Manifestazione 19 ottobre: in marcia con il corteo, tra petardi nascosti e qualche “finto” black bloc

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 L’Huffingtonpost  |  Di Fabio Lepore Pubblicato: 19/10/2013 21:15 

manifestazione 19 ottobre

 Doveva essere un “corteo contro”. E un “corteo contro” è stato. Lasciando spazio a tutti, però. A iniziare dai primi che entrano in scena, sotto il sole caldo del dopo pranzo romano. Sono i rifugiati, infatti, a scandire per primi nella piazza il loro dissenso e a manifestare la rabbia per la loro condizione: “Basta! Basta! Siamo rifugiati in Italia senza diritti”.

Parte così il serpentone. Lento e a singhiozzo, specie in via Merulana, dove il camioncino, da cui si lanciano i cori, e il cordone del servizio d’ordine che lo attornia rallentano per permettere di essere raggiunti da tutti i manifestanti, anche quelli che arrivano da fuori Roma e sono stati fermati dalle forze dell’ordine per controlli all’ingresso della città. Si colora, intanto, via Merulana, degli slogan e delle danze dei manifestanti. E delle scritte sui muri del ministero delle Finanze, la prima istituzione che si incontra sul cammino. In quattro e quattr’otto un manifestante, coperto da una complice bandiera, confeziona con un prestampato: “Rendiamo il Paese ingovernabile a banche e Vaticano, costruiamo un governo d’emergenza popolare”. Altri attivisti, con gli ombrelli, inscenano una coreografia per lanciare un messaggio altrettanto chiaro: “Ridistribuite tutto”. Tutt’intorno bandiere No Tav, No Muos e cartelli che per richiamare l’attenzione sulle politiche abitative.

Ma è all’altezza di via Goito, dall’angolo destro con via Napoleone III, che improvvisamente piovono dall’alto cocci di vetro e pietre. Saluto di Casapound ai manifestanti. Il servizio d’ordine fatica non poco a dissuadere i più “caldi” dal rispondere a tono. Ma il cuore del corteo prosegue. E, quando le cose in via Napoleone sembrano essere tornate tranquille, la testa ha già “invaso” piazza della Repubblica. Ancora cori e slogan, incessanti. E sempre dissidenti. Che spiazzano e incuriosiscono i passanti e i turisti appena scesi alla stazione Termini. Nessuno, però, sembra esserne troppo indispettito. L’onda sale e tocca il suo apice nella via dei ministeri, dove fanno la loro comparsa anche le uova. Vengono gettate contro portoni e mura dei Palazzi, quelli con la P maiuscola. “Non ci è piaciuta la vostra recita”, urla una ragazza al mio fianco, colorendo con epiteti meno composti.

Nel corteo compaiono anche ragazzi con il volto coperto, ma per qualcuno è davvero difficile credere che siano “black bloc”, visto che molti indossano una costosa cerata di marca. Sono giovanissimi, a giudicare dal taglio degli occhi, che si intravvedono appena sotto il foulard nero. Dalle buche nell’asfalto, invece, fanno capolino i petardi (“nonostante i controlli, allora, sono riusciti a piazzare qualche sorpresa lungo il percorso”, viene da pensare), che scandiranno l’ultimo tratto di marcia verso Porta Pia.

All’ultima svolta a sinistra la gente, si percepisce, inizia a essere stanca. Freme per passare il più in fretta possibile. E gli addetti all’ordine faticano ancora una volta a contenerli. Soprattutto quando da una camionetta della Polizia parte un lacrimogeno. Poca cosa per i veterani delle manifestazioni d’autunno, che si tamponano appena gli occhi con le mani; forse il primo, per alcuni ragazzi, che prontamente tirano fuori dallo zaino i limoni e iniziano a succhiarli. Dal camioncino in testa al corteo, ancora una volta, lo speaker intima tutti a mantenere la calma. Il fiume si ricompatta. Ed è di nuovo la breccia: Porta Pia viene invasa di musica e colori. Gli stessi, un po’ più stanchi ma non con meno entusiasmo, di piazza San Giovanni.

 

Manifestazione 19 ottobre: in marcia con il corteo, tra petardi nascosti e qualche “finto” black blocultima modifica: 2013-10-20T21:42:07+02:00da davi-luciano
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