Lecce: Sfrattato con moglie e 2 figlie vive in auto da 4 mesi. Scrive al presidente Mattarella

È razzismo esigere che siano stanziati 35 euro al giorno per provvedere a vitto ed alloggio per lui e famiglia? La solidarietà è merce oggi giorno a quanto pare

 26 aprile 2015

Ha scritto anche al Presidente della Repubblica nella speranza di avere una casa per non essere costretto a vivere in auto davanti alla stazione. Ma sono passati quattro mesi e l’alloggio non è ancora arrivato, nonostante il diretto interessamento del Quirinale.

La vicenda è quella di Pietro Scatigna, un giovane cittadino leccese che dopo uno sfratto per morosità ha dovuto separarsi da moglie e figlie, di 10 e 8 anni, sistemate provvisoriamente a casa di parenti. A lui, è toccato accontentarsi dell’auto, dove dorme da alcuni mesi.

«Ho scritto al presidente della Repubblica in dicembre – fa sapere – e dopo poco tempo mi hanno ricontattato dal Quirinale dicendomi che era aperto un fascicolo a mio nome nella Prefettura di Lecce». I funzionari della prefettura gli hanno consegnato una lettera con cui presentarsi al Comune; all’interno della missiva l’indicazione avuta dal Quirinale a prestare attenzione al caso.

«Sono stato ricevuto dal vicesindaco – fa sapere Scatigna – che mi ha indirizzato presso una struttura dove ottenere un contributo in viveri e generi di prima necessità». Quanto alla casa, invece, nulla di fatto. «Sono stato ricevuto da un dirigente dell’ufficio preposto, il quale – fa sapere – mi ha detto che in base all’indicazione ricevuta dal Quirinale, potevo avere diritto ad un’assegnazione straordinaria. Probabilmente degli alloggi confiscati alla criminalità organizzata. Il problema è che alcuni non erano agibili. Si è pensato ad un’altra sistemazione, sono anche andato dall’assessore competente, ma fino a questo momento non c’è alcuna possibilità. Il 14 e 15 marzo marzo scorsi uno di quegli alloggi confiscati è stato assegnato alla Croce Rossa. Perché, mi chiedo, non si può prevedere un’assegnazione anche alla mia famiglia che in questo modo potrebbe tornare unita?».

La vicenda di Scatigna risale a qualche anno addietro. Assieme alla moglie ed una delle bambine ancora piccole aveva occupato abusivamente un alloggio Iacp. Poi, aveva fatto domanda di “sanatoria” della sua posizione, in base ad una normativa regionale che consente in via straordinaria di entrare un una lista d’attesa per l’assegnazione. Ma nel frattempo un altro inquilino lo ha preceduto in graduatoria e la famiglia Scatigna è stata costretta a liberare l’alloggio. «La beffa – fa sapere l’uomo – è che poi quell’inquilino ha rinunciato, mentre io mi sono ritrovato fuori di casa e ho dovuto prendere una casa privata in affitto. Ma versati i primi canoni mensili non sono stato più nelle condizioni di pagare ed ho subito il secondo sfratto. Ora mi ritrovo a dormire in auto alla stazione e sono disperato. Soprattutto perché non posso stare con la mia famiglia. Qui non c’è lavoro, non c’è casa né futuro per la mia famiglia».

Una situazione difficile, purtroppo non unica di questi tempi. «Mi sono rivolto anche al presidente della Repubblica, ma nonostante questo ancora non vedo nessuna luce».

 Fonte lagazzettadelmezzogiorno

http://www.crisitaly.org/notizie/lecce-sfrattato-con-moglie-e-2-figlie-vive-in-auto-da-4-mesi-scrive-al-presidente-mattarella/

LUC MICHEL DECRYPTE LES REVOLUTIONS DE COULEURS AFRICAINES SUR AFRIQUE MEDIA ET CITOYEN TV

PCN-TV/ 2015 04 17/

 Video sur : https://vimeo.com/125489217

PCN-TV - AM & CITOYEN TV lm decrypte les revol de couleur (2015 04 17) FR

Sur AFRIQUE MEDIA TV, dans l’émission LE DEBAT PANAFRICAIN, Luc MICHEL décrypte les « révolutions de couleur » made in USA en Afrique, leurs scénarios, leurs mécanismes et les organismes US qui les préparent et les financent.

Un panorama exhaustif des changements de régime imposés par Obama en Afrique, documents à l’appui !

 Extrait monté et rediffusé par CITOYEN TV

ce 17 avril 2015

 PCN-SPO / PCN-TV /

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https://vimeo.com/pcntv

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

Verso la guerra

 http://www.tgvallesusa.it/2015/04/verso-la-guerra/
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Tutti gli indicatori e la logica portano a prevedere un’imminente operazione militare limitata alla costa libica col pretesto umanitario. Ma niente paura: lo faranno per noi.

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di Fabrizio Salmoni

Be’ sembra che ci siamo. Gli osservatori più pessimisti dicono già da tempo che, assommando le crisi locali, la Terza Guerra Mondiale è già in atto. Non la chiamerei cosi, perchè quelle in corso sono guerre atipiche, asimmetriche (non condotte da eserciti regolari contrapposti su fronti omogenei), perchè non ci si può permettere uno scontro tra pari forze che distruggerebbero l’umanità. Più opportuna è la “scelta” di tante guerre locali, come quelle che si combattevano “per procura” all’ombra della Guerra Fredda. Oggi la “procura” è data dagli interessi delle élite del capitalismo transnazionale che puntano all’espansione massima dei profitti con il minimo possibile di lacci e ostacoli . Che tali interessi siano meglio o più rappresentati dagli Stati Uniti come entità statale è materia di dibattito perchè il tessuto economico-finanziario del pianeta è ormai più diffuso e a guida multipla che non in e da un solo paese: è recente ad esempio l’istituzione dell’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) da parte del governo cinese, a cui hanno aderito Francia, Germania e Italia contro il parere degli Stati Uniti e in concorrenza con l’Asian Development Bank (Adb), con la Banca Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale.

Sono Poteri enormi quelli che si combattono occupando gli spazi di mercato ancora liberi o “acquistabili”. L’Aiib è stato definito “il primo elemento di un nuovo ordine mondiale multipolare” e potrebbe bastare questo esempio per cassare la vetusta visione ideologica antiamericana che vuole gli Stati Uniti sempre nel ruolo dei cattivi. Certo essi sono i guardiani armati del multiforme modello capitalistico, una sede statuale che per filosofia e conformità strutturale favorisce l’elaborazione di strategie a protezione dei propri interessi economici, del proprio modello di civiltà (quella cosiddetta occidentale, la nostra) e della propria sfera di influenza, sfera che comunque è andata restringendosi gradualmente e contemporaneamente al dissolvimento dei vecchi blocchi contrapposti.

Anche i neo (o post) marxisti sembrano stentare ad andare oltre il principio pur sempre valido ma forse da attualizzare che vede la guerra come risoluzione delle crisi del capitalismo: oggi il capitalismo non è in crisi, anzi, è vincente nella sua forma peggiore, quella rapace, senza scrupoli, senza distinzioni ideologiche (nel senso tradizionale). E senza confini.

 Marinamilitare

La vera novità è che oggi gli scenari di guerra sono stimolati dall’irruzione dello Stato Islamico, creatura politica dalla genesi ancora poco chiara ma dagli appetiti espansivi ormai evidenti. Non entro nel merito del giudizio sull’Is (o Isis) perchè esula dal tema che mi sono imposto ma invito alla lettura del libro dellaLoretta Napoleoni Isis, lo Stato del Terrore (Feltrinelli, 2014), un testo istruttivo e dal taglio indipendente, per niente conformista. L’Isis porta avanti un progetto politico di unificazione sotto un’egida religiosa del mondo arabo-islamico sunnita che aspira ad annullare i confini fittizi creati dall’Occidente dopo la Prima Guerra Mondiale. L’avanzata del Califfato causa importanti variazioni nel ridisegno di Medio Oriente e parte dell’Africa ma, a sentire Edward Luttwak, non merita tanto una guerra apposita quanto un accorto contenimento. Parere curioso, da un “falco” come lui.

Senza dubbio, il disordine regnante su tutta l’area medio-orientale, continentale e costiera, mette a dura prova la tenuta di un’Europa dominata e gestita dai rappresentanti di quelle lobby del potere transnazionale a loro volta pilotate da quei circoli privati e paramassonici che sono Il Bilderberg, la Trilateral Commission, il Council of Foreign Relations e analoghe congreghe. L’Europa è ancora restia a farsi sottomettere definitivamente dai timonieri occulti, anzi sono in crescita forze centrifughe che possono causare guai e quindi il lavoro non è finito. La tenuta dell’Europa finanziaria deve essere protetta dai pericoli di destabilizzazione (immigrazione eccessiva e avvicinamento del Califfato) che provengono sull’immediato dalla costa meditarranea, in particolare dalla Libia contesa tra forze filo-occidentali e islamiste. Ma i veri pericoli, al di là dell’ipocrisia e della retorica sulla solidarietà, sono la perdita del controllo sulle fonti di energia, sulle installazioni petrolifere, sugli interessi commerciali.

In Italia, l’emigrazione prodotta dal caos nella regione è sempre stata tollerata, anzi addirittura incoraggiata da scriteriate politiche bipartisan che avevano interesse a foraggiare con lauti e costanti  finanziamenti le copp rosse e le associazioni cattoliche nel settore dell’assistenza. Una tendenza e un atteggiamento che venivano giustificate con la necessità di manodopera nuova per lavori vecchi in un’Italia invecchiata e benestante, ma che non intaccavano l’indifferenza dei decisori allo sfruttamento o alla sorte dei disgraziati che approdavano alle nostre coste nelle condizioni che sappiamo. Una sapiente propaganda incentrata sul concetto di “solidarietà” ha soffocato per anni lo scontento sociale per l’ eccesso di immigrazione e deviato ludibrio morale sulle forze politiche di destra che nel modo peggiore, a loro volta, lucravano sul fenomeno alimentando xenofobia e razzismo.

Ora però siamo veramente nei guai: per l’estate si prevedono decine di migliaia di profughi e per la prima volta si teme, con buone ragioni, vista la crisi economica, per la tenuta sociale del paese. Non è certo la sorte dei profughi che interessa ai decisori, quelle sono pillole di propaganda mediatica per i boccaloni, e forse neanche tanto l’ipotizzata infiltrazione terroristica (qualche attentato contro i civili si può anche mettere in conto se tutto il gioco può rendere…). Quello che importa sono gli approvvigionamenti dell’Eni da mettere in sicurezza e i contratti commerciali.

Sembrano finite le opzioni preliminari: il Mare Nostrum è già stato superato da Triton che è decisamente fallito per ignavia europea e scarsità di fondi. Chi tra i politici invoca il blocco navale lo fa in spregio delle vite che comunque si spenderebbero perchè si può morire anche a poche miglia dalla costa, perchè non ci sarebbe un “nemico da fermare” ma solo barconi e perchè bisognerebbe “bloccare”  anche  chissà quanti chilometri di costa algerina e tunisina per essere sicuri che gli scafisti non riescano a operare ugualmente.

MDraghi

L’ipotesi politica di unificare le opposizioni libiche agli islamisti e di creare “stabilità” per interposta persona è per il momento archiviata perchè i tempi si fanno lunghi e gli oppositori armati degli islamici non si fanno unificare (Haftar è un furbacchione: sa di essere l’unico interlocutore dell’Occidente e gioca di conserva, tanto è protetto dall’aviazione egiziana).

Un’invasione a tutto campo della Libia è esclusa fermamente da tutti: andrebbe contro ogni principio strategico, costerebbe migliaia di morti e imporrebbe di tenere il territorio conquistato per chissà quanto tempo.

Si ventila di un blocco con incursioni “contro gli scafisti” mirate a danneggiare il “parco barconi” dei malavitosi. L’ipotesi è poco chiara, anzi puzza di inganno mediatico: droni e incursori per segnalare quali imbarcazioni eliminare? Ma allora che bisogno c’è di una mega mobilitazione internazionale, dato l’accordo generale?

E allora? Per aiutarci a capire, vedete un po’ cosa scrive su La Stampa del 20 Aprile, la signoraMarta Dassù, direttore di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute Italia, appendice culturale delle èlite capitalistiche transnazionali, membro della Trilateral dopo un passaggio alBilderberg, membro del direttivo dell’Istituto Affari Internazionali (insieme, tra gli altri, aGianni De Gennaro e alla giornalista Rai Monica Maggioni – anch’essa Trilateral), dellaFinmeccanica (sempre con De Gennaro e per volere di Padoan), del comitato scientifico diConfindustria della Fondazione Italia-Usa, ex viceministro degli Esteri con il governoMonti, ex consigliere oper la politica estera dei governi D’Alema I e II e Amato II (bastano come referenze per essere credibile?): auspica “aree rese sicure sulla sponda sud del Mediterraneo“, di “rete regionale di contenimento basata su accordi con gli attori locali” e rifiuta l’idea di “Europa chiusa” ai migranti (i cui flussi dovranno forzatamente essere regolamentati). Bontà sua, e sapete perchè? Perchè se no “vinceranno le forze politiche che vogliono chiudere i confini”  cioè esattamente l’opposto degli interessi delle élite finanziarie transnazionali che in nome del liberismo sfrenato, non vogliono regole, lacci, tasse, nel più ampio raggio possibile.

MDassù

Non è sola la Dassù benchè sia in ruolo preminente. Anche l’Istituto di studi di politica internazionale (Ispi), prestigioso think tank partecipato dalle maggiori aziende italiane (es. Finmeccanica – di nuovo Di Gennaro – Eni, Enel, Intesa San Paolo, ecc.) e transnazionali (Philip Morris, Volkswagen, Indesit, Microsoft, ecc.) e con il neo Presidente Onorario Giorgio Napolitano, per penna di Arturo Varvelli afferma che “se la crisi legata alla minaccia  jihadista in Libia fosse internazionalizzata, magari con la creazione di una coalizione…l’Italia e la Ue avrebbero in mano carte più rilevanti per contenere gli attori regionali coinvolti...”.

Il governo italiano aggiunge che si pensa a “presidi umanitari” su suolo libico.

Serve altro per capire quale scenario possiamo aspettarci a breve-medio termine? Quello più logico e razionale: l’intervento di una coalizione europea a guida italiana (col permesso della Francia), in una cornice di legalità concessa da una Onu sempre prigioniera dei grandi burattinai (ha mai negato una risoluzione per fare la guerra?), che occupi la striscia costiera, o anche solo una sua porzione, con adeguata copertura aerea, che metta in sicurezza le raffinerie e controlli i flussi migratori da vicino. Sarebbe un’operazione approvata anche da Clausewitz che la chiamava “attacco strategico a  obbiettivo limitato” specificandone la non necessità di “difendere altri punti non da esso direttamente protetti“.

Si occuperebbero dunque le aree strategiche a tempo determinato fino  all’imposizione, in nome della stabilità e col pretesto umanitario, di un nuovo Gheddafi (Haftar) per fare il gioco sporco e il guardiano, probabilmente ben remunerato, dell’Europa contro islamici e scafisti. Una soluzione che coprirebbe Renzi a destra (della sinistra chi se ne frega…) e gli darebbe uno status internazionale, a spese dei libici. Ogni altra soluzione intermedia non sembra in grado di risolvere la situazione. E allora, possiamo solo consolarci, come diceva Cornacchione, pensando che faranno tutto quello per noi e per la causa umanitaria. Chi ancora ci crede, non rida. (F.S. 22.4.2015)

Communiqué de la Direction des Programmes d’AFRIQUE MEDIA : CE MARDI SOIR SUR AFRIQUE MEDIA TV/

EMISSION ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU 28 AVRIL 2015

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Vers 19h00 GMT ou 20h00 (Yaounde) ou 21H00 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Le programme complet !!!

Présentée par Juliana TADDA

Avec les panelistes, les correspondants internationaux et Luc MICHEL (en duplex depuis Bruxelles)

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm

Retrouvez nous sur Facebook …

GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV

(administré par Bachir Mohamed Ladan et Luc Michel)

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

# LES THEMES DE ‘FACE A L’ACTUALITE’ DU MARDI 5 AVRIL 2015

I- BOLLORE ET LES TERRES AFRICAINES :

Les paysans africains demandent la restitution de leurs terres.

 II- LES SERVICES DE RENSEIGNEMENTS EN AFRIQUE :

Que peuvent nos services de renseignement face à la déstabilisation de nos Etats ?

 III- Le FPI  est-il prêt pour la  présidentielle?

Alessandria, Sindaco prosegue sulle cave c’è la Legge Obiettivo

Rita Rossa, Sindaco di Alessandria e Presidente della Provincia, pur sapendo che sotto Alessandria c’è una riserva d’acqua che serve a garantire la sopravvivenza per secoli in un’area ben più vasta della sua provincia, ha deciso di dare il via libera

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di Tino Balduzzi

Rita Rossa, Sindaco di Alessandria e Presidente della Provincia, pur sapendo che sotto Alessandria c’è una riserva d’acqua che serve a garantire la sopravvivenza per secoli in un’area ben più vasta della sua provincia, ha deciso di dare il via libera a coloro che, per guadagnare di più, la possono rendere inutilizzabile per sempre. Ed ora è compito delle persone di buon senso, indipendentemente dalle idee politiche, di fermare questa porcata-record della politica con i necessari incontri, esposti e manifestazioni.

Anche a lei era stato spiegato che la Regione Piemonte, alla ricerca di fonti di approvvigionamento idrico per il futuro, aveva chiesto a Consiglio Nazionale delle Ricerche e Università di Torino una ricerca sull’ubicazione di eventuali falde profonde. Anche a lei era stata sottoposta la pubblicazione “Geologia e idrostratigrafia profonda della Pianura Padana occidentale”, frutto di tale ricerca, dove una dozzina di ricercatori, tra i massimi esperti del settore, in un centinaio di pagine e molte cartine, hanno identificato 3 grandi “serbatoi”, nell’alessandrino, nel cuneese e nel vercellese, che arrivano fino a circa 1500 metri sotto il livello del mare. In pratica 3 montagne d’acqua, mentre nel resto della regione l’acqua nel sottosuolo è scarsa, come risulta qui a pagina 117 e successive. Anche a lei è stato fatto notare che tale pubblicazione è uscita nel 2009 ed stata messa sul sito della regione alcuni anni dopo, e che di conseguenza tutte le decisioni prese in precedenza riguardanti discariche, insediamenti industriali e terre da scavo dei tunnel sono state prese sulla base di conoscenze che si limitavano a circa 200 metri di profondità. Le è stato detto che l’uscita di tale pubblicazione, con la scoperta di riserve d’acqua molto più profonde e concentrate in determinati luoghi, deve far riprendere in esame le decisioni prese in precedenza perché porta elementi di novità che, se fossero stati conosciuti prima, avrebbero portato a decisioni diverse.

Questo vale, ad esempio, per la discarica Riccoboni a Sezzadio che verrebbe a trovarsi su falde aventi uno spessore utile di almeno 500 metri, per di più facendo parte di un “cono” di falde largo una cinquantina di chilometri con uno spessore utile, verso il centro, di più di 900 metri.Si tratta quindi di una unica grande riserva d’acqua che va difesa come un corpo unico. In pratica inquinando a Sezzadio, a Spinetta Marengo, a Solero o a Novi Ligure si ottiene lo stesso risultato. Si distrugge la riserva idrica di chi abita lì, ma anche di quelli che abitano lontano da lì, ad esempio nell’acquese e nel tortonese e anche più lontano. Ma tale grande riserva idrica è messa a rischio da certi agricoltori, ancora più da certi insediamenti industriali, ma sopratutto dalle terre e rocce da scavo del Terzo Valico per la possibilità che, trattandosi di volumi enormi, con quelle terre vengano smaltiti illegalmente rifiuti altamente inquinati, come è stato fatto in Campania distruggendo un territorio. Questo anche perché per i materiali in ingresso nelle cave del Terzo Valico sono previsti solo controlli a campione, ed è evidente che non si può neutralizzare un’attività criminale con controlli a campione. Perché è chiaro che chi, a suon di mazzette, è in grado di “modificare” il materiale trasportato sui camion è anche in grado di “modificare” i controlli a campione, magari di notte e con il maltempo.

Quindi Rita Rossa, pur sapendolo, ha creato condizioni che fanno correre il rischio più grande all’acqua che lei dovrebbe difendere, dando il via libera a chi può inquinare la falda di mettere del materiale proprio al centro della stessa. Una cosa in grado di far definire cretini gli alessandrini tutti, e farli prendere per i fondelli da mezzo mondo, per generazioni. E per di più tocca a lei chiudere le celebrazioni della mattinata del 25 Aprile. A ricordare un atto di grande coraggio sarà una persona che non ha avuto il briciolo di coraggio necessario a mettersi di traverso alla Legge Obiettivo, per correggere un errore che non sarebbe stato commesso se ciò che ora lei conosce fosse stato, allora, a conoscenza della pubblica opinione.

Sarà difficile non voltarsi dall’altra parte quando lei comincerà a parlare.

T.B. 23.4.15

Il Muos rimane sotto sequestro

Un’altra vittoria in Italia e l’approdo al Parlamento Europeo dei No Muos

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di Daniela Giuffrida

Confermato stamani dal Tribunale del Riesame di Catania il sequestro voluto dalla Procura di Caltagirone ed eseguito dal GIP della stessa cittadina calatina. Lo stesso Procuratore Verzera ha provveduto a far informare il prof Giuseppe Maida dell’avvenuto pronunciamento del Tribunale di Catania. Ad ogni grado di processo si consolida sempre più, per il popolo dei No Muos, la speranza che anche il CGA si possa pronunciare in maniera positiva, il prossimo 8 Luglio, confermando nel merito la sentenza del TAR Sicilia secondo la quale il Muos è un’opera abusiva e come tale deve essere trattato.

Ai legali dei No Muos, sembra abbastanza evidente che l’Avvocatura dello Stato ricorrerà in Cassazione, ma ad ogni grado di giudizio che si sussegue, sembra farsi sempre più vicina la possibilità di una “condanna” delle tre parabole del Muos e di una loro DISMISSIONE.

Un ulteriore passo, quello definitivo per quanto riguarda la Giustizia Amministrativa, sarà la Sentenza di Merito del CGA, che verrà emanata il prossimo 8 luglio.

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Questo a pochi giorni dal rientro della delegazione dei No Muos che, lo scorso mercoledì 22 è stata ospitata presso il Parlamento Europeo a Bruxelles dagli europarlamentari del M5S.

Il Muos, dunque, è approdato, sui tavoli del Parlamento Europeo, ma com’è andata?

Una richiesta della portavoce del Comitato Mamme No Muos Sicilia, Concetta Gualato, al presidente della 4a Commissione Territorio-Ambiente dell’ARS di Palermo, il deputato del M5S Giampiero Trizzino, ha messo in moto un meccanismo inarrestabile le cui conseguenze, siamo certi, si faranno sentire presto.

Giampiero Trizzino, da sempre sensibilissimo alle tematiche ambientali che investono il territorio siciliano ha accolto immediatamente la richiesta della “mamma No Muos” e, contattato l’europarlamentare dello stesso M5S, Ignazio Corrao, l’operazione Bruxelles ha avuto inizio.

Ignazio Corrao ha indetto, dunque, una conferenza informativa presso il Parlamento Europeo che ha visto protagonisti attivisti, scienziati e tecnici che ormai da anni si battono contro l’installazione del Muos a Niscemi. Ad accompagnarli alcuni rappresentati del Team dei legali “No Muos” che stanno curando gli interessi degli attivisti raggiunti da “misure restrittive”, sanzioni pecuniarie e denunce da parte delle autorità preposte all’ordine pubblico all’interno e nelle zone d’accesso alla base NRTF di Niscemi. Questi stanno curando anche gli interessi dei comitati, dei movimenti e delle associazioni e, attraverso loro, anche gli interessi dell’intera popolazione siciliana, in quell’enorme “guazzabuglio” di ricorsi, sentenze, denunce, esposti, sequestri e atti di mera furbizia legale, che vede, di fatto, lo Stato Italiano contrapposto agli Enti Locali e agli interessi della popolazione delle tre province, di Caltanissetta, Ragusa e Catania.

Noi eravamo al seguito della delegazione così come anche una rappresentanza dell’Amministrazione del Comune di Niscemi.

Nella Room A1E2 dell’ Altiero Spinelli building, a Bruxelles, alla presenza di diversi esponenti di partiti politici europei, i lavori sono iniziati intorno alle 15.00 dello scorso mercoledì, dopo una lunga visita alle sale del Parlamento, come da protocollo e la pausa pranzo.

Aperti i lavori, Ignazio Corrao, ha tenuto a precisare come quella, altro non fosse che la “prima tappa” di un percorso ancora lungo da affrontare, nonostante i successi arrivati dalla sentenza 461/2015 del 13 febbraio scorso. Un percorso naturale, lo ha definito Corrao, ai nostri microfoni a margine della conferenza, per portare il problema Muos in campo internazionale. “Io ho già presentato, nell’ambito della mia attività di europarlamentare, degli atti che riguardano la sughereta e l’istallazione militare di Niscemi – aveva detto – ma quello che cerchiamo di fare oggi è dare rilevanza internazionale a questo problema. Quando ne ho parlato con i colleghi nessuno ne sapeva nulla”.

Si è detto soddisfatto, Corrao, di quanto deciso dai giudici del TAR Sicilia e dal CGA di Palermo ma ha fatto notare come si sarebbe dovuto aspettare il parere del Tribunale del Riesame di Catania che proprio questa mattina si è pronunciato, “bocciando” la richiesta di dissequestro avanzata dal Ministero della Difesa, attraverso l’Avvocatura dello Stato.

Ma torniamo allo scorso 22 aprile.

Ignazio Corrao, dicevamo, ha dato il via ai lavori, lasciando la parola al primo relatore, il prof. Massimo Zucchetti, ordinario del Politecnico di Torino, ingegnere nucleare esperto di fusione termonucleare controllata, smantellamento degli impianti nucleari, effetti delle radiazioni sull’uomo e sull’ambiente, scorie radioattive, uranio impoverito e quant’altro, il quale ha presentato la relazione di 45 pagine sugli “effetti biologici e sanitari da esposizione ai campi elettromagnetici”, sunto della più corposa e completa relazione di oltre 150 pagine, frutto della collaborazione di eminenti scienziati e tecnici di fama internazionale relazione nella quale si evidenzia la nocività delle onde elettromagnetiche per la salute umana, tema ripreso anche dall’ eurodeputato Piernicola Pedicini, esperto in fisica medica ed esperto qualificato di radioprotezione (III grado).

Sul palco gli avvocati, Giampiero Trizzino presidente della 4° Commissione ambiente e territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana ed il Deputato Nazionale Gianluca Rizzo hanno manifestato la loro disponibilità ad appoggiare una battaglia di legalità con iniziative concrete e, soprattutto, dando continuità al percorso iniziato nella sede del Parlamento Europeo mentre Nicola Giudice e Sebastiano Papandrea, del Team dei legali No Muos hanno evidenziato “una crisi nella democrazia che ha consentito la realizzazione del MUOS in barba alle leggi ed ai principi costituzionali, ma soprattutto, nel dispregio del diritto dei cittadini alla tutela della propria salute, dell’ambiente e del territorio.” Mentre il legale di Legambiente Nicola Giudice ha ribadito l’importanza del rispetto della legislazione ambientale e la necessità di validi e urgenti sistemi di controllo e di sanzione delle infrazioni. L’avvocato Nello Papandrea del Coordinamento Regionale dei Comitati No MUOS, ha ricordato come il MUOS sia installazione ad uso esclusivo delle forze armate USA e che opere di questo tipo sono illegittime in quanto prive di autorizzazione parlamentare così come stabilito dagli artt. 80 e 87 della Costituzione e dell’art. VII, comma 11 del trattato NATO SOFA (trattato applicativo del patto NATO).

Ultimo fra i relatori, ma non ultimo, il giornalista Antonio Mazzeo ha ricordato come il MUOS non sia un apparato difensivo, ma uno strumento di morte finalizzato alla meccanizzazione delle guerre, ha parlato di droni, di macchine create per distruggere e uccidere permettendo agli statunitensi di non “scendere” in campo e di non avere pertanto caduti in queste guerre sempre più disumanizzate.

Fra gli interventi che sono seguiti, uno in particolare ha destato l’ammirazione e il plauso dei presenti, quello di Frank Schwalba, noto per essere stato un fondatore del partito dei “Verdi” di Germania, direttore dell’ufficio di Greenpeace a Bruxelles, agli inizi degli anni 80 fu protagonista di una forte azione di protesta contro l’intenzione americana di installare missili nucleari sul territorio tedesco, Frank Schwalba, durante un ricevimento, in segno di appoggio al movimento pacifista, spruzzò il suo sangue contro le medaglie del generale statunitense Paul S. Williams, comandante del V Corps dell’esercito americano. Questi, nel suo intervento si è prodigato a dare diverse indicazioni sulle azioni da poter sviluppare in seno alla Comunità Europea e sulle procedure per ottenere i risultati migliori.

Infine, a margine della conferenza, mentre l’assessore al territorio del Comune di Niscemi, Massimiliano Ficicchia, consegnava una relazione redatta dall’ Amministrazione comunale della stessa cittadina nissena al Presidente della Commissione per l’ambiente e la sanità pubblica, Giovanni La Via, una piccola delegazione dell’associazione Movimento No MUOS Sicilia, una delle anime dell’articolato movimento che si oppone al MUOS di Niscemi, ha incontrato alcuni esponenti di primo piano dei Verdi Europei, tra cui l’italiana Monica Frassoni e la segretaria generale, la greca Paraskevi Tsetsi.

“Gli incontri sono stati molto proficui – riferisce Gaetano Impoco, presidente del Movimento No MUOS Sicilia – Abbiamo stabilito una strategia per ottenere audizioni sia presso la Commissione Petizioni che in Commissione Ambiente. Siamo già al lavoro – ha aggiunto – grazie al valido sostegno di un’assistente della commissione, che è in stretto contatto con noi”.

L’avvocato Rossella Zizza, che ha curato il ricorso al TAR e poi al CGA per conto dell’associazione e che era presente agli incontri, aggiunge che “i tempi delle Istituzioni europee potrebbero non essere brevissimi, soprattutto per quanto concerne la Commissione Ambiente, ma speriamo di accelerare i tempi anche con il supporto di parlamentari di altri gruppi politici e di arrivare al più presto ad un’audizione congiunta.”

Missione positiva quella presso il Parlamento Europeo, quindi, ma il popolo dei No Muos resta in attesa adesso della prossima mossa del Ministero della Difesa italiano e del pronunciamento del CGA relativo al ricorso dello stesso Ministero della Difesa, avverso la sentenza 461/2015 del TAR Sicilia dello scorso 12 febbraio, sentenza che stabiliva l’assoluta illegalità della istallazione americana.

D.G. 27.3.15

Documenti:

Relazione Zucchetti:    https://drive.google.com/file/d/0B4zoX5HeBQpgSWQ3VnJlWnE1TDQ/view