Argentina. Andalgalá. Vent’anni di lotte contro lo sfruttamento minerario su vasta scala

 http://www.tgvallesusa.it/?p=6986
TG Valle Susa

Lo sfruttamento di giacimenti non si ferma. Non si ferma di fronte al drammatico impatto ambientale. Le imprese si dicono disposte al dialogo, ma la risposta alla popolazione è una sola: “Andatevene”.

Posted on 6 aprile 2014

di Massimo Bonato

150px-Provincia_de_Catamarca,_Argentina

Argentina nordorientale. Andalgalá è una città situata a 245 km a nord della capitale della provincia di Catamarca; a sud nella valle meridionale delle Sierras del Aconquija, sulle Ande. Andalgalá in quechua significa “Signore della lepre” o anche “Signore dell’alta montagna” ed è la terza città più importante della provincia. Un centro urbano con i suoi supermercati, negozi, farmacie, un ospedale, scuole, la sua chiesa, il municipio, il commissariato di polizia. Ma ci sono pochi giovani, perlopiù si incontrano bambini o anziani, poiché la generazione tra i 20 e i 30 anni sembra essere fuggita altrove, alla ricerca di quel lavoro che qui scarseggia.

andalgala03

Le auto con il finestrino abbassato e l’autoradio in bella mostra non han nulla da temere; di grate alle finestre se ne vedono poche; case con allarme nessuna. Andalgalá è una cittadina di 12.000 abitanti, contadini, professori, impiegati statali, piccoli commercianti e indigeni, che storicamente han sempre vissuto di molteplici fattori produttivi in armonia ed equilibrio con la natura, fino al 30 ottobre del 1997.

A quella data, oro, rame, argento, uranio, molibdeno e gli impianti di estrazione tra i più grandi del mondo finiscono sulla bocca di tutti, e per tutti diventano uno dei temi quotidiani di cui parlare, discutere, infervorarsi, e combattere.

megamineria

Nel 1997 ha inizio lo sfruttamento del giacimento Bajo La Alumbrera, una miniera a cielo aperto sfruttata dall’impresa che fa capo alla società Minera La Alumbrera. La società viene creata dall’unione di aziende diverse: la UTE (Xstrata Cooper, svizzera; Yamana Gold, multinazionale argentina a capitale misto; Gold Corp, canadese; a queste si aggregano successivamente la gigante Glencord, l’Università Nazionale di Tucumán, l’Estado de la Provincia de Catamarca y Nacional, dando vita alla società statale YMAD, necessaria per potersi associare alle società multinazionali su citate).

MINA-A~1

Il giacimento La Alumbrera si presenta sin da subito come la miniera di oro e rame più grande dell’Argentina e una tra le più importanti del mondo.

Quando la miniera dell’Alumbrera aprì i battenti, si credette che portasse lavoro, progresso nella cittadina e nella regione, ma non fu così. Di lavoro se ne vide poco e mal pagato, tanto che ora gli abitanti sarcasticamente di sé dicono che “si misero in coda per divenire schiavi”, sperando appunto in un lavoro, in una delle regioni più povere del Paese.

3304-2

In compenso cominciarono i problemi di contaminazione che si fecero sempre più preoccupanti. Le malattie respiratorie sono aumentate negli ultimi sette anni del 300%, senza contare che l’arsenico liberato nel sistema idrico produrrà tumori e leucemia, sia attraverso il diretto consumo d’acqua sia più subdolamente attraverso la catena alimentare.

186431

Dalla miniera Bajo La Alumbrera intanto, vengono estratti 190mila tonnellate di rame, 18mila tonnellate di oro all’anno tra gli altri minerali. Ma produce un gran spostamento di rocce, circa 340 tonnellate al giorno, lasciando nella sola Andalgalá un residuo di 1900 milioni di tonnellate di roccia contaminata. Si tratta di un immenso pozzo, di 2 km di diametro e profondo 600 metri, nel quale le attività estrattive generano acque acide, che producono un impatto altamente tossico sia sulle acque superficiali sia su quelle sotterranee che durerà per almeno 500 anni.

Ma dal 2000 i cittadini di Andalgalá cominciano a sentir parlare dell’apertura del giacimento di Agua Rica a opera dell’impresa North Orain, poi venduto all’impresa transnazionale Yaman Gold, perché lo sfruttamento minerario avvenga attraverso la sua succursale argentina, ovvero la società Minera Agua Rica controllata dalla stessa società Minera La Alumbrera.

Asamblea El Algarrobo_Logo

Così, i cittadini di Andalgalá cominciano a informarsi sulla metodologia mineraria a cielo aperto più approfonditamente. Prendono a riunirsi e a organizzarsi, per opporsi al saccheggio e alla contaminazione che si va producendo, e di conseguenza iniziano le manifestazioni per far sapere alle autorità locali, ma anche a quelle provinciali e nazionali che non sono disposti a cedere il territorio, le risorse idriche, la salute ambientale. Per far fronte alla situazione i cittadini si costituiscono in un’assemblea popolare che chiamano “Asamblea El Algarrobo”, sorta spontaneamente con la decisione di impedire gli investimenti necessari al preteso progetto minerario di Agua Rica. Miniera tre volte più grande di quella già esistente, più vicina al centro abitato e allo spartiacque che approvigiona di acqua tutta la regione, miniera cioè, che darà il colpo di grazia alla città e a tutta l’area già duramente messa alla prova.

asamblea_andalgala_full

Nel frattempo, la canadese North Orain ha cominciato a lavorare alle opere infrastrutturali per sfruttare il nuovo giacimento a soli 17 km dal centro abitato, in cima alle montagne di fronte alla città di Andalgalá, con la prospettiva di estrarre oro, argento, rame e molibdeno. Come recita il documento presentato dalla società medesima: “Lo sviluppo di Agua Rica è tecnicamente fattibile e potrebbe svilupparsi come giacimento a basso costo e di lunga durata”. L’obiettivo è di arrivare a trattare 70mila tonnellate di roccia al giorno per 30 anni.

Ma è l’acqua l’oro del futuro. E sarà l’acqua la causa dei futuri conflitti.

catamarca

In Catamarca l’acqua non manca, ma la miniera La Alumbrera ne utilizza nei suoi sei pozzi 1100 litri al secondo (ovvero 66mila litri al minuto, ovvero quasi 4 milioni di litri l’ora). “Lo sfruttamento delle acque non gravano per nulla sulla loro disponibilità in uso alle località limitrofe” dichiara l’impresa mineraria. La contraddizione è che per impiantare la nuova miniera, mentre si rassicura da un lato la popolazione sull’approvigionamento idrico, si comincia a parlare di sgombero della città, di indennizzi per chi verrà trasferito altrove, di “compensazioni”… per andarsene e lasciare che la nuova miniera Agua Rica faccia il suo corso, inquinando acqua e terra, sollevando polveri che a loro volta contaminano i coltivi, risorsa primaria dei mercati regionali. L’impresa si mostra disposta al dialogo, perché, tanto, il problema non è “miniera sì, miniera no”, dal momento che è “necessaria”. Come altre attività umane produce un impatto, e allora il problema si sposta piuttosto su quanto meno si possa produrre questo impatto sull’ambiente. Senza che naturalmente la presenza stessa della miniera venga messa in discussione.

L’unica soluzione per gli abitanti di Andalgalá è opporsi.

Andalgala_thumb[2]

Dal 2009 le azioni promosse dall’“Asamblea El Algarrobo” si intensificano. L’intera popolazione della città viene coinvolta e viene dato vita alle Caminatas por la Vida nel centro cittadino ripetute ogni sabato sera, sino a concentrare per le strade della città oltre 5000 manifestanti, in lotta contro i megaprogetti minerari (siamo ora quasi alla 230° Caminata). Allo stesso tempo, sempre durante il 2009, i cittadini si rivolgono alle autorità con sollecitazioni inviate alla Secretaría de Estado de Minería de la Provincia de Catamarca con informative di impatto ambientale dei giacimenti mega minerari di Bajo La Alumbrera e Agua Rica, ma vengono però a sapere che dal 19 marzo 2009 è stato emanato l’atto amministrativo che autorizza lo sfruttamento del giacimento di Agua Rica, per il quale era stato presentato ricorso alla Segreteria per l’annullamento della Risoluzione 035/09, senza ottenere risposta.

images (7)

L’alta partecipazione cittadina all’assemblea e alle manifestazioni conduce l’Estado Provincial a tentare in tutti i modi di disarticolare la partecipazione popolare. Intanto con la militarizzazione del territorio: costante presenza della polizia all’”Asamblea El Algarrobo”, e sul comune tragitto percorso dai mezzi della impresa mineraria. Tuttavia i cittadini continuano a riunirsi quotidianamente, anche se spesso tra cittadini e potere politico locale, che ha i suoi interessi nelle imprese minerarie, la tensione sale. Fino a che, il 15 febbraio 2010 viene deciso lo sgombero dell’”Asamblea El Algarrobo” con una feroce repressione poliziesca, che coinvolge addirittura le forze speciali di polizia Grupo Kuntur (operative nella provincia di Catamarca, create nel 2002), fanteria dell’esercito, la polizia cinofila fatta pervenire dai vicini dipartimenti. Il risultato è una rivolta popolare vera e propria che conduce il Giudice per gli affari minerari della Provincia di Catamarca a erogare una misura cautelativa di sospensione di ogni tipo di attività nella miniera Agua Rica fino a che non venga ristabilita la “pace sociale”. Ma la repressione del 15 febbraio 2010 non è l’unico fatto di violenza, rimasto senza alcuna risposta da parte delle autorità giudiziarie, nonostante le denunce prodotte dai cittadini.

100_6051_1

I lavori però non si fermano. Sempre nel febbraio del 2010 viene presentata una richiesta firmata dai cittadini di 18 paesi della regione di Andalgalá perché vengano sospese le attività di Agua Rica, ma il Giudice di Garanzia la rigetta in prima istanza con una serie di motivazioni tecniche. La richiesta comincia così un lungo iter burocratico: Camera civile, commerciale e mineraria, Corte di giustizia provinciale di Catamarca, Cassazione, Corte federale, Corte suprema di giustizia nazionale, Tribunale nazionale dove dal 2012 si studia il caso di rigetto dell’istanza senza approdare a nulla di concreto.

1958103_10203551582137133_1618242302_n

Ancora nel 2010 è lo stesso Consiglio deliberativo di Andalgalá, istituzione municipale, a farsi carico di un progetto di ordinanza di proibizione delle attività estrattive che comporta la convocazione di un referendum popolare perché la popolazione stessa possa esprimersi sia sulla ordinanza sia di conseguenza sull’attività dell’impresa; ma la Corte provinciale non accoglie l’istanza del referendum negando di fatto il diritto all’autodeterminazione.

Andalgalà. Polizia speciale, Grupo Kuntur

In una giornata di mobilitazione alla quale aderiscono le assemblee dei cittadini autoconvocati di diversi Dipartimenti della provincia, la repressione riprende vigore, arrivando a bloccare gli ingressi della città di Andalgalá per una settimana intera tra il 10 e il 15 febbraio del 2012, quando le trattative per i finanziatori della miniera Agua Rica volgono a termine e si rende necessario far affluire finanziatori, collaboratori, impiegati dell’impresa scortati dalla polizia. Neanche a dirlo, nessuna denuncia prodotta dai cittadini per questa circostanza vede l’inizio di indagini che accertino le responsabilità dell’assedio. Le violenze si intensificano. Il 29 dicembre 2012 per esempio, durante la Caminata por la Vida quando, intendendo attraversare i cancelli dell’impresa mineraria Agua Rica, per protestare contro l’attività estrattiva, prima ancora di raggiungere i capannoni dell’impresa, bastano le rimostranze della cittadinanza alle forze di Polizia che bloccano loro il passaggio, perché queste carichino alla cieca.

Tra il 2010 e il 2012 le iniziative politiche si moltiplicano, vengono presentate numerose petizioni, non ultima la richiesta del settembre 2012 con la quale si richiede la sospensione di tutte le attività estrattive lungo la catena montuosa Sierras del Aconquija fino a quando l’Instituto de Nivologia y Glaciología (IANIGLA) non abbia realizzato l’inventario dei ghiacciai. Nonostante il Giudice per le attività minerarie non decida nulla in proposito, nel settembre del 2013 finalmente lo IANIGLA raggiunge con i suoi tecnici le Sierras del Aconquija procedendo a rilievi di ghiacciai e ambiente periglaciale. Una missione durata quattro giorni in totale, che dire insoddisfacenti è dire poco. Cosicché gli abitanti di Andalgalá si risolvono a contattare tecnici indipendenti che rendano conto dell’esistenza di aree glaciali e periglaciali nella zona dove Agua Rica deve operare.

1535746_247161092120477_1964266768_n1555281_274053522764567_727345356_n

Del resto, le preoccupazioni degli abitanti di Andalgalá e dei dintorni non finiscono con lo sfruttamento di Agua Rica, non solo perché, come detto, si presenta come tre volte più grande della esistente miniera Bajo La Alumbrera, ma anche perché darebbe il via allo sfruttamento di un successivo giacimento, il Filo Colorado. Megagiacimenti che colpiscono le sorgenti del Río Andalgalá proprio nella conca da dove origina dal Río Minas (dove peraltro è ubicata la miniera di Agua Rica) e il Río El Candado (dove si trova il giacimento di uranio di Filo Colorado), che insieme si immettono a valle nel Río Blanco, ovvero proprio nelle acque che rappresentano la risorsa naturale che soddisfa il fabbisogno idrico della città di Andalgalá e la regione stessa.

1238112_10201682856895252_1856783074_n

M.B. 06.04.14

Argentina. Andalgalá. Vent’anni di lotte contro lo sfruttamento minerario su vasta scalaultima modifica: 2014-04-11T21:04:15+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo