Appalto al cugino di Delrio. La moglie sapeva della gara un mese prima degli altri

È un articolo vecchio, ma questo signore è appena stato nominato ministro dal terzo governo consecutivo NON ELETTO. Gli antagonisti contestano?

Sì, contestano Salvini che contesta il gov. Renzi. Una volta si chiamavano marchette

 di Marco Lillo | 26 marzo 2014

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 Emilia Romagna

Dopo l’articolo de il Fatto Quotidiano sull’affidamento nel 2009 dei lavori di ristrutturazione di una scuola al parente del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il Movimento 5 stelle di Reggio Emilia ha chiesto un accesso agli atti. Da quella verifica si scopre che “il Comune era consapevole della piccola quota di partecipazione della funzionaria dell’ufficio gare, Enrica Montanari alla società che poi ha vinto”

di Marco Lillo | 26 marzo 2014

 

Non accenna a placarsi a Reggio Emilia la questione dell’appalto vinto dalla società del cugino del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, allora sindaco della città, nel giugno del 2009. Il M5s, dopo avere letto l’inchiesta del Fatto (“Reggio Emilia, Delrio e quell’appalto da 140mila euro alla ditta del cugino“) sull’affidamento dei lavori di ristrutturazione della scuola dell’infanzia Allende, ha chiesto l’accesso agli atti. “Abbiamo scoperto” spiega il consigliere comunale del M5s Matteo Olivieri, “che il Comune era consapevole della piccola quota di partecipazione della funzionaria dell’ufficio gare, Enrica Montanari, alla società che poi si è aggiudicato l’appalto”. Come il Fatto aveva raccontato infatti la Delrio Bonfiglio & figli di Delrio Paolo Sas era amministrata dal cugino del sindaco Delrio, Paolo Delrio, che in qualità di socio accomandatario possedeva il 99 per cento della Sas. Mentre il restante uno per cento era intestato a Enrica Montanari. In pratica la funzionaria responsabile dell’unità appalti e contratti del Comune non era solo la moglie del titolare ma era lei stessa socia accomandante (senza poteri di amministrazione) con una quota minima. Proprio l’ufficio della dottoressa Montanari inviò gli inviti alle 20 società che il Comune decise di coinvolgere nella gara a inviti. Dalle carte si scopre che il 14 aprile del 2009 i dirigente dell’ufficio tecnico “scuole e nidi di infanzia” del comune di Reggio Emilia, Ilaria Martini, scrive a “Enrica Montanari, Ufficio gare” quanto segue: “Si trasmette l’elenco delle ditte da invitare alla procedura negoziata relativa all’ampliamento e ristrutturazione della scuola dell’infanzia Allende”.

L’elenco è composto di 20 ditte e include la società del marito Paolo Delrio, cugino del sindaco. Dopo un mese e due giorni, il 16 maggio, parte il fax di invito alle venti società preselezionate per partecipare alla “gara” con termine perentorio entro il 3 giugno. Rispondono solo in quattro. Il 5 giugno proprio nell’ufficio appalti e contratti,si decreta la vittoria della società di Paolo Delrio (& funzionaria-socia-consorte ) che presenta l’offerta più bassa. Sottolinea il consigliere Olivieri del M5s “a leggere le carte, Enrica Montanari aveva conoscenza dell’esistenza della ‘gara’ un mese prima degli altri contendenti”. Non solo. Quello stesso giorno, il 5 giugno 2009, Paolo Bonacini, dirigente del Servizio Affari Istituzionali del Comune, dal quale dipende l’ufficio di Enrica Montanari, scrive alla Procura di Reggio Emilia: “Si richiede il rilascio del certificato del casellario giudiziale intestato alle 2 persone di cui all’elenco allegato per controllo autocertificazione relativa alla gara d’appalto”. In pratica, prima di aggiudicare definitivamente (cosa che accadrà il 24 giugno 2009) alla Delrio Bonfiglio e figli di Del Rio Paolo Sas, il Comune vuole sapere cosa risulta al casellario sui soggetti che figurano nella visura storica estratta il giorno stesso e allegata alla richiesta. Peccato che, sotto la richiesta per due, si legga un solo nome: Delrio Paolo. “sembra quasi che”, commenta Olivieri, “il Comune si sia fermato un attimo prima di chiedere il casellario di una sua funzionaria perché avrebbe svelato a tutti che stava assegnando un appalto a una società nella quale era presente lei stessa con una piccola quota”. Anche il consigliere Ncd Cristian Immovilli ha presentato un’interrogazione sul ruolo di Enrica Montanari e sugli appalti ottenuti dal cugino dell’ex sindaco Delrio. Secondo l’assessore Catellani, la dottoressa Montanari non aveva comunicato ufficialmente la sua partecipazione ma il regolamento del Comune non lo imponeva. Invece la società del cugino ha ricevuto pagamenti per 793 mila euro dal 1997 al 2010, sia prima che dopo l’elezione di Graziano Delrio a sindaco nel 2004. Nell’elenco fornito dall’assessore, però, non ci sono i 140 mila euro della scuola Allende, forse perché il pagamento era stato contestato.

da il Fatto Quotidiano del 26 marzo 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/26/appalto-al-cugino-di-delrio-la-moglie-sapeva-della-gara-un-mese-prima-degli-altri/927136/

Ubriaco irrompe nell’abitazione di una donna e la stende con calci e pugni: preso

Pronto femministe? Se l’aggressore non è italiano la donna vittima è diversamente vittima? Se un uomo fosse intervenuto in difesa della donna, sarebbe stato linciato sui giornali come razzista?

 E’ quanto accaduto martedì a pochi passi dal centro storico di Forlì. In manette, con le accuse di rapina, violazione di domicilio, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, è finito un 25enne romeno.

Redazione  · 22 aprile 2015

Ubriaco fradicio si è presentato nell’abitazione di una connazionale. E dopo averla stesa con calci e pugni, l’ha derubata di vestiti, ma anche di un decoder ed un televisore. Bloccato con non poca fatica dai Carabinieri, è stato tratto in arresto. E’ quanto accaduto martedì a pochi passi dal centro storico di Forlì. In manette, con le accuse di rapina, violazione di domicilio, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, è finito un 25enne romeno.

L’uomo, sotto gli effetti dell’alcool, nel tardo pomeriggio si presentato nell’abitazione di una connazionale di 38 anni. Dopo aver bussato insistentemente alla porta, sferrando anche pugni e calci (considerata la conoscenza ed una vecchia frequentazione), la donna ha deciso di aprire. Il giovane con fare minaccioso pretendeva di entrare per raccogliere alcuni effetti personali lasciati in casa.

La malcapitata, nel tentativo di impedirgli l’ingresso, l’ha travolta, colpendola con pugni e calci, introducendosi all’interno, mentre la vittima si è dileguata per strada per chiedere aiuto. Qui si è appropriato di alcuni capi di abbigliamento da uomo, del compagno della vittima, nonché di un decoder ed un televisore. Oggetti che poi ha abbandonato, fuggendo per l’arrivo dei Carabinieri.

I militari, giunti sul posto, hanno individuato il 25enne lungo la rampa delle scale. Allo loro vista si è scagliato contro di loro, reagendo al fine di sottrarsi alla cattura. L’arrestato è stato trattenuto in camera di sicurezza a disposizione della competente. L’udienza di convalida si è svolta mercoledì in tribunale.

http://www.forlitoday.it/cronaca/ubriaco-arrestato-ieri-pomeriggio-21-aprile-2015-forli-aggressione-donna.html

Mogliano Veneto: Disoccupato 53enne si suicida con un mix di barbiturici e tagliandosi le vene

Nessun lumino, nessun indignato, nessuna solidarietà….è la società civile che discrimina ed ha la sua lista di protetti e non

18 aprile 2015

Disoccupato, non sopportava più di dover sopravvivere con la pensione dell’anziana madre non vedente e con l’aiuto che gli davano i familiari. Alessandro Baldan, 53 anni, si è tolto la vita venerdì sera, a casa sua, a Mogliano. La tragedia si è consumata nell’alloggio al secondo piano della palazzina in via Don Minzoni 11, a poche centinaia di metri da piazza Pio X. «Non mi riconoscono la pensione di invalidità». Queste le poche parole che Baldan, un ex operaio, ha scritto su un biglietto prima di mettere in atto il gesto estremo. L’uomo ha scelto di porre fine alla sua esistenza tagliandosi le vene dei polsi e ingerendo un mix di medicinali: barbiturici, antidolorifici e tranquillanti.

 Fonte ilgazzettino

VIAREGGIO: PERDE IL LAVORO, 40ENNE SI SUICIDA IN MARE, CORPO RECUPERATO DAI SOMMOZZATORI

Nessun lumino per gli 8 suicidi al giorno????? Ah sarebbe sciacallaggio, come chiedere dei corpi dei migranti naufragati, si vede che nel tirreno non ci sono squali e piragna

 Da StopEuro Staff · 22/04/2015

E’ stato trovato morto nello specchio di mare di fronte al Moletto, sulla diga foranea del porto di Viareggio, il quarantenne scomparso di casa da lunedì sera. Il corpo senza vita dell’uomo è stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco dopo che la sua auto – un Maggiolone di colore grigio – era stata trovata parcheggiata all’interno dell’area portuale.

Di lui si erano perdute le tracce lunedì sera, quando non aveva fatto rientro a casa. Da quando aveva perduto il lavoro, era stato colto da atteggiamenti depressivi che hanno fatto scattare nei familiari il sospetto che potesse aver deciso di farla finita. Così quando è stata trovata la sua vettura parcheggiata nei pressi della diga foranea – luogo che il quarantenne frequentava spesso e volentieri – ma soprattutto quando il padre ha recuperato sugli scogli il giubbotto con alcuni effetti personali, si è subito temuto il peggio.

Vigili del fuoco, Capitaneria di porto e carabinieri hanno così cominciato a cercare il quarantenne scomparso nel tratto di mare di fronte al porto di Viareggio. E i sospetti si sono rivelati fondati, visto che dopo alcune ore di ricerche da parte dei sommozzatori dei vigili del fuoco e della motovedetta della Guardia costiera il cadavere del quarantenne è stato ritrovato fra gli scogli.

Il corpo senza vita è stato così recuperato e trasportato all’obitorio dell’ospedale Versilia. Dell’episodio si occupano i carabinieri di Viareggio che dovranno accertare la causa della morte, ma l’ipotesi che l’uomo si sia tolto la vita sembra essere la più accreditata.

 Fonte iltirreno

Intervento sul DEF 2015

http://www.marcoscibona.it/home/?p=851

Ecco l’intervento in discussione generale sul Documento di Economia e Finanza 2015 che avrei voluto svolgere in Aula, purtroppo, per via del contingentamento dei tempi e dei colleghi che volevano assolutamente intervenire, non è stato possibile.
Buona lettura.

Presidente, colleghi,

eccoci, come consuetudine ogni anno, a discutere e certamente, da parte vostra, ad approvare il Documento di economia e finanza.

Sicuramente, noi dilettanti allo sbaraglio, non saremmo stati all’altezza di un simile documento , questo almeno stando a quanto si legge dalle veline che il governo passa ai media… infatti basta leggere qualche riga di questo DEF per accorgersi che nulla è cambiato rispetto ai precedenti.

Sicuramente la vostra attività, incessante e costante, sull’informazione, la cultura e la scuola impedisce ai cittadini di capire, ora, la portata delle leggi e documenti che approvate. Anni di depauperamento del sistema scolastico e di imbonimento da parte dei media, hanno sicuramente portato ad un abbassamento del livello morale e alla limitazione dell’attività logica dei cittadini…il tutto per scongiurare il risveglio delle masse.

Ma noi siamo qui anche per squarciare le vostre menzogne, per fare luce sui vostri affari, per rompere l’incantesimo! I proclami mediatici, i tweet, i post..magari quelli che fantasticano su rivoluzioni logistiche, non esistono nella realtà della programmazione per la spartizione dei tesoretti pubblici, gli ultimi, purtroppo, sempre che esistano veramente.

Sentiamo i buoni propositi, e non li chiamo formidabili balle solo per rispetto di questa Istituzione, tutte cose interessati, condivisibili che noi applicheremmo subito ed immediatamente… ma per voi rimangono solo vuoti concetti. Parlo del rilancio delle PMI – spina dorsale di questa Italia che affonda -, la risoluzione dei problemi idrogeologici causati dalla cementificazione e dall’abbandono del territorio rurale, il rilancio dei piccoli lavori, quelle manutenzioni del bene pubblico che oltre a migliorare la vita di tutti i cittadini garantirebbero lavoro a molti, per anni.

Poi, dopo aver sentito, nelle dichiarazioni, tutte queste belle cose, leggiamo i documenti e ci troviamo le stesse false necessità di investimento già volute dal sistema, campate per aria, senza studi scientifici dietro, senza motivazione logica e basata sui dati. Il solito polpettone di opere e di elargizione di denaro pubblico che porterà solo ulteriori problemi ambientali, logistici, finanziari e lavorativi.

Per quanto riguarda la parte infrastrutturale e le dichiarazioni del nuovo Ministro alle Infrastrutture e Trasporti, dite che l’obiettivo è quello di migliorare il sistema trasportistico e infrastrutturale su tutto il territorio nazionale tramite la cancellazione delle marchette che, da anni, vengono fedelmente riportate, di anno in anno, negli elenchi del to do per assecondare gli appetiti elettorali dei vari compari di partito, questi si diffusi su tutto il territorio nazionale.

Ma se poi andiamo a vedere il DEF ed i suoi allegati, ecco che benedite le opere più grasse, quelle da cui è più facile trarne la pappa… pappa reale visto le cifre… senza doversi sforzare troppo per nasconderne gli avanzi, spersi, ma subito ritrovati da attenti amici telefonici.

E la logistica? Si parte dalle cose base, che voi dimenticate! Abbiamo porti che non riescono a sopportare il tonnellaggio di grandi navi, quelle che pescano più in profondità, e quelli che ci riescono hanno magari un singolo binario per il trasporto su ferro in uscita dal porto… ma voi volete sterminati retro-porti, i collegamenti trans-nazionali. Iniziate a costruire la casa dal mosaico nel bagno, prima di tutto il resto, e poi vorreste essere credibili?

Il neo ministro Delrio è stato critico sul general contractor, bene, noi lo diciamo ormai da anni…. ma se vuole perseguire la logica di cambiare le cose, di mettere ordine, allora doveva rivedere meglio la sua lista di opere prioritarie, visto che ha lasciato quelle che da oltre venti anni i cittadini definiscono Grandi Opere Inutili, solo buone da spremere dai soliti noti per trarne lauti guadagni.

Ministro… si legga le carte della Magistratura… e capirà subito di cosa parlo!

Io non so se siate in grado o se vogliate veramente cambiare le strade battute fino ad ora, non so neanche se ci sia ancora tempo per farlo, per riuscire veramente a salvarlo, questo Paese. Solo di una cosa sono certo: in noi troverete la vostra coscienza, quella che vi pungolerà fino a farvi sobbalzare come per un fastidioso prurito intimo.

Se non riusciremo a farvi desistere dalla distruzione dell’Italia almeno nessuno potrà dire: potevate dirlo prima. Prendete appuntamento con uno strizzacervelli, ma uno bravo, perché siete al bipolarismo autodistruttivo.

IL TAV NON E’ AD ALTA VELOCITA’, PAROLA DI TELT

 

TAV – FREDIANI – SCIBONA (M5S): “IL TAV NON E’ AD ALTA VELOCITA’, PAROLA DI TELT”

Il Tav in Valsusa non è ad alta velocità, si chiama così per colpa dei No TAV. Parola di TELT (Tunnel Euralpino Lione Torino). E’ quanto emerge leggendo una surreale replica dell’ufficio comunicazione TELT ad un articolo pubblicato sulle pagine di un quotidiano nazionale. “Il fatto che il logo antagonistico (di successo) No TAV abbia associato alla linea tale acronimo – si legge – non ne fa una linea ad Alta velocità”.

Virano ed i fanatici Sì TAV ci avevano già abituato a stravaganze simili, capovolgendo la realtà ed addossando al popolo No TAV ogni sorta di colpa e nefandezza. Ma questa volta hanno oltrepassato il limite del ridicolo sostenendo che l’acronimo TAV sia stato inventato proprio da coloro che si oppongono alla grande opera inutile.

Per certi versi però la precisazione di TELT apre il dibattito sul TAV a nuovi scenari. Se non si tratta nemmeno di alta velocità, di che cosa stiamo parlando? Ma soprattutto, se la nuova tratta non sarà ad alta velocità, a maggior ragione ci chiediamo che senso ha costruirla sprecando i soldi dei cittadini? I piemontesi vogliono ospedali efficienti, scuole veramente sicure ed un trasporto pubblico locale all’onore del mondo. Figuriamoci se sono interessati ad una nuova tratta ferroviaria, che a detta dei suoi promotori da oggi non è nemmeno ad “alta velocità”.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, Senatore M5S

Capaccio, troppi cani randagi muoiono nei canili

I soldi che vengono dati per assicurare all’animale il benessere dovuto che fine fanno? Quando sono le autorità a disattendere la legge che si fa?

In tre anni, su 210 cani affidati, alle strutture convenzionate con il Comune, ne sono deceduti 115

di ANDREA PASSARO

20 aprile 2015

Troppi cani abbandonati. E troppi cani che muoiono. Su 210 cani affidati ai canili convenzionati con il Comune di Capaccio, in tre anni, ne sono morti 115. Allarmanti i dati della mortalità dei randagi che, raccolti sul territorio capaccese, sono stati condotti negli anni principalmente in due canili: il rifugio comprensoriale nel comune di Torre Orsaia; “Le Ginestre” nel comune di Quindici in provincia di Avellino. La mortalità in taluni casi supera il 50%. In particolare nel 2012 di 47 cani catturati sul territorio della città dei templi e affidati in custodia ne sono risultati deceduti 37 (Torre Orsaia); nel 2013 su 30 catturati 25 sono deceduti (Torre Orsaia), su 25 catturati 12 i morti (Le Ginestre); nel 2014 su 108 randagi accalappiati e affidati ne sono morti entro la fine dell’anno 41 (Le Ginestre). In pratica su 210 cani affidati ne sono deceduti, in tre anni, 115:  una percentuale di mortalità allarmante. Attualmente il canile avellinese, unico convenzionato, ha in custodia 177 cani di proprietà del comune capaccese. E intanto il Comune paga circa 2 euro al giorno per il loro mantenimento, per una spesa annua di circa 130mila euro. E resta solo su carta il progetto per realizzare un canile municipale, il cui preliminare venne approvato dalla giunta municipale nel gennaio 2014.

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/04/20/news/capaccio_troppi_cani_rendagi_che_muoiono-112420511/

Gli negano la pensione, il 97enne fa ricorso: udienza fissata al 2018

Incredibile episodio di malagiustizia a Reggio Calabria: il pensionato ricorrente è quasi centenario ma le toghe non sembrano tenerne conto

Ivan Francese  – Mar, 21/04/2015 – 16:05

Un pensionato di novantasette anni fa causa all’Inps ma i giudici della corte d’Appello rimandano la sua udienza al 2018, quando l’arzillo vecchietto sarà ormai centenario.

Carlo M., di Reggio Calabria ma residente a Roma, ha fatto causa all’Inps per ottenere la pensione d’invalidità che gli era stata negata da una sentenza di primo grado. Rivoltosi alla sezione lavoro della corte d’Appello di Reggio Calabria, l’uomo si è visto disporre il rinvio dell’udienza al 2018: un lasso di tempo omerico per chiunque, ma davvero assurdo per chi ha raggiunto un’età così veneranda. Soprattutto perché per ottenere la sentenza di primo grado – con cui comunque la pensione gli era stata negata – si erano resi necessari dieci anni di processo civile, con la sostituzione di tre avvocati e due giudici.

Come non bastasse, oltre al danno c’è la beffa: la pensione gli era stata negata esclusivamente per un vizio di forma. Nel ricorso introduttivo all’Inps, infatti, era presente un vizio di forma. Ora, dopo il rinvio dell’udienza di Appello al 2018, i parenti del pensionato hanno deciso di procedere contro il ministero della Giustizia: “Per il nostro cliente non ci sono grandi speranze di godersi la pensione in vita – spiegano i legali – non solo per l’eccessiva durata del processo d’Assise, ma anche per il rinvio quasi «beffardo» che non tiene assolutamente conto dell’età del cittadino”.

Una storia tanto assurda quanto emblematica degli inaccettabili ritardi della giustizia e dell’ottusità cieca della burocrazia.

Expo, in fuga dall’impiego estivo: otto giovani su dieci rifiutano lavoro

tutti choosy, meno male che arrivato tante risorse, dato che a loro viene garantito vitto e alloggio e non devono preoccuparsi di pagare le bollette possono lavorarci loro per l’expo. Ah contratti da 1300 1500 euro al mese?!?!!? Ma davvero?!?!?!

Expo, in 20 mila al lavoro (ma 18500 lo faranno gratis)

 Snobbato contratto da 1.300-1.500 euro netti mensili. Sala: sono stupito

09:05 – Stipendio troppo basso, forse troppe ore di lavoro. Forse ancora il periodo estivo che non spinge al sacrificio. Fatto sta che otto giovani su dieci, sotto i 29 anni, hanno rifiutato un contratto di lavoro da 1.300-1.500 euro mensili per Expo, comprensivo di festivi e notturni come da contratto nazionale. Trovare 600 persone pronte non è stato uno scherzo, dicono i selezionatori di Manpower.

Expo, in fuga dall’impiego estivo: otto giovani su dieci rifiutano lavoro

Molti dei giovani che avevano superato il primo colloquio dopo aver inviato il proprio curriculum, riporta il Corriere della Sera, ci hanno ripensato e hanno disertato i successivi step per ottenere l’impiego a tempo. “Almeno l’80% dei candidati alla fine si è tirato indietro”, dicono da Manpower, che lancia una sorta di allarme e invita a meditare su quanto accaduto.

“Forse la precarietà del lavoro non ha invogliato i giovani che alla fine hanno preferito rinunciare, forse per qualcosa di più stabile”, afferma il commissario unico Giuseppe Sala, aggiungendo però di essere rimasto molto stupito da numeri così imponenti.

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lombardia/expo-in-fuga-dall-impiego-estivo-otto-giovani-su-10-rifiutano-lavoro_2107277-201502a.shtml