popov, a differenza dei loro omologhi americani, è dovuto al fatto che, anche se non sapevano cosa stava succedendo nel loro comando, essi avrebbero –  in Russia, almeno, dovuto avere qualcuno che fosse ritenuto il responsabile.
 
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30 giugno, 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte originale WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .

Tino Balduzzi – Nuove prospettive della logistica a sfavore dei tunnel di base.

(Documento presentato a Vaie il 1 luglio alla riunione con tecnici e francesi) Occorre approfondire quegli aspetti che, per quanto riguarda il trasporto merci, in passato hanno favorito progetti di tunnel come Torino-Lione e Terzo Valico. Conviene farlo perché in logistica negli ultimi 25 anni vi sono stati cambiamenti radicali che, proprio in vista di utilizzare maggiormente la ferrovia per il trasporto merci, permettono di fare delle scelte alternative che vanno contro tali progetti.
Un punto di partenza è favorire il trasporto su treno di contenitori stradali e marittimi contro il trasporto su treno di semirimorchi e tir completi (il “corridoio 4 metri”) che si scontra con il fatto che in Italia vi sono 1500km di gallerie “basse”.
I container marittimi sono alti 260cm o 290cm (quelli “high cube”) e le casse mobili stradali sono solitamente alte 267cm o poco più. Alcune casse mobili “gran volume” arrivano a 320cm e sono utilizzate per portare merci voluminose e leggere. Comunque su carri ribassati si portano anche quelle.
L’alternativa sono i trailer, che sono alti 4 metri. Quelli “tipo Gottardo” sono alti 3,70cm. I mezzi più alti di 4 metri richiedono dei permessi per circolare.
Comunque è evidente che per seguire la seconda alternativa (i semirimorchi) servono gallerie alte. Per la prima alternativa invece bastano le gallerie “basse”, con eventuale uso di carri ribassati per i contenitori più alti.
Non solo, i contenitori hanno una tara media di 4 tonnellate, mentre i semirimorchi hanno una tara media di 8 tonnellate (una motrice stradale fa aggiungere altre 8 tonnellate) per spostare le stesse merci che, statisticamente, hanno un peso medio di 15 tonnellate.
Ma per caricare su treno motrici e semirimorchi servono carri ferroviari più lunghi e più pesanti dei carri che servono a caricare contenitori stradali e marittimi. Quindi la differenza di tara si amplia ulteriormente e si hanno, a parità di merce trasportata, treni più pesanti oltre che più alti. Quindi necessità di minori pendenze. In definitiva il “corridoio 4 metri” che corrisponde alla seconda alternativa, sta all’origine dei lunghi tunnel di base.
Si noti che nei paesi più montuosi come l’Italia la differenza tra le due soluzioni è molto più importante che non nelle pianura del Nord Europa. Nelle scelte strategiche anche qui la Germania ha contato di più.
Per fermare quei tunnel bisogna convincere i contribuenti, nonché elettori, europei (o almeno quelli italiani e francesi) a spendere di meno e ad inquinare di meno caricando su treno non i camion con le merci dentro ma solo le merci con attorno il minimo indispensabile, ovvero un contenitore il più leggero possibile.
Non dovrebbe essere difficile, visto che ci guadagnano.
Ma per farlo occorrono alcuni passaggi intermedi che favoriscano l’uso dei contenitori.
Nuovi sistemi di carico/scarico su gomma e su ferro.
La scelta europea di fare pochi grandi centri intermodali (una ventina in tutta Italia) costringe gli utenti a lunghe percorrenze su strada dall’origine ad un centro intermodale e da un altro centro intermodale alla destinazione, favorendo il trasporto tutto su strada. Centri intermodali dove il caricamento avviene dall’alto in grandi spazi privi di alimentazione elettrica. Più che 20 grandi centri, servono invece 200 piccoli centri intermodali dove il carico/scarico avviene lateralmente sotto la linea alimentazione. Da qui l’attenzione ai metodi di carico e scarico laterale o, comunque, a metodi di carico e scarico applicabili in piccole stazioni, ad esempio sfruttando la doppia trazione, con investimenti ridotti.
Recupero di energia in discesa ed in frenata.
Quando 25 anni fa è stato pensato un tunnel “di base” a pendenza ridotta non esisteva la tecnologia delle auto ibride, vale a dire la tecnologia che permettere di recuperare energia in discesa in frenata. Oggi quella tecnologia esiste ed è usata sempre di più. Ad esempio nelle metropolitane dove alla fermata di un treno corrisponde la partenza di un altro treno, con il motore del primo treno che genera energia che viene utilizzata dal secondo treno. Nelle ferrovie svizzere questo principio viene già utilizzato, mentre in Italia siamo solo ai primi esperimenti del Politecnico di Milano in una stazione della Milano-Malpensa.
Per valutare la quantità di energia che va quotidianamente sprecata si pensi a quanti treni in Italia si fermano in stazione ogni giorno (forse 50-100mila treni al giorno), che un treno pesa in media 500 tonnellate per una decelerazione di almeno 100kmh. Senza contare le discese e le fermate fuori dalle stazioni. Una quantità enorme di energia. Per recuperarla occorrerebbe rendere bidirezionali le linee elettriche di alimentazione dei treni modificando oltre 1000 sottostazioni ferroviarie.
Si noti anche che il retroporto del nuovo porto di Vado Ligure è stato previsto a Mondovì, in alto, dopo una salita sull’ordine del 30 per mille. Evidentemente quella pendenza ora per Maresk non è più un problema.
Trazione multipla.
Oggi la tecnologia permette di affrontare le pendenze distribuendo la trazione dei treni tra due o più locomotori. I treni ad alta velocità italiani hanno un locomotore in testa ed uno in coda, mentre in Europa appaiono nuovi modelli con un motore per carrozza.
I treni passeggeri regionali italiani sono percorsi interamente da un particolare cavo che permette al macchinista di operare indifferentemente sul locomotore o su una pilotina situata all’estremità opposta del treno.
Un simile cavo sui treni merci non c’è e questo rende problematico e costoso l’uso della doppia trazione che, in un paese montuoso come l’Italia, permette di affrontare la pendenza in spinta oltre che in trazione.
Tale risultato è raggiungibile con investimenti piuttosto ridotti.
Il mito del nuovo Gottardo.
Renzi, Merkel e Hollande si sono spellati le mani per applaudire l’apertura del nuovo Gottardo senza rendersi conto (o facendo finta, sorvoliamo) che esso è molto utile agli svizzeri ma molto dannoso per tutti gli altri.
Scopo del nuovo Gottardo non è “caricare le merci su treno” ma “caricare i camion su treno” come gli Svizzeri già fanno sulla linea del Sempione, dove i tir vengono caricati su treno, motrice compresa, a Freiburg, in Germania, dopo aver percorso le strade del Nord Europa, e poi vengono scaricati a Novara per continuare sulle strade italiane. O viceversa.
Quei camion gli svizzeri proprio non li vogliono sulle loro strade e quindi fanno di tutto. Pedaggi carissimi, controlli rigorosissimi e tunnel. Così per percorrere 2000km dal Nord Europa al Sud Italia i camion che passano dalla Svizzera percorrono 400km in ferrovia ed il resto su strada.
Le stesse merci potrebbero invece percorrere tutti i 2000km su treno con le ferrovia che ci sono (ed è quello l’obiettivo da perseguire), senza dover alzare gallerie e cavalcavia, dentro un contenitore stradale o marittimo con una tara sulle 4 tonnellate contro una tara di 8 tonnellate dei trailer più altre 8 tonnellate di motrice.
Se, a fronte di un carico medio di 15 tonnellate di merce, le 8 tonnellate di tara fanno bocciare il “corridoio 4 metri” per i soli trailer, le 16 tonnellate di tara fanno apparire la cosiddetta “autostrada viaggiante” una follia ambientale ed economica.
Comunque da lì viene l’idea di autorizzare treni da 750 metri (troppo lunghi per la grande maggioranza delle stazioni italiane) e da 2000 tonnellate che mettono a rischio la tenuta dell’attacco tra locomotore e primo vagone. Inutile aggiungere che, al contrario dell’Italia, 750 metri e 2000 tonnellate in un paese di pianura come la Germania non creano problemi.
Conclusioni.
Quelli accennati sono solo alcuni degli approfondimenti da fare.
Essi portano altre forti ragioni tecniche ed economiche contro Torino-Lione, Terzo Valico, nuovo Brennero e altre cose del genere.
L’obiettivo è allargare l’opposizione a tali opere inutili fuori dal territorio fisicamente interessato.
L’attuale opposizione locale potrebbe usufruire di un forte aiuto esterno da tale allargamento di orizzonte.
Tino Balduzzi
3456111117
tino.balduzzi@alice.it

I cristiani del Libano prendono le armi per difendersi dai terroristi armati dai sauditi e dall’Occidente

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Dopo gli ultimi attacchi dell’ISIS verificatisi in Libano, in particolare quelli avvenuti la settimana scorsa nel villaggio cristiano di Qaa in Libano, vicino al confine con la Siria, quando quattro militanti del gruppo terroristico dello Stato Islamico si sono fatti esplodere uccidendo cinque persone e ferendone almeno altri 15, la popolazione cristiana ha preso le armi e, insieme ad Hezbollah, si è organizzata per difendere i villaggi cristiani dagli assalti delle bande islamiste armate dall’Arabia Saudita e dai paesi occidentali (USA e GB in primis) che cercano di infiltrarsi nel paese partendo dalla Siria .
I cristiani del villaggio hanno riferito di aver preso le armi, cercando di proteggersi da altri potenziali attacchi terroristici da parte di gruppi estremisti islamici.
 
L’ISIS e altri gruppi hanno preso particolarmente di mira i cristiani nei loro attacchi in una serie di occasioni, e hanno rapito molte persone appartenenti alle minoranze cristiane e druse.
I cristiani assiri, che sono stati pesantemente oggetto degli attacchi,  hanno raccontato diverse storie di atrocità subite e , tra queste, decapitazioni e altre esecuzioni. Gruppi di cristiani assiri che erano fuggiti in Libano nel 2015 hanno rivelato l’anno scorso che i loro figli sono stati costretti ad assistere alle decapitazioni ed alle torture.
 
La testata Mail Online riporta che l’ultimo attacco è avvenuto il Lunedi mattina presto, con le esplosioni verificatesi a poche centinaia di metri dal confine con la Siria.
I kamikaze si erano travestiti da civili, hanno detto testimoni, e hanno richiamato e sospinto la gente fuori dalle loro case , minacciando i civili con armi automatiche e con bombe a mano.
 
Sei giorni dopo l’attacco, reparti  Hezbollah hanno reagito ed hanno  attaccato le postazioni trincerate che i gruppi terroristi  dell’ISIS e del Fronte Al Nusra avevano costituito nelle vicinanze della Valle della Bekaa, vicino il confine sirio libanese. Secondo una fonte libanese, nell’attacco i reparti di Hezbollah hanno ucciso uno dei capi del gruppo, tal Abu Jatab, ed hanno distrutto le postazioni infliggendo gravi perdite ai terroristi.
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Cristiani Hezbollah in combattimento
 
Il settimanale USA Newsweek riporta che ci sono preoccupazioni circa il fatto che l’instabilità in Siria stia riversandosi in Libano. In realtà sembra che ci sia un piano preciso di Arabia Saudita e Turchia di assalire il Libano e destabilizzare il paese in modo di attaccare il gruppo di Hezbollah che risulta in prima linea nel combattere in Siria i gruppi terroristi armati e sostenuti da Arabia Saudita e Turchia. Anche Israele appoggerebbe questo piano per eliminare la presenza di Hezbollah dal suo confine settentrionale.
 
Hezbollah da tempo ha rinforzato le sue difese sul confine libanese per prevenire le infiltrazioni e, a questo scopo, ha formato una Brigata Cristiana fra le sue truppe, senza alcun vincolo di qualsiasi tipo, ha provveduto ad addestrare militarmente i volontari cristiani per metterli in grado di difendere i loro villaggi e le proprie comunità. Anche il leader di Hezbollah, Nasrallh aveva richiamato i cristiani a difendersi ed aveva offerto loro l’aiuto di Hezbollah, invitando i cristiani ad unirsi in un unico fronte contro la barbarie terrorista. L’invito è stato accolto dalle comunità cristiane del Libano che si erano sentite abbandonate dall’Europa. L’Europa viene vista troppo impegnata a fare affari con i sauditi.
 
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Militante cristiano di Hezbollah rende omaggio alla Vergine Maria
 
Tuttavia l’Arabia Saudita, che risulta il principale stato che arma e sostiene i gruppi terroristi islamisti, gode dell’appoggio occidentale, di USA ed Unione Europea , dalle stesse potenze ocidentali che hanno invece provveduto a classificare Hezbollah come una “organizzazione terroristica” e di conseguenza sottoposta a sanzioni e limitazioni finanziarie di vario tipo.
 
Si verifica quindi il paradosso che coloro che difendono anche le comunità cristiane dall’assalto terroristico vengano classificati  come “terroristi” dall’Occidente. L’Occidente  invece, nonostante i suoi ripetuti proclami di voler lottare contro il terrorismo, risulta fortemente compromesso con i veri mandanti del terrorismo internazionale che sono l’Arabia Saudita, gli Stati del Golfo e la Turchia. Questo spiega perchè in Libano, fra i cristiani che hanno preso le armi in pugno, nessuno voglia sentir parlare dell’Europa, della Francia in particolare da cui la popolazione cristiana si sente tradita.
Dopo avere incendiato la Siria e l’Iraq, prestando appoggio al terrorismo internazionale, e dopo avere devastato lo Yemen, senza per altro riuscire a occuparlo, l’Arabia Saudita si prepara dunque, insieme a Israele, a destabilizzare il Libano, Paese che ospita un milione di profughi siriani — su una popolazione di 4,3 milioni, mentre l’ISIS  ha diffuso ultimamente un filmato i cui si minacciano i cristiani libanesi ed Hezbollah.
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Hezbollah militanti cristiani
 
Intanto, l’Europa è occupata a contrattare miliardi e visti con la Turchia: in ballo ci sono i 2,5 milioni di rifugiati siriani che Erdogan minaccia di inviare in Europa.
 
 
 
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

SMASCHERATI! Il piano segreto dell’UE di “Super-Stato” Nessun confine tra i membri, nessuna banca centrale di stato, nessuna moneta propria, nuovo esercito UE!

 
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La maschera è finalmente caduta , il vero motivo del “BREXIT” è un pamplet di 10 pagine sul piano UE di Francia e Germania ora di pubblico dominio, sulla creazione di un “Super-Stato” dell’UE in cui i membri non sarebbero più nazioni indipendenti! A quanto pare, i 20 ministri dell’UE hanno già firmato il piano alle riunioni segrete di Berlino e Parigi, e i paesi che non hanno firmato ,sarà dato un ultimatum alla riunione di Praga nel corso della giornata : Accetti  o esci dall’Unione Europea. Questo documento è stato tenuto segreto ai cittadini britannici prima del voto sul BREXIT; apparentemente per nascondergli che avrebbero chiesto loro di rinunciare ad essere Stato!
 
Un superstato europeo al posto dell’Unione Europea, tale ultimatum sarà presentato ai paesi del Gruppo di Visegrad in una riunione a Praga, secondo il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. Il “passed 20” e il portale tvp.info hanno descritto il piano del documento di 9 pagine, firmato dai ministri degli esteri a Berlino e Parigi.
 
Se le disposizioni del documento entreranno in vigore, invece che l’Unione europea  ci sarebbe uno Stato europeo, secondo i giocatori più potenti dell’UE, Francia e Germania.
 
NESSUNA SOVRANITA’
 
Gli Stati membri in realtà non avrebbero alcun diritto al proprio esercito, ai propri servizi speciali, a un codice penale separato, o a un sistema fiscale separato – comprese le tasse. Gli Stati membri non possono avere una propria valuta, o una banca centrale capace di difendere gli interessi finanziari dello stato-nazione.
 
Inoltre, gli Stati membri effettivamente perdono il controllo delle loro frontiere, e le procedure per l’ammissione e la ricollocazione dei rifugiati sul proprio territorio. Il progetto prevede anche l’introduzione di un sistema di visto uniforme e la condotta dei termini di politica estera comuni con altri paesi e organizzazioni internazionali.
 
Il documento limita anche il ruolo della NATO nel continente europeo .
 
Nel preambolo del testo, Francia e Germania hanno scritto:. “I nostri Paesi condividono un destino comune e un insieme comune di valori che danno luogo a un’unione sempre più stretta tra i nostri cittadini. Lavoreremo quindi per adoperarci per un’unione politica in Europa e invitiamo i prossimi cittadini europei a partecipare a questo sforzo. “Nove pagine del documento non lasciano dubbi in merito alla forma che si intende adottare.
 
FORZE ARMATE
 
Nel documento si legge in parte: “La minaccia per la sicurezza di un paese è uguale al rischio di altri, e crediamo che la nostra sicurezza sia una e indivisibile. Noi crediamo che l’Unione europea e l’ordine di sicurezza europea fanno parte dei nostri interessi fondamentali, e li difenderemo in tutte le circostanze.
 
Francia e Germania condividono una visione comune dell’Europa come unione della sicurezza, basata sulla solidarietà e l’assistenza reciproca tra gli Stati membri, sostenendo la sicurezza comune e la politica di difesa. Garantire la sicurezza dell’Europa, così come la partecipazione nella costruzione della pace e trovano che la stabilità globale sia al centro del progetto europeo.”Germania e Francia propongono l’istituzione del corpo chiamato ” European Security Compact “, si tratta di” tutti gli aspetti della sicurezza e della difesa a livello europeo “e quindi” garantire la sicurezza dei cittadini dell’UE a tutti i livelli “.
 
“L’UE dovrebbe essere in grado di progettare e realizzare entrambe le operazioni civili e militari in modo più efficiente, con il supporto di permanenti catene di comando civili-militari. L’Unione dovrebbe poter contare sulla costante scontata forza di reazione rapida ed essere in grado di fornire meccanismi di finanziamento comuni per tali attività.
 
Nel quadro della cooperazione europea, gli Stati membri decidono di istituire una struttura permanente di cooperazione nel campo della difesa, assieme alla possibilità di eseguire operazioni di difesa in modo flessibile. Nelle situazioni in cui è necessario,  i paesi dell’UE devono prendere in considerazione la creazione di forze di mare o acquisire altri tipi di capacità delle risorse appartenenti all’UE. “
 
I SERVIZI SPECIALI (INTELLIGENCE / SPIONAGGIO)
 
Uno dei primi passi verso la creazione di un sistema di intelligence del nuovo stato , l’idea della Germania e la Francia è “di creare un sistema comune di analisi del nostro contesto strategico e una comprensione comune dei nostri interessi. Francia e Germania propongono che sia l’UE a rivedere regolarmente il suo ambiente strategico, da discutere nel Consiglio affari esteri e nel Consiglio dell’Unione europea. Queste indagini saranno attuate tramite una “struttura indipendente, in grado di valutare la situazione, in base alla storia dell’UE, il centro delle operazioni e delle competenze al di fuori delle Istituzioni europee. “Questa struttura di primo piano porta alla ” analisi strategica di intelligence , approvata a livello europeo. “
 
Francia e Germania, inoltre postulano, la nomina di una piattaforma europea per la cooperazione tra intelligence “, nel rispetto delle prerogative della nazione che utilizza gli strumenti esistenti, migliorare lo scambio di dati,  pianificazione  degli stati nello scenario delle minacce da gruppi, nonché la creazione per una  ” capacità di risposta europea” e un ” corpo europeo di protezione civile.”
 
NESSUNA LEGGE PENALE ESCLUSIVA NAZIONALE
 
Il Pubblico Ministero europeo e il codice penale nel documento, aumenta i poteri dell’Ufficio del Procuratore Europeo, che agiscono solo in difesa degli interessi finanziari dell’UE. Gli autori ipotizzano un aumento dei suoi poteri nella lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Secondo gli autori, ” questo richiederebbe l’armonizzazione dei codici penali tra gli Stati membri “.
 
NESSUN CONTROLLO SOVRANO DEI PROPRI CONFINI
 
Se questo piano entra in vigore, le disposizioni proposte del piano nazionale, tedesco-francese dell’UE, i membri perderebbero il loro diritto di gestire la propria politica migratoria: “Non ci dovrebbero essere più risposte nazionali unilaterali alle sfide della migrazione e della crisi (… ) la Germania e la Francia sono convinti che sia giunto il momento di introdurre una vera politica integrata in materia di asilo, rifugiati e migrazioni “.
 
Per attuare questa politica, si propone di stabilire  ” le prime guardie di frontiera multinazionali e della guardia costiera ” a cui gli stati-nazione delegherebbero il personale a Frontex .
 
DIVISIONE OBBLIGATORIA DEI RIFUGIATI
 
Il documento prevede anche sanzioni sulle quote di migrazione forzata per gli Stati membri:. “La situazione in cui l’onere della migrazione è in modo non uniforme a carico di un numero limitato di paesi non è sostenibile. In primo luogo, il Sistema  Dublino deve essere migliorato, fornendo meccanismi permanenti di collegamento e ripartizione dell’onere dei migranti tra gli Stati membri “.
 
Colloqui tra Francia e Germania sui rifugiati provenienti dall’Africa
 
Secondo la posizione comune di Francia e Germania, successive ondate migratorie sono condotte dopo un po ‘il tempo a parlare con partner esterni, “la Germania e la Francia hanno già iniziato i colloqui per conto della UE, sulla migrazione ad alto livello, con un numero di paesi africani ed estendono questo dialogo a quello successivo.
 
Le cause principali della migrazione, come la povertà, l’insicurezza e l’instabilità politica dovrebbero essere di interesse per l’Unione europea. “
 
L’Unione Monetaria Europea
 
Una delle parti più complete del documento sono le questioni relative all’allargamento dell’Unione Monetaria, o la realizzazione di una moneta comune – l’euro. Gli autori scrivono, tra le altre cose: “Tuttavia, dobbiamo ammettere che la crisi dell’euro e le sue conseguenze hanno dimostrato alcune carenze che rendono i cittadini  dubbiosi sulle compatibilità delle singole promesse sulla cartella di valuta,  prima della sua introduzione, e dubitano persino della saggezza di mantenere il progetto euro. Tuttavia, abbiamo intenzione di nuovi procedimenti su tre fronti contemporaneamente: il rafforzamento della coesione economica, migliorare la giustizia sociale e la responsabilità democratica per aumentare la resistenza agli shock, in modo da garantire l’irreversibilità dell’euro.
 
L’EURO “Senza, ” se “
 
Gli autori riconoscono anche che i requisiti per l’adesione all’Unione Monetaria e le implicazioni fiscali connesse alla sua realizzazione, sono “più alte di quanto chiunque avrebbe potuto prevedere quando è stato introdotto l’euro.” Pertanto, la Francia e la Germania “devono rispettare i diritti degli altri sul decidere quando introdurre la moneta comune.”
 
Lo sviluppo dell’Unione Monetaria Europea richiederà – secondo gli autori – l’intensificazione del processo politico, così come la divisione tra lo Stato, per il costo del carico fiscale: “Alla luce degli squilibri esistenti, approfondendo l’UEM non lo farà essere come il Grande Bang, ma è piuttosto il risultato di una evoluzione pragmatica e graduale, tenendo conto dei problemi di crescita economica e dell’occupazione. “
 
La parte comune di politica fiscale della nuova Unione Monetaria Europea sarà anche la questione della capacità fiscale dei paesi membri. La mancanza di una politica comune in questo settore è, di secondo  “la pietra angolare mancante dell’Unione Monetaria Europea”, e “a lungo termine, dovrebbe garantire la stabilità macroeconomica nell’area dell’euro, e limitare i trasferimenti unilaterali”, gli autori,  in pratica devono essere intese come una chiamata a creare un sistema fiscale uniforme in tutta la futura Unione Europea, riducendo l’esistente concorrenza fiscale tra i paesi membri.
 
SuperStation95 ha ottenuto il documento di fonte governativa originale da una fonte in Germania. Il documento, in file PDF, è in lingua tedesca ed è ora disponibile per il download QUI
 
AGGIORNA:
 
Questa vicenda è  confermata dal London Daily Mail e dal  giornale The Express , dodici ore dopo SuperStation95 ha diffuso questa notizia. I nostri lettori l’hanno ottenuta per primi, capito…