LA GRECIA SI PREPARA AL DEFAULT E ALLA CONSEGUENTE USCITA DALL’EURO!

Manfrine per l’elettorato babbeo. Tsipras ha ribadito più e più volte la sua fedeltà all’euro e poi l’euro è di sinistra come disse Casarini, l’”antisistema”. Dice che è un governo di sinistra, Syriza che mai compierebbe scelte contro la gente. Strano, in Italia la sinistra è una garanzia per l’elité che niente sarà fatto contro i poteri forti

La Grecia è pronta a nazionalizzare il sistema bancario e a introdurre una moneta parallela per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici se l’eurozona non farà qualcosa per disinnescare la crisi in corso e ammorbidire le proprie richieste.Fonti vicine a Syriza dicono che il governo è determinato a mantenere in funzione i servizi pubblici e a pagare le pensioni anche se le casse dello Stato sono quasi al verde. Per farlo, potrebbe non avere altra scelta che mancare il pagamento della prossima tranche dovuta al Fondo monetario internazionale, in scadenza la settimana prossima.

A meno che l’eurozona non accetti di sborsare la prossima trance del suo prestito ponte, la Grecia non sarà in gradi di coprire sia i 458 milioni dell’Fmi in scadenza il 9 aprile che gli stipendi e le spese di protezione sociale in scadenza il 14 aprile.

“Siamo un governo di sinistra. Se dobbiamo scegliere tra fare default nei confronti dell’Fmi e fare default nei confronti della nostra gente, la scelta è chiara”, ha dichiarato un funzionario di alto livello del governo.

Syriza preferirebbe limitare la disputa in corso ai creditori europei, ma i prossimi pagamenti in scadenza sono nei confronti dell’Fmi, non dell’eurozona. Il partito preferirebbe non fare formalmente default nei confronti del Fondo, ma una messa in mora dei pagamenti nei confronti dell’Fmi – che equivarrebbe di fatto a un pre-default – viene ormai visto da molti come un passaggio ineludibile nel braccio di ferro del governo con Bruxelles e Francoforte.

Il sentimento ad Atene è che le potenze creditrici dell’Ue non hanno ancora capito che, con l’elezione di Syriza, lo scenario politico in Grecia è cambiato radicalmente, e che dovranno iniziare a fare delle vere concessioni se vogliono evitare l’implosione dell’unione monetaria – un esito che gli stessi creditori hanno sempre definito impensabile.

Mettere i mora i pagamenti che la Grecia deve all’Fmi – anche solo per qualche giorno – è una strategia estremamente rischiosa. Nessun paese sviluppato ha mai fatto default nei confronti del Fondo. Anche se intercorrerebbe un periodo di grazia di sei settimane prima che il board dell’Fmi dichiari la Grecia in default tecnico, la situazione potrebbe facilmente sfuggire di mano.

Fonti interne a Syriza dicono che il partito è pienamente consapevole che adottare una linea dura nei confronti dei creditori rischia di mettere in moto una reazione a catena dagli esiti potenzialmente devastanti. Ma insistono sul fatto che esso è pronto a contemplare ogni scenario possibile pur di non abbandonare le promesse elettorali fatte al popolo greco. A tal fine, sono già al lavoro su un “piano B”.

“Chiuderemo le banche e le nazionalizzeremo, e se necessario emetteremo dei “pagherò” [detti anche certificati di credito fiscale]. Siamo consapevoli delle implicazioni, ma non siamo pronti a diventare un protettorato dell’Ue”, ha dichiarato un ufficiale del partito. È chiaro a tutti, ad Atene, che questo ammonterebbe di fatto ad un ritorno alla dracma, anche se Syriza preferirebbe trovare un accordo con l’eurozona.

I creditori dell’eurozona potrebbero essere disposti a sbloccare i fondi necessari affinché la Grecia possa coprire le spese dello Stato in scadenza il 14 aprile, ma solo se Syriza paga la tranche che deve all’Fmi. Il problema è che ormai la fiducia tra le due parti è talmente bassa che alcuni dei ministri chiave del governo greco non credono più alle rassicurazioni che giungono da Bruxelles, e temono che si possa trattare di una trappola. Il clima è diventato particolarmente velenoso.

“Vogliono costringerci a imporre i controlli di capitale e a causare un credit crunch, finché il governo non diventerà così impopolare che cadrà”, ha dichiarato un ufficiale. “Vogliono trasformare la Grecia in un esempio, per dimostrare che nessun governo nell’eurozona ha diritto ad avere una propria opinione. Sono convinti che non siamo pronti ad andarcene per la nostra strada e che la gente non ci sosterrà, ma si sbagliano”.

Syriza nutre ancora qualche speranza che alla fine intervenga la cancelliera tedesca Angela Merkel, che considerano una “vera alleata”, a disinnescare la crisi, ma temono che verrà messa anch’essa di fronte al fatto compiuto.

Bank of America ha avvertito che se la Grecia salta un pagamento nei confronti dell’Fmi “potrebbe mettersi in moto una sequenza di eventi molto pericolosa”: scatenerebbe automaticamente un default nei confronti del fondo salva-Stati dell’eurozona, l’Efsf, che si potrebbe vedere costretto a cancellare i prossimi esborsi e a richiedere il pagamento immediato dei prestiti passati. Questo scatenerebbe a sua volta un default su tutti i bond greci emessi in base all’accordo di salvataggio.

La situazione è critica. Anche se la Grecia riesce a racimolare abbastanza soldi per rispettare le scadenze di aprile, deve al Fondo altri 200 milioni di euro il primo maggio, e 763 milioni il 12 maggio. Mercoledì scorso un ufficiale greco ha detto alle sue controparti europee, in una teleconferenza, che il paese ha finito i soldi. “Non siamo in grado di andare oltre il 9 aprile”, ha detto.L’ultimo capitolo del dramma greco è iniziato quando i creditori si sono rifiutati di sbloccare l’ultima tranche di aiuti, dopo aver sollevato obiezioni in merito al piano di Syriza di incrementare i poteri dei sindacati e di aumentare le pensioni per le fasce a basso reddito.

Bruxelles continua a chiedere al governo greco impegni più concreti, nonostante mercoledì abbia ricevuto una lista di riforme di 26 pagine. Atene spera di raccogliere 6.1 miliardi di euro nel 2015 affrontando il contrabbando di benzina e l’evasione fiscale, introducendo nuove imposte sui beni di lusso e riformando le regole sugli appalti pubblici. Si stima però che le spese del governo per il 2015 ammontino a 19 miliardi, il che significa che, anche se si dovesse giungere a un accordo ponte fino a giugno, nel corso dell’estate sorgeranno inevitabilmente nuove tensioni.

http://terrarealtime.blogspot.it/2015/04/la-grecia-si-prepara-al-default-e-alla.html#more

Crisi russa finita, Putin ha vinto: il rublo è in risalita e le riserve della Banca Centrale in aumento

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aprile 10 2015

La crisi russa è finita e Putin ha stravinto la sua guerra all’Occidente. E questo accade nonostante nessuno vi racconti che il rublo è in netta risalita e le riserve della Banca Centrale sono in aumento.

Nonostante i tamburi del mainstream occidentale battano duro sulla crisi russa, sulla fine di Putin, sul crollo del rublo e su altre sciocchezze simili – e parliamo di sciocchezze perchè non poggiano su dati reali – la situazione è completamente diversa. Opposta, per dire la verità. Vediamo perchè.

LA CRISI RUSSA E LE RISERVE DELLA BANCA CENTRALE IN AUMENTO

La Banca Centrale Russa ha rilasciato i dati sulle riserve valutarie. Al 2 aprile compreso ammontavano a 360.8 miliardi di dollari, con un aumento rispetto alla settimana precedente di 7.9 mld. Siamo alla terza settimana consecutiva di aumento, come si può evidenziare dal grafico sottostante.

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Le riserve della Banca Centrale Russa in aumento per la terza settimana consecutiva

Perchè questo accade? Il trend positivo è determinato, molto probabilmente, da un afflusso di valuta estera nell’economia russa che, con il regime di cambi attuale, determina l’aumento delle riserve della Banca Centrale. In buona sostanza si può ipotizzare, sulla base di questi dati, che i capitali russi – fuggiti all’estero dopo l’inizio della crisi – stiano lentamente ma progressivamente tornando in Patria, con ovvi benefici economici e finanziari.

A cosa sono servite le sanzioni? Chi hanno rafforzato, in definitiva, se non gli Stati Uniti, che da quando è iniziato il caos in Ucraina stanno beneficiando – per la prima volta da anni a questa parte – di un notevole rafforzamento economico, con netto calo della disoccupazione?

Cosa ha guadagnato l’Europa nell’imporre, da schiava quale si è comportata, le sanzioni alla Russia? L’Italia certamente ci ha perso. E la Russia anche, nonostante la crisi sia durata meno di un battito di ciglia, finanziariamente parlando. Ad una cosa certamente le sanzioni sono servite: a rafforzare il legame tra Russia e Cina. Con buona pace di Mr. Obama.

LA CRISI RUSSA E IL RUBLO SOTTO QUOTA 60

La valuta russa è scesa sotto la soglia psicologica dei sessanta nel cambio con l’euro e la strada verso una normalizzazione del rapporto di cambio sembra avviata, nonostante il processo di recupero sarà ancora lungo.

Secondo quanto riportato da Radiocor, del gruppo Sole 24 Ore, “dopo la caduta libera registrata alla fine dello scorso anno, il rublo russo è da tempo in forte recupero e oggi ha stabilito i nuovi massimi per il 2015 scambiando a 53,4 rubli per un dollaro e 58,47 rubli per un euro. Lo scorso dicembre, il rublo era arrivato a toccare minimi storici scendendo fino 80 rubli per un dollaro e 100 per un euro ma nel corso delle ultime settimane, grazie al parziale allentamento delle tensioni internazionali e al lieve recupero dei prezzi del greggio, è riuscito a recuperare circa il 40% rispetto alle altre principali valute. Pur a fronte di questo importante trend di ripresa, il rublo rimane in ribasso del 39% rispetto ai massimi di 6 mesi fa”.

Basta guardare i grafici sottostante per rendersi conto dell’evidenza dei fatti.

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Cambio Euro-Rublo, il trend è in netta discesa da Gennaio 2015

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Cambio Dollaro-Rublo, il trend è in netta discesa da Gennaio 2015

Si può dire che Vladimir Putin ha stravinto la sua battaglia, la sua “guerra fredda”? La trappola militare piazzata sotto il suo naso, l’Ucraina, alla fine non ha funzionato e la violenza dei mercati finanziari ha determinato una breve – seppur a tratti drammatica – crisi. A distanza di oltre un anno la “nuova” Russia si prepara ad essere ancora più forte sul piano internazionale, insieme a partner del calibro di India e Cina e totalmente indipendente dalla finanza occidentale.

Lo Zar ha vinto. E gli Usa non sono più in crisi. Facile capire che il pollo da spennare si trova a Bruxelles.

Fonte: L’Infiltrato

http://www.informarexresistere.fr/2015/04/10/crisi-russa-finita-putin-ha-vinto-il-rublo-e-in-risalita-e-le-riserve-della-banca-centrale-in-aumento/

“Obama smetta di interferire nei processi democratici di altri paesi”. 130 personalità Usa a sostegno del Venezuela

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aprile 10 2015

E intanto un portavoce della Casa Bianca: “Il Venezuela non è una minaccia. Abbiamo un formato stabilito per gli ordini esecutivi”

 Un gruppo di 130 personalità americane, scrive oggi su il Manifesto Geraldina Colotti, hanno unito il proprio no al decreto americano che considera il Venezuela una “minaccia alla sicurezza nazionale”. Intellettuali come Noam Chomsky, attivisti dei diritti umani e anche l’ex ministro della giustizia, Ramsey Clark, hanno invitato Obama di smetterla «di interferire nei procedimenti democratici di altri paesi mediante finanziamenti o dichiarazioni pubbliche imprudenti», e soprattutto, lo invitano a «dimostrare ai nostri vicini che gli Stati uniti possono avere relazioni di pieno rispetto della sovranità dei loro paesi».

Le otto milioni di firme raccolte nel mondo, che arriveranno a 10 milioni prima dell’importante Vertice Unasur del 10-11 aprile, hanno iniziato a raggiungere i primi obiettivi. Dopo aver dichiarato il Venezuela una “minaccia inusuale e straordinaria” nel mese di marzo, un portavoce del governo degli Stati Uniti ha “chiarito” ora che il paese in realtà non rappresenta una vera e propria minaccia per la nazione americana. La chiarezza si sa è di casa in questo periodo nel Dipartimento di stato americano.

“Gli Stati Uniti non credono che il Venezuela rappresenti una minaccia per la nostra sicurezza nazionale. Onestamente, abbiamo un formato compilato per i nostri ordini esecutivi”, ha detto il presidente Barack Obama dalla Giamaica, che ha reso una visita di Stato. In questo senso, il portavoce della Casa Bianca Ben Rhodes ha spiegato che gli aggettivi che sono stati utilizzati nel decreto sono parte del formato in cui tali documenti vengono redatti e che non passano attraverso l’approvazione del Congresso. “E ‘completamente proforma il testo che usiamo per gli ordini esecutivi per l’intero pianeta”, ha detto Rhodes.

Questa affermazione avviene a poche ore dal Vertice delle Americhe che si terrà a Panama dal 9 all’11 aprile riunione in cui si prevede che il Venezuela riceva il sostegno già espresso grande parte dell’emisfero e in cui, secondo alcune indiscrezioni della vigilia, si potrebbe discutere della possibilità di bonificare il territorio dell’America Latina delle basi americane. Un caso?

Tratto dawww.lantidiplomatico.it

http://www.informarexresistere.fr/2015/04/10/obama-smetta-di-interferire-nei-processi-democratici-di-altri-paesi-130-personalita-usa-a-sostegno-del-venezuela/

La narrazione frettolosa del caso Germanwings

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aprile 2015

di Enrico Santi.

Perché gli investigatori francesi si sono affrettati a considerare di fatto concluse le indagini sullo schianto dell’aereo della Germanwings sulle Alpi francesi avvenuto il 24 marzo? Perché due giorni dopo il tragico evento il procuratore di Marsiglia, basandosi soltanto sulla scatola nera che registra le conversazioni nella cabina di pilotaggio (rinvenuta il 25 marzo), aveva già dichiarato alla stampa che la dinamica dell’evento era chiara e che il co-pilota Andreas Günter Lubitz era colpevole di aver fatto schiantare deliberatamente l’aereo? Una sicurezza che desta qualche perplessità, considerando che, al momento di quella conferenza stampa alle ore 12:30 del 26 marzo, non era ancora stata trovata la seconda scatola nera, il flight data recorder, che registra tutti i dati e i parametri del volo. Non meno strana la straordinaria velocità della decifrazione del messaggio e la sua immediata trasmissione al procuratore di Marsiglia.

La prima scatola nera: il cockpit voice recorder.

La prima scatola nera con le registrazioni audio è stata trovata il 25 marzo, il giorno dopo il disastro. Inizialmente era stata diffusa la notizia che il registratore era danneggiato a causa dell’impatto. Attenendosi alla ricostruzione (accreditata da moltissimi organi di informazione) ricavabile dall’ascolto del cockpit voice recorder, come resa pubblica in parte del procuratore di Marsiglia e in parte da alcuni funzionari degli organi investigativi francesi, appare un po’ strano e molto singolare che dal cockpit voice recorder si riesca a percepire:

– il respiro del copilota, il quale quindi sarebbe “calmo” e “cosciente”

– le parole del comandante rimasto chiuso fuori, rivolte a Lubitz stesso (mentre gli urlava di aprire la porta) e ad altri passeggeri (cui chiedeva di prendere un’ascia del kit antincendio)

– i colpi sulla porta

– le urla dei passeggeri nei momenti finali. Queste ultime, nel minuto finale prima dell’impatto, sono molto “lontane” e non vi è modo di distinguere nessuna parola.

– altrettanto singolare che, sempre nel minuto finale, si senta il segnale di allarme automatico che invita il pilota a impugnare la cloche per sottrarsi dall’impatto, ma questo segnale s’interrompe dopo qualche secondo e poi riprende. Circostanza inspiegabile: si tratta di un segnale automatico che precede un pericolo determinante. Dunque non si capisce la sua interruzione.

– i colpi violenti e molto forti registrati (attribuibili presumibilmente all’ascia) nell’ultimo minuto sono soltanto due. Cosa anch’essa molto poco spiegabile.

In ogni caso, non tutto ciò che è stato reso noto risulta inequivocabile.

Che cosa è successo realmente al co-pilota Lubitz? È vero (come riportato da alcuni quotidiani, come ad esempio il Mirror), che prima dello schianto Lubitz aveva indossato la maschera d’ossigeno? Un pilota che intende suicidarsi si preoccupa di indossare la maschera per respirare?

Il comandante avrebbe urlato a Lubitz di aprire la porta e poi avrebbe detto ai passeggeri (e non agli assistenti di volo) di prendere un’ascia. Appare strana e innaturale questa circostanza, perché in simili condizioni, il comandante dovrebbe procedere in questo modo:

– chiede di rientrare, tramite l’interfono e, se l’altro pilota in cabina non risponde, agisce immediatamente con tutti i mezzi a propria disposizione. Per esempio:

– prova a sbloccare la porta con i codici riservati (di cui sicuramente dispone)

– contatta il Lufthansa Aviation Center. Questa divisione della Lufthansa è ubicata presso l’aeroporto di Francoforte e, anche grazie all’ACARS (Aircraft Communications Addressing and Reporting System), è in grado di controllare i dati tecnici e i parametri degli aerei in volo. Va precisato che non è stato mai fatto alcun cenno all’eventualità che l’ACARS fosse in grado di intervenire da remoto sostituendosi all’equipaggio.

Appare strana anche la circostanza che nessuno degli assistenti di volo e nessuno dei passeggeri sia riuscito a lanciare allarmi via telefono durante i circa nove minuti in cui si è consumata la tragedia. Nemmeno del contenuto delle eventuali chiamate a terra del primo pilota è stata data notizia. Per cui non si può essere certi, al momento che qualche chiamata sia stata effettuata.

La seconda scatola nera: il flight data recorder.

Per quanto riguarda il flight data recorder, in un articolo del 25 marzo (revisionato il 26 marzo)

il New York Times riportava le dichiarazioni di un alto funzionario che lavora alle indagini nel luogo dell’incidente, secondo il quale la scatola nera con il registratore dei dati del volo era stata trovata, ma al suo interno non c’era più la scheda di memoria. E secondo ABC News lo stesso presidente francese Hollande avrebbe parlato della scomparsa della scheda di memoria. Tuttavia, nella conferenza stampa del 26 marzo il procuratore di Marsiglia smentiva il ritrovamento del flight data recorder. Ufficialmente il FDR è stato trovato il 2 aprile, carbonizzato e deformato, come illustrato – tra gli altri – da un articolo del Mirror. Dunque, la scatola nera appare come bruciata.

Anche il luogo dell’impatto (su pareti di formazione vulcanica) non è del tutto ben definito. Si vede, in un punto, una macchia più nera sulla roccia, ma l’individuazione esatta del punto non è stata resa nota. Si tenga conto che l’aereo doveva avere a bordo almeno i tre quarti del carburante incamerato alla partenza. L’esplosione e l’incendio devono essere stati molto grandi.

Invece, non sarebbe in alcun modo danneggiata la scheda di memoria contenente un video girato da uno dei passeggeri, visionato da Paris Match e Bild, che mostrerebbe gli ultimi minuti di discesa prima dello schianto. Peraltro, l’esistenza del video è stata smentita dagli organi investigativi francesi.

Contano molto, in queste circostanze, i reportage “freschi”, a ridosso degli eventi, entro le 24 ore, quando i particolari non sono ancora inseriti in una specie di cornice obbligata e non scatta ancora il conformismo dei media su cosa si deve ingigantire e cosa si deve trascurare. Significativo in proposito un servizio di Euronews, che riferisce che l’aereo era “polverizzato”. Il primo giornalista accorso sul luogo del disastro descrive quel che ha visto: non il solito spargimento di migliaia di pezzi di un qualsiasi incidente aereo, ma un’inimmaginabile frammentazione.

I possibili precedenti.

Nel maggio 2013 un Airbus della Lufthansa (proprietaria della Germanwings), volo LH1172, fu costretto a fare una rapidissima e improvvisa discesa. Proprio in quei giorni sarebbe stato condotto dagli USA un test del sistema di difesa missilistico “HELLADS”, acronimo di High Energy Liquid Laser Area Defense System, finalizzato a utilizzare un laser per abbattere missili e razzi.

Voci non confermate riferiscono che un ulteriore test sarebbe stato effettuato il 24 marzo 2015, il giorno dello schianto dell’Airbus della Germanwings, e poi il 27 marzo 2015, quando ci fu un improvviso blackout della parte settentrionale dell’Olanda. Si può escludere l’interferenza di esercitazioni militari con lo scenario di questo incidente?

Nell’ottobre 2010 ci fu un grave problema a un Airbus della Germanwings: una sostanza tossica, forse il litio delle batterie, si diffuse nella cabina dei piloti, che tuttavia riuscirono a far atterrare l’aereo. Questo tipo di esalazioni possono far perdere i sensi, o persino uccidere una persona in 10 secondi. L’ECA (European Cockpit Association), l’associazione che rappresenta oltre 38mila piloti europei, ha diffuso un comunicato molto duro contro la fretta di chiudere l’inchiesta sul disastro più recente, precisando che i dati disponibili potevano anche far pensare a una forma di impedimento diversa dalla volontà deliberata di Lubitz.

Ma una volta partito il “frame”, la grande cornice della narrazione,non si ferma più. Non ci riesce a fermare il grande tritacarne nemmeno un giovane svizzero, in qualche modo somigliante al copilota Lubitz, e che ha persino la sfiga di chiamarsi anche lui Andreas Günter. In un’intervista – non ripresa dai media più importanti – spiega che la foto che i media hanno diffuso e stampato nella mente di milioni di persone in tutto il mondo non è quella del copilota della Germanwings, ma la sua: lo fa capire con calma, tenendo la foto in mano. Quella foto, per mezzo mondo che crede di sapere tutto sulla vicenda, è il volto di Lubitz. E invece è la foto di un montanaro elvetico che non ha mai pilotato un aereo in vita sua.

Cosa sappiamo davvero della vita di Lubitz? Cosa sappiamo del caso Germanwings, davvero?

Fonte: Megachip

http://www.informarexresistere.fr/2015/04/08/la-narrazione-frettolosa-del-caso-germanwings/

Il governo a caccia di 10 mld. Altri tagli e nuove tasse

Oh adesso ci pensa Fassino ……un compagno di partito …. Cane non morde cane ma c’è chi crede che uno dello stesso partito si metta contro per “vincere” una battaglia

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aprile 08 2015

Slitta a venerdì il piano nazionale di riforme da definire all’interno del Def, il documento di economia e finanza, che oggi durante la riunione del Consiglio dei ministri darà comunque il via libera al nuovo quadro macroeconomico.

E’ una corsa contro il tempo per scongiurare l’aumento dell’Iva e accise previsto a partire dal 1° gennaio del prossimo anno e che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a regime a famiglia. Un colpo fatale per la già debole economia italiana e che rischierebbe di vanificare qualsiasi sforzo di rilancio e ripresa.

Servono subito 10 miliardi. Impresa ardua ma che il governo Renzi punta a recuperare attraverso una nuova spending review e alla riduzione delle agevolazioni fiscali.

Sono otto i settori di intervento per ridurre la spesa che dovrebbero assicurare un risparmio di oltre 7 miliardi entro il prossimo anno:

  • presi di mira ancora una volta gli enti locali con l’allineamento del patto di stabilità interno con le regole europee;
  • stretta sulle “partecipate”, con un piano che ne prevede la riduzione (rispetto a quanto previsto dal dossier Cottarelli che riduceva drasticamente il numero da 8mila a mille in tre anni);
  • riorganizzazione delle prefetture e delle strutture periferiche statali;
  • istituzione di una unità indipendente per valutare gli investimenti pubblici e ridurne i costi;
  • giro di vite sulle pensioni di invalidità e creazione di un nuovo modello di assistenza al fine di ottimizzare il coordinamento tra gli enti (Inps, Comuni, Asl);
  • impatto maggiore della Centrale degli acquisti per i beni della Pubblica amministrazione;
  • diminuzione delle detrazioni fiscali;
  • riduzione degli incentivi alle imprese (in vista della futura razionalizzazione).

Intanto sono già sul piede di guerra i Comuni e le Regioni che temono un nuovo giro di tagli. Piero Fassino, presidente dell’Anci (associazione nazionale dei comuni italiani) ha chiesto di incontrare Renzi prima del varo del Def. “Non ci sottraiamo alla responsabilità di concorrere a un risanamento dei conti pubblici, ma bisogna farlo con equità e misura, cosa che fin qui è mancata”, ha rimarcato Fassino. L’incontro tra i due è stato fissato per la giornata di giovedì 9 aprile.

Per venerdì è attesa la nuova local tax che andrebbe a inglobale tutte le varie tasse locali con l’intento in particolare di semplificare la tassazione sulla casa unificando Imu e Tasi.

Per i prossimi anni il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan potrebbero invece cercare di rallentare il percorso di rientro del deficit nei prossimi anni. Secondo quanto riportato oggi dal Corriere della Sera, il governo potrebbe mantenere il deficit sopra il 2% nel 2016 rispetto all’1,8% concordato con Bruxelles. Nel 2017 poco sopra l’1% (dallo 0,8%) con pareggio strutturale di bilancio rinviato di un anno al 2018. Anno di tempo in più che potrebbe essere chiesto a Bruxelles in virtù delle fantomatiche riforme strutturali messe in campo in questi anni e che secondo le nuove regole Ue possono giustificare un rallentamento del ritmo di rientro del deficit.

Il Def, appena venerdì 10 avrà il via libera nella sua interezza, verrà trasmesso subito alle Camere e dopo la risoluzione parlamentare, partire entro fine mese per Bruxelles insieme al piano delle riforme nella speranza, da parte del governo, che tutto questo possa servire a ottenere un allentamento del cappio dell’austerità.

Giuseppe Maneggio

 Fonte: Il Primato Nazionale

Sabato 18 aprile marcia popolare NoTav ad Arquata Scrivia

 

12 marzo 2015

Chiudiamo la partita del Terzo Valico e delle grandi opere

Sabato 18 aprile ore 14 marcia popolare ad Arquata Scrivia

Sono molti anni che il Movimento No Tav – Terzo Valico e tutti i movimenti di lotta territoriali denunciano il sistema delle grandi opere. Devastazioni ambientali, rischi per la salute, sottrazione di risorse utili alla spesa sociale e ai territori, infiltrazioni della criminalità organizzata, sperpero di denaro pubblico, corruzione, tangenti e finanziamento illecito ai partiti. L’inchiesta della Procura di Firenze, che ha portato fra gli altri all’arresto di Ercole Incalza, vero dominus delle grandi opere italiane, non fa che confermare quanto affermiamo da anni. Una storia di gigantesche tangenti, appalti truccati, lievitazione dei costi, mancati controlli, regali e regalini nella migliore delle tradizioni italiane. Il Terzo Valico e tante altre grandi opere escono a pezzi da questa vicenda. Ben 700.000 Euro di compensi (leggasi tangenti) versati ad Alberto Donati, genero di Incalza, da una delle società del Gruppo Gavio, parte del consorzio Cociv costruttore del Terzo Valico. Consorzio con una lunga storia giudiziaria alle spalle, un’inchiesta prescritta per truffa aggravata ai danni dello Stato, il direttore del consorzio estromesso dalla Direzione Investigativa Antimafia dopo essere stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione per smaltimento illecito di rifiuti nel Tav del Mugello e per finire la ciliegina sulla torta: l’arresto di Perotti, direttore dei lavori del Terzo Valico e di moltissime altre grandi opere.

Una cosa più delle altre turbava il sonno dei sostenitori dell’opera: che le risorse del Terzo Valico potessero essere destinate agli alluvionati della Liguria. Una telefonata vergognosa quella fra Incalza e Lupi che ricorda da vicino le risate dei costruttori dopo il terremoto dell’Aquila. Le dimissioni del Ministro Lupi nascondono in realtà la volontà del Governo di andare avanti come nulla fosse successo. Sacrificano un Ministro ma non hanno nessuna intenzione di fermare il business delle grandi opere. Noi pensiamo invece che questo sia il tempo di chiudere una volta per tutte la partita del Terzo Valico e delle grandi opere inutili.

Per questa ragione facciamo appello a tutte le donne e gli uomini che si sono battuti in questi anni contro il Terzo Valico, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle della Valsusa, a tutti i movimenti in lotta contro le grandi opere e in difesa dei beni comuni, a tutti i movimenti sociali che chiedono da anni a gran voce di destinare i soldi delle grandi opere a favore di interventi di carattere sociale, a tutti quelli che sono stati al nostro fianco in questa lotta.

Chiediamo a tutte e tutti di partecipare alla marcia popolare che svolgeremo ad Arquata Scrivia (AL) sabato 18 aprile con ritrovo alle ore 14 presso la stazione FS. Una grande marcia pacifica per le vie del paese che vogliamo veder attraversato insieme da anziani, adulti, giovani e bambini.

Tutti insieme per chiedere lo stop immediato dei cantieri, la cancellazione della legge obiettivo e del decreto Sblocca Italia, la fine del sistema grandi opere, la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico e il dirottamento dei fondi a favore di spese sociali come sanità, scuola, casa e reddito.

Tutti insieme ancora una volta per ribadire la determinazione con cui vogliamo fermare il Terzo Valico e il sistema marcio e corrotto delle grandi opere.

Movimento No Tav – Terzo Valico
www.notavterzovalico.info
www.noterzovalico.org

Il 15 aprile tutti ad Arquata per impedire l’esproprio del Presidio NoTav

Guarda la conferenza stampa di presentazione della marcia popolare

Scarica e diffondi manifesto e appello di indizione della marcia popolare

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L’adesione del network studentesco studaut

L’adesione dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare

L’appello di Scibona per l’esproprio del 15 e la marcia del 18 aprile ad Arquata

Per raggiungere Arquata il 18 aprile:

In treno

da Alessandria ritrovo ore 13 stazione FS

da Novi Ligure ore 13 e 43

da Serravalle Scrivia ore 13 e 50

da Tortona ore 13 e 25

Carovana di automobili dalla Valverde

Pullman da Brescia

GEOPOLITIQUE AFRICAINE. INTERVIEW EXCLUSIVE DE LUC MICHEL SUR LA ‘TVGE’ (LUC MICHEL EN AFRIQUE «3)

KH pour PCN-SPO/ 2015 04 10/

Avec Lucmichel. Net/

LM.NET - LM geopol africaine sur TVGE (2015 04 10) FR 1

 Ce jeudi 10 avril 2015, à Malabo II, dans les locaux ultra-modernes de la TVGE, la télévision d’Etat équato-guinéenne, Luc MICHEL a donné en exclusivité une grande interview de 55 minutes sur la GEOPOLITIQUE AFRICAINE, en introduction de trois grandes émissions qui seront tournées la semaine prochaine sur la SECURITE AFRICAINE : Sécurité du Golfe de Guinée (l’une des grandes zones géostratégiques mondiales) – Sécurité face au terrorisme et aux djihadismes – Sécurité face à Ebola et aux grandes pandémies – Sécurité face aux bases militaires et aux interventions militaires occidentales.

 Interview en Français et en Espagnol, menée de main de maître par Virgilio ELA MOTU, le Directeur-général de la RTVGE, la Radio-Télévision de Guinée Equatoriale.

 LM.NET - LM geopol africaine sur TVGE (2015 04 10) FR 2

 Les thèmes suivants ont été abordés par Luc MICHEL :

Géopolitique du Golfe de Guinée / Présence des flottes des grandes puissances / L’axe Aden-DJibouti-Golfe de Guinée / Les intérêts  stratégique des USA dans le Golfe / Le Conseil du Golfe de Guinée et l’alternative sécuritaire africaine / Les bases militaires américaines / l’AFRICOM / Les bases militaires françaises / La France réintégrée dans l’OTAN. Conséquences / Les missions militaires de la Bundeswher allemande en Afrique depuis 2014 / La nécessité d’une armée africaine / La collaboration Occident-Djhadismes / Le concept US de « géostratégie du chaos » / Le laboratoire somalien, la Libye, le Yemen / Quelles solutions pour l’Afrique ? / Les maneuvres des USA et de Paris, Madrid et Berlin contre le gouvernement de Guinée Equatoriale / L’organisation d’une révolution de couleur à Malabo, le rôle des organismes US spécialisés – NED, NDI, Open Society et ICG du financier Söros, etc – dans cette déstabilisation du pays.

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 Cette interview sera aussi diffusée sur AFRIQUE MEDIA TV la semaine prochaine et sera prochainement disponible en ligne sur EODE-TV.

 KH / PCN-SPO /

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 * Photo : Luc MICHEL et Virgilio ELA MOTU  sur la plateau central de la TVGE à Malabo II (la nouvelle capitale, le « Brazilia équato-guinéen).

RENCONTRE DE LUC MICHEL AVEC LE S.G. DU P.D.G.E. A MALABO (LUC MICHEL EN AFRIQUE 2)

# LUCMICHEL. NET/

KH pour PCN-SPO/ 2015 04 10/

Avec Lucmichel. Net/

LM.NET - LM SG PDGE (2015 04 10) FR (1)

Ce jeudi 10 avril 2015, à Malabo II, au nouveau (et impressionnant) siège du PDGE, le Parti Démocratique de Guinée Equatoriale du Président Obiang Gnema Mbassogo, Luc MICHEL  a rencontré eu audience privée le Secrétaire-Général du Parti, Geronimo Osa Osa.

LM.NET - LM SG PDGE (2015 04 10) FR (2)

Rencontre détendue (les deux hommes se connaissent) où ont été notamment évoquées :

– les attaques contre AFRIQUE MEDIA,

– les maneuvres des USA et de Paris, Madrid et Berlin contre le gouvernement de Guinée Equatoriale,

– l’organisation d’une révolution de couleur à Malabo, le rôle des organismes US spécialisés – NED, NDI, Open Society et ICG du financier Söros, etc – dans cette déstabilisation du pays,

– l’avenir du Panafricanisme.

KH / PCN-SPO /

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* Photo : Luc MICHEL à MALABO (devant la Cathédrale SAN miguel).

RUBAVANO AI FALLITI: TUTTI DENTRO A LATINA! GIUDICE, CANCELLIERE E I SUOI “FEDELI” FINANZIERI. CLASSICO ESEMPIO DI FULGIDI SERVITORI DELLO STATO

Latina, retata al tribunale fallimentare: arrestati magistrato, cancelliere, sottufficiale Gdf, tre commercialisti

“In qualche maniera ‘sti soldi li devo riciclà come cazzo faccio sennò?”, spiegava ad un uomo di sua fiducia il giudice Antonio Lollo, finito in manette insieme ad altre sette persone. Secondo l’accusa vi era un consolidato sistema corruttivo, grazie al quale i consulenti nominati dal magistrato gli corrispondevano una percentuale dei compensi che lui stessi gli aveva liquidato

Orologi, gioielli, viaggi e mazzette alla vecchia maniera. Per un totale di un milione di euro. Questo era il prezzo – ricostruito dalla Procura di Perugia – per aggiustare i fallimenti davanti ad un giudice di LatinaAntonio Lollo, arrestato venerdì dalla squadra mobile, insieme ad altre sette persone. “Volevo fare una sorta di tetris con gli smeraldi, gli orecchini e un anello… se ci hai o con rubini, preferisco losmeraldo… mi piacerebbe l’idea di un anello, diamanti, smeraldo, tutti smeraldi, un bel bracciale”, spiegava il magistrato – intercettato – al gioielliere di fiducia nella centrale Via Cavour di Roma, mentre sceglieva il miglior regalo per la moglie (anche lei arrestata). Acquisti che per gli investigatori servivano a ripulire i soldi che Lollo avrebbe ricevuto illecitamente da alcuni commercialisti, nominati consulenti per gestire fallimenti milionari nella zona di Latina: “Prima mi ero già comprato una casa, due, non lo posso fare, a chi cazzo le intesto … in qualche maniera ‘sti soldi li devo riciclà come cazzo faccio sennò?”, spiegava ad un consulente di sua fiducia.

Alla fine di una complessa inchiesta condotta congiuntamente dalle procure di Latina e  Perugia(competente per i reati commessi dai magistrati laziali) oltre al giudice sono finiti agli arresti un cancelliere, un sottufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso la Polizia giudiziaria della Procura di Latina, due commercialisti e un imprenditore. I reati contestati vanno dalla corruzione, alla corruzione in atti giudiziari, alla concussione, all’induzione indebita a dare o promettere denaro od altra utilità, alla turbativa d’asta, al falso ed alla rivelazione di segreto nonché all’accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico aggravato dalla circostanza di rivestire la qualità di pubblico ufficiale.

Secondo l’accusa nel Tribunale di Latina vi era un consolidato sistema corruttivo, grazie al quale i consulenti nominati dal giudice nelle singole procedure concorsuali, abitualmente corrispondevano a quest’ultimo una percentuale  dei compensi a loro liquidati dal giudice stesso. Un sistema oliato, che sarebbe stato promosso dallo stesso magistrato, che vedeva – alla fine – la “sterilizzazione” dei fondi delle società finite in concordato o fallimento, con un danno per i creditori.

In sostanza – secondo l’accusa – i conti di molte imprese sarebbero svuotati, mentre i curatori passavano una percentuale dei guadagni al magistrato. I passaggi ricostruiti dal Gip che ha emesso lemisure cautelari mostrano un meccanismo quasi perfetto. Per prima cosa Lollo suggeriva ai futuri liquidatori come far arrivare i fascicoli sulla sua scrivania: bastava cambiare la sede sociale prima di presentare i libri in Tribunale, scegliendo la capitale pontina come sede legale. Per essere sicuri di ottenere l’assegnazione del procedimento al giudice Lollo, i commercialisti arrestati cambiavano poi lo stesso nome della società, sapendo che al magistrato toccavano i fascicoli sulle ditte comprese tra la lettera A e la G.

Antonio Lollo – da anni in servizio al Tribunale di Latina – avrebbe creato, secondo l’accusa, una fitta rete di complicità, in grado di avere informazioni confidenziali anche sulle eventuali indagini in corso. Il maresciallo della finanza Roberto Menduti, arrestato insieme al giudice, secondo la squadra mobile di Latina, avrebbe consultato abusivamente il registro della Procura, su richiesta di Lollo, per verificare l’esistenza di indagini sul gruppo. Una circostanza che ha portato i magistrati della Procura di Perugia a contestare l’accesso abusivo a sistemi informatici.

MEDJUGORJE, Arrestata la Veggente: “Truffa aggravata, spaccio e consumo di LSD e varie sostanze allucinogeni, abigeato e circonvenzione di incapace”

 http://lavocea5stelle.altervista.org/medjugorje-arrestata-la-veggente-truffa-aggravata-spaccio-e-consumo-di-lsd-e-varie-sostanze-allucinogeni/
Posted on 11 aprile 2015

veggente_medjugorie


Medjugorje, sospetti sulla veggente. Tratta in stato di fermo precauzionale. Pesanti le accuse: truffa aggravata, abigeato, circonvenzione di incapace, consumo e spaccio di LSD. L’arresto è avvenuto durante uno dei suoi “riti sacri” e dunque in flagranza di reato.
Scoop di Chi: la madonnina che si illuminava in casa della donna forse coperta di vernice fosforescente

Tutto è nato da una lettera inviata dal vescovo di Anagni e Alatri, Lorenzo Loppa. Una «circolare ai parroci» in cui di fatto chiede di cancellare un incontro di preghiera, previsto per l’8 e 9 novembre a Fiuggi.

E dove la «protagonista» attesa è Vincka Ivanakrovic Dragvicevic, veggente di Medjugorje.

E proprio la presenza della veggente è nel mirino del vescovo, che si riferisce a «incontri o celebrazioni pubbliche nelle quali verrebbe data per scontata l’attendibilità di tali fenomeni» cioè, appunto i «fenomeni di Medjugorje». Nella sua lettera il vescovo – spiega l’ Adnkronos – ricorda che, a proposito dell’incontro di Fiuggi, «in conformità con le norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni, la Congregazione per la dottrina della fede sta continuando l’esame degli aspetti dottrinali e disciplinari dei fatti di Medjugorje».

Ma che cosa è successo perché un vescovo chieda di annullare un incontro di preghiera? È necessario un passo indietro perché – come spiega il settimanale Chi in esclusiva – Vicka Invankovic, la più anziana dei sei veggenti di Medjugorje, è finita al centro delle polemiche. Un anno fa infatti, in casa di Vicka, i pellegrini avevano assistito a un fenomeno singolare: una statua della Madonna di Lourdes aveva cominciato a illuminarsi. Un evento che si era verificato più volte, in più giorni, e sempre testimoniato dai fedeli in preghiera, che avevano anche fotografato la statua illuminata. Tanto che le autorità ecclesiastiche di Medjugorje hanno deciso di prenderla, per condurre gli esami del caso.

Da allora non si è più saputo nulla, ma ormai sono sempre più insistenti le voci secondo cui – clamorosamente – la statua della Madonna sarebbe stata dipinta con vernice fosforescente. Motivo per cui la «diffidenza» delle autorità ecclesiastiche ha iniziato a circondare l’operato di Vicka. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce la lettera del vescovo Loppa che, da un alto, può essere una riprova dei dubbi che aleggiano intorno alla veggente; dall’altro, per alcuni – specialmente per i molti pellegrini affezionati – è un passo avanti troppo duro. Ma così ha deciso il monsignore, spiegando che «fino ad ogni ulteriore disposizione da parte della santa Sede, ci si deve attenere a ciò che è già stato stabilito dai vescovi della ex Jugoslavia», ovvero che «sulla base delle ricerche finora compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali». E quindi – conclude il vescovo – «non è consentito al clero e ai fedeli di nessuna diocesi partecipare a incontri, conferenze o celebrazioni pubbliche per evitare confusione e scandalo». Ovviamente gli organizzatori hanno spiegato che l’incontro di preghiera ci sarà. Non il vescovo, che aveva dato mesi fa la sua disponibilità, ma evidentemente ora ha cambiato idea.