SPARI SENZA SCOPO. INTERPRETAZIONI SENZA SCRUPOLI

di Tao il Domenica, 28 aprile @ 21:31:01 CEST

 La “follia” di Luigi Preiti, il 49enne disoccupato che stamattina ha aperto il fuoco davanti a Palazzo Chigi, è racchiusa nelle sue parole, assai più che nel suo gesto. Quelle parole che il sito del Giornale, non a caso, enfatizza in un titolo a tutta pagina che suona così: «L’attentatore: “Volevo colpire i politici”».

 Strano modo di provarci, però, visto che all’atto pratico la sparatoria è avvenuta mentre i ministri del nuovo governo erano dentro l’edificio per la cerimonia di rito e di altri parlamentari, lì all’esterno, non se ne ha notizia. Ovviamente si potrebbe replicare che l’espressione è metaforica, per cui il bersaglio non erano i politici in carne e ossa bensì la politica – questa politica – nel suo insieme. Ma Preiti, muratore calabrese trapiantato in Piemonte e poi costretto a ri-trapiantarsi in Calabria a causa della recessione e della mancanza di lavoro, non sembra proprio un uomo avvezzo alle metafore.

 Più che di bersagli simbolici, quindi, bisognerebbe parlare di fantasmi. Di ombre che gli sono cresciute nella mente e che lo hanno ottenebrato. Fino a fargli credere che ci potesse essere almeno un brandello di rivalsa nel fare quello che ha fatto: una cazzata da prima pagina. Una violenza stupida. Un’incursione cruenta che si è risolta nel ferimento di due carabinieri e che ai professionisti della politica non costa assolutamente nulla, mentre semmai gli fa un favore permettendogli di atteggiarsi a vittime.

 Sta andando così, infatti. Soprattutto dal centrodestra, e in particolare dal PdL, si levano le accorate, prevedibilissime lamentazioni sul “clima di odio” che avrebbe armato la mano del disgraziato di turno. Non potendo accostare lui, direttamente, a nessun ambiente estremistico, giocano la solita carta dei cattivi maestri. E non potendo dire (troppo) apertamente che ce l’hanno con Grillo e col MoVimento 5 Stelle, lo fanno capire tra le righe. Vedi innanzitutto Alemanno, che se ne esce con il seguente tweet: «Dopo mesi che si inveisce contro politica e istituzioni, non c’è da stupirsi se un pazzo si mette a sparare!».

 Le variazioni sul tema si sprecano, comunque. E infatti il Corriere ne tira fuori agevolmente un primo florilegio, in un intero paragrafo dedicato appunto al PdL: «Il presidente dei senatori Schifani, parla di “attacco alle istituzioni”, e invita alla riflessione chi “in questi mesi, e anche negli ultimi giorni, ha alimentato veleni e acuito un clima di scontro politico e sociale”. Lo segue Prestigiacomo (“Ora stop a odio e parole violente”), Gelmini (“Aprire con determinazione una nuova stagione di pacificazione nella quale tutti abbassino i toni”) e Santanché (“Non fomentare il clima di odio che trova terreno fertile in questa difficilissima fase di crisi economica”) . E Gasparri: “Il fatto che l’attentatore di Palazzo Chigi possa essere uno squilibrato non cancella le colpe di quanti, proprio in quelle zone della Capitale, stanno alimentando un clima di odio e di violenza”.»

 Grillo replica immediatamente sul suo blog, prendendo le distanze da qualsiasi aggressione. Presente o futura. Prima esprime la sua «solidarietà ai carabinieri, alle forze dell’ordine e ai parenti del carabiniere ferito gravemente», poi afferma che «ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perchè il nostro MoVimento non è assolutamente violento. Noi raccogliamo firme ai banchetti, facciamo referendum e leggi popolari. Piena solidarietà alle forze dell’ordine e speriamo che sia un episodio isolato e rimanga tale».

 Parole un po’ doverose e un po’, o parecchio, di circostanza. Parole che in nome della rapidità, piuttosto che della sintesi, preferiscono sorvolare sul nodo fondamentale: l’ostilità popolare nei confronti di questa classe dirigente, politici in testa, è del tutto giustificata.

 Come hanno chiarito in molti, fra i cosiddetti “cattivi maestri”, i vizi della società occidentale non sono affatto dei difetti momentanei. O, in ogni caso, da accettare di buon grado a fronte dello sviluppo che è venuto e che verrà. Quei vizi, al contrario, vanno addebitati sia a un modello intrinsecamente sbagliato, sia al groviglio di interessi che lega i potentati economici e quelli politici. In qualche caso le responsabilità sono soltanto colpose. In qualche altro dolose. Gravemente dolose. E premeditate.

 Luigi Preiti è niente di più che un povero cristo frustrato, che per aver dato di matto finirà in carcere per svariati anni. Credete, solerti onorevoli della Grosse-Grassa-Koalition 2013: non è di quelli come lui, che dovete preoccuparvi.

 Fonte: www.ilrivelle.com 28.04.2013

Enrico Letta sul divorzio Banca d’Italia – Tesoro

Enrico Letta sul divorzio Banca d’Italia – Tesoro

Posted By Redazione On 27 aprile 2013 

Pubblicato in data 09/mar/2013
In occasione del Convegno AREL del 15/02/2011, Enrico Letta (PD) loda le scelte operate dall’allora Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, che, in “grande complicità” con il Governatore della Banca D’Italia Carlo Azeglio Ciampi, cambiò il corso della politica monetaria italiana.
La crisi dell’Euro ci fa capire che le scelte operate nel 1981 furono sbagliate.
Enrico Letta, prima o poi, se ne farà una ragione.


Article printed from STAMPA LIBERA: http://www.stampalibera.com

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La banca esagera con gli interessi: ex imprenditore la fa pignorare

Pubblicato da Imola Oggi apr 28, 2013

Ex imprenditore costretto a chiudere vince la causa, si presenta alla  Deutsche con l’ufficiale giudiziario: ottiene 96mila euro.

VENEZIA 28 Aprile 2013 – Quando è la banca a essere pignorata. Non succede spesso, visto che quasi sempre è l’istituto bancario ad avvalersi dello strumento coattivo per recuperare i crediti di clienti insolventi. Stavolta la situazione è letteralmente a parti inverse. È un correntista, o meglio un ex correntista, il titolare di un’impresa edile di Mestre, che – forte di una sentenza del Tribunale di Venezia – si è presentato nella filiale di via Riviera XX Settembre della Deutsche Bank con l’ufficiale giudiziario, ottenendo il pagamento di 96mila euro.

«Non è stato facile – commenta l’avvocato Daniela Ajese, legale dell’imprenditore – ma alla fine i funzionari dell’agenzia ci hanno consegnato il sospirato assegno circolare. Si tratta della somma fissata dal giudice che ha condannato la Deutsche Bank alla restituzione degli interessi ultralegali, delle commissioni di massimo scoperto e di altre spese non dovute, addebitate al mio cliente nel corso del rapporto che è stato dichiarato illegittimo».

Tutto comincia con un crac. Appunto quello di un’azienda attiva sia in terraferma che in centro storico nel settore delle costruzioni che al massimo del suo sviluppo ha dato lavoro a una decina di dipendenti. Le prime difficoltà arrivano quando il comparto inizia a soffrire all’inizio del Duemila: gli immobili non si vendono, il costo del denaro che lievita e la progressiva difficoltà di accedere al credito. Poi la chiusura della ditta, dovuta in sostanza alla sovraesposizione con il sistema bancario che esige il rientro dei debiti.

«Debiti? Alla fine – sottolinea l’avvocato Ajese, da anni attiva nel settore bancario a tutela delle aziende – analizzando la gestione dei conti correnti in essere con la medesima società abbiamo recuperato nei confronti di più istituti di credito complessivamente più di un milione di euro. Per quanto riguarda la Deutsche Bank – conclude Ajese – gli addebiti illeggitimi sono stati effettuati nel periodo compreso fra il 1990 e il 1996. Per fortuna la Corte di Cassazione ha definitivamente chiarito (l’ultima sentenza è del 2010) che la prescrizione decennale per la richiesta di restituzione degli importi dovuti inizia a decorrere a partire dalla data di estinzione del conto corrente ed è per questo motivo che abbiamo potuto rivalerci sulla banca, ottenendone la condanna a distanza di così tanto tempo».

di Monica Andolfatto su: Il Gazzettino

Inquietante

Ci sembra molto grave la vicenda della violazione della mail di alcuni parlamentare del M5S. E ancor più grave la sostanziale indifferenza delle istituzioni e la scarsa attenzione dei media. Ha ragione Grillo: fosse successa la stessa cosa a un Brunetta o a un Cicchitto (o a una Finocchiaro, aggiungiamo noi) le grida e le proteste avrebbero riempito i telegiornali. Facciamo solo due considerazioni: in primo luogo, il fatto che una cosa del genere non sia mai successa prima, nonostante il clima di accesa contrapposizione fra gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, è un altro indizio del fatto che tale contrapposizione era solo un’apparenza. La casta è sempre stata unita e coesa, e fra amici certi scherzi non si fanno. In secondo luogo, ed è solo l’altra faccia della medaglia, un simile fatto è indice di come il M5S sia esterno alla casta e sia percepito da essa come un pericolo. Non abbiamo ovviamente elementi per fare ipotesi sensate su esecutori e mandanti, ma davvero ci sembra difficile non pensare che qualcuno dall’interno di quel potere che i grillini vorrebbero attaccare abbia voluto mandare un segnale, un avvertimento affinché certe linee sensibili non siano toccate.

 (M.B.)

 PS Per un inquadramento generale della situazione politica attuale, nella quale si inserisce questo episodio inquietante, rimandiamo a questo intervento di Leonardo Mazzei.

http://il-main-stream.blogspot.it/2013/04/inquietante.html

GIURAMENTO A MANO ARMATA

La politica rinchiusa dentro il proprio palazzo di vetro, impegnata nella recita di corte e nelle relative cerimonie, e l’Italia che muore fuori, occupata a suicidarsi ed a prendersi a pistolettate, nella guerra a perdere della disperazione, che ogni giorno miete nuove vittime, simili ad agnelli sacrificali da immolare sull’altare dei grandi poteri finanziari e dei relativi camerieri.

 Questa, più di ogni altra, è l’immagine evocata alla mente da quanto accaduto stamani dinanzi a Palazzo Chigi, dove mentre era in corso la cerimonia di giuramento del nuovo governo Letta , un disoccupato di 49 anni ha esploso sei colpi di pistola contro i carabinieri che presidiavano la piazza, ferendo due agenti, uno dei quali in modo grave….

 La ricostruzione della sparatoria lascia al momento ancora alcuni punti oscuri, dal momento che il discoccupato viene descritto dai propri famigliari e conoscenti come persona che non ha mai manifestato alcun disturbo mentale ed appare alquanto singolare il fatto che abbia scatenato la propria furia contro i carabinieri, anziché contro i politici che per sua stessa ammissione avrebbero costituito il reale obiettivo del suo gesto. Forse nelle prossime ore sarà possibile farsi un’idea più chiara dell’accaduto, o più probabilmente l’evento verrà derubricato come il gesto di un folle che ha funestato il giuramento del governo, testimoniando la necessità del suo insediamento in tempi brevi, prima che la follia dilaghi.

 Le reazioni del mondo politico sono state al momento tutto sommato contenute, oscillando fra la condanna di un gesto gravissimo al quale è però necessario guardare con le lenti della comprensione e il rifiuto della violenza, da portare con la consapevolezza che molti disperati in questo paese domandano risposte immediate ai loro problemi. Non si sono potuti apprezzare finora i “classici” tentativi di strumentalizzare la sparatoria per evocare lo spettro del terrorismo ed invocare nuovi strumenti di controllo e solamente pochi decerebrati come Schifani o Alemanno hanno tentato di utilizzare l’accaduto per demonizzare i propri avversari politici, nel tentativo si sottrarsi alle proprie pesanti responsabilità e imputare magari a Grillo la colpa di un paese ridotto allo sbando da una classe politica di farabutti.

 Dopo avere prestato il giuramento, ora sarà la volta della fiducia delle camere (tutto sommato scontata) e poi il nuovo esecutivo targato Enrico Letta, spari o non spari, potrà prendere il volo ed iniziare ad eseguire con condiscendenza gli ordini del padrone. Anche quando rischiano d’incontrarsi per un attimo fugace, l’Italia che vive nel palazzo e che quella che muore fuori, si manifestano estranee fin nel profondo dell’anima e risulta fin troppo facile comprendere come in realtà non s’incontreranno mai.

 Marco Cedolin

28.04.2013

 

Dittatura UE in marcia

27 aprile 2013 

Autore Nicoletta Forcheri 

Articolo tratto dall’Agence Europe (www.agenceurope.com ), organo di stampa delle istituzioni europee, e tradotto in italiano, circa il caso dell’Ungheria che ha votato norme di sovranità del paese.

(AE) DEMOCRAZIA: nessun meccanismo apposito senza modifica del Trattato (Reding)

Bruxelles, 22/04/2013 (Agence Europe) – Come reagire rapidamente alle derive “antidemocratiche” di uno Stato membro senza dovere ricorrere alle procedure di infrazione, o nel peggiore dei casi, all’arma pesante dell’articolo 7 del Trattato che comporta la sospensione dei diritti di voto al Consiglio? E’ su questo proposito che si sono riuniti lunedì mattina a Lussemburgo i ministri degli Esteri su domanda dei ministri tedesco,  danese, olandese e finlandese che in una lettera dell’8 marzo avevano espresso le loro preoccupazioni circa le constatazioni fatte su alcuni paesi membri, in Ungheria per citarne uno, e avevano chiesto alla Commissione di elaborare un meccanismo intermedio. Lunedì i ministri hanno tenuto un primo scambio di vedute su questa “lettera dei Quattro” ma si sono accordati di ritrovarsi attorno a una relazione della Reding sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali, che dovrebbe presentare intorno all’8 maggio. Sul principio naturalmente “tutti hanno offerto l’appoggio a questa lettera”, riferisce una fonte tranne forse Malta e la Repubblica ceca, quest’ultimo paese si è in particolare preoccupato di un controllo eccessivo sulla vita dei paesi e dei sospetti che potrebbero far sorge questi controlli. Il Regno Unito ha anche esortato a certa cautela nelle critiche che potrebbero sortire l’effetto di favorire i voti estremisti. Ma nell’insieme, “l’accettazione è stata unanime”.

Anche l’Ungheria e la Romania, presi implicitamente di mira, hanno preso la parola per sostenere i principi del meccanismo, l’Ungheria ribadendo persino fino a che punto i diritti fondamentali siano importanti, secondo un’altra fonte.

Nei fatti tuttavia le cose sono un po’ più complesse, ha glossato la Reding, ponendo l’accento più sul medio termine che sul breve e scorgendo difficilmente come detto meccanismo possa essere possibile attualmente senza modifiche del Trattato; comporterebbe in particolare una consultazione dei parlamenti nazionali e accorderebbe un ruolo nuovo alla Commissione. E “non dobbiamo creare nuove norme per un caso particolare” ha notato la Reding. Posizione ritenuta un “po’ tiepida” e “poco sorprendente”, secondo una fonte mentre vari ministri si aspettavano lunedì una “azione rapida” e “proposte concrete, invece di una relazione”. (SP/CG)

Gli spari sopra sono per voi

Se Luigi Preiti si fosse suicidato, impiccandosi nella cantina di casa dei suoi (casa sua non l’aveva neanche più), sarebbe stato semplicemente un numero in più in una statistica che tende settimana dopo settimana ad aumentare: quella dei disperati che consegnano al gesto ultimo l’impossibilità di procacciarsi un reddito con cui campare, stretti tra un senso di fallimento personale e l’anomia di una solitudine prodotta da una vita tutta dedicata al lavoro, mentre gli affetti sfuggono via e non si capisce più per cosa esattamente ci si dimena tanto.

 Se si fosse immolato con la benzina e dato fuoco magari in quella stessa piazza – era già capitato mesi fa con un’ altro disoccupato – dove ha scaricato il caricatore della sua pistola avrebbe forse suscitato un gran clamore e per 1 giorno e 1/2 si sarebbe parlato di lui: media e politici avrebbero proferito melense e ipocrite parole di cordoglio per un uomo “disperato”, invitando gli italiani a stringersi nel cordoglio, avrebbero forse addirittura accennato a qualche necessità di autocritica e di ripensamento, auto-invitandosi a condotte più sobrie per dare l’esempio mentre gli italiani e le italiane stringono la cinghia. (Le condizioni soggettive italiane non ci possono ancora fare sperare in una reazione alla tunisina”).

 Ma Luigi Preiti non ha optato per nessuna di queste alternative e prima di metter fine alla sua vita (se è vero che questo sarebbe stato l’epilogo – come ci informano i siti mainstream) intendeva tirare giù qualche Ministro… per sfogare tutta la sua rabbia, per dare un senso a un gesto tanto disperato, dare un messaggio ultimo a tanti italiani che sono nelle sue stesse condizioni. Si possono fare tutte le considerazioni politiche che si vogliono sulla inadeguatezza e erroneità di quel gesto ma, umanamente, è difficile non dirsi in qualche modo vicini a Luigi. Un qualunque sondaggio onesto proverebbe che percentuali imbarazzanti testimonierebbero un moto di simpatia e compassione per quell’uomo. E forse vale la pena cominciare a dire a gran voce che quest’uomo non dovrebbe stare in carcere (come non ci dovrebbe stare nessuno, certamente non quel 90% e oltre in gabbia per reati contro la proprietà, l’immigrazione clandestina o il consumo di sostanze stupefacenti).

 Di una cosa possiamo davvero essere contenti: che Luigi Preiti non sia riuscito ad ammazzarsi e, così facendo, ha dato un nome alla propria rabbia: “volevo uccidere i politici” avrebbe detto ai Carabinieri che lo hanno immobilizzato dopo la sparatoria. Un po’ difficile farlo passare per uno “squilibrato”, vero Repubblica, Corriere, Stampa, Rai, Mediaset …? Si è allora passati alla descrizione lombrosiana: “un calabrese”… che però non aveva rapporti con la ‘ndrangheta (quando mai la ‘ndrangheta ha pensato e mai penserà di colpire le istituzioni centrali ? si accontenta di mangiare attraverso quelle periferiche!). Un “poveretto rovinatosi col video-poker”… peccato che il video-poker sia oggi una devastazione sociale di massa per i proletari, come lo è stata l’eroina negli anni ’80 (e non è detto che anche quella merda non tornerà, basta guardare la nuova diffusione di massa che si sta dando in Grecia). I media di regime lo sanno che nelle contrade in cui Luigi viveva (in quelle dove viviamo la maggiornza di noi) il panorama urbano è scandito da “ComproOro”, centri per il gioco d’azzardo macchinizzato e attività che chiudono in successione? No, loro non lo sanno perché vivono nei centri città, dove questi spettacoli tristi e miserabili non arrivano a deturpare il paesaggio che colgono col loro sguardo.

 L’immagine di oggi è quella dei politici che sorridono e si danno pacche sulle spalle dopo l’ennesima e più scandalosa spartizione di poltrone che la storia ricordi mentre alcuni colpi rimbombano da fuori e un po’ di realtà vera inizia ad entrare anche nei loro palazzi…

 Come dice la canzone:

 “È sempre stato facile fare delle Ingiustizie !

Prendere, Manipolare, Fare credere!……..ma adesso

State più attenti!

Perché ogni cosa è scritta!

E se si girano gli eserciti e spariscono gli Eroi

Se la guerra (poi adesso) cominciamo a farla noi

NON SORRIDETE……..GLI SPARI SOPRA…….SONO PER VOI!”

 E vi ci mettiamo pure il video di questa bella canzone di Vasco :

 E pure quello de “Il Bombarolo” di De Andrè ci sta bene, tra l’altro parla di quella stessa piazza :

 Redazione InfoAut 28 Aprile 2013

 

LA LINGUA BIFORCUTA DELLA MASSONERIA

FONTE: FREEANIMALS (BLOG)

 Tutti a condannare la violenza di un folle, ma Gasparri, La Russa e Alemanno si spingono un po’ più in là e indicano nella benzina gettata sul fuoco dal M5S la causa del gesto di Luigi Preiti. La sceneggiata si ripresenta uguale a quella degli anni di piombo, che andava sotto il nome di strategia della tensione.

 Lo scopo è sempre lo stesso: rinsaldare il potere che in questi ultimi mesi è andato sfilacciandosi nella coscienza collettiva degli italiani. Paragonando quanto successo davanti a Palazzo Chigi ai più clamorosi atti definiti terroristici degli ultimi tempi, sembra di assistere ad un attentato “false flag”, in cui ad essere colpiti sono membri della nazione da cui partono le direttive massoniche di controllo della popolazione.

 

Come a Pearl Harbor nel 1941 e a New York l’undici settembre 2001 a morire furono cittadini americani le cui vite spezzate diedero al governo USA il pretesto, rispettivamente, per entrare in guerra contro il Giappone e invadere Afghanistan e Iraq, così con l’attentatore calabrese solitario il governo massonico appena eletto potrà indicare il prossimo nemico da sconfiggere, magari proprio il M5S che si è unito al coro dei camerieri nel condannare la violenza, ma che potrebbe non essere del tutto credibile di fronte all’opinione pubblica. Far scendere la percentuale di votanti per il movimento di Beppe Grillo potrebbe già essere un buon risultato, nel caso in cui il governo neoeletto dovesse cadere e si tornasse alle urne. La vita di due carabinieri varrebbe tale risultato.

 Una cosa deve essere chiara: non è il M5S a fomentare l’odio verso “Il Palazzo”. Semmai ne è lo strumento per attutirlo, per fungere da collettore dei malumori che nascono spontanei nella popolazione. Il potere dovrebbe ringraziare Grillo per questo servigio, se mai si desse il caso che il potere ringrazi se stesso.

 I commenti dei benpensanti sono marcatamente manicheistici. Il male è quello che spara sui carabinieri, da sempre cani da guardia delle istituzioni, fedeli, nei secoli, come cani. I buoni sono quelli che siedono sugli scranni del parlamento e che si fanno in quattro per affrontare la crisi assassina che porta alla chiusura di fabbriche e al suicidio di chi non ce la fa più. Peccato che la crisi l’abbiano creata loro, su disposizione dei loro padroni banchieri.

 La massoneria che gestisce la vita di milioni di persone è abituata a dire bianco pensando al nero. A dire nero pensando al bianco. E quando Monti dice che stiamo uscendo dalla crisi, in realtà vi stiamo appena appena entrando. Quando il magistrato di turno dice ai giornalisti che è convinto che la piccola Yara Gambirasio sia viva, significa che è già morta. Quando tutti i giornalisti e i loro inviati ripetono reiteratamente che si tratta dell’opera di un pazzo, significa che in realtà si tratta di un manovale della ‘Ndrangheta che sta solo eseguendo gli ordini dello Stato/Mafia.

 Lo Stato mafioso, conosciuto anche come Mafia statale, ha bisogno di martiri per consolidare il proprio potere, ma anche per fare sacrifici cruenti nei momenti topici del passaggio dal vecchio al nuovo, sacrifici propiziatori per benedire con il sangue la nascita del nuovo governo. E quale migliore “agnello sacrificale” se non due membri del corpo in fase di smembramento come i carabinieri? Stanno per confluire nell’Eurogendfor, supercorpo di polizia dai poter illimitati, germe del NWO.

 Se i due carabinieri fossero morti sarebbe stato un bel rito, pienamente riuscito, ma il picciotto non ha fatto le cose per bene. Avrebbero dovuto sceglierne uno con una mira migliore.

 La parte più ottusa della popolazione, dopo questo episodio, vedrà di cattivo occhio i ragazzi del movimento di Grillo, nonostante le rassicuranti parole di Crimi e della Lombardo. Ad essere poco credibili saranno proprio loro, mentre i mafiosi Alemanno, La Russa e Gasparri, insieme a Grasso, alla Boldrini e a tutti gli altri compagni di merende, risulteranno credibili e rispettabili. Loro sono le istituzioni, immacolate e oneste (si fa per dire), solo un poco al di sotto delle affermazioni del Papa.

 Dei deputati 5 Stelle ce n’era uno che voleva entrare in parlamento addirittura senza giacca e cravatta! Figuriamoci che serietà può avere un partito simile!

 I massoni restano nell’ombra. Fanno parlare le vecchie volpi della politica, che dopo questo “vile” attentato vedono allontanarsi il momento in cui i loro corpi profumati e vestiti elegantemente penzoleranno dai lampioni delle città.

 Per ora se la sono cavata. La presa della Bastiglia è rimandata sine die. Dichiarare guerra ai pazzi non si può perché sono già tutti in manicomio. O quasi.

 Le folle sono per l’ennesima volta distratte dai suicidi di persone che non ce la fanno, dalle aziende che falliscono e dai pensionati costretti a rubare nei supermercati o a cercare cibo nei cassonetti.

 La profezia di Grillo sull’Italia in bancarotta in autunno può essere messa da parte. Abbiamo cose più importanti a cui badare: gli squilibrati armati di pistole calibro 22.

28.04.2013

 

“Niente fu”.. dopo i colpi la sparatoria di scemenze

Alle volte la realtà diventa la narratrice per eccellenza, non crea soltanto l’evento, ma fa la notista la politica e la commentatrice, rivela se stessa con una chiarezza e uno stile così lontano dal chiacchiericcio mediatico che è quasi una consolazione. La scena del nuovo governo impaurito e confuso, colto della notizia della sparatoria davanti a Palazzo Chigi, proprio nel momento del giuramento, è l’esatta raffigurazione del suo fallimento ancor prima di cominciare: la metafora della sua essenza di esecutivo di Palazzo per gli interessi di Palazzo, mentre nel Paese cominciano le scosse di terremoto. Lo sparatore non è uno squilibrato, come si è detto nei minuti successivi, secondo un copione sempre uguale a se stesso, ma se anche lo fosse stato avrebbe espresso in maniera delirante un umore che sta fermentando in un Paese nel quale la rappresentanza è sempre più debole, inetta, ambigua e il potere così completamente barricato nei suoi palazzi.

 No, Luigi Preiti, l’uomo che ha aperto il fuoco davanti alla sede del presidente del consiglio, è forse il primo che senza lavoro, senza speranza, separato e dunque vittima di una legislazione incoerente e pretesca, non ha pensato di togliersi la vita, ma di suicidarsi per così dire in maniera clamorosa, passando all’offesa. E se questo gesto può essere considerato pazzesco, non lo è più della risposta al dramma del Paese a cui siamo stati costretti ad assistere.

 La frattura tra politica e cittadini è ormai così ampio e sempre più insanabile, che mentre i signori del palazzo rispolverano i vecchi ciclostili per dire le solite vuotaggini d’occasione che vanno dalla “strategia della tensione” di Grasso” alle decine di “ferma condanna del folle gesto” alla immancabile “violenza che non risolve i problemi” della Boldra intenta alla censura del web, facendo la figura dei cioccolatai intellettuali, i carabinieri presenti alla sparatoria sembrano i veri politici.  ”E’ il gesto di un disperato. I politici non lo sanno che vuol dire prendere 800 euro al mese, entrare in un negozio e non poter comprare nulla a tuo figlio… Ecco cosa succede se non lo sanno” dice uno di loro. E un altro di fianco sussurra: “E’ una guerra tra poveri…”.

 Loro lo sanno, avvertono le scosse del vulcano, ma i signori rinchiusi al Quirinale per la cerimonia sembrano invece soddisfatti della loro abilità, contenti per aver trovato la quadra della loro stessa sopravvivenza. Nemmeno si rendono conto della realtà circostante e pensano di infinocchiare qualcuno inserendo ministri che tanto non conteranno nulla come la cittadina italiana Cécile Kyenge che è di pelle nera o la biondissima valkiria Josefa Idem, idolo dello sport, che tra l’altro in Germania viene considerata un ministro tedesco, cosa in parte vera, visto che ha la doppia cittadinanza.

 Insomma quello che è accaduto dovrebbe davvero indurre a  un minimo di responsabilità anche nel governicchio di re Giorgio; invece Alfano ci fa già sapere che tutto è sotto controllo che insomma “niente fu”… Che sarebbe consolante se a dirlo fosse qualcuno e non il niente stesso.

27.04.2013

 

LE URGENTISSIME RIFORME CANNIBAL RISING

AFFIDAVIT

Col nobile intento di tutelare le ‘parti deboli’
– altresi’ note quali: “i giovani” –
nell’interesse dei ‘poteri forti’
nonche’ vista l’impellente necessita’ di ‘agire’ sul debito pubblico
e per facilitare gli ‘investitori internazionali’
qui di seguito gli urgentissimi 20 punti
dell’Agenda: “Ma Chi Comanda in Italia?”
 – e relativi consigli preventivi


DISCLAIMER: la suddetta agenda configura il modello qui di seguito dettagliato, definito modello di CAMBIAMENTO. Per ‘la gente comune’, nota anche come ‘qualunque’, taluno modello – piu’ volgarmente conosciuto quale “Ce lo chiede l’Europa” – e’ dato da un sofisticato strutturato basato su uno strumento derivato di nome B.C.E.; congegnato ex-gratia dall’alta ‘finanza’.

Occorrono degli esperti riformisti e, in specie, progressisti ma ‘non tecnici’ al fine di attuare urgentissimamente le importantissime ‘riforme’ Cannibal Rising che l’Italia attende da almeno 30 anni. Col nobile intento di ricompattare il Paese.

MODELLO di CAMBIAMENTO e riforme CANNIBAL RISING.

Osservare RIGOROSAMENTE quanto segue:

1. sganciare obbligatoriamente €50.000 a testa per italiano entro un anno facendo (finta) che vadano nel mucchietto “fiscal compact”

2. vendere l’unica casa che hai e regalare l’80% del ricavato al fondo (perduto) di nome “patto di stabilita’”. Se non hai la casa ne’ i soldi: verrai registrato quale debitore della stessa cifra, da rimettere in questa vita o nell’altra, con gli interessi che corrono. I tuoi conti li tiene Equitalia in cambio di una commissione del 13%, con sopra gli interessi di mora del 38% e una sanzione pecuniaria tra il 52% e 93% a seconda del debito. Verrai altresi’ registrato quale soggetto sorvegliato in quanto, non avendo i quattrini, sei automaticamente un evasore. Il che equivale ad esser peggio di un terrorista, com’e’ noto. La legge non ammette ignoranza

3. chiudere la tua attivita’ imprenditoriale PMI in perdita, ovvero licenziarti prima che ti buttino fuori per INgiusta causa come da normativa vigente. Dal pacchetto: rigore-equita’-crescita e conformemente al modello progressista; da: progresso

4. accendere un mutuo a debito, rigorosamente a tasso variabile ossia il 2%, facendoti prestare i soldi per il deposito dalla stessa banca, tasso dell’8%

5. al contempo, sottoscrivere obbligatoriamente una polizza assicurativa nel caso non potrai pagare il mutuo. Interesse mensile 15%

6. fare qualche lavoretto qua e la’ – ad esempio: metti la lampadina alla vecchietta e simili – guadagnando €5 l’ora: di cui €4,50 di tasse. Il caffe’ te lo prendi una volta che avrai messo quattro lampadine a quattro vecchiette. Se non trovi le quattro vecchiette, vorra’ dire che il caffe’ te lo prenderai nella prossima vita

7. metti all’asta la collezione di ragni che hai accumulato gratuitamente. Ci paghi le tasse quando la vendi, chiaro. Se ti rimane qualche spiccioletto, fai un regalino alle anime pie della Caritas che ti hanno offerto un piatto di pasta; con una mela

8. chiedi un prestito per pagare il mutuo, tasso d’interesse mensile al €29%

9. siccome hai piu’ di 26 anni, non ti assume nessuno perche’ sei VECCHIO

10. avendo meno di 90 anni non hai diritto alla pensione perche’ sei GIOVANE

11. non hai diritto ad alcun sussidio disoccupazionale perche’ sei POVERO (non hai pagato i contributi necessari), ne’ alcun sussidio di poverta’ perche’ sei RICCO: hai una casa. (Col mutuo)

12. non ti assume nemmeno il pizzettaro dietro l’angolo perche’ hai 3 lauree e sei TROPPO QUALIFICATO

13. non ti assume di sicuro lo studio di professionisti perche’ non sei abbastanza “REFERENZIATO”

14. nessuno ti reinserisce nel “gioco del mercato” perche’ non si fa beneficenza agli SFIGATI

15. se rubi un tozzo di pane vai dritto in GALERA. Ma siccome non e’ che possiamo pagarti pure il rancio mentre tu ti riposi, ti mettiamo ai lavori forzati. Ovviamente in cambio di un secchio per urinare – occasionalmente. Stacqua-qua: priva di carboidrati e proteine

16. se ti venisse la cattiva idea di avere fame, ti facciamo una flebo per addormentarti. Noi siamo CLEMENTI. All’ora X ti buttiamo un secchio di urine in faccia per svegliarti. L’acqua e’ un bene prezioso e non va assolutamente sprecato

17. dopo due anni, aumentiamo (di rigore) il tuo tasso di mutuo variabile al 18%. Dovrai perdere la casa. Gli interessi dell’assicurazione; che NON paga perche’ e’ COLPA TUA se l’hai persa; e quelli del prestito che hai ottenuto raddoppiano

18. Visto che non potrai mai pagare i tuoi debiti e quindi lo SPREAD triplica, e’ meglio che ti suicidi

19. se hai eredi, ci prendiamo cio’ che ci devi da costoro

20. se non hai eredi, ti inseguiamo pure all’inferno con una forca nel deretano. Inutile che scappi da un cerchio all’altro. I nostri sistemi informatici – costantemente non funzionanti – intercettano le onde paraboliche in tutti i cerchi dell’inferno.

Materiale utilizzato per ricompattare il Paese: asfalto.