Tap in Salento la solita storia dell’opera strategica

Approvazione del gasdotto Tap in Puglia da parte del governo e del Ministero dell’Ambiente. Ignorata come sempre la popolazione contraria allo scempio delle coste del Salento.

di Davide Amerio

Come mai tutte le opere che buona parte dei cittadini, comitati spontanei, amministrazioni locali giudicano essere inadatte da realizzare sul loro territorio perché dannose per l’ambiente, per la salute, per l’economia locale (nonché il turismo) risultano alla fine di importanza ‘strategica‘?

Davvero tutti quanti soffrono della sindrome di NIMBY?

E come mai da decenni non ci capita di ascoltare da parte dei vari governi di destra, sinistra, centro, sopra e sotto della promozione di piani ‘strategici’ che riguardino ildissesto idrogeologico del territorio, la difesa del patrimonio artistico,la tutela dell’ambiente, la protezione della salute dei cittadini che non dovrebbero essere costretti a scegliere tra il pane quotidiano e un lavoro che compromette la loro salute? E in quello che una volta era ‘il paese più bello del mondo‘ non sentiamo mai parlare di piani strategici per il turismo per far si che diventi una delle risorse primarie per il nostro PIL?

Non è dato sapere! Invece tutto ciò che riguarda cementificazione, scavare tunnel, gallerie, sopraelevate, autostrade, etc etc è sempre ‘strategico’.

Ieri il Comitato No Tap ha appreso che:

La commissione nazionale Via del ministero dell’ambiente, chiamata a valutare l’impatto ambientale del progetto, ha espresso parere favorevole a Tap, il gasdotto che dall’Azerbaijan, passando da Grecia, Albania e Mar Adriatico, sbarcherà nel Salento, a San Basilio, lungo la costa di San Foca (Melendugno). Da qui si arriverà a Mesagne, dove sarà collegato alla Rete Snam. [Fonte: www.leccesette.it]

Opera definita strategica dal nostro governo per l’approvvigionamento del gas rendendoci indipendenti dalla Russia. Così almeno dicono. E lo dicono quelli che governano con l’ex Presidente del Consiglio (Berlusconi) che consegnò l’Italia nelle mani di Putin e dellaGazprom sovietica. Tanto per non dimenticarcelo.

Il nuovo gasdotto approderà sulle spiagge del Salento (San Foca) con buona pace delle numerose manifestazioni contrarie della cittadinanza e della stessa regione Puglia che aveva espresso parere contrario. Ma si sa che oramai in Italia contano solo i pareri favorevoli quelli contrari sono per i disfattisti e i ‘gufi’.

Promette battaglia Gianluca Maggiore del Comitato No Tap i cui membri osservano, in un comunicato che riportiamo qui sotto, come siano stati ignorati gli studi e le considerazioni che sconsigliavano la messa in opera di questo impianto in una zona turistica.

I lavori dovrebbero iniziare nel 2015 con completamento nel 2020 quando il gasdotto dovrebbe entrare in funzione a pieno regime. Ora si attende il parere definitivo del ministero del Turismo.

D.A. 30.08.14

Il comunicato del Comitato No Tap:

Abbiamo appreso dalla stampa che la commissione tecnica del Ministero dell’Ambiente ha espresso parere favorevole al progetto Tap. In questo momento, il buon senso richiede di aspettare il documento ufficiale per leggere le motivazioni che hanno portato, stando ai giornali, ad un si “tecnico” con prescrizioni. Ma la battaglia contro la TAP è ancora aperta, in quanto ora al parere tecnico seguirà il passaggio politico, in cui i Ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali dovranno firmare il decreto interministeriale di compatibilità ambientale. Poi, ancora più importante, ci sarà il passaggio finale dell’Autorizzazione Unica che rilascia il Ministero dello Sviluppo Economico, in cui la Regione Puglia potrà negare l’intesa autorizzativa col ministero, esercitando le sue prerogative, previste dall’articolo 52 quinquies del D.P.R. n. 327 del 2001.
In questo momento però, sentiamo il dovere di esprimere il rammarico di tutta la gente che, da sola oppure con la propria associazione, ha sostenuto e partecipato a titolo volontario, ad uno studio capillare del progetto, esprimendo un NO motivato alla TAP attraverso le osservazioni inviate alla regione e al ministero. Questo largo movimento di opinione ha portato 30 comuni salentini a deliberare la propria contrarietà al progetto e la Regione Puglia, che rappresenta il massimo organo di governo del territorio, ha fatto proprie le motivazioni espresse confermando, nella prima e nella seconda ripubblicazione del progetto, il proprio NO tecnico e politico.
Questo coinvolgimento dimostra che l’opposizione al TAP è stato finora un momento importante di cittadinanza attiva in cui si è forse ritrovato un senso di comunità e di cooperazione che ha permesso al movimento di diventare maggioranza culturale nel territorio salentino.
Ci aspettiamo ora, che quella parte di politica che in questi anni si è mossa con noi per rappresentare la volontà della popolazione di proteggere il proprio territorio contro la TAP, continui a farlo anche in futuro e, con ancora più forza.
Comitato NO TAP

VALSUSA – LOCATELLI (PRC): PROSSIMAMENTE CON I NOSTRI PARLAMENTARI EUROPEI A SOSTEGNO DELLA LOTTA NO TAV

http://eziolocatelli.wordpress.com/2014/08/28/valsusa-locatelli-prc-prossimamente-con-i-nostri-parlamentari-europei-a-sostegno-della-lotta-no-tav/

28AGO

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Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc di Torino ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Apprendiamo dalla stampa di un prossimo “blitz” di Matteo Renzi al cantiere Tav in Valsusa. La visita lampo, effettuata in compagnia di Sergio Chiamparino e di altri esponenti Pd, avrebbe il significato di “dare un segnale dell’impegno dell’esecutivo alla realizzazione dell’opera”. Come si ricorderà Renzi nel giro di breve tempo – il tempo di diventare Presidente del Consiglio – è passato da posizioni di apparente contrarietà a posizioni di convinto sostegno al Tav in Valsusa. Una vera e propria giravolta politica che certamente non può raccogliere il gradimento della popolazione della Valsusa, il che la dice tutta sulla scelta di effettuare un blitz, una comparsa rapida e improvvisa, rifuggendo da un incontro con gli abitanti e gli amministratori della Valle. Al di là delle giravolte di Renzi il Tav in Valsusa è, e rimane, un’opera meramente affaristica e un colossale spreco di denaro pubblico cui opporsi con tutte le forze a disposizione. Unitamente a tutte le iniziative in corso contro il Tav  la proposta che avanziamo è di una prossima venuta in Valsusa dei nostri deputati europei della lista l’Altra Europa con Tsipras, sia per visitare i cantieri che stanno distruggendo un valle che per incontrare la popolazione a sostegno della lotta No Tav.

Torino, 28 agosto 2014

Renzi a metà settembre in visita al cantiere Tav di Chiomonte

http://www.nuovasocieta.it/torino/renzi-a-meta-settembre-in-visita-al-cantiere-tav-di-chiomonte/

NuovaSocietà

Renzi a metà settembre in visita al cantiere Tav di Chiomonte
agosto 28
Quelle che nelle scorse settimane sembravano solo voci ora hanno trovato conferma. Il premier Matteo Renzi sarà a Chiomonte, dove visiterà il cantiere dell’Alta Velocità.

Ad annunciarlo proprio il suo staff rispondendo così all’invito che lo scorso luglio gli era stato fatto dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino che voleva la presenza del primo ministro come segnale forte «dell’impegno dell’esecutivo per la realizzazione dell’opera».
Ancora incerta la data della visita, che sarà comunque la prima di un premier al cantiere della Tav. Le data più probabili sono però il 16 o 17 settembre, quando Renzi sarà già a Milano per un incontro tra i ministri dei trasporti europei, in occasione del quale è già stato fissato il passaggio a Chiomonte dei rappresentati dei Paesi impegnati nella realizzazione della Tav.
Quello che è certo è che si tratterà di sicuro di un appuntamento delicato per l’ordine pubblico. Infatti, il primo ministro era stato costretto a fare retromarcia nelle sue intenzioni di organizzare a Torino il vertice europeo sull’occupazione giovanile lo scorso luglio per motivi di sicurezza in quanto erano state annunciate contestazioni. Lo stesso clima che potrebbe incontrare in Valsusa, dove il popolo No Tav ha già indetto una nuova settimana di mobilitazioni dal 1 al 7 settembre, in occasione della chiusura del tradizionale campeggio estivo.

Terra dei Fuochi. Nuovi soldati e inceneritori, la ricetta del Ministro Galletti

Via libera agli inceneritori e aggiunta nuovi sodati, questa la ricetta del Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti.

di Leonardo Capella

“I termovalorizzatori non fanno male. E allora dico alla gente del Sud e alle popolazioni campane: meno emotività, fidiamoci della scienza” con questa dichiarazione, rilasciata in un intervista apparsa il 22 agosto sul quotidiano «Avvenire»,  il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti indica la ricetta scelta dal Governo per la risoluzione del problema rifiuti nella “terra dei fuochi”. E sottolinea il Ministro “Abbiamo presentato un piano alla Ue l’anno scorso. Prevede la costruzione di termo-valorizzatori”. 

Con queste parole il Ministro indica chiaramente che il Governo ha abbracciato la strada dell’incenerimento dei rifiuti trascurando le voci sempre più condivise a livello europeo di una strategia “rifiuti zero”. Galletti ha anche parole rivolte ai comitati di cittadini che non condividono la scelta degli inceneritori  e rivolgendosi a loro dichiara “Non li vogliono? Io sono pronto a discutere, ma mi sia dia una soluzione subito perché se la soluzione non c’è resta buono quel piano”. I tempi dettati dal Ministro sono di 100 giorni, infatti aggiunge “Entro cento giorni sarà svolta vera. E arriveranno nuovi soldati. Il governo non arretra, anzi è ora di alzare il livello della sfida”. Parole dure che preoccupano. 

Preoccupa che per accettare la sfida sul problema rifiuti si debba ricorrere all’incremento della presenza di soldati e tutti noi ricordiamo l’uso dei soldati per la gestione della discarica di Chiaiano. Preoccupa il fatto che dopo anni di interventi infruttuosi da parte dei vari Governi, Galletti si dica disposto al dialogo ma dia in realtà poco più di tre mesi ai comitati per avanzare proposte. Proposte evidentemente mai ascoltate in precedenza. 

Nell’intervista poi Galletti aggiunge, “Sono terribilmente stanco  di soli no” e qui si unisce al pensiero dominante del premier Renzi e dello “sblocca Italia”, dove prevale la logica del “fare” ad ogni costo, contro ogni ragione di opportunità ambientale o economica. Come emblema del pensiero corrente vediamo proprio a Napoli messi da parte i vincoli archeologici per una più rapida riapertura del cantiere della Metro. Lasciano senza parole le dichiarazioni fatte da Renzi il 14 agosto a Napoli, « il colmo è che si bloccano i lavori perché si trovano dei reperti archeologici», con buona pace del rilancio turistico del nostro patrimonio storico.

L.C. 24.08.14

Inquinamento radioattivo, Trisaia di Rotondella e i trasporti pericolosi

Come in Val di Susa, i trasporti nucleari sono nascosti e pericolosi, ma qui le volontà sono americane. Un tentativo di ammaliare la popolazione.Le scorie sono ancora lì.

di Valsusa Report.

In località “Trisaia Inferiore”, nel comune di Rotondella (MT), sorge dal 1962, il Centro Ricerche ENEA Trisaia, nacque come centro di riprocessamento degli elementi esauriti del combustibile nucleare. Al suo interno l’impianto Itrec, acronimo di Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile, appunto è stato costruito nel periodo 1965-1970 dal CNEN, Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare. Tra il 1969 e il 1971, in seguito all’accordo tra il CNEN e la statunitense USAEC, United States Atomic Energy Commission, sono stati trasferiti nell’impianto 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio provenienti dal reattore sperimentale Elk River del Minnesota.

mappa trisaia2

Nell’impianto di Trisaia vennero condotte ricerche sui processi di ritrattamento e rifabbricazione del ciclo uranio-torio per verificare l’eventuale convenienza tecnico-economica rispetto al ciclo del combustibile uranio-plutonio normalmente impiegato. Nel 1973 il CNEN è divenuto proprietario degli 84 elementi di combustibile di Elk River, 20 dei quali sono stati ritrattati, quindi rimangono 64 barre che devono essere eliminate. Nel 1987 a seguito del referendum sul nucleare, le attività sono state interrotte. Nel 2003, Sogin ha assunto la gestione dell’impianto con l’obiettivo di realizzare la bonifica ambientale del sito. L’area della Sogin nella Trisaia è recintata con del filo spinato, zona riservata e militare in alcune parti, come il laboratorio di “terre rare”.

Con l’Intesa MURST-ENEA per l’attuazione di un programma di interventi nel Mezzogiorno, a Legge 64/1986 e i Fondi Strutturali della programmazione comunitaria 1994-1999; furono allestiti laboratori di ricerca dotati di apparecchiature e strumentazioni avanzate e con installazione di impianti sperimentali pilota, per un valore complessivo di circa 72 milioni di euro. Trisaia è anche sede legale e operativa di alcune società partecipate (Consorzi TRAIN, TRE, CALEF, PROCOMP).

Qui arrivano i primi dubbi sull’utilizzo della Trisaia, “In data 7 novembre 2012 nel porto di Trieste alle ore 5:00 è giunto un tir con dei container contenenti delle barre d’uranio provenienti dal deposito di Avogadro di Saluggia (Vercelli), il carico radioattivo è poi salpato alle 9:30 a bordo della Sea Bird, nave cargo danese che fece rotta verso il porto di Charleston (Usa). Questo trasferimento di materiale nucleare in America fu il frutto dell’accordo di Seul Obama–Monti sulla restituzione del materiale strategico nucleare americano agli Usa”.

uranio e torio trisaia1

Facendo un passo indietro al 25 giugno 2010, secondo l’ex-presidente della Sogin, Carlo Togni, “La situazione di Trisaia di Rotondella è deplorevole – dice Togni in un’intervista al quotidiano Gazzetta del Mezzogiorno – 64 barre di Elk River sono malamente conservate, e non potranno mai lasciare l’Italia”. Lo stesso articolo pubblica un rapporto della polizia locale di Matera, che dice – “solidificato attraverso il sistema Sirte-Mowa, che finora ha prodotto 770 elementi solidi. Ma parte di esso è ancora liquido, e viene mantenuto in una vasca”, la pericolosità quindi è massima, come riportato nel rapporto.

Dai comitati antinuclearisti locali partono delle considerazioni – “Il mercantile Sea Bird, partito da Trieste ha navigato  per raggiungere l’Atlantico  obbligatoriamente lungo il mar Jonio, cosa dire: se si fosse fermato a Taranto, le barre di Elk River sarebbero partite con un viaggio già pagato.  Certamente in questo momento le barre non erano pronte perché mancavano i cask, ma anche su questo ci chiediamo: perché tanti ritardi?”

Ricapitolando nell’impianto sono stoccati 64 elementi di combustibile irraggiato del ciclo uranio-torio che non possono seguire la via del riprocessamento, perché non esistono al mondo impianti industriali in grado di ritrattare questo tipo di combustibile. Si tratta di scarti ottenuti grazie ai lavori sperimentali effettuati su combustibile irraggiato uranio-torio proveniente da un reattore sperimentale statunitense, l’Elk River, nel Minnesota. Nella pancia dell’Itrec, quindi, non ci sono soltanto le barre di combustibile, ma anche tonnellate di rifiuti dentro barili ricoperti di cemento.

fusti stoccati in itrec

Tutto questo ha dato i suoi frutti, nel marzo 2011 alcune fonti qualificate avrebbero fatto circolare carteggi interni riguardo al trasferimento sospetto di materiale radioattivo. I documenti parlerebbero di un costante arrivo nel centro jonico di materiale nucleare, già dal gennaio 1991. Nel marzo del 1993 si verifica un incidente, questa volta scoperto. La condotta di 5 chilometri che dal Centro Enea della Trisaia sbuca nel mar Jonio, viene giudicata contaminata da liquido radioattivo dalla magistratura di Matera che ne dispone il dissotterramento. Nell’aprile del 1994 una cisterna perde liquido radioattivo. Nel libro “Avvelenato. Questa storia deve essere raccontata perché uccide la nostra gente”, dai giornalisti Manuela IATI e Giuseppe Baldessaro, viene riportato – “uno stock di plutonio è stato consegnato alla Trisaia di Rotondella da un altro centro, Saluggia, nel Nord Italia. Nel 2004 un gruppo di alti ufficiali della Trisaia è stato messo sotto inchiesta: sui giornali in merito a tale indagine, ce n’è uno in particolare che dice che a 100 metri sotto il mare al largo della costa dove si trova il centro, vi è presumibilmente una barca con i carri armati contenenti scorie nucleari a Trisaia di Rotondella centro: quella barca, secondo gli inquirenti, è uno dei tanti altri cosiddetti “navi dei veleni” che sono state fatte affondate di proposito al fine di liberarsi di materiali nucleari provenienti da traffici illeciti”.

Cosa dire, le maestranze allora rispondono nell’unico modo che conoscono per tranquillizzare le popolazioni, un pò di articoli e fumo negli occhi, tali da riuscire ad apparire preoccupati e ligi alla tutela ambientale e umana. Decidono uno spostamento. Spostamento che vedremo in seguito dettato più da scopi militari di fabbricazione, ed anche per la paura che il prezioso materiale utile a costruire bombe atomiche e le cosiddette “bombe sporche”, finiscano negli illeciti malavitosi di vendita, come dimostra l’inchiesta aperta dalla magistratura e riportata da Maurizio Bolognetti, un rappresentante locale del Partito Radicale – “Nel 1999 l’antimafia agenzia ha aperto un’inchiesta su un traffico di materiali illegali e altamente radioattivo e pericoloso che ha coinvolto il centro della Trisaia di Rotondella”,  “L’indagine è stata poi chiusa senza costi in corso contro chiunque, ma poi il direttore che aveva condotto l’inchiesta della sede locale di agenzia antimafia, Giuseppe Galante, ha detto in un’intervista a un giornale locale di aver ricevuto una “luce rossa”, nel senso che egli è stato spinto ad abbandonare le indagini. Ma ha rifiutato di dare ulteriori spiegazioni su questo”.

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Arriviamo così alla notte del 27 luglio 2013 un cargo contenente scorie radioattive si muove attorno alle 3:10 dal centro Enea-Trisaia di Rotondella per fermarsi all’aeroporto militare di Gioia Del Colle dove è arrivato attorno le sei del mattino del 27 luglio. A seguire il cargo “cask”, ossia un enorme cilindro blindato caricato su mezzi progettati per il trasporto speciale di materiale estremamente pesante, c’erano circa 300 agenti delle forze dell’ordine tra carabinieri, Polizia e Finanza. Il compito era quello di seguire il cargo lungo la 106 jonica e presidiare gli svincoli di Santeramo e Gioia del Colle.

Interviene No Scorie Trisaia in merito ad alcune “notizie diffuse dalla stampa e tv e onde evitare confusione sulle questioni nucleari che riguardano la Basilicata (dove a luglio 2013 si tese volontariamente tramite qualche quotidiano a fare disinformazione sul trasferimento delle barre di Elk River), vi confermiamo che 20 kg da ritirare dall’Italia (già decisi a Seul tra Obama e Monti ) non sono le barre di Elk River (che pesano invece diverse tonnellate ) e sono costituite da uranio e torio arricchito al 93% . Il 29 luglio 2013 partì dall’Itrec per destinazione non conosciuta circa un Kg di ossido di Uranio arricchito. Fa eco Legambiente in una nota a firma del suo vicepresidente Stefano Ciafani, “sarebbe veramente grave. La questione riapre, infatti, il problema del trasporto delle scorie nucleari, che il più delle volte avviene senza informare i cittadini e gli abitanti proprio come è accaduto recentemente in Piemonte con le scorie di Saluggia. L’assenza totale di informazione, di trasparenza e la militarizzazione del territorio, senza dare spiegazioni ai cittadini, non sono di certo una buona premessa. La strada da seguire e praticare per la gestione di rifiuti nucleari si basa invece su una corretta trasparenza e informazione. Per questo chiediamo alle istituzioni politiche di fare chiarezza sull’intera vicenda”.

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I sindaci dei Comuni di Rotondella, Nova Siri e Policoro in un comunicato, chiedono di “Essere informati, con urgenza, in merito a quanto presuntivamente consumato questa notte: spostamento di materiale nucleare dall’impianto Itrec di Rotondella verso Gioia del Colle». I sindaci confermano che l’operazione  «Si è svolta senza alcun tipo di coinvolgimento e di informazione, ha destato e desta preoccupazione nella popolazione tutta dei paesi contermini. Desta sconcerto e biasimo tutta la modalità applicata all’intera operazione, laddove confermata, e si è chiesto al Prefetto di intercedere presso i livelli superiori di governo e presso le società interessate, Sogin ed Enea al fine di avere garanzie di trasparenza nei confronti della materia nucleare che questa volta appaiono francamente elusi». Secondo la Sogin si tratterebbe di 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio dal reattore sperimentale di Elk River, nel Minnesota, stoccate presso il centro di Trisaia di Rotondella.

Insomma il così “pregresso nucleare italiano” fa ancora parlare di sè, anche qui alla Trisaia di Rotondella, nulla o poco rimane chiaro tra smentite e inchieste antimafia. Quello che resta chiaro sono le pericolosità a cui vengono esposte le popolazioni e si va dai trasporti nucleari inutili e nascosti alla poco seria maniera di stoccaggio dei materiali e scorie nucleari radioattive con le varie perdite inquinanti dei territori. Quelle si restano e restano per centinaia di migliaia d’anni.

V.R. 27.08.14

Pedica (PD): Solidarieta’ a societa’ Cmc, basta violenza

 http://www.tgvallesusa.it/?p=11024
TG Valle Susa “La violenza va condannata senza se e senza ma. La TAV non può diventare ostaggio di un gruppo di violenti, che non meritano di essere chiamati manifestanti ma semplicemente terroristi”.
di Davide Amerio

Come si fa a vivere di rendita, politicamente parlando? Si usa la ‘retorica’ della peggior specie e si fanno dichiarazioni a buon mercato, contraddittorie e spudoratamente ipocrite.

Il PD possiede un’arte consolidata in questo. Stefano Pedica ne fornisce un fulgido esempio:

La violenza va condannata senza se e senza ma. La TAV non può diventare ostaggio di un gruppo di violenti, che non meritano di essere chiamati manifestanti ma semplicemente terroristi”. E’ quanto afferma, in una nota Stefano Pedica del Pd. “Chi ha organizzato l’attacco alla Cmc, non solo non ha idee chiare, ma punta allo sfascio. I vandali autori del gesto non erano ‘No Tav’ – osserva Pedica – ma dei semplici violenti. La Torino-Lione è una priorità anche se serve un progetto nuovo, che rispetti l’ambiente. Purtroppo, però, ancora una volta non si parlerà delle ragioni dei manifestanti ma della violenza. Ed è riprovevole il fatto che la furia devastatrice di questi violenti si sia abbattuta anche sulla sede della Cmc. Sono vicino ai dirigenti e i lavoratori della Cmc, a loro va tutta la mia solidarietà. [Fonte:cantieredemocratico.it]

Troviamo in questo comunicato un vero e proprio trattato non-argomentativo ma ricco di illazioni e pre-giudizi.

L’abbinata violenti – No Tav – terroristi è un leit motive che non può mancare; l’occasione è ghiotta in questi giorni nei quali si parla pesantemente di terrorismo a ogni starnuto di musulmano.

Condanna della violenza senza se e senza ma… ritornello copiato dalle manifestazioni di piazza in cui si gridava ‘no alla guerra senza se e senza ma’; a dimostrazione che il PD con la piazza è in sintonia perlomeno per copiarne gli slogan.

La Tav ostaggio di un gruppo di violenti? Questa è degna di Zelig. Un progetto che nasce ai tempi di tangentopoli, coinvolge le cooperative rosse (Oh oh guarda caso la CMC) e le organizzazioni mafiose in ostaggio di un gruppo di violenti che non “hanno idee chiare”. Lor signori del PD invece sembrano averle fin troppo chiare da molto tempo.

Puntare allo sfascio. Argomentazione salottiera buona per tutte le stagioni. Un pret a porter che non passa mai di moda. Per entrare nel club di ‘quelli che puntano allo sfascio’ è facilissimo: come la raccolta punti alla Coop. Tu prova a fare qualche domanda, qualche obiezione, a mostrare dati e analisi in confutazione e zac! ti viene assegnato un punto. Dopo un certo numero entri nel club degli ‘sfasciatori’. Se ti chiami Grillo ti danno una scheda già precompilata di punti; se sei solo un ‘grillino’ te ne assegnano 20 alla volta. Come No Tav sei escluso dalla raccolta punti: vinceresti troppo facilmente.

I violenti non erano No Tav ma semplici violenti. Ecco un po’ di buonismo ci vuole. La legge del bastone e della carote torna sempre utile (dai tempi del duce). Prima si qualifica l’azione come ‘violenta’ e commessa da ‘terroristi’ (ma cosa hanno realmente fatto non è dato sapere) poi si ammicca al popolo No Tav (fosse mai che per caso, incidentalmente, ci fosse rimasto in mezzo qualche elettore del Pd) e lo considera ‘altro’ anche se non si capisce in quale veste.

La Torino-Lione è una priorità anche se serve un progetto nuovo, che rispetti l’ambiente.

Abbiate pazienza dovete attendere cinque minuti che sono scivolato sotto la scrivania e mi sto ‘scompisciando’ dal ridere…

Giochetti di puro funambolismo: priorità (quindi non ce ne frega nulla di chi contesta e noi proseguiamo sulla nostra strada); anche se… (e … come mai serve un progetto nuovo quando non è ancora chiaro il progetto attuale? Che rispetti l’ambiente (una nota ‘ecologica’ non la si nega a nessuno, come quando dal fioraio ti aggiungono un po’ di verde per riempire il mazzo). Ovvio che l’associazione mentale tra ‘rispetto dell’ambiente-progetto da rifare perché sbagliato-ma anche inutile’ è troppo per costoro.

Ancora una volta non si parlerà delle ragioni dei manifestanti ma della violenza. Disse colui che inizia un comunicato stampa parlando di ‘terroristi’ e ignora le motivazioni dei manifestanti!

Solidarietà. Non la si nega mai a nessuno in Italia. Neanche a quelli che ti stanno antipatici.

PS: vi state chiedendo quali azioni hanno commesso questi disgraziati di terroristi? Non l’ho ancora capito! Però sul sito del cantiere dei democratici compaiono due comunicati stampa identici: uno di oggi e uno del 21 novembre 2013. Intanto la notizia gira sul web e intanto si rinnova un po’ di fango contro i No Tav. In fondo no fa male alla causa (del Pd)

Oggi : http://www.cantieredemocratico.it/tav-pedica-pd-solidarieta-societa-cmc-basta-violenza/ [Posted on 26 agosto 2014 da Christian Ponis in Dichiarazioni, Politica e Istituzioni]

Nov 2013: http://www.cantieredemocratico.it/protesta-roma-pedica-cdem-citta-ostaggio-di-terroristi/ [Posted on 21 novembre 2013 da Christian Ponis in Dichiarazioni ]

D.A. 28.08.14

Expo 2015, un affare per chi?

Per la costruzione del padiglione cinese in arrivo acciaio dalla Cina. 500 tonnellate.

di Leonardo Capella

E’ di questi giorni la notizia che per la costruzione del padiglione cinese (China Corporate United Pavilion) è previsto l’arrivo di acciaio dalla Cina. Cinquecento tonnellate partiranno dal porto di Shanghai (Yangshan Deep Water Port) per approdare al porto di  Genova, la prima spedizione dovrebbe arrivare tra un mese. 

La cordata di imprese che finanzia la costruzione del padiglione ha scelto scelto di rifornirsi in patria da una delle appartenenti alla cordata, la Baosteel. La Shanghai Baosteel Group Corporation è il maggior gruppo siderurgico cinese e uno dei maggiori produttori mondiali di acciaio, con una produzione di 20 milioni di tonnellate (Wikipedia).

Non molto è dato sapere della struttura che si vuole realizzare. Unica indicazione è  che richiamerà il tema dei “semi”,  infatti è evocativo il nome del padiglione “Seeds of China” (semi dalla Cina). Tema ripreso attraverso una struttura spiraliforme pensata per simboleggiare il processo di germinazione. L’unico dato curioso è che il padiglione è una struttura temporanea che durerà i sei mesi dell’Expo, dopo di che probabilmente verrà smontata e le cinquecento tonnellate  di acciaio diverranno un rifiuto.

Mentre le norme di ecosostenibilità imposte all’interno dell’Expo 2015 vietano la possibilità di compiere saldature, ma probabilmente si tratta più di una precauzione legata alla sicurezza, chissà se vi saranno controlli sul tenore radioattivo dell’acciaio in ingresso. Riecheggia ancora alla mente il caso delle trenta tonnellate di acciaio reso radioattivo dalla contaminazione di Cobalto 60 (isotopo radioattivo ad elevata tossicità N.d.R.) che approdarono al porto di La Spezia nel 2008 provenienti dalla società cinese Tysco.

L.C.28.08.14

Fiscal Compact & Fondo di Redenzione

Fiscal Compact, ERF, Austerity, Fondo Salva Stati: siamo bombardati da sigle, percentuali, dati allarmanti. Con l’aiuto del lavoro del Prof. Antonio Maria Rinaldi cerchiamo di gettare un po’ di luce su questioni apparentemente innocenti.

di Davide Amerio

Rumore. Ancora Rumore. Non so voi ma quando tento di scorrere le notizie di politica italiana provo sempre questa sensazione di fastidio dentro la testa: parole, chiacchere, dichiarazioni la cui sostanza è prossima allo zero assoluto. Ogni tanto spunta un Giovanardi qui e un Razzi i là, tanto per creare note di colore sopra un dibattito che è nella sostanza rumore di fondo e basta.

Se vuoi capire le ‘informazioni’ più che le ‘notizie’ le devi cercare e sul web sono molte, talvolta anche qui solo come inutile riflesso di quelle dei media, e poi ci sono i libri.

Nel chiacchericcio sulle innumerevoli riforme fatte, da fare, che vedranno la luce, e che ‘Dio ce la mandi buona’, viste le premesse, ci sono quelle del Fiscal Compact e, prossimamente, quelle del ERF (il Fondo di Redenzione Europeo). Cerchiamo di capire con l’ausilio del Prof. Antonio Maria Rinaldi [1] il quale, nel suo recente libro “Europa Kaputt” [2], dedica un capitolo illuminante sul funzionamento del Fiscal Compact.

Già i nomi meritano qualche considerazione. Nota Rinaldi che il F.C. è il nome con cui è stato ribattezzato il Trattato sulla Stabilità oPatto di Bilancio Europeo; appellativi che evocherebbero immediatamente l’associazione con l’odiato termine ‘austerity‘ molto più inviso al pubblico rispetto a un rassicurante ‘Compact‘ che “ricorda all’opinione pubblica i più simpatici, gradevoli e rassicuranti Compact Disk o Compact Stereo” [2].

Che dire poi del termine ‘Redenzione‘ usato per definire il Fondo Salva Stati? Qui si giunge addirittura a scomodare una visione bibicla nella quale è implicita la presenza di un ‘peccatore’ che viola le regole e deve ‘espiare’ al fine di poter essere ‘redento’ per tornare nel ‘consesso dei giusti’!
Roba da matti? No, roba da Europa: questa incosciente Unione Europea in mano a burocrati degni di un Politburgo sovietico d’altri tempi.

Il Fiscal Compat è un accordo approvato con un Trattato Internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 paesi membri dell’Unione Europea ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2013.
Il contenuto di questo trattato prevede norme più severe di quelle già scritte nel famoso Trattato di Maastrich.

Le “regole d’oro“, così come state definite dai promulgatori, tanto per non eccedere nelle note di colore, prevedono vincoli di bilancio per gli stati membri al fine di realizzare il pareggio di bilancio e ridurre l’eccedenza del rapporto del 60% del rapporto debito/Pil:

[…] inserimento in Costituzione dell’obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio, di non superare la soglia del deficit strutturale superiore alllo 0,5% (all’1% per coloro i quali hanno rapporto debito pubblico Pil inferiore al 60%) e di ridurre nell’arco di venti anni la porzione del debito eccedente il rapporto del 60% al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, impegnando inoltre tutti gli Stati firmatari a coordinare i piani di emissione del debito con il Consiglio dell’Unione e con la Commissione Europea.[2]

In queste sintetiche righe di Rinaldi si può individuare il riflesso di tutta la ciarlataneria dei politicanti che continuano a raccontarci di quanto l’Euro e l’Europa siano un bene per noi e delle ‘discussioni’ per ottenere maggior flessibilità.

La nostra Costituzione, ricorda il professore, recita che l’Italia è un paese fondato sul lavoro e non sul ‘pareggio di bilancio’ e lo sforzo governativo dovrebbe consistere nel promuovere lavoro e benessere per i cittadini e non rincorrere parametri e numeri che concorrono a distruggere il paese.
Tradotto in soldoni (per i dettagli consiglio la lettura intera del libro) per rientrare nell’eccedenza del 60%, l’Italia dovrebbe ridurre del 70% il proprio debito (attualmente al 133% del Pil) nei prossimi 20 anni al ritmo del 5% annuo con tagli che richiederebbero un reperimento aggiuntivo di risorse di almeno 50 miliardi di euro all’anno oltre quelli che già sono stati racimolati a fatica. Riuscite ad immaginare l’impatto sul sistema paese attualmente  in forte declino? (Ah l’Europa! Ah le Riforme!).

Deve essere sottolineato il fatto che il nostro paese attualmente gode di un saldo primario(differenza tra entrate e uscite pubbliche) in positivo che viene letteralmente divorato dalla quota degli interessi sul debito pubblico e ci consente (a fatica) di stare all’interno del famoso parametro del 3% sul rapporto deficit/Pil. Un risultato, quello del saldo primario, tra i più virtuosi in Europa ottenuto a prezzo di grandi sacrifici sulle spalle delle famiglie e delle imprese italiane.
Cosa accadrebbe con l’aggravamento del peso di ulteriore ‘austerity’ per rientrare di un altro 5% del debito? Riuscite a farvene una idea? Ecco ora spiegatela a quei politici che vi raccontano che ‘noi rispetteremo gli accordi!’.

In America, ci ricorda Rinaldi, cinque premi Nobel per l’economia (K. Arrow, P. Diamond, W. Sharpe, E. Maskin, R. Solow) hanno scritto un appello al Presidente Obama contro una analoga forma d’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione definendola “una scelta politica azzardata”.

Il palese rischio che predicono molti economisti è che i ‘vincoli’ inducano ulteriormente altra recessione anziché curarla. Non è una novità, nella storia dell’economia, il riscontro di scelte sbagliate di politica economica che producono peggiori condizioni del male da curare.

Vale la pena citare che nel libro, si illustra il parere del Prof. Giuseppe Guarino (giurista) il quale ha da tempo individuato aspetti del trattato che sono non coerenti con i precedenti su cui si fonda l’UE. Particolare non secondario, secondo questa tesi il F.C. sarebbe di fatto illeggittimo.

E veniamo alla ciliegina sulla torta. Vi site convinti che il Fiscal Compact è brutto e cattivo? Ma non avete ancora visto il meglio, come suol dirsi ‘al peggio non c’è mai fine!’.

Ecco che dal cilindro delle idee luminose dei burocrati esce l‘ERF ovvero Fondo di Redenzione Europeo. Redenzione, appunto! Per i paesi ‘cattivi’ come il nostro c’è la possibilità di essere aiutati per tornare sulla retta via (redenti).

In cosa consiste l’ERF? Si tratta di un fondo al quale corrispondere quella parte di debito che eccede il sopra citato limite del 60%. Spiega Rinaldi:

Il micidiale ERF funziona essenzialmente in questo modo: tutti gli Stati aderenti conferiscono a un Fondo specifico le eccedenze delle porzioni di debito superiori al 60% del PIL e lo stesso Fondo, per finanziarsi e tramutare i titoli nazionali con quelli con garanzia comune, emetterà sul mercato dei capitali una sorta di super eurobond al cubo e avvalendosi della tripla A, concessa dalle Agenzie di rating alle emissioni della UE, potranno godere di tassi presumibilmente più bassi rispetto a quelli di molti paesi “periferici. [3]

Ma la sorpresa è nascosta qui:

Ma siccome nessuno ti regala nulla per nulla, tanto meno i ragionieri esattori europei, in cambio viene pretesa a garanzia l’asservimento dei rispettivi asset patrimoniali nazionali, riserve valutarie e auree e parte del gettito fiscale (es. IVA). In questo modo si firmano cambiali in bianco e la riduzione del debito avverrà automaticamente con la vendita dei beni patrimoniali seguendo la logica del curatore fallimentare più orientata a soddisfare i diritti del creditore che del debitore se non si sarà in grado di versare gli importi previsti ogni anno e per vent’anni! Praticamente per noi una specie di euro Equitalia esattrice-liquidatrice o come avviene con la cessione del quinto stipendio, rimanendo però con il residuo del debito (il 60%) da onorare senza più contare sul “collaterale” patrimoniale!

Le partecipazioni di ENI, Finmeccanica, Poste, ENEL ecc., beni immobiliari pubblici, riserve auree e valutarie, saranno liquidate automaticamente con il pericolo che saranno letteralmente svendute a favore dei soliti noti, per soddisfare il criterio della riduzione ventennale del debito, visto che attualmente la nostra eccedenza di debito ammonta a circa 1170 Mld., pari al 73% del PIL essendo ora al 133%. [3]

Svendita degli asset strategici, cessione della politica fiscale, cessione della sovranità. Questo il vero scopo che si cela dietro le “Riforme” che “vuole l’Europa” e sopratutto “Ce lo chiede l’Europa“.
Mentre perdiamo tempo ad ascoltare le marionette politicantiche ci si parano di fronte a colpi di secchi d’acqua, battute, privilegi e ruberie la nostra ‘sorte’ continua ad essere decisa altrove in segrete stanze, davvero ‘a nostra insaputa’.

La nostra arma? La conoscenza, l’informazione, la consapevolezza.

Informatevi! Stay Tuned!

D.A. 27.08.14

[1] Antonio Maria Rinaldi – laureato alla Luiss ha ricoperto importanti incarichi nel campo finanziario mobiliare tra i quali Istituti Bancari al servizio della Borsa e CONSOB. Già Direttore Generale della Capogruppo finanziaria dell’ENI. Docente presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara

[2] “Europa Kaputt” – (S)venduti all’Euro – di Antonio Maria Rinaldi – Piscopo Editore

[3] articolo di Antonio Maria Rinaldi su Formiche.net “Ecco cosa ci aspetta dopo le elezioni europee: il micidiale ERF” 

Renzi a Chiomonte? Forse è la volta buona

Chiamparino insiste nell’invitare Matteo Renzi in Val di Susa per la solita passerella pro Tav. Replicano i 5 Stelle.

di Leonardo Capella

Leggiamo sul quotidiano《La Stampa》del 28 agosto dell’incontro tenutosi a Roma fraChiamparino e il premier Matteo Renzi. In questo pranzo di lavoro sono stati  molti i temi trattati ma uno in particolare appassiona il presidente della Regione Piemonte, la Torino – Lione. Lo appassiona a tal punto da invitare il premier a visitare il cantiere di Chiomonte. 

L’invito per la verità era già stato fatto anche in altre occasioni, ma da Palazzo Chigi hanno sempre declinato con varie motivazioni. Anche questa volta, come in passato,  Renzi avrebbe manifestato la volontà di una sua visita in Val Susa, magari programmata in concomitanza della “Festa Democratica” che ha preso il via il 28 agosto a Torino. 

Festa nella quale però si è evitato di mettere fra i temi proprio quello spinoso dell’Alta Velocità e forse anche questo è un segnale. 

Immediata la risposta del Movimento Cinque Stelle per voce del senatore Marco Scibona e della consigliera della regione Piemonte Francesca Frediani. “Ottima l’idea del presidente Chiamparino di invitare Renzi in Piemonte. Suggeriamo però alcune modifiche al tour nella nostra regione che, a quanto pare, prevede un’unica tappa a Chiomonte”, continuando con “Per restare nei pressi della Val di Susa suggeriamo una tappa alla Vertek di Condove oppure alla De Tomaso di Grugliasco dove centinaia di persone rischiano il posto di lavoro”. Nel mirino delle critiche anche il trasporto locale e polemizzano “consigliamo al Premier di approfittare dell’occasione per usufruire del trasporto pubblico locale piemontese, faccia in fretta però perché le poche tratte ferroviarie sopravvissute alla mannaia di Cota ora rischiano di essere eliminate definitivamente dalla giunta Chiamparino”. 

Vedremo nei prossimi giorni se alla schiera di politici in passerella al cantiere di Chiomonte della Torino – Lione potremo annoverare anche il Presidente del Consiglio. Ma forse  anche questa volta preferirà luoghi più salubri e con meno polveri.

L.C. 29.08.14

LUC MICHEL DE RETOUR A YALTA

# Soutien à la Novorossiya :

CONFERENCE INTERNATIONALE « RUSSIE – NOVOROSSIA – UKRAINE … »

A YALTA (Crimée) ces 28 et 29 août 2014. DSC09350

Je suis à Yalta, après un long périple via Moscou (la Crimée est considérée « zone de guerre » – sic – par les Occidentaux et isolée), en Crimée, pour participer à cette conférence internationale, destinée à débattre de l’effondrement de l’Etat failli ukrainien, à la renaissance de la « Novorossiya » érigée il y a deux siècles par la Grande Catherine, et au soutien au cœur de cette renaissance : les Républiques populaires de Donetsk (DNR) et Lugansk (LNR), réunies dans « l’Union des Républiques populaires de Novorossiya ».

 Avec les camarades de mes Réseaux Eurasie et Afrique, nous avons été sur tous les fronts des peuples en lutte : PMR (la pseudo « Transnistrie » des médias de l’OTAN, dès 2006, pour son référendum d’indépendance. Mais aussi en Abkhazie ou au Nagorno-Karabagh. Nous sommes aussi allés sur les fronts d’Afrique et du Proche-Orient : Jamahiriya libyenne et Syrie ba’athiste.

Et, naturellement, lorsque l’état ukrainien a commencé à s’effondrer, nous avons soutenu les peuples de Crimée (en participant à l’organisation du référendum d’auto-détermination du 16 mars 2014) et de Novorossiya, de Lugansk à Odessa.

 Face à nous la puissance américaine et le bloc de ses vassaux des colonies européennes de l’OTAN. Contre nous, les légalités de cet Occident made in America.

Mais l’Histoire nous apprend que les légalités passent et que les peuples restent. Elle nous enseigne aussi que la voix des peuples, qui s’exprime dans le REFERENDUM, au cœur de la Démocratie Directe, brise la chape de plomb des légalités bourgeoises et des parlements dépassés.

 Aujourd’hui, c’est la légalité de Kiev qui s’effondre. Nous savons qu’un jour, la légalité de Bruxelles s’effondrera aussi !

 Luc MICHEL

Yalta, 28 août 2014.