M5S, euro e referendum: quali sono le debolezze?

L’euro sta distruggendo l’Europa ed i suoi popoli: soltanto riparato l’errore che è stato compiuto, potrà essere ripensata l’idea di un’Europa solidale rispettosa delle differenze e delle identità. Questa idea, credo ormai sia condivisa da tanti cittadini italiani ed europei, e prova ne è che le prossime elezioni per il Parlamento europeo rischiano di vedere un’avanzata senza precedenti delle forze politiche cosiddette “euro-scettiche”. Per l’Italia, si guarda, ovviamente, al M5S, all’unico movimento di opposizione alla partitocrazia ed alla dittatura finanziaria di Bruxelles. Eppure, le risposte dei Cinque Stelle sembrano ambigue, non chiare, prive di coraggio. In questo post vorrei provare a riassumere le debolezze della posizione di recente assunta dal M5S a proposito dell’euro.

I. La proposta di referendum.

Sul blog di Grillo, nei giorni scorsi, i senatori del Movimento hanno pubblicato un intervento che dovrebbe riassumere gli obiettivi politici del M5S in vista delle elezioni europee. L’attacco all’euro è netto e deciso, assolutamente condivisibile: “L’Italia ha perso la sua sovranità monetaria senza che i cittadini fossero interpellati. Nessuno ci ha spiegato i pro e i contro, i rischi e le opportunità e un eventuale piano B di uscita in caso di fallimento. Hanno espropriato gli italiani della loro moneta trattandoli da sudditi”.

La soluzione, la strategia che viene prospettata, però, convince meno: “Per questo motivo è necessario dare loro la parola con un referendum che, come spiegato nell’articolo che segue, è fattibile ed è legittimo”. L’articolo richiama il referendum che, nel 1989, si svolse in Italia per richiedere ai cittadini di pronunciarsi sull’affidamento, al Parlamento europeo, del mandato di redigere un progetto di Costituzione europea. Dall’euro, infatti, l’Italia non potrebbe certo uscire tramite un “normale” referendum abrogativo: non soltanto l’art. 75 della Costituzione vieta esplicitamente che possa svolgersi un simile referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali ma, secondo una consolidata interpretazione della Consulta, non sarebbe mai possibile interferire, attraverso referendum, con l’ambito di applicazione delle norme comunitarie e con gli obblighi assunti dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea. Né, occorre precisare, è possibile nel nostro ordinamento proporre lo svolgimento di referendum consultivi, al di là delle espresse previsioni della Costituzione (articolo 132).

Per questo oggi il M5S richiama il precedente che si ebbe nel 1989, quando, con legge costituzionale (3 aprile 1989, n. 2), fu indetto il “referendum di indirizzo” (il quale, peraltro, risultò un plebiscito a favore dell’Europa, con l’88% dei sì). Fu necessaria, allora, una legge d’iniziativa popolare promossa dal Movimento Federalista Europeo – successivamente sostituita dalla proposta di legge costituzionale presentata dal Partito Comunista – la cui approvazione richiese la doppia lettura in entrambi i rami del Parlamento, secondo l’iter necessario per le leggi costituzionali.

Seppur la Costituzione non preveda, nella sua lettera, un’ipotesi simile, nel 1989 i partiti furono concordi nell’approvare questo strumento atipico (il “referendum di indirizzo”) mediante una legge costituzionale ad hoc, formalmente “in deroga” o “rottura” di quanto previsto dall’art. 75 della Costituzione, per legittimare con il ricorso al voto popolare l’accelerazione del processo d’integrazione europea.

Come è stato correttamente notato da parte della dottrina, limitandosi semplicemente all’indizione di quella singola consultazione, la legge costituzionale non ha introdotto nel nostro ordinamento il referendum di indirizzo, il quale è per così dire, una volta svoltesi le operazioni di voto, “uscito dallo scenario costituzionale”, facendo così svanire “la temporanea rottura della Costituzione”.

Secondo il M5S, l’esperienza del 1989 dovrebbe oggi ripetersi, in quanto unica soluzione tecnicamente possibile – anche se in “deroga” alla Costituzione – per ritenere ammissibile un referendum attraverso il quale gli italiani possano esprimere il proprio giudizio sulla moneta unica.

II. Qualche domanda.

Alla proposta formulata dal M5S si potrebbe, però, replicare con qualche questione, cui si dovrebbe dar risposta:

1. Per un referendum come quello del 1989, sarebbe necessaria l’adozione di una legge costituzionale, per la quale – come dispone la Costituzione – occorrerebbero due distinte deliberazioni da parte di ciascun ramo del Parlamento e, in seconda votazione, una maggioranza assoluta. Ma – se l’attuale Parlamento italiano è retto dalle cosiddette larghe intese – chi dovrebbe votarla quella proposta di legge costituzionale? Quanti voti potrebbe prendere? Ha il M5S attualmente la forza per poter proporre seriamente un tale referendum?

2. Anche ammesso che le forze politiche della maggioranza accettassero di promuovere il referendum, esse non sarebbero in ogni caso vincolate al suo risultato. Il M5S, nella proposta, cerca di dire che si tratterebbe di “un referendum popolare di indirizzo, non meramente consultivo”: ma che differenza c’è? Se con referendum di indirizzo, solitamente, si intende un referendum preventivo (che “si ha quando il corpo elettorale si pronuncia in via preliminare su un principio o su una proposta formulata in termini molto generali, i quali dovranno avere attuazione da parte del Parlamento”), esso, nel caso di specie, non potrebbe – come quello del 1989 – che avere efficacia non vincolante. Come assicurare che le forze politiche, dopo il voto, si impegnino per far uscire l’Italia dall’euro?

3. E ancora: se dovesse anche “passare” un referendum consultivo atipico, come si svolgerebbe? In che clima si andrebbe a votare? Appare evidente che, in una situazione politica come quella attuale, un’intensa campagna mediatica sarebbe sufficiente ad influenzare larghi strati della popolazione, convincendoli a schierarsi a favore dell’Europa, dell’euro, a quella retorica del “disastro irreparabile” che l’uscita dalla moneta unica provocherebbe. E non solo: è ragionevole ipotizzare che, alla notizia di un referendum sull’euro, i mercati finanziari reagirebbero con quei meccanismi di “attacco” che abbiamo già imparato a conoscere negli ultimi anni.

4. Che senso ha chiedere ai cittadini di esprimersi liberamente sull’euro quando, per il M5S, la moneta unica è uno spettro che si aggira per l’Europa, quando, cioè, si presume che quegli stessi cittadini (poiché il M5S non è un partito, ma un movimento diretto dai cittadini) voteranno compatti contro l’euro? Perché cercare un plebiscito, che sa molto – forse troppo – di pura demagogia?

5. Oppure lo stesso M5S non sa ancora se è favorevole o no all’euro? Ma se l’euro è davvero la questione decisiva della scena europea, non avrebbe senso che una forza politica, come il M5S, che intende proporsi quale attore di quella scena chiarisse la sua posizione definitiva prima, e non dopo, le elezioni? Perché allora non fare un sondaggio sull’euro perlomeno tra gli iscritti del movimento per vedere quale sia la posizione della base su questo punto? Quando ci sono stati referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, sull’acqua pubblica il movimento non si è limitato a proporre la consultazione, ma ha anche preso posizione a riguardo: perché non dovrebbe farlo per l’euro?

III. Un’alleanza in Europa.

Dopo tutte queste domande, vorrei sottolineare una contraddizione. Il M5S propone un referendum sull’euro come se fosse un punto del programma elettorale per le europee. Ma le elezioni europee riguardano il Parlamento europeo, non quello italiano. Che senso ha, allora, mettere in “programma” per le europee un referendum che riguarda l’Italia ed una legge che dovrebbe votata dal Parlamento italiano?

Il vero punto essenziale non è forse un altro? Non è forse capire – il prima possibile – se e con quali forze politiche che saranno rappresentate nel Parlamento europeo il M5S potrà concludere alleanze in chiave anti-euro?

Occorre essere realisti. La via del referendum è impervia non soltanto perché la nostra Costituzione non ammette referendum su trattati internazionali, ma anche perché verrebbe fatto di tutto per manipolare il consenso con attacchi speculativi sul nostro debito.

Certo è che l’euro è stato costruito con un golpe delle élite industriali e finanziarie, scavalcando persino le istituzioni europee. Non lo dico io, ma un grande giurista, Giuseppe Guarino, che ha intitolato il suo ultimo e-book il “Colpo di Stato dell’euro”. E contro un golpe, un referendum meramente “consultivo” sembra davvero un’arma spuntata. Del resto i punti programmatici indicati dal M5S per le elezioni europee si potrebbero facilmente raggiungere superando l’euro e recuperando la propria sovranità monetaria. Ecco perché, anche in vista delle prossime elezioni europee, ciascuna forza politica dovrebbe chiarire la sua posizione sulla moneta unica. Limitarsi a proporre oggi un referendum sull’euro senza prender posizione rischia di essere una soluzione pilatesca e mal si addice a un movimento che ha sempre espresso una linea politica chiara e coerente.

Ho sempre pensato che la battaglia contro l’euro non fosse né di destra né di sinistra. Per questa ragione, credevo potesse essere fatta propria da un movimento post-ideologico come il M5S. Spero, o forse mi illudo, che sia ancora così, che, insomma, il 5 stelle resti oltre la destra e la sinistra.

Un’uscita unilaterale dall’euro sarebbe non priva di difficoltà. Per questo saranno decisive le elezioni europee. Solo un fronte unico contro l’euro all’interno del Parlamento europeo potrebbe almeno rimettere in discussione tutto e dare all’unica istituzione rappresentativa dell’Unione, per la prima volta nella sua storia, una funzione importante e non meramente ancillare, come sinora i socialisti hanno voluto.

Paolo Becchi
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it/
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/07/m5s-euro-e-referendum-quali-sono-le-debolezze/942082/
6.04.2014

Finlandia: Fmi consiglia tagli alla spesa e riforme strutturali

sabato, 15, marzo, 2014
Il Fondo monetario internazionale ha tagliato le sue stime sulla crescita della Finlandia, per la crisi in Ucraina e le incertezze sulla Russia. Secondo l’Fmi il Pil della Finlandia crescera’ dello 0,3% nel 2014 e dell’1,1% nel 2015, contro il +0,7% e il +1,3% precedentemente stimato.
Il Fmi invita Helsinki a tagliare la spesa e a varare le riforme strutturali per diventare piu’ competitiva. La Finlandia e’ con la Germania e il Lussemburgo il solo paese europeo che ha mantenuto un rating a tripla A .
http://www.imolaoggi.it/2014/03/15/finlandia-fmi-consiglia-tagli-alla-spesa-e-riforme-strutturali/

Renzi toglie 780€ a 5 milioni di famiglie!

Leggi l’articolo di Libero Quotidiano:
 
“Brutta sorpresa per le famiglie: via gli sconti per il coniuge a carico”http://www.nocensura.com/2014/03/brutta-sorpresa-per-le-famiglie-via-gli.html
 
“Nuovo calcolo reddito ISEE: le pensioni d’invalidità diventano REDDITO!”http://www.nocensura.com/2014/03/allucinante-nuovo-calcolo-reddito-isee.html
“LA MAZZATA FINALE DI RENZI ALLE FAMIGLIE GIA’ IN CRISI..”
 
IL GOVERNO DEI TEATRINI E DELLE MANIPOLAZIONI MEDIATICHE:
 
L’ultima bufala di Renzi: taglia gli ambasciatori… che non ci sono!http://www.nocensura.com/2014/04/lultima-bufala-di-renzi-taglia-gli.html
 
“Auto blu e manipolazione mediatica: ecco come ci fregano”http://www.nocensura.com/2014/03/auto-blu-e-manipolazione-mediatica-ecco.html
 
“La BUFALA dell’abolizione delle province: ecco cosa non ci dicono!”http://informatitalia.blogspot.com/2014/04/la-bufala-dellabolizione-delle-province.html
 
Staff nocensura.com

Ucraina, anche Donetsk proclama indipendenza

Kiev – Proclamata la Repubblica popolare indipendente di Donetsk: non solo la Crimea, l’ondata indipendentista investe anche altre regioni dell’Ucraina orientale.

I filorussi – che occupano da domenica 6 aprile il palazzo della Regione di Donetsk – hanno proclamato la nascita della “Repubblica sovrana di Donetsk“. Lo scrive Itar-Tass. I partecipanti hanno annunciato per l’11 maggio anche un referendum per la possibile annessione alla Russia della regione industriale. Ieri ci sono state manifestazioni e blitz degli attivisti filorussi nelle grandi citta’ orientali: Kharkiv, Lugansk, Donetsk. E in quest’ultima, la capitale industriale dell’est ucraino, i militanti che avevano preso il controllo della sede dell’amministrazione regionale. Negli scontri almeno sei persone sono rimaste ferite. Le due fazioni portavano rispettivamente la bandiera russa e quella ucraina: le scintille sono scoccate quando i sostenitori delle nuove autorita’ ucraine hanno tentato di intonare l’inno nazionale durante un comizio degli antagonisti.
http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/157434-ucraina,-anche-donetsk-proclama-indipendenza

L’impero del caos alla ricerca del nobel per la stupidità – Come l’avventura occidentale in Ucraina contribuisce ad una nuova bipolarità

di Rafael Poch – 07 APR 2014
 
La crisi dell’Ucraina conferma che siamo entrati in pieno nella fase degli “Imperi in conflitto”, una fase superiore della stupidità umana nel scolo XXI. In Occidente, l”‘impero del caos”, con gli Stati Uniti in primo luogo ( sono visibili i risultati dei suoi interventi in Libia, in Irak, Afghanistan e Siria), che  continuano ad operare cercando di affermarsi militarmente. In Europa l’Unione Europea si conferma come il suo fedele compagno e, nonostante la crisi che affligge i suoi budget militari, cerca di ampliare la sa presenza in Africa e nell’Europa orientale, mentre la Germania esce dalla sua fase passiva e rivendica apertamente il controllo militare delle risorse globali ed una politica estera più attiva.
 
L’unico programma che questo “impero del caos” offre agli imperi emergenti dell’Oriente, ai BRICS come Russia e Cina, la completa sottomissione, spiega Samir Amin, tuttavia nè la Russia nè la Cina accettano questo programma.
In Ucraina la Russia ha detto basta. La Russia era disposta a convivere con una Ucraina neutrale ma non con un protettorato occidentale ai suoi confini, istigato contro la stessa Russia, un qualche cosa che frattura questo paese a metà e lo spinge verso un conflitto interno. Al via la annunciata privatizzazione del settore energetico ucraino, i rubinetti delle vene per cui affluisce il grosso dell’esportazione energetica russa cadranno nelle mani degli Stati Uniti (imprese come Chevron sono in questo) e la inequivoca prospettiva di entrata nella NATO converte il cerchio militare, in una terra ancestrale russa, in una offesa insopportabile.
 
La ribellione della Russia presuppone un cambio nella condotta di questo paese che è durata oltre venti anni, sempre cedendo dopo la violazione delle linee rosse permanentemente marcate da Mosca e travalicate senza complimenti dagli euroatlantici. Questo cambiamento è stato visto come una sfida intollerabile che bisogna castigare in modo esemplare, tuttavia per Mosca non c’è possibilità di passo indietro, senza rischiare il crollo del regime di Putin. “L’importante non è l’Ucraina in se stessa ma piuttosto la sfida che il cambiamento presuppone”, afferma Fedor Lukianov.
 
La revisione dei risultati della guerra fredda è inammissibile in Occidente. Quel risultato che Gorbaciov aveva immaginato come un accordo fra galantuomini con lo sguardo rivolto a costruire una sicurezza continentale integrata in Europa (carta di Parigi, Novembre del 1990) è stato convertito dagli euroatlantici in una ingannevole e travolgente offensiva sul campo liberato da uno dei due gangsters a beneficio dell’altro. I dirigenti russi erano quindi troppo occupati a riempirsi le tasche con le privatizzazioni e saccheggio del patrimonio ex sovietico. Una mescolanza di ingenuità, disordine, furto e faccia dura. L’Occidente considera adesso inammissibile rivedere quell’eccezzionale aggregato e vuole castigare la Russia. Ma come fare questo senza spingere la Russia fra le braccia della Cina?
 
La crisi dell’Ucraina è appena agli inizi e la Cina già si annovera come il paese che ne guadagna . Il suo presidente CXI Jinping se ne va a passeggio questi giorni per l’Europa ispezionando il panorama del sotto impero occidentale; Olanda, Francia, Berlino, Bruxelles, un rosario di vecchie capitali coloniali unite in una orchestra ogni volta più stonata  intorno al proposito di contrastare i vecchi ed i nuovi imperi emergenti.
I tentativi di spingere la Cina a condannare la Russia per la Crimea sono risultati vani. Pekino si è astenuta nella poco entusiasta condanna della Russia fatta all’ONU ed ha espresso na certa prudente comprensione verso l’attitudine di Mosca.
La Cina non ha interessi privati nella questione dell’Ucraina, ha detto Xi a Berlino. La crisi di questo paese, deriva da una storia molto complessa e dalle realtà attuali, ha sottolineato. Ci sono delle similitudini.
 
Se la Russia di Putin non è quella di Yeltsin e di Gorbaciov, neppure l’attuale Cina di Xi Jinping è quella di Deng Xiaoping. La dottrina cinese, ha spiegato Xi in un atto celebrato il giovedì nella Korber Stiftung di Berlino, continua ad essere il rifiuto di convertirsi in una potenza egemonica. La Cina non vuole trattare gli altri nella stessa forma in cui essa stessa fu trattata dalle altre potenze occidentali ed dal Giappone fino all’epoca di Mao. Ma Pekino- e questa è la novità- anche lei sta tracciando linee rosse nel Mar della Cina ed avverte contro l’accerchiamento  di cui essa stessa è oggetto, mentre l’Impero del Caos predispone il trasferimento del grosso delle sue armate verso Oriente.
“Non vogliamo essere egemoni ma neppure ci lasceremo colonizzare ne travolgere per altre potenze come accaduto nel passato”, ha risposto Xi il Giovedì ad una domanda sul suo incremento della forza militare.
 
Come con la Rusia, gli USA sono in agguato con la Cina nelle sue stesse vicinanze.  Il ritorno al conflitto ed alla tensione in Europa non va male per Pekino. Toglie energia allo scenario asiatico. Benchè l’Europa non possa rimanere senza il gas russo, la sola insinuazione di rappresaglie contro Mosca sul fronte energetico, spinge la Russia verso la Cina.
 
Ma questo orientamento va oltre della Cina ed include avversari di Pekino nella regione , in primo luogo Giappone e Corea de Sud, soci ed alleati militari di Washington. Mosca tenta con offerte e progetti energetici Tokio e Seul, ma Washington fa pressioni perchè questi accordi non si sviluppino. Il problema è che nel dissuadere il Giappone e la Corea del Sud da qualsiasi affare energetico con Mosca, gli USA ancora di più fanno stringere una alleanza tra la Russia e la Cina: quella che poteva essere una deriva russa verso l’Oriente, strategicamente diversificata si converte in una unilaterale e concreta deriva verso la Cina, cioè a dire qualche cosa che consolida un blocco.
 
Il calcolo è per Pechino il 2020: con gli Stati Uniti per quell’epoca il confronto sarà allora militare. Pechino ritiene probabile che l’impero del Caos lascerà in pace la Cina senza una crisi militare. Il potenziale di risorse militari che la Cina sta investendo nella sua difesa armata è destinato a rendere cieco l’impero del Caos avversario, neutralizzando un intero sistema satellitare nello spazio, senza del quale l’esercito principale nel mondo non può vincere una di quelle guerre , con centinaia di migliaia di vittime dell’avversario e con zero decessi nel proprio, a cui è abituato. Per quando riguarda l’approvvigionamento energetico, che oggi viene in Cina per rotte marittime vulnerabili controllate dall’avversario, questo sarà garantito per via del continente attraverso la Russia.
 
Per l’Unione Europea e per la Germania tutto questo viene in grande. Bruxelles vuole annunciare nel mese di giugno una strategia per “ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia.” Con questo contribuirà allo stesso: creare una sorta di nuovo mondo bipolare Euroatlantico contro Eurasia. Questo non è lo scenario della Russia, o della Cina, o il BRICS in generale, ma, a quanto pare, è l’unico programma che gestisce l’impero del Caos. Di fronte alle sfide del secolo; picco del petrolio e la popolazione, le enormi incertezze che rendono pubbliche la disuguaglianza e il riscaldamento globale, un premio vero e proprio Nobel per la stupidità.
 
 
Traduzione: Luciano Lago

In una città in Siria i residenti si ribellano contro il Fronte al Nusra ed vengono uccisi 50 mercenari

I residenti di una località della Siria centrale, Taibet al-Iman, hanno dato luogo ad una ribellione in massa contro gli occupanti, i miliziani del fronte al Nusra, prendendo il sopravvento su questi ed uccidendo 50 dei terroristi che durante l’occupazione della città avevano commesso atti di sequestro e di rapina nella stessa località, ubicata nella provincia di Hama. I terroristi risultano affiliati alla rete di al-Quaeda ed i miliziani supersiti sono dovuti fuggire abbandonando la località.
 
Secondo diverse fonti, i residenti si sono sentiti esasperati per aver subito gli atti criminali commessi dai membri del Fronte al-Nusra ed hanno deciso di passare all’azione.
La città di Tabet al Iman è riamata sotto controllo dei delle varie fazioni ribelli dal Dicembre del 2012, quando era stata conquistata dal denominato esercito siriano Libero (ESL). Tuttavia nel corso degli ultimi mesi è caduta in mano di gruppi estremisti, come accaduto in molte zone del paese.
I gruppi armati oppositori non hanno fatto commenti su questa vicenda, tuttavia la loro capacità di controllare parte del territorio siriano si vedra’ costantemente compromessa se i residenti inizieranno a superare la paura ed a ribellarsi contro di essi allo stesso modo.
Dall’altra parte del paese, 28 militanti del fronte di al Nusra sono stati abbattuti nel corso di un attacco dell’Esercito Nazionale Siriano nella notte tra Sabato e Domenica contro le loro posizioni situate nel Guta orientale. Secondo i particolari conosciuti, tre gruppi dell’esercito si sono infiltrati nelle loro posizioni ed hanno ucciso tutti i terroristi.   Questi miliziani, erano appena arrivati dalla Giordania e facevano parte dell’ultimo gruppo addestrato nei campi in Giordania sotto controllo della CIA.
 
Il sito Sharm Times ha pubblicato le foto dei miliziani abbattuti.
 
Nel sud della capitale, nello Yauzè, non lontano dal campo di Yarmuk, l’Esercito ha attaccato un edificio che era sotto il controllo del Fronte Al –Nusra, causando la morte di 20 degli occupanti.
 
Fonte: Al Manar

L’Europa non si trova nella posizione di giudicare altri paesi sul rispetto dei “Diritti Umani”

Gli europei e gli occidentali mancano di qualsiasi autorità morale per poter giudicare altri paesi circa il rispetto dei Diritti Umani, così ha dichiarato questo Lunedì il viceministro degli Esteri e per gli affari giuridici internazionali dell’Iran, Seyed Abas Araqchi.

Il responsabile iraniano, per quanto riguarda la risoluzione di ingerenza predisposta dall’Unione Europea per i diritti umani in Iran, ricorda che gli occidentali persistono nella loro ostilità storica contro questo paese.
“Ci sono state ed esistono oggi profonde divergenze tra l’Iran e l’Occidente (Europa e Stati Uniti) nelle varie questioni”, ha aggiunto.
A suo giudizio, nel caso dei diritti umani risulta questa una disputa tra l’Iran e l’Occidente, visto che quest’ultimo adotta impostazioni demagogiche ed applica un doppio criterio in proposito.
Allo stesso modo Seyed A. Araqchi ha avvisato circa le persone e le entità che si oppongono ad un accordo nel caso del nucleare iraniano e che rendono strano l’ambito delle conversazioni per ottenere i loro obiettivi.

Il Parlamento europeo aveva votato il Giovedì scorso a favore di una risoluzione contro l’Iran, argomentando che le elezioni presidenziali di questo paese non rispetterebbero “gli standard europei”, inoltre il Parlamento aveva manifestato preoccupazione per presunte violazioni dei diritti umani nel paese persiano.
Le accuse contro la situazione dei diritti umani in Iran, secondo Teheran, perseguono obiettivi politici e servono gli interessi delle potenze egemoni.

Risulta difficile dare torto al rappresentante della diplomazia iraniana, considerando che i paesi europei, quelli che, come alleati degli USA e membri della NATO, hanno partecipato ad operazioni belliche di invasione contro paesi sovrani in violazione di ogni diritto internazionale, come ultimamente avvenuto in Libia e in precedenza in Iraq, con bombardamenti ed eccidi che hanno prodotto, soltanto in Iraq, l’uccisione di quasi un milione di persone (un genocidio) tra civile e militari, con utilizzo di armi vietate come le bombe al fosforo a Falluja ed in altre zone di cui ancora oggi la popolazione civile paga le conseguenze con nascite di bimbi deformi e malattie. Le stesse nazioni europee (Francia e Gran Bretagna in particolare) sono complici con gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita nel conflitto di aggressione contro la Siria con il fornire tonnellate di armamenti, sostegno e finanziamenti alle migliaia di mercenari stranieri che vengono infiltrati in Siria per rovesciare il governo legittimo di Al-Assad, con atti di terrorismo che hanno prodotto migliaia di vittime tra la popolazione civile ed essendo complici delle atrocità (sgozzamenti e teste mozzate)contro i civili, minoranze cristiane incluse, effettuate dai miliziani takfiri che operano in quel paese.

I complici ed autori di questi crimini, quelli che si chiamano Tony Blair, Francois Hollande, David Cameron, non possono pretendere di sedersi in cattedra a giudicare l’Iran, una nazione pacifica ma gelosa della propria sovranità che non ha mai invaso altri paesi e che non commette atrocità contro persone civili per motivi religiosi o di etnia.

Traduzione e nota di Luciano Lago

Fonte: Hispantv
http://www.controinformazione.info/leuropa-non-si-trova-nella-posizione-di-giudicare-altri-paesi-sul-rispetto-dei-diritti-umani/#more-4261

Prestiti per ragazzi tra i 18 e i 25 senza obbligo di restituzione: ecco tutte le clamorose novità

altro che job act

Scritto da Facile.it     | Pubblicato Lunedì, 07 Aprile 2014

prestiti per ragazzi senza obbligo di restituzione
La clamorosa iniziata della Banca del Lavoro dei Ragazzi permetterà, a tutti i giovani compresi tra i 18 e i 25 anni di ottenere un piccolo prestito senza alcun obbligo di restituzione: ecco come fare per ottenerlo, secondo quanto riportato da Facile.it

Interessante iniziativa della Banca del Lavoro dei Ragazzi, una associazione di promozione sociale con sede a Roma, che offre la possibilità a tutti i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni, italiani e stranieri purché residenti o domiciliati nella Capitale, di ottenere un piccolo prestito di 50 euro senza alcun obbligo di restituzione. L’unica condizione richiesta è che i beneficiari, nell’arco di un pomeriggio, svolgano un lavoro socialmente e turisticamente utile.
I lavori vanno svolti nell’arco di un pomeriggio, dalle 14:30 alle 18:30. Si tratta per lo più di mansioni manuali, tese a migliorare e rendere più gradevole l’aspetto della citta`, dal centro storico fino alle periferie: pulizia di strade, parchi pubblici, giardini, monumenti, raccolta di rifiuti e fogliame, eliminazione di erbe infestanti, rimozione di affissioni abusive e cancellazione di scritte su edifici di valore storico-artistico. La somma di 50 euro verrà elargita in contanti il giorno stesso, al termine del lavoro eseguito, al rientro alla sede della Banca del Lavoro dei Ragazzi.
Nell’orario di lavoro i ragazzi saranno accompagnati da due visori, che oltre a spiegare i compiti da svolgere, avranno anche l’incarico di controllare e sincerarsi che i ragazzi svolgano un lavoro serio, responsabile e soddisfacente. Tutti i ragazzi saranno tutelati da una polizza assicurativa gratuita e, prima dell’inizio del lavoro, saranno forniti di giubbotti protettivi fluorescenti e guanti protettivi. Prevista inoltre un’adeguata assistenza medica in caso di malaugurato infortunio durante lo svolgimento dell’incarico.
Insomma, una lodevole iniziativa da parte di questa associazione che, annualmente, dà la possibilità a tremila ragazzi non solo di beneficiare di una somma di denaro, ma anche di aprirsi verso il mondo del lavoro. Tra gli obiettivi della Banca del Lavoro dei Ragazzi c’è infatti anche quello di promuovere scambi di prestazioni finalizzati alla soddisfazione di piccole esigenze economiche e a bisogni di arricchimento culturale, civile e di allargamento delle relazioni sociali, nonché facilitare la conciliazione dei tempi liberi con quelli del lavoro socialmente utile.
Per ulteriori informazioni consultare il sito www.bancalavororagazzi.it oppure scrivere un’email all’indirizzo info@bancalavororagazzi.it.
– See more at: http://www.infiltrato.it/soldi/prestiti-per-ragazzi-tra-i-18-e-i-25-senza-obbligo-di-restituzione-ecco-tutte-le-clamorose-novita#sthash.Fq9J1L3H.dpuf

Allarme russo: attacco alieno e la Terra non è preparata. Pericolo!

http://www.affaritaliani.it/cronache/alieni-attaccoallaterra2403.html?refresh_ce

Non è un pesce d’aprile in anticipo di qualche giorno. I grandi della Terra non possono tranquillizzare i cittadini sulle capacità difensive, almeno della Russia, in caso di attacco alieno

Venerdì, 4 aprile 2014 – 06:00:00

Non è un pesce d’aprile in anticipo di qualche giorno. I grandi della Terra non possono tranquillizzare i cittadini sulle capacità difensive, almeno della Russia, in caso di attacco alieno, secondo la testata Russia Today. Tutto comincia con una conferenza stampa tenutasi lo scorso ottobre al Centro spaziale e controllo centrale Titof. Uno dei giornalisti ha chiesto al capo del centro, Sergey Berezhnoy, quale fosse lo stato della sicurezza extraterrestre.

La risposta è stata: “Per il momento non ne abbiamo la capacità. Sfortunatamente non siamo in grado di combattere eventuali civiltà extraterrestri”. Ma ha anche precisato: “Il nostro centro non è preparato per questo, ci sono fin troppi problemi sulla terra e nelle sue vicinanze”.

La domanda potrebbe apparire strana, se non fosse che le forze spaziali russe sono state effettivamente create nel 1992 dopo il crollo dell’Unione Sovietica, per poi essere ribattezzate Forze di difesa aerospaziali. La divisione ha due compiti specifici. Il primo è la difesa aerea e missilistica, insieme al controllo dei satelliti militari. Il secondo è così definito: “Monitorare gli oggetti spaziali e identificare potenziali minacce, nello spazio e dallo spazio, con scopi di prevenzione ed eventuale offensiva se necessario”.

Russia Today chiude in modo rassicurante dicendo “Anche se non siamo in grado di affrontare una minaccia aliena, le forze spaziali russe dispongono una tecnologia altamente efficace per affrontare eventuali attacchi terrestri”.

I russi, quindi, ai massimi livelli dello stato si stanno preprando a una possibile invasione aliena. Qualcuno non ci crederà, ma se a Mosca i militari si preparano forse qualcosa di vero c’è. O no? Guardiamo il cielo e aspettiamo…

LEGGI anche:

http://attivissimo.blogspot.it/2012/03/affaritaliani-e-le-astronavi-giganti.html

 http://www.queryonline.it/2012/03/12/la-bufala-delle-3-astronavi-aliene-in-rotta-verso-la-terra/

Ex agente CIA rivela: “In Sicilia le basi americane coprono segreti alieni…”

http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/alieni-basi-palermo.html

CULTURE

Lunedì, 7 aprile 2014 – 06:00:00

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Riportiamo la notizia comparsa nel blog americano di Erick Thert ex agente Cia oggi in pensione che rivela a suo dire che “la Sicilia per anni è stata considerata una semplice base strategica per i militari dell’esercito americano, ma la loro presenza sull’isola ha un motivo ben diverso: controllare una base aliena segreta, di cui neanche il governo siciliano era a conoscenza”.

La rivelazione è stata diffusa ieri dall’Hacker americano Erick Thert, ex agente Cia oggi in pensione che ha deciso di parlare, attraverso il suo blog www.secretfilexxx.com. Impossibile collegarsi al sito da qualche ora, non si sa se per un volume elevato di traffico o se perché sia stato prontamente oscurato dall’Intelligence americana. Dalle informazioni recuperate emerge che l’esercito americano nasconda in Sicilia una vera propria stazione aliena dove gli E.T facevano base già negli anni ’70 per i loro viaggi interstellari. Stazione, che si trova sotto il livello del suolo nella zona della base militare di Sigonella.

Quattro navicelle, una ventina di corpi alieni mummificati e una stazione di controllo ormai in disuso, tutti oggetto di studio di scienziati e fisici americani che da anni ormai conducono esperimenti all’insaputa degli abitanti dell’Isola. Secondo quanto riporta Thert, “neanche il governo siciliano” ne era a conoscenza. Gli unici a “sapere” sarebbero il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica, informati di un’area top secret in Sicilia ma anche loro all’oscuro di cosa esattamente vi si trovi, come stabilito da accordi segreti presi fra Usa e Italia negli anni ’60.

Ecco spiegate le 16 basi americane presenti sul territorio siciliano, per anni spacciate per postazioni militari strategiche, che oggi si rivelano essere state poste per controllare e difendere il “tesoro” che gli Usa controllano sul territorio dell’isola. Thert ha anche scritto in un post sul suo blog che in giornata verranno pubblicate alcune foto che cambieranno per sempre la storia non solo della Sicilia e dell’Italia, ma dell’intera umanità. Le immagini saranno rese pubbliche su un nuovo sito che, per evitare venga bloccato, rimane per ora segreto. [fonte: Palermoreport.it]

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