Sudafrica: la terra degli stupri, migliaia in piazza dopo efferata violenza

18-10-2013
Migliaia di persone sono scese in piazza oggi nella township di Diepsloot, a nord-ovest di Johannesburg, dopo lo stupro e l’omicidio di due bambine di due e tre anni, ritrovate martedì scorso in un bagno pubblico. La polizia ha esploso proiettili di gomma per disperdere i manifestanti che “avevano bloccato la strada e lanciato pietre contro gli agenti”, ha detto un portavoce delle forze dell’ordine, Lungelo Dlamini.

Proteste e tumulti erano già esplosi martedì scorso, dopo il ritrovamento delle due bambine, scomparse da sabato. Oggi la polizia ha annunciato l’arresto di una quinta persona coinvolta nella vicenda. “Le accuse contro di loro saranno di sequestro, stupro e omicidio”, ha precisato il portavoce. Gli arrestati sono tutti uomini di età compresa tra 29 e 47 anni, che vivono nella stessa township di Diepsloot, abitata da famiglie povere di diverse nazionalità, in sistemazioni prive di acqua corrente e servizi igienici.

Il Sudafrica post-apartheid, con i neri tornati allo stato di natura, ora che non ci sono più i ferrei controlli delle istituzioni bianche, ha uno dei più alti tassi di omicidi al mondo, con circa 16.000 persone uccise ogni anno. Stando ai dati Unicef, gli abusi sessuali rappresentano oltre la metà degli oltre 54.000 crimini commessi contro i bambini tra il 2010 e il 2011.
http://voxnews.info/2013/10/18/sudafrica-la-terra-degli-stupri-migliaia-in-piazza-dopo-efferata-violenza/

La terribile notte di Stefano Gugliotta. Lunedì ricomincia il processo agli agenti

Pubblicato: 18/10/2013 12:56

Quella di Stefano Gugliotta è la storia di uno cui, tutto sommato, è andata bene. Gugliotta, il 5 maggio 2010, ha cenato a casa dei genitori prima di uscire per raggiungere il cugino che compiva gli anni. La televisione, quella sera, trasmetteva la finale di Coppa Italia Inter-Roma che si stava svolgendo nel vicino stadio Olimpico e Stefano, non tifoso ma simpatizzante della Lazio, non ha prestato molta attenzione alla partita.

Intorno alle 23 è alla guida del motorino di un suo amico perché quest’ultimo, costretto con le stampelle dopo essersi fatto male a una gamba, fa fatica a condurre il mezzo. Stefano, che all’epoca aveva 25 anni, non indossa il casco.

I due passano per viale Pinturicchio, seguiti e preceduti dalle macchine dei loro amici con cui stavano andando alla festa del cugino di Stefano. All’improvviso, dalla sinistra, arriva un poliziotto in assetto antisommossa. Si avvicina al motorino dei giovani e inizia a colpire Stefano al volto con violenza.

L’amico che siede dietro scende dal motorino e il poliziotto inizia a gridare: “che stavate a fa?”. Per tutta risposta Gugliotta ricambia la domanda – “ma che stai facendo tu?!” – non riuscendo a capire il motivo di quell’ingiustificato attacco.

L’amico passeggero, nonostante le stampelle e il tentativo di inseguimento da parte del poliziotto, riesce a scappare. Stefano Gugliotta, forse incredulo per quanto appena accaduto, continua a tenere in equilibrio il motorino e si frappone tra il poliziotto e l’amico per permettere a quest’ultimo di mettersi in salvo.

Una mano è sul manubrio del mezzo, con l’altra cerca di parare i colpi. Da dietro arriva un secondo poliziotto che sfodera un potente calcio, non si capisce se al retro del motorino – come dichiarerà l’agente – o alla coscia di Stefano, come dice quest’ultimo ricordando il grosso livido rimastogli per lungo tempo sul corpo.

In pochi secondi, Gugliotta viene circondato da una decina di agenti, tutti in tenuta antisommossa, che si avventano su di lui. Verrà portato all’interno di una camionetta e trasferito alla questura dello stadio Olimpico, prima di essere tradotto nel carcere di Regina Coeli in stato di arresto.

Stefano Gugliotta sarà detenuto per una settimana, prima che il giudice decida la sua scarcerazione. I reati imputatigli, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, verranno a cadere. Fondamentale, per la ricostruzione della vicenda e per il proscioglimento del giovane, il video girato con un telefono cellulare da un abitante del palazzo posto di fronte a dove si sono svolti i fatti.

Nel video, circolato su tutti i media nazionali nei giorni successivi a quel 5 maggio, si vede chiaramente come l’azione delle forze dell’ordine sia stata gratuita e sproporzionata. Il 21 ottobre, lunedì prossimo, ricomincerà il processo che vede imputati nove agenti per le violenze nei confronti di Gugliotta.

Le ferite riportate dal ragazzo – lividi su tutto il corpo, lesioni alla testa a seguito delle manganellate, un incisivo spezzato – sono state refertate sia dal 118, intervenuto in caserma, sia dal medico durante la visita medica in carcere.

Dalla denuncia presentata da Gugliotta, in cui vengono minuziosamente raccontati i fatti, emerge un particolare inquietante. Uno dei dirigenti presenti nella caserma dello stadio Olimpico, dopo che Stefano era stato visitato dagli operatori del 118, chiede al giovane di firmare un foglio in cui era stata barrata la casella “rifiuto del ricovero”.

Stefano Gugliotta non hai mai detto no a un ricovero che, tra l’altro, nessuno gli ha mai proposto. Al suo rifiuto di firmare – Gugliotta racconterà che in quel momento gli è venuta in mente la vicenda di Stefano Cucchi – il modulo gli viene nuovamente proposto, questa volta in bianco.

Prima di firmarlo, Stefano scrive a penna, accanto alla casella di cui sopra, “non rifiuto il ricovero”. Il dirigente, stizzito, se ne va imprecando e stracciando il foglio. Ma su questa parte della storia, probabilmente, non arriveremo mai a sapere la verità.