Viaggio nel cuore dell’establishment

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DI ALESSIO PIZZICHINI
 
Negli Stati Uniti non ha fatto assolutamente nulla per gli interessi del popolo Italiano, se non elogiare proprio quel sistema che negli ultimi anni ci ha oppresso e continuerà a opprimerci: il capitalismo finanziario.
 
Volo in business class e hotel Four Season per Matteo Renzi, in tour negli Stati Uniti. La prima tappa è stato l’incontro all’università di Stanford con 150 rappresentanti di start-up Italiane che lavorano là. “Non cedo alla cultura dei cervelli in fuga e non farò il discorso di tornare in Italia, vi chiedo di andare avanti”. Evidentemente non è un problema che essi siano andati in America ad aprire le loro aziende e non qui dove avrebbero potuto creare posti di lavoro dei quali c’è estremo bisogno. Del resto se merci e capitali possono viaggiare indisturbate da un capo all’altro del mondo, perché non dovrebbero farlo anche le persone con le loro capacità?
 
“Se c’è un ministro che ha meno di 40 anni ed è libero da padrini e padroni è perché l’Italia non ne poteva più e voleva un cambiamento”.
 
Oltre la scadentissima retorica giovanilistica ha affermato che egli non ha padroni, quindi che agisce senza fare gli interessi di qualcuno. Forse dimentica che ha progettato la legge elettorale in un camper con Verdini, uno dei massimi esponenti della massoneria toscana, e che fa gli interessi dei grandi industriali come De Benedetti, la cui azienda energetica Sorgenia è stata salvata dallo stato con il Capacity Payment (120-150 milioni annui). Cena coi manager di Google, Yahoo e Twitter e martedì a New York ha tenuto il suo primo discorso alle Nazioni Unite sui problemi climatici. Discorso paradossale dato che il decreto Sblocca Italia favorirà le emissioni inquinanti con l’aumento di estrazioni di petrolio e costruzione di inceneritori per i rifiuti.
 
L’ultima tappa del suo tour sarà la visita allo stabilimento della Fiat-Chrysler con l’amministratore delegato Sergio Marchionne: un manager che ha delocalizzato una delle più grandi aziende Italiane e l’ha resa una multinazionale, privo ormai di interesse per la nazione e i lavoratori. La FIAT che tanto negli ultimi anni aveva preso e poco aveva dato, che aveva privatizzato i profitti ma collettivizzato, o meglio statalizzato, le perdite.
 
Così si conclude il tour di Matteo Renzi, dove negli Stati Uniti non ha fatto assolutamente nulla per gli interessi del popolo Italiano, se non elogiare proprio quel sistema che negli ultimi anni ci ha oppresso e continuerà a opprimerci: il capitalismo finanziario. Se nei decenni scorsi a subire i danni del capitalismo erano le classi meno abbienti della popolazione, ora colpisce tutti, o quasi: disoccupati, lavoratori, artigiani, piccole-medie imprese. Si salva soltanto chi emigra, chi affida la propria azienda ad un top manager internazionale o chi la svende a qualche società straniera. Delocalizzazione e fuga di cervelli non sono problemi: fanno parte del gioco, e Renzi, che legittima tutto questo, ne è parte integrante.
 
Viaggio nel cuore dell’establishmentultima modifica: 2014-09-28T22:44:17+02:00da davi-luciano
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