Archivi giornalieri: 7 luglio 2016
Tav: il carnevale di Delrio
La Torino Lione è un progetto in avanzato stato di decomposizione. Uno ad uno cadono i trucchi e le bugie intorno alla grande opera di cartapesta che non convince più nessuno. E così arrivano anche i saldi di fine stagione con le ipotesi di drastico ridimensionamento . Più che una ferrovia sembra una raccolta punti. Un illusionismo dietro il quale si nasconde però l’ennesimo bluff da smascherare.
I soldi non ci sono. Lo avevamo detto con largo anticipo e avevamo ragione noi. Il Governo Francese, fustigato dalla sua Corte dei Conti , ha già dovuto fare marcia indietro ammettendo che la parte transalpina della Torino Lione non è un’opera prioritaria e rinviando la decisione tra vent’anni . E in Italia? La progettazione creativa degli architetti di governo (Virano e Foietta) ci regala l’ultima trovata carnevalesca: una Torino Lione da realizzare a pezzetti. È Graziano Delrio, ministro e sedicente ambientalista, ad annunciarla venerdì scorso: ”useremo gran parte della linea esistente”, dice, grazie ad “un’intelligente rivisitazione dei progetti per fare le opere nei tempi giusti, con i costi minori e che siano davvero utili”. Spesso la politica non ha il senso del ridicolo.
Da oltre vent’anni Il Movimento No Tav dimostra che si può utilizzare la linea esistente. Ora anche il ministro ci dà ragione ma sotto gli slogan il cemento gronda a fiumi. Meglio andare a vedere chi resta in questa hit parade di “opere davvero utili” che vorrebbero propinarci.
Il Tunnel di Base (57 km di doppia galleria ancora da scavare sotto le Alpi) resta la priorità numero uno. Il governo lo conferma pervicacemente malgrado sia un doppione inutile del traforo ferroviario già in esercizio al Frejus, ammodernato pochi anni fa per il transito dei grandi container (high cube) e del tutto sottoutilizzato. Nei programmi di Renzi e Delrio non si può rinunciare a bruciare 8,6 miliardi di euro e oltre di denaro pubblico .
Nella tratta nazionale gli architetti di governo reinventano la geometria: il percorso più breve tra 2 punti? Una curva che scende vertiginosamente verso sud per poi risalire, allungando inutilmente il percorso tra Avigliana e Torino (già collegate dalla ferrovia esistente). Lo scopo? Attraversare il defunto scalo merci di Orbassano, un deserto dei tartari definitivamente abbandonato dai servizi merci di Trenitalia. 13 km tra tunnel a doppia canna sotto la collina morenica e cantieri a cielo aperto, al modico prezzo di 1,5 miliardi di euro (interamente a carico dello Stato italiano).
Ma tutto questo ha ancora uno scopo? Le merci non ci sono mai state, le previsioni esponenziali di crescita sono miseramente sconfessate dalla storia. Ma ora è il progetto Torino-Lione ad evaporare , fatto a fette come un salame, un pezzo si e uno no. Una realizzazione schizofrenica che mette in discussione la funzionalità stessa dell’opera. Una volta finiti l’enorme buco nella montagna e l’ottovolante ferroviario tra Dora e Sangone, i treni merci (ammesso che ci siano) continueranno a non sapere dove passare. Difficilmente potranno attraversare Torino, il cui passante ferroviario è un vero collo di bottiglia: difficile convivenza fra traffico merci e passeggeri, limitazioni di sagoma e impossibilità di far passare merci pericolose. Gli architetti di governo si aggrappano disperatamente ad una soluzione di emergenza: instradare i treni merci verso sud (ma non dovevano andare ad est?), lungo la ferrovia Torino-Alessandria-Novi Ligure (9). Peccato sia una delle linee più strette del regno, le cui sagome impediscono il transito dei grandi container.
Un gran pasticcio. L’incapacità di politici e architetti di governo è imbarazzante, i loro progetti sono inutili e fallimentari. L’unica cosa certa è il costo, inaudito, che vorrebbero farci pagare. Depredando la già esangue finanza pubblica. E violentando la nostra terra e le nostre comunità, trattate come colonie, sfigurate dalla devastazione perenne dei cantieri e dalla militarizzazione.
Se ne stanno accorgendo in molti, pare. Prima in Valsusa e a Rivalta, poi a Venaria. E infine, clamorosamente, a Torino. Il partito del cemento è in affanno, sta progressivamente sparendo dalla carta geografica. A cancellarlo sono le persone che riprendono in mano le proprie vite e il proprio futuro. Quelle che rispediranno al mittente anche gli ultimi 25 km di allucinazioni di Renzi, Delrio, Virano, Foietta & C.
Come sempre, da generazioni, abbiamo più fiato di voi. Quando vi avranno dimenticato, noi saremo ancora qui. Perché il Movimento No Tav è un interlocutore credibile: dice quello che fa, fa quello che dice. Sempre.
Il Movimento Notav
“Archiviato”: un documentario sulle violenze di polizia in Valsusa
Il video, che ha fruito della collaborazione, tra gli altri, di Elio Germano come voce narrante, nasce dall’esigenza di raccontare uno dei molteplici risvolti giudiziari legati alla lotta popolare valsusina.
Come in tutte le aree di acuito conflitto sociale la contrapposizione, ed a volte lo scontro fisico, tra coloro che protestano e le forze dell’ordine determina l’intervento dell’Autorità Giudiziaria chiamata a perseguire gli autori di condotte violente o comunque illecite da chiunque agite, manifestanti o agenti di polizia.
L’art. 112 della Costituzione sancisce che “il Pubblico Ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”: ciò significa che la Procura è tenuta ad indagare su ogni notizia di reato venga denunciata o giunga alla sua attenzione e che ha poi il dovere di chiedere al giudice di verificarne, in un pubblico processo, la fondatezza.
Tale principio è posto a garanzia dell’uguaglianza dei cittadini ed ha lo scopo dichiarato di eliminare ogni possibile valutazione discrezionale del Pubblico Ministero sulle notizie di reato che pervengono alla Procura della Repubblica.
Naturalmente tale imprescindibile obbligo trova un ovvio e giustificato temperamento nella possibilità del Pubblico Ministero di richiedere l’archiviazione di un procedimento penale tutte le volte in cui le indagini che ha svolto abbiano accertato l’infondatezza della notizia di reato o l’impossibilità oggettiva di attribuirla ad un autore.
L’idea del filmato nasce dalla constatazione di come gli illeciti commessi da agenti e funzionari di pubblica sicurezza ai danni di manifestanti o fermati, ampiamente documentati dai media, non determinino i medesimi esiti giudiziari di quelli commessi dai manifestanti.
Nel contenuto ma emblematico contesto valsusino tale discrasia assume caratteri macroscopici: centinaia di denunce e procedimenti penali avviati nei confronti di attivisti e simpatizzanti del Movimento Notav, anche e soprattutto per reati bagatellari, trovano immancabile sbocco in processi e sentenze, mentre le decine di querele, denunce ed esposti per gli abusi compiuti dalle forze dell’ordine, anche gravemente lesivi dei diritti e dell’incolumità dei manifestanti, non sono mai giunti al vaglio di un processo.
Il documentario “ARCHIVIATO. l’obbligatorietà dell’azione penale in Valsusa” affronta dunque il delicato tema della tutela giudiziaria delle persone offese dai reati commessi dagli agenti e dai funzionari appartenenti alle varie forze dell’ordine e per farlo si avvale di immagini e documenti, per lo più inediti.
Il filmato, all’inevitabile e drammatica rappresentazione delle violenze subite dai manifestanti nel corso delle operazioni di ordine pubblico condotte dalla polizia in Valsusa, fa seguire la narrazione del successivo iter processuale sino al suo disarmante e preoccupante epilogo.
Il lavoro è stato realizzato con il patrocinio di cinque associazioni:
Controsservatorio Valsusa;
Antigone – per i diritti e garanzie del sistema penale,
A buon diritto – associazione per le libertà
Associazione Nazionale Giuristi Democratici
L’altro diritto – Centro documentazione su carcere, devianza e marginalità.
Maggiori informazioni sul blog del progetto
Dossier Operazione Hunter
La caravane contre les “Grands Projets Inutiles” est passée par la Maurienne
1.300 kilomètres à vélo contre les “Grands Projets Inutiles”. La caravane est partie, ce lundi 4 juillet, du Val de Suse, en Italie. Elle rejoindra le Forum des opposants à Bayonne, le 14 juillet. Ces jours-ci, elle traverse les Alpes et notamment la Maurienne, lieu de passage du futur Lyon-Turin.
Le vélo, un moyen pour se rencontrer… à basse vitesse. Premier ravitaillement en France sur la commune de Villarodin-Bourget, où le maire est là pour accueillir cette caravane contre les “Grand Projets Inutiles”. Sa commune est un point stratégique sur le parcours: une descenderie, autrement dit une galerie d’accès au chantier du Lyon-Turin, y a déjà été creusée. Des sources auraient souffert depuis.
Reportage Nathalie Rapuc, Franck Ceroni et Azedine Kebabti
Intervenants: Gilles Margueron, maire de Villarodin-Bourget (S.E); Marc Pascal, opposant au Lyon-Turin
L’objectif de ce Tour de France alternatif, c’est de faire prendre conscience au plus grand nombre les répercussions que peuvent avoir de grands projets d’aménagement. Qualifiés d’inutiles par ces cyclistes-caravaniers.
Mardi 5 juillet, la caravane ira de Chapareillan à Grenoble. Cette fois, la cible c’est le projet de Center Parcs dans les Chambaran. Chaque midi et chaque soir des cyclistes locaux partagent quelques kilomètres, un pique-nique, avec les militants. Au total, ils franchiront 11 étapes, 1.300 kilomètres, et participeront à 30 rendez-vous avec des collectifs ou associations dites citoyennes, tout au long du parcours.