Per non urtare i musulmani l’Olanda vieta la minigonna

A quanto pare alle femministe piace la sharia. Insorgono solo i “cattivi xenofobi” del centro destra
 
Mail choc del Comune di Nieuw West alle dipendenti: niente gonne troppo corte né stivali troppo sexy. Le autorità non vogliono “urtare” gli immigrati di fede islamica abituati ad avere a che fare con donne velate
Sergio RameMer, 30/03/2016 – 09:45
Se la gonna è troppo corta, va vietata.
 
profughi11
Succede in Olanda. E a decidere è il Comune di Nieuw West, cittadina alle porte di Amsterdam che conta 133mila abitanti, che in una mail ha diramato il divieto: “Le dipendenti non devono indossare una gonna o un vestito che arrivino sopra il ginocchio, e gli stivali al ginocchio sono inappropriati durante il lavoro al banco”. Il motivo? Le autorità non vogliono “urtare” gli immigrati di fede islamica abituati ad avere a che fare con donne velate.
 
Nieuw West è uno dei più grandi fra gli otto distretti municipali di Amsterdam. Qui c’è la più alta densità di immigrati medio-orientali e africani di fede musulmana. Ed è proprio per non urtare i sentimenti o i pregiudizi degli immigrati musulmani abituati alle loro donne velate che le autorità di Nieuw West hanno deciso di vietare le minigonne o gli stivali troppo “sexy”. La mail, firmata da una dirigente femminile del personale, è addirittura arrivata a minacciare provvedimenti amministrativi contro le donne “spudorate” che contravvengono al divieto. Come racconta il Corriere della Sera, la mail alle dipendenti comunali ha scatenato una rivolta senza fine.
 
Il centrodestra è insorto. Geert Wilders ha apertamente parlato di “sottomissione all’islam“. Anche gli intellettuali più moderati, questa volta, hanno fatto sentire la propria voce.
 
Ad oggi il divieto è rimasto ignorato. Il rokjesdag, il primo giorno di primavera, è stato onorato abbandonando i pantaloni per la gonna o la minigonna. In Olanda, d’altra parte, è una sorta di tradizione non sdcritta. Il comune di Amsterdam, però, ha ribadito il concetto con un comunicato ufficiale. Se da una parte ha assicurato che “non esiste alcun bando sulle minigonne”, dall’altra ha confermato che la mail è stata scritta “a scopo di chiarimento dopo una discussione interna”. Non solo. Su Twitter il Comune ha ricordato che “i dipendenti pubblici al banco dovrebbero vestire in modo lindo e curato, ‘netjes kleden’, rappresentativo e professionale, e sta a loro decidere come farlo”. Ma cosa significa “netjes kleden”, letteralmente “lindo vestire”?.

Roma, Zingaretti (Pd): case popolari agli abusivi che già le occupano

Zingaretti per la legge del FAR WEST, IL PIU’ FORTE PRENDE TUTTO. Il partito moralmente superiore per la LEGALITA’?
 
mercoledì, 30, marzo, 2016
 
Roma – Case popolari assegnate a chi le occupa, alla faccia delle decine di migliaia che da lustri attendono invano il proprio turno in graduatoria.
 
Zingaretti
Il colpo di genio è della giunta della Regione Lazio presieduta da Nicola Zingaretti, e ha la forma di una delibera «per l’attuazione dei programmi di edilizia residenziale pubblica» proposta dall’assessore alle Politiche abitative Fabio Refrigeri e approvata il 15 marzo. Il provvedimento prevede di assegnare 1.216 alloggi popolari – investendo 197 milioni di euro per sistemare gli immobili esistenti e acquistarne di nuovi – a tre categorie. Tra queste, solo un terzo ha come destinatari i «nuclei familiari inseriti nella graduatoria per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica di Roma Capitale sulla base dei bandi generali anno 2000 e 2012 ed ancora in attesa di assegnazione».
 
Un altro terzo dei «nuovi» alloggi andrà invece alle famiglie che, al 31 dicembre 2013, erano ospiti dei «residence» del Campidoglio (i Centri di assistenza alloggiativa temporanea). L’ultima tranche, sorpresa, è riservata agli «okkupanti», ossia a chi abitava in una lista di 79 «immobili pubblici o privati impropriamente adibiti ad abitazione al 31 dicembre 2013».
 
L’inclusione appare un «inchino» al network romano dei movimenti di lotta per la casa, attivissimi nelle occupazioni abusive, che a Roma sono ben organizzati e radicati e soprattutto sono politicamente vicini a Sel, partito che appoggia la giunta Zingaretti. Del movimento, e questo in Regione avrebbero dovuto saperlo, si è occupata anche la magistratura. Che a novembre scorso ha rinviato a giudizio 22 «attivisti» del Comitato popolare di lotta per la casa – per coincidenza il processo è iniziato il giorno dopo l’approvazione della delibera – con accuse gravissime, dall’associazione per delinquere all’estorsione, dalla violenza privata alle minacce. Secondo la procura, il comitato «sfruttava» i bisognosi, «li costringeva a occupare gli edifici, per poi estorcergli denaro e prestazioni lavorative gratis, sotto minacce e violenze», non disdegnando di utilizzare «legami con esponenti delle istituzioni per acuire la forza delle intimidazioni».
 
Che i legami tra i movimenti di lotta per la casa e la maggioranza che sostiene Zingaretti abbiano avuto un peso pure nella strana delibera di giunta lo pensano in molti. Tanto che a esultare – pur lamentandosi delle misure «insufficienti» – sono proprio i movimenti. I sindacati, invece, invitano a ricordare che «chi occupa illegittimamente» non è «avente diritto», e le associazioni di inquilini parlano di «schiaffo alla legalità». Eppure il presidente Pd e commissario romano del partito, Matteo Orfini, batte le mani e ringrazia Zingaretti e l’assessore.
 
Massimo Malpica – –  il Giornale
 
Dice la verità sugli abusivi, consigliere Pd attaccato dal suo Partito
mercoledì, 30, marzo, 2016
bugelli-pd
Ieri il consigliere Pd di Monsummano, Alessandro Bugelli ha scritto sulla bacheca facebook un lungo post, nel quale fra l’altro ha dichiarato:
 
Il mio dissenso sulle persone portate in Italia dagli esodi di massa determinati da guerre, problemi interni, dittature, ecc.) non parte da adesso, ma dai primi anni novanta, da quando arrivavano dall’altra parte dell’Adriatico, persone che nel tempo, hanno portato un aumento della criminalità (droga, malaffari, prostituzione, omicidi, rapine furti ed affini) ed alla fine abbiamo dovuto farcene una ragione. Esodi che nel tempo hanno “ingrassato” in diversi.
 
Un’idea, la mia, che non é legge assoluta, ma che chiedo sia rispettata, come io rispetto quelle degli altri.
 
Poi, per carità, non si deve generalizzare ma anche non si deve nascondere la testa sotto terra, si deve guardare in faccia la realtà, quello che accade nel quotidiano.
 
Per quanto riguarda i fatti “lucchesi” del pomeriggio di Pasqua, è presto detto, la mia “acredine” arriva anche essa dal (recente) passato. Da circa sei mesi, mi ci reco spesso in quella piazza, per effettuare consegne insieme a mia moglie ad alcuni clienti in centro storico. Tutte le volte la stessa storia, con :
1) aggressioni verbali ed in una occasione un calcio alla macchina mentre me ne andavo
2) continue richieste di soldi
3) tre volte la macchina graffiata
4) sputi della maniglia lato guida
5) urina nella maniglia lato guida
6) tre tentativi di effrazione (certamente dopo aver visto che all’interno dell’auto c’era merce – carta igienica e prodotti cartari – da poter ricollocare su un mercato ovviamente parallelo)
7) un bel ricordo di defecazione umana (non sono un esperto, ma si riconosce da quella animale), sempre dal lato guida, con tanto di carta che aveva pulito le terga del defecatore.
 
Per non dire di come si sono spaventati i bambini domenica, quando quello lì, mentre stavo aspettando che una vettura uscisse dal parcheggio, bussava con insistenza ai vetri ed urlava, dando anche colpi alla carrozzeria, pretendendo che facessi quello che voleva lui. Anche titolo, lo pretendeva? Ho il dritto di inalberarmi oppure no?
 
In assoluto sfregio alla libertà di espressione e al comune senso della legalità, è arrivata immediatamente la condanna della segreteria provinciale del Pd, che non ha stigmatizzato l’atteggiamento violento del parcheggiatore abusivo, prendendosela invece contro il consigliere Bugelli che ha denunciato il riprovevole comportamento dell’immigrato.
 
“Le parole usate nel post – affermano il segretario provinciale PD, Niccolai, ed il responsabile organizzazione, Trallori – dal consigliere comunale Bugelli sono gravi ed inaccettabili vista anche la violenza che da esse traspare, oltre che totalmente in conflitto con i valori ispiratori del Partito Democratico”.
 
Niccolai e Trallori, oltre alla presa di distanza e la dura condanna delle parole del consigliere comunale PD di Monsummano, annunciano inoltre che il coordinamento provinciale in data odierna ha inviato una segnalazione formale all’organo competente in materia, ovvero la Commissione di garanzia provinciale, per l’adozione dei provvedimenti di propria competenza su tale grave vicenda. ”

Libia, Tripoli: scontri ed esplosioni contro il governo imposto dall’ONU

ecco come la Libia ha trovato la democrazia, un governo non eletto e blindato. Esattamente come in buona parte dell’Occidente. E le libere elezioni che parevano imminenti come promesso dal democratico occidente dopo la dipartita del Ghedafi? Non siamo stati obbligati a sentire la propaganda pro rivoluzione colorata per questo motivo? Com’è che un governo per essere legittimo deve essere riconosciuto dalla comunità internazionale ANCHE SE NON VOLUTO DAI CITTADINI??? E’ questo il vero senso di democrazia in salsa occidentale.
 
mercoledì, 30, marzo, 2016
 
Il premier del cosiddetto “governo di riconciliazione nazionale libico” (imposto dall’ONU), Fayez al Serraj, e’ atteso per oggi a Tripoli insieme ai membri del suo esecutivo. Per questo, secondo quanto hanno raccontato testimoni dalla capitale libica, si sono uditi questa mattina forti esplosioni nella zona dell’aeroporto di Mitiga dove le milizie ostili al nuovo governo e fedeli all’esecutivo  di Khalifa Ghweil avrebbero sparato colpi di artiglieria contraerea nel timore che si stesse avvicinando un velivolo con a bordo al Sarraj.
 
Intanto resta alta la tensione intorno all’aeroporto non solo per il possibile atterraggio dell’aereo con a bordo i membri del nuovo governo, ma anche perche’ Mitiga potrebbe diventare la sede provvisoria del nuovo governo. Secondo il quotidiano arabo “Al Watan al Arabi”, Mitiga e’ una delle quattro possibili sedi per il nuovo esecutivo. In base a un rapporto della commissione per la sicurezza del governo di riconciliazione nazionale, presentato alla missione Onu in Libia presso la sede temporanea dell’esecutivo di Tunisi, al Serraj non puo’ recarsi nella capitale libica senza una forte protezione delle milizie locali. 
 
Per questo e’ stato chiesto di attendere la nascita di una Guardia presidenziale specializzata nella difesa del nuovo governo e dei suoi membri compreso ministri e sottosegretari.
 
Nel suo rapporto, la commissione consiglia inoltre quattro sedi come possibili luoghi nei quali istallare gli uffici del nuovo esecutivo. Il primo e’ quello della base aerea di Mitiga. Il secondo invece e’ quello della base navale di Tripoli. Non a caso questa mattina, dopo le esplosioni avvertite a Mitiga, e’ circolata la notizia di un possibile arrivo di al Serraj in citta’ via mare da Tunisi presso il porto locale. Una terza possibile sede e’ il complesso turistico di Janzur, gia’ usato dall’Onu, mentre la quarta e’ la ex sede del Congresso nazionale libico che ha lavorato per un periodo in un albergo della capitale.
 
A difendere al Serraj e i componenti del suo governo dovrebbero essere gli uomini delle brigate 14 e 23, che andrebbero a formare insieme una forza armata a sostegno al nuovo esecutivo. Al momento il premier libico non puo’ contare sull’appoggio dell’Esercito libico fedele a Khalifa Haftar, che sta boicottando la nascita del governo sostenuto dall’Onu sia tramite i suoi deputati nel parlamento di Tobruk che attraverso due membri del Consiglio di presidenza di Brega, che si sono autosospesi dall’incarico.
 
Allo stato attuale il Consiglio di presidenza puo’ affidarsi a quelle milizie di Misurata e della Tripolitania che hanno deciso di sostenere l’accordo di riconciliazione nazionale firmato in Marocco. In Libia sono ormai attive tre compagini governative: due con sede a Tobruk e Tripoli non ufficialmente riconosciute dall’Onu come legittime rappresentati del popolo libico, piu’ il governo guidato da al Serraj che invece gode del sostegno delle Nazioni Unite ma che per il momento si riunisce a Tunisi in attesa di potersi insediare nella capitale libica. Da parte sua, il Consiglio di presidenza libico ha accusato il cosiddetto governo di salvezza nazionale con sede a Tripoli di aver chiuso lo scalo aereo di Mitiga con il preciso intento di impedire ad al Serraj di iniziare i lavori.
 
Il Consiglio di presidenza e’ stato costituito artificialmente il 17 dicembre scorso a Shkirat, in Marocco, grazie a un accordo tra i deputati della Camera dei rappresentanti di Tobruk, del Congresso generale nazionale Tripoli e dei membri della societa’ civile libica. Tuttavia, la lista dei ministri del futuro governo di riconciliazione nazionale, redatta proprio dal Consiglio di presidenza, non ha ancora incassato il sostegno del parlamento libico riconosciuto dalla comunita’ internazionale. E’ stata infatti rinviata ieri per l’ennesima volta per mancanza del numero legale la seduta del parlamento libico di Tobruk, l’unico riconosciuto al livello internazionale, convocata per discutere del voto di fiducia al governo di riconciliazione. Secondo quanto riferisce il sito informativo libico “Akhbar Libya 24″, anche nel corso della seduta convocata ieri dal presidente Aguila Saleh per discutere, tra le altre cose, anche della mancanza di liquidita’ nelle casse della Banca centrale e della revisione costituzionale necessaria per recepire gli accordi di riconciliazione nazionale firmati in Marocco, l’assenza della maggioranza dei deputati ha reso impossibile l’avvio dei lavori.
 
Sono cosi saliti a sei i tentativi di votare la fiducia al nuovo governo del premier Serraj falliti per il boicottaggio dei deputati legati al generale Khalifa Haftar, ministro della Difesa dell’entita’ governativa libica attiva nella Cirenaica e capo di stato maggiore dell’Esercito libico. Oltre 100 parlamentari libici hanno firmato un documento nel quale si sono detti pronti a votare la fiducia al nuovo esecutivo qualora ve ne fosse la possibilita’. I politici libici seguaci del generale Haftar, invece, non accettano alcuni nomi del nuovo governo di riconciliazione nazionale perche’ considerati troppo vicini ai Fratelli musulmani. Molto dubbi vi sono anche sull’assegnazione del ministero della Difesa a Mahdi al Barghuthi, colonnello dell’Esercito libico considerato un possibile nuovo Haftar. Altri ancora, invece, ritengono che alcuni ministri siano collusi con il passato regime gheddafiano. (AGI)

Vi racconto tutte le bugie degli immigrati che chiedono asilo”

ma da chissà chi vengono istruiti….
Un mediatore culturale che lavora per le commissioni che giudicano gli immigrati ci racconta come i richiedenti asilo s’inventino violenze e persecuzioni
Giuseppe De Lorenzo Gio, 30/07/2015 – 15:43
 
“La maggior parte delle storie sono inventate, costruite”. Uchenna – nome di fantasia della fonte che chiede di rimanere anonima – fa l’interprete per i profughi che si presentano a fare domanda d’asilo. Per questo può dire davvero, e senza filtri ideologici, chi sono veramente gli immigrati che arrivano sulle nostre coste.
 
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Essere mediatore culturale per la commissione territoriale, cioè quella che decide se e chi può ottenere lo status di rifugiati, permette infatti di toccare con mano le storie (vere o presunte) dei profughi. Quello che ne esce fuori è un’immagine ben diversa da quella del migrante bisognoso che viene disegnata dai media.
 
A giudicare i richiedenti asilo dovrebbero esserci quattro persone per ogni commissione: un rappresentate della prefettura, uno dell’Unhcr, un’altro del Comune e l’ultimo per la questura. “Ora rimangono solo in 1 o 2 a seguire l’intervista – dice Uchenna – perché ci sono diversi problemi di carattere organizzativo“. Da inizio anno arrivano talmente tante richieste che se fossero tutti presenti ad ogni colloquio non si finirebbe mai. Il sistema è praticamente al collasso: “Adesso riusciamo a fare 8 interviste al giorno, ma il ministero dell’Interno ha mandato una circolare per obbligarci a farne più di 12”. Ci riuscite? “Non proprio, ma dobbiamo: infatti la commissione non va in vacanza. Abbiamo il lavoro programmato fino al 2017”.
 
Questo significa che in alcuni casi i tempi di attesa per ottenere il parere della commissione possono essere estremamente lunghi. Intanto l’Italia ospita a spese proprie numerosi immigrati che poi non otterranno mai lo status si di rifugiato. E sono molti, moltissimi: “La maggioranza di quelli che dalla Nigeria stanno arrivando sulle coste italiane – afferma Uchenna – non fuggono certo da pericoli: sono in cerca di soldi e successo per poter tornare un giorno a casa e pavoneggiare la ricchezza raggiunta”.
 
Per farlo, quindi, molte volte s’inventano storie di sofferenze e persecuzioni che non hanno mai subito: “Mi capita spesso di sentir raccontare la stessa identica storia da diversi immigrati”.
 
Come si fa a capire se quello che raccontano è vero?
 
“Si basa quasi tutto sull’ultima domanda, quando viene chiesto il motivo per cui non si vuole tornare nel proprio paese. Spesso le risposte sono fantasiose: qualcuno dice di aver paura che una volta rientrato a casa il padre sia intenzionato ad ucciderlo. Capisce anche lei che per valutare situazioni simili ci sono ben pochi elementi”.
 
Quali risposte danno solitamente gli immigrati a questa domanda?
 
“Da qualche tempo molti nigeriani affermano di essere soggetti ad un malocchio: raccontano di una setta che sarebbe presente in Nigeria e che perseguita chi non entra a far parte dell’associazione”
 
Abbastanza fantasiosa…
 
“Mi capita di ascoltarne tante altre. E tutte che si ripetono”.
 
Quali?
 
“Le donne, per esempio, raccontano di essere state trascinate in case chiuse in Libia e sfruttate come prostitute. Tra gli uomini, invece, è tipica la storia dei problemi di eredità. Sarebbero scappati perché, una volta diventati orfani, un loro parente malvagio e più ricco starebbe provando ad impossessarsi del loro patrimonio. La storia suona così: ‘Lo zio mi ha denunciato per cose che non ho mai fatto, ma vista la sua posizione sociale è più potente di me. E per queso ho paura’”.
 
Sente davvero così spesso questi racconti?
 
“Assolutamente sì. E c’è molto di falso: prima di iniziare con la storia dello ‘zio cattivo’ narrano di essere figli unici e di non aver nessun familiare a casa. Ma è rarissimo che ci siano famiglie con un solo figlio: in Nigeria minimo si hanno tre fratelli”.
 
E queste ‘scuse’ vengono di solito accettate o rigettate dalla commissione?
 
“Come interprete non vengo a sapere se un intervistato ottiene o meno l’asilo. Ma durante l’intervista riesco a capire se si sta mentendo o se si dice la verità: le donne, ad esempio, estremizzano le storie di violenza sessuale, ma non è difficile comprendere se l’hanno subita davvero oppure no. Questo nonostante i profughi siano ben accorti nel documentarsi su quello che raccontano”.
 
Ad esempio?
 
“Senza citare nomi, alcune ragazze raccontano di essere lesbiche e qualcuno alla commissione ha anche portato un foglio stampato da internet di un articolo riguardante un evento di omofobia in Nigeria. Senza contare, poi, che sovente non appena si siedono all’interrogazione chiedono di cambiare la data di nascita”.
 
Perché?
“Provano a farsi passare per minorenni, così da ottenere senza problemi il diritto d’asilo. Questo comportamento dovrebbe far scattare più di un campanello d’allarme: è probabile che dietro quella persona non ci sia nessun passato di violenze o sofferenze. Durante l’intervista basta guardare il volto dei migranti per capire se hanno subito soprusi: si legge negli occhi se quello che raccontano lo hanno subito sulla loro pelle o se l’hanno preparato a tavolino”.
 
Non è assurdo che l’Italia debba sostenere i costi dell’accoglienza per sentirsi raccontare queste bugie?
“Se io facessi parte della commissione non saprei come reagire. Spesso suggerisco ai richiedenti asilo di dire la verità, ma loro alla fine mi chiedono: ‘Ho detto bene la storia?’. Quando sento queste cose capisco che quello che hanno raccontato è una sorta di favoletta imparata a memoria”.
 
Passiamo oltre. Come mai tutti quelli che arrivano sui barconi sono senza documenti?
“Chi approda in Italia dice di non averlo mai avuto o di averlo perso in Libia. In Nigeria falsificare documenti e cambiare più volte identità è una cosa normale. Fanno lo stesso durante il riconoscimento a Lampedusa”.
 
Come fa ad esserne certo?
“Prendo come esempio sempre la Nigeria: se hai un determinato nome o cognome si capisce se provieni dal Nord o dal Sud. Ci sono state persone che mi hanno detto di essere in fuga dalla lotta tra cristiani e mussulmani che c’è nel Nord del Paese. Poi però hanno un nome “meridionale”: mi fa pensare che ci sia di mezzo una menzogna. La maggior parte delle identità vengono inventate all’arrivo, questo rende praticamente impossibile verificare davvero la storia dell’immigrato”.
 
Quale tipologia di persone decide di intraprendere il “viaggio della speranza”?
“Partono i ragazzi che vogliono vedere l’Europa, giovani che hanno accumulato dei soldi e che hanno dei contatti per organizzare il viaggio. Tutto è studiato e ci sono persone qui in Italia che favoriscono questi flussi.
Non è vero che ad arrivare sono le persone indigenti, che ovviamente non hanno le risorse per affrontare un simile percorso. Salgono sui barconi quei giovani cui magari era stato rifiutato il visto ufficiale. Lo dice anche un mio collega: ‘Sveglia Uchenna, questi mentono tutti’”.
 
Perché vengono qui?
“I nigeriani sono persone appariscenti. Vengono in Europa con la speranza di arricchirsi e poi tornare a casa per costruirsi una bella casa, ostentando la propria ricchezza”.
 
Tra i migranti che arrivano in Italia ci sono anche persone pericolose?
“Piuttosto credo che lo diventino dopo. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, questi ragazzi pensano di trovare immediatamente lavoro. Ma l’Italia non è l’Eldorado, così vanno a finire nelle mani degli spacciatori di droga che spesso sono loro connazionali. I nigeriani in Italia gestiscono droga e prostituzione”.
 
Come si risolvono questi problemi?
“Da immigrato regolare dico che l’Italia è troppo debole. Il fatto che ci sia la possibilità di fare ricorso contro la decisione della commissione è assurdo. Nel frattempo, infatti, queste persone vivono nella clandestinità a spese dell’Italia. Bisogna rendere più dura le legge sull’immigrazione: nel momento in cui la domanda d’asilo è stata rigettata, gli immigrati devono essere rimandati immediatamente nel loro Paese. Più l’Italia continua ad essere poco chiara sul tema, più queste persone ne approfitteranno per partire dall’Africa anche se sanno benissimo di non aver nessuna possibilità di ottenere accoglienza. Ma in Italia vige la legge del ‘poverino’”.
 
Cos’è?
 
“Nelle commissioni si sente dire ad ogni racconto strapplacrime: ‘Poverino’. Eppure questi spesso non fanno che raccontare bugie”.

Milano, invalido muore da solo in casa: viveva con soli 186 euro al mese

è successo a gennaio, come mai quest’uomo non ha avuto nessuna solidarietà ed aiuto? Le autorità non sapevano in che condizioni viveva? Sarebbe stato razzismo aiutare chi è in difficoltà solo perché autoctono? Con 186 euro al mese non poteva permettersi il riscaldamento, il comune non lo sapeva? In Italia si muore di povertà, i tutori di mafia capitale questo lo sanno bene ma se ne sbattono
 
Di Stefano Capasso venerdì 15 gennaio 2016
 
invalido
Una storia di abbandono ed esclusione sociale arriva da Nerviano, comune alle porte di Milano. Ieri è stato ritrovato il corpo senza vita di Giovanni Ceriani, uomo classe ’55 che viveva da solo in una casa sita in via Pasubio. Il signor Ceriani era costretto sulla sedia a rotelle a causa di un incidente sul lavoro e viveva di un umiliante e vergognoso sussidio di appena 186 euro mensili che lo Stato gli riconosceva in ragione della sua invalidità, ai quali si aggiungeva un bonus annuale di 1000 euro da parte del Comune.
 
Ceriani viveva in una casa di proprietà del Comune, ma non poteva permettersi il riscaldamento. A ritrovare il suo cadavere è stata una vicina di casa che ha allertato i soccorsi dopo averlo trovato riverso sul pavimento accanto alla sua sedia a rotelle. Purtroppo i soccorritori hanno potuto soltanto constatare il decesso e far quindi trasportare l’uomo all’obitorio dell’ospedale di Legnano. Sul suo corpo non sono stati ritrovati segni di violenza quindi è probabile che il decesso sia avvenuto per cause naturali, anche se verosimilmente legate al modo di vita non adatto alla sua difficile condizione.
 
Proprio lo scorso 11 dicembre aveva denunciato la sua situazione esponendo un cartello in Piazza Italia a Nerviano, cercando la solidarietà dei suoi concittadini. Queste le sue parole: «Abito in via Pasubio, in un monolocale assegnatomi dai Servizi sociali e ad affitto calmierato. Non mi posso permettere un impianto di riscaldamento. Ho i fornelli elettrici ed ora mi è arrivata una bolletta della luce di 71 euro, ma non ho i soldi per pagarla. Oramai non so più come fare a risparmiare. Limito qualsiasi spesa. Ma non basta mai. Ed eccomi qui, per la prima volta in piazza, a rivelare pubblicamente la mia vita d’inferno, con una mano tesa e alla ricerca di un barlume di speranza. Tengo tutto conteggiato. La mia vita è un continuo contare, fino davvero all’ultimo centesimo. Basta un minimo errore di calcolo e mi si stravolge tutto il budget mensile, come quando qualche mese fa il bonifico (per colpa di un ente di Rho, ndr) fu spedito per sbaglio a un mio omonimo, un certo Giovanni Ceriani di Lainate. Spero solo che questa persona abbia soltanto il mio stesso nome e non anche la mia stessa disperazione».
 

Famiglie senza reddito lavoro sono 1milione. Dati 2015

Le autorità che spendono tante belle parole per lo straniero in fuga dalla miseria che dice? Niente altrimenti sarebbe razzismo, gli italiani poveri devono morire nell’indifferenza e guai a chiedere aiuto e solidarietà per loro. E’ razzismo, ora punibile e perseguibile penalmente. Un grande esempio di democrazia
L’italiano in fuga dalla povertà ha solo il SUICIDIO. Questo è lo stato di diritto tanto solidale e politically correct contro le discriminazioni
 
Scende il numero delle famiglie senza redditi da lavoro anche se il totale supera ancora la soglia del milione. E’ quanto emerge dalla tabelle Istat, che, dati aggiornati al 2015, incrociano stato occupazionale e familiare. Nel dettaglio sono 1 milione 92 mila i nuclei, incluse quelle di un solo individuo, dove tutti i componenti attivi, che partecipano al mercato del lavoro, sono disoccupati. Quindi se reddito c’è arriva da altre fonti e non dall’impiego. La cifra è in calo del 7,5% (-89mila) sul 2014 (1 milione 181 mila).
 
Fonte Ansa

Grottaferrata: Cartella equitalia da 100mila euro, artigiano si pugnala all’addome

Le autorità che spendono tante belle parole per lo straniero in fuga dalla miseria che dice? Niente altrimenti sarebbe razzismo, gli italiani poveri devono morire nell’indifferenza e guai a chiedere aiuto e solidarietà per loro. E’ razzismo, ora punibile e perseguibile penalmente. Un grande esempio di democrazia
Era uno sporco evasore, a quando i roghi?
 gio, Mar 24th, 2016
Un artigiano edile di 55 anni ha cercato di togliersi la vita piantandosi due pugnalate all’addome, dopo aver ricevuto una cartella esattoriale equitalia da 100mila euro per tasse arretrate da versare. L’uomo vive con la madre e fratelli, che preoccupati di non vederlo scendere per pranzo, sono saliti in camera e lo hanno trovato a letto, completamente insanguinato. Disperati hanno immediatamente chiamato i soccorsi, l’ambulanza lo ha trasportato presso l’ospedale di Tor Vergata dove sono riusciti a salvargli la vita.

Acqua rialzi record, dal 2007 +70%. Tariffa più alta a Pesaro Urbino

agli italiani indigenti viene staccato il servizio, non viene fornito loro come diritto umano, acqua pubblica gratuita sì, solo se sei straniero, altrimenti è razzismo
mer, Mar 30th, 2016
 
Nel 2015 +5.9%, dal 2007 +61%: l’acqua sta diventando sempre più cara per gli italiani, e il Mezzogiorno non si sottrae al trend nazionale. La bolletta media per famiglia è stata di 376 euro con un aumento di 21 euro rispetto allo scorso per il servizio idrico integrato che comprende l’acquedotto, la depurazione e la fognatura.
Secondo l’Osservatorio dei prezzi di Cittadinanzattiva è nel centro Italia che si spende di più toccando i 511 euro, e in particolare in Toscana con una spesa media annua di 590 euro con un aumento del 12% sul 2014. Isernia, invece, è la città meno cara (117 euro, erano 120 nel 2014) seguita da Milano. Guardando ai singoli servizi, la tariffa più alta per quello di acquedotto è a Pesaro e Urbino (371 euro) con una spesa che secondo l’Osservatorio è di oltre 37 volte superiore a quella di Aosta (10 euro). Depurazione e fognatura costano di più a Carrara (294 euro), circa 7 volte più di Imperia (40 euro). La quota fissa più elevata è a Gorizia (108 euro), 29 volte superiore a quella di Milano (3,70 euro).(…)
 
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Omegna: In difficoltà economiche tenta il suicidio in auto, salvato dalla polizia

Le autorità che spendono tante belle parole per lo straniero in fuga dalla miseria che dice? Niente altrimenti sarebbe razzismo, gli italiani poveri devono morire nell’indifferenza e guai a chiedere aiuto e solidarietà per loro. E’ razzismo, ora punibile e perseguibile penalmente. Un grande esempio di democrazia
mer, Mar 30th, 2016
 
Aveva deciso di farla finita inspirando il gas di scarico della sua automobile, a salvarlo sono stati i poliziotti del commissariato di Omegna, avvisati da una passante che aveva notato la stranezza.
Alle 15 la telefonata alla centrale operativa del commissariato, dall’altro capo del telefono c’è una donna che racconta d’aver visto, a Quarna Sotto un uomo chiuso in un’autovettura a motori accesi con un tubo di gomma collegato alla marmitta e direzionato all’interno del finestrino. Anche l’uomo ha visto la donna, tant’è che decide di rimettersi in marcia cercando un luogo più appartato dove continuare con l’insano gesto. Inizia così una immediata caccia all’automobile segnalata, il tempo stringe e i poliziotti hanno solo
descrizione sommaria del soggetto e della sua autovettura. Poi, nei pressi di Quarna Sopra entra in gioco l’intuito degli agenti che notano il passaggio di un’auto con del nastro isolante grigio attaccato alla portiera, i poliziotti la fermano e notano sul sedile passeggeri la presenza di un tubo di plastica.(…)
 
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Valenza: Temeva di perdere il lavoro, 51enne si suicida impiccandosi

quanta solidarietà ed aiuto ha avuto questo signore?
  
Un uomo generoso, sempre disponibile ad aiutare gli altri. Chi lo conosceva a Valenza descrive così Piero Amisano. L’uomo, di 51 anni, martedì ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nella propria abitazione. E’ stata la moglie a trovare il corpo, intorno alle 13, e a chiamare i soccorsi che, purtroppo, non hanno potuto fare nulla per salvare l’uomo. Piero Amisano era un operatore socio sanitario di una casa di riposo di Sale ma da qualche tempo aveva iniziato a manifestare timori sul mantenimento del proprio posto di lavoro.(…)
 
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