7 luglio 16 La Maurienne UN TOUR DE FRANCE CONTRO LE OPERE INUTILI

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Traduzione di Silvia dell’articolo de La Maurienne. 

Interessante che i ciclisti sono stati accolti martedì dal comune di Grenoble

UN TOUR DE FRANCE CONTRO LE OPERE INUTILI

Per denunciare ciò che qualificano come grandi opere inutili, la carovana internazionale contro le grandi opere inutili e imposte (GPII), composta da No Tav, collettivo italiano che si posiziona contro il collegamento ferroviario Torino-Lione, per qualcuno tra loro, ha intrapreso l’iniziativa di percorrere da Susa a Bayonne in
bicicletta. Bayonne accoglierà dal 15 al 17 luglio il sesto incontro
contro le Grandi Opere Inutili. A margine delle 11 tappe di questo tour di France, i militanti cercano di scambiare coi passanti circa le azioni e incontrano i comitati locali di sostegno.
Lunedì 4 luglio il gruppo di ciclisti si è fatto controllare dalla dogana del Moncenisio prima di essere accolto dal Comune di Villarodin-Le-Bourget.
Poi il gruppo ha fatto sosta a Saint-Jean-de- Maurienne, atteso dall’associazione Vivre et Agir della Maurienne.
In tutto, sono 1300km da percorrere da questa manciata di militanti : “Con la bicicletta si può incontrare la gente e scambiare direttamente opinione. Si può cancellare così l’immagine di estremisti”, precisa un No Tav alla Torino-Lione, Marc Pascal. “Quest’immagine si incrina poco a poco, grazie all’opposizione all’opera della nuova amministrazione locale di Torino. Chiara Appendino non ha potuto essere eletta che con i voti degli “estremisti”, aggiungeva Daniel Ibanez.
I ciclisti erano stati accolti dal Comune di Grenoble martedì.

TAV – FREDIANI, SCIBONA (M5S): “LA CONFUSIONE DI DELRIO HA ORIGINI BEN CHIARE. L’OSSERVATORIO HA FORNITO AI POLITICI SCENARI FALSATI. I 3 ESPOSTI DEPOSITATI CONTRO L’OSSERVATORIO ED IL SUO PRESIDENTE, CHE FINE HANNO FATTO?”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=1077

Le ultime dichiarazioni del Ministro Delrio dimostrano come i politici, anche al più alto livello, non hanno la minima idea di cosa sia la Torino Lione, del perché sia stata concepita, della sua reale necessità e del suo inquadramento nei trattati internazionali italofrancesi.

L’art 1 dell’accordo italo/francese del 29 gennaio 2001 stabilisce che “I Governi Italiano e Francese si impegnano… alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario ….. la cui entrata in servizio dovrebbe avere luogo alla data di saturazione delle opere esistenti”. Appare chiaro che affermare come ha fatto il Ministro “Non sono arretramenti, sono adeguamenti, e sono un’intelligente rivisitazione dei progetti per fare le opere nei tempi giusti e poi che il tunnel di base ovvero la tratta comune italo/francese è ormai un’opera in corso di realizzazione oltre a violare il disposto dell’Art 1 è un totale controsenso in quanto o “le opere esistenti hanno raggiunto la saturazione” o la raggiungeranno entro il 2030 ed allora si deve fare il tunnel di base e le opere di adduzione oppure le opere esistenti non hanno raggiunto la saturazione” e non è prevedibile quando la raggiungeranno e quindi il progetto deve essere sospeso sine die, questa è una semplice logica frutto degli scenari trasportisticie e macroeconomici nel medio/lungo termine.

Le decisioni politiche in ambiti economici devono sempre avere prima della loro realizzazione l’avallo tecnico sulla loro fattibilità, e la Torino Lione ben dimostra questo assunto sia con l’art 1 dell’accordo sopracitato ma soprattutto con l’istituzione dell’Osservatorio che avrebbe dovuto suffragare con i dati la decisione politica. Il Ministro Delrio non è colui che ha svolto tutte le valutazioni necessarie alla validazione del progetto, quindi se ha fatto dichiarazioni totalmente insensate e dannose per l’erario italiano è perché chi avrebbe dovuto e dovrebbe fornirgli le informazioni necessarie ad una serena valutazione dell’opera non ha fatto il suo dovere, o per colpa o per dolo, questa persona è chi nelle fasi fondamentali dell’iter progettuale ha assunto in sé i tre ruoli chiave della Torino Lione (Commissario Straordinario del Governo, Presidente dell’Osservatorio e Presidente della CIG) ed attualmente dirige ( ruolo in odore di incompatibilità secondo l’Antitrust)la società che si occupa della realizzazione del tunnel di base!

Appare chiaro quindi che i dati prodotti dal 2006 ad oggi dall’Osservatorio sono stati volutamente falsati, basati su modelli volutamente distorti al solo fine di fornire al decisore politico informazioni atte a procedere con la realizzazione dell’opera. Appare incredibile che i dati contenuti nel Quaderno n 2 dell’Osservatorio e che hanno fornito al Governo la giustificazione economico/trasportistica per la sua decisione siano dati del 2004 pubblicati nel 2007 e mai revisionati alla luce del terremoto che ha sconvolto l’intero mondo economico; solo questi fatti dovrebbero suscitare dubbi sull’operato dell’Osservatorio, anche in un Ministro.

Esistono ben tre esposti articolati e ben documentati presentati negli anni sull’operato dell’Osservatorio e del suo Presidente:

  • il 31 marzo 2014 alla Procura di Roma a firma Claudio Cancelli (Prof. Ord. Politecnico di Torino) Mario Cavargna (Presidente Pro Natura Piemonte) Marco Scibona (Senatore M5S), e Alberto Veggio (Gruppo Consiliare Buongiorno Condove)
  • il 12 apr 2014, alla Procura di Roma a firma Mario Cavargna e Alberto Veggio
  • il 19 feb 2015 presso la Corte dei Conti Procura Pegionale Piemonte, a firma Mario Cavargna Francesca Frediani (Consigliere M5S Regione Piemonte) e Marco Scibona

Nei prossimi giorni ripresenteremo alle Procure gli esposti a suo tempo inviati, forniremo copia anche al Ministro Delrio in modo che egli abbia contezza di quanto da noi segnalato e, ci auguriamo, promuova una istruttoria interna al Ministero al fine di valutare il tutto.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, Senatore M5S Piemonte

Stampa La lettera di Virzì alla No Tav in fuga, comparsa in un suo film: Il regista scrive a una studentessa ricercata per gli scontri, conosciuta sul set di Caterina va in città

7 luglio 16  

http://www.lastampa.it/2016/07/07/italia/cronache/la-lettera-di-virz-alla-no-tav-in-fuga-comparsa-in-un-suo-film-torna-sapremo-capirti-OCTQGTUeou7tu9WHr6sxsN/pagina.html

La storia
– Maria Edgarda Marcucci, 25 anni, residente a Roma ma iscritta alla facoltà di Filosofia di Torino, è irreperibile dal 21 giugno, quando la polizia ha cercato di notificarle la misura cautelare degli arresti domiciliari per gli scontri al cantiere Tav di Chiomonte, il 28 giugno 2015. Stesso tipo di provvedimento che l’aveva già raggiunta a inizio anno, come strascico giudiziario delle tensioni scoppiate a novembre all’interno dell’ateneo torinese. E’ conosciuta dalla Digos come attivista del centro sociale Askatasuna, vicino al Collettivo universitario autonomo che si è opposto alla scelta del rettorato di affidare l’aula «Borsellino», palazzo Einaudi, ai giovani del Fuan. Eddi, già sottoposta dal 16 marzo all’obbligo di firma per essere rimasta coinvolta nell’occupazione, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, si è vista aggravare la propria posizione. Il 21 marzo avrebbe aggredito un agente della Digos, che le impediva di assistere a un dibattito sulle tasse in rettorato: questo episodio, il 5 aprile, le è costato il divieto di dimora a Torino.
La lettera
Eddidove sei? Perché sei costretta a scappare? Per quale motivo ti vogliono arrestare? Credo che valga la pena raccontare la tua storia.
Ti chiami Maria Edgarda Marcucci. Ti ho conosciuta sul set del mio film «Caterina va in città». Eri tra le comparse con mia figlia Ottavia, tua amica in quell’epoca in cui avevi appena dodici anni, ma l’intelligenza, la sensibilità e la passione già ti accendevano lo sguardo e lo facevano vibrare. Adesso ne hai 25, sei studentessa di Filosofia all’Università di Torino e ti fai notare alle assemblee studentesche perché mobiliti i tuoi amici per portare solidarietà e aiuto agli sfrattati, ai rifugiati, ai senzatetto, e tutti ti chiamano Eddi.
Ma cos’è successo di così grave, che ti ha fatto decidere di sparire, e di non dare più tue notizie a nessuno, neanche ai tuoi genitori?
Nel novembre scorso tu ed altri studenti vi siete opposti all’eventualità che un’aula dell’università fosse concessa per un uso privato ad un’organizzazione politica, il Fuan, rivendicando qualcosa di molto elementare, ovvero che le aule dell’Università servono agli studenti per studiare, ripassare, stare insieme, ripetere prima dell’esame, e non per la propaganda di organizzazioni politiche neofasciste il cui principale impegno sembra sia quello di alimentare il razzismo e la xenofobia, come se non ce ne fosse già abbastanza in giro. Sono intervenuti numerosi agenti di polizia in assetto antisommossa, è intervenuta la Digos, hanno fatto irruzione nell’aula, hanno identificato e fermato una trentina di studenti tra i quali tu, e siete stati rilasciati solo dopo l’intervento di altri universitari esterrefatti, tra i quali anche molti professori. Ma in seguito a questo episodio la Procura di Torino ha emesso un provvedimento contro di te: obbligo di firma, e scusa se non riesco a capir bene di cosa si tratti, credo che tu dovessi recarti inutilmente tutti i giorni in Questura a firmare un foglio. Ma non ti sei sottratta, hai eseguito diligentemente quello che ti veniva chiesto.
Cinque ragazze
Qualche giorno dopo, insieme ad altre studentesse volevate entrare in un’aula dov’era in corso un incontro pubblico presieduto dal Rettore, il cui tema era qualcosa come «Il futuro dell’Università», ma sulla porta alcuni uomini in borghese, senza identificarsi, volevano impedirvelo. Eravate in cinque, cinque ragazze, e avete chiesto spiegazioni a quei signori, che invece hanno cominciato a spintonarvi. Di questa circostanza esiste un breve filmato realizzato con un telefonino che ho avuto occasione di vedere. La sensazione che se ne ricava è che quelle persone, che poi si sono rivelati agenti della Digos, cerchino di suscitare un comportamento che possa poi essere censurato come pericoloso e quindi punito. Cosa succede, poi? Per intercessione del Rettore, che apre la porta e forse si rende conto di aver esagerato a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine, riuscite ad entrare e tu ti iscrivi a parlare e dal palco, senza urlare, in modo pacato e perfino sorridente, provi ad esprimere la tua opinione su quello che ritieni un presidio costante ed improprio della Digos dell’Università di Torino, riferendoti anche ad altre circostanze nelle quali agli studenti è impedito di accedere agli spazi della loro facoltà. In seguito a questo episodio, Eddi, ricevi un inasprimento delle misure cautelari: da obbligo di firma a divieto di dimora a Torino. Uno di quegli agenti della Digos avrebbe dichiarato in un verbale di aver subito un colpo violento da te, tale da causare l’incrinatura di una costola. Dichiarazione sulla quale sembra lecito esprimere – sommessamente, eh? – qualche dubbio, dal momento che questo agente invece di fermarti, di arrestarti, di correre al Pronto Soccorso, lo vediamo nel filmato chiacchierare tranquillamente con altri colleghi durante il tuo intervento. Forse si è accorto della costola incrinata solo più tardi, forse gli sei venuta in mente tu, che forse lo avevi colpito. Ma andiamo avanti, perché c’è un ultimo episodio da raccontare.
Risale a qualche mese prima, a Chiomonte, in Val di Susa, teatro purtroppo come sappiamo di altri scontri sul tema Tav, a proposito del quale non è mia intenzione qui esprimere giudizi e valutazioni. Nel filmato, che uno può vedere comodamente su YouTube, un gruppetto di manifestanti cerca goffamente di tirar giù una recinzione del cantiere legandola ad una corda, ma sono così pochi ed evidentemente così poco forzuti che non riescono a spostarla di un millimetro. Fin lì siamo ad una scenetta abbastanza buffa che non sfigurerebbe nei filmati di «Paperissima», ma la risposta delle forze dell’ordine invece è imponente: un centinaio di poliziotti armati ed in assetto di guerra respinge con lacrimogeni ed idranti quel gruppetto di manifestanti, che definire pericoloso è quantomeno iperbolico, se non altro per la disparità delle forze in campo.
Invece in seguito a questo episodio è partito dalla Procura di Torino un provvedimento contro circa 20 persone, tra i quali ci sei tu, sottoposta agli arresti domiciliari. Quindi, nell’ordine: secondo la Procura saresti sottoposta all’obbligo di firma, al divieto di dimora a Torino ed infine ai domiciliari (sempre a Torino, dove abiti). A me pare che ci sia qualcosa di spropositato e anche di involontariamente comico in questi provvedimenti tanto severi quanto contraddittori. Devi averlo pensato anche tu, che infatti hai deciso di scappare e adesso nessuno sa più dove tu sia.
La cosa che colpisce è che i magistrati si confrontino con te con uno spirito così intransigente, come se davvero tu fossi un pericolo per la collettività. Non vorremmo che un intervento così pesante, che peraltro, insieme ad altri analoghi, occupa le ore preziose dell’attività della Procura di Torino rischiando di distrarla dalle tante emergenze che stanno a cuore a tutti, finisca col trasformare te, Maria Edgarda detta Eddi, e quelli come te, ragazzi idealisti e appassionati rompicoglioni, in cinici disillusi, mosci e sfiduciati verso le virtù civili di una democrazia come la nostra.
Un altro finale
Mi verrebbe di dirti, se ovunque tu sia avrai modo di leggere queste mie parole, che non deve andare a finire così: io sono certo che l’Italia non sia l’Egitto di Al-Sisi, o la Turchia di Erdogan e che le autorità sapranno trovare lo sguardo e la misura per valutare nelle giuste dimensioni la tua posizione. Può darsi che tu abbia violato qualche legge, ma questo non mi trattiene dall’avvertire per te una simpatia struggente. Perché nell’indifferenza di una società distratta, egocentrica, coi più giovani impegnati ad esibirsi sulle bacheche dei social network – tra selfie con la boccuccia a cuore, fotine di gattini e di pietanze impiattate alla maniera degli chef – o che si eccitano a sfogarsi rabbiosamente contro i diversi, i più deboli, in un clima dove crescono la paura e l’intolleranza, ti sembrerà che sia destinata a cadere esclusivamente sulle fragili spalle tue e di quella manciata di tuoi coetanei la responsabilità di esprimere quella quota di dissenso di cui ogni società complessa ha un bisogno fisiologico, quella cosa che Don Milani definiva «la disobbedienza virtuosa». Capisco come devi sentirti, Eddi, sola e sconfortata, in un mondo che non sa che farsene dei tuoi slanci ribelli, delle tue domande generose e ingenue, e che deve sembrarti triste e sordo se sa risponderti solo coi gendarmi e la galera.
Noi tutti, come cittadini, come genitori, vorremmo capire com’è possibile che tu sia costretta a nasconderti e vorremmo ascoltare dalla tua voce le tue ragioni. Spero che tu ti faccia viva, spero che tu non abbia paura, spero che non ti arrabbi se ho messo il naso in questa tua vicenda personale cercando di usare un tono sdrammatizzante. Intanto ti mando un abbraccio.