Non mi chiuderete mai la bocca – non fate conto sulla NATO!

di Mateusz Piskorski – 14/07/2016
bocca
Fonte: Megachip
Avevamo segnalato a maggio il grave caso dell’arresto del politico polacco Mateusz Piskorskidestinatario di accuse assurde (che peraltro ha appreso solo in modo indiretto e non dall’autorità giudiziaria) e ad oggi ancora detenuto in un carcere di Varsavia, primo caso di prigioniero politico in Polonia da diversi decenni in qua. Lo scorso 7 luglio, Piskorski ha scritto dal carcere:
“Il mio arresto è uno dei minori fra i reati di chi lascia che la NATO dia inizio alla Terza Guerra Mondiale”.
Traduciamo qui di seguito la sua lettera-appello. Chi ha a cuore la salvaguardia delle nostre libertà in Europa e la denuncia dei pericoli di guerra deve conoscere questo caso.
Come voi tutti certamente saprete, io sono ancora detenuto nel carcere di via Rakowiecka a Varsavia. Stando a ciò che dicono i media, io sono stato presumibilmente accusato di spiare per conto della Russia, della Cina e addirittura dell’Iraq. Non ho alcun dubbio che qualsiasi persona intelligente sappia cosa pensare a proposito di simili accuse formulate in questo modo.
Non ho nessuna intenzione di lamentarmi né di brontolare del mio destino, e io so che un giorno la verità verrà a galla e i responsabili subiranno la loro meritata punizione. Il mio arresto, tuttavia, è uno dei minori fra i reati di chi ho in mente.
 
Ho in mente quelli che graziosamente ci governano con uno pseudo-patriottismo che ha impunitamente permesso la presenza di truppe straniere sul suolo polacco con gli stessi diritti del nostro esercito nazionale (una stranezza, come se qualcosa del genere non fosse accaduta durante i giorni del Patto di Varsavia).
Ho in mente quelle persone che, nel nome della lotta ad un immaginario comunismo (e dirette da Slawomir Cenckiewicz, il destinatario di svariate borse di studio negli USA), stanno facendo del loro meglio per cancellare la gloria dei soldati polacchi che versarono il loro sangue a Lenino, Kolobrzeg, e a Berlino.
Infine, ho in mente quelli che, nello stile della patologia di Balcerowicz, vogliono magnificare ulteriormente il marchio dell’ex presidente della Bank of the West, Mateusz Morawiecki, uno dei più pesanti lobbisti a favore del TTIP, il trattato di libero scambio fra la UE e gli USA. Non voglio dire che “sono sorpreso” da costoro, poiché dopotutto, essi sono diretti da Beata Szydlo, il cui sito web si vanta del fatto che lei sia addestrata dal Dipartimento di Stato statunitense.
Non sono stato in grado di contrabbandare un computer con internet nella mia cella, ma ci sono parecchie persone ancora in libertà (per ora) le quali stanno cercando di aiutarmi come possibile e alle quali ho pregato di dare il più possibile continuità ai miei blog.
Cari lettori, ricordatevi che lasciarsi intimidire dal mio fato è l’ultima cosa che uno dovrebbe fare. Dobbiamo lottare con tutti i mezzi per una Polonia libera da truppe straniere, una Polonia che persegua politiche di pace, e una Polonia di giustizia sociale.
Perciò invito tutti per Sabato 9 Luglio alle 16:30 sulla Piazza del Castello a Varsavia, dove i miei amici si radunano per protestare contro l’incitamento alla Terza Guerra Mondiale da parte di una banda di criminali che nei giorni che verranno prenderanno la decisione di esporre la Polonia alla prospettiva di venire attaccata. La nostra dimostrazione è legale e registrata.
Se qualcuno fra di voi intende aiutarmi o scrivermi, qui c’è una breve guida sviluppata dai miei amici:
 
1) Assistenza finanziaria
Qualsiasi versamento può essere fatto verso il seguente numero di conto:
80 10 10 1010 0401 9413 9120 0000
In favore di: Areszt Śledczy Warszawa Mokotów ul. Rakowiecka 37
Causale: Piskorski Mateusz Andrzej syn Jerzego
2) Scrivere una lettera
Poiché tutte le lettere passano attraverso il censore presso l’ufficio del procuratore, spedire delle email a Piskorski richiede che si spediscano email al procuratore. È meglio mettere la lettera in un plico indirizzato a:
Mateusz Andrzej Piskorski s. Jerzego
02-521 Warszwa, ul Rakowiecka 37
Areszt Śledczy Warszawa Mokotów
Poi, mettere un regolare francobollo nel plico con la lettera e mettere tutto in un altro plico indirizzato all’ufficio del procuratore:
01-163 Warszawa, ul. Ostroroga 24E
Mazowiecki Wydział Zamiejscowy Departamentu ds. Przestępczości Zorganizowanej i Korupcji
Traduzione per Megachip a cura di Roberto Quaglia e Pino Cabras.
 

Il vertice Nato sancisce la servitù dell’Europa agli interessi americani

Lug 12, 2016
 
NATO_exercise_US-UK
Esercitazioni NATO in Est Europa
 
di Salvo Ardizzone
 
Al di là delle tante chiacchiere e balbettii, il Vertice Nato di Varsavia dell’8 e 9 luglio ha, come ovvio, accolto in pieno le richieste di Washington: prosecuzione dell’impegno afghano fino al 2020, rafforzamento della militarizzazione dell’Est Europa, totale supporto alla politica Usa in Medio Oriente e nel Mediterraneo. L’Italia è coinvolta in pieno in tutte queste operazioni.
 
Il segretario della Nato Stoltenberg, ha annunciato che la Nato proseguirà il suo impegno in Afghanistan fino al 2020, con una spesa complessiva prevista di 5 Mld; gli Stati che guideranno la missione, a parte gli Usa che fanno storia a sé, saranno Italia, Germania e Turchia.
 
L’Italia, responsabile del settore Ovest, manterrà il suo impegno e probabilmente dovrà incrementarlo per far fronte al ritiro spagnolo; in parole povere, sulla scia della dichiarazione fatta nell’ottobre scorso, Renzi ha detto che i 950 soldati del contingente italiano rimarranno laggiù. Se non dovranno essere aumentati.
L’area afghano-pakistana (l’Af-Pak come si dice), diviene sempre più cruciale per i riflessi sul subcontinente indiano e il Bangladesh, oltre che sull’Asia centrale, con i suoi incroci di interessi cinesi, russi ed iraniani; di qui la necessità Usa di mantenere un focolaio di destabilizzazione che permetta il permanere di forze militari nell’area, ed impedisca che una normalizzazione faccia emergere equilibri da cui rischia forte d’essere esclusa; è il caos che gli permette d’interagire con le dinamiche interne di quei Paesi.
 
Per quanto attiene ai confini orientali, è stata presa ufficialmente la decisione di continuare la militarizzazione dell’Est Europa, per rassicurare quegli Stati che più d’ogni altro si sono fatti strumento della crescente contrapposizione con la Russia: 4 Battle Groups (battaglioni rinforzati) saranno schierati in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Con ridicola ipocrisia, per non venir meno ai trattati ancora vigenti (che fanno divieto di schieramenti permanenti di truppe), i contingenti ruoteranno mantenendo comunque sempre 4 reparti nell’area. L’Italia parteciperà con 150 militari in Lettonia, all’interno del Battle Group che verrà guidato dal Canada.
 
Tuttavia, al di là delle isteriche richieste degli Stati Baltici e della Polonia, qualcosa si sta muovendo nei confronti della Russia; lo stesso Stoltenberg ha dichiarato testualmente che: ”la Russia è il più importante vicino con cui possiamo costruire un rapporto costruttivo. Mosca gioca un ruolo importante per la sicurezza dentro e fuori la Ue: non deve e non può essere isolata”. Impossibile non intravedere dietro queste parole, impensabili fino a poco tempo fa, il peso crescente (ed ineludibile) acquisito dalla Russia in Medio Oriente e nel Mediterraneo; quel peso politico e diplomatico che ora può divenire moneta di scambio per un progressivo riposizionamento, e per un accomodamento della crisi ucraina.
 
Nell’incontro a sei tenutosi a margine del Vertice, fra Obama, Merkel, Hollande, Cameron, Renzi e Poroshenko, a parte le consuete dichiarazioni di rito nell’esortare Mosca a rispettare gli impegni presi negli accordi di Minsk, non sono mancati questa volta gli inviti a Kiev a fare finalmente la sua parte per il loro adempimento. Una parte che Poroshenko, come tutti sanno, non è assolutamente in grado di fare, stretto com’è fra gli interessi degli oligarchi (e propri) e quelli dei partiti nazionalisti che ormai dettano legge nella Rada (il Parlamento ucraino).
 
In realtà, sarà solo questione di tempo (e neanche tanto) prima che l’Ucraina imploda, mostrando tutta la falsità e l’ipocrisia di accordi che non ha né voglia, né la capacità di osservare.
 
A parte questi due dossier principali, nell’ultimo viaggio in Europa prima della fine del mandato, Obama ha dettato agli alleati/sudditi le sue volontà: coinvolgimento crescente in Iraq, centri di Intelligence in Tunisia e Giordania, programmi d’intervento in Libia, utilizzo degli Awacs (destinati normalmente in Atlantico) per monitorare l’area siro-irachena, potenziamento della presenza navale nel Mediterraneo per bilanciare l’attivismo russo.
 
Nell’elenco che Stoltengerg ha annunciato c’è tutta la politica estera Usa e i suoi obiettivi, che una Nato s’accolla affiancando e sostituendo Washington, seguendone puntualmente le direttive ed addossandosene le spese. Nulla di nuovo, certo, ma raramente così smaccatamente.
 
In tutto questo l’Italia si distingue per zelo, sia mantenendo i suoi soldati in Afghanistan (in un teatro remoto per i suoi interessi) per puntellare un regime marcio; sia mandando truppe (sia pur limitate) in Lituania, a provocare una Russia con cui abbiamo tutto l’interesse a collaborare; sia dando la piena disponibilità per altri teatri, mettendosi al servizio di politiche scellerate quanto estranee.
 
Patetiche le dichiarazioni di Renzi, a cui la Brexit ha spalancato le porte dei salotti riservati, con le quali tenta di fare distinguo fra deterrenza nei confronti di Mosca e ritorno alla Guerra Fredda (peraltro esclusa, almeno a parole, da tutti).
 
Il Vertice di Varsavia sancisce, ancora una volta e più che mai, la servitù d’un intero Continente agli interessi d’Oltre Oceano. Anche quando sono totalmente estranei. Anche quando sono autolesionistici. Come ancora e sempre da settant’anni.
 

Lucca, lite per un parcheggio: muore dopo il pugno in faccia del vicino di casa

giusto un trafiletto, niente prime pagine, niente titoloni.
 
Pubblicato il: 13/07/2016 17:28
“Qui ci parcheggio io”. Muore dopo il pugno in faccia che gli ha sferrato il vicino di casa, in seguito a un litigio per il parcheggio dell’auto. E’ successo stamani a Lido di Camaiore (Lucca), in via Buonarroti. Un uomo di 43 anni, professionista, avrebbe colpito con un pugno al volto un uomo di 60 anni,che è caduto a terra e poco dopo è morto. Il 43enne è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Sarà effettuata l’autopsia.

Vladimir Putin è l’unico leader che abbia l’Occidente

Un articolo della Reuters, firmato da due pennivendoli, Robin Emmott e Sabine Siebold, mostra quanto l’Occidente sia scarso di giornalisti e funzionari governativi onesti, intelligenti e responsabili. [http://uk.reuters.com/article/uk-nato-summit-idUKKCN0ZN2NN]. Per prima cosa esamineremo la disonestà o l’incompetenza dei reporters e poi quella dei funzionari governativi occidentali.

Emmott e Siebold parlano della NATO come di una “alleanza difensiva occidentale”. Fin dai tempi dalla presidenza Clinton, la NATO è stata un’alleanza volta ad intraprendere guerre offensive, un crimine di guerra secondo la normativa di Norimberga, voluta dagli stessi Stati Uniti. Sotto la bandiera della NATO, innumerevoli nazioni sono state bombardate, invase e i loro governi rovesciati da Washington con la copertura della NATO.

Questi paesi distrutti non rappresentavano nessuna minaccia per le nazioni dell’alleanza NATO e non avevano intrapreso nessuna azione aggressiva nei confronti dei membri della NATO. Com’è possibile che i giornalisti e gli editori della Reuters non lo sappiano? Perchè chiamano uno strumento delle aggressioni di Washington una “alleanza difensiva”?

Emmott e Siebold riferiscono che è “l’aggressione russa” il motivo per cui la NATO sta dispiegando 3.000/4.000 uomini in Polonia e negli Stati Baltici. In altre parole, un qualcosa che non esiste (l’aggressione della Russia nei confronti degli stati Baltici e della Polonia), viene considerato un evento da contrastare con azioni militari.

I reporters non si chiedono se questo insignificante numero di truppe NATO costituisca una difesa o una provocazione. Il numero di uomini dovrebbe essere 100 volte maggiore prima di poter anche lontanamente parlare di una forza difensiva. A che cosa servono 3.000 o 4.000 soldati della NATO?

Ogni persona informata sa che non c’è bisogno di una forza di difesa nei confronti della Russia in Polonia e nei Paesi Baltici. Oltre a questo, solo un idiota totale potrebbe pensare che tre o quattromila uomini possano costituire un ostacolo per l’esercito russo. Nel giugno del 1941 l’Operazione Barbarossa aveva dato inizio all’invasione della Russia con quattro milioni di uomini, la maggior parte tedeschi, probabilmente le truppe meglio preparate e disciplinate della storia militare, fatta eccezione solo per gli Spartani. Quando gli Americani e gli Inglesi erano sbarcati in Normandia, l’esercito russo aveva già fatto a brandelli la Wehrmacht. Per opporsi all’invasione della Normandia erano rimaste solo poche divisioni, al 40% degli effettivi. Quando i Russi erano arrivati a Berlino, la resistenza tedesca era costituita da ragazzini armati.

I reporters della Reuters non fanno domande sulla dichiarazione del Presidente Obama, secondo cui 1000 uomini di questa insignificante forza saranno Americani, allo scopo di “incrementare la nostra presenza avanzata nell’Europa Centrale ed Orientale”. Perchè gli Stati Uniti hanno bisogno di una “presenza avanzata” nell’Europa Centrale ed Orientale? Che cosa rappresenta una “presenza avanzata”nell’Europa Centrale ed Orientale se non una follia irresponsabile? Mille soldati americani non servono a nulla, sono solo una provocazione.

Emmott e Siebold riportano a muso duro, senza ridere o far domande, le accuse incontrollabili di aggressioni russe da parte del Vice-Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Ben Rhode, del Ministro degli esteri Polacco Witold Waszczykowski, del Presidente Obama e del capo del comitato militare NATO, il generale ceco Petr Pavel.

Il generale Pavel ha detto che “la Russia sta cercando di ritornare allo status di potenza mondiale, uno sforzo che comporta anche l’utilizzo del suo esercito”.

Obama ha detto che è necessario “mantenere le sanzioni nei confronti di Mosca fino a quando non si atterrà in pieno agli accordi del cessate il fuoco in Ucraina”.

Waszczykowski ha detto che “dobbiamo abbandonare ogni pia illusione riguardo ad una cooperazione pratica con la Russia, almeno fino a quando la Russia continuerà ad invadere i suoi vicini”.

Rhodes ha minacciato la Russia di una risposta della NATO nei confronti della “continue aggressioni” russe.

Queste dichiarazioni sono solo propaganda. Se quelli che le hanno rilasciate credono anche che siano vere, allora sono troppo stupidi perchè si possa affidare loro delle cariche pubbliche.

E’ possibile che il generale ceco non sappia che la Russia ha usato il suo esercito solo per respingere un’invasione dell’Ossezia del Sud da parte della Georgia, istigata da Washington, e contro l’ISIS in Siria, cosa questa che anche Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia dicono di stare facendo? Dopo aver costretto l’ISIS ad arretrare, la Russia si era ritirata, ma è stata costretta a ritornare perchè Washington aveva ripreso a rifornire l’ISIS.

Può il Ministro degli Esteri polacco fare il nome delle nazioni che “la Russia sta continuando ad invadere”?

Forse  il Presidente degli Stati Uniti realmente non sa che la Russia non è parte in causa negli accordi sul cessate il fuoco in Ucraina? Questo è un accordo fra le repubbliche separatiste e il governo di Kiev. Washington ha fatto tutto il possibile per scoraggiare Kiev dal tener fede agli accordi sottoscritti dalla stessa Kiev.

Può il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Rhodes dirci dove sarebbe la “continua aggressione russa”? Quali sarebbero le nazioni invase e travolte?

Come possono esserci così tante aggressioni russe e neanche una prova di esse?

Di recente, il Presidente Putin ha denunciato apertamente le prostitute mediatiche occidentali, che stanno soffiando sul fuoco della Terza Guerra Mondiale ripetendo a pappagallo le menzogne propagandistiche di Washington. Queste sono bugie molto pericolose. Mettono in pericolo tutta quanta la vita sul pianeta Terra.

Durante tutta la mia esistenza, i Presidenti americani si sono dati da fare per ridurre le tensioni fra le due maggiori potenze nucleari. John F. Kennedy aveva lavorato con Kruscev per disinnescare la situazione di pericolo venutasi a creare in seguito al dispiegamento dei missili americani in Turchia ed alla conseguente messa in opera dei missili russi a Cuba.

Il Presidente Nixon aveva portato avanti il SALT I, il trattato per la limitazione delle armi strategiche ed il trattato sugli ABM.

Il Presidente Carter aveva messo a punto il SALT II.

Il Presidente Reagan aveva negoziato con Gorbacev la fine della Guerra Fredda, il risultato di più belle speranze di tutto il 20° secolo.

I regimi di Clinton, George W. Bush e Obama hanno fatto tutto il possibile per portare la tensione fra le superpotenze nucleari ad un livello ben più alto di quello dei giorni più pericolosi della Guerra Fredda.

Il diabolico regime di Clinton, spingendo la NATO fino ai confini della Russia, ha infranto la parola del governo degli Stati Uniti, distruggendo così l’onore del governo americano.

Il diabolico regime di George W. Bush ha fatto ritirare gli Stati Uniti dal trattato sugli ABM ed ha riscritto le regole di guerra americane, modificando il ruolo delle armi atomiche, da strumento di rappresaglia  a quello di armi da primo attacco. Questo atto sconsiderato ha messo i Russi sull’avviso.

Il diabolico regime di Obama vuole posizionare missili nucleari al confine con la Russia, in Polonia e in Romania ed ha architettato un colpo di stato in Ucraina allo scopo di privare la Russia della sua base navale sul Mar Nero, in Crimea, l’unico porto russo in acque calde.

In Ucraina, messi di fronte ad un governo russofobo, insediato da Washington, la popolazione Russa della Crimea, una provincia russa fin dal 1700, ha votato, praticamente all’unanimità, per il ricongiungimento con la Russia, dove la Crimea aveva risieduto fino alla cessione, da parte di Kruscev, di questa provincia russa all’Ucraina, alla metà del 20° secolo. L’accettazione da parte del governo russo della volontà della sua stessa popolazione è stata trasformata propagandisticamente da Washington e dai media prezzolati in “invasione russa ed annessione della Crimea”. Questa bugia è l’origine del mito dell’invasione russa. L’esercito russo era già presente in Crimea, perchè, quando la Russia aveva concesso l’indipendenza all’Ucraina, aveva concordato un affitto a lungo termine per la base navale russa in Crimea. Tutti gli osservatori internazionali avevano testimoniato che l’esito del voto non era dipeso dalla presenza militare russa.

Lo Stupido alla Casa Bianca ha detto che la votazione in Crimea non aveva significato perchè tutto il resto dell’Ucraina non era andata alle urne. Lo Stupido era troppo ignorante per sapere che, con questa risibile accusa, ha screditato la Rivoluzione Americana, perchè [anche] gli Inglesi non erano andati a votare. Per la stessa ragione per cui il Cretino vuole che la Crimea ritorni a Kiev, gli Stati Uniti dovrebbero essere restituiti alla Gran Bretagna. Dubito però che gli Anglosassoni ci vorrebbero nuovamente. Chi vorrebbe una nazione, criminale di guerra, che affoga nella sua stessa arroganza?

Ora si presenta al mondo la prospettiva che quegli sconsiderati degli Americani eleggano come Presidente una criminale, o semi-criminale, pazza e incompetente, una persona che ha definito il Presidente della Russia “il nuovo Hitler”. L’affermazione di questa stupida troia è la dichiarazione di una guerra nucleare e questa persona pericolosa, sconsiderata, incompetente e negligente è stata scelta dal Partito Democratico come prossimo POTUS !!!

L’ignoranza e la stupidità del popolo americano finirà con il distruggere il mondo.

Nessuna meraviglia che Vladimir Putin, il solo leader mondiale responsabile, oltre al Presidente della Cina, cerchi disperatamente di far capire ai media che la loro irresponsabile negligenza nei confronti della verità sta aiutando Washington a portare il mondo verso la guerra atomica.

Putin non vuole la guerra. Sta facendo tutto quanto in suo potere per evitarla. Ma Putin non permetterà che la Russia si arrenda a Washington. Il punto di non ritorno per la Terza Guerra Mondiale sarà l’installazione dei missili di Washington in Polonia e in Romania. Come Putin ha recentemente chiarito a quegli idioti dei giornalisti occidentali, questi missili possono essere facilmente e segretamente modificati da missili anti-balistici in missili da attacco nucleare, che possono raggiungere i loro bersagli in Russia in 5 minuti, o anche meno, dal lancio, privando così la Russia del suo deterrente di rappresaglia. Una volta che questi missili saranno in posizione, Washington potrà dare ordini alla Russia.

Qualunque cosa pensino quei malvagi, uomini e donne, che a Washington stanno giocando con la vita del pianeta, la Russia non accetterà questi missili.

Dove risiede la leadership mondiale? A Washington, la capitale mondiale, criminale di guerra, che sta portando il mondo alla guerra atomica, o in Russia, la cui dirigenza sopporta innumerevoli affronti e provocazioni nel tentativo di evitare la guerra?

*****
Articolo di Paul Craig Roberts pubblicato da http://www.paulcraigroberts.org/ l’11 Luglio 2016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it

Attentato di Nizza. E ora provate ancora a scrivere che la “vera minaccia è la Russia”?

di Diego Angelo BertozziL’asse contro il terrorismo lo costruisci con Mosca e Pechino. Le distruzioni subite da Libia e, in parte, Siria mostrano in tutta evidenza la poca credibilità della NATO quando non la compromissione con movimenti che praticano apertamente il terrorismo.

Notizia del: 15/07/2016

Putin, atto di barbarie, solidarieta’ alla Francia

Mosca – Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso solidarieta’ alla Francia dopo l’attentato di Nizza definendolo “un atto di barbarie” e ha lanciato un appello a proseguire “nella lotta contro il terrorismo”. “La Russia e’ solidale con il popolo francese in questo difficile giorno”, ha dichiarato Putin in un telegramma inviato ad Hollande, secondo quanto riferisce il portavoce del Cremlino.

“Condanniamo con forze il terrorismo e siamo consapevoli di cosa sia e intendiamo continuare a fare il possibile per andare avanti nella lotta contro il terrorismo in tutte le sue forme, che non possono avere alcuna giustificazione”, ha detto l portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Nel suo telegramma inviato al presidente francese Francois Hollande, Vladimir Putin ha scritto: “La brutalita’ e il cinismo di questo crimine commesso nella festa nazionale francese sono scioccanti. Abbiamo visto ancora una volta che la morale umana e’ assolutamente estranea al terrorismo, le sue vittime sono civili innocenti, compresi donne e bambini”. (AGI)

L’ISIS RIVENDICA L’ATTENTATO DI NIZZA E MINACCIA L’ITALIA:”NASCONDIAMO I NOSTRI UOMINI SUI BARCONI”

http://tg24h.altervista.org/lisis-rivendica-lattentato-nizza-minaccia-litalianascondiamo-nostri-uomini-sui-barconi/
Parla la presidente di Eurojust, l’organizzazione europea di contrasto al terrore: “Il traffico di uomini  serve a inviare in Europa i loro adepti, lo hanno rivelato loro stessi.

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L’obbiettivo del  Califfato è infiltrare (in Europa)  membri dello Stato islamico. Creeremo il nostro esercito in Italia, distruggeremo Roma e da li prenderemo il mondo intero.

E’ questo il messaggio dell’ISIS che rivendica la strage di poche ore fa che vede nuovamente la Francia in ginocchio.

ROMA:  «Con le mani sul grilletto, stiamo arrivando a Roma»: l’ultima minaccia propagandista dell’Isis diretta all’Italia arriva da un account Twitter legato ai jihadisti libici. Poi due foto: la prima ritrae un combattente armato, davanti al mare, che guarda il Colosseo sullo sfondo. Sul monumento sventola la bandiera nera di al Baghdadi. Una scritta recita l’Isis «dalla Libia sta arrivando a Roma». Nella seconda invece è disegnato il gasdotto Greenstream che da Wafa in Libia arriva a Gela, in Sicilia. Si tratta di una delle principali linee di rifornimento energetico dell’Italia.

«I nostri uomini sono in mezzo a voi, questo è un mare piccolo, e ogni giorno mandiamo barconi verso l’Europa, li formeremo il notro esercito, è una promessa fatta al nostro Profeta», questo il nuovo proclama con cui l’Isis ci minaccia: «State attenti, ogni stupido passo vi costerà caro», si afferma forse in riferimento al ruolo guida che l’Italia vuole giocare per la stabilizzazione della Libia.

Già da tempo numerose testate nazionali avevano riportato la notizia che i terroristi dell’isis potrebbero arrivare in Italia sui barconi. Ecco l’articolo originale

http://www.ilgiornale.it/news/politica/infiltrati-isis-sui-barconi-e-stavolta-dice-bruxelles-1149533.html                                                                                                           Molti esperti, invece, sostengono che l’Italia paradossalmente è salvaguardata dagli attentati. Indipendentemente dalle numerose minacce lanciate dall’Isis, il nostro paese è per loro una stazione cruciale, una porta per l’Europa. L’Isis perderebbe il suo ingresso principale per raggiungere l’Europa, per questo non ci hanno mai attaccato finora.                             L’unica cosa certa è che i controlli  nel nostro paese verranno intensificati, anche se servirà ben altro per fermare definitivamente queste belve assetate di sangue.

Livio Pepino: la Procura dialoga? Partiamo da qualche domanda

post 15 luglio 2016 at 10:22

notav/palazzodigiustizia

di Livio Pepino – Il Manifesto – Valsusa alla sbarra. I pm vogliono offrire «notizie e spunti di riflessione» per chi è interessato. Premessa civile, non più le “dichiarazioni di guerra” degli anni scorsi. Iniziamo da qualche risposta su alcuni punti essenziali

Con una lunga lettera a La Stampa del 14 luglio i vertici della Procura torinese sono intervenuti sulla vicenda dei processi contro appartenenti al movimento No Tav con il dichiarato fine di «offrire notizie e spunti di riflessione destinati a chiunque sia a ciò interessato». La civiltà della premessa – così diversa da molte “dichiarazioni di guerra” degli anni scorsi – rende opportuna una risposta articolata e dialogante. Dialogante ma non per questo meno ferma sui punti essenziali.

Il cuore dell’intervento dei pubblici ministeri torinesi è l’asserita improprietà e infondatezza dell’assunto – da me, tra gli altri, formulato – secondo cui sarebbe in atto in Valsusa una vera e propria strategia di criminalizzazione del movimento No Tav, realizzata con un intervento repressivo crescente in quantità e in qualità anche in relazione a fatti di minima entità. Secondo i vertici della Procura l’intervento giudiziario in atto altro non sarebbe che il doveroso esercizio dell’azione penale, mentre l’infondatezza delle critiche sarebbe confermata dall’inesattezza dei dati riferiti (che gli indagati sarebbero “solo” 183 anziché, come pure è stato detto, 1000) e dalla superficialità di alcuni interventi critici (di qualche intellettuale e del regista Virzì) effettuati senza aver letto atti e sentenze.
Non è questa la realtà. Gli indagati per reati connessi con l’opposizione al Tav, anche di rilevanza minima, sono stati negli ultimi anni ben più di 1000 (erano 987 a fine dicembre 2013, come documentato da La Stampa del 1 marzo 2014) e sorprende, dunque, il tentativo un po’ maldestro di ridurne il numero conteggiando solo quelli dell’ultimo anno; le critiche agli interventi giudiziari, poi, vanno certamente argomentate e fondate su elementi concreti ma devono accompagnare indagini e processi, ché la pretesa di attendere le sentenze (magari passate in giudicato) altro non è che la pretesa, inaccettabile in un sistema democratico, di andarne esenti per principio. Ma andiamo al punto fondamentale.

Qui – ripetiamolo ancora una volta – l’obbligatorietà dell’azione penale non c’entra nulla. Nessuno, nel movimento No Tav, chiede impunità a prescindere. Quel che si chiede è un esercizio dell’azione penale sereno, equilibrato e uguale per tutti (No Tav e Sì Tav, manifestanti e forze dell’ordine). Ché l’intervento giudiziario presenta sempre ampi margini di discrezionalità, cioè di scelta: la gran parte delle misure cautelari è facoltativa cioè legata alla valutazione del caso concreto; l’interpretazione delle norme, lungi dall’essere un sillogismo formalistico, è un’operazione che implica giudizi di valore, bilanciamento di princìpi, opzioni culturali; i tempi dei processi possono essere particolarmente celeri o lentissimi; le indagini possono essere accurate o superficiali; le pene previste per i reati variano da un minimo a un massimo, spesso con una forbice assai ampia e via seguitando.

Orbene in questo quadro ci sono domande che da anni vengono poste ai pubblici ministeri e ai giudici della cautela torinesi e che non hanno mai avuto risposta. Proviamo a ripeterne alcune: che senso ha la contestazione di attentato con finalità di terrorismo per il danneggiamento aggravato di un compressore (ostinatamente perseguita anche dopo la netta bocciatura della Corte di Cassazione)? È normale scrivere in un’ordinanza che la misura cautelare in carcere è «il minimo presidio idoneo a fronteggiare in modo adeguato le suddette consistenti ed impellenti esigenze cautelari» (sic!)? Quale correlazione con la finalità della misura ha l’applicazione dell’obbligo di presentazione all’autorità di polizia nei confronti di una persona ultrasettantenne, abitante da sempre nello stesso comune e con difficoltà di deambulazione? Qual è la finalità di disporre la perquisizione personale anche delle persone trovate in compagnia dell’indagato per un fatto di resistenza commesso sei mesi prima? A quale fine sequestrare computer e cellulari di terzi in relazione a un fatto di resistenza? Perché celebrare dibattimenti nei confronti finanche di sindaci nell’aula bunker costruita per i processi di terrorismo e di mafia? Perché portare a giudizio a pochi mesi dal fatto il taglio dimostrativo di una maglia della rete di recinzione del cantiere di Chiomonte realizzato di fronte a giornalisti e fotografi mentre la carenza delle risorse impedisce di fare gli ordinari processi? È ammissibile che un pubblico ministero apostrofi, nel corso di un incidente probatorio, una persona offesa (con un labbro spaccato per le percosse subite dalla forza pubblica) con l’espressione «lei non faccia la vittima!»? È inevitabile – o frutto di un diverso impegno nelle indagini – che gli operatori di polizia autori di violenze non siano pressoché mai identificati mentre per l’intasamento di alcuni bagni di palazzo di giustizia si ricorre ad accertamenti peritali sulle impronte digitali rilevate?
Sono solo alcune delle domande possibili. Ed è la prosecuzione di queste modalità e la mancanza di ogni spiegazione (con ammissione, quando necessario, degli errori e delle forzature commessi) che determina la lettura degli interventi giudiziari come una strategia diretta a reprimere in modo indifferenziato il dissenso.

Certo ci sono stati e ci potranno ancora essere dei reati. Anche gravi. E i magistrati dovranno perseguirli. Di più, esiste una questione della violenza con cui il movimento deve fare i conti. Ma siamo proprio sicuri che si tratti di un problema che riguarda solo il movimento e non anche le istituzioni dello Stato (con i loro comportamenti, le loro forzature e i loro silenzi)? Cominciare finalmente a parlarne senza rimozioni sarebbe un primo passo importante. E non mi pare che sia il movimento No Tav a sottrarvisi.

Ferrotramviaria aveva ottenuto i fondi Ue che sono rimasti nel cassetto.

tranquilli, il kompagno Vendola non passerà alcun guaio giudiziario (tanto va a cena con i giudici) esattamente come per il kompagno Moretti, stragi che non saranno mai punite. Stragi politically correct.
 
L’eredità di Vendola e quel piano ferroviario mai messo in pratica
 
Emiliano tace
Gian Maria De Francesco – Gio, 14/07/2016 
«È urgente ricostruire una trama di comunità che sappia guardare il mondo senza le lenti deformanti dell’ideologia dominanti».
 
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Quante frasi come queste ha lasciato in eredità Nichi Vendola dopo aver abbandonato (almeno ufficialmente) la politica. Trascorsi dieci anni nell’incarico di governatore della Puglia, oggi si gode la famiglia in quel di Montreal e il vitalizio di 5.618 euro mensili della Regione.
 
L’eredità politica di Vendola dovrebbe comprendere anche un Piano dei trasporti, ma il disastro ferroviario di martedì scorso fa capire che nessuno ha voglia di intestarsela. A partire dall’attuale governatore, l’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano. Eppure, in linea teorica i finanziamenti europei per il raddoppio della linea tra Andria e Corato avrebbero dovuto essere disponibili sin dal lontano 2007. Il piano operativo regionale Fesr 2007-2013, infatti, conteneva diversi «Grandi Progetti», (non è megalomania, in ambito Ue si chiamano così) uno dei quali riguardava proprio le Ferrovie del Nord Barese e il suo gestore Ferrotramviaria. Nell’ultima stesura del piano effettuata a inizio 2015 per salvare il salvabile, invece, di «Grandi Progetti» non c’era più traccia anche se Ferrotramviaria risultava tra i beneficiari dei fondi, ad esempio per il raddoppio dei binari tra Ruvo e Corato (circa 12 milioni ricevuti).
 
Che cosa non ha funzionato nella narrazione vendoliana? Perché la poesia non si è tradotta in fatti, come recitava un suo fortunato slogan? Perché Michele Emiliano oggi si vanta di aver inserito nel piano dei fondi europei 2014-2020 i 153 milioni per le Ferrovie Bari Nord? In primo luogo, a far difetto è stata la programmazione. Per quanto la Regione Puglia non sia certo la peggiore tra quelle meridionali, è abbastanza in ritardo nella definizione dei programmi. A fine 2015 (anno gestito per metà da Vendola) meno di un terzo dei piani di rafforzamento amministrativo, che definiscono gli interventi da realizzare, era stato completato.
 
A questo problema gestionale si aggiunge quello finanziario. I Fondi europei si spendono solo c’è la compartecipazione al 50% dello Stato e della Regione. E proprio Vendola, due anni fa, bloccò l’erogazione dei contributi regionali avendo la necessità di destinare risorse al capitolo sanità. In una Regione ad alta spesa corrente come la Puglia (che non differisce molto dallo Stato) le risorse per gli investimenti finiscono presto. Che cosa si fa allora per non perdere i fondi europei? Li si indirizza verso progetti già finanziati oppure verso opere a basso costo. Non a caso l’ex governatore si è beccato la reprimenda della Corte dei Conti Ue e Bruxelles ha sospeso erogazioni per oltre 500 milioni di euro a causa della scarsa trasparenza. Con quei soldi si sarebbero potuti realizzare più di tre raddoppi dell’Andria-Corato, ma tant’è. La burocrazia italiana, con la sua lentezza, fa il resto.
 
Eppure Vendola, come il suo ex compagno di partito Walter Veltroni, ha spesso raccontato di una politica capace di «spegnere i rancori e accendere le passioni». I rancori non si sono sopiti, ma in compenso l’inventore di Sel e i suoi sodali politici hanno «spento» la Puglia trasformandola in un deserto. Niente più acciaio a Taranto, British Gas costretta ad abbandonare il progetto di rigassificatore a Brindisi, i fondi per il potenziamento del trasporto ferroviario dispersi nei corridoi del palazzo della Regione così il potenziamento dei sistemi di segnalazione. Su cui da Bari Vendola avrebbe anche potuto spendere qualche parola.

Camusso, vietare di dire che i migranti tolgono il lavoro agli europei

e grazie a chi sono peggiorate le condizioni degli italiani ( che dalle parole della Camusso pare non cerchino lavoro perché ce lo hanno tutti)?
mercoledì, 13, luglio, 2016
PRODUTTIVITA':CAMUSSO,SIAMO LONTANI;VERSO NUOVO TESTO IMPRESE
BRUXELLES – Non bisogna dimenticare, per questo il ritorno delle frontiere in Europa è più preoccupante della Brexit e occorre contrastare la propaganda secondo cui i migranti tolgono il lavoro agli europei, che si sentono minacciati perché l’Europa liberista di oggi sta togliendo loro il welfare.
 
E’ il senso del messaggio lanciato dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso nel suo intervento a Marcinelle, in occasione del 60esimo anniversario della tragedia in cui persero la vita 262 minatori di cui 136 italiani.
 
“Bisogna essere più attivi per contrastare la propaganda che dice che gli immigrati tolgono il lavoro agli europei”, e per questo, ha sottolineato Camusso da Marcinelle, “dobbiamo chiederci perché questa ostilità nei confronti di chi cerca lavoro, e dobbiamo chiedercelo a maggior ragione noi europei che siamo stati chi più chi meno migranti”.
 
“La mia risposta – ha proseguito il segretario generale della Cgil – è che se peggiorano le condizioni delle persone, se le impoverisci e togli loro il lavoro e il welfare che è stata la grande risorsa dell’Europa, peggiori le condizioni delle persone e con esso diminuisce la disponibilità di accoglienza, aumenta la sfiducia nella propria condizione e per paura si prende di mira il diverso, l’altro”.
 
E’ quindi evidente, ha concluso, che “l’Europa del liberismo e l’ideologia economica che finora l’ha governata e che ha creato disuguaglianza non funziona: non possiamo scordare che l’Europa ha inventato la mediazione sociale tra capitale e lavoro e ha inventato il welfare”, mentre proprio oggi “sta venendo meno il welfare” e i popoli “tornano nei loro confini”. 
ANSA Europa