Iraq, strage di yazidi nel Nord: “Uccisi in 500, donne e bambini seppelliti vivi dai jihadisti”

Nuovi attacchi mirati dai caccia e droni statunitensi. Ue: “Indagare sui crimini contro l’umanità”. Papa Francesco: “I perseguitati dipendono da noi”. Il ministro Mogherini: “Valutiamo nuove iniziative”
 
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Proteste contro il massacro di yazidi in Iraq (Ansa)
 
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Roma, 10 agosto 2014 – Emerge l’orrore seminato nel nord dell’Iraq dall’Isis: i jihadisti hanno ucciso e seppellito in fosse comuni almeno 500 membri della comunità religiosa degli yazidi. A darne notizia è il ministero dei Diritti umani iracheno, Mohammed Shia al-Sudani. I miliziani sunniti hanno ancheseppellito vive alcune delle vittime, tra le quali donne e bambini. Altre 300 donne sono state fatte schiave.
 
RAID USA – Tutto questo mentre jet da combattimento e droni Usa hanno effettuato altri attacchi aerei contro i militanti dello Stato islamico (Isis) in Iraq, eliminando veicoli blindati e un camion che avevano aperto il fuoco contro i civili. Il comando centrale Usa ha riferito che i militanti dello Stato islamico stavano attaccando civili yazidi che cercavano riparo nelle montagne di Sinjar. In un comunicato l’esercito ha aggiunto che i combattenti stavano colpendo i civili indiscriminatamente. Caccia e droni statunitensi hanno anche distrutto veicoli blindati dei militanti jihadisti che avevano aperto il fuoco contro un gruppo di yazidi in fuga da Sinjar, località ad ovest di Mosul.
 
I CURDI RICONQUISTANO LA PRIMA CITTA’ – Grazie ai raid aerei americani, le forze dei Peshmerga curdi hannoriconquistato oggi la città di Makhmur. Ne dà notizia la televisione panaraba Al Jazira. Makhmur si trova 30 chilometri a sud di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan.
 
CONDANNA UE – Ma dall’Ue arriva una forte condanna alle “persecuzioni e violazioni dei diritti umani” da parte dell’Isis nel nord dell’Iraq “che possono essere considerate come crimini contro l’umanità” e sulle quali “bisogna indagare rapidamente”. Lo ha dichiarato in una nota l’Alto Rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton. “Condanniamo fermamente gli ultimi attacchi da parte del sedicente Stato islamico e di altri gruppi armati in Iraq”, ha affermato Ashton dicendosi “costernata” dal “rapido deterioramento della situazione umanitaria” nel nord del Paese. “Centinaia di migliaia di civili, principalmente appartenenti alle minoranze, fuggono dalle zone di conflitto a causa delle persecuzioni e delle violazioni dei diritti umani fondamentali”, ha aggiunto l’Alto rappresentante, lanciando un appello a tutte le parti a “rispettare il diritto internazionale umanitario, a garantire l’accesso umanitario e a facilitare l’arrivo di aiuti”.
 
PRIMI AIUTI UMANITARI – Intanto l’aviazione britannica ha effettuato un primo lancio di acqua e cibo per le migliaia di persone intrappolate nelle montagna di Sinjar. Nell’operazione, ha riferito il ministero dello Sviluppo e cooperazione, sono stati impegnati due cargo.
 
20MILA YAZITI FUGGITI – E 20mila delle almeno 40mila persone della minoranza degli Yazidi,intrappolate da giorni sui monti di Sinjar sotto la minaccia dei jihadisti, sono riuscite a fuggire. Lo riferisce l’Afp. Già ieri i combattenti curdi avevano annunciato di aver aperto un primo corridoio come via di fuga. I fuggitivi sarebbero riusciti a rifugiarsi in Siria, per poi tornare sotto scorta curda nel territorio del Kurdistan iracheno.
 
MOGHERINI – “Stiamo chiaramente valutando una serie di altre iniziative in questi giorni che non riguarderanno probabilmente soltanto il ministero degli Esteri ma potranno riguardare anche quello della Difesa”, ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, rispondendo a Rainews24 in merito a un possibile coinvolgimento militare italiano. “Per l’Iraq abbiamo un’estrema preoccupazione e non da oggi. Nei primi 7 mesi del 2014 sono stati 12mila i morti in Iraq, noi oggi vediamo la punta estrema del conflitto. Abbiamo stanziato un milione di euro come governo. Il punto ora è fare arrivare questi aiuti, creare dei corridoi umanitari”.
 
LA PREGHIERA DEL PAPA – Arriva anche un nuovo monito di Papa Francesco. “Cari fratelli e sorelle, ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq”, ha detto il Pontefice durante l’Angelus domenicale. “Migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto, di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali”. “Tutto questo – ha scandito – offende gravemente Dio e l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!“. “Le persone private della casa in Iraq dipendono da noi. Invito tutti a pregare e, quanti possono, ad offrire un aiuto concreto”, aveva scritto precedentemente Bergoglio in un tweet inviato dall’account ‘@Pontifex’ a oltre 14 milioni di follower. Papa Francesco ha ricevuto stasera a S.Marta il cardinale Fernando Filoni suo Inviato personale in Iraq, che partirà domani per la sua missione. Bergoglio gli ha dato le sue personali indicazioni per la missione, affidandogli anche una somma da impiegare per aiuti urgenti alle persone più colpite, come segno della concreta solidarietà del Papa.

Le Sommet USA-AFRIQUE sur La Voix de la Russie

# Luc MICHEL sur LA VOIX DE LA RUSSIE

interviewé ce 9 août 2014 par le journaliste Igor Yazon

pour les Services Afrique de la radio russe

dresse un bilan négatif du SOMMET USA-AFRICAN LEADERS …

 L’article de La Voix de la Russie « Les Etats-Unis cherchent à apprivoiser toute l’Afrique »

et l’INTERVIEW AUDIO de Luc Michel en podcast sur :

http://french.ruvr.ru/radio_broadcast/5646896/275703907/

Presidio Europa. Comunicato Stampa. Piccolo anniversario, grandi fallimenti

Comunicato Stampa

7 AGOSTO. PICCOLO ANNIVERSARIO, GRANDI FALLIMENTI

La storia della Torino-Lione in Val Susa è talmente vecchia che ogni giorno dell’anno cade l’anniversario di qualche episodio, minore o maggiore, di vicende movimentiste o amministrative.

La giornata odierna non fa eccezione. Il 7 agosto 2003, infatti, il Ministero dei trasporti deliberò l’apertura del cantiere di Venaus (autorizzazione n. 19395/2003).

Di passaggio, notiamo che emettere provvedimenti durante le vacanze è una pratica consueta: spesso i progetti sono stati pubblicati ad agosto o a Natale, per rendere difficile alle amministrazioni e ai cittadini controllare il contenuto e la regolarità della documentazione ufficiale. Comunque, questo compleanno è certamente modesto ma permette di riassumere la cronologia del cunicolo geognostico, e valutare se – dopo 11 anni – sta centrando i suoi obiettivi. E’ una sintesi noiosa ma istruttiva.

Dunque, nel 2003 si poteva finalmente cominciare, ma in realtà – come sappiamo – i primi sondaggi propedeutici furono ostacolati dalla popolazione e dalla Comunità Montana; poi vennero il Seghino e il famoso inverno del 2005 e tutto si fermò. Per superare l’opposizione il Governo di allora fece due cose: promise di “sfilare” la Torino-Lione dalla famigerata Legge Obiettivo per ricondurla nella procedura ordinaria, dove le amministrazioni locali avrebbero avuto voce in capitolo; poi fondò l’Osservatorio, con il preciso compito di confrontare tutti gli approfondimenti di carattere ambientale, sanitario ed economico e di esaminare, valutare e rispondere alle preoccupazioni della Valle di Susa (DPCM 01.03.06).

Ecco i due primi fallimenti. Infatti, ben presto l’antidemocratica legge Obiettivo venne ripristinata e l’Osservatorio espulse le amministrazioni non favorevoli (Provincia 0140090 e DPCM 19.01.10), subito dopo aver pubblicato due relazioni governative che, sulla capacità della ferrovia esistente e sul futuro dei traffici, davano sostanzialmente ragione all’opposizione valsusina.

(www.regione.piemonte.it/archivio//nuova_TorinoLione/quaderni.htm).

In ogni caso, Venaus divenne impronunciabile e si decise di cominciare da Chiomonte, dove il Comune era più favorevole. Il progetto definitivo non venne rifatto ma scopiazzato da quello vecchio, fu approvato a novembre 2010 e pubblicato ad aprile 2011. Quell’estate il movimento NoTav affittò legalmente la zona della Maddalena e resistette fino a quando LTF occupò l’area con l’aiuto dei militari.

Da quel momento è iniziato un nuovo capitolo della storia del cunicolo. Per molto tempo gli unici lavori realizzati sono stati recinzioni, spianamenti e disboscamenti per difendere e preparare il cantiere. Finalmente, a gennaio 2013, si è cominciato a bucare la montagna. Prima con ruspe e palanchini, poi da novembre 2013 con la cosiddetta talpa TBM, più efficiente e veloce.

Nel frattempo, si registrano altri due fallimenti. Il primo riguarda gli appalti per i lavori iniziali, ingiustificatamente costosi, che hanno visto vincere imprese dal dubbio passato, senza solidità e senza certificazioni, il cui titolare – scoprirà solo nel 2014 l’inchiesta San Michele – trafficava illegalmente rifiuti sotto gli occhi di carabinieri, polizia e finanza. Il secondo attiene specificamente alla ragion d’essere del cunicolo geognostico. Ad aprile 2013, infatti, LTF deposita il progetto definitivo del tunnel di base. Nei suoi documenti si legge che la conoscenza del Massiccio d’Ambin è nulla, scarsa e poco significativa. L’opera di Chiomonte (e di Venaus prima) doveva servire proprio a eliminare tale ignoranza: per quello scopo è stata approvata e finanziata, per quello si chiama “gnostica”. Come minimo, il progetto del traforo avrebbe dovuto aspettare i risultati dell’indagine che oggi, ricordiamo, ha studiato meno di 1,2 km (e soltanto a partire dal quarto chilometro fornirà informazioni geologiche significative).

Un altro fallimento si compie nello stesso periodo ma verrà smascherato solo un anno dopo per merito del movimento NoTav. A marzo 2013 la Commissione Europea concede a LTF di ritardare il termine del cunicolo dal 2013 al 2015, ma diminuisce il finanziamento del 40% (C2013 1376 Final del 5.3.13) a causa del notevole ritardo amministrativo e tecnico. Notiamo di passaggio che i beneficiari hanno approvato le modifiche a dicembre 2012: dunque LTF quando comincia a scavare conosce già la riduzione! Probabilmente, il fallimento proseguirà: al ritmo di scavo attuale, infatti, alla fine del 2015 sarà realizzata soltanto metà della galleria prevista.

Intanto, però, seppur lentamente, i lavori procedono. Dovremmo almeno apprezzare i vantaggi per l’occupazione. Purtroppo, si tratta di altri fallimenti. In questi mesi lo hanno denunciato un sindaco e un sindacato, che certamente non possono essere considerati NoTav. Lo dimostrano i numeri: poche decine di occupati a fronte delle centinaia magnificate nelle presentazioni ufficiali. E pochissimi locali, come profetizzavano inascoltati i tecnici della Comunità Montana. E quasi nessuno a tempo indeterminato o con professionalità qualificate.

Almeno, la salute e l’ambiente sono rispettati? C’è da dubitarne. LTF fornisce dati lacunosi e oscuri, nonostante sia obbligata a renderli pubblici e facilmente fruibili. ARPA, che dovrebbe controllarli, emette comunicati contraddittori e denuncia i ritardi di LTF ma senza effetti apparenti. Nonostante gli ostacoli, il quadro descritto dal monitoraggio e le immagini del cantiere sono preoccupanti. Polvere ovunque, acqua sottratta alle falde oltre le previsioni, con varianti, deroghe e ingiunzioni, limiti di legge superati senza conseguenze, aumenti percentuali oltre le raccomandazioni dell’OMS ed enti locali indifferenti (www.autistici.org/spintadalbass/?p=3296,/?p=3270e/?p=3137).

Gli argomenti che provano un completo fallimento riempiono un lungo elenco. Rischia di diventare noioso. Facciamo ancora quattro esempi sparsi. La garanzia sulla regolarità degli appalti è affidata, tra l’altro, al CUP, il Codice Unico di Progetto, che per legge ne deve accompagnare univocamente ogni atto, così da poter tracciare facilmente tutti i pagamenti per controllare i flussi finanziari. Bene, quello di Chiomonte era malfatto e venne corretto con un apposito comunicato in Gazzetta Ufficiale ad ottobre 2012. Ciononostante continua ad essere sbagliato nei provvedimenti ministeriali (www.va.minambiente.it//it-IT/Oggetti/MetadatoDocumento/109022).

Il CIPE ha imposto a LTF di adempiere, prima dell’inizio dei lavori, numerose prescrizioni, dalla VIS alle indagini anteoperam. Non è stato fatto, almeno in maniera compiuta, e – nonostante sia stato denunciato in ogni sede – non è successo nulla. Non si tratta di inadempienze formali o di piccole inesattezze inevitabili in un’opera complessa. Sono invece mancanze gravi, che inficiano la validità del progetto e della sua approvazione. Ancora di più, sono carenze necessarie. Senza queste incertezze tutto costerebbe di meno e procederebbe più veloce, quindi andrebbe contro i veri interessi che sostengono l’intera Torino-Lione.

Per anni ci hanno raccontato che la pratica di comprare l’assenso delle amministrazioni locali tramite le compensazioni sarebbe stata abbandonata: superare la logica delle compensazioni come fonte di finanziamento per opere di carattere locale e non connesse tra loro, identificando criteri per una strategia comune di valle che trovi nella realizzazione della nuova linea ferroviaria il volano per l’avvio di processi di sviluppo sostenibile e integrato scriveva il CIPE nella Delibera 29 del 31 maggio 2013. Invece, l’irritazione suscitata dai risultati delle ultime elezioni ha costretto i sostenitori a parlare proprio di compensazioni, di soldi che il territorio non può perdere e di possibilità legate unicamente alla Torino-Lione. Nella stessa delibera l’elenco delle opere previste a Susa dimostra che la logica è sempre la stessa: nuovo cemento e altro spazio occupato. La poca manutenzione promessa, invece, dovrebbe essere del tutto slegata da qualsiasi opera strategica: scuole, ospedali, ponti utili alla collettività devono essere costruiti e conservati senza ricatti.

Il fallimento più grande riguarda l’Osservatorio e il suo commissario-presidente. Doveva essere luogo di confronto e non lo è stato. Doveva raccogliere dati attendibili e li ha nascosti perché dimostravano l’inutilità dell’opera. Doveva risolvere i conflitti e li ha acuiti. Doveva preparare la strada ai futuri cantieri senza disordini ma oggi tutti sanno che dovranno essere difesi come fortini. Bisognerebbe applicare all’Osservatorio la sua stessa Analisi Costi-Benefici: sarebbe largamente deficitaria.

Qualsiasi opera, tanto più se pubblica, è motivata da diverse componenti: la sua utilità, prima di tutto, e poi la condivisione sociale, gli appalti e il lavoro che crea, i tempi e i finanziamenti che rispetta, la salute che preserva e l’ambiente che migliora. Il piccolo anniversario di oggi dimostra che ciascuno di questi aspetti è fallimentare nell’unica modesta opera finora intrapresa in Val Susa per la Torino-Lione.

I prossimi compleanni non si annunciano più felici.

PS – Sempre oggi si apprende che a Roma i Sindaci Plano e Ollivier hanno ottenuto la promessa di un futuro incontro in val Susa. Forse una nuova disponibilità al confronto? Ma – afferma il ministro – senza discutere l’opera. La stessa sovietica convinzione emerge dalla bozza del decreto “sblocca-cantieri” che ridimensiona molte infrastrutture ma non la Torino-Lione. Che razza di dialogo è? Un nuovo fallimento!

http://www.repubblica.it/economia/2014/08/06/news/sblocca_italia_nuovo_elenco_opere-93215074/?ref=HREC1-4)

Spagna. “Il Tav ci lascia nudi”

 Bilbao bloccata dagli attivisti nudi che ricordano quanto costi il Tav e quanto l’erosione del welfare e dell’incessante precarizzazione.
di Massimo Bonato

Anche in Spagna la questione Tav è sulla graticola da mesi. Sia per i costi ingenti che richiede l’opera, sia per l’impatto ambientale (nei Paesi Baschi è in progetto un imponente viadotto) sia pure perché le opere già realizzate non sostengono a ora il rapporto costo/benefici promesso.

Il 1° agosto a Bilbao si è tenuta una manifestazione originale e provocatoria davanti alla stazione Abando. Davanti agli uffici Adif (Administrador de Infraestructuras Ferroviarias), tra i più grandi e coinvolti responsabili dell’infrastruttura ad alta velocità un centinaio di attivisti si sono spogliati rimanendo nudi a bloccare il traffico. “Il Tav ci lascia nudi” recitava il loro striscione. Un’azione volta a sottolineare ancora come l’ingente somma richiesta dall’opera collida con l’erosione del welfare, e l’incessante incedere della precarizzazione sul lavoro.

M.B. 09.08.14

FUNZIONA ANCHE LA BANCA DEL CIBO DEI BRICS

Postato il Sabato, 09 agosto
DI TYYLER DURDEN
 
 
Nonostante il President Obama continui a dichiarare che la Russia sia sempre più “isolata,” sembra che i russi abbiano trovato una nuova comitiva di amici con cui giocare sul prato del commercio globale. Come rappresaglia per le sanzioni occidentali, ieri Putin ha decretato il veto alle importazioni di cibo provenienti da tutte le nazioni che impongono sanzioni, e, visto che i BRICS hanno creato un loro FMI-light” lontano dagli occhi indiscreti di Washington, la Russia prevede di sostituire le merci vietate non solo con prodotti interni ma anche con importazioni dall’America Latina, dalla Cina e da parecchie altre nazioni.
 
Il Ministro dell’Agricoltura Minister Nikolai Fedorov ha detto “non ci aspettiamo nessuna scarsità di cibo” ma un maggior isolamento per l’Occidente.
 
La Russia sta già richiamando i camion che aspettavano alle frontiere e sta cancellando già gli ordini (come si legge su FruitNet)
 
L’associazione dei Produttori Catalani Afrucat sta invitando i suoi soci a non mandare più camion verso la frontiera per la Russia fino a quando la situazione sul divieto di importazioni dalla UE non sarà stata definitivamente chiarita, dopo che i primi camion di frutta e verdura sono già stati respinti ai valichi di ingresso di frontiera.
 
“All’inizio sembrava che il governo russo volesse decidere prodotto per prodotto in base al paese di provenienza, dopo aver valutato con le associazioni di produttori russe la possibilità di soddisfare la domanda interna con la produzione locale, ma durante la mattinata, sono cominciati ad arrivare ordini di annullamento da un numero sempre crescente di importatori russi – prima come misura precauzionale e subito dopo è stato confermato che i camion sarebbero stati respinti alle frontiere” ha dichiarato Afrucat in un comunicato.
 
Come scrive Bloomberg,
 
La Russia programma di sostituire le merci vietate con prodotti interni, forniture dall’America Latina, dalla Cina, dal Nordafrica, da Israele, dalla Turchia e da paesi ex alleati dell’Unione Sovietica – è quanto ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura Nikolai Fedorov in un’intervista rilasciata a Mosca.
 
La Russia per il momento può rivedere o ridurre le restrizioni di importazioni di cibo, ma ancora non prevede di aumentarle.
 
Le restrizioni avrebbero potuto essere ben più dure: “Questa è stata una misura necessaria, siamo stati obbligati a prendere una decisione di questo  genere”
 
Non non ci si aspetta nessuna spinta inflazionistica a medio termine; Le restrizioni sulle importazioni potrebbero solo portare a qualche sussulto “emozionale” sui prezzi dei prodotti al consumo.
 
 Non ci si aspetta nessuna penuria di cibo
 
Nei prossimi tre/ quattro anni la Russia dovrebbe affrontare una spesa addizionale per l’industria agricola di  137 miliardi di rubli, secondo quanto dichiarato dal Ministero.
 
Il paese è pronto a difendere la propria posizione al WTO
 
 Il veto alle importazioni non riguarda la Svizzera
 
         I Russi non si dovranno sottoporre a drammatici cambiamenti nelle loro abitudini , nemmeno nei ristoranti :  “ Bon Appetit ”  a tutti dice Fedorov
  • La Russia può sostituire le importazioni di carne da U.S.A, EU, Canada, Australia con forniture da Brasile, Uruguay, Paraguay, Argentina, Bielorussia e quelle di pesce della Norvegia con pescato interno e con forniture da altri paesi.
  • Manzo  – consumo  2.345 m totale annuo   vs   59 kt   importato  da 5 fornitori con il veto
  • Maiale:                 3.415m t/totale annuo  vs 450 kt   importato da 5 fornitori sanzionati
  • Pollo:                    4.28m                        vs 338 kt   importato dai paesi con il veto
  • Pesce:                   3.44m                         vs 457 kt  importato dai paesi con il veto
  • Latticini:            ~36.00m                        vs 459k   – formaggio, burro e latte in polvere possono essere importati dal Sud America e dalla Nuova Zelanda.
  • Vegetali:              16m                            vs 900 kt – sostituzioni possibili dalla Turchia, Argentina, Cile, Cina, Uzbekistan, Azerbaijan
  • Frutta e bacche:   11,00m                      vs 1.6m t – mele e pere possono essere importate da  Argentina, Cile, Cina, Serbia; ciliegie, albicocche e pesche da Uzbekistan, Azerbaijan, Armenia, Israele, Turchia, Iran; i Limoni da Egitto, Marocco, Turchia e Sud Africa
*  *  *
 
Ancora una volta sembra che le sanzioni applicate dagli USA  abbiano obbligato la Russia ad azioni di rappresaglia che avranno un impatto economico sulle economie degli stessi Americani (e degli Europei)  –proprio il contrario di quanto il Capo dello Staff della Casa BIanca, Jack Lew, aveva detto che non sarebbe successo …..
 
 
 
7.08.2014
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fontecomedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

Video – Monrovia: Ecco come i malati di ebola muoiono soli, per strada

8 agosto –
La presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha dichiarato lo stato di emergenza nel Paese come conseguenza dell’epidemia di ebola. Lo ha annunciato con un messaggio televisivo nel corso della notte. La presidente ha dichiarato che sono necessarie “misure straordinarie” per la sopravvivenza dello Stato e ha preannunciato che alcuni diritti civili potranno essere sospesi per la crisi. Ma ricordando le misure gia’ adottate nelle ultime due settimane per arginare il contagio (congedo obbligatorio di 30 giorni al personale pubblico non essenziale, chiusura delle scuole, disinfezione degli ospedali pubblici) ha tuttavia osservato che il contagio continua a crescere: “Ignoranza, poverta’, cosi’ come le pratiche religiose e culturali arretrate, continuano a esacerbare la diffusione della malattia soprattutto nelle province”. Intanto gli Usa attivano le misure preventive contro il virus.
I cadaveri vengono abbandonati in mezzo alla strada dai parenti terrorizzati dal contagio. In questo modo umori, feci e sangue, con cui chiunque puo’ venire a contatto, specialmente i bambini (vedi foto) aumentano la diffusione della malattia.

Iraq: miliziani ISIS sequestrano centinaia di donne per farne schiave

ma no tutte dicerie dei razzisti. Questi lottano per la democrazia, lo sanno bene le due attiviste simpatizzanti di Al Nusra Vanessa e Greta

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IRAQ, I TERRORISTI DEL CALIFFATO SEQUESTRANO PIU’ DI CENTO DONNE E UCCIDONO I LORO MARITI. GUARDA IL SERVIZIO DELL’ANSA

I miliziani dell’ISIS hanno sequestrato oltre 100 donne, appartenenti ad una minoranza religiosa islamica; hanno ucciso i loro mariti e le hanno condotte in alcuni casolari, dove si teme possano essere rese schiave, per sfruttarle anche sessualmente. Gli uomini del califfato, provenienti da tutte le nazioni islamiche del mondo e qualcuno anche dall’Europa, hanno bisogno di donne per dare sfogo alle loro “esigenze” sessuali; per questo motivo i miliziani nelle scorse settimane avevano lanciato un appello, ribattezzato “la jihad del sesso, affinché le donne che non hanno marito si offrissero volontarie. Ricordiamo che per le leggi dei jihadisti, stuprare donne cristiane o musulmane di diversa etnia è consentito.

Ieri avevamo commentato l’indiscrezione secondo la quale gli USA avrebbero condotto dei raid aerei per colpire i terroristi del califfo; pare che gli americani siano passati all’azione, ma come avevamo previsto condurranno dei “limitati raid” più per una questione di “facciata” che altro, visto che non saranno risolutivi: anzi serviranno a ben poco, poiché i miliziani si mescolano ai cittadini, e colpirli con i raid aerei è impossibile (salvo essere disposti a fare una carneficina, uccidendo molti innocenti) e Obama ha confermato che gli USA non faranno operazioni terrestri. 

Nel frattempo il numero dei miliziani ISIS continua a crescere; solo poche settimane fa le truppe del califfo erano stimate in circa 15.000 uomini; oggi secondo nuove stime sarebbero il doppio: 30.000, nonostante l’esercito di Assad ne abbia uccisi alcune centinaia, tra quelli impegnati sul fronte siriano. Anche l’esercito iracheno, ed in numero minore i 
peshmerga curdi e l’esercito libanese, che ha respinto un attacco, ne hanno uccisi alcuni.

Staff nocensura.com

http://www.nocensura.com/2014/08/iraq-miliziani-isis-sequestrano.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

DRAGHI, LA SOVRANITÀ NAZIONALE E LA SINISTRA CHE HA VENDUTO L’ANIMA AL DIAVOLO

mi han ripetuto per anni ed anni che la sovranità è una cosa brutta, da estremisti di destra. Quindi fare i servi è da civili moralizzatori democratici anti fa? di Piemme
draghi
9 agosto.
Eugenio Scalfari, ben consapevole che il governo Renzi andrà incontro al fallimento, ha apertamente invocato il sopravvento della troika.Un segnale che in certi circoli delle classi dominanti a tutto si è disposti pur di salvare l’euro e l’Unione europea, anche a costo di privare il Paese degli ultimi brandelli di sovranità politica.
 
Un’affermazione gravissima, che in altri tempi avrebbe suscitato un generale moto d’indignazione, e che invece è passata come se fosse una cosa normale, un esito che starebbe nell’ordine delle cose.
 
Gli ha fatto eco Mario Draghi l’altro ieri quando, non in un fuori onda, ma in una sede ufficiale ha dichiarato: “Per i Paesi dell’Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali“.
 
Anche in questo caso: assuefazione. Nessun sussulto, nessuna protesta si è seriamente levata, né da parte dei diversi partiti politici, né da parte delle istituzioni. Anche a sinistra, silenzio tombale.
 
E’ vero, e noi lo diciamo da tempo, che il nostro Paese è, almeno dal 2012, in una specie di “Stato d’eccezione”, quindi commissariato”, sottoposto ad un regime di “protettorato” europeo.
 
Soli, o quasi completamente soli, noi di MPL lanciammo l’allarme: occorreva respingere la cessione di sovranità, per due principali ordini di motivi: quella cessione era strumentale a piani di austerità antipopolari draconiani e, in secondo luogo implicava sospendere la democrazia costituzionale, e quindi imboccare la strada di una stretta autoritaria.
 
A sinistra, per questo nostro invocare la difesa della sovranità nazionale, venimmo accusati di essere “nazionalisti”, e quindi additati al pubblico ludibrio. Era il segnale che la sinistra “radicale” non solo non avrebbe ingaggiato questa battaglia democratica, ma che era di fatto succube del Partito democratico. Nemmeno i cinque stelle, che tanto sbraitano in difesa della democrazia, hanno denunciato le affermazioni gravissime di Draghi e chiamato alla resistenza.
 
E’ di una inaudita gravità che questa sinistra non comprenda che togliere la sovranità nazionale implica eliminare quella popolare, col che addio democrazia. Ed infatti guardate ciò che stanno facendo Renzi e Berlusconi: il mix tra riforma costituzionale e elettorale sta facendo nascere una terza repubblica in cui non più il Parlamento è l’organo sovrano, ma il governo. Lo stesso tipo di passaggio che in Italia e in Germania precedette l’avvento di fascismo e nazismo.
 
Che certe sinistra dottrinarie e estremistiche se ne fottano di difendere la “democrazia borghese”, questo non poteva stupirci. Ma che se ne freghino pure quelle che per decenni hanno osannato la Costituzione come se fosse la “più bella del mondo”, questo è davvero un fatto inaudito.  Tutto in nome del mito dell’europeismo. Quanti danni può fare il tabu del “nazionalismo”!
 
Chissà se ora, dopo che Draghi ha apertamente invocato il predominio esterno (quello delle oligarchie espressione della grande finanza predatoria) ciò che resta della sinistra, quella che non si è ancora venduta, riuscirà a ravvedersi? Questa è davanti all’ultimo bivio: lascerà alle destre la battaglia in difesa della sovranità nazionale  democratica o se ne farà paladina? Farà autocritica o persevererà nella strategia del suicidio?
 
La sovranità… sarà uno dei temi al centro del Forum europeo che si svolgerà ad Assisi dal 20 al 24 agosto prossimi. vale la pena esserci.

Dichiarazione Euro-BRICS sulla crisi ucraina: Tre proposte strategiche

http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=106340&typeb=0&Dichiarazione-Euro-BRICS-sulla-crisi-ucraina-Tre-proposte-strategiche-

Un gruppo di esponenti della società civile dell’Europa e dei paesi BRICS formula un appello per un’arena diplomatica per l’Ucraina. [LEAP 2020]

 

domenica 6 luglio 2014 23:59
Noi [1], i sottoscritti membri della società civile in Europa e nei BRICS (docenti universitari e ricercatori, responsabili di gruppi di riflessione, giornalisti, rappresentanti delle imprese, rappresentanti della società civile), dichiariamo la nostra comune preoccupazione rispetto alle tendenze attualmente in atto risultanti dalla crisi in Ucraina. Queste tendenze riguardano la comunità internazionale, minacciano la sovranità dell’Ucraina e l’indipendenza dell’Europa, e stanno innescando un’insostenibile polarizzazione del sistema internazionale e hanno un impatto ai danni di un sempre fragile equilibrio geopolitico.
Vogliamo ricordare che è in corso una storica transizione da un mondo unipolare in cui gli USA rivestono il ruolo di unica superpotenza verso un mondo multipolare, sapendo che questo processo dovrebbe essere accompagnato anziché frenato. Il mondo intero, compresa l’Europa e gli Stati Uniti, avrà da guadagnare da una riorganizzazione indirizzata collegialmente della governance globale che si fondi sul multipolarismo.
Vogliamo riaffermare la nostra analisi [2] sul fatto che l’Europa è in grado di contribuire positivamente all’emergere pacifico di un mondo multipolare. Invero la crisi ucraina ha dimostrato che, mentre un’Europa indipendente e aperta fornisce le basi per la nascita di un mondo multipolare, un’Europa unilaterale crea le condizioni per un mondo polarizzato tra un blocco occidentale e le nuove potenze mondiali.
Pertanto, ci opponiamo con forza all’interruzione delle relazioni euro-russe e alle sue negative conseguenze su quelle relazioni Euro-BRICS che recano in sé il futuro, siamo in disaccordo con il dispiegamento di truppe su entrambi i lati del confine euro-russo e in particolare delle truppe militari statunitensi sul territorio europeo, in combinazione con le crescenti tensioni provocate dalle politiche di libero scambio non coordinate dell’Europa e della Russia presso paesi di frontiera come l’Ucraina, la Georgia e la Moldova.
Riteniamo che la crisi ucraina richieda l’istituzione di un’arena diplomatica ove si discutano i diritti dell’Europa e della Russia a organizzare i propri mercati comuni in un quadro di coesistenza pacifica.
Evidenziamo la situazione di emergenza umanitaria in Ucraina nonché i crimini e abusi commessi contro le popolazioni civili durante la crisi ucraina e chiediamo che questi siano tempestivamente affrontati e investigati.
Noi riteniamo che il quadro di cooperazione Euro-BRICS sia in grado di fornire la mediazione adeguata occorrente a raggiungere un risultato positivo.
La situazione richiede dei leader globali che abbiano un alto senso di responsabilità storica e di interesse collettivo.
Questa dichiarazione fa richiamo a questo senso di responsabilità storica e di interesse collettivo in questi termini:
-> RICONOSCERE LE RESPONSABILITÀ CONDIVISE COME CONDIZIONE PRELIMINARE –
Abbiamo concordato che le responsabilità per la crisi in Ucraina debbano essere condivise tra Europa e Russia. Sulla base del riconoscimento delle responsabilità di ogni protagonista in campo la pace può essere ricostruita in Ucraina e le relazioni euro-russe possono essere rivitalizzate.
-> RIPRENDERE LE RELAZIONI EURO-RUSSE PER CREARE LE CONDIZIONI PER UNA RISOLUZIONE CHE STIA IN CAPO ALL’UCRAINA
– Spetta al popolo ucraino organizzare e ricostruire la pace in Ucraina. Tuttavia non c’è modo in cui le tensioni tra gli ucraini filo-russi e filo-europei possano attenuarsi, senza che le tensioni tra la Russia e l’Europa non si attenuino ancor prima. Pertanto, per il bene della pace in Ucraina, chiediamo con forza ai leader europei e russi di riavviare un dialogo costruttivo. In particolare vogliamo incoraggiare i media a fornire maggiori informazioni oggettive e a correggere qualsiasi disinformazione che possa condurre a un futuro conflitto.
-> FARE UNO SFORZO CONGIUNTO EURO-BRICS VOLTO ALLA RISOLUZIONE DELLA CRISI
– Per contribuire a promuovere e mediare lo sforzo euro-russo inteso a rilanciare un dialogo orientato alle soluzioni, chiediamo con forza ai leader Euro-BRICS [3] che [4] convochino il primo “vertice Euro-BRICS per l’Ucraina”, nel tentativo di stabilire le cause, individuare le soluzioni e contribuire a porre in essere le condizioni politiche e diplomatiche per la risoluzione sovrana della crisi ucraina e la prevenzione di analoghe crisi in futuro presso altri stati collocati lungo il confine euro- russo.
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I sottoscritti membri della società civile in Europa e paesi BRICS (professori universitari e ricercatori, dirigenti di gruppi di riflessione, giornalisti, rappresentanti delle imprese) in ordine alfabetico:
Adriana Abdenur – Professoressa, Istituto di Relazioni Internazionali, PUC-Rio, Rio de Janeiro, Brasile.
Marie-Hélène Caillol – Presidente LEAP/E2020 (Laboratoire européen d’Anticipation Politique), Parigi, Francia.
Jayanthi Chandrasekharan – Professore Assistente, Dipartimento di francese, Loyola College, Chennai, India.
Jose-Maria Compagni-Morales – Presidente FEFAP (Fundación para la Educación y Formación en Anticipación Política), Professore Associato IE Business School, Siviglia, Spagna
Taco Dankers – imprenditore, ingegnere del software, Dankers & Frank, Consulenza e Ingegneria del Software, Amsterdam, Paesi Bassi.
Baudouin De Sonis – direttore esecutivo, e-Forum & UE-Cina-Forum, Bruxelles, Belgio
Anna Gots – Direttore Finanziario, Forum AEGEE-Europe / European Students’ Forum, Belgio.
Harald Greib – Presidente IRPA (Internationaler Rat fur Politische Antizipation), Amburgo, Germania.
Christel Hahn – Coordinatore Generale AAFB, Germania.
Michael Kahn – Professore straordinario, Stellenbosch University, Sud Africa.
Caroline Lubbers – Responsabile del progetto Euro-BRICS, LEAP/E2020, Amsterdam, Paesi Bassi.
Zhongqi Pan – Professore presso il Centro per gli studi BRICS, Fudan University, Shanghai, Cina.
Sylvain Perifel – Coordinatore GEAB, LEAP/E2020, Parigi, Francia.
Marianne Ranke-Cormier – Presidente di Newropeans, Parigi, Francia.
Yi Shen – Professore Associato presso il Centro per gli studi BRICS, Fudan University, Shanghai, Cina.
Suyuan Sun – Ricercatore associato presso il Centro per gli studi BRICS, Fudan University, Shanghai, Cina.
Veronique Swinkels – Direttore generale, BBK / Porta Vriendschap Sterker, Amsterdam, Paesi Bassi.
Alexander Zhebit – Professore di Relazioni internazionali, Universidade Federal do Rio de Janeiro, Brasile.
Jiejin Zhu – Professore Associato presso il Centro per gli studi BRICS, Fudan University, Shanghai, Cina.
NOTE:
[1] Questa dichiarazione comune scaturisce da una storicavideoconferenza, organizzata il 27 maggio 2014 da LEAP in combinazione con FEFAP e in collaborazione con la Fudan University, Shanghai), che ha riunito 28 rappresentanti di Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Paesi Bassi, Spagna, Russia e Ucraina, sul seguente tema: “L’impatto della crisi ucraina sulle relazioni Euro-BRICS, Euro-USA e BRICS – Uno scambio di opinioni Euro-BRICS sulla crisi in Ucraina in vista di possibili soluzioni”. La convergenza di vedute è stata notevole e ha portato il gruppo a redigere questa dichiarazione congiunta.
[2] LEAP e MGIMO hanno avviato il processo Euro-BRICS nel 2009 sulla base di un’intuizione qui espostaWhy Euro-BRICS?. O anche qui: Concept of the 4th seminar.
[3] Almeno François Hollande, Angela Merkel, Narendra Modi, Vladimir Putin, Dilma Rousseff, Xi Jinping, Jacob Zuma.
[4] Idealmente, come evento collaterale del prossimo vertice BRICS in Brasile a metà luglio; al più tardi, all’inizio del 2015.
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.