O TTIP O VITA, O NO NATO O MORTE

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/04/o-ttip-o-vita.htmlMONDOCANE

GIOVEDÌ 16 APRILE 2015

L’educazione non sarà il privilegio di chi può comprarla e la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla. (Eduardo Galeano)

A volte, per fare la cosa giusta, devi infrangere la legge. (Edward Snowden)
Lo strumento più importante in mano all’oppressore è la mente dell’oppresso. (Stephen Biko)
Il mondo è un posto pericoloso, a causa non di coloro che fanno il male, ma di coloro che guardano e non fanno niente. (Albert Einstein)
 
Non sono defunto, ancora, ma emergo da molte settimane di lavoro per il nuovo docufilm “L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE – Grandi Opere, Grandi Basi, Grandi Crimini”, finalmente terminato e a disposizione degli interessati dal 1. maggio. Appena possibile mi esprimerò sui cataclismatici avvenimenti che hanno segnato questo periodo, tra America Latina, Medioriente, fasciorenzismo. Intanto, per non desertificare questo blog, inserisco un intervento, scritto per un’iniziativa pubblica, sul TTIP, l’uragano euro-statunitense che minaccia di spazzarci via tutti se non sapremo fermarlo.
 
Mi congratulo con il Movimento Cinque Stelle, che è in prima linea nella denuncia di questo vero e proprio assalto finale alla nostra sovranità, e con chi ha voluto fornire in questa occasione un’informazione corretta sul TTIP, a dispetto dello strettissimo riserbo con cui i negoziatori cercano di mantenere il segreto per evitare che un’opinione pubblica informata si ribelli.
Il TTIP è una manovra congiunta delle élite americana ed europea che risponde a mandanti che già dispongono di oltre metà della ricchezza del pianeta e che mirano a sottoporre al proprio dominio politico, economico, militare e culturale, chi ancora si oppone alle devastazioni del neoliberismo e delle strategie di guerra.
L’obiettivo è di far prevalere sulle legislazioni nazionali gli interessi di banche e multinazionali, con misure come il Tribunale Privato Internazionale, composto da privati esponenti del potere economico e che giudicherà sui conflitti che potranno nascere tra leggi nazionali a protezione di ambiente, lavoratori, salute, cibo e, dall’altra parte, i profitti delle multinazionali. Tutto deve essere ridotto agli standard e alle norme esistenti negli Usa, che è il partner più forte. L’agroindustria, la chimica, l’alimentare, degli Stati Uniti avranno la meglio sulla nostra agricoltura, sui controlli alimentari, sui farmaci, sul principio di precauzione che da noi esiste e da loro no. Verremmo inondati da Ogm, carne al cloro, polli agli antibiotici, diserbanti e antiparassitari tossici. Le nostre residue norme sul lavoro, dopo la decimazione operata dall’associazione a delinquere che ci governa, verranno spezzate via da un precariato generale, a tutele scomparse, affine a forme di neoschiavismo.
Al TTIP si accompagna un trattato meno conosciuto, ma altrettanto rovinoso, il TISA, cui aderiscono anche paesi extra-europei, infeudati agli Usa. Impone la privatizzazione di tutti i servizi, nazionali e locali, dall’istruzione alla sanità, dall’acqua ai trasporti, alla sicurezza. E’ ancora più segreto del TTIP e, pensate, dovrà restare segreto fino a cinque anni dopo la sua entrata in funzione!
Tutto questo può essere qualificato come una NATO economica, sociale, culturale, che si aggiunge a quella militare dalla quale siamo obbligati a partecipare a tutte le guerre d’aggressione dell’Occidente e a piegarci alla politica estera americana, decisa nell’esclusivo interesse dalle élite occidentali.
Pista di lancio per questi trattati-capestro è però lo Sblocca Italia, del governo Renzi, che apre la strada alle devastazioni che ci verranno inflitte. Con lo Sblocca Italia, l’intero paese è stato posto alla mercè di un’economia di rapina, protetta da un sistema politico anticostituzionale, con di nuovo un uomo solo al comando. Le famigerate Grandi Opere, che stanno provocando sollevazioni in tutto il paese, saranno decise solo dal governo, mentre verranno tagliati fuori gli enti intermedi, regioni, province,sovraintendenze, finora istituzioni deputate a difendere il proprio territorio. Inceneritori, trivelle petrolifere, trafori, discariche, qualsiasi manomissione di un territorio già saccheggiato, sono dichiarati “strategici” e nessuno potrà opporvisi, come fossero basi militari.
Ho percorso il Messico da un capo all’altro, dopo che gli era stato imposto da Usa e Canada il NAFTA, un trattato di libero scambio che è esattamente il modello di quello che si sta negoziando tra Nord America e Europa. Il Messico di Emiliano Zapata e di Pancho Villa, un tempo prospero e  orgoglioso della propria indipendenza, ne è stato raso al suolo. Ogni aspretto della sua vita è controllato dagli Stati Uniti e dalle loro multinazionali. Pensate che il Messico non produce più il mais, da millenni suo cibo di base. Lo importa dagli Stati Uniti, sotto forma OGM, dove i coltivatori sono sovvenzionati dallo Stato. I lavoratori sono semischiavi senza diritti nelle fabbriche americane delocalizzate, il territorio è devastato dalle imprese minerarie e del legname. I narcotrafficanti hanno il controllo del territorio, come da noi le mafie, e sono intimamente intrecciate a tutti i poteri, fino al vertice. Con il pretesto della  lotta ai narcos, si è militarizzato il territorio e si reprime ferocemente ogni protesta con unità addestrate negli Stati Uniti.
Tutti i paesi centroamericani sono nelle stesse condizioni, sotto il tallone degli Usa, sfruttati a sangue dalle multinazionali,. Perdono ogni anno centinaia di migliaia di cittadini che emigrano sperando di sopravvivere al nord. Finiscono come sicari dei narcos messicani, o come forza lavoro a infimo costo negli Usa. Questo è il risultato dei trattati che si concludono con gli Stati Uniti.
Negli ultimi tempi ho girato buona parte dell’Italia per un documentario che denunci lo sfascio dell’Italia mediante le aggressioni civili e militari al territorio, “L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE”. Vi assicuro che quanto ho visto basta a convincerci tutti che domani è già troppo tardi.
Penso, perciò, che la lotta contro i trattati e contro lo Sblocca Italia, obbrobrio finalizzato ai profitti della solita banda di corrotti, debbano andare di pari passo. Il nemico in casa è l’avanguardia del nemico di fuori. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, da decenni non ci procurano che impoverimento, sottocultura, frammentazione sociale, disastri ambientali, sfruttamento e guerre. Il garante militare di tutto questo è la NATO, di cui il TTIP è l’espressione economico-sociale, come in America Latina il “facilitatore” dell’imposizione di un neoliberismo di tipo Chicagoboys-renzista, è stata la collaborazione militare tra dittatori, Cia e Pentagono (Piano Condor),Credo che la battaglia contro il TTIP, oltreché dallo Sblocca Italia, non possa prescindere dalla lotta per l’uscita dalla Nato, ora avviata dai gruppi No Nato in Italia e fuori. Nella nostra stagione dei genocidi sociali e militari pianificati su scala mondiale, è necessario, più che in qualsiasi momento del passato, impegnarsi nella parola d’ordine “O ORA, O MAI PIU’” .

L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE – link trailer

Ecco il link per il trailer del mio nuovo docufilm “L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE – Grandi Opere, Grandi basi, Grandi crimini” 
Per riceverlo il dvd del documentario per posta, occorre che gli interessati mi inviino il ,proprio indirizzo postale.
Per presentazioni con il sottoscritto scrivere a visionando@virgilio.it .
Fulvio Grimaldi
Italia pesta locandina

Gli Olivi di Ortia e dintorni – lettera ad un forestale

Segnalo questa bellissima lettera indirizzata ad un forestale che dovrebbe abbattere gli Olivi di Ortia e dintorni:

http://comune-info.net/2015/04/lettera-aperta-a-un-forestale/#comment-683217

“Caro forestale,

io ti ho visto. Ti ho visto salvare un animale, svelare una frode, spiegare la natura a una classe di bambini, spegnere un fuoco con una pompa vecchia di almeno trent’anni. Una volta mi hai anche regalato una
“scacciafuoco”: un attrezzo semplice, che si fa con i vecchi manicotti ignifughi e un bastone e funziona alla grande.

Qualche giorno fa ti ho anche visto in lacrime davanti a un ulivo centenario che vi hanno voluto far abbattere ad Oria.

So che erano lacrime vere, come le mie. E parlavano del dolore, della rabbia, dell’impotenza.

Ma so anche che nei piani folli di chi ci governa c’è anche quello di “chiudervi” e che contro lo smantellamento del Corpo Forestale dello Stato si è anche levata la voce di tutti quelli che sono contro le mafie.

Ed ora a te, proprio a te, hanno affidato il compito di essere il “braccio armato” di quelle mafie che combatti da tutta la vita. Sì, perchè l’”affaire Xylella” questo è: mafia, reato contro l’ambiente, attentato alla salute pubblica. Lo so io come lo sai tu.

Sappiamo che dove non ci saranno più ulivi ci saranno superstrade che non servono a niente tranne che a nascondere tonnellate di rifiuti. E poi speculazione edilizia e devastazione. Sappiamo, tu ed io, che respireremo altri veleni e i primi ad ammalarsi saranno i bambini.
Allora ti chiedo solo una cosa: dì no.

Dillo alto e forte, perchè tu hai giurato per difendere l’ambiente e il bene comune. Ogni volta che ti chiedono di fare abbattere un ulivo: dì no, perchè hai giurato di proteggerlo.

Ogni volta che ti chiedono di andare contro ragazze e ragazzi: dì no, perchè il tuo lavoro non è l’ordine pubblico.

Ogni volta che ti chiedono di fare spargere veleni: dì no, perchè tu sai cosa sono davvero. Quello che ti chiedo si chiama obiezione di coscienza, si chiama disobbedienza civile. È una pratica semplice, non violenta, dignitosa.

Non sarà facile, ma io e tanti altri allora saremo dalla tua parte. Ti difenderemo se ci difendi.

Saremo al tuo fianco se sarai nei guai, se ti daranno provvedimenti disciplinari e multe, se ti stroncheranno la carriera. Tenere fede a un giuramento, vivere con onore e con dignità ha sempre un prezzo, per tutti. C’è tanta storia ad insegnarcelo e tante vite ben spese.

Ma insieme saremo, come siamo, una comunità. Quella società civile che ha cervello, cuore, gambe e braccia per resistere.

Come gli ulivi.

Contorti, piegati, a volte spezzati da un vento più forte e dall’idiozia degli uomini. Ma vivi.”

Questo è EXPO di Milano – Nutrire le multinazionali

Per sapere cosa sia questo EXPO di cui si parla e scrive a vanvera nelle TV e sui giornali: “Nutrire le multinazionali”

http://comune-info.net/2015/04/nutrire-le-multinazionali-expo/

“Il Primo Maggio non sarà la giornata di inaugurazione di un Grande Evento.

Il Primo Maggio va in scena il teatrino, che presenta come eccezionale un paradigma, che in realtà si sta già affermando sul territorio lombardo e su quello nazionale.

Expo non è limitato a un periodo di tempo, non è circoscritto ad una determinata regione, Expo è l’emblema di un sistema di gestione dei territori che travalica la territorialità del qui ed ora, che sfrutta la logica del grande evento, dello stato di eccezione, per mettere i suoi tentacoli in ogni angolo della metropoli e della società:
dall’alimentazione al lavoro, passando agli umilianti discorsi rispetto al ruolo della donna (leggi anche Note critiche a margine dell’Expo di Gea Piccardi, ndr), alla consegna della città alla speculazione edilizia e alla corruzione. Expo non inventa nulla, raccoglie e istituzionalizza percorsi d’attacco ai diritti, alla vita, al futuro che da anni subiamo.
Expo è un modello di governance, uno strumento del capitale, quindi è un acceleratore di processi neoliberali che vanno dal superamento dello stato nazione e delle sue rappresentazioni sotto forma di democrazia rappresentativa, alla speculazione e all’esproprio di ricchezza dal territorio e di sfruttamento delle vite, passando per l’imposizione della logica del “privato”. Expo, assieme a “grandi eventi” (Mondiali di calcio ed Olimpiadi), Grandi Opere e gestione dei grandi disastri ambientali ha, quindi, un ruolo centrale in questa fase del capitalismo.

Partendo dalla speculazione sui terreni agricoli, il “governo Expo”
accelera i processi di svendita del patrimonio pubblico e di “privatizzazione all’italiana”: si costituiscono aziende di diritto privato che in realtà sono costituite da enti pubblici (vedi Expo spa); vengono drenate risorse a settori di supporto sociale, come l’abitare, la mobilità accessibile, la cultura; si attivano ingenti processi di cementificazione di aree urbane ed extraurbane (centinaia di km du asfalto tra Teem, Brebemi, Pedemontana e la distruzione dei parchi a sud-ovest di Milano per realizzare la via d’acqua) che stravolgono l’assetto urbanistico e la vivibilità dei quartieri.”

Continua qui:

http://comune-info.net/2015/04/nutrire-le-multinazionali-expo/

Renzi, l’Italicum e l’ipotesi dimissioni

 
LE GRANE DI MATTEO

Renzi, l'Italicum e l'ipotesi dimissioni

Matteo Renzi si prepara al peggio e, nonostante la spavalderia mostrata in pubblico, ai suoi più stretti collaboratori ha confidato che sarebbe pronto a dimettersi. Il perché lo spiega Affari Italiani rivelando il retroscena di un incontro che si sarebbe svolto tra il premier e alcuni fidatissimi prima della partenza per gli Stati Uniti. “Non cedere un millimetro sulla legge elettorale”, si è raccomandato il segretario del Pd. Il premier teme per gli emendamenti sulle preferenze, i capilista bloccati e le soglie, che verranno presentati alla Camera e che potrebbero passare grazie a una quarantina di voti segreti. Se anche un solo di questi emendamenti dovesse passare la legge dovrebbe tornare a Palazzo Madama per un’altra lettura sconfessando così tutta la sua strategia che prevede l’ok definitivo all’Italicum prima delle Regionali del 31 maggio. E Renzi, assicurano i suoi a Alberto Maggi, in questo caso andrebbe dritto al Quirinale a dimettersi, buttando fuori dal Pd le varie minoranze. L’impressione è quella che lo stesso premier voglia giocare fino in fondo e vedere cosa accade. Se vince va avanti a governare più forte di prima, se perde si torna al voto a ottobre (o con il Consultellum o con una nuova legge elettorale magari fatta da un governo del Presidente) nella speranza di avere questa volta una maggioranza coesa senza le spine nel fianco della sinistra dem. 

Migliaia di partigiani No Tav – Terzo Valico marciano ad Arquata

20 aprile 2015

Partigiani della nostra terra. Dietro questo striscione tremila persone hanno invaso sabato scorso le strade di Arquata Scrivia per ribadire ancora una volta l’opposizione alla costruzione del Terzo Valico. Tutte e tutti insieme donne, uomini, anziani e bambini hanno percorso in lungo e in largo le strade del paese simbolo della resistenza alla costruzione di un’opera inutile, devastante per il territorio e pericolosa per la salute di tutti. Dopo la giornata di mercoledì in cui il movimento era riuscito per l’ennesima volta ad impedire l’esproprio del presidio No Tav – Terzo Valico di Radimero è arrivata la prova di forza di sabato con cui la resistenza No Tav ha dimostrato di non venire minimamente scalfita dal passare del tempo. Giova ricordare che la prima marcia di popolo contro la linea ad alta velocità avvenne nove anni fa nell’aprile del 2006 e oggi a distanza di tutto questo tempo prosegue con sempre maggior vigore la mobilitazione dei cittadini della valle Scrivia e delle altre valli interessate dal progetto.

Il lungo serpentone ha sfilato anche per i luoghi colpiti dall’alluvione dello scorso autunno rendendo evidente l’assurdità di voler spendere 6,2 miliardi di Euro a preventivo per un’opera inutile a fronte di un territorio che frana e avrebbe bisogno di seri interventi contro lo stato avanzato di dissesto idrogeologico. Tanta è stata anche la solidarietà arrivata da altri territori con la presenza di delegazioni provenienti dal Movimento No Tav valsusino, dai comitati contro il Tav Brescia – Verona, dai comitati No Tav del Brennero, dal comitato veneziano No Grandi Navi e da numerose delegazioni in lotta per il diritto alla casa e al reddito provenienti da Alessandria, Torino, Roma e Bologna.

Lungo il percorso della marcia è stato rivolto un saluto ai sedici attivisti dei comitati No Tav – Terzo Valico liguri impossibilitati a partecipare alla manifestazione in quanto colpiti dalla misura del foglio di via a seguito della marcia popolare del 5 aprile dell’anno scorso. Uno strumento repressivo che al pari di processi, denunce e manganellate non è riuscito a fiaccare la resistenza popolare alla costruzione dell’opera.

Sulle note di Bella Ciao la marcia si è conclusa in Piazza Santo Bertelli dove è stata lanciata forte e chiara la richiesta rivolta al Governo Renzi di chiudere immediatamente i cantieri del Terzo Valico, di cancellare “la criminogena” legge obiettivo, il decreto sblocca Italia e destinare i fondi a favore della cura del territorio e di spese sociali quali casa, scuola, reddito e sanità. Anni di lotta hanno insegnato a tutti che non bisogna farsi troppe illusioni. Tanta è la consapevolezza che solo dal basso sarà possibile mettere in discussione le grandi opere e costruire un futuro rispettoso delle comunità locali.

A pochi giorni dalle celebrazioni del 25 aprile e della liberazione dal nazi fascismo migliaia di partigiani dei nostri giorni hanno dimostrato ancora una volta di essere determinati a resistere un minuto in più di chi vorrebbe devastare per mere ragioni di profitto i nostri territori. Bisogna continuare a lottare, quella della resistenza popolare è una strada faticosa e in salita ma è l’unica che può davvero riuscire a fermare il Terzo Valico e il sistema delle grandi opere. Con la generosità di sempre bisogna preparare nuovamente i cervelli, i cuori e le pance per resistere ai prossimi tentativi di esproprio. Fermarli è possibile, farlo tocca come sempre a noi.

Pubblichiamo un video riassuntivo della giornata e una selezione delle tantissime fotografie che stanno girando in rete in queste ore

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da Il Manifesto di domenica 19 aprile

«Terzo Valico inutile e dannoso» Ad Arquata tutto il paese in corteo

—  Mauro Ravarino , ARQUATA SCRIVIA (ALESSANDRIA), 18.4.2015

No Tav. In tremila sfilano nel comune del basso Piemonte. Sul percorso fino a Tortona le spese sono esplose e fra poco partiranno gli espropri. «Alla fine vinceremo»

Il sole è arri­vato per ultimo, quando la piazza della sta­zione di Arquata Scri­via era già piena. A quel punto, il cor­teo è par­tito con slo­gan e stri­scioni con­tro la rea­liz­za­zione del Terzo Valico, un’opera che qui, nel Basso Pie­monte, la popo­la­zione con­si­dera «inu­tile e dan­nosa». Alle ori­gini, nel 1991, la linea fer­ro­via­ria ad alta velo­cità e capa­cità doveva col­le­gare Genova a Milano, con gli anni il per­corso si è accor­ciato a 53 chi­lo­me­tri (dal capo­luogo ligure a Rivalta Scri­via, vicino Tor­tona) men­tre i costi lie­vi­ta­vano: 6,2 miliardi di euro, 115 milioni di euro al chilometro.

È un’opera con­si­de­rata tut­tora stra­te­gica dal governo Renzi, nono­stante il neo mini­stro delle Infra­strut­ture Gra­ziano Del­rio abbia recen­te­mente messo in cri­tica il sistema delle grandi opere, dopo lo scan­dalo tan­genti sol­le­vato dalla Pro­cura di Firenze, che coin­vol­ge­rebbe anche gli appalti del Terzo Valico. Ma la Torino-Lione e la Genova-Rivalta Scri­via restano in pro­gramma. Una con­trad­di­zione di fondo che i No Tav con­te­stano pro­fon­da­mente. Ieri, per dire no al Terzo Valico e alle mega opere, sono scesi in piazza ad Arquata tre­mila per­sone. C’erano tutti i comi­tati delle valli ales­san­drine Scri­via e Lemme e di quelle geno­vesi Verde e Pol­ce­vera, diret­ta­mente inte­res­sate dal per­corso fer­ro­via­rio che andrebbe a som­marsi agli attuali due valici dei Giovi e riper­cor­re­rebbe l’antica via romana Postu­mia. Sono, inol­tre, arri­vati pull­man dalla bat­ta­gliera Val di Susa e da Bre­scia e Verona. E gli atti­vi­sti del movi­mento per la casa di Bolo­gna e Roma.

In via Roma, nel cuore del paese, dal bal­cone di un palazzo a più piani, anche una bam­bina si è messa a sven­to­lare la ban­diera bianca con il treno cro­ciato. Il cor­teo si è bloc­cato come in un fermo foto­gramma, ha alzato lo sguardo ed è esploso in un applauso emo­zio­nato. «Siamo grandi solo se insieme – ha detto a fine mar­cia, Nico­letta Dosio, sto­rica No Tav val­su­sina –, dal Nord al Sud del Paese è in atto una ricom­po­si­zione sociale che col­lega diversi ter­ri­tori e rivendicazioni».

La pro­te­sta con­tro il Terzo Valico denun­cia i rischi per l’ambiente e la salute, dall’amianto con­te­nuto nelle mon­ta­gne tra Pie­monte e Ligu­ria ai peri­colo per le falde acqui­fere di Arquata e Novi Ligure. Clau­dio Sanita, arqua­tese e voce del movi­mento con­tro il Terzo Valico, esclama: «Vedrete, que­sta par­tita la vin­ce­remo noi. Del­rio, Renzi e tutti i soste­ni­tori di que­sto eco­mo­stro sap­piano che non ci fer­me­remo mai. Noi chie­diamo che bloc­chino subito quel ricatto che è la ber­lu­sco­niana legge obiettivo».

Nelle pros­sime set­ti­mane la lotta potrebbe riac­cen­dersi in con­co­mi­tanza con gli attesi espro­pri in zona Radi­mero, dove ha sede il can­tiere Tav ad Arquata. Espro­pri che il movi­mento ha dichia­rato di voler fermare.

da alessandrianews

Arquata saluta il Movimento No Tav

Ieri pomeriggio una manifestazione colorata e pacifica ha invaso le vie della cittadina della valle Scrivia. Le solitamente tranquille vie del borgo risuonavano di musiche, di risate, di cori contro “Il Treno” e di canti che da ormai un decennio sono colonna sonora delle marce No Tav.

ARQUATA SCRIVIA – Il silenzio. È il silenzio che riempie le strade di Arquata, la cosa che più colpisce dopo il passaggio della manifestazione No Tav. Soltanto pochi minuti prima, quelle stesse strade erano tutt’altro che silenziose. Le solitamente tranquille vie del borgo risuonavano di musiche, di risate, di cori contro “Il Treno” e di canti che da ormai un decennio sono colonna sonora delle marce No Tav.
Sì perché la prima grande manifestazione del movimento No Tav a Arquata Scrivia, fu organizzata nel mese di aprile del 2006 e da allora, soprattutto nella percezione degli arquatesi verso il comitato, molto è cambiato.

Molti negozi, allora, restarono chiusi per timore di atti vandalici. Le voci in paese parlavano di squadroni No Tav in assetto da guerra, pronti a devastare la già non troppo in forma Via Libarna. Le anziane signore affacciate al balcone, i passanti capitati lì per caso, sfoggiavano i loro migliori sguardi severi.
Oggi quelle stesse signore, più anziane di nove anni, sfruttano l’altezza del loro balcone, spesso decorato da bandiere No Tav, per fare le foto migliori del serpentone colorato che sfila sotto casa. I passanti non capitano più per caso, ma per aggregarsi alla manifestazione.
I proprietari dei bar non abbassano più le loro serrande, hanno capito che la cosa peggiore che può capitare loro, è vendere qualche birra in più rispetto a un normale sabato pomeriggio.

All’interno del corteo c’è chi è soddisfatto del numero di persone in marcia, c’è chi invece ne avrebbe volute di più. C’è chi conta il numero di manifestazioni a cui ha partecipato. C’è chi spiega al vicino perché il Terzo Valico è inutile, cercando di convincerlo di cose di cui è probabilmente già convinto. Ci sono tanti bambini, alcuni di loro giocano con le bandiere bianche e rosse del movimento. Altri tengono per mano genitori fieri di trasmettere ai propri figli valori di condivisione e attaccamento alle proprie radici.

Qualche giorno fa il comitato No Tav ha respinto il tentativo di esproprio del presidio di Radimero. Gli sguardi, forse un po’ stanchi delle persone nelle prime file del corteo, raccontano di giorni faticosi, ma che ognuno di loro ricorderà per molto tempo.
Non importa quale posizione si abbia nei confronti del Terzo Valico, quello che traspare da queste giornate, è la passione che giovani e anziani mettono nella loro missione, quanto sia profondo l’amore di queste persone per il proprio territorio.
E quanto sia bella Arquata così colorata e rumorosa.

19/04/2015 Enzo Ventriglia

Adesso Renzi privatizza anche le elezioni

Si si ma mi raccomando, banfiamo e basta. GUAI AD ANDARE IN PIAZZA A CONTESTARE IL GOV RENZI. Si deve fare solo a parole, cosìsi dà l’impressione di non essere d’accordo con il governo, si finge che ci sia opposizione, ma se chi va in piazza a contestare non è dei “giusti” allora vanno circondati, per difendere cmq il kompagno renzi

aprile 16 2015

Fate la prova renzino. Non è difficile e non serve nemmeno un laboratorio, basta il tavolino di un bar. Procuratevi soltanto una mezz’oretta e un devoto seguace del premier, di quelli acritici e ultramoderni, di quelli che sono per la “disintermediazione”, parola difficile che serve a descrivere, senza dirla, una gran voglia di discorsi dal balcone, o da Twitter, davanti a folle osannanti. Fatto? Ecco. Ora chiedetegli se Matteo Renzi, nel suo anno di governo, ha cambiato le cose, se ha fatto le riforme. Ne avrete in cambio un profluvio di argomenti entusiasti. Certo che sì! Matteo (lo chiamano così, è un vezzo moderno) ha fatto in un anno quello che lui (lui il renzino) aspettava da trent’anni (sentito dire anche da chi ne ha venticinque). Le Province, il Jobs Act, la pubblica amministrazione, il Senato… Insomma, avrete, in risposta alla vostra domanda, la granitica certezza dell’interlocutore: Renzi sta cambiando il paese. Ora passate alla seconda domanda: perché serve una legge elettorale come l’Italicum?

La risposta sarà altrettanto convinta ed entusiasta: perché con l’attuale legge elettorale si è costretti a barcamenarsi e non si fanno le riforme. Ecco fatto: possiamo fermarci qui, a queste due risposte che sono la sostanza del problema. Punto uno: si

fanno finalmente le riforme. Punto due: serve una legge elettorale che permetta di fare le riforme perché così non si riesce. È una contraddizione così palese che non meriterebbe commenti. Se Renzi è così bravo da fare tutte queste riforme anche con il risultato ottenuto da Bersani alle ultime elezioni – che tutti definiscono insufficiente, una “non vittoria” – perché vuole una legge elettorale che premi ancora di più l’esecutivo? Una legge che i migliori costituzionalisti descrivono come “pericolosa”? Il refrain non è nuovo e ha illustri precedenti. Bettino Craxi, da capo del governo, lamentava gli scarsi poteri del capo del governo. Berlusconi uguale. E ora Renzi dice lo stesso.

Il disegno, insomma, è sempre quello: dare più poteri all’esecutivo a scapito della democrazia parlamentare o del voto dei cittadini (non si vota più per le Province, non si voterà più per il Senato…). E la motivazione è anche quella più o meno uguale: questo “eccesso di democrazia”, di pesi e contrappesi, impedisce di fare le riforme, cosa che si grida a gran voce proprio mentre si grida forte anche: “Ehi, stiamo facendo le riforme!”. Per corroborare questa tesi si descrive il paese come una palude immobile e putrescente, da cui ci salverà finalmente una nuova legge elettorale che annichilisca ogni opposizione. Insomma,

mani libere, più potere e meno contrappesi. È l’identico meccanismo del capitalismo italiano, che per tradizione strepita che ci sono, a fermarne la luminosa marcia, troppi “lacci e lacciuoli”, mentre se avesse le mani totalmente libere, sai la cuccagna!

Una filosofia che ha le sue varianti con la cosa pubblica: la si indebolisce con clientelismi e gestioni demenziali, si buttano i soldi dalla finestra, la si rende ingiusta e impresentabile, e poi – ultima e conseguente mossa – si chiede che venga privatizzata, un classico. Ecco, l’Italicum è questo: una privatizzazione. Poi uno pensa alle grandi riforme italiane, quelle vere, tipo il Servizio Sanitario Nazionale, e vede che si facevano, eccome, pure con il bicameralismo perfetto, pure con il proporzionale, con governi che cadevano ogni sei mesi e decine di partiti in Parlamento. Senza Italicum, insomma, e senza rischi per la democrazia.

(Alessandro Robecchi, “Renzi ha fatto le riforme! E l’Italicum? Serve per le riforme”, da “Micromega” del 2 aprile 2015).

Tratto da: www.libreidee.org