CE DIMANCHE 3 JUILLET 2016 SUR AFRIQUE MEDIA/ LE DEBAT PANAFRICAIN : LE PROGRAMME COMPLET

Vers 14h30 (Douala/Ndjaména)/ Rediffusion lundi après-midi

Duplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména

Présenté par Alain-Michel Yetna

avec tous les panelistes des trois plateaux

Luc Michel en duplex EODE-TV de Bruxelles

Rediffusion ce lundi …

N5

AFRIQUE MEDIA

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* sur SATELLITE sur http://www.lyngsat.com/Eutelsat-9B.html

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

THEMES DU DEBAT PANAFRICAIN DE CE 3 JUILLET 2016 :

 N6

* EN ACCUEIL

Luc MICHEL parlera des élections à la Commission de l’Union Africaine, lors du prochain Sommet de l’UA à Kigali …

LES SUJETS DU DEBAT :

* SUJET 1 : FRANCAFRIQUE/CONDAMNATION DE HISSENE HABRE:

HUMAN RIGHTS WATCH PUBLIE UN RAPPORT INTITULE “Allié de la France, condamné par l’Afrique” ET DEMANDE A LA FRANCE D’ASSUMER SES RESPONSABILITES DANS LES CRIMES D’HISSENE HABRE.

QUELLE LECTURE ?

* SUJET 2 : CAMEROUN.

LE NOUVEAU CODE PENAL EST-IL ADAPTE A LA REALITE SOCIETALE ?

QU’EST-CE QUI VA CHANGER ?

* SUJET 3 : LE SIEGE DE L’AFRIQUE AVEC DROIT DE VETO AU CONSEIL DE SECURITE DES NATIONS UNIES.

90% DES DOSSIERS POLITIQUES, ECONOMIQUES, ENVIRONNEMENTAUX TRAITES A L’ONU CONCERNENT L’AFRIQUE POURTANT AUCUN PAYS DU CONTINENT NE SIEGE AU CONSEIL DE SECURITE POUR PORTER LA VOIX DU CONTINENT AUX MILLIARDS D’HABITANTS.

AFRIQUE MEDIA / EODE-TV

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Vicenza, abbandonano la figlia neonata in ospedale: “Siamo senza lavoro”

quisquiglie, bazzecole, hanno “solo” perso il lavoro e sicuramente le istituzioni interverrano….PER TOGLIERE LORO GLI ALTRI TRE FIGLI.
Per loro NIENTE VITTO E ALLOGGIO, FIGURIAMOCI UN REDDITO DI CITTADINANZA. DOV’E’ LA SOCIETA’ CIVILE TANTO SOLIDALE???
 
CHE FA IL PAPA CHE TANTO RIMPROVERA GLI ITALIANI PERCHE’ NON FANNO FIGLI???????????
 
MANDA UN ASSEGNO???
 
Perdono il lavoro e abbandonano la figlia neonata
Sara è una bellissima bambina. Ha gli occhi che sono un incanto, le guance paffute. Sara agita le manine come volesse mettersi in vetrina, come volesse dire alle infermiere del nido che se la coccolano: “Guardate che ci sono anch’io”. Un inno alla vita, alla libertà di inventarsi il proprio futuro nel gran mare del Tempo. Ora si assopisce. Sembra di sentire Venditti: “Sara mentre dormivi ti batteva forte il cuore…”.
C’è tempo fino a sabato per conoscere il destino di Sara. La bambina è nata il 22 giugno, la mamma non l’ha ancora riconosciuta.
Al personale della sala parto dell’ospedale San Bortolo ha detto che vuole pensarci. Lei e il papà di Sara, vicentini, hanno grossi problemi economici. Sono senza lavoro, hanno altri tre bambini piccoli. La mamma di Sara, secondo il racconto di chi conosce la loro storia, ha perso il suo impiego proprio perché incinta. E ora i genitori sono davanti a una scelta drammatica, angosciante.
I TERMINI. La legge consente alla mamma dieci giorni per esprimere liberamente la propria volontà e altri sessanta, nel caso per il momento voglia avvalersi del diritto di non riconoscere la propria figlioletta, per ripensarci e sospendere l’iter dell’adozione. L’Ulss, comunque, è pronta ad avviare le procedure previste dalla normativa, cominciando dalla segnalazione al Tribunale per i minorenni, che, appunto, ha l’obbligo di aprire una pratica per l’adottabilità della neonata.
«Siamo in attesa che la madre ci comunichi la sua decisione – dice il primario di pediatria del San Bortolo Massimo Bellettato – . Intanto la seguiamo qui con ogni cura e non le facciamo mancare nulla come assistenza, affetto e calore. È una bambina sana, vivace, simpatica».
Dietro la porta del nido dove Sara ha iniziato il suo viaggio nel mondo assieme a tanti altri piccolini come lei fra gridolini, biberon, vagiti e improvvisi sonni, fra culle e delicati abbracci delle infermiere, una storia drammatica, senza ancora una fine.
Raccontata da qualcuno che sa di Sara e dei suoi genitori, che spera che qualcosa possa accadere perché questa storia possa trovare un “happy ending”, perché Sara un giorno non debba sapere di essere nata nel posto sbagliato. È triste sapere che certe storie esistono soprattutto quando ci siano coinvolti bambini anche se i tempi difficili hanno abituato anche a narrazioni estreme.
SITUAZIONE DIFFICILE. I genitori si trovano nella situazione di dover scegliere se abbandonare la neonata perché entrambi sono disoccupati e con altri figli piccoli a carico. Il futuro per loro è quanto mai incerto, se non interviene qualche elemento a modificarlo drasticamente.
Non solo: secondo chi è a conoscenza della vicenda, alla donna non è stato rinnovato il contratto di lavoro proprio perché si era scoperto che era incinta.
La circostanza, purtroppo non rara, ha portato i genitori a ricorrere alla possibilità di riflettere sul riconoscimento, ma è una decisione che sta pesando moltissimo e che li sta mettendo a dura prova. Un’offerta di lavoro a lei o al marito potrebbe far rinascere la speranza di far rimanere Sara nella sua famiglia d’origine, dove sarebbe cresciuta con l’amore e la dedizione che i genitori hanno riservato agli altri tre figli.
Il conto alla rovescia per il riconoscimento della neonata sta correndo inesorabilmente, i dieci giorni a partire dalla data di nascita, il 22 giugno, scadono sabato. Insomma, è una lotta contro il tempo, ma è ancora tutto possibile. «Non c’è nulla ancora di definitivo – spiega il dottor Bellettato – . La mamma ha solo detto che vuole rifletterci e noi confidiamo che venga a prendersi la sua Sara per portarsela a casa».
 
Franco Pepe

BURUNDI : LE PARTI PRESIDENTIEL CNDD-FDD DENONCE LE NEOCOLONIALISME BELGE !

PANAFRICOM/ 2016 06 30/

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 PANAF - CNDD anti belge (2016 06 30) FR

Dans un communiqué publié ce jour sur les négociations d’Arusha bis, le parti présidentiel burundais CNDD-FDD met durement en cause le néocolonialisme belge, ses responsabilités historiques dans les tensions ethniques, son appui au putsch de mai 2015 à Bujumbura et la haine des dirigeants belgicains contre la démocratie burundaise :

«  (…) Il se voit que l’Accord d’Arusha a fait l’objet de marchandage  entre le G7, G10 et la Belgique où cette dernière a gagné le silence sur les méfaits et forfaits de la période pré-indépendance. Le G7 et le G10 ont gagné  à leur tour l’assurance du pays ex-colonisateur de les maintenir au pouvoir de gré ou de force. Et c’est le sens de tout l’appui à l’insurrection et  au coup d’Etat par la Belgique  contre les institutions démocratiquement élues.  Et c’est aussi  ici que prend le sens de toute la haine qui anime certains autorités belges dont Louis Michel, son fils Charles Michel et Didier Reynders contre le pouvoir issu de la volonté du peuple par les urnes car voulant placer leurs ouailles par force (…)

Arusha 2000 n’a pas échappé à ce raisonnement car le G7 et le G10 tirés par Pierre Buyoya  se sont coalisés pour renverser les institutions démocratiquement élues sous l’appui de la Belgique qui devrait lui rendre la pareille pour avoir accepté les méfaits des divisions ethniques lors des  négociations d’Arusha 2000. »

* Lire sur PANAFRICOM-TV :

BURUNDI. EXIT ‘ARUSHA BIS’ : LE CNDD-FDD TRANCHE LE DEBAT ET SUIT LES CONSEILS DE LUC MICHEL

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* Et :

BURUNDI : SELON LE CNDD-FDD ‘LA VERITE ATTENDUE PAR LE PEUPLE BURUNDAIS NE VIENDRA PAS D’ARUSHA BIS’

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“La mia più grande paura? Che i poveri insorgano e facciano cadere i ricchi”

tranquilli, gli ANTI POPULISTI ( e i finti populisti che cenano con la Trilateral)  stanno lavorando per voi
 
Cartier, il proprietario svela la sua più grande paura: “Che i poveri insorgano e facciano cadere i ricchi”
Redazione, L’Huffington Post
 
Pubblicato: 13/06/2015 16:31 CEST Aggiornato: 13/06/2015 16:31 CEST
 
cartier
 
La prospettiva che i poveri insorgano lo tiene sveglio la notte. A confessare la sua più grande paura è niente meno che il boss di una delle più grandi società di gioielli del mondo: Cartier. Il multimilionario parlando al Financial Times Business of Luxury Summit a Monaco ha sottolineato che il pensiero di un futuro sconvolgimento sociale lo attanaglia.
Secondo Bloomberg, Johann Rupert ha detto alla conferenza di tenere a mente che quando il povero insorgerà, le classi medie non vorranno acquistare beni di lusso per paura di esporre la propria ricchezza. Ha riferito inoltre di aver letto dei cambiamenti che la tecnologia apporterà sul lavoro, nonché che i recenti dati Oxfam suggeriscono che l’1 per cento della popolazione mondiale possiede più ricchezza del restante 99%.
“Come la società si sta preparando ad affrontare la disoccupazione strutturale e l’invidia, l’odio e la guerra sociale?”, ha detto. “Stiamo distruggendo la classe media in questa fase. È ingiusto. Ecco, questo è ciò che mi tiene sveglio la notte”. Johann Rupert possiede una fortuna che si aggira intorno ai 7,5 miliardi dollari, proventi che arrivano dalle rendite di da marchi quali Cartier, Chloe e Vacheron Constantin.
È tornato al suo ruolo da presidente nel settembre 2014, dopo aver trascorso un anno sabbatico immerso nella lettura e nella pesca. E, a quanto pare, contemplando una rivoluzione sociale globale.

LE CLASH SUR LA LIBYE SUR AFRIQUE MEDIA : LUC MICHEL EN DEFENSE DE KADHAFI !

PANAFRICOM-TV/

LUC MICHEL:

LE CLASH SUR LA LIBYE SUR AFRIQUE MEDIA !

KADHAFISTE ASSUME (IL A DIRIGE LE RESEAU PANEUROPEEN DU MCR LIBYEN) LUC MICHEL EN DEFENSE DE LA MEMOIRE DE KADHAFI

REPOND AUX PANELISTES KEN ET MTIMBA ET REMET LES PENDULES A L’HEURE …

* Video sur : https://vimeo.com/172947798

PANAFTV - clash sur la libye sur AM (2016 06 18) FR

EXTRAIT DU

‘BOUQUET SPECIAL’ DU 18 JUIN 2016

SUR AFRIQUE MEDIA

# QUELQUES REACTIONS SUR LES RESEAUX SOCIAUX :

* Herve Stephane sur Facebook :

 luc michel .bravo.

Vraiment reste zen face a ces pseudo intellectuels ki vienn sur le plateau nous tirer en arriere et s attaquer aux hommes comm toi.

* Thomas Guedue :

Je vous encourage pour le travail que vous faites sur la conscientisation de la jeunesse africaine . Que dieu nous aide

* Adelyn Tehen :

Salut Luc, je ne suis pas souvent très d’accord avec vous mais, pendant le débat de ce samedi vous avez été parfaitement ¨PARFAIT. Vraiment vous êtes un livre d’histoire de la Libye , vos interventions m’ont énormément édifier. Bien sur ne faites pas attention à ces panélistes à 2 balles en manque d’arguments qui se sont mis à vous agresser. Ils étaient tous à coté de la plaque, il n’y a qu’Awoumou qui était lucide. Alors continuez votre combat, ne vous attardez pas sur les excités. Encore bravo!

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# ELAC & ALAC COMMITTEES/

ILS ONT TUE KADHAFI. MAIS SES IDEES SONT IMMORTELLES !

Soutenez notre combat. Nous avons combattu 25 ans avec et pour la Jamahiriyah de Kadhafi au MCR, au MEDD-CR et aux Comités ELAC et ALAC.

Depuis le sinistre automne 2011, nous continuons le combat avec la Résistance verte.

Kadhafi pas mort ! Kadhafi présent !!!

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“Volevano insegnare la democrazia ai greci, ora agli inglesi: formidabili questi critici della libertà”

Brexit, Enrico Mentana contro chi critica il risultato del referendum: “Formidabili questi critici della libertà”
L’Huffington Post  |  Di Redazione
 
Pubblicato: 26/06/2016 14:47 CEST Aggiornato: 27/06/2016 08:27 CEST
 
mentana
“Formidabili questi nuovi critici della libertà”. E’ un post al veleno quello di Enrico Mentana pubblicato su Facebook sulle polemiche legate all’esito del referendum sul Brexit che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Il direttore del Tg La7 torna sul tema dopo che solo pochi giorni fa aveva già attaccato chi a sua volta attaccava i britannici per la loro decisione di tagliare i ponti con Bruxelles.
“Formidabili questi nuovi critici della libertà: un anno fa volevano insegnare la democrazia ai greci, che nel loro piccolo l’hanno creata qualche millennio fa. Ora ci riprovano con gli inglesi, padri della democrazia moderna”, scrive Mentana.
VIDEO – Viaggi, lavoro, pensioni: cosa cambia spiegato in 45 secondi
 
“Due referendum, peraltro voluti dai premier in carica, criticati come lesione della “vera democrazia”, e peraltro solo a causa del loro risultato. È bene allora ricordare già fin d’ora che in autunno qui da noi è in programma una terza consultazione, anch’essa voluta dal capo del governo, e che il termine referendum fu coniato proprio da queste parti, e non per caso”, conclude.

Di Maio: sì all’Italicum, cambiarlo significa danneggiare il M5S

martedì, 28, giugno, 2016
 
Il M5S, concentrato sempre su se stesso – piu’ che sui cittadini e sulle posizioni democratiche – ora difende l’Italicum, magrado sia una legge elettorale liberticida.
“Vogliono cambiare l’Italicum? Sarà il più grande boomerang politico della storia del nostro Paese. Cambiare una legge per danneggiare il Movimento cinque Stelle? Fate pure. Noi abbiamo sempre combattuto l’Italicum, nonostante questa sia una legge che ci favorisca, devo pensare che lo pensino anche loro”.
Lo ha detto Luigi Di Maio, vice presidente della Camera e membro del direttorio M5s, parlando con i giornalisti a Firenze. (askanews)

Un Golpe a 5 Stelle? L’asse Di Maio-Monti-Commissione Trilaterale

Pubblicato 30 giugno 2016 – 14.20. – Da Claudio Messora
 
Il giornalista Marco Gaiazzi ha parlato con fonti definite certe e testimoni oculari, i quali gli hanno raccontato una storia che confermerebbe quanto nei giorni scorsi si è reso evidente sui media di massa e sul blog di Grillo: il cambio di rotta dei vertici del Movimento 5 Stelle e il loro avvicinamento ai poteri forti, con l’intermediazione di Mario Monti, e l’abbandono del referendum sull’Euro, con la cancellazione e la riscrittura integrale in salsa europeista del famoso decimo punto del post “La Brexit spiegata facile”, relativo all’uscita dell’Italia dalla Ue, dove in una notte sparisce ogni riferimento all’Euro “come cappio da cui liberarsi” (sic!) e a un referendum italiano che prima era definito sacrosanto.
 
Ricordo che il Movimento 5 Stelle è nato come movimento di democrazia diretta, dove ogni decisione proviene dalla rete o è sottoposta al vaglio della stessa, e dove i giochi di potere e le trame oscure sono considerate alla stregua dell’alto tradimento.
 
Alla luce delle affermazioni contenute nell’articolo seguente, che inseriscono in una cornice ideale anche le dichiarazioni di Borrelli dei giorni scorsi, e i pubblici attestati di stima di Monti nei suoi confronti, e le allusioni di Romano Prodi, che su Repubblica afferma: Marine Le Pen è stata la prima a capire i limiti di un populismo di parte, e ha ‘ucciso il padre’. In quel momento è diventata una potenziale presidente della Repubblica francese. In Italia sta succedendo la stessa cosa“, chiedo dunque ai diretti interessati, citati nell’articolo, e quindi a Luigi Di Maio in primis (che recentemente ha effettivamente partecipato a un pranzo con il direttore italiano della Commissione Trilaterale svoltosi all’istituto ISPI, “il più prestigioso think tank di politica internazionale del nostro Paese, diretto dal prof. Paolo Magri e che ha come presidente onorario Giorgio Napolitano“), se sono in grado di smentire categoricamente la ricostruzione seguente. (*)
 
golpe1
di Marco Gaiazzi su Gli Stati Generali
 
Di Maio studia da premier e si prepara con Varoufakis e… Monti!
Che a inizio primavera il direttorio del 5 Stelle abbia incontrato Varoufakis è cosa nota. Altrettanto noto che a maggio Di Maio abbia partecipato ad una riunione a metà strada tra l’Ispi e la Trilateral. È arrivato il tempo di raccontare alcuni retroscena inediti che sono di sicuro interesse.
 
Parlando con fonti interne molto vicine ai vertici del Movimento sono venuto a conoscenza dei contenuti dell’incontro con l’ex ministro greco Varoufakis. Pare, anche se il condizionale è in questo caso solo una premura stilistica, che i 5 Stelle volessero avere un confronto aperto sui temi euro ed Europa parlando con uno che intorno a quel tavolo con Juncker, Merkel e company ci é stato per davvero.
 
Come è nato il ribaltone Cinque Stelle sul referendum sull’Euro
A quanto risulta, al netto delle critiche e delle perplessità che l’ex ministro ha ribadito al direttorio 5 stelle sull’Europa e su come è stata costruita, l’economista greco ha letteralmente lasciato a bocca aperta i suoi interlocutori.
 
Quando è stato il momento di parlare di Italia e di referendum sulla permanenza in Europa, di cui il movimento aveva iniziato a gettare le basi, Varoufakis ha gelato i suoi interlocutori. L’Ex Ministro alle Finanze avrebbe infatti escluso categoricamente l’ipotesi di una uscita dall’euro dell’Italia. E lo avrebbe fatto non su impressioni o chiacchiere da bar ma sulla base di attente e posate riflessioni micro e macro economiche. In sostanza Varoufakis avrebbe detto a Di Maio di scordarsi di uscire dalla moneta unica, opzione folle e autolesionista per l’economia italiana. Lo avrebbe insomma sconsigliato dal procedere con un referendum che porterebbe l’Italia all’autodistruzione.
 
golpe2
Non c’è dubbio che sentir dire questo da un uomo che ha vissuto da protagonista uno dei momenti più difficili della storia sia greca che europea, proprio da chi per mesi è stato visto come un paladino della democrazia dei popoli contro la tecnocrazia europea ha lasciato sconcertati i suoi interlocutori. Sconcertati sicuramente, ma pare ne siano usciti anche convinti. È un fatto incontestabile che il Movimento ha cambiato idea in modo repentino ingranando la retromarcia sull’uscita dall’euro. E sembrerebbe la prova provata della ricostruzione che mi è stata raccontata. Ma non è finita.
 
Il patto di Di Maio con Mario Monti e Trilateral
Ascoltato il pensiero dell’ex Ministro sulle cose da fare per cambiare l’Europa (Varoufakis non è mai stato favorevole alla Grexit benché su questo sia stata fatta, artatamente, una grande confusione), i vertici pentastellati avrebbero compreso, ben consigliati, l’importanza di iniziare a tessere dei rapporti solidi con le più alte sfere dell’establishment europeo, in modo da iniziare ad accreditarsi come interlocutore rispettato e rispettabile in vista di future trattative.
 
Sempre a quanto risulta dalle mie fonti, Luigi Di Maio avrebbe chiamato nientepopodimenoche… l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti, che può vantare ottimi rapporti con i cosiddetti poteri forti europei. Di Maio, confidando sulla spiccata anti-renzianità di Monti (ricordiamo quando Renzi disse che il Professore di Varese farebbe fatica a prendere voti anche in una assemblea di condominio), ma soprattutto forte della convinzione di essere in pole position per succedere all’ex Sindaco di Firenze come Presidente del Consiglio alle prossime elezioni, avrebbe chiesto a Monti di intercedere per un incontro coi rappresentanti italiani della Trilateral Commission.
 
Per dare meno nell’occhio Monti avrebbe coinvolto il più rasserenante ISPI (rispettato think tank italiano) al fine di far incontrare Di Maio con la Trilateral in un contesto meno chiacchierato, che non ha comunque mancato di sollevare polemiche interne al movimento (ndr: erano presenti le stesse persone del vertice della Trilaterale a Roma, di qualche giorno prima, ove aveva moderato il presidente Rai Monica Maggioni).
 
golpe3
Lunch Talk tenutosi venerdì 22 aprile con i membri del Consiglio dell’ISPI tra cui Carlo Secchi, presidente della Commissione Trilaterale italiana (a sinistra di Di Maio), Paolo Magri, segretario gruppo italiano Trilateral Commission, Mario Monti, a lungo a capo della Trilateral Commission, il direttore del Corriere della Sera Fontana, vertici bancari come Intesa San Paole etc. (Fonte: Il Fatto Quotidiano)
 
E pare che l’ex rettore della Bocconi, pur di fare le scarpe a Renzi, sarebbe disposto, come già starebbe facendo, ad aiutare il Movimento di Grillo, con buona pace del “rigor Montis” con cui il comico appellava l’allora premier.
 
Se così fosse saremmo di fronte a una rinnovata battaglia tra guelfi e ghibellini, con le potentissime lobby che sostengono il Leopoldo minacciate dagli altrettanto forti poteri di cui il Bocconiano è ancora un significativo terminale.
 

(*) Nota a margine: vorrei che fosse chiaro che, al di là del merito, è il metodo che nel Movimento 5 Stelle resta l’asse portante, in assenza del quale M5S si riduce a un partito qualunque. Il metodo prevede che i portavoce siano cittadini scelti per farsi tramite di decisioni prese in rete, e che dunque in nessun modo possano, attraverso lo sfruttamento della loro carica, mutare orientamento o prendere accordi con istituzioni, organizzazioni o persone che mutino nella sostanza o in parte gli orientamenti degli attivisti certificati, o che siano retenute sconvenienti per la loro storia politica o imprenditoriale rispetto alle battaglie condotto dal blog. Le strategie politiche non sono ammesse, in un movimento che fa della democrazia diretta il suo obiettivo, perché “strategia” fa necessariamente rima con opacità e con oligarchia (le strategie vengono decise e perseguite da pochi a discapito dei molti, altrimenti sarebbero inutili). Ne consegue che chi fa strategie utilizzando la sua posizione di privilegio, senza che tali decisioni siano state conferite dalla base attraverso referendum online, sta abusando del suo ruolo e tradendo i principi del Movimento sul quale ha preso i voti. Si può decidere qualunque cosa (la democrazia diretta è questa, e a volte può anche essere estrema), ma si deve decidere con meccanismo trasparente e a maggioranza assoluta. Il Movimento 5 Stelle, quando è nato e fino alle politiche del 2013, era questo. Io personalmente ritengo che debba essere riportato lì, senza strutture intermedie, senza accentramento di potere, senza far sì che pochi abbiano un potere superiore a quello dei molti. Il senso della mia critica è questo.
 
 Claudio Messora

Caro Del Rio ma quale low cost, il Tav è inutile e costoso (e lo ammettete pure voi)

notav.info
post — 2 luglio 2016 at 12:52

193450579-8ff3717c-b53f-4d09-87f5-944d5934ccd3L’annuncio del ministro Del Rio “Cambia la tratta italiana della Tav: costerà 2,6 miliardi in meno”  ha fatto andare in fibrillazione le penne di molti giorni e siti online, che hanno iniziato a raccontarci di una (perchè per loro è sempre femminile singolare) Tav low cost, meno impattante, e pure simpatica perchè no!

Il ministro, su indicazione del duo Virano-Foietta, parla di progetto “revisionato rispetto al preliminare del 2011 e il costo degli interventi scende da 4,3 a 1,7 miliardi.” In soldoni la tratta nazionale, utilizzerebbe meno gallerie e nuovi binari e più linea storica. Da qui si dovrebbe evincere il buon senso del governo e il risparmio all’orizzonte.

Diciamo subito che questa è un’ abile operazione di propaganda utile a confondere la situazione, e in seguito spieghiamo perchè.

L’unico dato che valutiamo (ed è da valutare) come positivo è il fatto che governo e osservatorio cercano soluzioni per giustificare un’opera inutile e sempre più costosa. Il dato di fatto è questo, non c’è altro, la Torino Lione non serve a nessuno (Paese, imprenditore o cittadino) ma è un bel bacino di soldi pubblici da drenare ad amici e costruttori vari.

Quindi partiamo da qui, quest’ operazione simpatia, porta in sè l’implicita sconfitta delle tesi di ogni sitav passato e futuro.

Poi a parte il dato politico, nella realtà non parliamo di nulla di nuovo, ma di una strategia di realizzazione a fasiche permette ai furbacchioni di parlare di riduzione dei costi e dei km, ed omettere che sono presi in considerazione sono alcune voci di costo e che i tempi si allungano rispetto al previsto (e quindi anche i relativi costi).

Inoltre il grosso del denaro da spartirsi in questo momento è sul tunnel geognostico e sulle opere connesse, che sono il vero bancomat per gli amici degli amici, anche quelli un pò ndranghetisti

Facciamo nostra l’analisi tecnica di notavtorino, per tornarci su nei prossimi giorni: “In realtà l’abile operazione di propaganda nasconde il fatto che anche l’Italia, come già la Francia, deve fare i conti con la disponibilità di soldi, ed è costretta a realizzare la Torino-Lione a pezzi, con un orizzonte di completamento che va oltre il 2050. L’utilizzo della ferrovia esistente sarebbe così transitorio, per alcuni anni a partire dal 2030, ma il resto verrebbe costruito in seguito. E per poter essere utilizzata nella cosiddetta fase 1, la linea storica necessita, nei prossimi 15 anni, di vari cantieri per l’indispensabile adeguamento. Il millantato risparmio sui costi deriva dal fatto che si confronta la spesa per la sola fase 1 con quella per l’intero progetto originale: in realtà, alla fine, il tutto costerà ben di più.”

(Vedi il documento completo sul progetto per fasi)

BASTAVA DIRE “CI SIAMO SBAGLIATI, HANNO RAGIONE I CITTADINI”
20 anni fa si cominciava a parlare di ‪#‎Tav‬; c’era un progetto fatto su una montagna; i cittadini erano contrari e così lo Stato fu costretto a cambiare montagna senza nessuna autorizzazione del nuovo progetto; iniziano a scavare il BUCO nonostante l’opera fosse chiaramente inutile come sostengono le numerose analisi costi benefici di tutti gli istituti di ricerca italiani; la politica decidere di combattere il ‪#‎notav nei tribunali contro i manifestanti pur sapendo dell’errore tecnico e politico che si stava commettendo; il buco va sempre più a rilento e 3 anni fa lo Stato capisce che quest’opera non si concluderà mai; la politica si inventa il Progetto Low Cost (km limitati); il codice appalti prevede una analisi costi benefici per fare un’opera “ridotta” ma ilMinistro non la vuole fare perché il Paese scoprirebbe che ha ragione il ‪#‎m5s‬.
La storia si conclude con il Ministro Delrio che dichiara la riduzione dell’opera, come se fosse una grazia la sua decisione, come se il popolo #notav dovesse applaudirlo per questo regalo.
Ministro, sarebbe bastato dire “Questa classe politica si è sempre sbagliata sul Tav, non serve ed è uno grande spreco”. MoVimento 5 Stelle Camera

Tav, Graziano Delrio: “Stiamo revisionando il progetto: ridotta linea nuova della Torino Lione da 84 a 25 km”

http://www.huffingtonpost.it/2016/07/01/delrio-tav_n_10774008.htmlL’Huffington Post  |  Di Redazione

Pubblicato: 01/07/2016 18:23 CEST Aggiornato: 01/07/2016 22:18 CEST
DLERIO

Si riducono i costi del progetto italiano della Torino-Lione. Il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ha annunciato oggi la revisione del progetto, con un taglio delle nuove linee ferroviarie da realizzare da 84 a 25 chilometri. E, soprattutto, un risparmio di 2,6 miliardi di euro rispetto al progetto preliminare del 2011. E’ quanto prevede un documento approvato lo scorso 20 giugno dall’Osservatorio per la Torino-Lione presieduto da Paolo Foietta, “che chiude positivamente una discussione avviata già molti anni fa – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino – accelerando e semplificando la realizzazione della linea ad Alta Velocità”.

La project review “è il risultato di un anno di lavoro con Rfi e il ministero dei Trasporti – spiega Foietta -, condiviso con tutti i sindaci che fanno parte dell’Osservatorio”. A cambiare sono le opere di adduzione al tunnel, che non subisce invece variazioni, quelle cioè necessarie al funzionamento della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità. Non più un progetto unitario, ma singoli interventi ordinari, ognuno con la propria progettazione, da realizzare entro il 2030, anno di entrata in esercizio della linea internazionale.

“Non sono arretramenti, sono adeguamenti, e sono un’intelligente rivisitazione dei progetti per fare le opere nei tempi giusti, con i costi minori e che siano davvero utili”, spiega Delrio a margine di un convegno sulla mobilità a Firenze.
Nella prima fase, in particolare, è previsto l’adeguamento della linea storica tra Bussoleno e Avigliana, un tunnel in due tronchi sotto la collina morenica di Avigliana-Buttigliera Alta, il riuso dello scalo San Paolo e l’adeguamento del Passante di Torino. Slitta invece la Gronda merci a Nord di Torino, perché in vista dell’adeguamento della Trofarello-Alessandria-Novi i treni che non entreranno nel Passante potranno riconnettersi all’Alta Velocità e al Terzo Valico da Sud.

Si passerà così da 4,3 miliardi di investimenti stimati inizialmente, a 1,7 miliardi complessivi nel 2030. Un risparmio notevole reso ancora più ragguardevole – osserva il vicepresidente dell’Osservatorio, Osvaldo Napoli – “se si tiene presente la prospettiva dell’aumento di carico dei treni che passerà dai 3 milioni annui di tonnellate a 25 milioni/anno. Il tutto sarà propedeutico all’adeguamento della Torino-Genova”.