CE SAMEDI SOIR 16 JUILLET 2016 SUR AFRIQUE MEDIA / LE BOUQUET SPECIAL

Vers 19h30 (Douala/Ndjaména)/

Ou 20h30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Multiplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména – Malabo

avec tous les panelistes des plateaux

Luc Michel en multiplex EODE-TV

Rediffusion ce dimanche …

 AFRIQUE MEDIA

DSC08753

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* sur SATELLITE sur http://www.lyngsat.com/Eutelsat-9B.html

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

 THEMES DU BOUQUET SPECIAL DE CE 16 JUILLET 2016 :

 * SUJET 1 : GABON-PRESIDENTIELLE 2016

Ali Bongo officialise sa candidature. Quelle lecture ?

 * SUJET 2: 27Eme SOMMET UNION AFRICAINE

Des tractations en cours pour le report des élections de la commission de l’union africaine.

 AFRIQUE MEDIA / EODE-TV

__________________________

 * Allez « Liker »

AFRIQUEMEDIA.pageofficielle

Sur : https://www.facebook.com/AFRIQUE.MEDIA.TV

 * Le BLOG DES COMITES AFRIQUE MEDIA

‘JE SUIS AFRIQUE MEDIA’

http://www.scoop.it/t/je-suis-afrique-media

 * CAMPAGNE ‘JE SUIS AFRIQUE MEDIA’. LE CLIP !

Rediffusez, partagez largement …

Video à télécharger sur PANAFRICOM-TV : https://vimeo.com/135906462

* Retrouvez nous sur Facebook …

GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV

(bientôt 100.000 membres ! Administré par

les COMITES AFRIQUE MEDIA et Luc Michel)

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

 * Suivez l’actu de votre chaîne panafricaine sur

AFRIQUE MEDIA. LE BLOG

http://www.scoop.it/t/afrique-media-tv

Ora Sappiamo Dove è L’Oro della Banca d’Italia (Grazie all’M5S)

http://www.rischiocalcolato.it/2014/04/sappiamo-dove-banca-ditalia-grazie-allm5s.html

rischio calcolato

Di FunnyKing , il 6 aprile 2014 
Gold-The-Safest-Investment
Voglio ringraziare pubblicamente 3 Senatori apparteneti al MoVimento 5 Stelle:
  • Francesco Molinari
  • Giuseppe Vacciano
  • Andrea Cioffi

I quali grazie alle prerogative di Senatore sono riuscite ad ispezionere l’Oro della Banca d’Italia (in teoria 2451 tonelate) scoprendo le seguenti cose:

  1. Circa 1200 tonnelate di Oro Fisico Italiano sono custodite nella “sagrestia” di Banca d’Italia in via Nazionale
  2. le restanti 1200 tonnelate “sarebbero” conservate da qualche parte fra Svizzera, Stati Uniti e Inghilterra

dal Profilo Facebook di Giuseppe Vacciano

Oggi ho finalmente un po’ di tempo per proporvi una breve relazione sulla visita che con i colleghi Andrea Cioffi e Francesco Molinari abbiamo effettuato nella giornata di lunedì 31 marzo presso i locali della Banca d’Italia che ospitano la Riserva Aurea nazionale. Putroppo le domande che avremmo voluto fare erano molte, ma il tempo a disposizione poco, dato che l’apertura di locali di sicurezza così delicati avviene entro una finestra temporale molto ristretta, per un periodo non superiore ai 15 minuti e dopo l’espletamento di una serie complessa di procedure di sicurezza (che non possono essere in alcun modo derogate, anche in presenza di rappresentanti delle istituzioni) che coinvolgono un numero consistente di persone.

UN PO’ DI STORIA
Inizialmente ci sono stati forniti alcuni dati riguardanti la genesi della Riserva. In sintesi, ad un iniziale conferimento dell’oro alla neonata Banca d’Italia (1893) da parte della Banca del Regno (78 tonnellate) seguirono quelli del Banco di Napoli e di quello di Sicilia (ulteriori 70 tonnellate). Fino al 1943 la Riserva subi una serie di variazioni che ne portarono la consistenza poco al di sotto delle 120 tonnellate. Nel corso del secondo conflitto mondiale l’oro fu soggetto ad una serie di trasferimenti (Milano, Fortezza) sino ad essere definitivamente trasportato a Berlino. Alla fine della guerra, al momento della restituzione del metallo prezioso alla nostra nazione, risultarono mancanti 25 tonnellate.
Negli anni 50 e 60 la Riserva subi rilevanti movimentazioni che ne portarono la consistenza ai livelli attuali, ovvero 2452 tonnellate complessive, suddivise in lingotti d’oro di peso e forma differenti (il classico lingotto trapezioidale, ma anche dalla forma di mattoncino più o meno stondato) e monete (circa 4 tonnellate).

DOV’È L’ORO (e perché)
Ho già precisato che la Riserva consta di oltre 2.400 tonnellate di metallo prezioso (circa 80.000 lingotti), che la rendono (escludendo il Fondo Monetario Internazionale) la terza riserva al mondo per importanza. Tradotto in Euro, parliamo di un valore di mercato alla fine del 2013 pari a circa 69 miliardi, ma a tale riguardo mensilmente viene pubblicato un documento riassuntivo aggiornato che potete trovare a questo indirizzo: http://www.bancaditalia.it/statistiche/SDDS/stat_rapp_est/ris_liq (a breve saranno disponibili i dati di marzo, mentre a febbraio il controvalore dell’oro si è attestato a circa 75 miliardi). 
Come noto, non tutto l’oro è custodito presso la sede di Via Nazionale della Banca d’Italia.
Presso le sacrestie di Palazzo Koch è detenuta circa la metà della Riserva per un peso di 1.199,4 tonnellate, il restante è depositato per la maggior parte presso la Federal Reserve, ma anche presso la Banca d’Inghilterra e la Banca Centrale Svizzera. Per motivi di riservatezza non ci è stata comunicata l’esatta consistenza dei depositi nei diversi Paesi.
La motivazione sottostante a tale suddivisione (operata peraltro da tutte le Banche Centrali Nazionali) è di mera “suddivisione del rischio”. Una dislocazione fisica distribuita della Riserva dovrebbe garantire, in caso di instabilità socio-politica nazionale e internazionale, preservarla almeno in parte. Può sembrare una estrema semplificazione, ma non siamo molto lontani dal concetto che andando in viaggio si cerca di suddividere il contante che ci si porta appresso in più borse o “nascondigli”. A titolo di curiosità: nessun Paese straniero ha deciso di depositare presso di noi parte della propria riserva.
La Banca d’Italia ha inoltre depositato presso la BCE 100 tonnellate d’oro in virtù dell’ appartenenza al sistema delle Banche Centrali. Si tratta tuttavia di un deposito contabile dato che gli 8.000 lingotti di “proprietà BCE” sono fisicamente rimasti nei locali del nostro Istituto. Proprio a tale proposito occorre specificare che anche il metallo depositato presso altre banche in base ad accordi di Safe Keeping Deposit (quindi improduttivo di interessi, si potrebbe fare un paragone con una immensa cassetta di sicurezza), non ha in realtà subito spostamenti “fisici”: è rimasto dove è stato acquisito.

LA DOMANDA DELLE DOMANDE: DI CHI È L’ORO
La risposta a questa domanda è stata netta, senza esitazioni e lo confesso, ci ha lasciato in parte perplessi, perchè avremmo voluto approfondire alcuni scenari che la risposta stessa apre.
L’oro è della Banca d’Italia. Non è dello Stato (e quindi dei cittadini) e tantomeno dei partecipanti privati al capitale, che sulle riserve non possono vantare alcun diritto (cosa che, unico elemento positivo, è stata specificata anche nel discusso decreto IMU – Bankitalia).
Ci è stato specificato che è impossibile per la stessa Banca disporre liberamente della Riserva dato che la stessa costituisce un presidio fondamentale di garanzia per la fiducia nel sistema Paese. Considerando però che la Banca Nazionale fa parte dell’Eurosistema, anche le riserve ne fanno parte e contemporaneamente garantiscono insieme a quelle degli altri Paesi europei il sistema stesso. 
Ci è stato quindi detto che allo stato attuale la Riserva è INTOCCABILE e INUTILIZZABILE, quindi le ipotesi di vendita o quelle di utilizzo a garanzia di prestiti pubblici sono semplici speculazioni inattuabili.
La domanda che è rimasta senza risposta (anche se francamente non so se avrebbero potuto risponderci su due piedi) è stata: cosa accadrebbe al nostro oro se l’Italia uscisse dall’Euro? Saremmo costretti a “condividerlo” (anche solo contabilmente, dato che spostamenti fisici come già detto non se ne fanno) con l’Eurosistema? Rientrerebbe totalmente nella nostra disponibilità?

ALTRE NOTIZIE E CURIOSITÀ 
– L’oro contenuto nei lingotti ha un tenore estremamente elevato che va da un minimo di 996,2/1.000 a 999,99/1000
– La Riserva è periodicamente sottoposta a verifiche da parte del servizio Revisione Interna e da una società di revisione esterna che le effettua anche nell’interesse della BCE.
– Le verifiche sono effettuate anche con riferimento alla qualità del materiale. Fino ad alcuni anni fa veniva prelevata la cosiddetta “unghiata” da alcuni lingotti che presentano effettivamente degli incavi che sembrano effettivamente scavati con una grossa unghia. Attualmente si utilizza un sistema molto meno invasivo, tramite fori realizzati con un piccolo trapano che preleva minime quntità di metallo per sottoporle ad analisi.
– Tutti i lingotti presentano un marchio che ne identifica la provenienza e un codice di fusione. Ne abbiamo visti alcuni sudafricani, molti americani, ma ce ne sono diversi che recano l’aquila nazista.

Questi gli elementi principali che hanno caratterizzato la nostra visita. Qualcuno l’ha definita “irruzione” ( ESCLUSIVO – i portavoce M5S irrompono all’interno…:http://youtu.be/RNbGc2P677s) , ma naturalmente si è trattato di un evento che ha comportato evidenti problemi di sicurezza e che quindi doveva obbligatoriamente essere concordato nei tempi e nelle modalità di svolgimento. Siamo stati comunque in grado di acquisire elementi conoscitivi che sono spesso ignoti alla cittadinanza e che probabilmente possono fugare dubbi che leggittimamente possono sorgere in assenza di informazioni diffuse. 
Sotto l’aspetto puramente “umano” abbiamo potuto vedere con i nostri occhi (e con le dovute cautele abbiamo toccare con mano) una quantità tale di metallo prezioso che sfugge ad una percezione ordinaria... Devo dire che suscita sensazioni difficilmente spiegabili… (ohhhh come ti capisco, in Svizzera ho visto cose che voi umani… n.d. fk)
Purtroppo non è stato in alcun modo possibile effettuare foto o riprese all’interno dei locali di sicurezza e in effetti prima di entrarvi ci è stato chiesto di depositare borse, cellulari e cappotti, tuttavia posso testimoniare che quanto visibile in questo filmato di alcuni anni fa: “Passaggio a Nord Ovest – La riserva aurea italiana: http://youtu.be/4u4iSEQOxykcorrisponde a realtà.
Spero di aver riferito in maniera più completa possibile, se ho dimenticato qualcosa integrerò sicuramente, così come invito a fare i compartecipanti alla visita. Se avete domande, nei limiti di quanto appreso e delle mie competenze proverò a rispondere.

Vorrei soffermarmi sul fatto più importante:

Metà dell’oro fisico italiano, ovvero 1200 tonnelate NON è custodito in Italia. Perchè?

Davvero ci voglimo bere la storiella dell’instabilità socio economica? Ma per favore.

Mi chiedo se quell’oro esista effettivamente da qualche parte nel mondo (ne dubito) e nel caso sotto quali condizioni potrebbe essere rimpatriato.

E se detto oro fisicio, esiste ed è libero da vincoli (cosa che dubito ancora di più) per quale CRIMINALE disegno rimane custodito in mani straniere. Ne parlo anche a uso e consumo di coloro che vorrebbero il ritorno dell’Italia alla sovranità monetaria (come noto sapete che non appartengo a quel gruppo).

Chiedo quindi al MoVimento 5 Stelle di continuare questa opera ispettiva ( la famosa apertura della scatola di sradine ) per fare luce su questi interrogativi:

  • Dove è esattamente l’Oro Italiano all’Estero
  • L’oro Italiano all’estero è LIBERO da vincoli e può essere rimpatriato in qualsiasi momento?

Vi dico già quale è il mio “cattivo pensiero”, io sospetto che l’Oro Fisico dell’Italia NON sia custodito presso le banche straniere ma sia stato prestato e riprestato nel tempo generando un interesse (gold lease), capite bene che per quanto basso 0.3-1% parliamo sempre di un montante di 80mld.

Il motivo del prestito sarebbe duplice:

  • Guadaganre un interesse (sottratto all’Italia che deposita l’oro in maniera infruttifera)
  • sopprimere il prezzo dell’oro

Grazie M5s.

Nizza: un israeliano diffonde uno strano video

luglio 15, 2016
 
Hamza Hicham, Brujitafr 15 luglio 2016
 
nizza1
Muhamad Lahuaiaj Buhlal
 
Giovedi, 14 luglio, intorno alle 2 un uomo alla guida di un camion bianco falciava la folla riunita a Nizza per assistere ai tradizionali fuochi d’artificio della festa nazionale. Bilancio provvisorio: 84 morti e 202 feriti. Secondo Le Monde, Muhamad Lahuaiaj Buhlal, musulmano “non praticante” secondo gli amici, veniva “colpito da due guardiani della pace specializzati sul campo”. Le Figaro fornisce ulteriori dettagli: “Un eroico passante saltò sul camion per neutralizzare disarmato il terrorista alla guida. Allora l’assassino usò la sua arma, puntandola sull’uomo che scese dalla cabina”. Due agenti di pubblica sicurezza che furono, anche loro, oggetto dei tiri dell’autista pazzo, risposero al fuoco e il terrorista fu ucciso dai proiettili della polizia. Furono raggiunti da due gruppi di agenti armati della compagnia d’intervento dipartimentale che, anche, fecero uso delle armi. Il camion ha almeno cinquanta fori di proiettile.
Oggi a mezzogiorno un nuovo video della serata è stato caricato dall’account su YouTube, via Twitter, chiamato “Morsmal“, un gruppo d’istruzione norvegese che passa da “ONG con relazioni ufficiali con l’UNESCO”. La scena riprende i minuti dopo gli ultimi scambi di colpi, precedenti, tra gli agenti di polizia e l’autista. Al 18° secondo, un uomo, allungato accanto ad un altro individuo, appare stranamente inchiodato a terra e viene picchiato dalla polizia che lo circonda. Al 45° secondo viene preso e portato via dal camion.
 
Questa mattina alle 08:40 ora francese, il video era già andato in onda (nella versione integrale) su Ynet News, sito del quotidiano israeliano Yediot Aharonot. Per sapere della provenienza del video ancora non diffuso, alle 17, dai media audiovisivi dell’esagono, si ci deve rivolgere a chi gestisce il sito Morsmal: On Elpeleg, “rappresentante commerciale” israeliano in Norvegia impegnato a favore di Israele e nativo di Tel Aviv. Dopo la pubblicazione su Twitter, Elpeleg rispose agli scettici utenti di Internet sulla veridicità del video, dicendo che era autentico ed era stato ripreso da unturista israeliano“. Ynet Israel ne rivela l’identità: sarebbe un certo Silvan Ben Weiss, presentato dal sito Jerusalem Online questa volta comeisraeliano che vive in Francia“. Particolare da sottolineare: questo video, preso da una terrazza di fronte alla posizione in cui era stato fermato il camion, fu ripreso nei minuti dopo l’ultimo tiro. La prova è questo altro video amatoriale, girato dall’altra parte del camion e ottenuto dall’agenzia di stampa Russia Today.
 
Vestito con una t-shirt grigia, un uomo si allontana (visibile dopo il 55° secondo), ed appare anche in un altro video, facendo la stessa quota (dal 1° al 10° secondo, sotto).
 
Secondo Francois Molins, procuratore di Parigi, il presunto assassino nel frattempo,fu trovato morto sul sedile del passeggerodel camion. Chi è quindi l’uomo pestato con violenza? Ora rimane da chiedersi perché la polizia abbia apparentemente usato la forza contro questa persona.
nizza2
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 

10 articoli per capire il contesto del golpe fallito in Turchia

http://www.limesonline.com/10-articoli-per-capire-il-contesto-del-golpe-fallito-in-turchia/93182

 

Carta di Laura Canali

[Carta di Laura Canali]

 16/07/2016

Dai progetti di Erdoğan al ruolo di Gülen, dallo Stato profondo al malcontento dei militari. Fino al patto con l’Europa sui migranti e alle tensioni con gli Stati Uniti.

  1. Gülenisti alle strette, Occidente silente: chi voleva il golpe in Turchia
    di Daniele Santoro
    Il tentativo di colpo di Stato è ragionevolmente attribuibile ai seguaci dell’ex sodale di Erdoğan, l’imam Gülen. I militari turchi non si sono mai mossi senza il via libera degli Usa, che hanno commentato gli eventi solo dopo alcune ore. Il sultano è isolato all’estero, ma popolarissimo in patria.
  2. Perché tentare un colpo di Stato ora in Turchia?
    di Mario Giro
  3. Carta inedita: Il Medio Oriente di Erdoğan
    di Laura Canali
  4. Profondità strategica: il mondo secondo Ankara
    È finita l’èra della passività, garantita dall’ombrello Usa. Oggi la Turchia può aspirare al rango di protagonista globale facendo leva sulla sua collocazione geopolitica, sull’irradiamento culturale ed economico, sui rapporti speciali ereditati dall’impero ottomano. [2010]
    di Ahmet Davutoğlu
  5. La sfida al potere di Erdoğan arriva dalla Pennsylvania
    di Dario Fabbri
    Dalla profonda provincia americana Fethullah Gülen guida un potentissimo movimento religioso in linea con le strategie mediorientali degli Usa. Favorevole al riavvicinamento di Ankara a Gerusalemme, l’imam può frenare il premier turco. [2013] Altri 5 link dopo la carta


    carta di Laura Canali

    carta di Laura Canali


  6. La Turchia, lo Stato nello Stato e la rottura tra Erdoğan e Gülen
    di Dario Cristiani
    Con la “minaccia kemalista” affievolita, il matrimonio di interessi fra l’Akp e il movimento Hizmet è in crisi. Dagli alcolici a Internet, il premier vuole giocarsi la carta dell’empatia culturale. [2014]
  7. Caserme turche
    di Jacopo Turri
  8. Questa non è vera democrazia, semmai è una farsa
    di Marco Ansaldo e Yasemin Taskin
    Colloquio col generale turco Başer. La falsa antitesi fra militari e democrazia, la minaccia islamista che incombe su Istanbul, la lotta al terrorismo. [2010]
  9. Migranti: minimo risultato col massimo sforzo
    di Fabrizio Maronta
    Il Vecchio Continente nasconde il problema sotto il tappeto turco. I punti critici del patto con Ankara e la caduta di fiducia degli europei per Ue e Schengen. L’Italia si prepari a nuovi e consistenti sbarchi. Addio leadership tedesca?
  10. Ankara balla da sola
    di John Hulsman
    Sfumato il filoatlantismo acritico della guerra fredda, ora la Turchia fa una politica estera di pura convenienza. Dai tre miliardi per fermare i rifugiati alla guerra all’Is in chiave anticurda, Erdoğan non dà niente per niente. Ma Washington stenta a capirlo.

Due numeri di Limes per approfondire ulteriormente: Il ritorno del sultano – I figli del sultano

No Tav, la Procura dialoga? Partiamo da qualche domanda

http://davi-luciano.myblog.it/wp-admin/post-new.php

manifesto

Valsusa alla sbarra. I pm vogliono offrire «notizie e spunti di riflessione» per chi è interessato. Premessa civile, non più le “dichiarazioni di guerra” degli anni scorsi. Iniziamo da qualche risposta su alcuni punti essenziali

15.07.2016

Con una lunga lettera a La Stampa del 14 luglio i vertici della Procura torinese sono intervenuti sulla vicenda dei processi contro appartenenti al movimento No Tav con il dichiarato fine di «offrire notizie e spunti di riflessione destinati a chiunque sia a ciò interessato». La civiltà della premessa – così diversa da molte “dichiarazioni di guerra” degli anni scorsi – rende opportuna una risposta articolata e dialogante. Dialogante ma non per questo meno ferma sui punti essenziali.

Il cuore dell’intervento dei pubblici ministeri torinesi è l’asserita improprietà e infondatezza dell’assunto – da me, tra gli altri, formulato – secondo cui sarebbe in atto in Valsusa una vera e propria strategia di criminalizzazione del movimento No Tav, realizzata con un intervento repressivo crescente in quantità e in qualità anche in relazione a fatti di minima entità. Secondo i vertici della Procura l’intervento giudiziario in atto altro non sarebbe che il doveroso esercizio dell’azione penale, mentre l’infondatezza delle critiche sarebbe confermata dall’inesattezza dei dati riferiti (che gli indagati sarebbero “solo” 183 anziché, come pure è stato detto, 1000) e dalla superficialità di alcuni interventi critici (di qualche intellettuale e del regista Virzì) effettuati senza aver letto atti e sentenze.
Non è questa la realtà. Gli indagati per reati connessi con l’opposizione al Tav, anche di rilevanza minima, sono stati negli ultimi anni ben più di 1000 (erano 987 a fine dicembre 2013, come documentato da La Stampa del 1 marzo 2014) e sorprende, dunque, il tentativo un po’ maldestro di ridurne il numero conteggiando solo quelli dell’ultimo anno; le critiche agli interventi giudiziari, poi, vanno certamente argomentate e fondate su elementi concreti ma devono accompagnare indagini e processi, ché la pretesa di attendere le sentenze (magari passate in giudicato) altro non è che la pretesa, inaccettabile in un sistema democratico, di andarne esenti per principio. Ma andiamo al punto fondamentale.

Qui – ripetiamolo ancora una volta – l’obbligatorietà dell’azione penale non c’entra nulla. Nessuno, nel movimento No Tav, chiede impunità a prescindere. Quel che si chiede è un esercizio dell’azione penale sereno, equilibrato e uguale per tutti (No Tav e Sì Tav, manifestanti e forze dell’ordine). Ché l’intervento giudiziario presenta sempre ampi margini di discrezionalità, cioè di scelta: la gran parte delle misure cautelari è facoltativa cioè legata alla valutazione del caso concreto; l’interpretazione delle norme, lungi dall’essere un sillogismo formalistico, è un’operazione che implica giudizi di valore, bilanciamento di princìpi, opzioni culturali; i tempi dei processi possono essere particolarmente celeri o lentissimi; le indagini possono essere accurate o superficiali; le pene previste per i reati variano da un minimo a un massimo, spesso con una forbice assai ampia e via seguitando.

Orbene in questo quadro ci sono domande che da anni vengono poste ai pubblici ministeri e ai giudici della cautela torinesi e che non hanno mai avuto risposta. Proviamo a ripeterne alcune: che senso ha la contestazione di attentato con finalità di terrorismo per il danneggiamento aggravato di un compressore (ostinatamente perseguita anche dopo la netta bocciatura della Corte di Cassazione)? È normale scrivere in un’ordinanza che la misura cautelare in carcere è «il minimo presidio idoneo a fronteggiare in modo adeguato le suddette consistenti ed impellenti esigenze cautelari» (sic!)? Quale correlazione con la finalità della misura ha l’applicazione dell’obbligo di presentazione all’autorità di polizia nei confronti di una persona ultrasettantenne, abitante da sempre nello stesso comune e con difficoltà di deambulazione? Qual è la finalità di disporre la perquisizione personale anche delle persone trovate in compagnia dell’indagato per un fatto di resistenza commesso sei mesi prima? A quale fine sequestrare computer e cellulari di terzi in relazione a un fatto di resistenza? Perché celebrare dibattimenti nei confronti finanche di sindaci nell’aula bunker costruita per i processi di terrorismo e di mafia? Perché portare a giudizio a pochi mesi dal fatto il taglio dimostrativo di una maglia della rete di recinzione del cantiere di Chiomonte realizzato di fronte a giornalisti e fotografi mentre la carenza delle risorse impedisce di fare gli ordinari processi? È ammissibile che un pubblico ministero apostrofi, nel corso di un incidente probatorio, una persona offesa (con un labbro spaccato per le percosse subite dalla forza pubblica) con l’espressione «lei non faccia la vittima!»? È inevitabile – o frutto di un diverso impegno nelle indagini – che gli operatori di polizia autori di violenze non siano pressoché mai identificati mentre per l’intasamento di alcuni bagni di palazzo di giustizia si ricorre ad accertamenti peritali sulle impronte digitali rilevate?
Sono solo alcune delle domande possibili. Ed è la prosecuzione di queste modalità e la mancanza di ogni spiegazione (con ammissione, quando necessario, degli errori e delle forzature commessi) che determina la lettura degli interventi giudiziari come una strategia diretta a reprimere in modo indifferenziato il dissenso.

Certo ci sono stati e ci potranno ancora essere dei reati. Anche gravi. E i magistrati dovranno perseguirli. Di più, esiste una questione della violenza con cui il movimento deve fare i conti. Ma siamo proprio sicuri che si tratti di un problema che riguarda solo il movimento e non anche le istituzioni dello Stato (con i loro comportamenti, le loro forzature e i loro silenzi)? Cominciare finalmente a parlarne senza rimozioni sarebbe un primo passo importante. E non mi pare che sia il movimento No Tav a sottrarvisi.

Irrompono ubriachi in casa, dalla rapina agli abusi: notte di terrore per madre e figlia

due donne sequestrate e vittime di abusi NESSUN TITOLONE EH???? LA BOLDRINI??
 
I quattro, sotto l’effetto dell’alcol, hanno appiccato il fuoco ad un materasso, con l’intento di distruggere la casa. Poi sono fuggiti portando con loro il furgone della vittima, per il quale hanno avanzato richiesta estorsiva
 
Redazione
12 luglio 2016 
Notte di terrore, in una abitazione in località Borgo Tressanti, a Cerignola. In quattro, tutti sotto gli effetti dell’alcol, hanno fatto irruzione in una abitazione della zona non appena il capofamiglia è uscito per andare nei campi, trovando al suo interno solo una donna e sua figlia, di tre anni.
 
La donna è stata vittima di molestie sessuali, sotto lo sguardo atterrito della bambina. Solo l’intervento di un vicino – attirato dalle grida disperate della donna – ha evitato il peggio. I quattro sono quindi fuggiti, non prima di aver appiccato il fuoco ad un materasso, rubando un furgoncino Fiat Scudo per chiederne poi il riscatto.
 
Per il fatto, i carabinieri di Cerignola, all’esito di una serrata attività di indagine, hanno arrestato i quatttro uomini in flagranza di reato: si tratta di Yania Ahmed, classe 1974, Manih Bouchasib, classe 1964 e Norezine Abdelaziz, classe 1978, tutti di nazionalità marocchina. Con loro anche Nane Mohamed, classe 1990, tunisino. I quattro sono accusati dei reati di rapina in abitazione, violenza sessuale, incendio ed estorsione.
 
Il fatto è accaduto alle prime luci dell’alba: i quattro si sono introdotti furtivamente presso l’abitazione delle vittime sorprendendo una donna e sua figlia di tre anni, di origine marocchina ma dimoranti da tempo in località Borgo Tressanti. Qui i malfattori hanno iniziato a rovistare dappertutto per impossessarsi di denaro ed eventuali oggetti di valore, tenendo sotto scacco la donna, costretta a vivere lunghi minuti di terrore, mentre la bambina, anch’essa in preda al panico, piangeva disperata.
 
Non trovando nulla di valore, i quattro – sotto l’evidente effetto di sostanze alcoliche – hanno minacciato la donna di appiccare il fuoco alla sua abitazione mentre cominciavano a palparla nel chiaro intento di abusare di lei. A quel punto la donna, in preda al panico, ha iniziato ad urlare disperata richiamando l’attenzione di un altro connazionale che si è precipitato sul posto.
 
A quel punto, per i quattro non è rimasta altra soluzione se non quella di fuggire, dopo aver appiccato il fuoco ad un materasso. Il connazionale ha messo in sicurezza la donna e ha spento l’incendio. Intanto, la vittima si è resa conto che i quattro erano fuggiti portando via il suo furgoncino Fiat Scudo, per il quale poco dopo è stata contattata telefonicamente per il “riscatto”.
 
Rientrato il capofamiglia, le vittime hanno contatto il 112 denunciando l’accaduto ai carabinieri. I militari hanno rintracciato i quattro a Stornara, trovati in possesso di 200 euro, ottenuti dalle vittime a titolo estorsivo (somma ritenuta insufficiente per la restituzione del mezzo) e del furgoncino asportato alle vittime, recuperato in agro di Cerignola. Gli arrestati sono stati associati presso la casa circondariale di Foggia.

golpe turco – è possibile che il centro di comando della nato non abbia visto gli f16 turchi in volo?

16 lug 2016 11:16
 
1. È POSSIBILE CHE IL CENTRO DI COMANDO E CONTROLLO DELLA NATO NON ABBIA VISTO GLI F16 TURCHI IN VOLO, DURANTE LA PRIMA FASE DEL GOLPE? PIUTTOSTO DIFFICILE SE SI CONSIDERA CHE QUEL CENTRO È DISLOCATO PROPRIO AD INCIRLIK, NELLA TURCHIA ORIENTALE (VIDEO)
2. E SOPRATTUTTO, NON È POSSIBILE CHE GLI F16 TURCHI NON ABBIANO “VISTO” L’AEREO PRIVATO DI ERDOGAN IN VOLO PER 5 ORE. L’AERONAUTICA TURCA HA, DAPPRIMA, SOSTENUTO L’INSURREZIONE; POI, HA CAMBIATO IDEA FINO AD ABBATTERE UN ELICOTTERO DEGLI INSORTI
3. COSA HA FATTO CAMBIARE IDEA AI PILOTI? MOLTO PROBABILMENTE GLI AMBASCIATORI PRESSO LA NATO HANNO RIPRESO LO SPAZIO CHE I MILITARI AVEVANO LORO SOTTRATTO, GIRANDO LA TESTA DALL’ALTRA PARTE. LA GIRAVOLTA DELL’AERONAUTICA TURCA HA PERMESSO AD ERDOGAN DI ATTERRARE E DI RIPRENDERE IL POTERE. E LA NATO STA A GUARDARE…
 
Almeno 90 morti e 1.154 feriti il bilancio degli attacchi durante il fallito tentativo di colpo di stato in Turchia. La notte piu’ lunga si conclude dunque con il fallimento del golpe tentato da una fazione dell’esercito contro il presidente Tayyip Erdogan. Dopo ore di bombardamenti e combattimenti a Istanbul e nella capitale Ankara, i militari golpisti si sono arresi. Ma la loro sconfitta appariva gia’ chiara durante la notte, quando l’aereo di Erdogan è atterrato all’aeroporto Ataturk di Istanbul, solo poche ore prima nelle mani dei putschisti.
Ma sono numeri destinati a crescere nelle prossime ore. Come probabilmente anche quelli dei militari arrestati: 1.563 secondo quanto ha reso noto un alto ufficiale turco chiedendo di mantenere l’anonimato e precisando che si tratta per lo più di militari di gradi inferiori. Ed è appena all’inizio anche la purga nell’esercito, con 5 generali e 29 colonnelli già sollevati dai loro incarichi e la nomina-lampo del nuovo capo di Stato maggiore, Umit Dundar, a sostituire – almeno temporaneamente – Hulusi Akar.
golpe-in-turchia-819712
GOLPE IN TURCHIA
 
turk14
GOLPE IN TURCHIA
Di lui, che sarebbe stato preso in ostaggio durante il golpe, persino Erdogan aveva detto di non avere notizie certe. Poi, l’agenzia ufficiale Anadolu ha fatto sapere poco fa che è stato liberato dal luogo dove veniva detenuto, una base aerea alle porte di Ankara. Tornato a Istanbul, il presidente si è concesso piu di un bagno di folla nella zona dell’aeroporto. Acclamato da migliaia di sostenitori, che ha salutato con il gesto della rabbia, mutuato dai Fratelli musulmani, il ‘sultano’ ha ringraziato il suo popolo per averlo sostenuto scendendo in piazza, mentre una folla festante sventolava bandiere turche e inneggiava ad Allah. A loro, ha promesso che “i traditori” che hanno tentato di rovesciarlo “pagheranno un caro prezzo”.
La mente dietro il golpe, ha accusato direttamente Erdogan, è il suo ex alleato diventato nemico numero uno, l’imam e magnate auto-esiliatosi in Usa, Fethullah Gulen. Che pero’, in un comunicato, ha condannato il tentativo di golpe, giurando di esserne estraneo: “Per qualcuno come me che ha sofferto sotto diversi colpi di stato militari nelle ultime cinque decadi, è particolarmente offensivo essere accusato di avere legami con un tentativo del genere”.
Alle prime luci dell’alba, la Turchia si è svegliata ancora in stato d’assedio. L’emittente statale Trt e la tv privata Cnn Turk, entrambe occupate e poi abbandonate nella notte dai putchisti, mostravano le immagini dei soldati che si arrendevano sul ponte del Bosforo, chiuso al traffico dalla scorsa notte. Vicino a loro, i sostenitori di Erdogan festeggiavano sopra i tank. In mattinata, ancora scontri armati venivano segnalati in diverse zone della citta’.
In queste ore, assicura la compagnia di bandiera Turkish Airlines, l’aeroporto Ataturk sta comunque riprendendo a funzionare regolarmente. Situazione critica anche ad Ankara, dove è stato bombardato il Parlamento ma nessun deputato risulta ferito. Quando era gia’ giorno, sotto attacco è finita anche l’area della faraonica residenza presidenziale, il simbolo del potere di Erdogan. Li’ si contano almeno 5 vittime. Ma la Turchia ha fretta di chiudere i conti con la sua lunga notte d’inferno. Il premier Binali Yildirim ha lanciato un appello a tutti i deputati, chiedendo di presentarsi oggi pomeriggio ad Ankara per una seduta straordinaria del Parlamento.
Trentasei anni dopo l’ultimo putsch, la clamorosa azione di una parte dell’esercito turco ha spiazzato il mondo. Dopo qualche ora di silenzio, Erdogan ha lanciato un appello ai turchi attraverso via Facetime attraverso uno smartphone sulla Cnn Turk affinché scendessero in strada per opporsi al golpe: “Sono ancora io il presidente, resistete”.
Ma non si sa dove si trovi. Una fonte militare americana lo dava in volo verso la Germania ma i tedeschi avrebbero rifiutato all’aereo l’autorizzazione ad atterrare: una vicenda su cui però non c’è nessuna conferma. Gli Stati Uniti sono con il governo democraticamente eletto in Turchia. Lo afferma la Casa Bianca, sottolineando che il presidente americano, Barack Obama, ha parlato del colpo di stato in Turchia con John Kerry.
 
L’opposizione turca: “Golpe? Una messinscena di Erdogan”
 
Durissima accusa di Deniz Baykal, ex segretario del partito repubblicano Chp e personaggio di spicco della politica turca: “Erdogan ha organizzato il tentativo di golpe per cambiare la Costituzione e realizzare l’anelato presidenzialismo”
Raffaello Binelli –
 
Carri armati, caccia F16, legge marziale, chiusura dei ponti sul Bosforo (a Istanbul), tv di Stato occupata, social media chiusi.
 
turk15
Avevano pensato a tutto i golpisti che hanno tentato di disarcionare Erdogan e il governo turco. Del resto non era una novità per la Turchia moderna fondata da Ataturk, dove l’esercito ha sempre giocato un ruolo decisivo nella “difesa armata” della democrazia e dello stato laico. Il golpe, però, è andato male. Il governo e il presidente sono riusciti a riprendere il controllo della situazione, arrestando oltre 1500 militari e rimuovendo dal loro incarico 5 generali e 29 colonnelli. Il grande regista dell’operazione pare sia stato l’ufficiale Muharrem Kose. Come riporta l’agenzia turca Anadolu, era stato rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco.
 
Ma un golpe apparentemente così bene organizzato può fallire dopo poche ore, come se nulla fosse? O meglio, come se fosse un bluff? Ad avanzare il sospetto è Deniz Baykal, ex segretario del partito repubblicano Chp e personaggio di spicco della politica turca, uno dei membri più anziani del parlamento di Ankara. Via Twitter ha lanciato una pesante accusa nei confronti di Erdogan, accusandolo senza mezzi termini di aver organizzato il tentativo di golpe per poter realizzare la riforma della costituzione e attuare il tanto anelato presidenzialismo. Secondo Baykal, infatti, il tentativo di colpo di stato sarebbe il mezzo con cui il presidente vuole ampliare le proprie competenze e acquisire così poteri esecutivi.
 

Erdogan salvato dai suoi amici statunitensi

LUGLIO 16, 2016
Il fratello musulmano Erdogan salvato dal fratello Barack Hussein Obama.
Lilia Ben Rejeb, Tunisie Secret16 luglio 2016
 
I militari nazionalisti avrebbero posto fine alla dittatura dei Fratelli musulmani in Turchia, ma l’intervento dell’aviazione della NATO ha impedito il piano di salvezza dei kemalisti.
erdogan13
Nella notte del 15 e 16 luglio, il panico s’impadroniva di Istanbul e Ankara, dopo il tentativo di rovesciare il regime islamico guidato dai soldati nazionalisti, che avevano annunciato la presa del potere da parte dei militari in risposta all’alleanza tra Erdogan e i terroristi dello Stato islamico di cui ricicla il petrolio rubato in Iraq e Siria, e alla deriva dittatoriale del Fratello musulmano in giacca e cravatta. Molti turchi sono scesi in strada per esprimere la soddisfazione per sbarazzarsi del tiranno, mentre la lotta infuriava tra i militari nazionalisti-kemalisti e i lealisti dei Fratelli musulmani. Dopo 18 ore di confronto ed incertezza, il colpo di scena si è avuto con l’intervento dell’aviazione della NATO che ha bombardato le posizioni dei ribelli nazionalisti. Almeno 100 persone, tra cui 17 poliziotti ad Ankara, sono stati uccisi durante gli scontri. Colpi di armi da fuoco da elicotteri erano stati segnalati e delle bombe avevano colpito il Parlamento. Spari ed esplosioni furono sentiti nella capitale Ankara per tutta la notte, mentre le grandi arterie di Istanbul e i ponti sul Bosforo erano stati bloccati dai militari nazionalisti.
1563 soldati sono stati arrestati in relazione al tentativo di rovesciare il regime islamico. Inoltre, 5 generali e 29 colonnelli sono stati dimessi. Il capo dell’esercito, preso in ostaggio, fu liberato dai ribelli nazionalisti e portato in un luogo sicuro, una vecchia base turca.
Rassicurato dai suoi amici statunitensi, Recep Tayyip Erdogan, che era in vacanza, atterrava ad Istanbul poco prima dell’alba dicendo che il governo aveva il controllo della situazione. Secondo fonti informate, Rashid Ghanuchi e compari non hanno dormito per tutta la notte, la caduta del regime islamico turco significava la propria fine in Tunisia, dove presero il controllo nel 2011 grazie a Turchia, Qatar e Stati Uniti Uniti. Il macellaio di Istanbul si sentiva minacciato da cui l’ultimo tentativo con l’offensiva del fascino nei confronti di Israele e di Putin e il tentativo di riconciliarsi con l’Egitto, a cui il Presidente Abdalfatah al-Sisi non ha risposto. Il rovesciamento del regime islamista piazzato dagli statunitensi in Turchia quasi quindici anni fa è fallito. Ma il Fratello musulmano Erdogan è senza dubbio indebolito e i suoi giorni a capo della Turchia sono contati… come quelli del terrorista “moderato” Rashei Ghanuchi!
turk11
turk12
turk13
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

RWANDA/ LES PRISONNIERS POLITIQUES DU DICTATEUR KAGAME

DICTATURE RWANDAISE :

ET SI L’ON PARLAIT DES PRISONNIERS POLITIQUES AU RWANDA ?

 PANAFRICOM/ 2016 07 15/

http://www.panafricom-tv.com/

https://www.facebook.com/panafricom/

Le 27e Sommet de l’UA à Kigali est l’occasion d’une grande opération de communication et de récupération par le dictateur rwandais Kagamé : exhibitions avec des vedettes de l’ONU et des médias de l’OTAN, beaux discours sur les droits de l’homme …

Mais la réalité est toute autre : prisonniers politiques, répression dure, journalistes expulsés. Sans oublier la déstabilisation de la RDC et du Rwanda en y exportant des groupes terroristes armés (ce sont les rapports de l’ONU et même du State Department, le mentor US du dictateur, lassé de ses outrances, qui le disent).

Les rois du médiamensonge contre Luc Michel (Panafricom), les Sorös’ Boys et autre Kagame’ Jugend de Bruxelles et Paris, les pro alimentaires des droits de l’Homme (occidental) sont bien muets à ce sujet.

13237792_812491625551924_6724733665759175123_n

KIZITO MIHIGO, LE POETE EMPRISONNE PAR LE DICTATEUR KAGAME !

Parmi ces prisonniers politiques un poète KIZITO MIHIGO, embastillé par le dictateur pour un poème qui lui a déplu. Kagamé prend ainsi place dans la liste sinistre des dictateurs qui ont peur des poètes avec le chilien Pinochet qui craignait le talent du grand Pablo Neruda ou le roi du moyen-âgeux Bahrein.

Au moment où le 27e Sommet de l’UA chante les droits de l’homme à Kigali, cela fait plutôt désordre. Vous avez-dit imposture ?

LIBEREZ LES PRISONNIERS ¨POLITIQUES RWANDAIS !

LIBERTE POUR LE POETE KIZITO MIHIGO !!!

PANAFRICOM

http://www.panafricom-tv.com/

https://www.facebook.com/panafricom/

GEOPOLITIQUE DE LA GRANDE-TURQUIE NEO-OTTOMANE D’ERDOGAN

# EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/ LE GRAND JEU (1) : LA ‘GRANDE-TURQUIE’ D’ERDOGAN

“ LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE”, la nouvelle série d’émission de Luc MICHEL …

Conception et direction Luc MICHEL /

Images EODE-TV – RT – TVNET – COK – Syria Tube /

Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Montage Ibrahim Kamgue/ Réalisation Romain Mbomnda/

Recherche documentaire Yannis Vz /

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media

# LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE:

LA « GRANDE-TURQUIE » D’ERDOGAN

Emission complète sur : https://vimeo.com/109011138 

Bienvenue pour cette première édition d’une nouvelle série d’émission : LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE, produites avec Luc MICHEL, le correspondant international d’AFRIQUE MEDIA et le patron d’EODE-TV, qui apportera son expertise à l’émission. Et nous dévoilera le dessous des cartes de la géopolitique mondiale et des idéologies qui mènent le monde. Avec sa vision transnationale ouverte sur les dimensions continentales, Luc MICHEL nous donnera les clés des géopolitiques rivales vues de Moscou, Washington, Bruxelles ou encore Pékin …

Pour cette première émission, notre expert, le géopoliticien Luc MICHEL, décrypte la « Grande-Turquie » de Recep Erdogan et ses rêves néo-ottomans. Il analyse aussi la place de la Turquie dans les visions géopolitiques de l’Union Européenne et dans les projets de remodelage du « Grand Moyen-Orient » mis en œuvre par Washington.

Luc MICHEL répond notamment aux questions suivantes :

* LA GEOPOLITIQUE D’ERDOGAN ET DE L’AKP

Que penser du grand sujet d’actualité géopolitique du moment, le fameux « plan Erdogan » pour la Syrie ? Dans quelle perspectives géopolitiques s’insére-t-il ?

Qu’est qui expliquerait le rôle surdimensionné de la Belgique dans les réseaux terroristes islamistes et le djihadisme ?

Quelles sont les options géopolitiques qui s’offrent à Erdogan ?

Quel est le rôle de la géopolitique des USA dans tout cela ?

La crise actuelle au Levant, quel rôle y joue la Turquie d’Erdogan ?

Le fameux « plan Erdogan », quels sont ses buts et ses grandes lignes ?

* LE RÉGIME AUTORITAIRE DE RECEP ERDOGAN

Comment s’est-il instauré ?

A quelles forces politiques s’oppose-t-il ?

Et les conséquences de cet autoritarisme ? Comment la société turque a-t-elle accepté cela ?

Erdogan s’est finalement retourné contre ses alliés islamistes. Pourquoi ce revirement ?

Deux Turquie s’opposent-elles, celle qu’a bâtie Attaturk et celle que veut imposer Erdogan ?

* LE DJIHADISME ET LES RESPONSABILITES TURQUES

Et la question du terrorisme, que vous préférez appeler « djihadisme » ? Quelle sont les responsabilités d’Erdogan et de son régime dans ce dossier sanglant ?

Comment se sont constituées les filières de combattants djihadistes ?

* LES ALLIES D’ERDOGAN

Qui sont les partenaires de la Turquie d’Erdogan ?

Vous placez Israël dans ceux-ci alors que celui-ci a pourtant une réputation d’antisionisme proclamé, et même d’antisémitisme affirmé. Merci de nous précisez votre analyse ?

Et le dossier des Missiles Patriotes installés en Turquie ? Faut-il l’envisager dans cette perspective de l’alliance occulte avec Tel-AviV ?

La clé pour comprendre l’émergence d’Erdogan et ses rêves grandioses de renaissance ottomane : c’est évidemment les rapports entre la Turquie et l’Union Européenne ?

Pourquoi la Turquie persiste dans son rêve européen ?

A bientôt sur AFRIQUE MEDIA et EODE-TV, l’Axe Eurasie-Afrique des Médias, pour une nouvelle émission du GRAND JEU, qui vous conduira à nouveau AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE …

EODE Press Office / 2014 10 11 /

________________________

www.afriquemedia.tv

EODE T-V on Vimeo: https://vimeo.com/eodetv