Perché l’Italia ancora declassata?

Il nuovo attacco della società di rating Usa contro i btp decennali è un’altra tappa dell’assedio dei mercati anglofoni all’euro

Andrea Angelini    

Il nuovo attacco della società di rating Usa contro i Btp decennali è un’altra tappa dell’attacco dei mercati anglofoni all’euro
Standard&Poor’s declassa ancora l’Italia
Andrea Angelini
La ricetta suggerita per riacquistare “credibilità” sui mercati finanziari è la stessa del FMI e della Commissione europea. Rimettere l’IMU sulla prima casa ed aumentare l’IVA dal 21 al 22%
Certe cose non succedono mai per caso.
Dopo il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea, adesso anche Standard & Poor’s invita, ammonisce e ordina all’Italia di non togliere l’Imu sulla prima casa e di non perdere tempo a varare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%.
L’agenzia Usa di rating, famosa come la collega Moody’s per le previsioni campate in aria sul futuro di questo o quello Stato e sulle prospettive su questa o quella società, ha declassato il giudizio sui Btp decennali da BBB+ a BBB e ha ribadito come negative le prospettive economiche (il cosiddetto outlook) del nostro Paese.
Le società di rating Usa da anni conducono una lotta contro il sistema dell’euro, partendo dai Paesi più deboli dell’area Sud dell’Unione europea, caratterizzati, come l’Italia, da un alto livello del debito e del disavanzo pubblico.
Non si tratta di una questione da poco considerato che, come hanno sostenuto politici di governo ma anche esponenti della stessa Commissione europea, i giudizi delle agenzie di rating vengono emessi con una tempestività che appare quanto mai sospetta.
Si sfrutta al volo le difficoltà di un governo, in questo caso quello italiano, sapendo benissimo che un declassamento dei Btp decennali provocherà una vendita da parte di non pochi operatori finanziari che li tengono in portafoglio; provocherà un calo del loro valore di mercato e al tempo stesso obbligherà il governo ad alzare gli interessi sulle future emissioni.
In tal modo si aggraveranno i futuri impegni finanziari del Tesoro che dovrà reperire nuove entrate, si spingeranno in alto i rendimenti reali dei Btp e si accentuerà il differenziale (spread) con i Bund tedeschi che vengono considerati i più solidi e i più affidabili dell’Eurozona, i più solvibili sia come capitale che come interesse, in virtù della forza dell’economia della Germania.
Lo spread è divenuto la pietra angolare sulla quale basare il giudizio dei cosiddetti “mercati finanziari” su un Paese o su una società, tenendo ben presente che le società di rating possono offrire un serio contributo allo sputtanamento gratuito ed immotivato dei soggetti presi di ira.
Del resto che non si tratti di una cosa seria, come giudizi non come conseguenze, lo aveva detto anche uno come Dominique Strauss Kahn. L’ex direttore generale del FMI, tra un bunga bunga consumato ed un altro tentato, aveva dichiarato che i giudizi delle agenzie di rating erano basati sul nulla, essendo poi dei semplici funzionari a compilarli che dovevano giustificare agli occhi della clientela di investitori il pagamento dell’abbonamento mensile.
Basterebbe ricordare che Moodys, pochi mesi prima del fallimento, giurava e spergiurava sulla affidabilità patrimoniale e finanziaria della Lehman Brothers.
Se queste sono realtà di fatto, è sconfortante prendere atto che ci siano politici italiani o italioti che, invece di affermare che le società di rating sparano cazzate, arrivano a sostenere che l’Italia dovrebbe tenere conto delle perplessità delle stesse sul nostro presente e sul nostro futuro.
Lo stesso approccio idiota di taluni esponenti dell’attuale maggioranza, capaci soltanto di dire che si dovrebbe tenere conto delle rampogne del FMI e della Commissione europea sulla cancellazione dell’IMU o sul congelamento dell’IVA.
Siamo di fronte insomma alla solita cialtroneria dei politici italiani così condizionati dalla moda di dirsi favorevoli al Libero Mercato, che è in realtà la libertà di saccheggio concessa ai gangsters della finanza, da non rendersi conto di stare avallando in tal modo gli attacchi all’euro e il tentativo quasi completato di definitiva colonizzazione del nostro Paese.
Il rating di BBB è infatti appena un gradino sopra a quello di “titolo spazzatura” che caratterizza i titoli del debito pubblico greco. Esso implica una tappa successiva che si concretizzerà nel suggerimento all’Italia di vendere le quote pubbliche detenute dal Tesoro e dalla Cassa Depositi e Prestiti in società come Eni, Enel e Finmeccanica.
Quelle che ancora garantiscono all’Italia uno spazio autonomo in politica internazionale. Del resto, con un ministro ultra “atlantico”, ultra liberista, ultra mondialista ed ultra filo-americano come Emma Bonino il campo è libero per gli interventi più scellerati.
Una svendita che gli ascari dell’Alta Finanza presenti nella maggioranza giustificheranno con la solita necessità di diminuire il debito e il disavanzo pubblici e con la considerazione che non importa chi sia il proprietario di una azienda del genere se questa funziona bene e produce utili.
Lo sconforto che prende dalla realtà della politica italiana non dipende soltanto dall’esistenza di enormi problemi economici che sono sotto gli occhi di tutti ma anche dal prendere atto che non ci sono esponenti politici degni di questo nome.
L’umanità che bazzica Piazza Montecitorio o Corso Rinascimento, per non parlare dei Ministeri, è costituita da una turba di mezze calzette che non sanno nemmeno dove sorge il sole.
Persone che non soltanto ignorano la storia politica ed economica della Prima Repubblica ma che nemmeno vogliono conoscerla. Politicanti ai quali è sconosciuto il significato del principio dell’interesse nazionale e della sua difesa.
Cialtroni per i quali l’unico orizzonte mentale è rappresentato da una Unione europea che, ogni giorno che passa, dimostra sempre di più di essere stata costruita sul nulla. Una Unione europea che è incapace di fare la voce grossa contro la speculazione internazionale.
Una Unione europea che è incapace di mettere al suo posto una Gran Bretagna che continua ad agire, attraverso la City, come un nemico dell’Unione, una quinta colonna degli USA.
Soprattutto un nemico dell’euro e un difensore ad oltranza del ruolo della sterlina. E ovviamente del dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali.
Nessuno sembra voler vedere i legami operativi destabilizzanti tra la City e Wall Street e i paradisi anglofoni nei Caraibi che si muovono contro i Btp italiani e i Bonos spagnoli.
E di riflesso contro l’euro.
Una speculazione che utilizza per tale destabilizzazione sia le agenzie di rating che le banche d’investimento dirette da autentici criminali, tipo Lloyd Blankfein, capo supremo della Goldman Sachs.
Se poi si scopre che un Mario Draghi è stato vicepresidente per l’Europa della Goldman Sachs e che i vari Gianni Letta, Romano Prodi, Mario Monti e il non compianto Tommaso Padoa Schioppa le hanno prestato consulenze, il quadro dell’orrore odierno diventa completo.
Senza scordare, dulcis in fundo, che Monti è stato consulente pure di Moody’s. E allora perché stupirsi del fatto che le reazioni contro le società di rating siano così tiepide?
Sull’indignato la reazione del Tesoro.
Si tratta, hanno detto da Via XX Settembre di una scelta “non condivisibile” in quanto è già stata superata dai fatti.
Un giudizio che guarda all’indietro e che non tiene conto delle misure più recenti prese dal governo.
Il giudizio di BBB significa infatti che l’Italia viene presentato ai clienti di S&P quasi come un Paese nel quale non è più conveniente investire. Peraltro, se il calo del Prodotto interno lordo a fine anno viene fissato dalla società di rating a un meno 1,9% contro un meno 1,6% della stima precedente, il livello del debito è stato fissato al 129% sul Pil.
Risultato migliore del 130% di cui hanno parlato la Commissione europea e gli stessi esperti del Tesoro.
In ogni caso, S&P attribuisce il suo giudizio negativo ai mancati introiti dell’IMU sulla prima casa e dell’Iva.
E qui il cerchio si chiude.
Perché al mondo di Wall Street e della City non interessa se il ceto medio italiano tra tasse varie e recessione si sta impoverendo. Anzi.
Con le case che vengono messe in vendita per fare quadrare i bilanci familiari a guadagnarci saranno infatti le banche e le grandi società immobiliari che potranno fare man bassa di immobili svenduti sotto il costo originario. Si opera così un grande trasferimento di ricchezza dal ceto medio verso il grande capitale finanziario e immobiliare.
E il tutto succede con la connivenza ed il silenzio complice dei politici e dei governi.

11 Luglio 2013 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21942

Perché l’Italia ancora declassata?ultima modifica: 2013-07-11T15:32:00+02:00da davi-luciano
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