di Marta Tondo
Il potere dei Sì Tav riesce anche a toccare la clessidra del tempo. Già, perché tra agenzie stampa, testate nazionali e proclami bipartisan dei politici ringalluzziti, oggi si è fatta molta confusione sull’effettivo impegno da parte della Francia sul Tav.
La strombettata conferma dalla parte Oltr’Alpe che andare avanti nella realizzazione della Torino-Lione in realtà è meno di quello che si pensa.
Infatti, è vero che sul Gazzetta Ufficiale i lavori per creare un itinerario di accesso al cantiere del tunnel di Chambery per la Torino-Lione vengono definiti di “utilità pubblica e prioritari”, ma gli espropri non verranno effettuati in quindici giorni, come trapelato erroneamente in Italia, bensì in quindici anni come si può leggere nel decreto a pagina 4.
La Francia dunque non accelera affatto. Anzi le tempistiche corrispondono a quanto già annunciato, 2030 dunque, che aveva definito il Tav come un progetto non prioritario, aggiungendo che se si sarebbe dovuta per forza fare ciò sarebbe dovuto avvenire non prima del 2030.
Solo la dichiarazione di pubblica utilità e di urgenza dei lavori di corollario alla linea ad Alta Velocità indica un cambio di rotta di Parigi.
«Quinze ans», quindici anni. Che si sono però, varcando il confine, trasformati in quindici giorni.
Difficile credere che sia trattato di un involontario errore di traduzione visto che immediatamente dopo da Stefano Esposito del Partito Democratico a Carossa della Lega Nord si è levato un plauso e un attacco al movimento No Tav accusandolo di aver strumentalizzato il report della Commissione 21 che aveva battezzato come inutile la grande opera.