LE LOBBY DICONO SÌ ALLA TAV: DA CONFINDUSTRIA ALL’ATL, DALLA COLDIRETTI ALLA CGIL, ECCO L’APPELLO SIGLATO OGGI

BY  – PUBLISHED: 04/07/2015 – 

“La Torino-Lione è un’opportunità che si concretizza. Aderiamo all’appello di TELT per la pacificazione in Valle. Attiviamoci concretamente, ognuno nel proprio ambito, per superare i conflitti e per lo sviluppo del territorio. Chiediamo alle Pubbliche Amministrazioni di farsi interpreti di questo messaggio di pace e di lavoro, utilizzando tutti gli investimenti disponibili e tutte le opportunità che l’opera può offrire. Non dobbiamo perdere un minuto. Adesso, è ora!”. Il testo della dichiarazione condivisa da TELT e i 29 rappresentati di istituzioni, associazioni di categoria e sindacati, al termine di un incontro promosso dal promotore pubblico nella sede di Torino.

Pacificazione, legalità, sviluppo e lavoro: sono gli assi portanti emersi nel corso di un incontro con tutti gli attori della società civile per condividere le potenzialità della Torino-Lione, con progetti di formazione e sviluppo collegati all’opera.

 Hanno partecipato all’incontro: Francesco Balocco, assessore trasporti Regione Piemonte, Paolo Foietta (Presidente vicario dell’Osservatorio Tecnico), in rappresentanza di Città di Torino e Città Metropolitana, Angelo Cappetti, direttore Amma, Maria Luisa Coppa, presidente Ascom,  Elvi Rossi, ATC Piemonte, Renato Bellavita, Camera di commercio di Torino, Alberto Tomasso, segretario regionale CGIL, Gianni Baratta, segretario CISL Piemonte, Piero Donnola, segretario generale Filca-CISL Piemonte, Nicola Scarlatelli, presidente CNA Torino, Sergio Barone e Pierpaolo Davì, vicepresidente e funzionario Coldiretti Torino, Alessandro Cherio e Guglielmo Demichelis, presidente e direttore Collegio Costruttori Edili Torino, Giovanni Demichelis, direttore Confagricoltura Piemonte, Paolo Balestrieri, segretario generale Confindustria Piemonte, Fabrizio Gatti, Presidente Finpiemonte, Roberto Garbati, Imprendoc, Gianfranco Gonella, presidente Legacoop Piemonte, Valter Ripamonti, vicepresidente vicario Ordine degli Ingegneri, Romano Borchiellini, vicerettore Politecnico Torino, Danilo Bessone, responsabile controllo e sviluppo prodotti Turismo Torino e Provincia, Domenico Paoli, segreteria generale UIL Piemonte, Giuseppe Gherzi, direttore generale Unione Industriale di Torino.

 “Nei prossimi otto mesi si decidono i prossimi otto anni di lavoro per il territorio – ha dichiarato il direttore generale di TELT Mario Virano. Stiamo avviando una nuova fase per ottenere il massimo delle ricadute occupazionali e garantire lo sviluppo della Valle attraverso la realizzazione della Torino-Lione, con attività formative (rivolte all’università, alle scuole superiori e alle professioni), accordi mirati e appalti che tengano conto anche delle caratteristiche delle imprese medio-piccole dell’area”.

 L’appuntamento è il primo di una serie che TELT organizza in Italia e in Francia per condividere le potenzialità di sviluppo che la realizzazione della Torino Lione porta ai territori coinvolti.

Nuovo processo Perino-Richetto

Ma da quando le recinzioni di tutta l’area della Maddalena/Clarea sono diventate legali? NON esiste nessuna autorizzazione specialmente a chiudere una strada provinciale con un cancello; credo che sicuramente era a questo che si riferiva Perino e NON alle recinzioni del cantiere, anche se sarebbe discutibile la legittimità anche di quelle  

L’ennesimo atto contro due valsusini No Tav.

di Valsusa Report

Alberto Perino e Francesco Richetto, sono indagati dalla procura di Torino per istigazione a delinquere. Il 25 luglio 2012, in occasione di una conferenza stampa a Bussoleno, avrebbero pronunciato parole rivolte all’abusività del cantiere geognostico della Maddalena di Chiomonte e al taglio delle reti, il giudizio verte appunto sul modo e sulla pronuncia di quelle frasi. Una chiusura indagini che aspetta il rinvio a giudizio per l’atto penale, l’ennesimo per i due valsusini identificati come più autorevoli del movimento dagli inquirenti e organi di stampa.

La risposta via web non si fa attendere, dal sito Notav. info “Continuiamo a pensare, ad anni di distanza che la pressione al cantiere sia un pezzo fondamentale della lotta no tav. Oggi come allora pensiamo che quel cantiere sia illegittimo, inutile, antieconomico, dannoso per l’ambiente e per la salute. Ogni giorno centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici, sacrifici delle persone vengono sprecati a Chiomonte. Dovere e compito delle persone giuste e oneste fermare questo scempio. Continuiamo a praticare da oltre venti anni ogni forma di lotta, raccolte firme, ricorsi in tribunale, digiuni, marce popolari, tagli di rete. Non vogliamo fare del male a nessuno ma non intendiamo fermarci. Attendiamo piuttosto un atto politico, una sentenza, una risposta che finalmente riconosca l’inutilità di quest’opera e fermi questo cantiere. Come sempre saremo ben disponibili a dare una mano nell’opera di rimozione delle reti e dei macchinari. Ora e sempre no tav” seguono le firme.

V.R. 9.4.15

Il pranzo al cancello della centrale di Chiomonte lascia un messaggio chiaro

post — 9 aprile 2015 at 10:23

11117593_10205662558995927_1568501856_nL’ aperipranzo alla centrale di Chiomonte di ieri non è stato caratterizzato solo dalla consueta partita di bocce quadre, ma anche da una vera e propria partita di “risiko” tra i notav e le truppe di occupazione. Un mezzo pesante per non dar troppo fastidio ai commensali del gruppo NPA e per far entrare un motocarro diretto ai propri terreni, ha “preferito” non passare dal cancello di strada Avanà ma uscire dal lato autostradale.

Le truppe di occupazione, innervosite dalla scelta del tir, hanno impedito al trattore successivo di entrare cercando di colpevolizzare i notav presenti al cancello. Ma i contadini, è risaputo, che non si lasciano prendere facilmente in giro e quindi il conducente del trattore ha risposto per le rime dicendo che i manifestanti hanno tutto il diritto di presidiare il cancello mentre sono loro ad impedire il passaggio a chi si reca a lavoro.

Sordi come campane, ma del resto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, hanno poi trattato come merce di scambio l’ingresso del trattore con l’uscita di un mezzo dal cantiere. L’aperipranzo si è poi concluso tra i soliti sorrisi e il sempre ottimo cibo. Prima di andar via, per ribadire il concetto che in Valle gli ospiti sgraditi sono loro, una scritta NOTAV è apparsa proprio di fronte al cancello. A SARA’ DURA!

Indagato il leader dei No Tav Perino per istigazione a delinquere

Ma da quando le recinzioni di tutta l’area della Maddalena/Clarea sono diventate legali? NON esiste nessuna autorizzazione specialmente a chiudere una strada provinciale con un cancello; credo che sicuramente era a questo che si riferiva Perino e NON alle recinzioni del cantiere, anche se sarebbe discutibile la legittimità anche di quelle  

Alberto Perino e Francesco Richetto risultano indagati dalla procura di Torino per istigazione a delinquere. L’attivista Luca Abbà, invece, è stato condannato per aver tagliato le reti del cantiere

Redazione 9 Aprile 2015

Il leader dei No Tav, Alberto Perino

           Il leader dei No Tav, Alberto Perino

Alcuni dei volti più noti del movimento No Tav, il leader Alberto Perino e Luca Abbà, sono stati raggiunti da due provvedimenti giudiziari per vicende legate a diversi anni fa.

Alberto Perino, insieme all’attivista Francesco Richetto, è indagato dalla Procura di Torino per istigazione a delinquere. I due hanno già ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini, l’atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Da quanto si legge nella nota del pubblico ministero, i fatti contestati risalgono al 25 luglio 2012 quando a Bussoleno, durante una conferenza stampa in cui si parlò della marcia popolare che si sarebbe fatta tre giorni dopo da Giaglione a Chiomonte, i due attivisti fecero dichiarazioni ritenute istigatorie dal pm Antonio Rinaudo. “Istigazione a delinquere – è spiegato – per aver dichiarato illegittime le recinzioni del cantiere di Chiomonte e per aver detto che il movimento avrebbe provveduto più volte a danneggiarle”.

 Nessun rinvio a giudizio invece per Luca Abbà, ma una condanna a pagare 3.750 euro per danneggiamento. L’attivista, passato alla cronaca per essere caduto da un traliccio in Valsusa durante una manifestazione di protesta e aver rischiato seriamente la vita, tornò in Val Clarea dopo diversi mesi di ospedale e, simbolicamente davanti a decine di persone, tagliò le reti della recinzione poste a protezione del cantiere del Tav. Luca Abbà è stato condannato insieme alla compagna a 15 giorni di carcere, pena tramutata nella multa da quasi 4mila euro.

TAV – FREDIANI (M5S): “VIRANO, LA PACE SI FA CON GLI AVVERSARI NON CON I PROPRI AMICI”

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2015/04/tav-frediani-m5s-virano-la-pace-si-fa-con-gli-avversari-non-con-i-propri-amici/

9 aprile 2015

Di quale “pacificazione” parla Virano? Il suo appello è stato firmato solo da coloro che sono sempre stati favorevoli all’alta velocità in Valle di Susa. Facile fare “accordi di pacificazione” con i propri alleati. Un po’ meno con i propri avversari.

Restiamo allibiti quando Virano parla di un improbabile “messaggio di pace” dell’opera, quando a presidiare proprio quel cantiere ormai da anni è stata militarizzata l’intera Valsusa.

Ci domandiamo inoltre quali attività formative intenda promuovere TELT, vorrà forse indottrinare i valsusini? Ricordiamo a Virano che la gente della Valle non si è fatta fregare da anni di disinformazione, e non sarà certo qualche incontro formativo (pagato con i soldi dei cittadini) a far cambiare idea alla maggiorparte dei Valsusini.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

G8 Genova, il sindacalista dei poliziotti: “C’è furore ideologico verso chiunque indossa la divisa”

Il solito Tonelli, segretario del Sap, il famigerato che non vuole la legge identificativi divise! Chissà perché?

Ieri è arrivata la sentenza della Corte europea di Strasburgo che ha condannato l’Italia per i fatti del G8 di Genova. “Quanto compiuto – si legge nel dispositivo – dalle forze dell’ordine italiane nell’irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 “deve essere qualificato come tortura”. Una decisione che sta facendo discutere e che ha scatenato reazioni dal mondo politico (la legge sulla tortura ancora non c’è) a chi in quei giorni fu – di fatto – torturato passando per la polizia, nell’occhio del ciclone per la gestione della piazza in quei concitati giorni.

A intervenire sul tema è Gianni Tonelli, segretario del Sap, il sindacato autonomo di polizia. Intervistato da Luca Fazzo su il Giornale spiega perché il reato di tortura non sia stato ancora introdotto:

Il motivo è semplice: ogni volta che si mette mano alla legge prende voce il partito di chi ha come vero obiettivo non tutelare il cittadino ma colpire le forze di polizia, e dietro a questo obiettivo c’è il furore ideologico verso chiunque indossi una divisa. È un partito che ha numerosi adepti dentro al circo mediatico e alle istituzioni

 
 

Tonelli ne contesta il merito

L’assurdità è che nel fatto che si consideri un reato che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale. E perché? Dove sta scritto che se un qualunque normale cittadino tortura il prossimo non debba essere punito alla stessa stregua di un poliziotto

 
 

Il sindacalista poi difende la sua categoria dalla accuse di violenza, non solo legate al caso di Genova

Ogni asino che raglia finiamo alla sbarra. E ogni occasione è buona per tirare fuori proposte vecchie e inefficaci come l’alfanumerico che servirebbe solo a sommergere di denunce pretestuose chi fa il suo lavoro

 
 
al link i video : Il commento di Giuliano Giuliani: “Soddisfazione e Rabbia” e Il video dell’irruzione alla Diaz

LUC MICHEL EN TOURNEE POLITIQUE EN AFRIQUE

# LUCMICHEL. NET / LUC MICHEL EN AFRIQUE …

 KH pour PCN-SPO/ 2015 04 08 / Avec Lucmichel. Net/

LM.NET - LM EN afrique (2015 04 08) FR

Luc MICHEL est en Afrique pour un voyage « médias et politiques » en Guinée Equatoriale et au Cameroun. Notamment pour le développement de nos Réseaux panafricains, et aussi dans le cadre du développement de la collaboration étroite en EODE-TV et AFRIQUE MEDIA.

Nombreuses rencontres au plus haut niveau à l’agenda, mais aussi avec ses nombreux amis et fans en Afrique. Des émissions de télévision en direct sont prévues sur AFRIQUE MEDIA et aussi sur la RTVGE, la télévision d’Etat équato-guinéenne.

 Le voyage de Luc MICHEL a coïncidé avec la « Campagne internationale JE SUIS KENYA », qu’il a lancée sur Afrique Media et les Réseaux sociaux. Avec 200.000 vues sur Facebook depuis dimanche matin (ce qui fait au moins un million, car le système de comptabilisation de Facebook est minoré en permanence), des dizaines de milliers de LIKE et de partage sur des centaines de Groupes et Pages, le Panafricaniste blanc vient encore de démontrer sa popularité et son audience en Afrique (et ailleurs) …

 KH / PCN-SPO /

 * Photo : Luc MICHEL à MALABO (devant la Cathédrale SAN miguel).

Reato di tortura dopo la Diaz: chi lo teme?

La condanna della Corte di Strasburgo sancisce definitivamente come al G8 di Genova furono commessi atti di tortura in spregio dei valori democratici, civili e Costituzionali.

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di Davide Amerio.

Giunge implacabile sulla testa dell’Italia la sentenza della Corte Europea di Strasburgo che sancisce ciò che era chiaro, conosciuto e risaputo. La mattanza disumana della scuola Diaz durante i fatti di Genova del 2001. Una “sospensione della democrazia”, un atto barbaro e crudele e vile commesso dalle forze di polizia sotto la guida e la complicità della classe politica e di funzionari di Stato. Con veri e propri atti di tortura.

I fatti di Genova sancirono un punto di svolta nelle complicità di Stato per garantire l’impunità ai responsabili politici e non. A più di un decennio di distanza nel nostro ordinamento manca il riconoscimento del reato di tortura. A chi fa paura questo reato? Forse agli stessi che si oppongono ferocemente all’introduzione dei numeri identificativi per le forze dell’ordine. A chi teme, e in questo paese non sono pochi, di essere inchiodato alle proprie responsabilità.

La tortura è inaccettabile perché rappresenta il confine tra una società civile e la barbarie. I mafiosi uccidono, ma noi non uccidiamo i mafiosi. I manifestanti violenti aggrediscono ma non per questo abbiamo la giustificazione per picchiarli a morte o ucciderli.
Noi, società civile, non torturiamo e non uccidiamo “Caino” perché siamo diversi. Se lo facessimo tra noi e lui non esisterebbe alcun confine e se non esiste alcun confine allora non siamo più una società civile e moderna.

Caino alberga in ciascuno di noi, dentro una piccola parte della nostra mente, in un mondo atavico e lontano. Lo abbiamo relegato in un angolo e lì lo teniamo rinchiuso ed è per questo che stabiliamo Leggi e usiamo le Forze dell’Ordine per far si che il Caino rimanga nei confini in cui lo abbiamo rinchiuso. Ma se sono le Forze dell’Ordine a liberare impunemente questa forza oscura allora non c’è più sicurezza e non c’è più Legge che tenga.

I casi in cui il comportamento dei tutori della Legge non è stato conforme e rispondente alla difesa del cittadino e della Costituzione non sono pochi; anzi sono davvero troppi. E quando per coprire questo disonore si fa uso della menzogna questa è per sua natura terreno fertile sul quale germoglia una violenza contraria che reagisce e si contrappone. Chi beneficia di tutto questo? Quelle forze politiche di chiaro stampo non democratico, quando non dichiaratamente fascista, che agiscono per mano di politici corrotti e complici. Il loro obiettivo non è la salvaguardia del sistema democratico ma la sua sottomissione ad altre logiche, la creazione di una sudditanza del popolo al quale incutere paura e terrore manovrando le forze che invece lo dovrebbero difendere.

La nostra epoca, il nuovo millennio, è contrassegnato da una verità ogni giorno sempre più evidente. Da un lato ci sono coloro i quali si adoperano per costruire la società del futuro nella quale la conoscenza, la scienza, la cultura e il dialogo siano le fondamenta sulle quali gli individui costruiscono la propria libertà e maturano la propria personalità concorrendo alla prosperità di tutti. Dall’altro ci sono coloro che agiscono con ogni mezzo per far si che l’uomo non esca dalla caverna di Platone e si trastulli con le ombre proiettate sulle pareti. I primi operano per costruire un mondo di cittadini, i secondi una pletora di sudditi obbedienti, impauriti e rincitrulliti. Per costoro la “tortura” è uno degli strumenti preferiti da sempre per piegare la volontà degli individui, per sottomettere, per umiliare.

Non possiamo accettare tutto questo.

D.A. 08.04.15