Nucleare non protetto, TAV con milioni di euro di protezioni.

I governi degli ultimi anni operano per interessi? A Bruxelles i morti, in Italia si prevedono attacchi, le informazioni danno come abbiettivi le centrali nucleari.

di Valsusa Report

400 Milioni di euro per proteggere i lavori del Tav in Valsusa. Dalla conferenza stampa del Presidio Europa No Tav emergono costi non certi e certificazioni fumose. I costi della guardia ai cantieri presenti e futuri invece sono certi, un preventivo che sconcerta per la rapidità di intenti e firme avvenuta a Venezia l’8 marzo scorso dove i No Tav ingaggiarono battaglia navale nella laguna appena fuori dal palazzo custodito di piazza San Marco. Una portaelicotteri militare era ormeggiata.

QUI i lavori del Controvertice No Tav
QUI i video dei lavori del Controvertice No Tav
QUI la certificazione dei costi
QUI il video degli scontri

Le agenzie di informazioni danno per possibile un attacco alle centrali nucleari, da fonti di giornale erano già previsti per l’attacco al Belgio. Ma in Italia sarebbe possibile? Si, ci dicono gli sfavorevoli al nucleare. I perimetri delle centrali nucleari non sono abbastanza protette, e comunque non si spendono così tanti denari come per la guardia all’interesse Tav. È veramente così facile entrare in una ex centrale nucleare. Le recinzioni sono di rete per la maggiore e le telecamere sono poche o nulle. La guardia al perimetro è solo all’unico cancello di entrata, lo sanno bene i gruppi di antinuclearisti che negli anni hanno violato quei perimetri con ogni mezzo, addirittura appendendo striscioni alle caratteristiche bocce dei fumi.

QUI droni in cantiere
QUI impianto di sorveglianza Cantiere Tav in Valsusa
QUI manifestazione in Sardegna

Fino ad oggi i capitoli di spesa hanno sempre previsto l’adeguamento al decommissing ed anche i capitoli di spesa per il riprocessamento, trasporti in tutta Europa ai quali l’Italia non si sottrae spedendo in Francia e in Inghilterra il materiale radioattivo. Spedizioni che avranno un ritorno a breve e torneranno probabilmente nel luogo di partenza. Un futuristico Deposito Nazionale è in progetto, non si sa se questa nuova base ha già capitoli di spesa come per il Tav in Valsusa, si sa che i tempi di inizio lavori sono già stati superati

QUI i trasporti nucleari che passano in Valsusa
QUI il Piemonte pattumiera per i depositi nucleari

Le catastrofi più grosse e conosciute ai più del pubblico che segue i mass media sono state Cernobil e Fukushima,  ancora oggi a distanza di decenni per la Russia e anni per il Giappone le conseguenze sono enormi, morti e feriti subito malati e morti dopo, lunghe agonie per i popoli. La sicurezza di questi impianti pare così oggi una condizione necessaria. I denari oggi scarseggiano molto dovuti alla crisi che stringe l’Europa.

Le scelte sono obbligate, ma a Venezia pur sapendo dai tempi della strage del Bataclan che uno degli obbiettivi possibili erano le centrali nucleari, è stato firmata per 400 milioni di euro, da spendere in tre anni, la guardia al Tav in Valle di Susa. I motivi di questa urgenza e necessità non si conoscono, possiamo immaginare che ad oggi il versante nucleare è scoperto.

V.R. 24.3.16

Amianto alla Maddalena e movimento terra sui camion: le ultime novità progettuali del Tav

Spinta dal Bass

venerdì, marzo 25, 2016
Amianto alla Maddalena e movimento terra sui camion: le ultime novità progettuali del Tav

Nella certificazione dei costi della Torino-Lione, resa pubblica due giorni fa dal movimento no tav, vi sono alcune ipotesi di modifiche progettuali che cambiano radicalmente la prevista cantierizzazione. Due in particolare toccano direttamente chi abita in Valle: le rocce contenenti amianto sarebbero stoccate nel tunnel geognostico di Chiomonte e lo smarino destinato a Susa trasportato su camion dalla Maddalena.

Partiamo dall’amianto. Nel progetto definitivo c’è scritto che “considerando i risultati ottenuti dai sondaggi S9 ed S11 è ipotizzabile che le metabasiti attese per circa 400 metri dall’imbocco E del Tunnel di Base siano caratterizzate da concentrazioni in amianto localmente anche elevate; la variabilità nei tenori in amianto rende difficile la previsione di un sistema di scavo che permetta una discriminazione certa del marino ‘pericoloso’ e non”. L’ipotesi progettuale era quindi quella di impacchettare il materiale contenente amianto – 160.000 metri cubi – caricarlo su treni e spedirlo in apposite discariche speciali in Germania. Lo scenario delineato nell’ipotesi progettuale contenuto nella certificazione dei costi è diverso. Lo scavo del tunnel di base verrebbe effettuato partendo dalla Maddalena, scavando in direzione di Susa, e questa soluzione “ha un impatto sul trattamento delle rocce verdi potenzialmente presenti nei primi 350 m di tunnel di base sul lato italia”. Gli estensori della certificazione scrivono che “tra le diverse soluzioni previste per il loro stocaggio [delle pietre verdi], TELT ha scelto la soluzione V6b, che consiste nello stoccaggio in sotterraneo nella parte finale della galleria geognostica de La Maddalenaprolungando all’occorrenza la galleria”. Alcuni chilometri della galleria geognostica verrebbero quindi riempiti dal materiale contenente amianto scavato a Susa. Una montagna di materiale pericoloso spostato fin dentro al cunicolo in Clarea. L’amianto non sarebbe quindi più spedito in Germania via treno, ma intampato a Chiomonte/Giaglione. Non sappiamo concretamente come vorrebbero realizzare tale progetto, ma ci sembra grave che i valsusini non vengano informati di una cosa del genere.

Deposito pietre verd

Elaborazione sulla base dele informazioni contenute nella certificazione dei costi. In blu il tracciato del tunnel di base, in giallo e in rosso il tracciato del tunnel geognostico de La Maddalena

E veniamo ai camion. Per anni i proponenti l’opera e la politica che li sosteneva hanno ripetuto la storia dello smarino trasportato esclusivamente via treno, Virano nel 2010solennemante affermava che “i camion vengono sostanzialmente eliminati”.  Il trasporto dello smarino via treno era anche una prescrizione prevista del Cipe nell’approvazione del progetto preliminare (delibera 57 del 2011). Scopriamo ora che nell’attuale ipotesi progettuale le cose sono cambiate. Nella certificazione dei costi scrivono che “dal cantiere de la Maddalena, lo smarino riciclabile viene trasportato in camion a Susa Autoporto”. Solo lo smarino non recuperabile “viene trasportato mediante un nastro trasportatore fino alla zona di Chiomonte, poi tramite ferrovia verso i siti di deposito”. In pratica lo smarino che può essere usato per i rilevati e per il calcestruzzo viene caricato su camion a Chiomonte e spedito a Susa (da progetto stiamo parlando di circa un milione e centomila di metri cubi di materiale). Il progetto è ancora talmente vago che nella certificazione dei costi non indicano come verrà riportato a Chiomonte il materiale lavorato a Susa: “i materiali valorizzati (inerti) vengono trasportati a La Maddalena o tramite ferrovia o in camion attraverso l’autostrada”. Mentre a Chiomonte, tramite nastro trasportatore verrebbero portati i materiali destinati ai siti di deposito, stiamo parlando anche qui di una montagna di materiale, secondo il progetto circa ottocentomila metri cubi.

Le ipotesi progettuali contenute in questa stima dei costi non sono mai state presentate alla popolazione. Come da venticinque anni a questa parte i progetti vengono calati dall’alto senza informare minimamente gli abitanti.

E infine avremmo una domanda ingenua: a chi giovano queste continue modifiche progettuali che allungano i tempi e aumentano i costi?

Ecco l’unico lavoro che porta il Tav in Valle di Susa

post — 24 marzo 2014 at 11:31

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Ecco la prima risposta a quanto sostenevamo ieri (E se fosse chiaro che il TAV non porta lavoro?) sul tema Tav e lavoro.

L’unica occupazione che il progetto della Torino Lione porta in Valle di Susa è quello per gli agenti di polizia, infatti mentre è in corso, attraverso la spending review del governo, una razionalizzazione degli uffici della polizia di stato, in Valle di Susa vengono mandati più agenti e più dirigenti. Il piano Cottarelli prevede la chiusura di quasi 300 uffici di polizia e l’accorpamento di alcuni commissariati di frontiera con i commissariati cittadini, ad esempio a Ventimiglia saranno accorpate in un’unica sede la frontiera e il commisariato.

A Bardonecchia invece il numero degli agenti verrà raddoppiato, la sede diventerà un commissariato “dirigenziale” con l’arrivo di altri 30 poliziotti che si aggiungeranno ai 42 attuali, senza contare il personale di frontiera: in tutto un’ottantina di poliziotti per una località turistica con 3000 residenti, al quale si aggiungono due vicequestori di cui uno promosso a breve al grado di primo dirigente, grado gerarchico appena sotto quello di questore. (fonte la Repubblica)

Insomma non c’è molto da dire se non che questa operazione avviene per aumentare le forze contro i notav visto che a Domodossola ad esempio, che ha più abitanti di Bardonecchia, il piano prevede l’accorpamento del commissariato con gli uffici di frontiera, ma gli agenti rimarranno 50, senza aggiunte.

Oggi al cantiere sono 240 (tra forze dell’ordine e esercito) gli effettivi all’interno del cantiere della Maddalena in turno giornaliero.

Insomma ecco i posti di lavoro tanto decantati dal sistema Tav.

Nessuna diffamazione nei confronti di Numa: il fatto non costituisce reato

post 17 marzo 2016 at 19:21

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E così si è concluso il processo che vedeva imputato questo sito, Pierpaolo e Lele  con un assoluzione piena, nella causa imbastita da Massimo Numa e la procura di Torino (pm elmettato Padalino) per il reato di diffamazione,perchè il fatto non costituisce reato.

Dopo diverse udienze, si arriva alla fine di una ridicola ipotesi secondo la quale, un articolo come questo,QUELLA LIBERTÀ DI STAMPA, TALVOLTA UN PO’ FRAINTESA (giovani no tav),  potesse diffamare l’onorabilità di un giornalista come Massimino Numa.

Il tutto nasce dall’articolo citato prima e ha visto indagini da parte della Digos, della Polizia Postale e dell’operato della Pm Padalino per portare in tribunale una delle voci via web del movimento notav e alcuni suoi redattori, con l’intento di metterci a tacere o almeno intimidirci, tutti.

Dopo imbarazzanti udienze, dove una persona che lavora nel campo dell’informazione da 20 anni ha sostenuto che un sito web come notav.info è ” una specie di ragno dove c’è una testa con varie ramificazioni; ogni volta che esce uno di questi pezzi su questo sito viene poi rimbalzato sui profili Facebook e su altri siti” (benvenuti nell’era di internet! ndr) e ha sciorinato tutte le motivazioni per cui deve presentarsi in aula con la scorta, finisce tutto con un nulla di fatto, e un’altra sconfitta per i pm con l’elmetto e il cronista del tav.

Quindi criticare chi lavora con metodo contro il movimento notav, appellandosi alla libertà di stampa, si può fare, e non è reato, e continueremo a farlo con ancora più convinzione.

Massimino i 20.000 € chiesti come risarcimento prova  a farteli dare da altri, magari facendoti assumere all’ufficio stampa della Questura o Telt.

Alla prossima.

La giustizia secondo il tribunale di Torino (sulla sentenza presidio per Marta)

post 24 marzo 2016 at 18:55

presidio martaSi è concluso questa mattina il processo a carico di sei Notav imputati per aver tentato di appendere uno striscione all’inferriata del palazzo di Giustizia di Torino. La sentenza è stata per tutti di condanna con pene che vanno dagli 8 ai 9 mesi di reclusione, esattamente come aveva chiesto la Procura (per quattro era contestata anche il reato di resistenza da cui sono stati assolti)

Era il 26.7.2013 quando un centinaio di Notav si diedero appuntamento davanti al Tribunale per accompagnare Marta, ancora provata fisicamente e psicologicamente dalle violenze, anche di carattere sessuale, subite ad opera di alcuni agenti di polizia nel corso della passeggiata notturna del 19.7.2013 in cui furono fermati nove manifestanti, di cui sette arrestati.

Marta quel giorno doveva essere sentita dai Pubblici Ministeri (i soliti) sia come indagata (poi assolta) che come persona offesa. Fu accompagnata e sostenuta dall’affetto di donne ed uomini del Movimento ai quali fu impedito di appendere all’esterno del palazzo uno striscione con la scritta “SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE, NON UN PASSO INDIETRO, SOLIDARIETA’ A MARTA – COMPAGNE NO TAV”. Proprio mentre Marta entrava per incontrare i Pubblici Ministeri la polizia caricò i presidianti, ferendone alcuni con i manganelli, di cui fecero il solito indiscriminato uso. Gli identificati furono poi indagati per violenza aggravata a pubblico ufficiale perché, così ha sostenuto la Procura, non rispettarono il divieto di appendere lo striscione.

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A nulla è valso provare e documentare che tale ordine, peraltro espresso a suon di manganellate, era del tutto illegittimo posto che sui cancelli del Tribunale, di Torino come di altre città, sono sempre stati appesi striscioni, cartelloni e vessilli vari, anche da parte dello stesso Movimento No Tav (v. Operazione Hunter).

Tra 60 giorni verranno depositate le motivazioni di tale condanna e capiremo con quali argomentazioni il Tribunale di Torino riuscirà a giustificare una condanna tanto iniqua, ma due circostanza vanno da subito evidenziate.

La Procura ha portato avanti l’accusa non solo recependo, acriticamente e pedissequamente, le indicazioni della Questura di Torino, ma, mettendoci del suo, ha svillaneggiato, evento peraltro non raro, i testimoni della difesa. Il Pubblico Ministero (una donna, così come donne sono i componenti del Collegio Giudicante), oltre al tentativo incessante di screditare le dichiarazioni delle testimoni, è infatti giunta a chiedere ad una di loro, forse per cercare di comprendere le ragioni di un sentimento solidaristico che evidentemente non le appartiene, se avesse mai subito personalmente molestie sessuali. Il Pubblico Ministero deve dunque aver ritenuto che la solidarietà a Marta potesse essere legittima o comprensibile solo se espressa da donne che avessero sperimentato in prima persona la brutalità delle ff.oo. e la violenza sessuale. Ma d’altronde appare ormai sciocco, o quanto meno ingenuo, aspettarsi giustizia, o anche solo umana comprensione da coloro che hanno archiviato la stessa vicenda di Marta asserendo che i palpeggiamenti dovevano intendersi come accudenti manovre di soccorso e che dare della “puttana” ad una fermata costituisca una semplice “generica imprecazione”.

Mentre oggi la Magistratura torinese esprimeva la sua sempre meno autorevole giustizia pronunciando la condanna di chi si era già visto manganellare dalle forze dell’ordine e spingere in mezzo alle macchine che transitavano davanti al Palagiustizia per aver espresso solidarietà ad una vittima di quegli stessi agenti, contemporaneamente, fuori dal Tribunale, altri, del tutto ignorati dalle forze dell’ordine pure presenti, appendevano cartelli e cartelloni per denunciare altre e diverse ingiustizie. Ma non erano No Tav e, soprattutto, non denunciavano le brutalità della polizia.

E, sempre oggi (che bella giornata!), apprendiamo della promozione a Questore di chi, tra gli altri, proprio il 19.7.2013 dirigeva l’operazione di Ordine Pubblico che ha portato all’accerchiamento in Clarea dei manifestanti, al loro arresto, alla loro umiliazione fisica e psicologica, alle violenze da tutti subite ed alla violenza sessuale esercitata su Marta.

COMPLIMENTI E FELICITAZIONI!

Il video di quel giorno:

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Perugia, italiana si rifiuta di fare sesso col fidanzato algerino: massacrata a calci e pugni

integrazione integrazione
 
perugia
 
Ha trascorso alcuni mesi in carcere per reati contro il patrimonio ma poi aveva avuto la possibilità di scontare il periodo agli arresti domiciliari. Ha quindi chiesto ospitalità alla donna con la quale da poco intratteneva una relazione sentimentale.
 
All’alba, l’ennesima lite tra i due è degenerata e la donna è riuscita per sua fortuna a scappare, in pantofole, pigiama e reggiseno,  da quell’uomo violento che sotto l’influenza di alcool l’aveva malmenata.  I poliziotti l’hanno soccorsa, piangente e emotivamente scossa, fuori da portone di ingresso dello stabile della sua abitazione. L’ uomo, un cittadino algerino di quarant’anni, con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio e stupefacenti, si trovava poco distante da lei, che la fissava con tono di scherno.
 
 La donna, italiana di cinquant’anni, ha raccontato che l’uomo aveva provato con degli approcci sessuali ma al suo no, aveva iniziato a colpirla con schiaffi e pugni, minacciandola di farle ancora più male. Lo straniero, non era nuovo ad atteggiamenti del genere, tanto che nei giorni passati anche i Carabinieri erano intervenuti su richiesta della donna, spaventata fino a temere per la sua vita. Immediato l’arresto e questa mattina sarà giudicato per direttissima.

In Arabia Saudita eseguita l’ennesima condanna a morte, 76 dall’inizio dell’anno

I cari alleati di Renzi e Clinton, moralmente superiori
 
mercoledì, 23, marzo, 2016
decapit
foto di repertorio
 
Oggi in Arabia Saudita e’ stato giustiziato Abdullah Al-Harbi, a Buraydah – a nord della capitale Riad – cosi’ come riporta la stampa araba. Il numero delle condanne a morte eseguite dall’inizio del 2016 sale cosi’ a 76.
 
Al-Harbi, incriminato per omicidio, e’ stato decapitato dal boia con una spada, una modalita’ di esecuzione molto frequente nel regno saudita.
 
L’Arabia Saudita e’ uno dei pochi paesi al mondo a non aver firmato la moratoria sulla pena di morte. Lo scorso anno, le condanne eseguite sono state 153, il numero piu’ alto mai raggiunto negli ultimi vent’anni, come ha denunciato a piu’ riprese Amnesty international. La pena di morte in questo Paese e’ consentita a causa di un’applicazione estremamente rigida della Shari’a, la legge islamica, che punisce con la morte reati come l’omicidio, l’uso degli stupefacenti, il traffico di armi, lo strupro e l’apostasia.
 
dire.it
 
I Sauditi sono alleati di Renzi
 
Renzi-arabia
 

Clinton: le banche europee smettano di finanziare il terrorismo

avere la faccia come il culo per la Clinton non rende abbastanza l’idea. Clinton e democratici vari creano l’Isis poi dicono che è Trump il brutale.
 
“Ma da dove viene l’ISIS? Ormai è chiaro, per stessa ammissione di Hillary Clinton, che si tratta di una creatura occidentale sfuggita al controllo dei potenti.” FONTE TUTTO L’ART
 
giovedì, 24, marzo, 2016
Per combattere Isis c’è “bisogno che le banche europee smettano di finanziare il terrorismo, che gli aerei europei effettuino missioni in Iraq e Siria, e che le forze speciali europee partecipino all’addestramento delle forze locali anti-Isis sul territorio”.
 
Lo afferma Hillary Clinton. “I terroristi cercano di mettere a rischio i valori democratici, ma non avranno successo”, ha quindi aggiunto.
 
 
 
Se è per questo anche il fisco italiano finanzia il terrorismo
 
 
Mideast Israel Palestinians
 

Gay pestato da immigrati “quelli come te al mio paese vengono ammazzati”

TRANQUILLI che la società civile se ne starà muta in silenzio, gli “aggressori” sono specie protetta
 
lunedì, 21, marzo, 2016
 TESTIMONIANZA DELL’AGGREDITO https://www.youtube.com/watch?v=0P9ca5MHkro
 
Domenico parla davanti alle telecamere di cremona1: “ho paura per me, per tutti e per i miei famigliari”
 
“Mi dicevano ‘schifoso frocio’, mi hanno riempito di botte”. E’ stato aggredito dal branco ed è finito all’ospedale. Un uomo di 34 anni è stato picchiato lunedì sera nella centrale piazza Roma, a Cremona. Gli aggressori sono tre stranieri che avrebbero malmenato il cremonese perché è omosessuale.
 
 

Casa occupata dai Rom, giudice la sequestra e non la restituisce agli assegnatari

giudice
Su disposizione della magistratura l’alloggio popolare di via Mattarella ad Avezzano, occupato abusivamente nei giorni scorsi, e’ stato fatto sgomberare e sequestrato su disposizione della magistratura. Al blitz hanno partecipato ieri polizia, carabinieri e polizia locale.
 
L’appartamento del terzo piano, assegnato alla famiglia di Gianni Di Marco, era stato occupato da una ragazza 24enne di Avezzano di origini rom, madre di una bimba di sei mesi. Non sono mancate scene di panico e momenti di tensione con le forze dell’odine. La giovane sosteneva che la famiglia Di Marco, la cui compagna e’ di nazionalita italiana ma di origini marocchine, non vivesse realmente in quella casa. La famiglia marsicana, che ha sempre negato questo particolare, e’ attualmente ospitata in un albergo a spese del Comune.
 
Il provvedimento del giudice, sollecitato anche dal sindaco Gianni Di Pangrazio, ha portato al sequestro dell’abitazione, ma neanche i legittimi assegnatari, almeno per il momento, potranno rientrare nell’alloggio. La donna si e’ poi recata in Comune per parlare con il sindaco e con i responsabili dei servizi sociali. Mentre gli agenti delle forze dell’ordine presidiavano il municipio, e’ esplosa una bomba carta, probabilmente lanciata sul retro del palazzo con l’intento di creare panico. (AGI)