FLASH: Tsipras rottama Varoufakis. Si riaprono i negoziati tra Grecia e creditori

Scritto il 27 aprile 2015 alle 15:54 da Danilo DT

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Crisi Grecia: Varoufakis resta ministro delle Finanze ma non sarà più il negoziatore con la Troika

Se non si era capito, il compromesso era la soluzioni migliore e più ben voluta da tutti.
Ovviamente dalla Troika, la quale non accetta però sconti, chiedendo un programma che MOLTO PROBABILMENTE resterà tale (avete dubbi) e sarà un eccellente escamotage per comprare tempo.

Ma è anche ciò che vuole Tsipras. E difatti ecco che il segnale arriva chiarissimo ai mercati.

Il tempo stringe e Tsipras cambia la formazione in vista della partita finale con la Ue. Il premier greco ha infatti realizzato un rimpasto del gruppo di negoziatori a livello politico con i creditori internazionali. Il nuovo team – riferisce la stampa locale – è stato deciso in una riunione presieduta ieri sera dal premier Alexis Tsipras. A guidarlo sarà il viceministro delle Relazioni Internazionali Euclid Tsakalotos. Riconfermato l’incarico al ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, ma sembra chiaro che il suo ruolo viene a questo punto depotenziato, dopo la burrascosa riunione di vernerdì scorso a Riga in cui alcuni colleghi europei lo hanno bollato come «dilettante» e «perditempo». (Source)

Tagliare fuori Varoufakis significa cercare il compromesso ed essere pronti (mia opinione) ad un nuovo riassetto politico in Grecia, con una spaccatura inevitabile di Syriza in due tronconi, dove troveremo la parte più estrema che abbandonerà Tsipras e la parte più moderata che si andrà ad alleare col centro sempre con Tsipras leader.

La decisione del governo segue le critiche dell’Eurogruppo al ministro delle Finanze per il modo in cui sta conducendo il negoziato. La cancelliera Angela Merkel e Alexis Tsipras hanno concordato di tenere sempre aperto il collegamento diretto per assicurare che il negoziato continua. Ci si chiede comunque se la decisione di oggi riflette effettivamente l’esigenza di Tsipras di dare un segnale ai ministri dell’Eurogruppo. (…)Secondo il quotidiano tedesco Bild, Tsipras sarebbe pronto a rinunciare a promesse centrali fatte ai suoi elettori, come l’aumento del salario minimo e il rafforzamento dei diritti dei lavoratori.

La borsa subito inverte, il sentiment riprende quota. Si può tornare a correre. Fino alla prossima puntata.

http://intermarketandmore.finanza.com/flash-tsipras-rottama-varoufakis-si-riaprono-i-negoziati-tra-grecia-e-creditori-72141.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Stadio e no tav, le frettolose dichiarazioni del pm Padalino

Spinta dal Bass

Stadio e no tav, le frettolose dichiarazioni del pm Padalino

Neanche 24 ore dopo le scoppio del petardone in curva Primavera ecco pronta la versione del pm Andrea Padalino: un lancio maldestro da parte dei tifosi del Toro. Sul Fatto Quotidiano scrivono che secondo Padalino “qualcosa deve essere andato storto: forse la bomba è stata incautamente incastrata sotto un seggiolino e ha quindi proiettato schegge ovunque, forse era di per sé confezionata male”. Il gesto volontario da parte di un tifoso bianconero non sarebbe neppure stato possibile, secondo quanto ha aggiunto Padalino: “una bomba carta avrebbe potuto scoppiare tra le mani di chi la lanciava o durante il volo”.

Ma bastano una manciata di ore e le dichiarazioni di Padalino vengono sonoramente smentite dalla questura: il lancio proveniva del settore ospiti degli juventini. Con buona pace del pm.

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Questa storia ci interessa non solo perchè molti di noi erano allo stadio domenica (a tifare Toro). Ma perchè Padalino lo conosciamo bene, è uno dei pm che ha portato avanti l’enorme valanga di procedimenti contro i no tav, dall’accusa di terrorismo (poi miseramente caduta, ma quanti castelli sono stati costruiti su di essa) al processo contro Erri De Luca, c’è sempre il suo zampone. E non è la prima volta che si lancia in ricostruzioni a mezzo stampa rivelatesi poi infondate.

Ricordate la finta aggressione all’autista di Rinaudo, collega di Padalino? L’uomo dichiarò di essere stato pestato da alcuni sconosciuti; immeditamente i giornali additarono a colpevoli i no tav; tempo dopo si scoprì che si era inventato tutto. Padalino nel frattempo però, ricollegando il gesto ai processi contro i no tav, aveva fatto in tempo a dichiarare sui giornali: “l’aggressione dell’altra notte è un tipico atteggiamento intimidatorio mafioso. Queste cose le ho dette anche in aula, durante il processo per un’altra aggressione. Lì il teste era imbarazzato, impaurito. L’ho detto che, certe scene di minaccia appartengono ad altri mondi, ad altre parti d’Italia. Ma questa, ormai, è l’atmosfera che si respira”.

Dichiarazioni frettolose, ricostruzioni che si sciolgono come ghiaccio al sole, cosa spinge un pm a fare simili esternazioni sui giornali? L’unica spiegazione è una malcelata ansia di protagonismo. Un pm dovrebbe indagare e trarre le sue conclusioni in aula, non sulle colonne dei quotidiani. Perchè l’ansia di protagonismo non solo può portare a scivoloni imbarazzanti, come quelli sullo stadio e sull’autista, ma, e questo è peggio, può avere conseguenze devastanti per chi si trovi a incappare sulla sua strada.

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Scontri No Tav 2011: per la magistratura la violenza è comprovata.

Depositata la sentenza delle condanne ai 47 ragazzi per i fatti di Chiomonte nel 2011.

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di Redazione.

Depositata la sentenza con la quale il 27 gennaio scorso i giudici hanno condannato 47 persone a 140 anni complessivi di carcere per gli scontri al cantiere di Chiomonte del 2011.

Per i giudici (Quinto Bosio, Paolo Gallo, Emanuela Ciabatti) la violenza nell’occasione fu a senso unico, commessa dai No Tav contro le forse dell’ordine con lancio di sassi, estintori, travi e altri oggetti contundenti usati dai manifestanti. Il personale di polizia ha agito invece con azioni legittime ricorrendo ad azioni di forza contro i No Tav.

Secondo i giudici numerose testimonianze confermerebbero questa conclusione. A differenza di quanto sostenuto dai No Tav, secondo i magistrati, “la progettazione e realizzazione dell’opera siano specificamente volute dall’organo rappresentativo della sovranità popolare”.

“Le forze dell’ordine – hanno specificato – avevano il potere-dovere di usare la forza, ivi compreso l’utilizzo dei lacrimogeni, allo scopo di dare coattiva esecuzione all’ordinanza prefettizia che disponeva l’occupazione dell’area”. In conclusione, “l’uso della forza fu necessitato, consentito dall’ordinamento ed ebbe luogo con modalità rispettose delle norme vigenti, onde non sono ravvisabili eccessi o profili di arbitrarietà”.

I magistrati rigettano anche quanto sostenuto dagli avvocati della difesa su possibili errori di comunicazione da parte delle forze dell’ordine nel richiedere ripetutamente l’allontanamento dall’area da parte dei manifestanti.

Fonte: ANSA.it

Militarizzazione e resistenza: un’altra serata di lotta in Clarea

Spinta dal Bass

Militarizzazione e resistenza: un’altra serata di lotta in Clarea

Da notav.info

Ieri sera si è tenuta la consueta cena settimanale, a sorpresa, presso la tettoia No Tav in Val Clarea, a pochi metri dal cantiere della vergogna.
Dopo leccornie di ogni tipo, canti e brindisi una trentina di partecipanti ha messo in pratica una battitura determinata lungo le reti del cantiere, gettando in allarme i pochissimi militari messi a presidiare l’area. Le forze di polizia sono sopraggiunte sul luogo in ritardo, ma appena in tempo per un finale pirotecnico proveniente dai boschi limitrofi. I presidianti si sono poi diretti verso Susa, ma appena giunti nella cittadina sono tornati subito verso Giaglione per intervenire su un posto di blocco rocambolesco dei carabinieri locali che nel frattempo hanno provato ad intercettare alcune macchine che rientravano lungo la strada che dal piccolo paese conduce alla zona rossa. Gli uomini in divisa, nel vedersi circondati da decine di No Tav indispettiti, hanno concluso velocemente le identificazioni per poi perdersi nei vicoli della borgata grazie ad alcune indicazioni stradali poco chiare e costretti ad eseguire molte manovre e una ridicola marcia indietro. Per ripicca altre macchine sono state fermate più a valle da altre volanti sopraggiunte in paese, generando un’ altra concentrazione di chiassosi No Tav, accorsi immediatamente anche i questa occasione, gettando quindi i CC in confusione per la seconda volta. Addirittura una macchina fermata in questa situazione si è vista puntare le pistole. Concluse anche queste identificazione ed essendo ormai arrivati a 9 mezzi di polizia contro complessivamente poche decine di manifestanti, i carabinieri hanno deciso di rientrare, col loro peso di insulti e di figuracce. Poco dopo anche i No Tav sono ritornati a casa, contenti di aver passato un’allegra serata ribelle sempre dalla parte giusta.
NO TAV SEMPRE!

Online l’applicazione per indicare nome e cognome dei dipendenti che saranno soggetti alla mobilità

Ma in piazza ci si va solo per contestare Salvini. Ben venga ogni provvedimento del governo amico, che fa il bene del popolo

Mario Valenza  – Dom, 26/04/2015 – 11:16

Il piano per la riforma del pubblico impiego entra nel vivo. Ora si faranno i nomi degli impiegati in esubero.

Si parte dalle Province. Il governo ha preparato un’applicazione informatica per le amministrazioni in cui compariranno i nomi dei dipendenti da mettere in mobilità. Una vera e propria bomba pronta ad esplodere nel pubblico impiego. Sulla piattaforma www.mobilita.gov.it le varie amministrazioni potranno indicare i nomi di coloro che ritengono superflui per l’organico. Il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia è stata chiara: “Questo sistema consente a ciascun ente di area vasta l’inserimento dei dati relativi al personale individuato quale destinatario della ricollocazione mediante procedura di mobilità”. Per i lavoratori che rientreranno nel programma di mobilità è previsto il pesnionamento qualora abbiano già i requisiti, altri , quelli che lavorano nella agenzie per l’impiego, invece verranno assorbiti dalla nuova Agenzia nazionale.

Poi ci sono coloro che lavorano nella polizia provinciale: questi saranno ricollocati secondo il riordino delle polizie locali. Infine ci sono i dipendenti che dovranno subire un trasferimento. Sono circa 20 mila. Le Regioni di appartenenza decideranno come ricollocarli.

http://www.ilgiornale.it/news/economia/province-e-mobilit-piano-governo-spunta-lista-dei-dipendenti-1120855.html

Trasportava in Italia immigrati clandestini: fermato rumeno 18enne

I nuovi lavori che gli italiani non vogliono fare

 Il giovane portava sei afghani nel bagagliaio della furgone: dall’inizio dell’anno sono 183 gli immigrati irregolari fermati dai carabinieri

Giovanni MasiniDom, 26/04/2015 – 16:36

Trasportava illegalmente immigrati clandestini in Italia. Un diciottenne romeno è stato fermato dai carabinieri al valico di Coccau (Tarvisio) al confine con l’Austria e arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Questa mattina i militari dell’Arma hanno fermato un furgone Opel Vivaro con targa romena guidato dal romeno, per scoprire che nascondeva sei cittadini afghani di età compresa tra i 17 e i 28 anni, denunciati per ingresso illegale in Italia. Dall’inizio dell’anno, spiega Il Gazzettino, sono 183 i rintracci operati dai carabinieri, con gli afghani in testa alla classifica delle nazionalità.

L’ultimo episodio risale a mercoledì scorso, quando i carabinieri hanno fermato, in provincia di Udine altri 15 afghani, di cui sette minori. Tutti appiedati, erano stati molto probabilmente scaricati nei pressi dell’autostrada.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/trasportava-italia-immigrati-clandestini-fermato-rumeno-1120897.html

Lecce: Sfrattato con moglie e 2 figlie vive in auto da 4 mesi. Scrive al presidente Mattarella

È razzismo esigere che siano stanziati 35 euro al giorno per provvedere a vitto ed alloggio per lui e famiglia? La solidarietà è merce oggi giorno a quanto pare

 26 aprile 2015

Ha scritto anche al Presidente della Repubblica nella speranza di avere una casa per non essere costretto a vivere in auto davanti alla stazione. Ma sono passati quattro mesi e l’alloggio non è ancora arrivato, nonostante il diretto interessamento del Quirinale.

La vicenda è quella di Pietro Scatigna, un giovane cittadino leccese che dopo uno sfratto per morosità ha dovuto separarsi da moglie e figlie, di 10 e 8 anni, sistemate provvisoriamente a casa di parenti. A lui, è toccato accontentarsi dell’auto, dove dorme da alcuni mesi.

«Ho scritto al presidente della Repubblica in dicembre – fa sapere – e dopo poco tempo mi hanno ricontattato dal Quirinale dicendomi che era aperto un fascicolo a mio nome nella Prefettura di Lecce». I funzionari della prefettura gli hanno consegnato una lettera con cui presentarsi al Comune; all’interno della missiva l’indicazione avuta dal Quirinale a prestare attenzione al caso.

«Sono stato ricevuto dal vicesindaco – fa sapere Scatigna – che mi ha indirizzato presso una struttura dove ottenere un contributo in viveri e generi di prima necessità». Quanto alla casa, invece, nulla di fatto. «Sono stato ricevuto da un dirigente dell’ufficio preposto, il quale – fa sapere – mi ha detto che in base all’indicazione ricevuta dal Quirinale, potevo avere diritto ad un’assegnazione straordinaria. Probabilmente degli alloggi confiscati alla criminalità organizzata. Il problema è che alcuni non erano agibili. Si è pensato ad un’altra sistemazione, sono anche andato dall’assessore competente, ma fino a questo momento non c’è alcuna possibilità. Il 14 e 15 marzo marzo scorsi uno di quegli alloggi confiscati è stato assegnato alla Croce Rossa. Perché, mi chiedo, non si può prevedere un’assegnazione anche alla mia famiglia che in questo modo potrebbe tornare unita?».

La vicenda di Scatigna risale a qualche anno addietro. Assieme alla moglie ed una delle bambine ancora piccole aveva occupato abusivamente un alloggio Iacp. Poi, aveva fatto domanda di “sanatoria” della sua posizione, in base ad una normativa regionale che consente in via straordinaria di entrare un una lista d’attesa per l’assegnazione. Ma nel frattempo un altro inquilino lo ha preceduto in graduatoria e la famiglia Scatigna è stata costretta a liberare l’alloggio. «La beffa – fa sapere l’uomo – è che poi quell’inquilino ha rinunciato, mentre io mi sono ritrovato fuori di casa e ho dovuto prendere una casa privata in affitto. Ma versati i primi canoni mensili non sono stato più nelle condizioni di pagare ed ho subito il secondo sfratto. Ora mi ritrovo a dormire in auto alla stazione e sono disperato. Soprattutto perché non posso stare con la mia famiglia. Qui non c’è lavoro, non c’è casa né futuro per la mia famiglia».

Una situazione difficile, purtroppo non unica di questi tempi. «Mi sono rivolto anche al presidente della Repubblica, ma nonostante questo ancora non vedo nessuna luce».

 Fonte lagazzettadelmezzogiorno

http://www.crisitaly.org/notizie/lecce-sfrattato-con-moglie-e-2-figlie-vive-in-auto-da-4-mesi-scrive-al-presidente-mattarella/

LUC MICHEL DECRYPTE LES REVOLUTIONS DE COULEURS AFRICAINES SUR AFRIQUE MEDIA ET CITOYEN TV

PCN-TV/ 2015 04 17/

 Video sur : https://vimeo.com/125489217

PCN-TV - AM & CITOYEN TV lm decrypte les revol de couleur (2015 04 17) FR

Sur AFRIQUE MEDIA TV, dans l’émission LE DEBAT PANAFRICAIN, Luc MICHEL décrypte les « révolutions de couleur » made in USA en Afrique, leurs scénarios, leurs mécanismes et les organismes US qui les préparent et les financent.

Un panorama exhaustif des changements de régime imposés par Obama en Afrique, documents à l’appui !

 Extrait monté et rediffusé par CITOYEN TV

ce 17 avril 2015

 PCN-SPO / PCN-TV /

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Verso la guerra

 http://www.tgvallesusa.it/2015/04/verso-la-guerra/
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Tutti gli indicatori e la logica portano a prevedere un’imminente operazione militare limitata alla costa libica col pretesto umanitario. Ma niente paura: lo faranno per noi.

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di Fabrizio Salmoni

Be’ sembra che ci siamo. Gli osservatori più pessimisti dicono già da tempo che, assommando le crisi locali, la Terza Guerra Mondiale è già in atto. Non la chiamerei cosi, perchè quelle in corso sono guerre atipiche, asimmetriche (non condotte da eserciti regolari contrapposti su fronti omogenei), perchè non ci si può permettere uno scontro tra pari forze che distruggerebbero l’umanità. Più opportuna è la “scelta” di tante guerre locali, come quelle che si combattevano “per procura” all’ombra della Guerra Fredda. Oggi la “procura” è data dagli interessi delle élite del capitalismo transnazionale che puntano all’espansione massima dei profitti con il minimo possibile di lacci e ostacoli . Che tali interessi siano meglio o più rappresentati dagli Stati Uniti come entità statale è materia di dibattito perchè il tessuto economico-finanziario del pianeta è ormai più diffuso e a guida multipla che non in e da un solo paese: è recente ad esempio l’istituzione dell’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) da parte del governo cinese, a cui hanno aderito Francia, Germania e Italia contro il parere degli Stati Uniti e in concorrenza con l’Asian Development Bank (Adb), con la Banca Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale.

Sono Poteri enormi quelli che si combattono occupando gli spazi di mercato ancora liberi o “acquistabili”. L’Aiib è stato definito “il primo elemento di un nuovo ordine mondiale multipolare” e potrebbe bastare questo esempio per cassare la vetusta visione ideologica antiamericana che vuole gli Stati Uniti sempre nel ruolo dei cattivi. Certo essi sono i guardiani armati del multiforme modello capitalistico, una sede statuale che per filosofia e conformità strutturale favorisce l’elaborazione di strategie a protezione dei propri interessi economici, del proprio modello di civiltà (quella cosiddetta occidentale, la nostra) e della propria sfera di influenza, sfera che comunque è andata restringendosi gradualmente e contemporaneamente al dissolvimento dei vecchi blocchi contrapposti.

Anche i neo (o post) marxisti sembrano stentare ad andare oltre il principio pur sempre valido ma forse da attualizzare che vede la guerra come risoluzione delle crisi del capitalismo: oggi il capitalismo non è in crisi, anzi, è vincente nella sua forma peggiore, quella rapace, senza scrupoli, senza distinzioni ideologiche (nel senso tradizionale). E senza confini.

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La vera novità è che oggi gli scenari di guerra sono stimolati dall’irruzione dello Stato Islamico, creatura politica dalla genesi ancora poco chiara ma dagli appetiti espansivi ormai evidenti. Non entro nel merito del giudizio sull’Is (o Isis) perchè esula dal tema che mi sono imposto ma invito alla lettura del libro dellaLoretta Napoleoni Isis, lo Stato del Terrore (Feltrinelli, 2014), un testo istruttivo e dal taglio indipendente, per niente conformista. L’Isis porta avanti un progetto politico di unificazione sotto un’egida religiosa del mondo arabo-islamico sunnita che aspira ad annullare i confini fittizi creati dall’Occidente dopo la Prima Guerra Mondiale. L’avanzata del Califfato causa importanti variazioni nel ridisegno di Medio Oriente e parte dell’Africa ma, a sentire Edward Luttwak, non merita tanto una guerra apposita quanto un accorto contenimento. Parere curioso, da un “falco” come lui.

Senza dubbio, il disordine regnante su tutta l’area medio-orientale, continentale e costiera, mette a dura prova la tenuta di un’Europa dominata e gestita dai rappresentanti di quelle lobby del potere transnazionale a loro volta pilotate da quei circoli privati e paramassonici che sono Il Bilderberg, la Trilateral Commission, il Council of Foreign Relations e analoghe congreghe. L’Europa è ancora restia a farsi sottomettere definitivamente dai timonieri occulti, anzi sono in crescita forze centrifughe che possono causare guai e quindi il lavoro non è finito. La tenuta dell’Europa finanziaria deve essere protetta dai pericoli di destabilizzazione (immigrazione eccessiva e avvicinamento del Califfato) che provengono sull’immediato dalla costa meditarranea, in particolare dalla Libia contesa tra forze filo-occidentali e islamiste. Ma i veri pericoli, al di là dell’ipocrisia e della retorica sulla solidarietà, sono la perdita del controllo sulle fonti di energia, sulle installazioni petrolifere, sugli interessi commerciali.

In Italia, l’emigrazione prodotta dal caos nella regione è sempre stata tollerata, anzi addirittura incoraggiata da scriteriate politiche bipartisan che avevano interesse a foraggiare con lauti e costanti  finanziamenti le copp rosse e le associazioni cattoliche nel settore dell’assistenza. Una tendenza e un atteggiamento che venivano giustificate con la necessità di manodopera nuova per lavori vecchi in un’Italia invecchiata e benestante, ma che non intaccavano l’indifferenza dei decisori allo sfruttamento o alla sorte dei disgraziati che approdavano alle nostre coste nelle condizioni che sappiamo. Una sapiente propaganda incentrata sul concetto di “solidarietà” ha soffocato per anni lo scontento sociale per l’ eccesso di immigrazione e deviato ludibrio morale sulle forze politiche di destra che nel modo peggiore, a loro volta, lucravano sul fenomeno alimentando xenofobia e razzismo.

Ora però siamo veramente nei guai: per l’estate si prevedono decine di migliaia di profughi e per la prima volta si teme, con buone ragioni, vista la crisi economica, per la tenuta sociale del paese. Non è certo la sorte dei profughi che interessa ai decisori, quelle sono pillole di propaganda mediatica per i boccaloni, e forse neanche tanto l’ipotizzata infiltrazione terroristica (qualche attentato contro i civili si può anche mettere in conto se tutto il gioco può rendere…). Quello che importa sono gli approvvigionamenti dell’Eni da mettere in sicurezza e i contratti commerciali.

Sembrano finite le opzioni preliminari: il Mare Nostrum è già stato superato da Triton che è decisamente fallito per ignavia europea e scarsità di fondi. Chi tra i politici invoca il blocco navale lo fa in spregio delle vite che comunque si spenderebbero perchè si può morire anche a poche miglia dalla costa, perchè non ci sarebbe un “nemico da fermare” ma solo barconi e perchè bisognerebbe “bloccare”  anche  chissà quanti chilometri di costa algerina e tunisina per essere sicuri che gli scafisti non riescano a operare ugualmente.

MDraghi

L’ipotesi politica di unificare le opposizioni libiche agli islamisti e di creare “stabilità” per interposta persona è per il momento archiviata perchè i tempi si fanno lunghi e gli oppositori armati degli islamici non si fanno unificare (Haftar è un furbacchione: sa di essere l’unico interlocutore dell’Occidente e gioca di conserva, tanto è protetto dall’aviazione egiziana).

Un’invasione a tutto campo della Libia è esclusa fermamente da tutti: andrebbe contro ogni principio strategico, costerebbe migliaia di morti e imporrebbe di tenere il territorio conquistato per chissà quanto tempo.

Si ventila di un blocco con incursioni “contro gli scafisti” mirate a danneggiare il “parco barconi” dei malavitosi. L’ipotesi è poco chiara, anzi puzza di inganno mediatico: droni e incursori per segnalare quali imbarcazioni eliminare? Ma allora che bisogno c’è di una mega mobilitazione internazionale, dato l’accordo generale?

E allora? Per aiutarci a capire, vedete un po’ cosa scrive su La Stampa del 20 Aprile, la signoraMarta Dassù, direttore di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute Italia, appendice culturale delle èlite capitalistiche transnazionali, membro della Trilateral dopo un passaggio alBilderberg, membro del direttivo dell’Istituto Affari Internazionali (insieme, tra gli altri, aGianni De Gennaro e alla giornalista Rai Monica Maggioni – anch’essa Trilateral), dellaFinmeccanica (sempre con De Gennaro e per volere di Padoan), del comitato scientifico diConfindustria della Fondazione Italia-Usa, ex viceministro degli Esteri con il governoMonti, ex consigliere oper la politica estera dei governi D’Alema I e II e Amato II (bastano come referenze per essere credibile?): auspica “aree rese sicure sulla sponda sud del Mediterraneo“, di “rete regionale di contenimento basata su accordi con gli attori locali” e rifiuta l’idea di “Europa chiusa” ai migranti (i cui flussi dovranno forzatamente essere regolamentati). Bontà sua, e sapete perchè? Perchè se no “vinceranno le forze politiche che vogliono chiudere i confini”  cioè esattamente l’opposto degli interessi delle élite finanziarie transnazionali che in nome del liberismo sfrenato, non vogliono regole, lacci, tasse, nel più ampio raggio possibile.

MDassù

Non è sola la Dassù benchè sia in ruolo preminente. Anche l’Istituto di studi di politica internazionale (Ispi), prestigioso think tank partecipato dalle maggiori aziende italiane (es. Finmeccanica – di nuovo Di Gennaro – Eni, Enel, Intesa San Paolo, ecc.) e transnazionali (Philip Morris, Volkswagen, Indesit, Microsoft, ecc.) e con il neo Presidente Onorario Giorgio Napolitano, per penna di Arturo Varvelli afferma che “se la crisi legata alla minaccia  jihadista in Libia fosse internazionalizzata, magari con la creazione di una coalizione…l’Italia e la Ue avrebbero in mano carte più rilevanti per contenere gli attori regionali coinvolti...”.

Il governo italiano aggiunge che si pensa a “presidi umanitari” su suolo libico.

Serve altro per capire quale scenario possiamo aspettarci a breve-medio termine? Quello più logico e razionale: l’intervento di una coalizione europea a guida italiana (col permesso della Francia), in una cornice di legalità concessa da una Onu sempre prigioniera dei grandi burattinai (ha mai negato una risoluzione per fare la guerra?), che occupi la striscia costiera, o anche solo una sua porzione, con adeguata copertura aerea, che metta in sicurezza le raffinerie e controlli i flussi migratori da vicino. Sarebbe un’operazione approvata anche da Clausewitz che la chiamava “attacco strategico a  obbiettivo limitato” specificandone la non necessità di “difendere altri punti non da esso direttamente protetti“.

Si occuperebbero dunque le aree strategiche a tempo determinato fino  all’imposizione, in nome della stabilità e col pretesto umanitario, di un nuovo Gheddafi (Haftar) per fare il gioco sporco e il guardiano, probabilmente ben remunerato, dell’Europa contro islamici e scafisti. Una soluzione che coprirebbe Renzi a destra (della sinistra chi se ne frega…) e gli darebbe uno status internazionale, a spese dei libici. Ogni altra soluzione intermedia non sembra in grado di risolvere la situazione. E allora, possiamo solo consolarci, come diceva Cornacchione, pensando che faranno tutto quello per noi e per la causa umanitaria. Chi ancora ci crede, non rida. (F.S. 22.4.2015)

Communiqué de la Direction des Programmes d’AFRIQUE MEDIA : CE MARDI SOIR SUR AFRIQUE MEDIA TV/

EMISSION ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU 28 AVRIL 2015

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Vers 19h00 GMT ou 20h00 (Yaounde) ou 21H00 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Le programme complet !!!

Présentée par Juliana TADDA

Avec les panelistes, les correspondants internationaux et Luc MICHEL (en duplex depuis Bruxelles)

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm

Retrouvez nous sur Facebook …

GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV

(administré par Bachir Mohamed Ladan et Luc Michel)

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

# LES THEMES DE ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU MARDI 5 AVRIL 2015

I- BOLLORE ET LES TERRES AFRICAINES :

Les paysans africains demandent la restitution de leurs terres.

 II- LES SERVICES DE RENSEIGNEMENTS EN AFRIQUE :

Que peuvent nos services de renseignement face à la déstabilisation de nos Etats ?

 III- Le FPI  est-il prêt pour la  présidentielle?