Binario unico e altre ossessioni: i treni fanno impazzire la politica

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Dopo l’incidente in Puglia, tutti chiedono più investimenti sulle ferrovie, anche sperdute, par garantire servizi e sicurezza. Ma non è detto che la risposta a questi bisogni viaggi su rotaia
Binario unico e altre ossessioni: i treni fanno impazzire la politica
di  | 20 luglio 2016

Le ferrovie sono un servizio sociale? Nessun specifico modo di trasporto lo è. Lo è al più la mobilità, e solo quella delle categorie più deboli. Ma solo se si privilegia questo servizio sociale rispetto ad altri: l’acqua, la casa, la cultura, l’elettricità, il lavoro stesso.

Quasi tutto può essere servizio sociale, si sceglie democraticamente e finché ci sono risorse pubbliche sufficienti. La mobilità è un bisogno derivato, non primario. Ma assumiamo pure che la collettività italiana abbia deciso di privilegiare la mobilità (molti Paesi hanno preso decisioni diverse): privilegiare il modo ferroviario parrebbe una pessima scelta.

Al pari del trasporto aereo, quello su rotaia non può essere capillare. Occorre di solito un altro mezzo motorizzato per andare in stazione, e questo aumenta i costi e i disagi, e spesso anche il tempo di viaggio fino al punto da “mangiarsi” i vantaggi della sua maggior velocità. Ma soprattutto presenta forti “economie di scala”, cioè ha bisogno di moltissima domanda, concentrata nello spazio (molta gente deve voler andare da una città all’altra, per riempire di treni la linea ferroviaria) e nel tempo (ci devono voler andare alla stessa ora, per riempire i singoli treni, che possono portare quanto circa dieci autobus). Una linea ferroviaria con pochi treni al giorno, e mezzi vuoti, costa, per ogni passeggero trasportato, uno sproposito, molto più di un buon servizio di autobus.

Ma gli autobus non inquinano di più? Quelli moderni per passeggero trasportato inquinano pochissimo. Solo a volte il treno ci mette meno tempo del bus. Perché il treno, essendo meno capillare delle strade, richiede di cambiar mezzo. E sulle distanze più lunghe spesso l’aereo è più veloce del treno, e non costa nulla allo Stato.

Veniamo ora ai servizi ferroviari del Mezzogiorno, oggetto in questi giorni di una campagna di stampa, dopo la tragedia pugliese. Per le lunghe distanze (tra Mezzogiorno e il Nord, ma anche tra il Mezzogiorno e Roma), l’aereo è spesso vincente, per tempi e per costi complessivi (il treno richiede costose infrastrutture). Non c’è abbastanza domanda concentrata, come sulla tratta Milano-Roma, per giustificare una linea di alta velocità, che, con una capacità di 300 treni al giorno, ha bisogno di averne almeno 100 per non essere uno spreco folle di risorse pubbliche (come lo sono le tratte Milano-Torino e Roma-Napoli. Bastava velocizzarle, ed era possibile con un decimo dei costi).

Veniamo ora ai servizi ferroviari locali del Mezzogiorno. La gran parte dei treni viaggiano semi-vuoti, nonostante siano talmente sussidiati da avere le tariffe più basse d’Europa. Molti sono poco usati perché esistono servizi di autobus paralleli o migliori, o perché l’automobile privata risulta insostituibile, nonostante sia molto tassata, a causa della dispersione degli insediamenti (questo accade anche al Nord). Poi ovviamente, come ovunque nel mondo, alcuni servizi sono sovraccarichi nelle ore di punta. Aumentare mezzi e personale nelle ore di punta per i servizi ferroviari costa complessivamente molto caro: un treno costa come dieci autobus, e nelle ore non di punta sarebbe terribilmente sottoutilizzato.

Le linee locali al Sud sono a binario unico: lo sono, con limitate eccezioni, ovunque nel mondo, compreso in Svizzera e nel Nord Italia. Una linea a binario unico serve senza problemi 80 treni al giorno, e anche di più con sistemi di blocco avanzati. Sulla linea dell’incidente viaggiavano circa 60 treni al giorno.

Su questa questione in tv e sulla stampa, se ne son lette di tutti i colori, portando acqua al mulino alla non disinteressata campagna dei “raddoppi ovunque”. La decisione di raddoppiare questa linea appare dal punto di vista tecnico, economico e di sicurezza del tutto ingiustificata (ci sono stati incidenti molto gravi in Europa anche su linee a quattro binari, e perfino su quelle di alta velocità).

Dove servono davvero i servizi ferroviari locali a semplice o doppio binario? Dove c’è una utilizzazione del servizio che le giustifichi, e in particolare nelle linee di accesso alle grandi aree urbane e metropolitane, dove sono essenziali per ridurre la congestione, E linee ben utilizzate da treni carichi costano anche molto poco alle casse pubbliche, e giovano all’ambiente. Dove la domanda non potrà mai essere sufficiente (occorrono serie analisi caso per caso, ma diciamo 40 treni carichi al giorno per una linea a semplice binario), si possono fornire eccellenti servizi pubblici con costi inferiori. E occorre farlo, perché ogni euro pubblico sprecato significa un euro pubblico in meno per servizi pubblici di trasporto migliori e più utili. Sempre se si decide di considerare il trasporto pubblico una priorità sociale prima di altre, scelta discutibile. Ma le varie corporazioni premono e hanno molta voce in Parlamento.

…È UN MANOVALE DEL PARTITO! La politica vista dai SiTav

Claudio Giorno
20 luglio alle ore 15:00
Trovo che leggere le intercettazioni dei SiTav del “TAV3°valico” è più illuminante che studiare le dinamiche di voto di Ilvio Diamanti. Si capisce meglio da qui perché certi partiti non siano più in grado di “garantire” i procacciatori di tessere e voti (e perdano il consenso prezzolato di cui hanno sin qui goduto) che da una articolata analisi dei flussi elettorali… Ecco- da il fatto Quotidiano on line di oggi – una delle conversazioni che i PM di Reggio Calabria hanno usato per definire l’inchiesta ALCHEMIA:
“Per quanto riguarda l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel movimento ‘Sì Tav’ è illuminante la conversazione di Orlando Sofio con il nipote Francesco Sofio, “consigliere comunale di Novi Ligure”. Un’intercettazione in cui Orlando si lamenta con lo zio del poco sostegno avuto.
Orlando Sofio: “GUARDA CHE STO FACENDO UN MOVIMENTO: SÌ TAV!”. Francesco Sofio: “L’ho letto, lo so!”. O S: “e lo sto facendo… c’è Libero di mezzo!”. F S: “Pica?”. O S: “uhm, con la (…)… tutta quella gente lì!”. F S: “ma sti pezzi di merda a me non mi danno neanche una mano!”. O S: “la… (…)”. F S: “vaffanculo, tu che eri con Libero porca puttana… non mi danno una mano in niente!”. O S: “Si ma mi sto… mi sto rendendo conto che Libero…” F S: “eh, parla, parla…”. O S: “Tante parole ma pochi fatti! Adesso l’ho messo alla prova di nuovo, ma contemporaneamente ho preso i contatti diretti io, perché non fa niente, lì ho presi tramite altre persone…”. F S: “Andiamo per i cazzi nostri e dove tira buon vento andiamo, vaffanculo!… non conta un cazzo Libero. LIBERO È UN MANOVALE DEL PARTITO!” O S: “Io lo sai dove vado adesso? Nell’ufficio qui… questo è un carissimo amico, di un amico mio di Tortona e mi ha fissato l’appuntamento lui, poi una volta che riesco ad entrare chiamo Libero e gli dice ma che cazzo di merda sei?”. F S: “e vedi! Che vuoi che ti dico, sindaco pezzo di merda di Tortona”. O S: “Balossino (o simile)”. F S: “No Balossino, Berruti”. O S: “Ah Berruti”. F S: “Berruti mi ha detto che lo chiamo quando voglio,GLI HO DATO I VOTI, ci sono andato una volta e neanche mi ha ricevuto ma vaffanculo va! Questi qua sono così Orlando fino a che… poi quando ci hanno i voti mica tornano! Comunque cambiano le cose, perché la gente si sta rompendo i coglioni”. O S: “Non si stanno, si sono rotti!”. F S: “I coglioni!, io sono andato al Comune, ho parlato con gli impiegati, non li vota più nessuno, né da una parte né dall’altra gente giovane!”.
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Lucio Mugolino, autore dell’articolo che si può trovare al link http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/19/ndrangheta-lintercettazione-guarda-che-sto-facendo-un-movimento-si-tav/2918814/ aggiunge: Ritornando ai lavori del ‘Terzo valico’, nelle oltre 1800 pagine di ordinanza il gip Bennato spiega come “era chiaro che ‘entrare’ nei lavori dell’alta velocità ferroviaria significava permettere alle imprese, ai mezzi e agli operai di Carmelo Gullace e del sodale Giovanni Raso, detto ‘Rocco’, di operare direttamente o per interposta persona, all’interno dei cantieri. Era evidente quanto fosse alto il pericolo di infiltrazione della cosca nei grandi appalti e le enormi capacità degli appartenenti alla stessa in grado di utilizzare mezzi e società facenti capo ad altre persone e a loro non riconducibili per ottenere i lavori non altrimenti eseguibili”.
Considerazioni cui mi permetto di aggiungere che i nomi che emergono di aziende (più che di persone, la cui infedeltà sarà oggetto – è presumibile – degli approfondimenti processuali) che sono familiari un po’ a tutte le latitudini quando parliamo di “Grandi Opere”:Ieri – in precedenti articoli – abbiamo letto di Coopsette; in questo caso emerge quello della ITINERA del Gruppo Gavio (peraltro conclamato sociofondatore del consorzio Cociv per la promozione prima e la realizzazione poi del “TAV3°valico”). E’ nella ambiguità sintetizzata candidamente dal fu-ministro delle Grandiopere berlusconiane Pietrolunardi “CON LA MAFIA BISOGNA CONVIVERE” che va cercata la filosofia e i suoi teorici (infiltrati in posti chiave in tutti i partiti) che hanno reso così permeabile la politica, così spregiudicate le imprese (Lunardi era ed è un impresario prima che un politico), così difficile “separare il grano dal loglio” (le opere utili da quelle inutili) e soprattutto hanno determinato l’esplosione dei costi di qualunque opera pubblica venga promossa nel nostro disgraziato paese. Una esplosione dovuta al cumulo perverso di intermediazioni parassitarie rese endemiche (il famigerato “General Contractor”), tangenti (legalizzate e non) onnipresenti, concorrenza soffocata dai cartelli e dall’abuso sistematico del subappalto (che è anche e soprattutto il veicolo attraverso il quale entra pesantemente in gioco la fauna degli “intermediari” come scrivono i giudici delle indagini preliminari di Reggio Calabria. (Ma come scrissero “persino” quelli di Torino che si sono dovuti occupare dell’inchiesta San Michele)! Una fauna che pascola a scavalco tra criminalità comune, politica e imprese (specialmente le più dequalificate ma anche le più “strategiche” di queste ultime: quelle ideali per le gestioni più “sporche” come il “movimento terra). Una fauna che gode di libero accesso nelle Società blasonate e in ogni genere di cantieri! Come abbiamo visto, persino in quelli definiti di interesse strategico militare e sorvegliati h24 dallo stato centrale attraverso i prefetti, e dall’esercito(!) oltre che dalla forze dell’ordine civili e militari! 

‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Guarda che sto facendo un movimento Sì Tav”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/19/ndrangheta-lintercettazione-guarda-che-sto-facendo-un-movimento-si-tav/2918814/

‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Guarda che sto facendo un movimento Sì Tav”

Mafie Export

Aziende legata alla cosca Gullace nei lavori per il Terzo valico dell’Alta velocità. E il progetto di contrastare il movimento “No Tav” grazie, fra l’altro, ai rapporti con un consigliere comunale Pdl di Novi Ligure. E grazie ad altri appoggi politici locali: “Gli ho dato i voti e non mi ha ricevuto, ma vaffanculo”

di  | 19 luglio 2016
Un movimento “Sì Tav” con dietro la ‘ndrangheta e, in particolare, la cosca Raso-Gullace-Albanese originaria diCittanova (Reggio Calabria) ma da anni operante inLiguria. Confermando quanto detto in conferenza stampa dal procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho su come le cosche hanno inquinato i lavori del “terzo valico”, l’aggiunto Gaetano Paci non ha fatto giri di parole e l’ha definita una “strategia mediatica raffinata”. “Dalle intercettazioni – ha affermato il magistrato – rileviamo l’interesse degli imprenditori prestanome della cosca a sostenere finanziariamente il movimento ‘Si Tav’ per creare nell’opinione pubblica un orientamento favorevole per quell’opera”.

Stando alle carte dell’inchiesta, infatti, in Liguria e in Piemonte è stata accertata  l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura “Terzo valico dei Giovi” che ancora è in fase di costruzione. “Sfruttando il difficile inizio dei lavori, ostacolato dalle iniziative intraprese dal comitato No Tav per il Terzo Valico, oltre che dai ricorsi alla giustizia amministrativa contro i provvedimenti di esproprio dei terreni interessati dai costituendi cantieri, – scrive il gip Barbara Bennato nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 42 persone – Sofio Orlando (uomo di fiducia del boss Carmelo Gullace, ndr), oltre a impegnarsi ‘politicamente’ per infiltrarsi nei lavori relativi all’infrastruttura, si è schierato a favore del movimento Sì Tav per accelerare l’inizio dei lavori”.

Un obiettivo che l’uomo del clan  voleva raggiungere “attraversoLibero Pica, consigliere comunale Pdl di Novi Ligure nonché dipendente della ditta ‘Itinera spa’, sedente a Tortona, operante nel settore dell’edilizia industriale e stradale, con numerose partecipazioni in altre aziende, collegata al consorzio Co.Ci.V. general contractor per la costruzione del Terzo Valico”. “Numerosi – spiega il gip che ha accolto la richiesta di arresto firmata dai pm Gaetano Paci, Roberto Di Palma e Giulia Pantano – sono stati i contatti telefonici registrati tra Sofio Orlando e Pica Libero finalizzati a fare ottenere alle aziende mafiose lavori in subappalto”.

Ne parla lo stesso Sofio durante una conversazione con un altro indagato, Michele Albanese, al quale l’uomo dei Gullace “spiegava – è scritto sempre nell’ordinanza – la natura dei rapporti con Libero Pica e i progetti relativi all’esecuzione di alcuni appalti per la realizzazione del ‘Terzo Valico’. Precisamente affermava di poter ricevere dei lavori in subappalto dalla ditta per cui lavorava Pica, la ‘Itinera Spa’, che aveva già acquisito gli appalti sui lotti interessati dal percorso dell’infrastruttura di interesse nazionale. Spiegava che Pica gli aveva garantito la possibilità di ricevere lavori con percentuale prossima alla certezza, manifestando quindi una certa sicurezza relativamente all’assegnazione di una parte dei lavori necessari alla realizzazione.

Pica non era, però, l’unico contatto di Sofio, indicato come rappresentante della cosca nella provincia di Biella, per mettere le mani sul “Terzo Valico”. C’è anche “Raso Giovanni, fratellastro di Raso Diego, amministratore unico della ‘New Edil srl’”. “Io gli dissi se mi vuoi dare una mano se no vaffanculo è meridionale, non è mica di qua, è una vita che lo conosco. – è una delle frasi pronunciate da Sofio mentre relaziona sulle trattative intraprese con Pica – È una vita che lo conosco, solo che lui non cercò mai niente a noi.  Io sto sperando per sto ‘Terzo Valico’, quando ci dissi che mi devi dare il lavoro, io mi prendo carico di tutti i camion che ho nella cava di Nino… li buttiamo dentro… e poi giusto?”.

Per quanto riguarda l’infiltrazione della ‘ndrangheta nel movimento ‘Sì Tav’ è illuminante la conversazione di Orlando Sofio con il nipote Francesco Sofio, “consigliere comunale di Novi Ligure”. Un’intercettazione in cui Orlando si lamenta con lo zio del poco sostegno avuto da Pica.

Orlando Sofio: “Guarda che sto facendo un movimento: Sì Tav!”.
Francesco Sofio: “L’ho letto, lo so!”.
Orlando Sofio: “e lo sto facendo… c’è Libero di mezzo!”.
Francesco Sofio: “Pica?”.
Orlando Sofio: “uhm, con la Cavallera… tutta quella gente lì!”.
Francesco Sofio: “ma sti pezzi di merda a me non mi danno neanche una mano!”.
Orlando Sofio: “la… Repetto”.
Francesco Sofio: “vaffanculo, tu che eri con Libero porca puttana… non mi danno una mano in niente!”.
Orlando Sofio: “Si ma mi sto… mi sto rendendo conto che Libero…”
Francesco Sofio: “eh, parla, parla…”.
Orlando Sofio: “Tante parole ma pochi fatti! Adesso l’ho messo alla prova di nuovo, ma contemporaneamente ho preso i contatti diretti io, perché non fa niente, lì ho presi tramite altre persone…”.
Francesco Sofio: “Andiamo per i cazzi nostri e dove tira buon vento andiamo, vaffanculo!… non conta un cazzo Libero. Libero è un manovale del partito!”
Orlando Sofio: “Io lo sai dove vado adesso? Nell’ufficio qui… questo è un carissimo amico, di un amico mio di Tortona e mi ha fissato l’appuntamento lui, poi una volta che riesco ad entrare chiamo Libero e gli dice ma che cazzo di merda sei?”.
Francesco Sofio: “e vedi! Che vuoi che ti dico, sindaco pezzo di merda di Tortona”.
Orlando Sofio: “Balossino (o simile)”.
Francesco Sofio: “No Balossino, Berruti”.
Orando Sofio: “Ah Berruti”.
Francesco Sofio: “Berruti mi ha detto che lo chiamo quando voglio,gli ho dato i voti, ci sono andato una volta e neanche mi ha ricevuto ma vaffanculo va! Questi qua sono così Orlando fino a che… poi quando ci hanno i voti mica tornano! Comunque cambiano le cose, perché la gente si sta rompendo i coglioni”.
Orlando Sofio: “Non si stanno, si sono rotti!”.
Francesco Sofio: “I coglioni!, io sono andato al Comune, ho parlato con gli impiegati, non li vota più nessuno, né da una parte né dall’altra gente giovane!”.

Ritornando ai lavori del ‘Terzo valico’, nelle oltre 1800 pagine di ordinanza il gip Bennato spiega come “era chiaro che ‘entrare’ nei lavori dell’alta velocità ferroviaria significava permettere alle imprese, ai mezzi e agli operai di Carmelo Gullace e del sodale Giovanni Raso, detto ‘Rocco’, di operare direttamente o per interposta persona, all’interno dei cantieri. Era evidente quanto fosse alto il pericolo di infiltrazione della cosca nei grandi appalti e le enormi capacità degli appartenenti alla stessa in grado di utilizzare mezzi e società facenti capo ad altre persone e a loro non riconducibili per ottenere i lavori non altrimenti eseguibili”.

d | 19 luglio 2016

Communiqué de presse du Parti de Gauche – M Valls / Lyon Turin / 21 juillet

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COMMUNIQUÉ DE PRESSE

Lyon, le 20 juillet 2016

Inauguration du tunnelier pour la ligne Lyon-Turin le 21 juillet 2016.
Service public de transport ou LGV ?
Respect des engagements COP21 ou pollution dans les vallées
alpines ?

En accord avec de précédents avis de la Cour des Comptes, de l’Inspection Générale des Finances, du Conseil d’Etat, et du Conseil Général des Ponts et Chaussées, nous contestons le projet de Nouvelle Ligne Ferroviaire Lyon-Turin dont le financement n’est pas assuré, dont la fréquentation sera réservée à une minorité de voyageurs fortunés et qui ne sera pas mise en service avant une vingtaine voire une trentaine d’années.
Nous condamnons l’obstination du gouvernement français à financer ce projet qui entre en pleine contradiction avec les engagements pris lors de la COP21, obstination concrétisée par l’inauguration du tunnelier par Manuel Valls le 21 juillet à Saint Martin la Porte (73).
Parce que nous exigeons un service public de transport de qualité, et l’amélioration des dessertes ferroviaires en TER sur les lignes Lyon-Chambéry et Lyon-Grenoble, parce que nous exigeons que le transport de marchandises entre la France et l’Italie se fasse par train et pas par camion afin de limiter la pollution dans les vallées alpines, parce que nous défendons l’idée d’un aménagement du territoire respectueux de l’environnement, des équilibres hydrologiques et des terres agricoles, parce que nous souhaitons maintenir des conditions d’emploi décentes dans ces vallées, nous exigeons que l’argent public soit utilisé pour doubler les voies de chemin de fer entre Saint André le Gaz et Chambéry, et entre Aix les Bains et Annecy, et pour permettre le chargement des marchandises et des camions sur les trains sur la ligne existante du tunnel du Mont-Cenis dès la gare d’Ambérieu afin de favoriser le fret ferroviaire et le ferroutage, et nous condamnons le choix d’entreprises faisant appel à des travailleurs détachés soumis à des régimes sociaux défavorables.
A Lyon, le 20 juillet 2016.
Le Parti de Gauche du Rhône.

Communiqué PG Lyon Turin : une inauguration médiatique pour oublier la réalité / 21 juillet

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Lyon-Turin : une inauguration médiatique pour oublier la réalité

Mathieu Agostini, Secrétaire National aux Transports et à l’aménagement du territoire Corinne Morel Darleux, Secrétaire Nationale à l’Ecosocialisme et Conseillère Régionale Auvergne-Rhône-Alpes Laurence Pache, Secrétaire Nationale aux Services Publics

Demain, 21 juillet, le Premier Ministre viendra inaugurer le chantier de reconnaissance d’un tunnel du Lyon-Turin. Ce projet pharaonique a déjà démontré à quel point il se révélait absurde, inutile et imposé.
Absurde car, le financement de son coût de 30 milliards d’euros n’est absolument pas garanti ce qui a amené les services de l’Etat à analyser la faillite programmé du projet.
Inutile car toutes les prévisions objectives ont démontré qu’il n’aurait pas d’influence sur le report des marchandises entre la route et le rail contrairement à d’autres projets alternatifs comme celui proposé par le Parti de Gauche ou les opposants.
Imposé car le gouvernement poursuit les travaux du Lyon Turin contre l’avis de la population, regroupée autour du collectif d’opposants dont nous saluons à nouveau le travail, mais également contre les avis des services de l’Etat : Cour des Comptes, Inspection Générale des Finances, Conseil Général des Ponts et Chaussées etc.
Déjà les associations environnementales dénoncent les tentatives de récupération médiatique tentées par le Premier Ministre. Mais demain nous n’oublierons pas la question qui revient sans cesse : quelles autres raisons que les conflits d’intérêts et les liens opaques avec les milieux d’affaires qui émaillent le projet de Lyon-Turin justifient encore l’acharnement à le lancer ?

Communiqué de presse Lyon Turin Coordination des opposants / M Valls / 21 juillet

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Un tunnelier qui creuse la dette publique et tarit les financements
nécessaires à la sécurité du réseau ferroviaire français

Communiqué du 20 juillet 2016

Face à l’acte terroriste de Nice, la coordination exprime sa plus vive émotion et présente ses sincères condoléances aux familles des victimes innocentes.
Le premier ministre, Monsieur Valls, sera le 21 juillet en Maurienne pour inaugurer le tunnelier qui devrait creuser une galerie de reconnaissance du Projet Lyon Turin ferroviaire. Il propose à cette occasion de célébrer :
– un équipement fabriqué par une entreprise chinoise qui ne paie pas d’impôts comme le prouve son bilan déposé au greffe.

http://lyonturin.eu/documents/docs/BILAN%20NFM%20TECHNOLOGIES%202014.pdf

– une infrastructure inutile comme l’ont démontré le Conseil Général des Ponts et Chaussées, l’Inspection Générale des Finances, la Cour des Comptes, la coordination des opposants au projet Lyon Turin et comme le soulignent de nombreux élus et associations. http://lyonturin.eu/analyses/docs/Ils_ont_dit_lyon_turin.pdf

– un gâchis environnemental avec l’autorisation de destruction des espèces protégées, le tarissement des sources et des massifs. 
Les partisans déclarent, le dos au mur, que ce projet est un PARI! Un PARI démesuré à 30 Milliards d’euros pour lequel le premier euro de financement en France n’est toujours pas disponible, un projet qui viole donc la définition de l’utilité publique édictée par le Conseil d’Etat dans sa décision Poitiers-Limoges.
La faillite de la liaison Perpignan-Figueras pour un coût six fois moins élevé que le Lyon-Turin (25 millions d’euros/km contre 150 millions d’euros/km) démontre l’exactitude des analyses des hautes administrations sur la faillite inéluctable du Lyon-Turin. Il est urgent d’arrêter cette gabegie d’argent public, ce qui n’hypothèque en rien l’avenir puisque les études seront conservées.
Le dossier Lyon-Turin a été justifié par le mensonge et l’interdiction du débat public avec sa cohorte de conflits d’intérêts comme l’a montré le reportage de France 3:  http://lyonturin.eu/analyses/docs/3%C3%A9tapes.mp4

En juin, les habitants de Turin ont élu une nouvelle maire ouvertement opposée au projet, Chiara Appendino du Mouvement 5 étoiles. La majorité des électeurs du Piémont est opposée à ce projet.
Le Président de la SNCF, Guillaume Pepy, a déclaré : “Ce sera autant d’argent en moins pour moderniser le réseau ferroviaire existant”. Le Président de l’ARAFER, indique : “Ces projets donnent l’impression qu’on n’a pas une stratégie très claire au niveau de l’Etat …Tout cela me rend un peu inquiet pour l’avenir du réseau” et souhaite “que l’on soit un peu plus rationnel dans la façon d’aborder le ferroviaire”.
Le PARI environnemental est déjà perdu pour la vallée de La Maurienne. Les déblais seront évacués par 150 000 camions à proximité des villages avec un passage toutes les 2 minutes ainsi que la destruction d’espèces et espaces protégés.
Les opposants au Lyon Turin opposent des solutions concrètes avec effet immédiat. Ils exigent que la ligne existante soit utilisée à partir d’Ambérieu-en-Bugey et ont démontré qu’il est possible d’absorber par le rail 75 % des marchandises qui circulent sur la route entre la France et l’Italie. Ils travaillent chaque jour pour le report des marchandises de la route vers le rail, la protection des espaces naturels et des riverains, (notamment du lac du Bourget) et ne se contentent pas de déclarations stériles. Les partisans sont eux des marchands d’illusions avec l’argent public et leur communication sans apporter leur garantie personnelle.
Contact Coordination des Opposants au projet “Lyon-Turin” :
Daniel IBANEZ 06 07 74 10 17 contact@lyonturin.eu / Jean-Paul RICHARD 06 15 72 57 19 jepari111@gmail.com

http://lyonturin.eu/

Immigrati, prezzo di listino: 10 mila euro per ogni rifugiato reinsediato

di Alessandro Di Marzio – 16/07/2016
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Fonte: L’intellettuale dissidente
Ecco l’ultima trovata dei burocrati di Bruxelles per gestire l’emergenza immigrazione: 10.000 euro per ogni profugo al Paese ospitante. Questa la proposta di qualche giorno fa della Commissione Europea. Evviva. Finalmente una soluzione a un problema come quello dell’immigrazione che affligge l’Europa (o meglio una parte di essa) ormai da anni.
 
C’è da aspettarsi dopo un’affermazione simile, in quest’estate segnata, dopo il referendum inglese, dal montare sempre crescente dell’euroscetticismo, un’improvvisa vampata di euroentusiasmo, una corsa ai rimborsi di Bruxelles anche dai più scontenti membri dell’Unione, che faranno a gara a chi ha più profughi per buscarsi i rimborsi UE. Cosa che prevedibilmente accadrà massicciamente soprattutto nel nostro Paese, per le solite ragioni geografiche e sociali che è inutile ripetere.
Dalla nostra parte abbiamo illustri precedenti di business dell’accoglienza criminali. Ricordiamo bene tutti la storia di Mafia Capitale, la cooperativa 29 giugno, e Salvatore Buzzi che al telefono sosteneva che con gli immigrati si guadagna più che con il traffico di droga. Cosa c’è da aspettarsi per il futuro se tale proposta dovesse divenire esecutiva? Una vera e propria gara all’ultimo rifugiato per accaparrarsi più ‘mazzette’ da 10 mila possibili e lucrare il massimo sulla pelle dei rifugiati, un proliferare di tantissimi Buzzi. Sulla pelle dei profughi si consumerà poi, come già si consuma, un disumano gioco al ribasso, teso a concedere loro lo stretto indispensabile per intascare la maggior quota possibile dei rimborsi europei. Eppure a sentire Avramopoulos, Commissario UE all’Immigrazione, questo provvedimento dovrebbe creare “un sistema di procedure d’asilo comuni”, e garantire “che tutti i richiedenti asilo siano trattati in modo appropriato”. C’è da chiedersi se un’affermazione simile sia stata fatta credendoci davvero oppure semplicemente in mala fede. Per l’intelligenza del signor Avramopuolos ci auguriamo la seconda.
E chi pensasse che per una volta tanto i soldi mangiati dal malaffare arrivano dall’Unione Europea e non dalle nostre tasche si sbaglia, giacché i soldi europei non sono un regalo, non piovono dal cielo, bensì soldi dei contribuenti, compresi quelli italiani. Dunque un’altra volta vedremo andare in fumo i nostri soldi, fagocitati da un sistema apparentemente solidale e accogliente, ma di fatto corrotto e criminale, come abbiamo visto con Mafia Capitale.
 
Senza contare, in via del tutto incidentale, che l’idea di assegnare un tot di soldi (tanti soldi, come abbiamo visto) a immigrato agli Stati che accolgono è mostruosa anche sotto il profilo umano: quello che sta notoriamente tanto a cuore ai nostri amici di Bruxelles, che nell’ansia di attirare sempre più manodopera a basso costo non si sono resi conto di questo risvolto. La proposta infatti puzza indicibilmente di mercimonio, di commercio di esseri umani. Una sorta di mercato degli schiavi del III millennio. Quanti ne vuoi, 100? Ecco, un milione di euro. Lei signore, solo 20? Va bene, 200.000.       Ci saranno anche i saldi di stagione, o i prezzi scontati a fine giornata come al mercato? In un’ottica ribaltata ovviamente, giacchè il saldo e lo sconto qui corrisponderebbero a un aumento del rimborso. Nella stessa ottica vedremo anche offerte del tipo prendi 1, ti paghiamo 2? Ma per i signori che ci comandano da nord questo è tutto normale. Hanno stabilito un prezzo, un valore per un essere umano. E poi ce la prendiamo con gli scafisti.

Difende la fidanzata: massacrato di botte da un magrebino e un polacco

ovviamente è razzismo parlare delle aggressioni subite da stranieri, sono aggressioni che non contano e chi ne parla è da censurare
 
Aggiunto da Redazione il 18 luglio 2016.
 
Trento, 18 lug – La sua ragazza viene insultata da degli sconosciuti, lui la difende e finisce in ospedale gravissimotrauma cranico. Anche lei finisce in ospedale con lievi ferite. Uno dei due aggressori è un pugile. Riconoscete la storia? Fermo dite? E invece no. E’ la storia di quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato in provincia di Trento, fuori da un locale.
Non ne avete sentito parlare? No? Probabilmente perché ad avere la peggio è stato Mario Aiello, un finanziere di 35 anni, che è in condizioni gravissime. Poche ore dopo i carabinieri rintracciano i due presunti aggressori (Omar Dhafer e Aleeddine Manai), attualmente in stato di fermo con l’accusa di di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. Dalla ricostruzione dei media pare che l’aggredito fosse intervenuto all’interno del locale per difendere la sua amica dagli apprezzamenti dei due. Lo scontro all’interno del locale è solo verbale, i due vengono allontanati dai buttafuori.
I due non si sanno per vinti, aspettano il 35enne fuori dal locale e appena si trova in un luogo abbastanza isolato scatta l’aggressione.
 
La storia è molto simile a quanto successo a Fermo ma ovviamente è diversa la gestione dei media. L’Adige, il principale giornale locale, nell’articolo uscito domenica mattina evita accuratamente di parlare dell’origine degli aggressori. Solo nell’articolo successivo, dopo commenti piuttosto feroci sui social Network sulla scelta di oscurare la provenienza, parla della nazionalità dei due e chiude con una postilla anonima “entrambi con precedenti“. Ci si ferma così. Non si scende nel dettaglio come si era fatto con Amedeo Mancini la cui vita è stata passata al setaccio nella speranza di trovare qualche dettaglio scomodo.
 
Potremmo scendere noi nel dettaglio. Aleeddine Manai, polacco, (e non Madai come riportato da alcuni giornali) è un pluripregiudicato con un presente da pugile. Ha all’attivo 33 incontri di pugilato con 29 vittorie.
Omar Dhafer, nord-africano, è pregiudicato per lesioni e ha a suo carico un ammonimento orale del Questore con divieto di avvicinamento alla madre, per averla più volte picchiata. Pare sia graduato in Muay Thai.
Ovviamente i giornali nazionali non hanno coperto la notizia e non risulta che la Boldrini sia in viaggio per portare solidarietà a Aiello, ancora ricoverato nel reparto di rianimazione.

Fantastico! Da Roma una notizia senza precedenti. Il reddito di cittadinanza potrebbe presto essere realtà.

soldi anche per gli indigenti italiani?? Oh santo cielo, ma è razzismo
 
di italia news · Pubblicato 20 luglio 2016 · Aggiornato 20 luglio 2016
 
 
Il piano del governo Raggi è su base biennale e dipenderà dalle casse del Campidoglio. De Vito: 300 euro al mese per cinquantamila romani oppure la stessa cifra ma estesa a 250.000 persone di famiglie in difficoltà.
 
Parte il progetto per il reddito comunale di cittadinanza. Il piano del governo Raggi è su base biennale e ovviamente è legato allo stato delle casse del Campidoglio. Già oggi l’incontro con il ex-commissario Francesco Paolo Tronca darà un quadro della situazione economica generale. Ma l’idea è quella di portare a regime il reddito di cittadinanza in due anni di amministrazione virtuosa. Già in Campidoglio gli assessorati competenti stanno facendo i primi calcoli, sono stati elaborati addirittura due piani di intervento per un doppio bacino di fruitori. Il primo è quello più stretto, forse con più garanzie di attuazione a medio termine: riguarda i 50mila romani che, per motivi di particolare indigenza o difficoltà economica, a fine 2018 avranno diritto all’assegno in base alle graduatorie, e prevede 300 euro al mese per dodici mesi, cioè 3600 euro all’anno per un totale di 180 milioni di intervento.
 
Il secondo ha invece un respiro più ampio, collegato ai margini del piano di rientro graduale dal debito del Comune: stesso quantitativo di euro mese/anno, 300, ma base quintuplicata, cioè le 250 mila famiglie romane con i requisiti per ottenere l’assegno dal Campidoglio, per un totale di 900 milioni di euro di intervento. Ovviamente si tratterebbe di una svolta, annunciata sì nel format di programma elettorale del Movimento 5 Stelle e già portata avanti in città cinquestelle come Livorno e Pomezia. Ma a cifre dieci volte inferiori rispetto a Roma, sia nel particolare che nel quadro generale: 300 euro al mese nella Capitale, 30 al mese nelle altre due città che hanno già messo in pratica il reddito di cittadinanza.
 
 «È una cosa prevista nel programma del Movimento 5 stelle, è chiaro deve essere poi valutata alla luce della situazione finanziati del comune, tenendo conto dei risparmi di spesa che si faranno via via, dell’aumento di alcune entrate che dovranno essere fatto – ha detto ieri il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito -. Compatibilmente con questo si può ipotizzare. Alcuni comuni lo hanno adottato, come Pomezia e Livorno. Presumo che non sia una cosa che possa essere fatta in tempi molto rapidi, man mano che si rimettono a posto i conti del comune si può pensare al reddito comunale di cittadinanza». Su modello già adottato in varie parti d’Europa, in accompagno all’assegno il Campidoglio potrebbe pure creare due supporti da fornire a chi ha bisogno: una social card comunale, per situazioni di indigenza difficilmente recuperabile, e una social card disoccupati destinata a chi vive una difficoltà temporanea collegata alla mancanza di lavoro.

CONFESSIONE CHOC: “Renzi e Nardella favoriscono una società in affari con Buzzi”

i moralmente superiori possono
di italia news · 20 luglio 2016
 
L’accusa arriva da Giovanni Donzelli, capogruppo di FdI in Regione Toscana:“La giunta di Firenze, prima con Renzi nel 2013 e fino a questi giorni con Nardella, nell’operazione per la realizzazione di un campeggio a Firenze sta agevolando una società coinvolta nei tentacoli di mafia capitale”
 
“L’amministrazione comunale di Firenze, prima con Renzi nel 2013 e fino a questi giorni con Nardella, nell’operazione per la realizzazione di un campeggio a Firenze sta agevolando una società coinvolta nei tentacoli di mafia capitale”.
 
È questa l’accusa lanciata stamane da Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Toscana, nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Comune di Firenze, insieme a Francesco Torselli, capogruppo di FdI al Comune di Firenze.
La società in questione è la Cardini Family Vannucchi Holding “il cui socio Giacomo Vannucchi risulta sotto indagine della Procura di Arezzo per la lottizzazione abusiva del campeggio Faboulus di Acilia: è amministratore unico della Roma Gestioni che gestisce il camping, di proprietà di Banca Etruria”, denuncia Donzelli. È lì che, secondo gli inquirenti, il consorzio Eriches 29 e Salvatore Buzzi, (boss delle cooperative incarcerato con Mafia Capitale) “avrebbero ottenuto senza gara – spiega Donzelli – la gestione di numerose casette mobili abusive per l’accoglienza di persone in emergenza abitativa”.
 
“Il Comune ha prima autorizzato nell’area in via Dalla Chiesa a Rovezzano aree di sosta temporanee, poi modificato il regolamento urbanistico trasformando, tra l’altro, quello che era un terreno agricolo, con 280 piante fra peschi e susini, in un’area edificabile – sottolinea Donzelli – nei giorni scorsi (il 6 luglio) è scaduto il termine per le osservazioni alla procedura di Valutazione di impatto ambientale”. La Figline Agriturismo Spa, con socio unico proprio la Cardini Vannucchi Family Holding, ha presentato i progetti in quanto società proprietaria dell’area. Il gestore del camping è, invece, il gruppo Elite Club Vacanze, di proprietà della stessa CV Family Holding, lo stesso che gestisce il Faboulus di Acilia e per il quale il Consiglio di Stato ha recentemente ordinato l’abbattimento di 142 casette mobili irregolari.
“A presentare i vari progetti per la Figline Agriturismo, tra l’altro, è l’architetto Renzo Funaro, padre dell’attuale assessore a welfare, accoglienza e casa del Comune di Firenze”, rivela Donzelli. Ma gli intrecci con la ‘cricca renziana’ non finiscono qui. “Vicepresidente della Etruria Leasing proprietaria del Faboulus di Acilia, inoltre, è stato – conclude Donzelli.-Lorenzo Rosi, sotto inchiesta per il crac di Banca Etruria e coinvolto in affari con i soci del papà del premier, Tiziano Renzi. Palazzo Vecchio spieghi il perché di questi legami e delle forzature che hanno ignorato criticità serie come il rischio idraulico dell’Arno e la presenza nelle vicinanze di una caserma tuttora in attività”.