Disoccupazione: effetto collaterale della ricchezza?

Posted By Alberto Medici On 7 ottobre 2013 

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DA una parte è innegabile che siamo una società ricca. Ricca di mezzi, ricca di tecnologia, ricca di beni materiali. Guardate i vostri armadi. Guardate i vostri elettrodomestici. Aprite un sito a caso di vendita di roba usata (ad esempio subito.it) e troverete di tutto, veramente di tutto, a quattro soldi. Vasche idromassaggio: usate pochissimo, come nuove, assolutamente nuove mai usate: una frazione del loro prezzo di listino, a volte anche poche centinaia di euro e ve la danno. Ma è così per tutto: oggi si sostituiscono oggetti che potrebbero essere riparati, a volte ancora funzionanti, ma magari un po’ fuori moda. Il suocero cambia l’auto e la sua, tenuta benissimo, non gli viene valutata che una pipa di tabacco. Io dico allora: beh, la teniamo per il figlio! Risposta: ma Marco acceterebbe di guidare una macchina così? Non è “da giovane”. Ma come? Una macchina ti deve servire a trasportarti, mica deve essere come un vestito da sera, che se è fuori moda ti fa fare la figura dello straccione.

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 Dall’altra parte vediamo sempre più ditte che chiudono, sentiamo di imprenditori che saltano, e magari alcuni si suicidano, cominciamo a conoscere amici, parenti o conoscenti, vicini insomma che rimangono senza lavoro. E se questa era una cosa che 20 anni fa era una rarissima eccezione, quasi una cosa di cui vergognarsi, oggi i casi sono sempre più numerosi. C’è la crisi, l’economia non tira, aumentano le tasse, il debito pubblico cresce a ritmi insostenibili, nonostante tutte le manovre e manovrine gli interessi sul debito sono sempre di più. E si avvicina lo spettro: fare la fine della Grecia dove, come ci ha raccontato l’ottima Monia Benini, [3] ormai anche nel centro di Atene sono sempre più numerosi e frequenti i ristoranti e i locali chiusi per mancanza di clienti. Come detto in questa nota, [4] la crisi ha un effetto di divisione: divide la gente fra chi un lavoro certo ce l’ha, e chi non lo otterrà mai.

 Come si conciliano queste due scenette contrapposte? Stiamo parlando della stessa società, dello stesso paese? O sono film diversi? Siamo in una crisi nera o nella più ricca e abbondante [5] delle società?

 In realtà fanno parte delo stesso film: la ricchezza ha prodotto una tale sovrabbondanza di mezzi, che non serve più produrre e consumare ai ritmi forsennati degli anni ’60, ’70 e ’80. E di qui la crisi: perchè una economia basata sull’aumento esclusivo del consumo deve per forza arrivare al suo punto finale, sempre ammesso che non accettiamo tutti di comprarci 12 biciclette 5 motorini , 4 automobili a testa e 24 televisori (ma anche questo non sarebbe possibile per una oggettiva limitazione delle risorse disponibili sul pianeta – grazie a Dio!).

 E l’unica manovra, l’unico sistema che i nostri politici sanno immaginare (non mettere in pratica, per carità, non ci arrivano neanche, ma, insomma, qualche cosa devono far finta di fare pensare progettare, per giustificare gli stipendi da favola che si attribuiscono) è uno stimolo all’economia: buttare sul tavolo (nella gabbia dove siamo tenuti prigionieri, direi io) un po’ di soldi, nella speranza che questo “rimetta in moto il sistema“. Magari qualcuno cambierà cellulare (soldi alla Corea), magari qualcuno si cambierà la TV (soldi al Giappone), magari qualcuno andrà al ristorante (cinese, ormai sono sempre di più) o si prenderà una pizza da asporto in più (dal solito egiziano, ormai gli italiani che fanno le pizze chi li trova più?). Eh sì perchè la soluzione, secondo loro, è tirare avanti ancora un po’, magari qualche annetto, magari a fine legislatura, guadagnare il tempo necessario per mettere da parte acora un pochino, rubare ancora un po’ di risorse alla collettività per sè e la propria famiglia: nessun pensiero all’Italia, ai disoccupati, alle generazioni future. No. Ci pensino loro, quei pezzenti, cosa vogliono: fare i mantenuti a vita? Bamboccioni!

 Per questo la crisi sia benedetta, perchè ci costringe a mettere in discussione il modello portato avanti finora. Non come diceva quell’utile idiota di Giannino [6] in risposta ad una domanda del pubblico, dove alla domanda: “ma quanto può andare avanti la crescita infinita?” rispondeva: “Globalizzatevi, andate a vendere all’estero!“, ma cambiando dal di dentro il nostro modello economico.

  • Passando da una economia della competizione ad una economia di collaborazione;
  • da una rincorsa alla crescita ad una allo sviluppo ecosostenibile;
  • da un consumo sconsiderato di farmaci ad un ritorno ad una sana alimentazione;
  • incentivando energie alternative e di autosostentamento, e la lista potrebbe continuare.

Perchè se continuiamo così sarà sempre più inevitabile che la disoccupazione aumenti; ma se cambiamo modello, e la smettiamo di usare l’avidità come motore principale delle nostre azioni, potremo ridistribuire la ricchezza in modo da moltipicare il benessere.

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 Ma la classe politica di vecchietti rifatti che ci governa questo cambio di passo non lo sa fare. Loro hanno un solo modello in testa, e a quell’età è pressochè impossibile cambiare. Per questo dobbiamo mandarli tutti a casa e mettere al loro posto persone nuove.

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Disoccupazione: effetto collaterale della ricchezza?ultima modifica: 2013-10-09T08:57:00+02:00da davi-luciano
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