Pd, a Bologna porta a porta contro il crollo di iscritti. Task force: 100 volontari

Ma non hanno il consenso assoluto del popolo italiano? Non faticheranno a trovare i “volontari”, sono quelli che vanno in piazza contro Salvini, unica “battaglia” che questi sedicenti antagonisti portano avanti, ma guai a chiamarli servi

di Giulia Zaccariello | 23 aprile 2015

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 Emilia Romagna

Nel capoluogo emiliano in un anno si è registrato un calo del 20 per cento delle tessere: “Dato fisiologico ma preoccupante. La gente si è allontanata per tanti motivi, è un gesto di protesta: Renzi, Bersani, ma anche l’operato degli amministratori locali”. Così ecco la nuova strategia: andare casa per casa

di Giulia Zaccariello | 23 aprile 2015

Il metodo ricorda quello classico della vendita a domicilio. Solo che in questo caso non si tratta di sponsorizzare cosmetici o aspirapolvere, ma tessere del Pd a militanti delusi. Così il partitone a Bologna cerca di frenare l’emorragia di iscritti, che non ha risparmiato nemmeno il capoluogo emiliano, dove in un solo anno si è registrato un calo del 20%. La nuova strategia prevede una sorta di porta a porta, con i democratici impegnati casa per casa, a citofonare nel tentativo di riconquistare la fiducia di chi ha stracciato la tessera. Ma non solo: per la caccia all’iscritto i bolognesi stanno mettendo in piedi una vera e propria task force intergenerazionale, composta da 100 volontari, creata ad hoc per bloccare la fuga e ripopolare la base. “Il principio è semplice: invece che aspettare le persone nei circoli, andiamo direttamente a chiamarle a casa” spiega Alberto Aitini, ex coordinatore dei Giovani democratici di Bologna, e da poche settimane responsabile del tesseramento. Appena arrivato si è trovato davanti numeri poco incoraggianti, in linea con il trend nazionale dell’epoca Renzi: solo nel 2014 il Pd di Bologna ha perso 4500 sottoscrizioni, passando da 19500 a 15mila iscritti. In altre parole, uno su cinque ha deciso di “rottamare” la tessera. Una fuoriuscita costata 60mila euro alle casse del partito. “È un dato fisiologico, ma comunque preoccupante”. Da qui l’idea di pattugliare vie e quartieri, con la bandiera del Pd.

Aitini racconta che “fino a ieri chi decideva di non rinnovare la tessera non veniva richiamato. Non ci provavamo nemmeno. Invece io ho chiesto ai volontari e ai segretari di circolo di contattare i delusi e di fissare un appuntamento per andare a incontrarli a casa. Bisogna capire le loro ragioni, il perché hanno abbandonato la militanza attiva, ascoltarli e poi provare a spiegare loro le motivazioni che hanno portato il partito a fare certe scelte. Lo scopo è convincerli a riprendere la tessera. E in prima linea ci saranno anche dirigenti e segretari”.

Nessun manuale o linee guida al volontario, anche perché “ogni caso è diverso“, ma il piano è comunque curato in ogni dettaglio. E lo sforzo sarà notevole. Tanto che il Pd sta anche mettendo insieme un gruppo di 100 volontari, in parte giovani e in parte vecchie guardie del partito ed ex sindaci, per dare una mano nelle situazioni più difficili. “Inizieranno da maggio e aiuteranno a recuperare tessere nei quartieri dove il crollo è stato maggiore. Saranno di supporto”.

L’idea, continua Aitini, è “invertire la logica del tesseramento. Il circolo non è più la casa naturale del militante, non possiamo aspettarci che le persone vadano lì e chiedano la tessera. Una volta era così, ora non più. È giusto lavorare sul coinvolgimento dei cittadini, ma dobbiamo essere consapevoli che un milione di iscritti il partito non lo avrà mai più”. I tempi sono cambiati, persino in una terra come l’Emilia. Qui fino a una decina di anni fa le tessere non sono mai mancate, così come le persone disposte a sgobbare in cucina alle feste dell’Unità.

“Molti non rinnovano ma continuano a frequentare il circolo: il loro è più che altro un gesto di protesta”. Rolando Rocchetti è un volontario della Bolognina, sezione che ha fatto la storia del partito. Di anni ne ha 73, di cui oltre la metà passata da militante e con la tessera sempre in tasca. Ha visto cambiare segretari e simboli. E ha vissuto i tempi d’oro, quando le tessere raggiungevano numeri a quattro cifre. Oggi gli iscritti superstiti sono poco più di 250, di cui solo il 15% ha meno di 30 anni. “La maggioranza è composta soprattutto da persone con più di 60 anni. Mentre manca quasi totalmente la fascia dei 40enni. Ora però lo spirito è completamente diverso: una volta si faceva la tessera per dire ‘sono iscritto’, mentre oggi la fa solo chi vuole lavorare attivamente dentro il partito”. Tra le pareti dipinte di rosso e i ritratti in bianco e nero di Berlinguer, lui ogni giorno lavora per non perdere adesioni. “Parlo con i delusi, provo a far cambiare loro idea ma non è semplice. Ognuno ha una motivazione diversa: chi ce l’ha con Renzi, chi è rimasto amareggiato da Bersani e chi invece se la prende con gli amministratori locali. Sicuramente una visita a casa e una chiacchierata con un dirigente potrebbero aiutare”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/23/pd-crollo-tessere-bologna-task-force-100-volontari-porta-porta-caccia-iscritti/1612705/

LA GRANDE DISTRIBUZIONE LASCIA MILANO: IL GRUPPO AUCHAN CHIUDE IL COLOSSALE CENTRO COMMERCIALE DI CESANO BOSCONE

Ed i 180 dipendenti? Vadino anche loro a raccattare i pomodori per due euro l’ora, come orgogliosamente ostentano certi strani tutori dei diritti dei lavoratori …

mercoledì 22 aprile 2015

 La grande distribuzione lascia Milano. Il Centro Commerciale Auchan a Cesano Boscone, vicino a Milano, chiuderà i battenti entro il 31 luglio 2015 a seguito della “risoluzione anticipata del contratto di locazione, accordata dalla proprietà”. E’ quanto fa sapere il gruppo, che sottolinea come sin dall’apertura nel 2005 e con il successivo acuirsi della crisi dei consumi, “l’ipermercato di Cesano Boscone non è mai riuscito a trovare un equilibrio economico, soprattutto a causa dell’oneroso canone di locazione”.

 Proprio all’ipermercato – escludendo i negozi – i dipendenti del gruppo sono 180: per loro, spiegano dall’azienda, si cercherà di trovare una soluzione ed è già stato attivato un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali. Negli ultimi tre anni, spiega sempre Auchan, le perdite sono state di oltre 16 milioni e nel solo 2014 hanno raggiunto il valore di oltre 6 mln. “Tale livello ormai – spiega il gruppo – non è più sostenibile anche alla luce dei risultati pesantemente negativi delle attività di Auchan in Italia registrati negli ultimi esercizi”.

 A questo proposito Auchan, ricostruisce, “ha provato più volte nel corso degli ultimi anni a negoziare con la proprietà del centro una riduzione delle condizioni del contratto di locazione, in modo da renderlo meno oneroso e, quindi, maggiormente compatibile con tutti gli altri parametri economici.

 Ma a più riprese la proprietà del centro ha manifestato la propria indisponibilità a ridurre in modo congruo il citato canone; inoltre – continua – ha sempre respinto la proposta di separare la negoziazione delle condizioni del canone locativo dell’ipermercato rispetto a quello delle gallerie, oggi in un unico contratto”.

Conseguentemente Auchan “si è vista costretta ad intraprendere un’azione legale per vedersi riconosciuta o la continuità del contratto di locazione ma con un canone ridotto o la possibilità di andare via anticipatamente. Senza attendere la sentenza del Tribunale di Milano, che avrebbe anche potuto determinare solo una riduzione del canone, la proprietà del Centro, costituitasi in giudizio, ha cambiato completamente il proprio orientamento tenuto precedentemente e ha aderito alla risoluzione anticipata del contratto con Auchan, con riconsegna del centro commerciale entro il 31 luglio 2015” .

 Per effetto di ciò Auchan dovrà abbandonare i locali e cessare definitivamente l’attività dell’ipermercato di Cesano Boscone. Ugualmente si dovranno fermare anche le attività presenti nella galleria commerciale gestita da Gallerie Commerciali Italia.

 L’abbandono del colosso della grande distribuzuione del punto vendita di Cesano Boscone illustra meglio di ogni dato statistico le drammatiche condizioni delle vendite al dettaglio in Italia.

 Redazione Milano

http://www.ilnord.it/c-4206_LA_GRANDE_DISTRIBUZIONE_LASCIA_MILANO_IL_GRUPPO_AUCHAN_CHIUDE_IL_COLOSSALE_CENTRO_COMMERCIALE_DI_CESANO_BOSCONE

IMMIGRAZIONE: FASSINO, TROVEREMO 40 MILA POSTI IN PIÙ

Quindi Fassino non trova posto per le famiglie sfrattate mentre ha già 40 mila posti per i migranti?!?!

Ma non sarà mica il business più redditizio della droga che fa la differenza?

Arriva cabina di regia,caserme per smistamento in piccoli centri

(ANSA) – ROMA, 23 APR – «Abbiamo chiesto e ottenuto una cabina di regia che consenta un coordinamento più stretto tra governo, regioni e comuni, col coinvolgimento dei vertici dell’Anci, della conferenza delle Regioni e del Viminale, capace di prendere le decisioni più impegnative. Si costituirà il 6 maggio in un incontro convocato dal ministro Alfano. Siamo disponibili a fare la nostra parte, come l’abbiamo fatta in tutti questi mesi, ed il primo segnale tangibile è nella decisione di aumentare a 40mila posti dei numeri di accoglienza nel sistema Sprar (Sistema di protezione dei migranti gestito dalle amministrazioni locali, ndr). Serve però più coordinamento gestionale tra comuni e prefetture». Così Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, in un’intervista al Messaggero. «Ci sono due questioni che vanno affrontate. La prima è che di fronte ad un afflusso così grande bisogna investire del problema tutto il territorio nazionale, tutte le regioni e tutti i comuni. Coinvolgendo gli 8000 comuni, ovviamente in proporzione alla loro dimensione, la capacità di accoglienza si amplia», osserva Fassino. La seconda questione è che «bisogna allargare il bacino di accoglienza, passando per uno smistamento organizzato e dunque allestendo in ogni Regione ‘hub’ di raccolta e smistamento. Qui – spiega – subentra la nostra richiesta di disporre di edifici di grande dimensioni, come le caserme dismesse», che «non saranno un luogo di residenza permanente, ma solo una stazione di passaggio che faciliti lo smistamento ai vari comuni».

Battipaglia: Famiglia in difficoltà economica sfrattata, donna minaccia di bere bottiglia di acido

Per loro non c’è nessun obbligo di accoglienza. Diversamente umani

 22 aprile 2015

Da domani una famiglia battipagliese potrebbe non avere più un tetto sulla testa a causa di uno sfratto esecutivo che verrà attuato il 23 aprile 2015. La famiglia D.F. negli ultimi 3 anni ha tirato avanti grazie all’aiuto di persone generose che hanno preso a cuore il loro caso ma, non possono più permettersi l’affitto dell’umile casa in cui si trovano. Da oggi la signora F.V. sta protestando davanti al Comune di Battipaglia minacciando di bere una bottiglia di acido nel caso non fosse ricevuta dallo stesso ente. Già dal 14 aprile, infatti, la situazione della famiglia è nota al Comune grazie ad una lettera protocollata in cui si chiede all’ente di trovare una soluzione. “La crisi economica di questi anni ha fatto si che la famiglia D.F. in questi ultimi non sia riuscita a pagare l’affitto della loro umile casa, anche se la cifra non era di quelle altissime – si legge nella lettera scritta da Vincenzo Nobile, Ivano Esposito, Domenico Plaitano e Assunta Germano, alcuni dei cittadini che si sono interessati alla vicenda – Inoltre tra pochi giorni il tribunale provvederà allo sfratto, e precisamente il 23/04/2015. Dopo quel giorno cosa faranno? Si troveranno in mezzo alla strada? Stracciando ancor di più quel po’ di dignità che gli era rimasta? Da una istanza fatta al Comune dalla Famiglia Di Francesco a Marzo 2015 con protocollo 21685 gli è stato proposto verbalmente dai servizi sociali, un mese di albergo a spese del Comune, Ma dopo? Se le cose non cambiano? Questa famiglia dove andrà a stare? Ormai il Signor D.F. è crollato da tempo in una profonda depressione – continuano nella lettera – la Signora V. si trova anche lei in una situazione bruttissima come se il mondo gli crollasse a dosso, la giovane figlia non riesce a trovar lavoro, vanno ormai avanti da anni con la solidarietà di alcune famiglie. Ormai la loro morosità, di tipo incolpevole nei confronti dei padroni di casa, per loro è diventata ingestibile, ma ci rendiamo conto che forse il costo di un mese di albergo è molto più di un anno del loro fitto di casa. Forse un vostro intervento scongiurerebbe questo sfratto, oppure potreste fare di più se ci sarebbero le condizioni per ospitarli in un alloggio popolare. Ormai rimaniamo a voi fiduciosi – concludono i quattro – in quanto la dignità di questa famiglia è continuamente minata da situazioni così spiacevoli, persone oneste e umili che se avessero avuto la possibilità di pagare lo avrebbero fatto senza problemi, ma ormai questo imminente fratto li ha indeboliti ancor di più, lasciandosi andare, verso quell’ultimo passo che si chiama suicidio”.“

Fonte salernotoday

http://www.crisitaly.org/notizie/battipaglia-famiglia-in-difficolta-economica-sfrattata-donna-minaccia-di-bere-bottiglia-di-acido/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

Roma: Blocca un’islamica col burqa, infermiera sospesa dal reparto

Eguaglianza, deroghe per chi ha una fede particolare, il crocefisso no, il burqa in ospedale sì…istituzioni diversamente laiche?

 domenica, 22, febbraio, 2015

burca

 Il Qatar chiede il mio licenziamento perché non ho taciuto davanti alla violazione delle regole vigenti qui in Italia e messe in discussione per interessi particolari. Accedere in aree sterili, dove i degenti sono bambini, con abiti non adatti, come può essere il burqa ma anche un normale tajer, è una violazione delle regole. Dal 10 febbraio sono stata sospesa dal servizio e ora non so più che fare. Mi sento discriminata in patria perché sono una donna occidentale». Daniela Francesconi piange e racconta la sua storia, complicata e a tratti paradossale. Nonostante la rabbia per quanto accaduto non si arrende e ha denunciato l’Ambasciata del Qatar a Roma e la madre di una ragazza qatariota ricoverata presso l’Istituto mediterraneo di ematologia che l’avrebbe aggredita fisicamente. L’Ambasciata, tramite l’avvocato Bruno Bertucci, ha mandato una lettera di lamentele alla Fondazione Ime in cui indica una serie di pazienti che «hanno denunciato di essere stati trattati con arroganza, scarso senso civico e maleducazione dal capo sala del predetto reparto dott.ssa Daniela Francesconi» e contestualmente chiede di «intervenire con cortese sollecitudine al fine di evitare il ripetersi di quanto accaduto, sostituendo la capo sala del reparto con altra persona più educata e più sensibile alle necessità dei malati ricoverati presso il vostro istituto».

La vicenda è finita in Tribunale e Daniela, responsabile del reparto infermieristico presso l’Ime, ora aspetta l’esito anche del procedimento disciplinare a cui è stata sottoposta da parte della Fondazione, che si trova all’interno della struttura che ospita anche l’ospedale di Tor Vergata. Dal canto suo il direttore generale dell’Ime, Valentino Martelli, interpellato da Il Tempo fa sapere che «la vicenda risale a molti mesi fa. A carico della signora ci sono molte contestazioni, tra cui le ultime molto pesanti. È in corso una procedura disciplinare molto seria, che ha comportato anche l’allontanamento della stessa. Può essere che in tutti questi anni una sola donna è entrata con il burqa, ma ci tengo a sottolineare che il caso della Francesconi non ha niente a che vedere con questo. In questa storia non c’entra la religione». Il legale dell’Ambasciata ha spiegato che «alcuni pazienti hanno segnalato degli episodi riguardo a quanto accaduto all’interno della Fondazione che lavora molto con il mondo arabo. Io, però, oltre a quello che ho scritto nella lettera non so. Posso aggiungere che in seguito sono arrivate altre lamentele contro la dottoressa, ma l’Ambasciata del Qatar ha deciso di non andare oltre». La 54enne, che lavorava all’interno dell’Ime da oltre dieci anni come stimata professionista, non si capacita per quanto accaduto e rimane convinta che le contestazioni disciplinari sono «campate una aria».

Daniela, qualche donna araba ha tentato di entrare con il burqa nel reparto contro le sue indicazioni?

«Si».

Lei è stata aggredita in ospedale da una qatariota. Perché?

«Ho applicato il regolamento impedendo l’accesso alla sala in cui ci sono le cucine per motivi igienico-saitari ad una ragazza ricoverata. La madre di questa mi ha aggredito verbalmente e mi ha anche dato uno schiaffone davanti a tutti».

Poi cosa è successo?

«Il giorno dopo è arrivata la lettera da parte del legale dell’Ambasciata del Qatar in cui si chiedeva la mia rimozione. Incredibilmente in seguito sono stato oggetto di svariati procedimenti disciplinari immotivati tra lo stupore dei miei colleghi».

In altre occasioni si sono verificati episodi simili?

«In realtà la difficoltà di lavorare in questo contesto è quotidiana. La Fondazione si occupa di curare bambini malati di talessemia che vengono anche sottoposti a trapianti. Preservare l’accesso nelle aree sterili con determinati tipi di abbigliamento è fondamentale per la salute dei pazienti che in quella fase hanno le difese immunitarie azzerate. In queste aree non si entra con abiti civili, che sia un burqa o tajer. Non è la qualità culturale dell’abito che si discute».

Che spiegazione si è data per quanto accaduto?

«Credo dipenda dal fatto che sono una donna occidentale che non si è piegata alla violazione delle regole. È una discriminazione nei nostri confronti. La Fondazione è frequentata in prevalenza da arabi e qatarioti che vogliono imporre le loro regole nel nostro Paese. Così facendo, vinceranno sul piano culturale. Il Qatar ha vinto la prima battaglia ottenendo la mia sospensione, ma io non mi arrendo. Sono una dipendente dello Stato italiano perché Ime è finanziato con i nostri soldi, quindi bisogna rispettare le regole imposte dal nostro paese. Immagino di essere la prima donna che denuncia uno Stato».

Francesca Musacchio  il tempo

Imolaoggi.it risponde alle ripetute diffamazioni de l’EspreSSo

E l’Espresso quanto prende di soldi pubblici? Basti ricordare quando fece quel servizio marchetta contro Grillo per l’ecovillaggio in Costa rica

 mercoledì, 22, aprile, 2015

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 Per la seconda volta nel giro di pochi giorni, invece di occuparsi a tempo pieno dei gravi problemi che affligono l’Italia e gli italiani (come fanno i ‘veri giornalisti’), i servi, i prezzolati, i pennivendoli e gli scribacchini a libro paga della tessera n°1 dei Pdioti (si, quello famoso per fare utili in Italia e pagare le tasse in Svizzera…) perdono tempo perseverando nella diffamazione di ImolaOggi.it, consapevoli di avere dalla loro parte soldi e ‘magistratura politicizzata’ e che, sia il Direttore che l’Editore, in nome della libertà di espressione, sono piuttosto contrari alle querele.

Questi i link diffamatori che ci riguardano (FINANZIATI CON FONDI PUBBLICI al modico prezzo di 16.186.244 di euro all’anno).

Razzismo in rete, l’odio non si ferma davanti alla strage dei migranti

Il grande business di chi spaccia balle e odio  il cui è autore Maurizio Di Fazio (in foto presa da profilo pubblico facebook)

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Tralasciamo l’accusa di pubblicare bufale con la quale li abbiamo già ampiamente sbugiardati qui. Tralasciamo anche l’accusa di voler fare business, in quanto anche un 13enne oggi si renderebbe conto che si tratta una falsità, semplicemente osservando il codice pulito della pagina.

E veniamo all’accusa di razzismo che ci viene mossa perché pubblichiamo fatti veri mettendo in risalto la nazionalità di chi li compie. Qualcuno dovrebbe spiegare a questi logorroici antirazzisti da tastiera che la nazionalità è un dato anagrafico e geografico, non un’espressione razzista e che, invece di scandalizzarsi per i nostri titoli, farebbero bene a prendere distanza dai crimini commessi e astenersi dal difendere i malviventi solo perché stranieri. Questo è il vero razzismo.

Per spiegare il termine ci viene in aiuto la Treccani: Razzista è chi sente superiore, proprio come gli scribacchini dell’Espresso

“razzismo s. m. [der. di razza, sull’esempio del fr. racisme]. – Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore

In nome della loro pretesa superiorità, i sinistronzoli, pretendendo di destinare noi alla sottomissione – e ritenendosi unici depositari della verità assoluta contenuta nel pensiero unico al quale né ora né mai ci piegheremo – vorrebbero dunque metterci a tacere a furia di pettegolezzi da portineria. E’ una tattica usata da sempre: se non riesci a stare al livello del tuo avversario, getta nel fango anche lui. Purtroppo alcuni sprovveduti scrivono parole di cui ignorano la potenza e la prima volta che si sono occupati di noi,  ci hanno regalato quasi 1000 fan in pochi giorni. Gratis. Speriamo in un bis.

I suddetti prezzolati inoltre ignorano che il giornalista vero è colui che gode di una totale assenza di asservimento al potere; il potere rende letterariamente impotenti perciò, di fronte ad una penna ribelle, anche la tessera n.1 di un qualsiasi partito esce sconfitta. E tanto più lo è, quanto piu’ è esile il potere a cui cerca di aggrapparsi. Solo lo scrittore può dargli una lezione: i tiranni sono polvere, ma l’uomo con la penna non conosce morte.

Ora, siccome riteniamo che i soli che possano GIUDICARE siano i lettori i quali, con il semplice gesto di un click, possono ‘approvare’ o cancellare per sempre dalla loro visuale ImolaOggi.it, lasciamo a loro, lasciamo ai milioni di persone che ci seguono la libertà di restare con noi o andare.

Ai bacchettoni di partito, che dall’alto della loro prosopopea, presunzione e superiorità (vero razzismo)  tacciano di razzismo noi perché non inquadrati e non conformati al sistema, rispondiamo con le parole  di Oriana Fallaci: “essere disubbidiente significa, stare all’opposizione. Per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di ciò che ci viene detto” e ImolaOggi.it, oltre che stare all’opposizione, dice e scrive la verità, diffondendo ciò che i padroni non vogliono si sappia.

Armando Manocchia

http://www.imolaoggi.it/2015/04/22/imolaoggi-it-risponde-alle-ripetute-diffamazioni-de-lespresso/

Italicum, sostituzione minoranza Pd: dal 2011 un colpo di stato permanente

Vorrai mica andare in piazza a contestare l’Italicum ed il Pd, in piazza si va per difendere Renzi ed il Pd dalla “minaccia” Salvini

 mercoledì, 22, aprile, 2015

di Giuseppe Palma

Ho già scritto in merito agli aspetti tecnici e alle conseguenze politiche della nuova legge elettorale fortemente voluta da Renzi (a tal proposito si legga questo mio articolo quindi in questa sede mi occuperò di quanto è accaduto di recente in merito alla decisione presa dal gruppo parlamentare del PD (su evidente pressione di Renzi) di sostituire alcuni suoi parlamentari che siedono in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati (POTERE LEGISLATIVO), i quali erano (e sono) in forte dissenso con le volontà del Presidente del Consiglio dei ministri (POTERE ESECUTIVO), e che quindi avrebbero potuto presentare emendamenti al testo dell’Italicum approvato dal Senato (il cui contenuto rispecchia fedelmente le volontà del capo del Governo).

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La nuova legge elettorale (Italicum) è stata approvata dal Senato della Repubblica alla fine di gennaio di quest’anno (grazie ai voti di una parte dell’opposizione) ed è quindi in attesa del voto definitivo da parte della Camera dei deputati perché diventi legge dello Stato.

Nel frattempo si è rotto il cosiddetto Patto del Nazareno (tra Renzi e Berlusconi) con il conseguente mutamento del quadro politico sulle riforme!

A seguito della ferma volontà espressa dal Presidente del Consiglio di voler approvare in via definitiva la legge elettorale senza alcuna modifica rispetto al testo licenziato dal Senato (in caso di modifiche il testo tornerebbe nuovamente al Senato dove la maggioranza parlamentare è in difficoltà sia numerica che politica), il gruppo parlamentare del PD (alla Camera dei deputati) ha deciso – ai sensi dell’art. 19 del regolamento della Camera – la sostituzione di ben 10 suoi deputati della Ia Commissione (Affari Costituzionali), tutti deputati che già da tempo chiedevano modifiche sostanziali al testo partorito dal Senato, in aperto contrasto con le precise volontà del Presidente del Consiglio. Per di più, i nomi dei deputati che verranno “epurati” dalla Ia Commissione sono a dir poco altisonanti: Bersani, Bindi, Cuperlo, D’Attorre, Lattuca, Pollastrini, Giorgis, Meloni, Agostini e Fabbri, i quali – chi più, chi meno – avevano espresso chiaramente la volontà di migliorare già in Commissione il testo della legge.

Per evitare “sorprese”, ecco che viene leso uno dei principi fondamentali dello STATO DI DIRITTO, ossia quello della separazione tra i poteri, e, nel caso di specie, la separazione tra il POTERE LEGISLATIVO (esercitato dal Parlamento e quindi dalle diverse Commissioni di cui esso si compone) e quello ESECUTIVO (esercitato dal Governo, attualmente presieduto da un uomo che non gode di alcuna legittimazione democratica scaturente da elezioni politiche e che è anche Segretario politico nazionale del partito di maggioranza relativa).

E’ opportuno evidenziare che la predetta sostituzione – da un punto di vista formale – avverrà nel pieno rispetto delle regole (regolamento parlamentare), ma in aperto contrasto sia con la cosiddetta Costituzione materiale (cioè con il significato intrinseco della Costituzione che non ammette ingerenze di questo tipo da parte del potere esecutivo nei confronti del potere legislativo), sia con il principio della separazione tra i poteri dello Stato.

Mai era avvenuto nella storia repubblicana un “cambio” in Commissione così repentino e massiccio in vista dell’approvazione di una legge fortemente voluta dal Governo (ben 10 deputati in una Commissione che ne conta in totale 50, di cui 23 spettanti al Partito Democratico). In pratica il PD vorrebbe sostituire quasi la metà dei suoi componenti in una delle Commissioni parlamentari più importanti per lo svolgimento della vita democratica del Paese.

Ma ormai, dal novembre 2011 in avanti, v’è in Italia un “colpo di Stato permanente” (come il mio amico Paolo Becchi lo definisce in un suo bellissimo libro avente medesimo titolo) che – nascondendosi dietro il rispetto delle regole – esautora la Costituzione materiale nell’apparente rispetto di quella formale!

Non è possibile – ai giorni nostri – pensare a “colpi di Stato” come quelli del passato in cui si faceva ricorso esclusivo all’uso delle armi; oggi, infatti, il “colpo di Stato” avviene con imbarazzante frequenza ma è appositamente travestito con “abiti” che assicurano il rispetto della forma!

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Faccio un esempio: il Governo Monti si insediò nel novembre 2011 nel pieno rispetto della Costituzione formale (che non prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri), infatti Mario Monti e il suo Governo ottennero la fiducia da entrambi i rami del Parlamento con una maggioranza bulgara propria dei moderni “colpi di Stato”, tant’è che quel Governo fu imposto da organismi sovranazionali non eletti che fecero ricorso al “terrorismo” mediatico utilizzando il ricatto/imbroglio dello spread! Il tutto con l’appoggio di alcune alte Istituzioni nostrane, della stampa di regime e della martellante campagna televisiva! Si prospettò un gravissimo ed imminente pericolo per la Repubblica del tutto inesistente (tant’è che l’intera tempesta degli spread nel 2011 è costata allo Stato – in termini di servizio del debito – appena 5 mld di Euro in più rispetto all’anno precedente) in nome del quale si posero le basi per spodestare un Governo democraticamente eletto sostituendolo con un Governo di sconosciuti imposto dalla Troika! E che dire, ad esempio, dall’altissimo numero di voti espressi dal nostro Parlamento (nella XVIa Legislatura) in merito all’autorizzazione alla ratifica del Fiscal Compact e alla costituzionalizzazione del vincolo del pareggio di bilancio, il tutto sotto una forte pressione anti-democratica proveniente da organismi totalmente estranei al nostro ordinamento costituzionale???

Ciò detto, gli strumenti che il potere utilizza per esautorare e svilire la democrazia sono sempre gli stessi:

  1. si crea ad arte una situazione di grave ed imminente pericolo per lo Stato, oppure di necessità di riforme urgentissime allo scopo di salvare/migliorare le Istituzioni e/o l’economia del Paese;
  2. si condisce il tutto attraverso una campagna mediatica che rimbecillisce il popolo (a tal proposito il potere “ingaggia” alcuni professoroni/espertoni pronti a vendere la propria indipendenza culturale in cambio di riconoscimenti, nomine, scatti di carriera e/o poltrone);
  3. si rende urgente e non più ritardabile l’adozione di misure anti-democratiche facendole digerire per necessarie e salvifiche in virtù di un falso miglioramento della situazione;
  4. si costringono (anche comprandole) le pedine del potere ad adottare queste misure;
  5. si pongono in essere sistemi che rendono quasi impossibile il ripristino delle situazioni pre-esistenti, anche attraverso campagne di informazione a carattere intimidatorio (se non di peggio);
  6. si delegittimano (anche culturalmente) sia le opposizioni che le voci fuori dal coro, arrivando addirittura a tenerle lontane dai circuiti mediatici più seguiti dal popolo!

Per far questo, essendo ormai matura nel popolo la concezione della gravità di violare le regole scritte nella Costituzione, si utilizza il vile sistema dello smembramento sostanziale del significato intrinseco delle regole stesse!

E’ accaduto in passato (remoto e recente), stà accadendo adesso, accadrà anche in futuro!

Nel caso dell’imminente sostituzione dei 10 deputati PD dalla Ia Commissione della Camera in vista dell’approvazione definitiva dell’Italicum, pur essendo stato – da un lato – rispettato il regolamento parlamentare (FORMA), dall’altro si è spudoratamente calpestato sia il principio della separazione tra i poteri dello Stato sia il significato intrinseco del regolamento stesso e della Costituzione materiale (SOSTANZA).

Quindi che importa se la sostanza è del tutto calpestata e tradita!

Del resto anche Napoleone e Mussolini arrivarono al potere rispettando la forma ma calpestando la sostanza: il primo si fece nominare console dal Consiglio dei Cinquecento dopo che Parigi era stata circondata dalle truppe del M.llo Murat con il pretesto di un grave ed imminente pericolo per la Francia (una vera e propria forzatura costruita ad hoc); il secondo fu addirittura chiamato dal Re allo scopo di conferirgli l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri dopo che la marcia su Roma aveva indotto la corona a desistere dall’adottare soluzioni drastiche (Vittorio Emanuele III avrebbe potuto firmare lo stato d’assedio presentatogli da Facta con la conseguenza che mai sarebbe nato il Ventennio fascista).

I “colpi di Stato” dell’Era moderna e contemporanea, quindi, avvengono nel sommario rispetto delle regole ma tradendo e calpestando la sostanza!

Inoltre, ed è una circostanza del tutto evidente, le imposizioni dell’attuale Presidente del Consiglio nei confronti della sua maggioranza parlamentare, oltre a sottolineare un’indebita ed illegittima ingerenza del POTERE ESECUTIVO nei confronti del POTERE LEGISLATIVO, provocano un preoccupante spostamento dell’asse democratico/costituzionale verso il primo a scapito del secondo, in evidente contrasto NON con la Costituzione formale (le cui disposizioni sono sommariamente rispettate) bensì con la Costituzione materiale, la quale è ormai divenuta lettera morta!

Tutto ciò premesso, che cosa rappresenta l’eventuale sostituzione dei 10 deputati della minoranza PD all’interno della Ia Commissione della Camera in vista dell’imminente approvazione dell’Italicum? E’ il frutto di un regolare gioco democratico o si tratta dell’ennesimo “colpo di Stato” dell’Era contemporanea?

Non ai posteri, ma a noi, l’ardua Sentenza!

http://www.imolaoggi.it/2015/04/22/italicum-sostituzione-minoranza-pd-dal-2011-un-colpo-di-stato-permanente/