Muos di mistero in mistero

Ancora misteri, documenti scomparsi e altri non arrivati, di chi la colpa, poste italiane o stato italiano.

muos

di Daniela Giuffrida

Qualche giorno fa la Questura di Caltanissetta ha dichiarato di non aver ricevuto una pec (posta elettronica certificata) con la quale i legali di Legambiente e del Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos ricordavano, attraverso un Atto Moratorio, quanto disposto dalla sentenza del Tar Sicilia riguardo all’illegalità della stazione MUOS di Niscemi. L’atto era stato inviato, oltre che alla Questura di Caltanissetta, anche al Ministero dell’Interno ed ai vari comandi delle Forze dell’Ordine, impiegate nel servizio scorta al personale americano e ai civili italiani che operano e lavorano all’interno della base americana. La cosa era sembrata strana, considerato che i legali avevano ricevuto l’attestazione dell’avvenuto ricevimento da parte di tutti i destinatari.

Ieri, il mistero si è colorato di giallo: il Ministero dell’Interno ha risposto all’Atto Monitorio dei legali No Muos, affermando che: “In relazione alla nota pervenuta in data 2 marzo scorso, si rappresenta che, sulla questione di cui all’oggetto, non è attribuibile alcun intervento di competenza di questo Dipartimento”. Così si è scoperto che le Forze di Polizia suddette non dipendono dal Ministero dell’Interno, “da chi dipenderanno allora – si chiede il fazioso ed irriverente attivista No Muos – forse dal Ministero delle Pari Opportunità?”

Questo gioco dello scarica barile è stato già usato e abusato nella vicenda del Muos, così come quello di non considerare importanti, relazioni e consulenze prima commissionate e poi accantonate, quindi dimenticate, senza preoccuparsi di dare risposta agli interessati, ignorando anche le più elementari norme della buona creanza. Forse non tutti ricordano quanto occorso al prof. Massimo Zucchetti, ordinario di Impianti Nucleari presso il Politecnico di Torino, il quale era stato indicato dalla Regione Siciliana come esperto che, insieme a due funzionari della Regione, avrebbe partecipato ad un Tavolo tecnico sul Muos.

Era il 21 Marzo del 2013 quando, presso il Ministero della Salute, ancora Presidente del Consiglio Mario Monti e presenti i due assessori siciliani Mariella Lo Bello (Territorio e Ambiente) e Maria Borsellino (Salute) oltre che i Ministri della Salute e della Difesa e il presidente dell’ISS, fu deciso di convocare un Tavolo Tecnico che avrebbe dovuto studiare l’impatto del Muos sull’ambiente e sulla popolazione, Zucchetti fu indicato come esperto di fiducia dalla Regione Siciliana insieme con il dott. Mario Palermo dirigente della stessa Regione ed il dott. Sansone Santamaria dell’Arpa Sicilia. (Convocazione ISS.pdf ). Il 18 giugno 2013, poco più di un mese prima che venisse emanata la revoca della revoca Zucchetti inviò la famosa pec dispersa ovvero ignorata dal Presidente Crocetta e dagli assessori Lo Bello e Borsellino e dagli altri dieci destinatari in indirizzo. Una lettera in cui il professore mostrava tutte le sue perplessità sulle conclusioni a cui erano giunti gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, una lettera importante che se letta e presa in considerazione per tempo, avrebbe sicuramente risparmiato tanto lavoro agli esperti, ai legali ed anche ai giudici del TAR, ma quella pec rimase lettera morta.

Nessuno dei destinatari rispose al prof Zucchetti. L’unico fra i destinatari ad avere un computer perfettamente funzionante fu l’ufficio del sindaco di Niscemi, Ciccio La Rosa, il quale espresse al professore tutto il suo apprezzamento e l’appoggio per il lavoro svolto, sebbene in quel frangente non potesse intervenire in alcun modo.

Crocetta asserì di non aver mai letto quella pec, ma a chi pubblicamente gli chiese come mai non tenesse conto della Relazione di Zucchetti, lui rispose “Non siamo obbligati a tener conto dell’opinione del professor Zucchetti”. Ancora il 21 luglio 2013, lo scienziato torinese inviò al presidente Crocetta, agli assessori alla Sanità e al Territorio e Ambiente e, per conoscenza, ad altri 9 uffici regionali e due niscemesi, interessati per competenza, la Relazione Finale sui “Rischi connessi alla realizzazione del MUOS” e scrisse:
“Egregio Signor Presidente, Egregi Assessori, Egregio Sig. Sindaco, con riguardo all’oggetto, trasmetto la Relazione del gruppo di lavoro su NRTF e MUOS di cui all’oggetto. Il gruppo di lavoro su NRTF e MUOS di cui faccio parte, che ha fornito consulenza a titolo gratuito al Comune di Niscemi, alla Regione Siciliana, al WWF ed ai cittadini siciliani, ha elaborato una Relazione Finale che non è stata soggetta a tagli o compromessi di alcun tipo. Si tratta di un lavoro in progresso e che verrà continuamente aggiornato con ulteriori contributi. Di seguito ne riportiamo il titolo, gli autori, e il Riassunto e Conclusioni.”

Una relazione di 150 pagine a cui avevano lavorato oltre allo stesso Zucchetti anche gli scienziati medici e tecnici come Massimo Coraddu, Eugenio Cottone, Valerio Gennaro, Angelo Levis, Alberto Lombardo, Cirino Strano e Marino Miceli. Una relazione costata giorni di lavoro rimasta ignorata. Nessuna risposta, infatti, giunse mai da alcuno dei destinatari se non ancora una volta dal Sindaco di Niscemi.  Ma la cosa più assurda è che mai nessuno abbia pensato di rimborsare al professore Zucchetti non la sua parcella (mai da lui richiesta in alcuna occasione relativa al suo impegno contro il Muos) ma neanche “le spese sostenute in qualità di esperto della Regione Siciliana” nonostante queste fossero state trasmesse dal Servizio 3° della Segreteria della Presidenza Regionale al competente Dipartimento Regionale delle Autonomie locali e della Funzione pubblica. Dunque, quando il 25 luglio, Crocetta revocò la revoca, aveva in mano: la relazione di minoranza, firmata da Mario Palermo e da Massimo Zucchetti, la lettera del 18 giugno, e il “Rapportone” da 150 pagine, ma ormai la macchina della revoca della revoca era in movimento.

D.G. 11.3.15

Riferimenti:

Convocazione ISS

La lettera del 18 giugno

Relazione finale 

Carteggio del rimborso 

CENSURA. L’OFFENSIVA POLITICO-MEDIATICA CONTRO I SITI DI CONTRO-INFORMAZIONE

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aprile 02 2015

DI GUILLAUME BOREL

mondialisation.ca

Negli ultimi mesi si sono verificati numerosi attacchi contro i siti di contro informazione, accusati di veicolare tesi complottiste o semplicemente di dare false notizie. Questi attacchi provengono da diverse sfere, tanto politiche quanto mediatiche. Fra gli altri, possiamo citare le dichiarazioni del premier David Cameron, che assimila i cosiddetti siti “complottisti” al terrorismo facendo appello all’ONU affinché fossero trattati come tali, ma c’è stata anche la dichiarazione del presidente francese François Hollande,e nell’occasione della commemorazione della liberazione di Auschwitz nel quale annunciava un “piano globale di lotta contro il razzismo e l’antisemitismo” organizzato attorno a tre idee: la sicurezza, l’educazione e la “regolamentazione informatica”, prendendo cioè di mira le “tesi complottiste che si diffondono su internet e attraverso i social”.

Il presidente francese ha anche fatto appello per la creazione di un “quadro giuridico” europeo e internazionale destinato a criminalizzare la diffusione di contenuti qualificati di “complottismo”. Si vede qui tutto il pericolo che corre la libertà di espressione, ma soprattutto la libertà di informazione, con l’utilizzo di una definizione giuridica così soggettiva e fluida come quella di “complottismo”, che si presta a ogni interpretazione e soprattutto ad una definizione a geometria variabile, al servizio di chi vorrebbe imporre una versione ufficiale della storia.

Si tratta in realtà, sotto pretesti morali falsi, di imporre la possibilità di una censura generalizzata ad ogni narrazione divergente nella sfera dell’informazione. I media finanziati, che da tempo hanno rinunciato al loro ruolo di contro potere e siedono allegramente sulla carta di Monaco, si sono fatti ancor di più ausiliari di una polizia politica e di questa offensiva governativa contro l’informazione dissidente.

Per prima fu la volta del giornale l’Express, che ha pubblicato  un articolo di polizia politica con una recensione di tutti i siti internet considerati “complottisti” o “cospirazionisti” e facendo appello agli internauti affinché li denunciassero per aggiornare un “database” di quei siti. Più recentemente il settimanale Marianne si è lanciato in una analoga operazione di polizia politica, con un dossier sobriamente intitolato: “I folli del complotto”, dal quale si indovina subito la prospettiva giornalistica…

L’Expres rilanciava il 4 marzo 2015 con un articolo che presentava i lavori fatti sul tema dalla fondazione Jean Jaurès e intitolato:ì  “I Folli del complotto” “Il cospirazionismo, un estremismo politico influente”.

La fondazione Jean Jaurès è un think tank socialista che ha come missione ufficiale quella di “costruire un mondo più democratico, inventare le idee del domani e comprendere la storia sociale e operaia»”.

La fondazione è direttamente affiliata al partito socialista, come dimostra la composizione del suo Consiglio di amministrazione. Il suo presidente, Henri Nallet, è stato ministro dell’agricoltura nei governi Fabius e Rocard fra 1985 e 1990, poi guardasigilli dal 1990 al 1992. Gérard Collomb, attuale sindaco di Lione, è allo stesso tempo membro della direzione. Troviamo anche pesi massimi del Partito Socialista del calibro di Jean-Marc Ayrault, Vincent Peillon o ancora François Rebsamen.

Questo vuol dire che ogni comunicazione che proviene dalla fondazione Jean Jaurès non è per nulla obiettiva ma è commissionata direttamente dal Partito Socialista. Bisogna inoltre precisare che questa “fondazione” è stata riconosciuta di “utilità pubblica” e che riceve “finanziamenti pubblici che rappresentano la maggior parte del suo budget (63%)”. Fra i suoi mecenati figurano anche le principali imprese delle quali lo Stato è principale azionista, fra le quali EADS, EDF, GDF Suez, Orange, o ancora la Cassa Depositi… Sono precisazioni impostanti che i contribuenti sapranno apprezzare…

Il «rapporto» della fondazione Jean Jaurès ripreso da L’Express, che abbiamo ormai capito essere uno strumento di comunicazione politica, è stato commissionato a Rudy Reichstadt, autoproclamatosi esperto della «galassia complottista», animatore del sito “conspiracy watch” e militante sionista dei circoli neocon francesi, vicino a Caroline Fourest e a Bernard-Henri Levy. Ha pubblicato diversi articoli sulla rivista Le meilleur des mondes, animata dal gruppuscolo Le Cercle de l’Oratoire, fondato dopo gli attentati dell’11 settembre per lottare contro l’anti-americanismo e promuovere le tesi atlantiste. Ha altresì beneficiato di diverse tribune sul sito di Bernard-Henri Levy, La règle du jeu. Il suo percorso e la sua rete nella galassia neoconservatrice è stata dettagliatamente documentata dallobservatoire du néo-conservatisme.

Lo pseudo-rapporto di Rudy Reichstadt è dunque in primo luogo un oggetto di propaganda militante destinato a radicarsi come riferimento istituzionale nell’offensiva in atto contro la libertà di informazione, grazie al beneficio e all’autorevolezza conferito dalla fondazione Jean Jaurès.

Sotto la cappa di una sfilza di citazioni e di un linguaggio che si pretende “accademico”, l’autore compila il solito processo teso a squalificare la contro informazione facendone di tutt’erba un fascio sotto il comune denominatore del “complottismo”, del quale pretende anche di farne una analisi psicologica… Si viene così a sapere che il “complottista” si presenta “come un «cercatore di verità», un «resistente», perfino un «dissidente», membro di un’avanguardia illuminata, che indossa i panni di quello che non si fa prendere in giro, con il sentimento di superiorità proprio dell’iniziato, sempre un passo avanti agli altri e che sa leggere il dietro le quinte di ogni cosa”.

Si vede come l’autore dia al personaggio sincretico e semplificato del “complottista”, dotato di una realtà unica e omogenea facilmente identificabile, malcelate intenzioni e motivazioni psicologiche che consisterebbero in un “senso di superiorità” che il nostro abile cacciatore di complotti avrebbe così ben decriptato.

L’autore si contraddice da solo affermando più avanti che “la coerenza interna alla teoria del complotto è secondaria, viene sempre prima l’idea che «ci raccontino menzogne» e che «la verità stia altrove»”. Se dunque non c’è una “coerenza interna” ma una successione di possibili spiegazioni, talvolta contraddittorie, tutto ciò esclude proprio i pretesi moventi egocentrici proposti da Rudy Reichstadt e ci porta alla posizione del “cercatore di verità”, vicino al procedimento scientifico che procede per ipotesi e consiste esattamente nel rimettere in discussione modelli esplicativi e testarne di nuovi se i primi si rivelano, in fin dei conti, infondati o inefficaci.

Dopo la psicologia spiccia, imbellettata di scientificità, viene quindi la tesi politica, che costituisce il vero scopo di tutto lo studio. Secondo Reichstadt “risolvendo tutti i problemi nel calderone del complottismo, questa tattica eminentemente politica puzza di regimi autoritari e di leader populisti, dal momento che trasforma ogni oppositore in un «agente straniero» e ogni detrattore in un cospiratore”.

Il “complottismo” non apparterrebbe solo ad egocentrici animati da volontà di potenza, ma sarebbe in primo luogo manovrato da “regimi autoritari”. Troviamo qui la consueta accusa mossa da una pletora di media contro tutti coloro che sono refrattari alla narrativa occidentale in merito al conflitto ucraino, assimilati a “utili idioti” di Vladimir Putin, specialmente in questo memorabile editoriale di Jean-Marc Bougureau ne Le Nouvel Observateur.

Questa visione paranoica di una manipolazione dei “complottisti” da parte di altri “cospiratori”, se può apparire affascinante ad alcuni spiriti usi a ridurre la complessità del reale attribuendole cause intenzionali semplificatorie, costituisce a sua volta una teoria del complotto, fatto che la rende – in questo caso – non solo del tutto inefficace, ma anche ridicola, tale da far sorgere profondi dubbi sulle qualità intellettuali di chi la promuove.

La riduzione dell’informazione alternativa ad una “galassia complottista” omogenea rappresenta l’altro procedimento manipolatorio usato da Rudy Reichstag, destinato a realizzare un amalgama disqualificante. L’imposizione dei termini “complottista” e “galassia complottista” per definire una realtà sfaccettata e dai diversi orientamenti politici, che vanno dall’estrema sinistra all’estrema destra, passando dai gruppi anarchici o monarchici, serve a semplificare un soggetto per poi attribuirgli i panni squalificanti o criminali di una delle sue componenti. Non è senza sorprese che lo studio di Rudy Reichstadt giunge infine al suo obiettivo, vale a dire il “crimine dell’antisionismo”, che collega tutta la “galassia complottista” e che – ovviamente – fa riferimento in maniera sottintesa all’antisemitismo, come ha suggerito il Primo Ministro Manuel Vallsé nel corso di un question time al governo dichiarando che dietro “l’antisionismo di facciata” si cela “l’odio per gli ebrei”.

L’ultimo atto dell’argomentazione di Rudy Reichstadt, che procede per assimilazioni e semplificazioni, consiste nel fare un “revisionismo in tempo reale” della “galassia complottista”, conclusione che comprende il vero scopo di tutto il rapporto, vale a dire attribuire alla “galassia complottista” una qualifica criminale, assimilata ad una forma di revisionismo e facendo appello ad un’azione penale. La conclusione dello studio è sotto questo aspetto senza equivoci, se non fosse che anch’essa propone una visione del tutto “complottista”, a tratti paranoide, della “galassia complottista”, fatto che squalifica tutto lo studio nonostante la patina di scientificità.

“E’ alla costruzione di questa narrativa, di questa realtà “altra”, che lavorano incessabilmente i teorici del complotto e i loro “compagni del dubbio”, stimolati dalle inedite possibilità offerte dalle tecnologie digitali applicate all’informazione e alla comunicazione. Coltivando un’ossessione antisionista, che ha molti aspetti affini all’antisemitismo, e sostituendo le reali minacce con le quali ci dobbiamo confrontare in maniera concreta con quelle, chimeriche, del “grande complotto”, questi mercenari della disinformazione non fanno altro che distrarre la nostra attenzione e assopire la nostra vigilanza. In questo modo esonerano veri criminali dalla responsabilità delle loro azioni”.

La “galassia complottista” viene perciò considerata come una zona popolata da “teorici del complotto” che lavorano alla costruzione di una realtà parallela al servizio di interessi stranieri, in compagnia dei loro “compagni di dubbio”, con un riferimento allo stalinismo, definiti come “mercenari”, ovvero professionisti remunerati per conto di una potenza straniera… Non saprei come altro consigliare a Rudy di smetterla di diffondere simili teorie complottiste a proposito della “galassia complottista”: da qui all’antisemitismo, lo dovrebbe sapere, non c’è che un passo.

Guillaume Borel

Fonte: www.mondialisation.ca

Treaduzione per www.comedonchsciotte.org a  cura di MARTINO LAURENTI

Non sono stupido”, un lobbista della Monsanto in tv si rifiuta di bere l’erbicida che “non vi fa male”

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marzo 30 2015

Il glifosato, l’erbicida difeso dal lobbista, è classificato come probabile cancerogeno dall’Agenzia per la Ricerca sul Cancro

“Fate come dico, non come faccio”, sembra essere il messaggio di un lobbista della Monsanto che pur sostenendo a parole che l’erbicida Roundup della Monsanto è totalmente sicuro per gli essere umani, si è rifiutato di berne un bicchiere nel corso di un’intervista con la tv francese. “Non sono stupido” , il suo commento..

Extrait : Bientôt dans vos assiettes… – Interview de Patrick Moore

Patrick Moore, un lobbista della Monsanto, in un’intervista a Canal + sostiene che il glifosato, un ingrediente utilizzato negli erbicidi come il Roundup (marchio che produce la società) non è dietro l’aumento dei tassi di cancro in Argentina.

“Potete berne un litro e vi non farà male”, insiste Moore.

L’intervistatore prende subito la palla al balzo e gli offre un bicchiere di pesticida. Il lobbista allora risponde “Sarei felice, so che non mi farebbe male, ma no”.  L’intervistatore allora insiste e a quel punto Moore risponde che non era “stupido”.“Allora, è pericoloso?”, prosegue l’intervistatore.

Ma Moore sostiene che il Roundup è così sicuro che “la gente cerca di suicidarsi” bevendolo, e “fallisce regolarmente.”

“Ci dica la verità, è pericoloso”, insiste l’intervistatore.

“Non è pericoloso per l’uomo,” osserva Moore. “No, non lo è.”

“Allora, è pronto a berne un bicchiere?” continua l’intervistatore.

“No, io non sono un idiota,” risponde Moore con aria di sfida. “Mi intervista sul riso dorato, questo è quello di cui sto parlando.”

A quel punto, Moore dichiara che “l’intervista è finita.”

“Questo è un ottimo modo per risolvere le cose,” scherza l’intervistatore.

“Str..” borbotta Moore  mentre si precipita fuori dal set.

La cosa più scioccante è che prima di diventare un lobbista per le organizzazioni nucleari e l’ingegneria genetica, Moore, biologo di carriera, è stato ambientalista per Greenpeace.

Recentemente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità  ha annunciato che il glifosato è classificato come possibile cancerogeno per l’uomo. La dichiarazione si basa su analisi condotte in diversi paesi.

Tratto da: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11088

http://www.informarexresistere.fr/2015/03/30/non-sono-stupido-un-lobbista-della-monsanto-in-tv-si-rifiuta-di-bere-lerbicida-che-non-vi-fa-male/

Ecoreati. Il Senato approva norma che rende inapplicabile il reato di disastro ambientale

Un motivo per scendere in piazza contro questo governo? Per carità, semmai in sua difesa. Pronto ambientalisti ci siete? O scendono anche loro in piazza per proteggere sto governo dal “temibile” Salvini?

ecoreati

marzo 23 2015

Al Senato si è fatto un colpaccio contro l’ambiente. Utilizzando una cosa nobile come l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale, e’ stata introdotta una norma subdola che, se il disegno di legge sugli ecoreati sarà trasformato in legge senza essere modificato alla Camera, rende inapplicabile il reato di disastro ambientale.

Il Senato, infatti, ha inventato il disastro ambientale ‘abusivo’ ossia un disastro che puo’ essere punito solo se commesso ‘abusivamente’. Altrimenti, il fatto non sussiste e l’imputato viene assolto.

Si e’ cosi passati dal criticabile all’inaccettabile (come denuncia in un articolo Gianfranco Amendola un autorevole e storico magistrato specializzato nel contrasto ai reati ambientali). Si vuole evitare che la nuova incriminazione possa comprendere anche chi ha svolto la sua attivita’ avendo avuto un pezzo di carta che si chiama ‘autorizzazione’; ma in un paese “normale” cio’ non dovrebbe essere possibile perchè la P.A. non potrebbe mai autorizzare una condotta suscettibile di portare ad un disastro ambientale: invece di modificare le nostre pessime leggi ambientali per evitare di concedere autorizzazioni che possono portare a disastri, si sceglie di rendere lecito un disastro.

Rivolgo quindi un appello a tutti i deputati affinchè si cambi questa norma assurda e vergognosa alla Camera che se fosse così approvata renderebbe impossibili i processi per disastro ambientale contro chi ha inquinato con autorizzazione lasciando impuniti, da sud a nord, i grandi inquinatori. Un esempio? Un processo come quello sull’Ilva non si sarebbe mai potuto svolgere perché l’acciaieria inquinava con autorizzazione dello Stato.

Fonte: dazebaonews.it

Tratto da: informatitalia

Primi passi del TTIP in Europa: in Germania si approva l’utilizzo del Fracking

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aprile 04 2015

di Luciano Lago

Se esistevano ancora dei dubbi, con l’approvazione fornita da parte del gabinetto della Merkel all’introduzione in Germania della tecnologia del Fracking, che si autorizza per la prima volta ad importare (approvazione avvenuta il 1.04.2015), la stessa Frau Merkel si conferma come un agente degli interessi USA in Europa. Vedi: infowars.com

E’ noto infatti che i proprietari del brevetti di tale tecnologia sono le grandi multinazionali targate USA fra cui la Halliburton, Baker Hughes e Schlumberger ed è ampiamente dimostrato che questa tecnologia risulta altamente inquinante (per le falde acquifere) e per l’ambiente in genere, tanto da essere stata proibita in vari paesi ma risulta essenziale per le multinazionali USA per ricavare il gas scisto e gli idrocarburi dalle rocce bitumose in profondità.

L’obiettivo degli USA è quello di sostituirsi alla Russia nella fornitura di gas in Europa, utilizzando questa tecnica e da qui deriva l’interesse strategico di Washington nel gestire la crisi dell’Ucraina e le sanzioni alla Russia.
Si spiega anche l’interesse USA nell’avere direttamente il controllo dell’Ucraina attraverso un governo fantoccio, essendo questo un paese dove esisterebbe un gran potenziale di sfruttamento, per tale motivo il contratto per la concessione dello sfruttamento del gas è stato rilasciato ad una società petrolifera in cui lavora il figlio del vicepresidente USA Joe Biden.   Alcuni esponenti dell’Amministrazione USA sono direttamente coinvolti in questo business.

Questo primo passo fatto dalla Germania rappresenta anche un prologo verso l’approvazione del trattato di commercio transatlantico (il TTIP) che porterà l’Europa a sottomettersi agli interessi delle mega corporations USA in tutti i settori fondamentali, dall’estrazione petrolifera, all’energia, agli alimenti a base di OGM, commercializzati da aziende come Monsanto e DuPont, alla liberalizzazione dell’importazione di carni trattate con ormoni (proibite in Europa ed ammesse negli USA), alla liberalizzazione di medicinali prodotti in USA, ecc..

Vedi: TTIP: 10 motivi per non volere la NATO economica

Il trattato prevede infatti che i singoli stati non possano opporsi alla libera commercializzazione dei prodotti che fanno capo alle aziende statunitensi e degli altri paesi che hanno aderito a tale trattato con l’adeguamento alle normative che sono già previste nel trattato come vincolanti per tutti gli stati sottoscrittori.

Se la Germania, così come ha anticipato per prima l’autorizzazione del fracking, sarà anche il primo paese a sottoscrivere il trattato TTIP,  sarà inevitabile che anche gli altri paesi d’Europa si adeguino, inclusa l’Italia, visto il Matteo Renzi e la sua posizione subalterna rispetto alle lobby che lo hanno fatto nominare. Non per niente lo stesso Renzi aveva già dichiarato di vedere favorevolmente tale trattato (“per vendere il nostro parmigiano ed i prodotti tipici del made in Italy negli States”, diceva…) e l’Europa sarà un mercato totalmente in mano agli interessi delle multinazionali USA con distruzione/colonizzazione dell’economa dei paesi europei, distruzione aziende locali e di posti di lavoro e con la contaminazione dei cibi e dell’ambiente.

Non c’è niente di casuale in tutto questo: è in atto un processo di omologazione dei mercati, una strategia perseguita tenacemente dalle centrali finanziarie sovranazionali, collegate con le grandi corporations , in cui gli Stati Europei giocano la parte dei soggetti passivi, in funzione di interessi molto più grandi dei singoli stati, ove viene fatto credere che da tutte questi nuovi assetti driverà maggiore “progresso” e libertà economica quando è facile prevedere che avverrà esattamente il contrario.

Risulta facile constatare come, in Italia in particolare, sia sempre più difficile la sopravvivenza delle piccole e medie aziende e dei produttori locali, degli allevatori e degli agricoltori in particolare, schiacciati dall’alta imposizione fiscale (imu anche sui terreni agricoli) dalle regole europee e dalla concorrenza dei grandi gruppi multinazionali. Il governo risponde a determinati interessi e non è lontano dalla realtà ritenere che il principale compito assegnato ai politici di governo, al servizio delle lobby, sia quello di creare campo libero per l’arrivo in Italia delle grandi multinazionali, spiazzando le imprese di dimensione ridotta che saranno indotte a scomparire dal mercato. Un lavoro che si trova già a buon punto, viste le migliaia di aziende chiuse negli ultimi anni. Sarà il TTIP a dare il colpo di grazia definitivo.

 Fonte: Controinformazione

Scuola Diaz: “Blitz della polizia fu tortura”. Corte europea condanna l’Italia

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/07/scuola-diaz-blitz-polizia-fu-tortura-corte-europea-condanna-litalia/1569914/

Scuola Diaz: “Blitz della polizia fu tortura”. Corte europea condanna l’Italia

Giustizia & Impunità
di  | 7 aprile 2015


Il blitz della polizia alla scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, “deve essere qualificato come tortura”. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia non solo per quanto commesso nei confronti di uno dei manifestanti, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. La Corte ha dichiarato all’unanimità che è stato violato l’articolo 3 sul “divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti“. Il ricorso, a quanto emerge dal sito della corte, è stato presentato daArnaldo Cestaro, 62enne all’epoca del pestaggio, militante vicentino di Rifondazione comunista che dalla Diaz uscì con diverse fratture che hanno richiesto numerosi interventi chirurgici negli anni successivi. Cestaro è poi diventato un attivista del Comitato verità e giustizia per Genova. La Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcirgli 45mila euro.

La notte del 21 luglio 2001, quando sia il vertice dei “Grandi della terra” che le manifestazioni di protesta erano terminate, alcune decine di agenti della Polizia di stato fecero irruzione nel complesse scolastico Diaz-Pertini, che era diventato un dormitorio per i cosidetti “no global”. Sul 93 persone arrestate, con l’accusa di appartenere al “black bloc” protagonista degli scontri più duri delle due giornate precedenti, oltre 60 rimasero ferite nel pestaggio seguito all’irruzione, di cui almeno due in modo grave. La posizione dei 93 fu poi archiviata dalla Procura di Genovaqualche anno più tardi, mentre il processo contro dirigenti e agenti protagonisti dell’irruzione è terminato nel 2012 con 25 condanne. Il processo ha inoltre documentato che la polizia costruì prove false per incastrare i manifestanti, a cominciare da due bottiglie molotov portate nella scuola dagli stessi poliziotti e poi esibite alla stampa tra gli oggetti sequestrati.

Nel ricorso presentato il 28 gennio 2011, Cestaro aveva invocato gli articoli 3,6 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sostenendo che i responsabili delle violenze nei suoi confrontio non erano stati sanzionati in maniera adeguata, in particolare per la sopraggiunta prescrizione di alcuni reati, per le riduzioni di pena di cui alcuni imputati hanno beneficiato e dell’”assenza di sanzioni disciplinari” verso agenti e dirigenti coinvolti (che anzi fecero carriera fino alla sentenza di Cassazione, con conseguente interdizione dai pubblici uffici).

“Che tristezza, deve essere una ‘entità esterna’ come la Corte di Strasburgo a spiegarci che a #Diaz e #Bolzaneto ci fu tortura”, ha twittato Daniele Vicari, regista del film ‘Diaz – Don’t Clean Up This Blood’, ricostruzione cruda ma realistica di quei fatti.

Cosa succede ad una banca accusata di non pagare le tasse?

È il governo che difende  i deboli, mica vorrai mandare le cartelle Equitalia alle povere banche??

 aprile 01 2015

E’ scoppiata la caccia alla notizia che riguarda il colosso bancario Intesa San Paolo coinvolto suo malgrado in una indagine della GdF su presunte tasse non versate da parte della società controllata EURIZON per svariati milioni di euro. Ma vediamo un po’ di dati per i curiosi: 89.500 dipendenti ripartiti tra Italia e resto del mondo in diminuzione nel 2014 di oltre 700 dipendenti, aumento delle spese legali che ammontano a 180 milioncini di euro e altri 180 milioni di euro per consulenze professionali e capirete leggendo l’articolo fino in fondo perché!

Udite udite, sono 162 i miioni di euro spesi per la pubblicità e attività promozionali in aumento di 6 milioni rispetto al 2013 ( che sia questa la cifra per la pubblicità con un famoso attore?). Comunque ci sarà una distribuzione di 7 centesimi di euro per ogni azione ordinaria e poco più di 8 centesimi per ogni azione di risparmio, Bene gli utili per oltre 3400 Milioni di euro ( grazie alla professionalità del capitale umano di questo gruppo) e tasse versate allo Stato per oltre 1750 Milioni di euro….non male quasi quasi la metà dell’IMU nazionale.

Sono 270 le agenzie chiuse e altre faranno la stessa fine nel 2015, oltre 4500 persone in eccesso ( circa il 5 % del totale dipendenti) che per il momento sono stati ri-allocati in altre attività….per cui il CEO Messina non manda a casa nessuno…o quasi, anche perché sono ben 170 i dirigenti che nel 2014 e sino a giugno 2015 lasciano il Gruppo con un costo di 85 milioni di euro per la Banca.

La Banca Ungherese Cib è una spina nel fianco in quanto anche per il 2014 ha pesato con una perdita di oltre 335 milioni di euro – oltre ai 460 milioni del 2013…..brutta cosa questa, e il 2015 quali altre novità negative?

Ma un passaggio importante è dato dal fatto che al 31 dicembre 2014 risultavano pendenti complessivamente n. 19.415 vertenze per un totale di oltre 10 miliardi di  euro e accantonamenti per 838 milioni! Interessante anche le cause di lavoro per 151 milioni e accantonamenti per 112 milioni ! Ma come?, mi domando, possibile che gli ex dipendenti vantino così tanti soldi?

Che dire poi del contenzioso in atto con il Comune di Taranto per un prestito obbligazionario di 250 milioni di euro che ha visto soccombere con sentenza del 6 ottobre 2014 presso il tribunale di Taranto la banca e due dirigenti per 26 milioni di euro? Naturalmente ora si andrà in Appello. Vale la pena ricordare che nel 2012 tramite la filiale di New york la banca ha violato le leggi sull’embargo ed ha sostenuto il pagamento di una sanzione di 2 milioni e 900 mila dollaroni. Sono tuttora in corso altre verifiche delle autorità americane! Curiosa la causa promossa dalla fondazione del Monte dei Paschi presso il tribunale di Siena, con la quale si pretendono da ex amministratori della fondazione stessa e da un pool di banche (tra cui Intesa Sanpaolo) oltre 280 milioni… Il 14 maggio prossimo la prima udienza.

Ma… ciliegina sulla torta, a pagina 407 del bilancio troviamo la notizia con la quale ho aperto l’articolo: il 10 febbraio scorso la GdF di Milano ha notificato a Eurizon Capital s.a Lussemburgo, un provvedimento per non aver versato 731 milioni di euro quale IRES per gli anni dal 2004 al 2013! La Banca ritiene di aver operato correttamente in merito e pertanto vedremo anche per questa vicenda se ci troviamo di fronte – realmente – alla cosidetta “estero vestizione”. Finisco con alcune domande: perché la banca ha sottoscritto 2200 milioni di euro dalle società controllate Romulus Funding Corporation e Duomo Funding Plc? perché gli investitori statunitensi sono usciti da queste società che avevano emesso commercial papers ( pagherò cambiario non garantito)? Cosa non ha convinto a rinnovare la ri – sottoscrizione da parte degli americani?

Fonte: lindipendenzanuova.com