Monaco, tutti i dettagli sull’attacco terroristico

ovviamente un ragazzino di 18 anni da solo, con il solo allenamento di gta o simili è un perfetto terrorista. Ovvio. Dai forza su, istituite la legge marziale che si sà è li che volete andare a parare
  
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Venerdì sera alle 18,30 c’è stata una sparatoria all’interno e intorno al centro commerciale Olympia-Einkaufszentrum a Monaco, in Germania. Inizialmente le autorità pensavano a più assalitori, ma poi, nel corso delle ricerche e delle indagini, è emerso che si sarebbe trattato di un’azione condotta da un solo uomo, apparentemente un tedesco di origine iraniana di 18 anni, residente a Monaco, suicidatosi durante l’attacco. Pare si segua la pista del terrorismo interno legato a ragioni politiche, ma per il momento non si hanno ulteriori notizie.
 
Una vasta operazione di polizia, comprese le forze speciali del GSG9, è scattata da subito per cercare i responsabili dell’attacco: Monaco è stata raccontata per diverse ore come una città completamente bloccata. Le vie di ingresso sbarrate, per le uscite posti di blocco ovunque. Diverse le vittime: 9 morti accertati, venti i feriti, diversi in gravi condizioni. Una delle persone morte, si sarebbe suicidata, e gli inquirenti hanno pensato da subito potesse essere l’assalitore (si è pensato questo perché è stato ritrovato a fianco al corpo uno zainetto simile a quello che aveva uno degli sparatori, a questo punto l’unico, ripreso in un video).
 
Alcune immagini circolate poco dopo i fatti, hanno mostrano un uomo con uno zaino rosso sparare indiscriminatamente sui passanti in strada, appena uscito da un McDonald’s del centro commerciale. In altre, riprese da utenti all’interno dei locali dello shopping center e poi diffuse sui social network, si vedevano diverse persone a terra, ferite. In un altro filmato ancora, forse il più significativo per fare chiarezza sulla matrice, si è sentito un uomo parlare con un altro, si sono comprese le parole “sono un tedesco”, “non ho fatto niente”, “sono nato qui”, poi l’esplosione di colpi di pistola. Non ci sono comunque, per il momento, rivendicazioni di alcun genere per l’atto terroristico.
 
Le forze dell’ordine di Monaco hanno subito chiesto ai cittadini di allontanarsi dal centro della città, dove inizialmente era stata segnalata una seconda sparatoria, poi smentita. La polizia ha invitato la gente a restare in casa, a evitare spazi affollati e la metropolitana, che si pensava fosse stata usata dagli assalitori per fuggire, a lasciare libere le strade per facilitare le ricerche. Anche la Farnesina ha consigliato ai cittadini italiani che si trovano a Monaco di evitare spostamenti. L’area colpita dalla sparatoria è quella del villaggio olimpico del 1972, distante almeno tre chilometri dal centro cittadino, dunque queste informazioni fanno supporre che le autorità temevano azioni diffuse e coordinate su più luoghi, come quelle avvenute a Parigi il 13 novembre. A quesa allerta si aggancia l’equivoco di diverse ore sul numero dei terroristi: la segnalazione di spari anche in altre aree della città, man mano rivelatesi false, e i racconti dei testimoni di un’auto fuggita dal centro commerciale a gran velocità, hanno indotto la polizia a pensare ad un’azione multipla condotta da più persone.
 
Appena ventiquattro ore prima, il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maziere, aveva messo in guardia sulla possibilità che il paese diventasse teatro di attacchi terroristici, parlando in riferimento all’attentato di Wurzburg, dove Riaz Khan Ahmadzai, un rifugiato di 17 anni che vive con una famiglia affidataria in Germania, ha cercato di uccidere diverse persone a colpi d’ascia all’interno di un convoglio prima di essere ucciso dalla polizia.
 
(Articolo in aggiornamento)
 
22/07/2016

DIETRO IL DISPERATO TENTATIVO DI COLPO DI STATO IN TURCHIA ‘FIRMATO’ C.I.A.

quello che più incuriosisce è che di golpe orchestrati dalla Cia se ne parla solo in ambito della controinformazione mentre in questo caso tutti i quotidiani di regime allineati al pensiero unico emanado dal dip di stato Usa dicono la stessa cosa, lo trovo strano. Fino a ieri Erdognan santo impegnato a liberare i siriani dal giogo del cattivo Assad, oggi un mostro….mah. Che cosa ha fatto in realtà Erdogan che ha dato fastidio all’amatissimo alleato Usa? Intendo, le vere ragioni, non che sta epurando e demolendo la democrazia, la solita scusa per allocchi
Postato il Mercoledì, 20 luglio 
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DI F. WILLIAM ENGDAHL
 
La sera del 15 luglio, un gruppo di ufficiali militari Turchi ha annunciato di aver effettuato un colpo di stato e di aver assunto il controllo del paese. Dicevano che Erdogan era in fuga e che in poco tempo avrebbero ristabilito l’ordine pubblico.
 
L’unico problema di quegli ufficiali militari e dei loro sponsor d’oltreoceano laggiù a Langley in Virginia e a Saylorsburg in Pennsylvania – dove vive in esilio sotto la protezione della CIA il politico Turco Fetullah Gülen – è che l’azione è miseramente fallita. Dietro questo tentativo di colpo di stato ci sono ragioni ben più drammatiche, legate all’importante cambiamento geopolitico che stava compiendo l’imprevedibile leader Turco – l’ancora presidente Recep Erdogan – quando i fedelissimi di Gülen hanno tentato il loro disperato colpo di stato, poi fallito. Segue una serie di domande e risposte sui fatti verificatisi in questa zona critica dell’ordine geopolitico mondiale.
 
(D=Domanda WE=William Engdahl)
 
D: cosa pensa di quanto è accaduto in Turchia da Venerdì 15 a Sabato 16, quando i militari hanno tentato il colpo di stato? Era un evento prevedibile?
 
WE: Il tentato golpe è stata una reazione agli importanti cambiamenti geopolitici intrapresi di recente da Erdogan. E’ stato provocato da ambienti turchi vicini alla CIA. Una mossa chiaramente disperata e male organizzata.
 
D: quali pensa che siano le vere ragioni di una simile mossa da parte dell’esercito?
 
WE: si è trattato di un’azione da parte di alcuni ufficiali dell’esercito turco fedeli al Movimento di Fetullah Gülen. Gülen è una risorsa della CIA controllata al 100%. Vive da anni in esilio a Saylorsburg, in Pennsylvania, dopo aver ottenuto un passaggio sicuro e una green card grazie ad ex-alti funzionari CIA come Graham Fuller e l’ex-ambasciatore degli Stati Uniti ad Ankara. Gülen fa parte di un folle progetto pluridecennale della CIA di armare l’Islam politico come strumento di cambiamento di regime. Va ricordato che nel 2013 ci sono state sia a Istanbul che altrove molte proteste di massa contro Erdogan. Fu proprio allora che Gülen, che in precedenza aveva stretto un accordo con il partito AK di Erdogan, ruppe con questo e lo criticò, definendolo un tiranno nei confronti dei mezzi d’informazione controllati da Gülen, come Zaman. Da allora Erdogan ha tentato di tutto per sradicare i suoi avversari politici più pericolosi, Gülen e amici, con incursioni contro il gruppo Zaman e altri media controllati da Gülen. Non si tratta di una battaglia tra il Cavaliere Bianco e Evel Knievel, ma di una pura e semplice lotta per il potere. Per maggiori dettagli sul progetto CIA Gülen invito i lettori a leggere il mio libro – Il tiranno smarrito (in tedesco: Amerikas Heilige Krieg).
 
D: pensa che questi eventi in Turchia possano sfociare in una guerra civile, come dicono alcuni commentatori?
 
WE: ne dubito. Il Movimento Gülen negli ultimi due anni ha subito duri colpi da parte di Erdogan e dal capo della sua intelligence con le sue purghe. Il famoso “Esercito di Ataturk” è finito ormai da tempo, dalla fine degli anni ’80. Quello che ora sarà interessante tenere d’occhio è la politica estera di Erdogan: il riavvicinamento con la Russia, la riapertura dei colloqui sul gasdotto Russo – Turco che arriva al confine con la Grecia; il simultaneo riavvicinamento a Netanyahu; e, ancora più critico, l’apparente consenso di Erdogan (essendo questa la condizione posta da Putin per la ripresa dei rapporti) sul cessare ogni azione della Turchia volta al rovesciamento di Assad, interrompendo quindi ogni supporto nascosto al Movimento Daesh e altri terroristi per il loro addestramento in Turchia e per la vendita del loro petrolio sul mercato nero. E’ un’enorme sconfitta geopolitica per Obama, probabilmente il presidente più incompetente nella storia Americana (anche se insidiano il titolo molto da vicino Clinton e George W. Bush).
 
D: non pensa che in questo modo Erdogan finirà con l’essere spodestato?
 
WE: pare di no, considerando l’attuale situazione. Fin dalle prime ore del tentato colpo, quando Erdogan ha dichiarato ai media che si sicuramente si trattava di un colpo di stato da parte del movimento Gülen, ero certo che sarebbe fallito. Oggi, 16 Luglio, è infatti fallito. Alla CIA tirano uova marce e Obama e la NATO tentano di coprire tutto con un… “caloroso abbraccio al presidente democraticamente eletto Erdogan” (sic). Non importa se in Ucraina, durante il colpo pilotato dalla CIA in piazza Maidan nel Febbraio del 2014, anche Viktor Yanukovic era il “presidente democraticamente eletto”. Guardate che danni ha fatto lì Washington, nel tentativo di provocare una scissione tra Russia e Unione Europea.
 
D: come dovremmo interpretare le presunte informazioni che Erdogan abbia cercato asilo in Germania? Pensa che la Germania non avrebbe acconsentito?
 
WE: Girano voci di ogni genere. Non ho informazioni precise al riguardo.
 
D: dove collocare Stati Uniti e Russia nel quadro di questi ultimi eventi?
 
WE: dovrebbe essere chiaro da quello che ho detto che dietro il tentato colpo in Turchia ci sia Washington; che sia una sua reazione impotente di fronte all’importante cambiamento geopolitico avviato da Erdogan in giugno, quando ha licenziato il Primo Ministro Davotoglu e nominato al suo posto il fedele Binali Yıldırım. Così facendo, Erdogan si è allontanato dalla strategia anti-Assad di Washington in Siria e ha guardato verso Israele (attualmente in conflitto geopolitico con Washington) e Russia; e ora anche verso lo stesso Assad in Siria.
 
D: che impatto potrà avere per la Turchia il fatto di essere un membro della NATO?
 
WE: difficile da dire. Washington ha un bisogno disperato di avere la Turchia nella NATO per la sua strategia globale, soprattutto per il controllo dei flussi petroliferi in Medio Oriente, e ora anche per il gas naturale. Ecco perché quando è stato chiaro che il colpo sarebbe fallito, Obama e compagnia hanno inviato “un caloroso abbraccio” al loro “amico” Erdogan. In gergo d’intelligence, si chiama “contenimento dei danni”.
 
D: Crede che sia giusto per la Turchia che presidente e governo siano rimossi in questo modo, invece che attraverso regolari elezioni?
 
WE: mentre parliamo, pare che Erdogan sia ancora saldamente al potere, anzi: oggi più di prima.
 
D: che influenza potranno avere in Unione Europea i recenti avvenimenti in Turchia?
 
WE: il progetto di Unione Europea è in fase di disfacimento. E’ il risultato di un’idea mostruosa, promossa negli anni ’50 da Churchill, la CIA dei primi anni e da loro amici Europei come Monnet, che avrebbe permesso agli USA di poter meglio controllare l’Europa. 
Prova ne è stato il recente intervento di Obama nella politica Britannica, quando ha invitato il popolo britannico a non abbandonare l’U.E.   L’U.E. è una mostruosa burocrazia senza volto, dall’alto in basso, non eletta, che non risponde ai singoli cittadini e con sede a Bruxelles, vicino al quartiere generale della NATO.
 
La Brexit ha dato inizio alla sua dissoluzione. Credo che da ora in poi il processo sarà inarrestabile. La prossima forse sarà l’Ungheria, sempre che la CIA non riesca a mettere in piedi una ‘rivoluzione di colore’ contro Orban prima del referendum del prossimo Ottobre su “HUexit”. La Francia? I sostenitori di Marie Le Pen e milioni di Francesi sono stanchi dei dictat di Bruxelles. Consideriamo, ad esempio, il recente tentativo criminale, nonostante le schiaccianti prove scientifiche che il glifosato – l’erbicida più utilizzato in Europa – fosse cancerogeno, di prorogarne l’utilizzo di altri diciotto mesi, ignorando tutte le raccomandazioni contrarie alla salute e alla sicurezza stabilite dai vari governi Europei. I cittadini dei paesi Europei non si meritano affatto una cosa del genere dai loro funzionari pubblici.
 
D: Secondo lei quali potranno essere le ripercussioni dei recenti avvenimenti Turchi sulla crisi dei migranti? Pensa che verrà riaperta ai rifugiati la cosiddetta ‘rotta balcanica’?
 
WE: Troppo presto per dirlo. Ma se Erdogan e Assad, sostenuti da Putin, e magari con un po’ di appoggio da Israele, riusciranno a riportare la pace in Siria, i flussi dei migranti in fuga dalla guerra dovrebbero cessare. La gente vuole tornare a casa, ricostruire la sua vita nel proprio paese.
 
F. William Engdahl è consulente strategico e docente; laureato in Scienze Politiche all’Università di Princeton; specializzato in argomenti geopolitici e petroliferi; scrive in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”
 
 
 
18.07.2016
 
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

SOROS : 30 MILIARDI PER I RIFUGIATI …. O CROLLA L’EUROPA

paga paga il riscatto…o sei xenofobo mica un galant’uomo come Soros il filantropo che si adopera per pura bontà umana.
Di sto passo diranno pure che questi attentati attribuiti a pazzi islamici sono finanziati dai nazisti xenofobi per far guadagnare voti ai partiti euroscettici (e quindi razzisti etc etc etc)
Postato il Giovedì, 21 luglio
soros1
DI TYLER DURDEN
 
Pare che abbia quasi  raddoppiato  “i consigli” dello scorso Aprile (dopo che aveva già dato una definizione della “politica di asilo imperfetto” dell’Europa): George Soros ha aumentato il numero dei suoi consigli portando da quattro a sette i pilastri fondamentali per evitare il crollo dell’Unione Europea. In un articolo scritto per Foreign Policy intitolato “L’ultima occasione dell’Europa per decidere una Politica dei Rifugiati” Soros spiega meglio il suo piano (cavalcando l’attuale “approccio frammentario”) per salvare l’Europa prima che sia troppo tardi.
 
In poche parole, il miliardario dice che la UE deve far entrare  centinaia di migliaia di profughi all’anno, spendere almeno 30 miliardi di euro (una cosuccia dal momento che ritiene che tutto possa essere finanziato dal debito e dalle tasse) oppure l ‘Europa si troverà di fronte una “minaccia esistenziale”.
 
Soros comincia minacciando: Le  soluzioni frammentarie della UE cominciano a dare sui nervi. Solo un’ondata di creatività finanziaria e politica potrà evitare la catastrofe.
 
La crisi dei rifugiati aveva già cominciato a far disintegrare lentamente l’Unione Europea. Poi il 23 giugno è arrivata una calamità ancor più grande  — la Brexit. Entrambe queste crisi hanno  rafforzato i movimenti nazionalisti e xenofobi in tutto il continente. Si cercherà di vincere una serie di votazioni importantissime nel prossimo anno  — tra cui le elezioni nazionali in Francia, Olanda e Germania nel 2017,  un referendum in Ungheria sulla politica dei rifugiati della UE il prossimo 2 ottobre, una replica delle elezioni presidenziali in Austria, nello stesso giorno e un referendum costituzionale che si terrà in Italia a ottobre o novembre di questo’anno.
 
Invece di unirsi per resistere a questa minaccia, gli Stati della UE stanno mostrandosi sempre meno disposti a cooperare tra loro.  Ognuno persegue indipendentemente, politiche migratorie discordanti, spesso a discapito dei loro vicini. In queste circostanze, non sarà possibile, a breve termine, una politica europea completa e coerente in materia di asilo, malgrado gli sforzi dell’organo di governo dell’Unione europea, la Commissione Europea. Manca la fiducia necessaria per la cooperazione e dovrà essere ricostruita con un processo lungo e laborioso.
 
Questo è un peccato, perché una politica globale deve rimanere la massima priorità per tutti i leader europei: L’Unione non può sopravvivere senza. La crisi dei rifugiati non è un evento una tantum; ci si aspetta un periodo di pressioni migratorie ancora maggiori per il prossimo futuro, per una serie di cause tra cui gli squilibri demografici ed economici tra Europa e Africa, per gli interminabili conflittidi tutta la regione e per il cambiamento climatico. Le politiche migratorie beggar-thy-neighbor, come la costruzione di recinzioni lungo il confine, non solo frammentano ulteriormente l’unione ma danneggiano anche seriamente le  economie europee e sovvertono gli standard globali dei diritti umani.
 
Cosa comporterebbe un approccio globale di questo genere? Servirebbe a stabilire un obiettivo garantito di almeno 300.000 rifugiati ogni anno che dovrebbero reinsediarsi  in modo sicuro direttamente in Europa dal Medio Oriente – per un totale che si spera dovrebbe essere accolto in maniera equa da altri paesi in altre parti del mondo. Questo obiettivo dovrebbe essere tanto efficace da convincere i veri richiedenti asilo a non rischiare la vita attraversando il Mar Mediterraneo, soprattutto se una volta raggiunta l’Europa in modo irregolare, avrebbero perso i requisiti per essere considerati veri e propri richiedenti asilo.
 
Questo potrebbe servire come base perché  l’Europa fornisca fondi sufficienti ai principali paesi che accolgono i rifugiati al di fuori dell’Europa e per stabilire dei centri, in quegli stessi paesi, dove potrà cominciare il processo di richiesta asilo; si dovrà creare una potente guardia costiera e di frontiera europea; definire uno standard comune per le richieste e per l’integrazione dei richiedenti asilo (e per il respingimento di chi non ne ha titolo), per rinegoziare le regole del Dublin III e per condividere equamente le spese di asilo in tutti i paesi della UE.
 
 E come nota Jacob Wolinksy di ValueWalk, nel dettaglio Soros pensa che i sette punti qui sotto elencati siano la chiave del problema…
 
Primo , l’UE e il resto del mondo devono ricevere un numero consistente di rifugiati direttamente dai paesi in prima linea in modo sicuro e ordinato, cosa che sarebbe molto più accettabile sia per i rifugiati che per il disturbo che danno alla popolazione …
 
Secondo , la UE deve riprendere il controllo dei suoi confini.  Quello che più allontana e aumenta la gente sono le scene di caos …
 
Terzo, la UE deve sviluppare strumenti finanziari che possano fornire fondi sufficienti per le sfide a lungo termine che dovrà affrontare e non limitarsi a trattarle come episodi occasionali …
 
Quarto, la crisi deve essere utilizzata per costruire meccanismi comuni a livello europeo  che proteggano le frontiere, dunque valutare le domande di asilo, e lo spostamento dei rifugiati …
 
Quinto, dopo che i rifugiati sono stati riconosciuti, ci deve essere un meccanismo per ricollocarli all’interno dell’Europa stessa in base ad appositi accordi …
 
Sesto, l’Unione Europea, insieme alla comunità internazionale, dovrà sostenere i paesi che accolgono i rifugiati stranieri molto più generosamente di quanto faccia oggi …
 
Settimo e ultimo pilastro è che, data l’età della sua popolazione, l’Europa dovrà  se necessario creare un ambiente in cui la migrazione economica sarà la benvenuta.
 
Soros conclude come segue:
 
I benefici portati dalla migrazione superano di gran lunga i costi per l’integrazione degli immigrati.  Gli immigrati professionalmente qualificati possono migliorare la produttività, generare crescita e aumentare la capacità di assorbimento del paese beneficiario. Popolazioni differenti apportano competenze differenti, ma il loro apporto deriva tanto dalle innovazioni che introducono quanto dalle loro specifiche competenze – sia nei paesi di origine che nei paesi di destinazione. Si possono raccontare tanti aneddoti su queste storie, a cominciare dal contributo  che diedero gli Ugonotti alla prima rivoluzione industriale sia nel tessile che nel settore bancario in Inghilterra. Tutto fa giungere alla conclusione che i migranti hanno un elevato potenziale per contribuire all’innovazione e allo sviluppo, se solo si dà loro una opportunità.
 
Perseguire questi sette principi è essenziale per calmare le paure dell’opinione pubblica, per ridurre i flussi caotici dei richiedenti asilo, per fare in modo che i nuovi arrivati ​​ vengano completamente integrati, per stabilire delle relazioni reciprocamente vantaggiose con i paesi del Medio Oriente e dell’Africa, e per rispettare gli obblighi umanitari internazionali dell’Europa.
 
La crisi dei rifugiati non è l’unica crisi che l’Europa deve affrontare, ma è la più urgente. E se solo si facessero dei significativi passi avanti sulla questione dei profughi, questo renderebbe le altre questioni – dal perdurare della crisi del debito greco, alle ricadute della Brexit, alla sfida  con  la Russia – più facili da affrontare. Tutti i pezzi devono combaciare, e le possibilità di successo rimangono scarse. Ma  ci dovrà essere una strategia che, per aver successo, dovrà essere seguita da tutte le persone che vogliono che l’Unione europea sopravviva.
 
È interessante notare che Soros è voluto tornare indietro di centinaia di anni per ricordarci l’esempio degli Ugonotti e non a soli 50 anni fa, quando la Francia cominciò a far entrare migranti provenienti da Algeria e Marocco – per il momento quel piano piuttosto recente è stato un fallimento, e molti sarebbero stati di questa opinione anche prima del recente attacco terroristico a Nizza.
 
Mentre la speranza continua nella sua eterna primavera (per molti istituzionalisti) che la UE rimanga unita,  non possiamo fare a meno di sospettare che la spesa di 30 miliardi di euro l’anno (finanziati tassando o indebitando ancora di più i cittadini dell’Unione Europea) e  lasciare che arrivino ” anche 300.000 rifugiati l’ anno”, mentre il tessuto sociale di quello che dovrà essere il super-stato è vicino al collasso, mentre gli attacchi terroristici sono in aumento, e mentre la disoccupazione in molti paesi europei si calcola con percentuali a due cifre –   tutte le aspettative di Soros probabilmente saranno un non-starter.
 
 
 
20.07.2016
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.

Incredibili rivelazioni sui collegamenti degli USA con il terrorismo islamico

24/07/2016
In una intervista pubblicata poco tempo fa nel programma “Head to Head” della rete TV Al Jazeera, si sono registrate alcune dichiarazioni rsorprendenti e rivelatrici di Michael Flinn, ex direttore della DIA, Defense Intelligence Agency (la principale organizzazione militare di spionaggio estero degli USA che opera sotto la giurisdizione del Dipartimento della Difesa).
Nel corso di questa intervista, realizzata dal giornalista Mehdi Hasaan a Michael Flynn, l’ex direttore della DIA conferma che quando svolgeva il suo ruolo di direttore, arrivò nelle sue mani una informativa della stessa DIA in cui si preannunciava il sostegno dell’Occidente nella creazione di uno “Stato Islamico” in Siria, già nel 2012.
Come se fosse poco , Flynn sostiene che il patrocinio agli jihadisti radicali da parte della Casa Bianca (questi stessi jihadisti che poi sono passati all’ISIS ed al gruppo Al Nusra) nella loro lotta contro il regime siriano fu il frutto di una decisione volontaria.
 
Detto in altre parole : un ex capo di una agenzia di spionaggio nordamericana afferma esplicitamente e senza sotterfugi, che gli USA fecero tutto il possibile per far sorgere lo Stato Islamico. Curiosamente nel corso dell’intervista, Flynn si è sforzato di mettere in chiaro che le politiche nordamericane verso la Siria che portarono all’ascesa dello Stato Islamico non furono dovute ad un errore di calcolo, nè all’essersi voltati da un’altra parte, ma piuttosto che queste furono il risultato di una presa di decisione esplicita e consapevole dell’Amministrazione di Washington.
Questo è il testo dell’intervista:
Hassan: Lei ci sta dicendo che era passata per le sue mani una informativa della DIA in cui si affermava che questi gruppi   (ISIS ed Al Nusra) si stavano formando nella zona, che lei lo vedeva chiaramente e che aveva avvisato di questo.   Allora chi, secondo lei,  non fece caso a queste informazioni?
Flynn: Credo che sia stata l’Amministrazione.
Hassan: Lei ritiene che abbiano fatto finta di niente davanti alla sua analisi?
Flynn: si è trattato di una decisione deliberata per fare quello che stanno facendo.
Nel corso dell’intervista, lo stesso giornalista, Mehdi Hasab, ha manifestato la sua sorpresa davanti alla franchezza di Flynn.
In un determinato momento dell’intervista, Hasan produce una copia stampata di questa informativa della DIA del 2012 che era stata desecretata dopo una richiesta di rilasciare le informazioni (attraverso la FOIA, Legge per la Libertà di informazione, una legge che consegna a tutti i membri degli Stati Uniti il diritto di accesso alle informazioni federali del Governo).
Vedi Video: YouTube.com/Watch
Hasan legge a voce alta i passaggi chiave, tali come, “esiste la possibilità di stabilire un principato salafita dichiarato o non dichiarato in Siria orentale, e questo è esattamente quello che i poteri che appoggiano l’opposizione pretendono, con il fine di isolare il regime siriano di Bashar al-Assad”.
Invece di minimizzare l’importanza del documento e di questi passaggi sorprendenti, tale come lo aveva fatto il Dipartimento di Stato dopo la sua pubblicazione, Flynn ha fatto il contrario: lui conferma che mentre si trovava, quale direttore della DIA, “ha dedicato molta attenzione” a questo documento in particolare ed ha aggiunto più in avanti che “le fonti di intelligence erano molto affidabili”.
Il tenente generale Flynn, ha rilasciato queste importanti dichiarazioni con la sicurezza che gli viene data dal fatto di essersi già ritirato e che si è trasformato nel funzionario di più alto rango che dichiara pubblicamente, con prove documentate,  che gli Stati Uniti ed altri stati, hanno patrocinato i ribelli in Siria, essendo a conoscenza che stavano dando appoggio politico e che stavano inviando armamenti direttamente ad Al Qaeda con il fine di fare pressioni sul regime siriano:
Hasan: nel 2012, gli USA aiutarono a coordinare l’invio di armi a questi stessi gruppi (salafiti, F.lli Mussulmani, Al Qaeda in Iraq), perchè lei non smise di farlo se era tanto preoccupato per l’ascesa dei gruppi estremisti islamici?
Flynn: Odio dire che questo non è il mio lavoro….il mio lavoro era…era assicurarmi che le informazioni dell’intelligence che stavano presentando, fossero tanto esatte ed affidabili  come si poteva fare al meglio.
Adesso il direttore della DIA di quell’epoca, rivela pubblicamente che l’informativa aveva un alto valore e che le fonti di discussione  sulla politica della Casa Bianca in Siria e dei suoi possibili effetti posteriori.
Quello che risulta più scioccante della questione, è il fatto che Michael Flynn, che in precedenza ha svolto anche l’incarico di direttore dell’Joint Special Operations Command (JSOC), la cui principale missione era attaccare e smantellare Al Qaeda,  che significa, la stessa persona che nel suo momento si era dedicata a combattere contro Al Qaeda, ci rivela che di fatto, la Casa Bianca ha rinforzato ed armato Al Qaeda in Siria.
Con le sue rivelazioni si è vendicato di qualche torto subito? Non lo sappiamo.
Quello che interessa è che mentre i media controllati dagli USA facevano propaganda su scala mondiale, affermando che i servizi USA avevano localizzato Bin Laden e mentre filmavano video su “operazioni eroiche” contro l’uomo “più malvagio del mondo”, colui che dirigeva la maledetta rete terroristica che aveva attaccato New York, loro stessi armavano e finanziavano  Al Qaeda e creavano  le circostanze di fatto per la successiva ascesa dello Stato Islamico che adesso vorrebbero “eliminare” con tutte le loro forze, come pretesto per intervenire direttamente in Siria.
Che gli USA stiano appoggiando lo stesso terrorismo islamico non può più essere considerata una storia diffusa da quattro paranoici e complottisti. Adesso questa storia ci viene confermata dallo stesso direttore della DIA, un funzionario dell’intelligence militare di altissimo rango.
Esiste ancora tanta gente così stupida da credere a tutto quello che dicono i propri governi?
Quello che è più grave: ancora c’è gente tanto stupida come da indossare una uniforme e andare a combattere e morire contro alcuni terroristi finanziati dai propri capi, credendo di dover difendere la libertà e la democrazia?
Tutto quello che stiamo vivendo  con riferimento al terrorismo risulta una enorme presa in giro ed una macchinazione delle centrali di potere.
Fonti:   El Espia Digital
Traduzione: Luciano Lago

FESTIVAL ALTA FELICITA’: 40.000 PRESENZE ALLA FESTA DEL MOVIMENTO NO TAV

ALTAFELICITA

Si è concluso il Festival Alta Felicità, ossia la tre giorni di musica e cultura organizzata dal  a , in . Una festa interamente gratuita, che ha visto esibirsi artisti del panorama mainstream. Dai Subsonica, Vinicio Capossela, Eugenio Finardi, ai 99 Posse, Kaos One e gli Assalti Frontali, con molte altre celebrità.

Un festival con almeno 40.000 partecipanti, appartenenti ad pubblico giovane e meno giovane, oltre la presenza di attivisti e realtà di lotta provenienti non solo da tutta Italia, ma anche dal mondo.

Non solo musica, ma anche dibatitto politico e culturale. E’ stato centrale il tema del diritto all’ambiente, messo in relazione il diritto al lavoro. Non a caso sono stati ospitati gli operai dell’Ilva di Taranto, così come si sono sentiti interventi relativi all’incidente ferroviario in Puglia. Filo conduttore dei vari contributi è quello di un sistema alternativo della gestione delle risorse, a favore di uno sviluppo sostenibile per l’ambiente e il nostro avvenire.

Non sono mancate le iniziative a carattere culturale. La presentazione di libri con Wu Ming, così come un dibattito sul Kurdistan insieme a Marco Rovelli.

Abbiamo fatto un bilancio del Festival con Nicoletta Dosio, del Movimento No Tav.
Ascolta l’intervista

Il Festival è “la risposta alla procura e al Tribunale di Torino” e alla tremenda repressione messa in atto nei confronti del movimento. Così ha dichiarato Alberto Perino, uno dei leader del Movimento No Tav.
Ascolta l’intervento dal palco

Durante la tre giorni abbiamo preso voci dal palco, e intervistato artisti e attivisti. Vi proponiamo uno speciale fatto di musica, parole, ed interviste. Si alterneranno ai microfoni di Radio Onda d’Urto attivisti No Tav che hanno garantito cucine popolari e copertura mediatica dell’evento, così come Eugenio Finardi, Le Bestie Rare, Max Casacci, ed il Muro del Canto. 

Ascolta o scarica lo speciale su “festival alta felicità”

Siria, russi bombardano base Usa

 http://www.occhidellaguerra.it/siria-russi-bombardano-base-usa/

A Russian TU-160 Blackjack aircraft is escorted by a Tornado F3.On 10th March 2010, two RAF Tornado F3 fighter aircraft of 111(Fighter) Squadron were scrambled from RAF Leuchars (Fife) in the early hours of the morning to intercept two Russian TU-160 Blackjack aircraft, which were approx 100nm to the west of Stornaway on the North-West coast of Scotland.  The Tornadoes shadowed the Russian aircraft as they progressed south before the Blackjacks turned north, short of the Northern Irish coast, exiting UK airspace.  RAF Leuchars fighters have successfully scrambled to intercept  Russian aircraft on more than 20 occasions since the start of 2009. The Tornado F3 is planned to go out of RAF Service in 2011; RAF Leuchars will become the RAFÕs second Typhoon fighter base later this year.

A quasi un mese di distanza, si scopre la verità sui bombardamenti russi contro la base dei ribelli sostenuti dagli Usa ad Al Tanf, al confine siro-giordano. Ne avevamo parlato il 17 giugno scorso (il fatto, invece, è successo il 16): “Secondo le informazioni pubblicate dal Washington Examiner, gli attacchi aerei russi hanno avuto luogo giovedì nel sud della Siria, nei pressi di al-Tanf, al confine con la Giordania, e sono stati diretti contro i ribelli che combattono contro lo Stato islamico”.

base cia

Ieri, il Wall Street Journal ha pubblicato un interessante articolo in cui si spiega che i russi non avrebbero bombardato una base di ribelli, ma una base della Cia in cui si trovavano anche forze speciali americane e inglesi. Nei bombardamenti sarebbero morti 4 ribelli e nessun occidentale. Siamo stati a un passo dalla Terza Guerra Mondiale e non ce ne siamo resi conto.

Come è noto, proprio in queste settimane russi e americani sono riusciti ad arrivare ad un accordo per contrastare Isis assieme. Vladimir Putin sta certamente sfruttando la debolezza di Barack Obama, che si avvia ormai a passare da presidente a ex. L’America non può infatti impelagarsi in un confronto netto con la Russia. Almeno fino a novembre.

I russi sarebbero irritati con gli Usa perché, in più di un’occasione, gli è stato impedito di bombardare i miliziani di Al Nusra, la branca siriana di Al Qaida. Come è noto, la posizione americana è, almeno formalmente, cambiata parecchio nell’ultimo periodo.


Per approfondire: La Siria ha un problema. E non è Isis

Festival dell’Alta Felicità, ci rivedremo presto!

post 26 luglio 2016 at 03:30

festivalSi è concluso da poche ore il Festival Alta Felicità e tra uno “smontaggio” e l’altro si tirano le prime somme di questa incredibile esperienza.

I volti delle migliaia di persone che hanno attraversato la valle basterebbero a rendere l’idea di come Venaus sia diventata, per pochi giorni, il centro di un mondo “diverso”, dove il piacere di stare insieme e condividere il proprio tempo sono state le protagoniste assolute.

Tanto impegno da parte dei No Tav impegnati in turni lunghissimi a grigliare, cucinare, garantire la sicurezza per tutti e tutte, i bar, i trasporti, le questioni tecniche e logistiche, la regia, la gestione del palco, le gite ed escursioni, i reading, i dibattiti, i laboratori ecc.

Ognuno di noi ha messo a disposizione le proprie capacità e il proprio entusiasmo, sapendo che per tutti gli altri era esattamente lo stesso.

Volevamo mostrare qual è lo spirito che vive all’interno della lotta No Tav e dai rimandi che ci arrivano da tantissime persone di tutta Italia crediamo proprio di esserci riusciti.

Noi siamo questo e la dura lotta che portiamo avanti, contro la miitarizzazione del territorio, le continue intimidazioni da parte della questura e della procura cittadine e la devastazione della valle, sono anche il prodotto della forza che questa comunità ha saputo costruire in tanti anni. L’altra è la convinzione di essere nel giusto, per questo non ci siamo mai inginocchiati di fronte al potere e mai lo faremo.

Abbiamo raccontato anche di molte altre lotte che dai monti del Kurdistan, passando da Taranto, dalla Terra dei Fuochi e dai Paesi Baschi, arrivano fino alla nostra valle perchè l’obiettivo è sempre lo stesso, la lotta è una sola.

Questa tre giorni ci restituisce un grande entusiasmo e la consapevolezza rinnovata che possiamo fare tutto, se siamo uniti.

Da domani ripartiamo da questo, con la ferma consapevolezza che solo continuando la nostra lotta potremo liberare i nostri compagni in carcere e tutti gli altri sottoposti ancora a misure cautelari.

Ripartiremo dalla difesa del nostro territorio e dall’attacco di quel cantiere, emblema di un sistema che per quanto ci riguarda non ha più motivo di esistere.

In questi giorni molti hanno rosicato, tentato di disturbare e appannare la semplice meraviglia di questa esperienza: non possono niente contro di noi e pensiamo che, in fondo, lo sappiano bene.

Ringraziamo tutti coloro che sono venuti in Valsusa e che ci hanno permesso di vivere questi giorni all’insegna dall’Alta Felicità.

Portate la nostra lotta nelle vostre città e consideratevi i benvenuti ogni volta vogliate tornare.

Ci vedremo presto, sui sentieri di queste montagne e in tutte le piazze in cui la parola “lotta” è sinonimo di libertà.

Avanti No Tav!

No Tav, il leader Perino attacca i magistrati: “I vostri provvedimenti? Ce ne facciamo un baffo”

No Tav, il leader Perino attacca i magistrati: "I vostri provvedimenti? Ce ne facciamo un baffo"
Alberto Perino durante il comizio 

Comizio sul palco di “Alta felicità”, il festival di musica del movimento, a Venaus in Valsusa, che si conclude stasera con i Subsonica. Esposito, Pd: “Eversori”

di FABIO TANZILLI

 

24 luglio 2016

 
“È questa la nostra risposta alla procura e al tribunale di Torino: ci facciamo un baffo dei vostri procedimenti, noi siamo qui”. Il leader No Tav Alberto Perino ha lanciato questo duro attacco ai giudici di Torino, ieri sera dal palco del Festival Alta Felicità, sommerso dagli applausi e dal “tifo” del pubblico. Un evento che si conclude questa notte a Venaus, organizzato dal movimento No Tav, e sta e riscontrando un notevole successo, alla presenza di migliaia di persone. Un Perino esaltato dall’esito del festival musicale, che con il suo intervento urlato, un po’ alla Beppe Grillo, ha infiammato il pubblico.

No Tav, l’invettiva contro i giudici: “Noi siamo qui, dei vostri processi ce ne facciamo un baffo”

“Noi siamo qui da 25 anni, e ci saremo anche nei prossimi 50, se  necessario, fino alla vittoria – ha aggiunto Perino rivolgendosi alla magistratura  – cercano di intimidirci, ma non hanno capito niente”.  Sempre nel suo discorso, Perino ha anche elogiato lo spirito del festival, “fatto di condivisione e simpatia, in stile No Tav” e ringraziato i musicisti “venuti qui a esibirsi gratuitamente. Proponiamo un mondo diverso da quello attuale, dove conta solo il denaro”. Questa sera gran finale con i Subsonica.

Il comizio anti-magistrati di Perino suscita polemiche: “Il festival No Tav Altafelicità finanziato dal Comune di Venaus diventa il palco per attaccare la magistratura”. Così si è espresso su Twitter il senatore del Pd Stefano Esposito. Il parlamentare ha aggiunto al messaggio l’hashtag “eversori”.

Si chiude la ‘Woodstock No Tav’, Wu Ming 1: “Evitata la ‘trappola buoni-cattivi’ che distrusse il movimento di Genova”

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/07/25/si-chiude-la-woodstock-no-tav-wu-ming-1-evitata-la-trappola-buoni-cattivi-che-distrusse-il-movimento-di-genova/546696/

Si è chiuso ieri sera il festival “Alta Felicità”, la tre giorni di concerti, campeggio e dibattiti in salsa No Tav che ha richiamato in Val di Susa migliaia di persone da tutta Italia. “Sembra di stare ai festival utopistici degli anni Settanta, ma con una maggiore consapevolezza e radicamento nel territorio, io nonostante tutto ho speranza”, raccontaEugenio Finardi che insieme a Vinicio Capossela, Nino Frassica, Subsonica, Rocco Hunt, 99 Posse ha risposto all’appello di Elio Germano e del movimento contro l’alta velocità esibendosi sul palco di Venaus. Un fesival a 360 gradi con mercatini a chilometro zero, campeggi liberi e incontri con ospiti tra cui Chef Rubio e il collettivo di scrittori bolognesi Wu Ming: “Qui in Valle è stata scardinata la trappola buoni contro cattivi e violenti contro nonviolenti – ha raccontato Wu Ming 1, alias Roberto Bui, che che ieri ha presentato il suo nuovo libro sul movimento No Tav (uscita prevista in autunno) – la trappola che aveva distrutto il movimento di Genova qui è stata evitata. Le tensioni ci sono, ma vengono superate in avanti”  

di Simone Bauducco

woodstock

No Tav eversori da cabaret: “La magistratura ci fa un baffo”

La solita sarabanda di intellettualoidi, cantanti e saltimbanchi a fiancheggiare la protesta contro l’alta velocità. E l’ex bancario Perino indossa i panni del capopopolo e attacca i giudici. Esposito: “Un palco vergognoso”. Napoli: “Che dice Appendino?”“Cercano di intimidirci ma non hanno capito niente. Quella di ieri, di oggi e di domani è la nostra risposta al tribunale e alla procura di Torino. I loro provvedimenti ci fanno un baffo”. Alberto Perino, storico esponente dei No Tav della Valle Susa, indossa i panni del capopopolo e dal palco di “Alta Felicita’”, festival di musica, spettacoli, incontri e iniziative varie organizzato dal movimento a Venaus (Torino), prende di mira i giudici. “Noi – ha aggiunto – siamo qui da 25 anni e se necessario ci saremo per i prossimi cinquanta”. Affermazioni che hanno fatto immediatamente scatenare la reazione di politici tradizionalmente sostenitori dell’opera. Il primo a intervenire è Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune di Torino e vicepresidente dell’Osservatorio, che chiama direttamente in causa la sindaca Chiara Appendino: “Sarebbe utile e, a questo punto, direi assolutamente necessario e doveroso per chiarezza verso i torinesi conoscere il suo punto di vista verso l’azione della magistratura e i provvedimenti da essa adottati verso alcuni esponenti del movimento”, scrive in una nota. “Legalità, trasparenza e onestà sono valori sempre indiscutibili quando vengono applicati per giudicare i comportamenti della classe politica – dice Napoli – oppure valgono anche quando sono in discussione i comportamenti dei No Tav? Il sindaco Appendino farebbe bene a spiegare il suo pensiero su certe affermazioni del signor Perino”.

Accompagna la sua presa di posizione con l’hashtag #eversori il senatore democratico Stefano Esposito che sutwitter afferma: “il festival Notav Altafelicità finanziato dal Comune di Venaus diventa il palco per attaccare la magistratura”. Ora resta da capire se dopo tali affermazioni la Procura aprirà, com’è probabile, un fascicolo.

La rassegna è la solita passerella di canzonettisti e saltimbanchi spacciati per pseudo intellettuali: da reduci di tutti i movimenti degli anni Settanti, tipo Eugenio Finardi, agli ex cantori degli antagonisti come i 99 Posse, ai Subsonica, “vecchi” sobillatoridell’underground casalingo, e financo al cabarettista Nino Frassica, testimonial di caroselli pubblicitari (Wind) e interprete lautamente pagato del maresciallo dei Carabinieri Nino Cecchini nella fiction tv Don Matteo. “Mi emoziona – ha detto Perino rivolgendosi al numeroso pubblico – vedere le vostre facce sorridenti. La cosa che mi ha colpito di più, in puro stile No Tav, è il senso di amicizia, fratellanza e cortesia. Il senso di simpatia che ci ha portato gratis grandi artisti in un Paese e un mondo dove solo il denaro ha senso. A noi il denaro non interessa. Ci si può volere bene gratis”. Sì, e gli asini volano. Ah no, ragliano.