QUANDO MANGIATE PENSATE A QUESTO!

olocausto

Come in qualunque tipo d’industria, l’uniformità è essenziale.

I maialini che non crescono abbastanza in fretta- i cosiddetti scarti- rappresentano uno spreco di risorse e non hanno posto nella “fattoria”.

Presi per le zampe posteriori, a migliaia vengono fatti dondolare e sbattuto per la testa sul pavimento di cemento.

Quest’abitudine è chiamata “battuta”. “Ne abbiamo abbattuti centoventi in un giorno” ha affermato un addetto di un allevamento del Missouri.

Li facciamo dondolare, li battiamo e poi li buttiamo da una parte.

Dopo averne abbattuti 10, 12, 14, li porti nel deposito rifiuti e li accatasti per il camion.

E se vai nel deposito e qualcuno è ancora vivo, lo devi battere daccapo.

Certe volte entravo nel deposito e ce n’era qualcuno che correva in giro con un occhio che gli penzolava di lato, sanguinando come un pazzo, o con la mascella rotta.

POLIZIA A CASA (SENZA MANDATO), FAMIGLIA TERRORIZZATA, UN GRUPPO DI DIVISE IMPEGNATE NELLA CANCELLAZIONE DELLA BURLA DAL WEB

CLAMOROSO!, Laura Boldrini invia pattuglie di Polizia presso abitazioni private per far cancellare pagine web non gradite

 POLIZIA A CASA (SENZA MANDATO), FAMIGLIA TERRORIZZATA, UN GRUPPO DI DIVISE IMPEGNATE NELLA CANCELLAZIONE DELLA BURLA DAL WEB

 L’accusa di Dagospia: 7 poliziotti che monitorano la rete per conto della Presidente della Camera

 Scrive Dagospia:

 “Non ha voluto la scorta in strada, per andare contro gli abusi della vecchia politica. L’ha pretesa invece sulla rete, per controllare internet e far incriminare chiunque si diverta a ironizzare su di lei.

Escono inediti e inquietanti particolari sullo smodato uso del potere, da casta vecchio stile, della presidente della Camera, Laura Boldrini, che per arginare la foto-burla che su Facebook ritraeva una finta Boldrini nuda, ha scatenato l’inferno e preteso la presenza di ben 7 poliziotti alla Camera così da monitorare il web e perseguire chiunque osi scherzare sulla terza carica dello Stato.

I sette poliziotti ad personam sono stati distolti da importanti attività contro il crimine informatico tant’è che le altre indagini della squadra social network del compartimento Polizia postale e telecomunicazioni del Lazio sono praticamente bloccate.

Formalmente solo la responsabile risulta aggregata a Montecitorio con un ordine di servizio. Gli altri 4 agenti della «squadra», e altri 2 poliziotti in forza alla PolPost del complesso Tuscolano, ufficialmente non risultano distaccati né aggregati in Parlamento: sono «fantasmi», a servizio della presidentessa, con problemi di straordinari, buoni pasto e vestiario (si sono dovuti pagare giacca, cravatta e tailleur per lavorare in presidenza) come denunciato dal sindacato Coisp.

Ma c’è di più. Incrociando più fonti, e consultando carte, il Giornale ha ricostruito l’iter di quest’incredibile vicenda che ha portato al siluramento di Gaudenzio Truzzi, dirigente dell’ispettorato di polizia della Camera. Domenica 14 quest’ultimo riceve la denuncia «dalla persona offesa» (cioè la Boldrini, ma secondo il suo entourage non vi era stato intervento diretto). Truzzi informa la segreteria del capo della polizia e il vertice della «Postale» (Andrea Rossi). Vengono allertate Digos e Mobile a Latina che fanno visita a un giornalista di Fondi che aveva postato il fake su Fb.

Respinti i poliziotti per mancanza del mandato di sequestro, la postale si rivolge alla procura di Roma. Salta fuori un pm disponibile, ma non è in ufficio bensì in un ristorante romano vicino piazza Navona. Tra uno stuzzichino e un drink, firma un decreto «d’urgenza» di sequestro preventivo.

E parte il repulisti sul web, tra perquisizioni e sbianchettamenti. Spariscono molte foto della falsa Boldrini, ma anche articoli che denunciavano la bufala.

Nel decreto si dispone «il sequestro preventivo mediante oscuramento delle pagine web (…) nonché delle diverse e ulteriori pagine web che verranno individuate sulla rete con loghi, marchi, contenuti, riconducibili alla persona offesa». È la parolina «contenuti» a inquietare. Non si può nemmeno parlare di questa storia? Siamo alla censura? Anziché chiedere ancora più poliziotti, come la Boldrini sembra voler fare per rendere operativa anche di notte la sua squadretta web-buoncostume, la presidente farebbe bene a fermarsi. E a riflettere.”

 

 P.s Anche a noi è stato richiesto telefonicamente dalla Polizia Postale di cancellare l’articolo con in più l’impiego di una volante della Polizia sotto casa al citofono alle 24:30. manco fossimo le brigate rosse!

 ARTICOLI CORRELATI:

 http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1231279/Altro-che-basso-profilo—su-internet-la-Boldrini–scortata-da-7-bodyguard.html

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Il Pd e la rivolta della Pallacorda

e pensare che se c’è un troll sul blog di Grillo i tiggi non esitano a titolare “base in rivolta”….m5s spaccato…..e su questo?

 Torino – Riuniti in sede 250 autoconvocati

Tre punti fondamentali: no al governissimo con Berlusconi, reset di tutta la dirigenza e subito i congressi “aperti” a tutti i livelli. Molti giovani si sono alternati al microfono: tre minuti a testa. Malagnino il promotore

 VIDEO :

 

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Dalla Sicilia stop al governo del presidente. Mobilitazione anche in Sicilia. La direzione regionale dei Giovani Democratici Siciliani, riunita questa mattina a Catania ha votato all’unanimita’ un documento nel quale si chiede che il Pd, dopo la riconferma del Presidente Napolitano, si impegni “nella nascita di un governo del cambiamento, delle riforme e del lavoro, che non riproponga schemi già testati nell’ultimo anno col governo Monti ma trovi, invece, primo fondamento nelle forze parlamentari che si candidano a rappresentare le diffuse istanze di cambiamento presenti nel tessuto sociale del Paese, magari avvalendosi della guida di una personalità terza che sappia sintetizzare le diverse posizioni, a partire da quelle fin qui espresse dal M5S”.

 A Teramo giovani autosospesi. A Teramo i Giovani Democratici si sono autosospesi dagli incarichi ricoperti nel Pd per quelle che definiscono le “varie scelte scellerate della dirigenza del partito ed in particolare dopo l’ultima, quella che porterà alla costruzione di un nuovo governo di larghe intese”.

 Ma se giovani e base sono in agitazione, anche i “big” procedono in ordine sparso. Stamattina, sul suo blog, ad aprire le danze è stato Pippo Civati che ieri non ha votato per il bis.”Ci manca solo che Grillo candidi Prodi a Palazzo Chigi e che il Pd dica di no perché è un candidato di parte'”, ha scritto, aggiungendo: “Potevamo partire da Prodi e Rodotà e invece siamo partiti da Marini o Amato o qualcun altro che parlasse a Berlusconi. E non ci siamo fermati quando abbiamo capito che su Marini non avremmo retto. No, abbiamo deciso di andare in aula così. Del resto, nel 1992 ci fu il duello tra Napolitano e Rodotà sulla presidenza della Camera, che assomiglia moltissimo alla partita attuale. Quelli-di-sinistra-che-odiano-la-sinistra allora come oggi non se lo potevano permettere, evidentemente”.


Lo strappo del Pd a Milano:”Mai al governo con il Pdl”

 Base a Bologna “Cacciare i traditori”

 La contestazione a Fassina – VIDEO

 Pd, Civati all’attacco: “Ora con il bis i traditori potranno fare i ministri”

Sedi PD occupate un pò dovunque – FOTO


Pd, tutti contro tutti a Milano:

il partito sta perdendo i pezzi

 Veleni e accuse incrociate sulla scia delle polemiche romane: il segretario Cornelli è sotto assedio. Più che di un partito, ormai, sembra di parlare di una galassia. In attesa della conta nella direzione provinciale

 di ORIANA LISO

 Igiorni dei lunghi coltelli. Interviste incrociate, annunci di dimissioni fatti soprattutto per vedere l’effetto che fa. Prese di distanza tali che più che di un partito, ormai, sembra di parlare di una galassia. Nel Pd milanese la resa dei conti è cominciata: una riunione della direzione provinciale convocata in tutta fretta, e questa sera il bis, per andare alla conta. Sotto accusa finisce il segretario metropolitano Roberto Cornelli, ma anche chi — da Franco Mirabelli a Carmela Rozza a Massimo D’Avolio — lo attacca per motivi e fini diversi.

 È sulle pagine online di Affaritaliani che il senatore di Area Dem e l’assessore comunale ai Lavori pubblici fresca di nomina sparano a palle incatenate, simultaneamente, sul segretario Cornelli. «Non è più di garanzia, si deve dimettere subito, e lasciare il posto a un collegio che guidi questa transizione», è l’incipit di Mirabelli, seguito da Rozza: «Chiederò e dimissioni di tutta la segreteria provinciale subito, non decidono mai nulla e scendono sempre dalle nuvole». L’uno-due è solo il preludio. Da Massimo D’Avolio, ex sindaco di Rozzano e ora consigliere regionale, a un altro sindaco, il renziano Eugenio Comincini di Cernusco, la versione è unica: Cornelli, che due giorni fa aveva annunciato la contrarietà a un governo nazionale con il Pdl, deve andare a casa (una contrarietà che comunque sta già sfumando in toni meno barricaderi).

 È la tenaglia, assieme alla voce di dimissioni già pronte, a portare al confronto. Una riunione (più lunga di quella della direzione nazionale) per decidere di non decidere: nessuno, infatti, avrebbe presentato né chiesto dimissioni, soltanto D’Avolio avrebbe parlato di un allargamento della segreteria per portare il partito al congresso. Nel mezzo, di nuovo, le parole di Cornelli: «Chiedere le mie dimissioni ora è un atto irresponsabile, si rischia di spaccare il Pd e creare un effetto a catena. E poi già da un mese e mezzo avevo annunciato che non mi sarei ricandidato come segretario provinciale» (certo, è la staffilata dell’altra parte, perché punta alla segreteria regionale).

 Uno spettacolo non edificante, insomma, la guerra di correnti in atto mentre nei circoli di tutta Italia si diffondono le iniziative di OccupyPd. E a dirlo sono voci dello stesso Pd. Come il consigliere comunale Gabriele Ghezzi, che ne ha per tutti: «Mentre il Pd rischia di sgretolarsi sotto i colpi dell’incapacità palesata dalla propria classe dirigente, si assiste alla classica rincorsa di chi intende rifarsi una propria verginità. Comprensibile sotto l’aspetto umano, politicamente da irresponsabili. Che sia necessario un radicale rinnovamento dei quadri lo pensano in tanti, ma solo quando non riguarda sé stessi: troppo facile».

 (24 aprile 2013)

 

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 Pd, il gruppo Pallacorda “No al governo col Pdl”

 Il movimento dei giovani che contestano i vertici chiede una discussione prima della fiducia al nuovo governo Domani incontro tra parlamentari e segretari di circolo

 “Venerdì o sabato si voterà la fiducia a un governo che potrebbe essere il capolinea del Pd”. E’ l’allarme lanciato dai giovani piemontesi del Pd che hanno fondato il movimento della Pallacorda e di OccupyPd contro le “decisioni prese dall’alto” del partito come la candidatura al Quirinale di Franco Marini. “Stiamo portando avanti – è l’incipit della lettera inviata agli iscritti i – una mobilitazione permanente per mantenere vivo il Partito democratico e per cercare di cambiarlo davvero, indipendentemente da chi o cosa si è votato alle primarie o all?ultimo congresso”.

 “La situazione non è più sostenibile – prosegue il documento – la misura è colma, in ballo non c’è solo il futuro della nostra comunità, ma quello del nostro aiuto per il Paese. Le scelte nazionali, regionali e provinciali non possono più cadere dall’alto, la piramide va rovesciata, partendo dalla base, confrontandosi sulla politica e non sui personalismi dei dirigenti ai vari livelli. Vi chiediamo – è l’appello – di partecipare e intervenire alla direzione provinciale e a tutte le prossime iniziative che il partito dovrà mettere in piedi. È in calendario una riunione della segreteria provinciale con i parlamentari e i segretari dei circoli. Abbiamo bisogno di confrontarci e farlo in maniera aperta, con un incontro che coinvolga chiunque abbia a cuore il nostro partito”. Il movimento si ritroverà alle 16 davanti a Palazzo Carignano.

 Alle 18 invece il Pd torinese organizza un incontro tra parlamentari, segretari di circolo, iscritti e amministratori. Il momento lo richiede”. Lo annuncia il senatore del Pd Stefano Esposito.,

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 “NON VOTATE IL GOVERNISSIMO”

 Documento pubblicato da Huffington Post :


Si spappola ciò che resta del cosiddetto “Partito democratico”.

 Giuseppe Melucci, già componente della segreteria e responsabile locale del partito, annuncia le sue dimissioni dalla direzione.

 Melucci definisce un «baracconata« il nascente governo Letta. «Io nei circoli a spiegare cosa é avvenuto non ci andrò; razionalmente avrei tutti gli elementi per stracciare la tessera stasera«.

 Ma sul dire addio definitivamente «deciderò nei prossimi giorni«.

 E parliamo di Bologna, il principale “punto di forza” storico del Pd ….