http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2015/04/o-ttip-o-vita.html
GIOVEDÌ 16 APRILE 2015
L’educazione non sarà il privilegio di chi può comprarla e la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla. (Eduardo Galeano)




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L’educazione non sarà il privilegio di chi può comprarla e la polizia non sarà la maledizione di chi non può comprarla. (Eduardo Galeano)
Segnalo questa bellissima lettera indirizzata ad un forestale che dovrebbe abbattere gli Olivi di Ortia e dintorni:
http://comune-info.net/2015/04/lettera-aperta-a-un-forestale/#comment-683217
“Caro forestale,
io ti ho visto. Ti ho visto salvare un animale, svelare una frode, spiegare la natura a una classe di bambini, spegnere un fuoco con una pompa vecchia di almeno trent’anni. Una volta mi hai anche regalato una
“scacciafuoco”: un attrezzo semplice, che si fa con i vecchi manicotti ignifughi e un bastone e funziona alla grande.
Qualche giorno fa ti ho anche visto in lacrime davanti a un ulivo centenario che vi hanno voluto far abbattere ad Oria.
So che erano lacrime vere, come le mie. E parlavano del dolore, della rabbia, dell’impotenza.
Ma so anche che nei piani folli di chi ci governa c’è anche quello di “chiudervi” e che contro lo smantellamento del Corpo Forestale dello Stato si è anche levata la voce di tutti quelli che sono contro le mafie.
Ed ora a te, proprio a te, hanno affidato il compito di essere il “braccio armato” di quelle mafie che combatti da tutta la vita. Sì, perchè l’”affaire Xylella” questo è: mafia, reato contro l’ambiente, attentato alla salute pubblica. Lo so io come lo sai tu.
Sappiamo che dove non ci saranno più ulivi ci saranno superstrade che non servono a niente tranne che a nascondere tonnellate di rifiuti. E poi speculazione edilizia e devastazione. Sappiamo, tu ed io, che respireremo altri veleni e i primi ad ammalarsi saranno i bambini.
Allora ti chiedo solo una cosa: dì no.
Dillo alto e forte, perchè tu hai giurato per difendere l’ambiente e il bene comune. Ogni volta che ti chiedono di fare abbattere un ulivo: dì no, perchè hai giurato di proteggerlo.
Ogni volta che ti chiedono di andare contro ragazze e ragazzi: dì no, perchè il tuo lavoro non è l’ordine pubblico.
Ogni volta che ti chiedono di fare spargere veleni: dì no, perchè tu sai cosa sono davvero. Quello che ti chiedo si chiama obiezione di coscienza, si chiama disobbedienza civile. È una pratica semplice, non violenta, dignitosa.
Non sarà facile, ma io e tanti altri allora saremo dalla tua parte. Ti difenderemo se ci difendi.
Saremo al tuo fianco se sarai nei guai, se ti daranno provvedimenti disciplinari e multe, se ti stroncheranno la carriera. Tenere fede a un giuramento, vivere con onore e con dignità ha sempre un prezzo, per tutti. C’è tanta storia ad insegnarcelo e tante vite ben spese.
Ma insieme saremo, come siamo, una comunità. Quella società civile che ha cervello, cuore, gambe e braccia per resistere.
Come gli ulivi.
Contorti, piegati, a volte spezzati da un vento più forte e dall’idiozia degli uomini. Ma vivi.”
Per sapere cosa sia questo EXPO di cui si parla e scrive a vanvera nelle TV e sui giornali: “Nutrire le multinazionali”
http://comune-info.net/2015/04/nutrire-le-multinazionali-expo/
“Il Primo Maggio non sarà la giornata di inaugurazione di un Grande Evento.
Il Primo Maggio va in scena il teatrino, che presenta come eccezionale un paradigma, che in realtà si sta già affermando sul territorio lombardo e su quello nazionale.
Expo non è limitato a un periodo di tempo, non è circoscritto ad una determinata regione, Expo è l’emblema di un sistema di gestione dei territori che travalica la territorialità del qui ed ora, che sfrutta la logica del grande evento, dello stato di eccezione, per mettere i suoi tentacoli in ogni angolo della metropoli e della società:
dall’alimentazione al lavoro, passando agli umilianti discorsi rispetto al ruolo della donna (leggi anche Note critiche a margine dell’Expo di Gea Piccardi, ndr), alla consegna della città alla speculazione edilizia e alla corruzione. Expo non inventa nulla, raccoglie e istituzionalizza percorsi d’attacco ai diritti, alla vita, al futuro che da anni subiamo.
Expo è un modello di governance, uno strumento del capitale, quindi è un acceleratore di processi neoliberali che vanno dal superamento dello stato nazione e delle sue rappresentazioni sotto forma di democrazia rappresentativa, alla speculazione e all’esproprio di ricchezza dal territorio e di sfruttamento delle vite, passando per l’imposizione della logica del “privato”. Expo, assieme a “grandi eventi” (Mondiali di calcio ed Olimpiadi), Grandi Opere e gestione dei grandi disastri ambientali ha, quindi, un ruolo centrale in questa fase del capitalismo.
Partendo dalla speculazione sui terreni agricoli, il “governo Expo”
accelera i processi di svendita del patrimonio pubblico e di “privatizzazione all’italiana”: si costituiscono aziende di diritto privato che in realtà sono costituite da enti pubblici (vedi Expo spa); vengono drenate risorse a settori di supporto sociale, come l’abitare, la mobilità accessibile, la cultura; si attivano ingenti processi di cementificazione di aree urbane ed extraurbane (centinaia di km du asfalto tra Teem, Brebemi, Pedemontana e la distruzione dei parchi a sud-ovest di Milano per realizzare la via d’acqua) che stravolgono l’assetto urbanistico e la vivibilità dei quartieri.”
Continua qui:
http://comune-info.net/2015/04/nutrire-le-multinazionali-expo/
Matteo Renzi si prepara al peggio e, nonostante la spavalderia mostrata in pubblico, ai suoi più stretti collaboratori ha confidato che sarebbe pronto a dimettersi. Il perché lo spiega Affari Italiani rivelando il retroscena di un incontro che si sarebbe svolto tra il premier e alcuni fidatissimi prima della partenza per gli Stati Uniti. “Non cedere un millimetro sulla legge elettorale”, si è raccomandato il segretario del Pd. Il premier teme per gli emendamenti sulle preferenze, i capilista bloccati e le soglie, che verranno presentati alla Camera e che potrebbero passare grazie a una quarantina di voti segreti. Se anche un solo di questi emendamenti dovesse passare la legge dovrebbe tornare a Palazzo Madama per un’altra lettura sconfessando così tutta la sua strategia che prevede l’ok definitivo all’Italicum prima delle Regionali del 31 maggio. E Renzi, assicurano i suoi a Alberto Maggi, in questo caso andrebbe dritto al Quirinale a dimettersi, buttando fuori dal Pd le varie minoranze. L’impressione è quella che lo stesso premier voglia giocare fino in fondo e vedere cosa accade. Se vince va avanti a governare più forte di prima, se perde si torna al voto a ottobre (o con il Consultellum o con una nuova legge elettorale magari fatta da un governo del Presidente) nella speranza di avere questa volta una maggioranza coesa senza le spine nel fianco della sinistra dem.
20 aprile 2015
Il lungo serpentone ha sfilato anche per i luoghi colpiti dall’alluvione dello scorso autunno rendendo evidente l’assurdità di voler spendere 6,2 miliardi di Euro a preventivo per un’opera inutile a fronte di un territorio che frana e avrebbe bisogno di seri interventi contro lo stato avanzato di dissesto idrogeologico. Tanta è stata anche la solidarietà arrivata da altri territori con la presenza di delegazioni provenienti dal Movimento No Tav valsusino, dai comitati contro il Tav Brescia – Verona, dai comitati No Tav del Brennero, dal comitato veneziano No Grandi Navi e da numerose delegazioni in lotta per il diritto alla casa e al reddito provenienti da Alessandria, Torino, Roma e Bologna.
Lungo il percorso della marcia è stato rivolto un saluto ai sedici attivisti dei comitati No Tav – Terzo Valico liguri impossibilitati a partecipare alla manifestazione in quanto colpiti dalla misura del foglio di via a seguito della marcia popolare del 5 aprile dell’anno scorso. Uno strumento repressivo che al pari di processi, denunce e manganellate non è riuscito a fiaccare la resistenza popolare alla costruzione dell’opera.
Sulle note di Bella Ciao la marcia si è conclusa in Piazza Santo Bertelli dove è stata lanciata forte e chiara la richiesta rivolta al Governo Renzi di chiudere immediatamente i cantieri del Terzo Valico, di cancellare “la criminogena” legge obiettivo, il decreto sblocca Italia e destinare i fondi a favore della cura del territorio e di spese sociali quali casa, scuola, reddito e sanità. Anni di lotta hanno insegnato a tutti che non bisogna farsi troppe illusioni. Tanta è la consapevolezza che solo dal basso sarà possibile mettere in discussione le grandi opere e costruire un futuro rispettoso delle comunità locali.
A pochi giorni dalle celebrazioni del 25 aprile e della liberazione dal nazi fascismo migliaia di partigiani dei nostri giorni hanno dimostrato ancora una volta di essere determinati a resistere un minuto in più di chi vorrebbe devastare per mere ragioni di profitto i nostri territori. Bisogna continuare a lottare, quella della resistenza popolare è una strada faticosa e in salita ma è l’unica che può davvero riuscire a fermare il Terzo Valico e il sistema delle grandi opere. Con la generosità di sempre bisogna preparare nuovamente i cervelli, i cuori e le pance per resistere ai prossimi tentativi di esproprio. Fermarli è possibile, farlo tocca come sempre a noi.
Pubblichiamo un video riassuntivo della giornata e una selezione delle tantissime fotografie che stanno girando in rete in queste ore
da Il Manifesto di domenica 19 aprile
«Terzo Valico inutile e dannoso» Ad Arquata tutto il paese in corteo
— Mauro Ravarino , ARQUATA SCRIVIA (ALESSANDRIA), 18.4.2015
No Tav. In tremila sfilano nel comune del basso Piemonte. Sul percorso fino a Tortona le spese sono esplose e fra poco partiranno gli espropri. «Alla fine vinceremo»
Il sole è arrivato per ultimo, quando la piazza della stazione di Arquata Scrivia era già piena. A quel punto, il corteo è partito con slogan e striscioni contro la realizzazione del Terzo Valico, un’opera che qui, nel Basso Piemonte, la popolazione considera «inutile e dannosa». Alle origini, nel 1991, la linea ferroviaria ad alta velocità e capacità doveva collegare Genova a Milano, con gli anni il percorso si è accorciato a 53 chilometri (dal capoluogo ligure a Rivalta Scrivia, vicino Tortona) mentre i costi lievitavano: 6,2 miliardi di euro, 115 milioni di euro al chilometro.
È un’opera considerata tuttora strategica dal governo Renzi, nonostante il neo ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio abbia recentemente messo in critica il sistema delle grandi opere, dopo lo scandalo tangenti sollevato dalla Procura di Firenze, che coinvolgerebbe anche gli appalti del Terzo Valico. Ma la Torino-Lione e la Genova-Rivalta Scrivia restano in programma. Una contraddizione di fondo che i No Tav contestano profondamente. Ieri, per dire no al Terzo Valico e alle mega opere, sono scesi in piazza ad Arquata tremila persone. C’erano tutti i comitati delle valli alessandrine Scrivia e Lemme e di quelle genovesi Verde e Polcevera, direttamente interessate dal percorso ferroviario che andrebbe a sommarsi agli attuali due valici dei Giovi e ripercorrerebbe l’antica via romana Postumia. Sono, inoltre, arrivati pullman dalla battagliera Val di Susa e da Brescia e Verona. E gli attivisti del movimento per la casa di Bologna e Roma.
In via Roma, nel cuore del paese, dal balcone di un palazzo a più piani, anche una bambina si è messa a sventolare la bandiera bianca con il treno crociato. Il corteo si è bloccato come in un fermo fotogramma, ha alzato lo sguardo ed è esploso in un applauso emozionato. «Siamo grandi solo se insieme – ha detto a fine marcia, Nicoletta Dosio, storica No Tav valsusina –, dal Nord al Sud del Paese è in atto una ricomposizione sociale che collega diversi territori e rivendicazioni».
La protesta contro il Terzo Valico denuncia i rischi per l’ambiente e la salute, dall’amianto contenuto nelle montagne tra Piemonte e Liguria ai pericolo per le falde acquifere di Arquata e Novi Ligure. Claudio Sanita, arquatese e voce del movimento contro il Terzo Valico, esclama: «Vedrete, questa partita la vinceremo noi. Delrio, Renzi e tutti i sostenitori di questo ecomostro sappiano che non ci fermeremo mai. Noi chiediamo che blocchino subito quel ricatto che è la berlusconiana legge obiettivo».
Nelle prossime settimane la lotta potrebbe riaccendersi in concomitanza con gli attesi espropri in zona Radimero, dove ha sede il cantiere Tav ad Arquata. Espropri che il movimento ha dichiarato di voler fermare.
da alessandrianews
Arquata saluta il Movimento No Tav
Ieri pomeriggio una manifestazione colorata e pacifica ha invaso le vie della cittadina della valle Scrivia. Le solitamente tranquille vie del borgo risuonavano di musiche, di risate, di cori contro “Il Treno” e di canti che da ormai un decennio sono colonna sonora delle marce No Tav.
ARQUATA SCRIVIA – Il silenzio. È il silenzio che riempie le strade di Arquata, la cosa che più colpisce dopo il passaggio della manifestazione No Tav. Soltanto pochi minuti prima, quelle stesse strade erano tutt’altro che silenziose. Le solitamente tranquille vie del borgo risuonavano di musiche, di risate, di cori contro “Il Treno” e di canti che da ormai un decennio sono colonna sonora delle marce No Tav.
Sì perché la prima grande manifestazione del movimento No Tav a Arquata Scrivia, fu organizzata nel mese di aprile del 2006 e da allora, soprattutto nella percezione degli arquatesi verso il comitato, molto è cambiato.
Molti negozi, allora, restarono chiusi per timore di atti vandalici. Le voci in paese parlavano di squadroni No Tav in assetto da guerra, pronti a devastare la già non troppo in forma Via Libarna. Le anziane signore affacciate al balcone, i passanti capitati lì per caso, sfoggiavano i loro migliori sguardi severi.
Oggi quelle stesse signore, più anziane di nove anni, sfruttano l’altezza del loro balcone, spesso decorato da bandiere No Tav, per fare le foto migliori del serpentone colorato che sfila sotto casa. I passanti non capitano più per caso, ma per aggregarsi alla manifestazione.
I proprietari dei bar non abbassano più le loro serrande, hanno capito che la cosa peggiore che può capitare loro, è vendere qualche birra in più rispetto a un normale sabato pomeriggio.
All’interno del corteo c’è chi è soddisfatto del numero di persone in marcia, c’è chi invece ne avrebbe volute di più. C’è chi conta il numero di manifestazioni a cui ha partecipato. C’è chi spiega al vicino perché il Terzo Valico è inutile, cercando di convincerlo di cose di cui è probabilmente già convinto. Ci sono tanti bambini, alcuni di loro giocano con le bandiere bianche e rosse del movimento. Altri tengono per mano genitori fieri di trasmettere ai propri figli valori di condivisione e attaccamento alle proprie radici.
Qualche giorno fa il comitato No Tav ha respinto il tentativo di esproprio del presidio di Radimero. Gli sguardi, forse un po’ stanchi delle persone nelle prime file del corteo, raccontano di giorni faticosi, ma che ognuno di loro ricorderà per molto tempo.
Non importa quale posizione si abbia nei confronti del Terzo Valico, quello che traspare da queste giornate, è la passione che giovani e anziani mettono nella loro missione, quanto sia profondo l’amore di queste persone per il proprio territorio.
E quanto sia bella Arquata così colorata e rumorosa.
19/04/2015 Enzo Ventriglia
Si si ma mi raccomando, banfiamo e basta. GUAI AD ANDARE IN PIAZZA A CONTESTARE IL GOV RENZI. Si deve fare solo a parole, cosìsi dà l’impressione di non essere d’accordo con il governo, si finge che ci sia opposizione, ma se chi va in piazza a contestare non è dei “giusti” allora vanno circondati, per difendere cmq il kompagno renzi
aprile 16 2015
Fate la prova renzino. Non è difficile e non serve nemmeno un laboratorio, basta il tavolino di un bar. Procuratevi soltanto una mezz’oretta e un devoto seguace del premier, di quelli acritici e ultramoderni, di quelli che sono per la “disintermediazione”, parola difficile che serve a descrivere, senza dirla, una gran voglia di discorsi dal balcone, o da Twitter, davanti a folle osannanti. Fatto? Ecco. Ora chiedetegli se Matteo Renzi, nel suo anno di governo, ha cambiato le cose, se ha fatto le riforme. Ne avrete in cambio un profluvio di argomenti entusiasti. Certo che sì! Matteo (lo chiamano così, è un vezzo moderno) ha fatto in un anno quello che lui (lui il renzino) aspettava da trent’anni (sentito dire anche da chi ne ha venticinque). Le Province, il Jobs Act, la pubblica amministrazione, il Senato… Insomma, avrete, in risposta alla vostra domanda, la granitica certezza dell’interlocutore: Renzi sta cambiando il paese. Ora passate alla seconda domanda: perché serve una legge elettorale come l’Italicum?
La risposta sarà altrettanto convinta ed entusiasta: perché con l’attuale legge elettorale si è costretti a barcamenarsi e non si fanno le riforme. Ecco fatto: possiamo fermarci qui, a queste due risposte che sono la sostanza del problema. Punto uno: si
fanno finalmente le riforme. Punto due: serve una legge elettorale che permetta di fare le riforme perché così non si riesce. È una contraddizione così palese che non meriterebbe commenti. Se Renzi è così bravo da fare tutte queste riforme anche con il risultato ottenuto da Bersani alle ultime elezioni – che tutti definiscono insufficiente, una “non vittoria” – perché vuole una legge elettorale che premi ancora di più l’esecutivo? Una legge che i migliori costituzionalisti descrivono come “pericolosa”? Il refrain non è nuovo e ha illustri precedenti. Bettino Craxi, da capo del governo, lamentava gli scarsi poteri del capo del governo. Berlusconi uguale. E ora Renzi dice lo stesso.
Il disegno, insomma, è sempre quello: dare più poteri all’esecutivo a scapito della democrazia parlamentare o del voto dei cittadini (non si vota più per le Province, non si voterà più per il Senato…). E la motivazione è anche quella più o meno uguale: questo “eccesso di democrazia”, di pesi e contrappesi, impedisce di fare le riforme, cosa che si grida a gran voce proprio mentre si grida forte anche: “Ehi, stiamo facendo le riforme!”. Per corroborare questa tesi si descrive il paese come una palude immobile e putrescente, da cui ci salverà finalmente una nuova legge elettorale che annichilisca ogni opposizione. Insomma,
mani libere, più potere e meno contrappesi. È l’identico meccanismo del capitalismo italiano, che per tradizione strepita che ci sono, a fermarne la luminosa marcia, troppi “lacci e lacciuoli”, mentre se avesse le mani totalmente libere, sai la cuccagna!
Una filosofia che ha le sue varianti con la cosa pubblica: la si indebolisce con clientelismi e gestioni demenziali, si buttano i soldi dalla finestra, la si rende ingiusta e impresentabile, e poi – ultima e conseguente mossa – si chiede che venga privatizzata, un classico. Ecco, l’Italicum è questo: una privatizzazione. Poi uno pensa alle grandi riforme italiane, quelle vere, tipo il Servizio Sanitario Nazionale, e vede che si facevano, eccome, pure con il bicameralismo perfetto, pure con il proporzionale, con governi che cadevano ogni sei mesi e decine di partiti in Parlamento. Senza Italicum, insomma, e senza rischi per la democrazia.
(Alessandro Robecchi, “Renzi ha fatto le riforme! E l’Italicum? Serve per le riforme”, da “Micromega” del 2 aprile 2015).
Tratto da: www.libreidee.org