TTIP: opportunità o nuovo flagello sull’Unione Europea?

L’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti procede nel quasi silenzio totale dei media e della politica. Cosa nasconde in realtà l’ennesimo trattato che i cittadini devono ignorare?

 di Davide Amerio

Mentre in Italia i più discutono su quanto sia stato bravo Renzi a vincere le elezioni europee e quanto a destra (sic!) Grillo sposti il M5S stringendo accordi con Farage, sopra le nostre teste si prepara un temporale al cui confronto le discussioni sul MES(Meccanismo Europeo di Stabilità) o sull’austerity impallidiscono.

Da tempo nelle segrete stanze, al riparo dagli sguardi curiosi dei media (sopratutto di quelli che con facilità volgono la vista altrove per non disturbare i manovratori), si sviluppa un nuovo accordo internazionale tra USA e UE. Denominato TTIP ( Transatlantic Trade and Investment Partnership) il nuovo trattato sui commerci tra il vecchio continente e gli State viene presentato, nelle rare occasioni pubbliche in cui viene menzionato, come la panacea di tutti i problemi per assicurare la crescita economica. Con disinvoltura vengono omesse le preoccupate critiche mosse, invece, da diverse organizzazioni e studiosi in merito al futuro dei sempre più precari diritti dei cittadini europei.

Il sito Formiche.net offre una ricca panoramica dei favorevoli e ci informa come Cina e Russia temano questo trattato, creatore, a loro dire, di un temibile concorrente sullo scenario mondiale. Il copione è quello di un film già visto: tabelle, cifre, grafici che promettono lunga e felice prosperità. Alcuni esempi:

È altresì vero che le prospettive di questa intesa, se venissero raggiunti gli obiettivi, proiettano la creazione di quasi 750mila nuovi posti di lavoro negli Usa e poco meno di un milione in Europa e le esportazioni americane verso il Vecchio continente aumenterebbero in media del 33% e quelle europee oltreoceano del 28%. Con l’Italia che potrebbe mirare a diventare la prima destinazione dei nuovi flussi di investimento, come sostiene Gianluca Ansalone, Managing director presso Method investements & advisory Ltd. [Fonte: Formiche.net]

Secondo il Centre for economic policy research di Londra, che ha prodotto lo scorso anno per Bruxelles una ricerca che giustifica l’adozione del trattato, l’accordo dovrebbe determinare una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi – pari allo 0,5% del Pil – per quella europea. Tuttavia pochi giorni fa Alan Winters, professore dell’Università di Sussex e collaboratore dello stesso istituto di ricerca, ha dichiarato che stime più “plausibili” fanno pensare a un incremento dello 0,025% del prodotto interno continentale. [Fonte: FattoQuotidiano]

Quello che gli ottimisti non svelano sono i veri obiettivi cui questi accordi mirano: ufficialmente è l’abolizione dei dazi doganali (per altro oggi presenti in misura del 2-3%) e una revisione delle normative e dei regolamenti commerciali tra le due sponde dell’atlantico, praticamente

[…] il punto nodale del TTIP […], come ha sottolineato Marco Bersani, coordinatore nazionale di Attac Italia: «La massa di denaro riversata sui mercati finanziari ha bisogno di nuovi asset in cui essere investita. Dopo aver fatto terra bruciata in tutti i settori, non resta che aggredire i beni comuni». Lo scopo delle corporations che spingono per l’accordo – ha spiegato Bersani – è creare un telaio sovranazionale che rende le politiche locali mere attuazioni di direttive. La politica, quella che va sotto il significato inglese di politics (cioè confronto/scontro di idee nella sfera pubblica) perderebbe ogni valore. «Si tratta di un tentativo di comprimere la sovranità dei governi centrali e degli enti locali. Questi ultimi, in particolare, perderanno totalmente la loro funzione pubblica, diventando meri facilitatori dell’espansione delle multinazionali». [Fonte: http://stop-ttip-italia.net]

Il nodo cruciale dell’accordo, su cui gli ottimisti sorvolano, è l’ISDS (Investment-State Dispute Settlement). Uno strumento legislativo che permette alle imprese di citare in giudizio lo Stato che ne mina il profitto – anche ipotetico – attraverso leggi cautelative:

Il tribunale deputato a risolvere la controversia è un organo sovranazionale costruito ad hoc, come ha descritto Antonio Tricarico, responsabile del programma Nuova Finanza Pubblica dell’associazione Re:Common: «A gestire i casi è un pool di circa 300 avvocati, quasi tutti a libro paga di quattro grosse aziende, una sorta di multinazionali della legge. È un circolo ristretto di persone in pesante conflitto di interesse che guadagna milioni di dollari con le cause internazionali». [Fonte: http://stop-ttip-italia.net]

[…] «Con queste premesse il TTIP sembra il progetto di una NATO economica offensiva. Se la WTO è stata il mercato globale 1.0, con il Trattato transatlantico si cerca di costruire il 2.0». È come se l’investitore privato assurgesse al rango di Stato, e cioè del pubblico, in un travaso di potere a favore del capitale e a discapito di cittadini, beni comuni, ambiente.  [Fonte: http://stop-ttip-italia.net]

Praticamente se aziende americane decideranno di fare investimenti in Italia, per esempio per l’estrazione di petrolio in Basilicata, nessuno lo potrà impedire visto il rischio di essere trascinati davanti un tribunale sovranazionale creato ad hoc con ingente richieste di risarcimento danni. Nessuno potrà impedire agli Americani di mettere nei nostri supermercati merci e cibo prodotti negli States con standard di qualità ben al di sotto di quelli previsti nell’UE.

Uno scenario inquietante, degno di un film di fantascienza. Con il WTO ci avevano prospettato l’arrivo di merci di ottima qualità a prezzi concorrenziali. Ci siamo ritrovati invasi da merce cinese e asiatica di mediocre, quando non pessima, qualità; certo a prezzi bassi, ma troppo spesso ancora alti rispetto al valore dell’oggetto. Nel contempo è iniziata l’emorragia delle nostre aziende verso mercati del lavoro privi di tutele e diritti.

Con l’Unione Europea il quadro è solamente peggiorato: i nostri politici hanno sottoscritto, senza leggerli, trattati che piegano la nostra economia e il nostro welfare alla volontà tedesca. Buon senso consiglierebbe un po’ di cautela, e invece no. La segretezza con la quale le trattative sono state sviluppate non ci rende certo ottimisti sui reali contenuti degli accordi.

Disgrazia tra le disgrazie toccherà proprio all’Italia sostenere la Presidenza Europea nel prossimo semestre che potrebbe dare un impulso decisivo al trattato. Consapevoli delle precedenti esperienze sugli accordi europei c’è poco da stare sereni. Se vi siete chiesti qual’era il motivo della visita di Obama in Italia, oltre ad assicurarsi la vendita dei mal funzionanti F35 (e magari la costruzione del Muos), l’avete trovato. Considerando come il governo italiano ha delegato irresponsabilmente alla giurisdizione francese le controversie sul Tav in Val di Susa c’è da aspettarsi il peggio.

Mercoledì 18 giugno si svolgerà il convegno TTIP – Transatlantic Trade Investment Partnership organizzato dall’Associazione Ego, con il patrocinio dell’American Chamber of Commerce in Italy presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati(Via di Campo Marzio 74) dalle ore 09.30.

D.A. 17.06.14

Argentina. Per la prima volta nella storia un Capo di Stato chiede l’applicazione della Legge Antiterrorismo contro una multinazionale

La multinazionale Donnelley chiude senza essere in crisi. Lascia a casa 400 lavoratori. La presidenta Cristina Fernández de Kirchner la denuncia per “alterazione dell’ordine economico e finanziario” della Nazione, per aver “creato panico nella popolazione”.

di Massimo Bonato

La multinazionale statunitense Donnelley vanta 55.000 occupati in tutto il mondo. È un colosso della tipografia con un bilancio florido che però a Buenos Aires decide di chiudere, lasciando a casa 400 lavoratori. Venerdì 8 agosto porta i libri in tribunale, dove è notorio che tutti lavorano fino a tardi, compreso il sabato e la domenica, e lunedì 11 agosto il fallimento diviene esecutivo.

La presidenta Cristina Fernández de Kirchner non tarda quindi a presentare alla Corte federale una denuncia per violazione alla Legge Antiterrorismo, infrazione all’art. 309 (legge 26733 del 2011), per il tentativo di “alterazione dell’ordine economico e finanziario” della Nazione, ma anche per aver “creato panico nella popolazione interessata dalla chiusura”.

Non si tratta, secondo il Capo di Stato, di un comune fallimento di impresa, ma di un’azione premeditata. Di cinque responsabili dell’azienda, nei giorni precedenti il fallimento soltanto due sono rimasti nella capitale, a formalizzare pratiche, ha lasciato intendere la Kirchner, già definite e comprovate grazie a un giudice compromesso.

La vicenda della multinazionale Donnelley è da collocare nel quadro della stringente vertenza con la finanza statunitense dei fondi “avvoltoio”. Donnelley non sarebbe che la testa di ponte di una strategia per affossare l’economia argentina. La NML di Paul Singer infatti, avrebbe trasferito il 13% di una multinazionale con sede in Argentina al fondo di investimento BlackRock (uno dei fondi avvoltoio). Successivamente avrebbe dichiarato che la Donnelley era parte tra il 60-70% di fondi di investimento, uno dei quali proprio il BlackRock, il più grande gestore di fondi di investimento del mondo, con un patrimonio di 3.600 miliardi di dollari e parte esso stesso del contenzioso finanziario con gli Stati Uniti.

 “Non c’è quindi la volontà di arrivare a un compromesso” dichiara Cristina Kirchner “Non solo per cupidigia e avarizia, ma per una precisa scelta geopolitica di voler affossare l’Argentina nei debiti”.

La multinazionale statunitense Donnelley sarebbe stata quindi deliberatamente vincolata ai fondi avvoltoio.

 “Esiste una trama mafiosa a livello internazionale che sta manovrando l’economia mondiale” ha concluso Cristina Fernández de Kirchner.

Qui la dichiarazione tenuta alla Casa Rosada

Fonte: cronista.com; clarin.com; lancion.com

M.B. 17.08.14

“Non voglio avere morti sulla mia coscienza”

Il sindaco di Oulx scrive a Renzi.

di Leonardo Capella

Paolo De Marchis, sindaco di Oulx, ha inviato l’8 agosto una lettera al premier Matteo Renzi  con un sottotitolo provocatorio “Non voglio avere morti sulla mia coscienza”. Uno sfogo per mettere in evidenza il disagio del comune di Oulx, condiviso da molti altri Comuni, in rapporto al rispetto del Patto di Stabilità, con una condizione di bilancio solido e avanzo di bilancio disponibile. Il sindaco, commentando la sua lettera, afferma: “Non è lo sfogo di un sindaco frustrato che domani parte per le ferie ma è la fotografia di una situazione paradossale dove chi ha i soldi dei cittadini in cassa e un bilancio sano non li può spendere per la sicurezza idrogeologica, degli edifici comunali e delle scuole ma poi viene accusato dal ‘Guariniello di turno’ di non fare tali opere mettendo così a repentaglio la vita dei propri cittadini”. La lettera, dal tono ironico, fa il verso alla canzone L’anno che verrà di Lucio Dalla ma ha contenuti sui quali Renzi e il suo esecutivo dovrebbero riflettere. Ve la proponiamo integralmente: 

Caro Matteo,

ti scrivo così mi distraggo un po’, ti sento molto lontano e allora più forte ti scriverò. Da quando sei partito come Presidente del Consiglio c’è una grossa novità, il tuo mandato da Sindaco è finito oramai ed io, sindaco rieletto, sono ancora qua. Chiunque sa che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando. Ma la televisione, con il suo bel campionario di tragedie, ha anche detto che siamo uomini e donne poco attenti: abbiamo una scarsa propensione a comprendere il cambiamento climatico che è in atto, ci ostiniamo a non capire che il surriscaldamento atmosferico globale incrementa quantità, frequenze e violenze dei fenomeni meteorologici, i corsi d’acqua non riescono a smaltire in tempo le enormi quantità d’acqua cadute dal cielo. Sicuramente, nei decenni passati, l’azione dell’uomo sui territori per poca cura o nuovi insediamenti ha contribuito ad un dissesto latente, ed a creare nuove situazioni di pericolo. Sicuramente sono mancati in passato “la cultura della manutenzione e della prevenzione, la consapevolezza del concetto di rischio e delle elementari norme per ridurlo”. Sicuramente la montagna, con i suoi fiumi e le sue valli, ha bisogno che le venga “restituito il maltolto”… e noi vogliamo aiutare la montagna!.

Vedi, vedi caro Matteo cosa ti scrivo e ti dico, come sono contento di essere qui in questo momento e di assumermi, con quella indispensabile incoscienza, le mie responsabilità di amministratore. Il Comune di Oulx è considerato dalla Regione Piemonte e dall’Autorità di Bacino del Po un comune con alta propensione di rischio idrogeologico, livello quattro su una scala che va da uno a quattro; noi consci della nostra situazione di rischio abbiamo curato sempre con particolare attenzione la prevenzione dai fenomeni alluvionali e di dissesto. Il Comune di Oulx, con gli studi geologici fatti per l’approvazione della variante di adeguamento del Piano regolatore alle condizioni di rischio idrogeologico, dispone di un’ottima conoscenza delle proprie situazioni di fragilità e rischio e su tali basi ha avviato, grazie ai fondi dell’ATO relativi alle opere di manutenzione idrogeologica (felice particolarità piemontese), importanti 

interventi di manutenzione ordinaria e monitoraggio. Inoltre, sulla base di nostre puntuali segnalazioni di dissesti, abbiamo ottenuto dalla Regione Piemonte finanziamenti a totale carico di Stato o Regione, tali cioè da non comportare esborsi di fondi comunali per il “Ripristino funzionalità briglie del Rio Nero”, per la “Movimentazione litoide in alveo fiume Dora Riparia, località Sotto la Rocca”, per “Lavori di sistemazione spondale Dora di Bardonecchia” per un totale opere di circa 300.000 (trecentomila euro). Titoli e nomi che sicuramente non ti dicono nulla, ma i nostri “vecchi” ben conoscono quelle zone!

Vedi, vedi caro amico Matteo cosa ti scrivo e ti dico che mentre gli interventi di manutenzione e monitoraggio sono stati realizzati con fondi di pertinenza della Comunità Montana (ovviamente abolita in quanto utile!), fondi estranei al bilancio comunale e non soggetti al patto di stabilità, gli altri interventi finanziati, relativi ad opere infrastrutturali, essendo di competenza del Comune sono bloccati in relazione ai meccanismi del Patto di Stabilità.

Dimmi, dimmi caro amico Matteo cosa si deve inventare per “non dover piangerci sopra” e continuare a sperare. La presenza del Patto di stabilità non solo ritarda l’esecuzione di importanti lavori necessari per la messa in sicurezza del territorio, ma rischia di minare la loro stessa fattibilità in quanto, in assenza di operatività, vi è a breve la certezza del ritiro dei finanziamenti. Quindi, nel piccolo del nostro Comune, sono ferme ed inattuabili risorse necessarie per la riduzione del rischio e utili per generare importanti quantità di lavoro, particolarmente necessarie per risollevare le sorti delle imprese locali e dell’economia più in generale.

Se questo momento passasse in un istante, vedi amico mio, come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io come amministratore che non sperpera denaro ma che per la sicurezza del territorio, delle scuole, degli edifici decadenti può spendere parte dei suoi oltre 900.000 euro di avanzo di amministrazione, parte dei suoi 2.000.000 di euro in cassa… tutto per il Bene Comune.

Il giorno che non verrà sta arrivando, io mi sto preparando ad una tua visita ad Oulx ed alla cancellazione del Patto di Stabilità per tutte queste opere e questa è la novità.

Paolo De Marchis

Sindaco di Oulx (To)

fonte: http://www.comune.oulx.to.it/wp-content/uploads/2014/08/Lettera-a-Matteo-Renzi.pdf

L.C. 15.08.14

Sblocca-Italia e TAV del Brennero, i tanti dubbi

Il finanziamento aggiuntivo sarebbe poco più di 200 milioni. Qualche briciola per gli interessi dei promotori, sempre troppi per un’opera inutile.

Circolano già da qualche settimana le notizie sul prossimo decreto legge del Governo c.d. sblocca-Italia (si consolida la moda delle denominazioni di propaganda): sarebbe approvato dal Consiglio dei Ministri il 29 agosto e dovrebbe accelerare la realizzazione di grandi opere, infrastrutture digitali, nuovi porti, interventi di tutela ambientale e riassetto idrogeologico, lavori di interesse comunale [1].

Alcune di queste notizie riguardano direttamente e indirettamente il progetto della nuova ferrovia AV/AC del Brennero.

Dopo le prime informazioni di stampa (sbagliate) sull’abbandono del traforo di base del Brennero sono prontamente arrivate le rassicurazioni: il Governo conferma [2] priorità e finanziamenti per l’opera che, infatti, secondo la cartina  riassuntiva del Ministero è anche compresa tra quelle che meritano un supplemento di finanziamenti.

Secondo stampa e Governo il finanziamento è 1,57 miliardi (beninteso, rispetto a stime ufficiali di costo per l’Italia che vanno da 4,865 miliardi secondo il nostro CIPE a 12 miliardi secondo la Corte dei Conti austriaca). I dati disponibili ci dicono però che per la gran parte non si tratta di nuove risorse (e non ci dispiace): 811 milioni sono già stanziati [3] e 550 milioni sono l’accantonamento al 2014 della società per l’Autostrada del Brennero.

Il finanziamento aggiuntivo sarebbe poco più di 200 milioni. Qualche briciola per gli interessi dei promotori, sempre troppi per un’opera inutile.

La conferma del traforo di base del Brennero va valutata anche in relazione ad altre anticipazioni sui contenuti del prossimo miracoloso decreto legge.

Tra le opere che non riceverebbero nuovi finanziamenti e però sarebbero sostenute con decise accelerazioni antiburocratiche c’è anche l’Autostrada Valdastico Nord, così tanto invisa alla Provincia di Trento è così tanto spinta dalla Regione Veneto. In pratica, una apposita delibera del Consiglio dei Ministri supererebbe una volta per tutte l’opposizione provinciale, sia pure con qualche nuova mediazione (pensiamo noi) all’interno della complessa partita che mette insieme il rinnovo della concessione della A22 (che le Province pretendono avvenga senza gara), la disponibilità effettiva dell’accantonamento per la nuova ferrovia (lo chiamano il “tesoretto”), la nuova autostrada, il potenziamento della superstrada della Valsugana.

Notiamo una seria contraddizione tra il progetto della Valdastico Nord, che incontrerebbe la A22 poco a Sud di Trento, immettendovi nuove significative quantità di traffico commerciale, e il progetto della nuova ferrovia del Brennero che pretenderebbe di liberare le valli dell’Adige e dell’Isarco dal traffico commerciale facendolo partire e arrivare attraverso le piattaforme intermodali del Quadrante Europa di Verona. Una contraddizione che non sarebbe risolta neppure da un eventuale, forte potenziamento dell’Interporto di Roncafort (TN). Ma si sa, non si deve pensare a disegni coerenti per questo tipo di opere. Comunque, gli interessi che accoglierebbero bene la caduta o il ridimensionamento drastico dell’uno o dell’altro progetto sono schierati e variamente intrecciati.

Non ci sorprende, poi, leggere sulle slides del Ministero che sono previste: “Nuove norme in materia di finanza di progetto, strumenti finanziari e defiscalizzazione a supporto dell’impiego di capitale privato nella realizzazione delle opere pubbliche, in tema ad esempio di bancabilità dei progetti, riduzione della soglia per l’utilizzo della defiscalizzazione, previsione di centrali di committenza specializzate per l’affidamento di contratti di partenariato pubblico-privato”.

Negli ultimi quattro anni i Governi italiani hanno messo insieme un sistema abnorme di incentivi di ogni genere per cercare di attirare nel settore questi capitali privati, soprattutto con i meccanismi della finanza di progetto. Con pochissimo successo – vista la crescente difficoltà delle banche ad anticipare ai privati i finanziamenti necessari – nonostante che la parte pubblica si sia impegnata in tutti i modi per garantire l’equilibrio economico-finanziario (si legge il profitto privato) di queste operazioni. Oppure con pesanti ripercussioni sulle finanze pubbliche (in termini di incremento di costi e di nuovo debito) nei pochi casi in cui il “successo” c’è stato [4].

Invece di cogliere il significato vero delle difficoltà di questo sistema e del sostanziale fallimento di questi incentivi (l’insostenibilità di opere diseconomiche), il Governo li moltiplica.

Le defiscalizzazioni ampie – che il prossimo decreto legge si accingerebbe a rilanciare – sono l’ennesima contorsione di un’ingegneria finanziaria sconsiderata. Quello che lo Stato realmente non possiede (un contributo liquido al prezzo dell’opera da realizzare) lo “spende” lo stesso garantendo ai privati costruttori esenzioni fiscali pluridecennali (che costano 8-10 volte di più del contributo liquido), con effetti sempre più gravi sui bilanci futuri e sulle possibilità delle prossime generazioni [5].

Non ci incoraggia sapere che la nuova ferrovia del Brennero (traforo di base e linea di accesso Sud) non corre il pericolo di essere realizzata con schemi finanziari di partenariato pubblico-privato: non che i promotori non volessero, hanno sostenuto l’ipotesi in modo più o meno trasparente e più o meno acrobatico fino al 2013. Poi anche il Governo (attraverso le delibere del CIPE) si è arreso: l’opera non promette flussi di cassa, non avrebbe una gestione redditizia, va pagata con soldi e solo con soldi dichiaratamente pubblici, italiani ed europei che siano [6]. Quali? Per forza di cose – impossibile ogni trucco – quelli che provengono da nuovo debito o quelli sottratti ai servizi collettivi, per un’infrastruttura che non corrisponde a nessuno degli obiettivi dichiarati.


[1] Leggi le slides riassuntive pubblicate sul sito del Ministero Infrastrutture e Trasporti. È molto plausibile che l’intervento governativo voglia anche “razionalizzare” il meccanismo istituito dalla c.d. legge obiettivo del 2001 (Governo Berlusconi) cui si deve una lista di migliaia di opere grandi e piccole in attesa di un impossibile avvio; meglio, secondo gli ultimi ragionamenti, puntare tutto su poche opere assai “importanti”; cfr. per esempio il Sole24Ore.

[2] Cfr. qui ADIGE, 8.8.2014, Tunnel del Brennero confermato; e qui CORRIERE DEL TRENTINO, 7.8.2014, Bbt, bagarre sui finanziamenti.

[3] Per un quadro riassuntivo cfr. www.notavbrennero.info, 25.7.2014, I costi del programma di opere per l’alta velocità e l’alta capacità ferroviaria sull’asse del Brennero – Sintesi, alla pagina http://www.notavbrennero.info/doc/i-costi-del-programma-di-opere-l-alta-velocit-e-l-alta-capacit-ferroviaria-sullasse-del-brenne-0.

[5] Per un rapido panorama sulla questione, oltre al nostro documento già citato, può essere utile leggere http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/infrastrutture24/2013-02-15/defiscalizzazione-project-financing-ecco-095620.php?uuid=AbMcxfUH.

[6] Per un approfondimento sulle modalità di finanziamento per la nuova ferrovia del Brennerowww.notavbrenero.info, 30.7.2014, Le tracce del modello economico-finanziario per la costruzione del tunnel ferroviario di base del Brennero e della linea di accesso Sud, alla pagina http://www.notavbrennero.info/doc/le-tracce-del-modello-economico-finanziario-la-costruzione-del-tunnel-ferroviario-di-base-del-0.

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da notavbrennero.info

Ridurre debito e disuguaglianze? Basta togliere alle banche il potere di creare moneta dal nulla

ma no, questa teoria del signoraggio non esiste, lo dice Barnard e lo dice tutta la parte sana, morale e responsabile del paese. La società civile dice che il signoraggio è una teoria assurda che circola in quegli ambientacci di estrema destra.

Di Maria Grazia Bruzzone
 
Interdire le banche private,  impedire loro di creare moneta dal nulla. Sembra un’idea folle, oltre che poco comprensibile ai più. E però  circola sempre di più, non dalle parti del M5S, dell’Ukip, o di qualche altro partito populista  (che pure sarebbero d’accordo). Ma ai più alti livelli: Financial Times, Banca d’Inghilterra, Fondo Monetario, economisti vari. Sulla scia di proposte che risalgono agli anni ’30.
Presi dai problemi italiani, dalle elezioni europee, dagli scandali nostrani, ci si è fatto poco caso ( qui l’unica eccezione, a parte un blog). Forse si temeva di confondere le idee, di togliere enfasi alle riforme di cui l’Italia ha comunque bisogno, di tirare la volata ai partiti “sovversivi” che queste idee sostengono.
Perché di un’idea davvero sovversiva si tratta.
Idea non nuova, in realtà.   Da tempo in varie forme fa proseliti fra economisti americani ed europei, preoccupati di una prossima crisi sistemica, più devastante della precedente.
La vera sovversione sta nel fatto che a sponsorizzarla sia stato, qualche settimana fa, il più autorevole quotidiano economico del mondoil Financial Times, da sempre pilastro della cultura economica neoliberale.
In un commento firmato dall’illustre  Martin Wolf .
Titolo: “ Spogliare le banche private del potere di creare denaro”.
Questo l’esordio: “Stampare banconote false è illegale ma creare denaro privatamente non lo è.   L’interdipendenza fra lo stato e i business che fanno proprio questo è la fonte molta dell’instabilità delle nostre economie. Potrebbe – e dovrebbe – finire”.
Come funzionano le banche? L’opinione pubblica ha un’idea ingenua di come funzionano le cose. Immagina che le banche prendano in carico i soldi dei depositanti – risparmi stipendi pensioni, altre rendite – e li prestino a loro volta a chi li chiede – imprenditori o cittadini che accendono mutui. Ed è convinta che a battere moneta siano gli stati attraverso le loro banche centrali – che si crede siano tutte pubbliche (con la BCE le cose sono un po’ cambiate, si intuisce, ma non si sa bene come).
La verità è un’altra: le banche non prestano denaro a partire dai depositi dei clienti.
Quando una banca vi concede un mutuo o un altro prestito, non va a vedere se in cassa c’è abbastanza denaro. Ma digita quasi magicamente su vostro conto un deposito, un credito per la banca, con l’ammontare che vi serve per comprarvi la casa.
Questo deposito a credito è automaticamente denaro creato dal nulla dalla banca.
Sono proprio le banche private la maggior fonte della creazione di denaro, ribadisce un recente studio della Bank of England  ( “La creazione di denaro nella moderna economia”) che spiega come le banche, “lungi dal fungere da intermediari siano nel business della creazione di moneta” , sintetizza Business Insider, citando lo studio nel suo lungo e articolato post sull’onda di Wolf.
“In pratica – scrive B of E – la creazione di denaro differisce dai malintesi popolari: le banche non funzionano semplicemente da intermediari, dando in prestito i soldi depositati presso di loro, ma creano moneta. Tutte le volte che una banca fa un prestito simultaneamente crea un deposito equivalente sul conto di chi prende a prestito e in questo modo crea nuovo denaro” .
In questo modo, col consenso degli Stati, di fatto è il sistema bancario a battere moneta(anche se non lo fa non fisicamente).  Nel Regno Unito il 97% della massa monetaria è creato dal nulla in questo modo, informa l’autore.
Con effetti pesantemente negativi e destabilizzanti sull’intera economia – sottolinea Wolf.
(Disastri diretti: es bolle speculative destinate a scoppiare. O indiretti: impropri interventi pubblici: la gente si aspetta che nelle banche i propri soldi siano al sicuro, cosicché quando queste prendono troppi rischi il governo si sente costretto a intervenire per salvare il sistema, indebitando lo Stato a spese dei cittadini tutti).
(In gergo tecnico, le banche operano  in quel si chiama regime di riserva frazionale, dove per riserva si intende la quantità di denaro che una banca presta in rapporto al denaro che possiede.
Per es una riserva al 3%, significa che quando la banca riceve in deposito 3 euro ne può prestare 100 all’imprenditore che chiede un fido, ricavando gli interessi su quei 100 fittizi: un “beneficio” chiamatosignoraggio – che non è un’invenzione complottistica . Va da sé che se i depositanti di una banca andassero di colpo tutti insieme a ritirare il proprio malloppo, la banca dovrebbe chiudere gli sportelli per non andare fallita.
  Più la riserva frazionale è bassa più stabile sarà l’economia.  Una “leva” eccessiva da parte delle banche è stata riconosciuta come una delle maggiori cause della Grande Depressione degli anni ’30 nonché della crisi del 2008. Tanto che negli ultimi anni si sta cercando di imporre alle banche una riserva di almeno l’8%, il 6% di capitale di qualità).
“Cosa bisognerebbe fare? Riservare esclusivamente allo stato il potere di creare denaro“, propone Wolf. Ed è la risposta massima La minima – dice – sarebbe rendere molto più stretta la regolamentazione sulle banche (e chissà che non sia questo il vero obiettivo del commentatore: ammorbidire le banche riottose, minacciandole).
Alle banche private verrebbe lasciata la funzione di intermediazione tra risparmiatori e investitori/mutuatari, la custodia dei depositi, i pagamenti.
La moneta tornerebbe ad essere un bene pubblico.
L’autore si richiama al Chicago Plan, avanzato negli anni ’30 da un gruppo di economisti fra i quali il famoso Irving Fisher, che al tempo della Grande Depressione volevano creare un sistema più stabile..
Il cuore della proposta era la Riserva del 100% sui depositi: le banche potrebbero prestare solo quel che hanno in deposito.   Che è un altro modo per dire che non potrebbero più creare moneta. Prestino soltanto quel che hanno in deposito, e nulla più.
All’epoca Fisher sosteneva che ciò avrebbe grandemente ridotto i cicli economici (gli andamenti ciclici negativi/positivi), posto fine alle corse agli sportelli, nonché ridotto drasticamente il debito pubblico.
Potrebbe funzionare anche oggi, sostiene uno studio del FMI del 2012, sottolinea il FT ( qui equi un commento di Evans Pritchard che lo condivise). E cita altri economisti che propongono idee uguali o simili. Altri ancora di unversità prestigiose li cita Business Insider, il Washington’s Blog che si è stupito per l’uscita del FT, ne propone un elenco dagli anni ’30 a oggi sottolinenando che si tratta spesso di economisti conservatori.
“La riserva frazionale – avvisava Fisher citato da BI – dà alle migliaia di banche commerciali il potere di aumentare o diminuire il volume di denaro in circolazione aumentando o diminuendo prestiti e investimenti.  In questo modo le banche esercitano quello che, giustamente, è considerata una prerogativa del potere sovrano.  Se ogni banca lo esercita indipendentemente e senza un controllo centralizzato, i cambiamenti nel volume del circolante diventano un azzardo.
(Ecco perché oggi  le banche centrali – Fed, Bce, Bank of England ecc anche tramite la BRI – si sforzano almeno di regolare, orientare, supervisionare, compensare il sistema, dopo aver provveduto a “salvarlo”  a spese dei contribuenti. Con quali esiti è un altro discorso).
La transizione a un sistema in cui la creazione di denaro è separata dall’intermediazione finanziaria sarebbe complessa ma fattibile, secondo Wolf.  Che elenca gli enormi vantaggi:
  si potrebbe aumentare la massa monetaria senza incoraggiare la gente a indebitarsi fino al collo coi prestiti;
si metterebbe fine alle banche-troppo-grandi-per-fallire;
  il signoraggio – “cioè i benefici che derivano dal creare denaro”, così lo definisce Wolf – verrebbe trasferito al settore pubblico. E il governo potrebbe giovarsene per finanziare la spesa pubblica senza bisogno di tasse e prestiti, per fare pagamenti ai cittadini, per riscattare debiti pubblici e privati.
  E sull’effetto- riduzione dei debiti, pubblici e privati  insiste anche lo studio (del 2012) dei due economisti del FMI. Mentre due economisti austriaci – intervistati  da ZeroHedge – dimostrano che la riserva frazionale sia causa delle disuguaglianze (in polemica con Thomas Piketty, l’economista francese star del  momento)
L’economia morirebbe per mancanza di credito sostengono gli oppositori. Lo pensavo anch’io, confessa l’autore.  In realtà – spiega – solo circa il 10% di quanto prestano le banche nel Regno Unito va a  finanziare investimenti  in settori diversi dall’immobiliare”.
(Come dire che il 90% del denaro delle banche è impiegato in speculazioni varie, compreso quel settore immobiliare che in Gran Bretagna e ormai visto come una bolla a rischio di esplodere. Impieghi ben più redditizi che prestare all’“economia reale” – cosiddetta forse per distinguerla dall’economia finanziaria virtuale).
Un’altra obiezione l’ha sollevata Paul Krugman : “Ci sarebbero semplicemente più attività nel sistema bancario ombra”, ha scritto sul NYT. Oltre a sottolineare la difficoltà dell’operazione. Ma Wolf  ignora il tema.  E conclude:
“Il nostro sistema finanziario è così instabile perché lo Stato prima gli ha concesso di creare quasi tutto il denaro che circola nell’economia, poi si è visto costretto a sostenerlo nello svolgimento di tale funzione. Questo è un buco gigantesco nel cuore delle nostre economie di mercato.
  Un buco che potrebbe essere colmato separando la fornitura di moneta, funzione strettamente dello stato, dalla fornitura di finanza, funzione del settore privato.
Non succederà ora. Ma ricordate la possibilità: quando la prossima crisi arriverà – e succederà sicuramente – dobbiamo essere pronti” .
Una previsione non proprio tranquillizzante.
Il piano di Chicago allora non venne applicato, causa l’opposizione strenua delle banche, già allora fortissime, e la morte – per incidente aereo – di un senatore democratico particolarmente ostinato e battagliero, scrive il W Blog  linkando uno studio su quel periodo.
E però Franklin Delano Roosevelt in quegli anni, vincendo le resistenze di Wall Sreet,   riuscì a far passare il famoso Glass Steagall Act   che condusse a separare nettamente le banche commerciali (gestione depositi, prestiti ecc) dalle banche di investimento.
Una normativa abolita nel 1999 sotto Bill Clinton, che varie proposte di legge americane ed europee negli ultimi anni post crisi si sono sforzate di riesumare in varie forme. Invano.
Troppo grande il potere delle banche Too-Big-Too-Fail, troppo grandi per fallire, e troppo grandi per essere controllate, troppo grandi per essere messe in carcere.
E tuttavia troppo grandi per essere ignorate,  è ancora Wolf a scrivere in un altro commento.
Troppo grandi, e anzi sempre più grandi e concentrate e interconnesse; e sempre più potenti con le loro schiere di centinaia di avvocati a libro paga per difenderle da tutti gli imbrogli commessi, e per suggerire alla politica (lautamente da loro foraggiata, negli Usa ma pure in Europa) come modificare le leggi a loro vantaggio.
E di imbrogli ne anno commessi davvero tanti : hanno truccato di tutto, tassi interbancari e tassi valutari,  prezzi di oro, metalli preziosi e materie prime, per non dire delle vere e proprie truffe, dai derivati imbottiti di mutui subprime avariati che hanno innescato la crisi , agli schemi ponzi come quello di Bernie Madoff, e forse dimentichiamo qualcosa. Il tutto senza che sia stato condannato, ma neppure cacciato, un solo banchiere.
E che dire delle decine di trilioni di dollari, sterline, euro creati dal nulla (centinaia di trilioni, considerando i derivati) che drogano le economie, fanno salire le Borse ma non la produzione industriale, né l’occupazione né i consumi, a tutto vantaggio dell1% dei più ricchi, e delle stesse banche in primo luogo?
Intanto il debito sale: dai primi segni della crisi il debito globale è salito del 40%, fino a toccare la fantastica cifra di 100 trilioni di dollari, $100.000 miliardi, più del PIL globale del mondo che nel 2012 arrivava a$71.83 trilioni ($84.97 trilioni a parità del potere d’acquisto.
€12 trilioni il solo debito Usa,  vedi Bloomberg su dati Banca dei Regolamenti Internazionali.
A indebitarsi sarebbero soprattutto i governi (centrali e locali) per tirar fuori le loro economie dalla recessione. Tutto grasso che cola per le megabanche, già salvate coi soldi pubblici, che ora lucrano sui debiti statali.
Il Referendum Svizzero. Come che sia, in Svizzera – dove di megabanche se ne intendono – è nata Initiative Monnaie Pleine o Vollgeld Initiative: cittadini comuni stanno raccogliendo centomila firme per una riforma che “restituisca la creazione di moneta in esclusiva alla Banca Nazionale”, per arrivare a proporre un referendum alla popolazione.  Al momento sono a quota   68.000vedi il sito.
Auguri.
 
 

Vaccino esavalente Infanrix Hexa: casi di autismo insorti durante i trial clinici omessi intenzionalmente dall’azienda produttrice

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A dicembre 2012 divulgammo il contenuto di un corposo documento confidenziale della dittaGlaxoSmithKline produttrice del vaccino esavalente illegale che viene somministrato, come vaccinazione primaria, a pochi mesi di vita ai nostri figli e, come vaccinazione di richiamo [booster] tra i 12 e i 24 mesi di vita.
 
Considerato che da più parti, Ministro della Salute in testa, proseguono i soliti messaggi di promozione, secondo cui “non bisogna avere paura dei vaccini“, anzi “occorre farli in massa, come prevede il nostro sistema sanitario” – e il nostro sistema sanitario prevede l’obbligatorietà per soli 4 vaccini anziché per l’esavalente – credo sia opportuno ricordare a codesti “commercianti” ciò che sta emergendo dalle indagini di alcune Procure italiane.
Molti genitori di bambini autistici danneggiati da vaccino proseguono a sentirsi ripetere, fra i tanti slogan, che “non esiste nemmeno un caso di autismo da vaccinazione“. Orbene, la smentita giunge a pagina 591 del documento confidenziale della GlaxoSmithKline; una smentita che più ufficiale non potrebbe essere, essendone autore l’azienda stessa.
A pagina 591 esordisce un lungo elenco riassuntivo, sconcertante per il numero e la varietà delle reazioni avverse, dal titolo: “Cumulative tabulation of all unlisted events from serious unlisted spontaneous reports and all serious unlisted reactions from clinical trial cases reported since launch
 
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ovvero, “tabulazione sinottica di tutti gli eventi [avversi] da segnalazioni gravi non in elenco e di tutte le reazioni gravi emerse dall’inizio della sperimentazione clinica“.
Nel lungo elenco generale di reazioni avverse, riportate da pagina 591 a pagina 645, compaiono a pagina 625 gli effetti avversi del vaccino sul Sistema Nervoso Centrale, e alla pagina successiva [626] sono finalmente riportati i dati relativi ai Mental Impairment Disorders, altrimenti conosciuti come “Disturbi da ritardo mentale” che, secondo le nuove disposizioni elencate dalDSM V, rientrano a pieno titolo nella categoria dei “Disturbi del Neurosviluppo” di cui fa parte il “Disturbo dello Spettro Autistico.
Si apprende così di:
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1 caso di autismo non grave ;  5 casi di autismo grave ;  2 casi di disturbo cognitivo non grave ;  2 casi di disturbo dell’attenzione non grave ; 1 caso di disturbo della memoria non grave ;  7 casi di disturbo mentale non grave ;  5 casi di ritardo mentale non grave ; segnalati durante i trial, ma rimasti “unlisted” ovvero “omessi” dall’elenco degli effetti avversi sottoposto alle autorità sanitarie per l’autorizzazione al commercio del vaccino.
A pagina 15 del foglietto illustrativo dell’azienda produttrice, in linea con quanto dichiarato nel documento confidenziale, si apprende quanto riportato nella fotografia qui allegata
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In sostanza sono stati accorpati più studi clinici per arrivare a soddisfare un profilo di sicurezza adeguato, maggiore di 16000 soggetti, da sottoporre alle autorità regolatrici per ottenere l’autorizzazione alla commercializzazione del prodotto.
Qualcuno potrà contestare che 5 casi di autismo grave su migliaia di dosi commercializzate [che non significa iniettate/utilizzate] rappresentano un granello infinitesimale di polvere in confronto ai grandi numeri di bambini coinvolti dalla tragedia del Disturbo dello Spettro Autistico.
Purtroppo per costoro, è fin troppo facile dissentire e proferire smentita quando si apprende dai documenti ufficiali dell’EMEA [ente europeo di regolamentazione dei farmaci] che  il “trial clinico“, ovvero la “sperimentazione del vaccino” prima dell’immissione in commercio, ha interessato 13500 dosi ripartite in più di 4500 bambini per la vaccinazione primaria e più di 2300 bambini per la dose di richiamo tra i 12 e i 24 mesi.
 
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Per curiosità riportiamo il trial clinico storico di base n. 217744/031, in cui i soggetti valutati sono appena 312 bambini. E’ interessante notare ciò che è sempre negato dai promotori vaccinali, ovvero che l’azienda farmaceutica attua “criteri di inclusione ed esclusione” per promuovere il proprio prodotto.
 
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E’ proprio durante questa serie di inclusioni ed esclusioni che avvengono le più frequenti manipolazioni dei dati sulla sicurezza e, curiosamente, tutte queste indicazioni decadono nel momento in cui la vaccinazione è proposta sul mercato alla massa, benché rappresentino una palese controindicazione alla somministrazione del farmaco.
 
A fronte di tutte queste informazioni,
 
considerando il numero minimo di bambini ai quali è stato somministrato il vaccino Infanrix Hexa durante i trials clinici [6800], si ottengono i seguenti risultati:
 
su 23 casi di “Disturbi del Neurosviluppo” si ottiene una prevalenza di malattia [casi/popolazione] pari a 1 bambino ogni 296[arrotondato per eccesso];
nel caso specifico del “Disturbo della Spettro Autistico grave” si ottiene una prevalenza di malattia pari a 1 bambino ogni 1360;
nella globalità dei 6 casi segnalati di “Disturbo dello Spettro Autistico” si ottiene una prevalenza di malattia pari a 1 bambino ogni 1133;
 
ipotizzando un numero di bambini uguale al numero di fiale somministrate durante il trial clinico [13500] – dato ottimistico non  rispondente alla realtà, in quanto utilizzate anche come dosi di richiamo – si ottengono i seguenti risultati:
 
su 23 casi di “Disturbi del Neurosviluppo” si ottiene una prevalenza di malattia [casi/popolazione] pari a 1 bambino ogni 587[arrotondato per eccesso];
nel caso specifico del “Disturbo della Spettro Autistico grave” si ottiene una prevalenza di malattia pari a 1 bambino ogni 2700;
nella globalità dei 6 casi segnalati di “Disturbo dello Spettro Autistico” si ottiene una prevalenza di malattia pari a 1 bambino ogni 2250.
 
Questa situazione di fatto, corrispondente a verità assoluta in quanto documentata dalla più attendibile delle fonti [la stessa azienda produttrice], dovrebbe contribuire a zittire talune campane assai più di quanto i numeri [di per se modesti nell’ipotesi più ottimistica] potrebbero suggerire. Viene meno, infatti, la posizione intransigente ed arrogante di quei Pediatriche, anche tramite taluni prostituti lacchè, sul web, proseguono ad affermare e ribadire, senza il minimo beneficio di inventario, che sui pochi casi oggetto della sperimentazione clinica del vaccino Infanrix Hexa “non vi sarebbe traccia di autismo“.
 
Considerato poi che il trial clinico non sia stato esente da “under reporting” oppure da “altre irregolarità” [inclusioni / esclusioni come sopra], e tante altre omissioni che abbiamo più volte denunciato da queste pagine [presenza certa di Thiomersale e presenza indebita di inquinanti], è su questo “dubbio legittimo” che si stanno muovendo alcune Procure, in quanto appare più che evidente come il vaccino può spiegare, da solo, una parte considerevole dei Disturbi dello Spettro Autistico attualmente segnalati alle autorità sanitarie.
Ecco quindi che la reale prevalenza del Disturbo dello Spettro Autistico attribuibile all’Infanrix Hexa potrebbe essere molto superiore a quella teoricamente stimata, avvicinandosi a quella totale oggi nota.
Pertanto, il vaccino esavalente rappresenta una causa non più solo sufficientemente probabile nell’insorgenza del Disturbo dello Spettro Autistico, ma rappresenta una causa documentata di un “danno” che dovrebbe essere chiamato col suo vero nome: Disturbo dello Spettro Vaccinale.
 

Leggetevi questa intervista a Lucrezia Reichlin e poi scappate dall’Italia…altro che prelievo dai conti correnti…

è LA TECNOCRAZIA ILLUMINATA che tanto piace a Curzio Maltese,  dell’altra europa .  E’ questa l’unica Europa che è sempre stata concepita, fingendo di descrivere qualcos’ altro per smascherarne la vera natura da bravi servi. Ma è tutta colpa della Germania eh

16 Agosto 2014

Ecco a voi la “ricetta” tagliadebito di Lucrezia Reichlin, ovvero di quella “gauche caviar” mosca cocchiera dei poteri forti che ci ha condotto nella attuale situazione. Sostiene che si debba “cartolarizzare il 40% del debito” (quello in mano agli italiani) e venderlo sottocosto a una “bad bank” europea “per liberare soldi per lo sviluppo”. In pratica non pagare i Bot e i Btp agli italiani che li hanno sottoscritti. In pratica far fallire l’Italia. Se venisse da un pazzo qualsiasi la “proposta” meriterebbe di essere accolta con una sonora risata. Ma la Reichlin non è pazza…

“Non c’è da sorprendersi per la presa di posizione di Moody’s. Troppo forte è lo scollamento fra le previsioni e la realtà. Il governo deve prenderlo come un ulteriore stimolo a procedere sulle riforme: però deve fare decisi cambiamenti di strategia”. Lucrezia Reichlin, docente alla London Business School, già direttore della ricerca alla Bce, era fra gli economisti più pessimisti sul Pil: con la sua società Nowcasting aveva previsto un – 0,1%. E’ andata ancora peggio. “Non so come il governo abbia potuto scrivere nei documenti di programmazione un numero così ottimistico come lo 0,8% mentre i centri studi indipendenti, da Confindustria a Bankitalia, avvertivano che si sarebbe rimasti più giù. C’è un rallentamento nella produzione, nell’import-export. Renzi deve tenerne conto in modo realistico”.

E magari cedere sovranità come prefigurato dal presidente della Bce, Mario Draghi?
“Draghi non ha detto di cedere sovranità, ma che i Paesi devono coordinarsi sulle riforme e decidere collettivamente le priorità. In un’unione monetaria le misure che l’Italia deve prendere, dalla burocrazia alla giustizia, sono importanti per tutti. Un sistema in cui le decisioni siano coordinate e i Paesi legati da un impegno reciproco, reso credibile da penalizzazioni sulle inadempienze, approfondisce l’integrazione in cui l’Italia crede”.

Partirà una nuova lettera all’Italia, stile 2011?
“Mi auguro che non ci sia alcuna lettera. Non è compito della Bce entrare nello specifico delle riforme. Ma se un Paese non riesce a uscire da una crisi così acuta e mette a repentaglio la sostenibilità dei conti, Draghi ha il dovere di avvertire e suggerire una via collettiva che dia più forza all’azione di governo. Se vuole restare nella casa dell’euro ogni Paese si deve impegnare a seguire un percorso, e se non ce la fa può esser guidato nell’ambito di una cornice. Per l’Italia è un’opportunità per contrattare le proroghe al Fiscal Compact, a fronte delle quali offra un impegno credibile sulle riforme”.

Cosa pensa della ipotesi di ristrutturazione, o consolidamento, del debito con la regia della Bce?
“Non confondiamoci con le definizioni. In inglese si chiama “debt redemption”, che vuol dire riscatto. Assumiamo che per l’Italia il 40% del debito sia dovuto alle crisi: questa parte viene cartolarizzata e acquistata a sconto da una bad bank europea che poi la rimette sul mercato. Con un debito così alleggerito l’Italia può finanziare le iniziative di rilancio”.

I creditori, per lo più italiani, subiranno una perdita. Ha pensato alla rivolta dei Bot people?
“Acquistare un titolo di Stato comporta dei rischi, è una leggenda metropolitana che il capitale sia garantito. Visto che siamo in un’unione monetaria, si potrebbero possono studiare criteri di rifinanziamento che riducano le perdite. Il presupposto è che l’Italia accetti vincoli comuni e stia agli impegni. Renzi deve presentare subito un grande e inderogabile piano di riforme economiche: segua i consigli di Draghi”

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/2014/08/12/news/reichlin_riscatto_del_debito_per_trovare_risorse_da_destinare_alla_crescita-93605301/

I BANKSTERS DELLA TROIKA E L’ODORE DELL’EURO

Di Rosanna Spadini – comedonchisciotte.org
 
Il diavolo ora veste Troika, il braccio armato delle oligarchie tecno/finanziarie che governano il mondo, seminando povertà e terrore. Non è un incubo, è la realtà. E come Smaug, il drago magnifico dalle squame dorate, pianterà i semi della desolazione. Il tutto avviene nella perfetta indifferenza dei bradipi italici, quei 58% che si stanno godendo le vacanze, che però nel 2010 sfioravano l’80%: quando si dice porca troika.
Anche e soprattutto nell’indifferenza generale dei mass media, che diffondono ad arte i loro germi infetti della distrazione di massa, sostenendo le loro ipocrite verità. Almeno noi, consumatori privilegiati dell’occidente  consumistico, non meritiamo di essere sgozzati in diretta dall’Impero degli USA-Smaug, come sta succedendo nell’Iraq dell’ISIS, ma verremo spennati lentamente ed arrostiti sullo spiedo della recessione, fino a che ci degusteranno definitivamente con una manovra “lacrime e sangue”, e ci prescriveranno la fine della Grecia.
 
Un club esclusivo di poche migliaia di persone, non elette democraticamente, decide i destini di intere popolazioni, riesce a manipolare i mercati finanziari e ad imporsi sulla politica degli Stati. Questa “nuova classe” al potere, da cui dipendono i nostri destini, sono “i padroni del mondo”, sono quelli che guidano i giochi nelle banche centrali e nei grandi istituti commerciali, gli innominati chiamati “bankster”, neologismo in Italia tabù, nato dalla fusione di banker + gangster, ma comparso perfino su una copertina dell’Economist, nel luglio del 2012  (Luca Ciarrocca, I padroni del mondo).
Per l’Italia dice Aldo Giannuli: “non è affatto improbabile che ci si debba preparare ad una nuova tempesta dello spread per ottobre-novembre. I primi guai per Renzi verranno in quei mesi in cui, comunque vada, tempesta dello spread o no, lui sarà costretto  dai diktat europei a fare una finanziaria ben diversa da quella di cui sta parlando. L’’era renziana’ sarà di breve durata.” E ancora “Renzi ha un unico registro espressivo: l’arroganza, è troppo scoperto nel suo ruolo di imbonitore televisivo, non è capace di mediare su niente e con nessuno, tratta gli alleati come pezze da piedi, è troppo provinciale e non esiste sul piano internazionale, è frenetico ma non tempista e, soprattutto, non ha a sua disposizione l’enorme apparato propagandistico del Cavaliere, a cominciare dalla reti Tv. Il suo stile mezzo boy scout e mezzo tamarro può funzionare per un po’, ma si esaurisce presto e sicuramente dura molto meno di 20 anni.”
Giannuli è un grande scrittore, ma ha dimenticato alcune informazioni chiave. Renzino il Magnifico è stato il terzo Presidente del Consiglio non votato da nessuno, dopo la caduta del governo Berlusconi del novembre 2011, in seguito all’aumento allarmante dello spread (pilotato ad arte da un intervento speculativo delle banche tedesche). L’andamento dell’economia reale e dei conti pubblici dell’Italia crolla con il governo tecnico Monti, il “salvatore della patria” che, imposto da Napolitano (garante dei poteri forti) non ha salvato una fuffa, anzi ha segnato il collasso  dell’economia italiana, che è precipitata verso la recessione.
 
Missione compiuta da parte del “deus ex machina” proveniente da Goldman Sachs, nominato da Napolitano senatore alla velocità della luce, per poter diventare premier. I risultati del Governo Monti sono stati senza dubbio i peggiori degli ultimi 17 anni:  PIL: meno 2,0%; Disoccupazione:un aumento di ben l’1,5% in più della media Europea; Debito pubblico: la forbice s’è riaperta come mai successo prima,  interrompendo una tendenza alla riduzione che durava da 5 anni ininterrotti; Inflazione: riparte interrompendo una dinamica tutto sommato positiva;- Produzione industriale: arriviamo al -4%; Deficit pubblico: non v’è stato alcun risanamento visto il deficit al 3% .  Cosa c’è di strano?  L’ex premier lo ha anche annunciato con orgoglio, vantandosene,  durante un’intervista alla CNN: “In Italia stiamo distruggendo la domanda interna”.  Urrà !!    https://www.youtube.com/watch?v=LyAcSGuC5zc
Quanto  a Lorenzino,  Giannuli sembra attribuirgli la responsabilità dell’entrata in recessione dell’Italia, ed anche Moddy’s scrive che Renzi ha fallito tutti gli obiettivi economici che aveva previsto di raggiungere nel 2014 e per conseguenza nessuno dei miglioramenti di bilancio dello Stato italiano si realizzerà. Però ci sono due cablo di Wikileaks molto curiosi, uno di natura “confidenziale” dell’aprile 2008, in cui l’Ambasciatore USA a Roma (Ronald Spogli) fornisce al Segretario di Stato USA (Condoleezza Rice) un quadro dell’andamento della campagna elettorale italiana.
L’Ambasciatore scrive: “L’unica apparente differenza politica fra Berlusconi e Veltroni appare essere il loro approccio al precariato, ma perfino quella differenza è più che altro retorica”.
Il secondo cablo, classificato “segreto” detta il vero e proprio programma di governo “a prescindere da chi vince”, con tanto di indicazione dei Ministri.  Quindi l’agenda di governo sembrava scriverla l’Ambasciata USA, già ai tempi di Berlusconi/Veltroni, e secondo voi ora chi dovrebbe scriverla? Renzi, con la sua rete di amicizie particolari in USA e in Israele (Carrai, Serra, Gutgeld, Bernabè, Kerry e, sopra tutti, Michael Ledeen) era l’uomo giusto, e già la UBS “società di servizi finanziari” con sede in Svizzera e Stati Uniti,  sul sito ufficiale nel gennaio 2014, individuava già Renzi quale capo del governo. Con Renzino, gli USA hanno effettuato la soluzione finale: il rottam’attore ha definitivamente rottamato la sinistra italiana, oltre che impegnarsi strenuamente nel rottamare la democrazia (http://ilcappellopensatore.it).
Per capire chi sono i mandanti dell’omicidio, basta volgere l’attenzione verso il drappo stellato UE. Infatti il sistema europeo delle banche centrali (SEBC), che ha  al vertice la BCE e che detiene la sovranità monetaria, è un sistema assurdo, dettato da un fondamentalismo liberista. La BCE decide la quantità di moneta da immettere in circolazione, a propria totale ed insindacabile discrezione, avendo come obiettivo unicamente il controllo dei prezzi e dell’inflazione (non già la piena occupazione, guarda caso). In sostanza tutta la moneta emessa nell’Unione Europea è ad appannaggio esclusivo delle banche commerciali e costituisce nella sua totalità una “moneta privata-debito”. Le nazioni si finanziano unicamente emettendo obbligazioni sui mercati dove le banche commerciali, spesso proprio quelle che votano le decisioni di BCE, ricomprano il debito con enormi profitti. Viene da sé che, a qualsiasi persona sana di mente, questo sistema apparirà immediatamente demenziale, posto che è chiaro che, essendo tutta la moneta circolante un debito, lo stesso non sarà mai estinguibile e gonfierà anno dopo anno proprio il debito pubblico delle nazioni (ma va!). Il debito aumenterà in misura direttamente proporzionale alla quantità di moneta emessa nel sistema, solo l’esproprio del risparmio privato potrebbe consentire saltuarie discese (non saranno mica le privatizzazioni?)
Ora, se la scusa di tutto questo è il controllo dell’inflazione, come codificato nei Trattati, occorre fare una riflessione semplicissima (peraltro un’inflazione bassa conviene più ai bankgster e che all’economia reale). Ma in questa drammatica crisi economica perché la BCE non stampa moneta esente da debito, invece che imporre agli Stati politiche di austerità dal costo sociale immane? È la domanda delle cento pistole (ironia della sorte anche le pistole erano monete, usate da D’Artagnan e i 3 moschettieri). La risposta alla domanda è semplicemente questa: perché i Trattati lo vietano!! (quando si dice la coincidenza). Basterebbe modificarli, ma ciò non è possibile.  Nonostante ciò le politiche demenziali di austerità proseguono.
Insomma siamo di fronte ai talebani della moneta. L’UE, per pura ideologia d’interesse, uccide la propria popolazione rifiutandosi di cambiare le regole. (Marco Mori, I talebani della moneta)
Questo è il progetto dei bankster  che dominano il mondo. Ed è anche il progetto del nostro supremo sovrano/bankster  della BCE. Infatti quando la BCE stampa denaro, poi non lo regala,  ma lo addebita, cioè lo presta a interesse, e questa è una truffa bella e buona, questa è “USUROCRAZIA”, un potere fondato sull’usura, questa è associazione a delinquere, è falso in bilancio, ed anche istigazione al suicidio. L’usura infatti è una forma subdola di omicidio, perché distrugge la dignità stessa degli esseri umani, li mortifica al punto da indurli al suicidio. Il progetto mira sapientemente a provocare il declino del potere di un popolo sovrano, che inizia con la perdita della sovranità monetaria e continua poi col passaggio dei monopoli dal pubblico al privato, ovvero le famigerate privatizzazioni. Un film già visto in tanti altri paesi del mondo: Brasile, Cile, Argentina, Filippine …  Ora tocca ai paesi Piigs dell’Europa. Ora tocca a noi.
 
Così la triade satanica Monti – Letta – Renzi ha  affondato definitivamente l’Italia, ha pienamente realizzato il suo progetto criminale, senza che nessuna forza politica sia stata in grado di organizzare una mobilitazione trasversale che potesse almeno frenare la recessione, accendere le coscienze, affrontare l’emergenza ormai dilagante. Pochi intellettuali hanno saputo adeguatamente rispondere, cercando di divulgare le verità scottanti di un golpe che viene da lontano, ma che ha come sua arma letale l’euro, ma sono stati spesso relegati nelle catacombe del web, oppure invitati in qualche talk show di nicchia.
 
Per ora non s’intravede nulla di quello che successe in Argentina nel 2001,  quando, sulla spinta delle proteste popolari, il governo decise di dichiarare default sul debito estero denominato in dollari, che ammontava a circa $95 miliardi, e i suoi maggiori rappresentanti furono costretti a scappare in elicottero dal paese per evitare il linciaggio.
 
Invece sembra quasi di sentire il rombo degli elicotteri e il Colonnello Bill Kilgore che dice  a  Lance B. Johnson, mentre la squadriglia di cacciabombardieri F-5 sta sganciando vagonate di napalm su un villaggio vietnamita:  “Il napalm, lo senti? Non c’è niente al mondo che abbia questo odore.  Mi piace l’odore del napalm al mattino. Una volta abbiamo bombardato una collina, per dodici ore, e finita l’azione siamo andati a vedere. Non c’era più neanche l’ombra di quegli sporchi bastardi. Ma quell’odore… sai quell’odore di benzina? Tutto intorno. Profumava come… come di vittoria”. (Apocalypse Now, di F. Ford Coppola) 
O meglio profumava  come di morte, come … l’odore dell’euro.
Rosanna Spadini
 

Terroristi ISIS massacrano 700 civili siriani: I MEDIA CENSURANO!

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Fonte: TG 24 Siria – 
Ieri 700 civili siriani, membri della tribù al-Sheitaat, provincia di DeirEzzour massacrati o decapitati dai jihadisti, nel silenzio dei mass media occidentali. Silenzio che si protrae da più di tre anni, spesso condito con disinformazione e manipolazioni, ma ora che i media parlano di ISIS in Iraq, questo è più evidente e grottesco.
 
I mass media occidentali sembrano accorgersi solo dei massacri che i terroristi tagliagole dell’ISIS commettono nel Kurdistan iracheno (e meno male ne parlano, ci mancherebbe!)ma è doveroso rilevare come invece continuino ad ignorare quelli che da più di tre anni avvengono in Siria, sempre per mano della medesima organizzazione: l’ISIS di Al Baghdadi,che sul fronte siriano è appoggiato da altre organizzazioni terroristiche fondamentaliste: Al Nusra ed i cosidetti “qaedisti” di Al Zawahiri.
 
E’ di ieri la notizia, che ha fatto il giro del mondo, ma non dell’occidente, che i miliziani ISIS hanno ucciso sommariamente 700 siriani, per lo più civili, membri della tribù Al-Sheitaat, provincia di DeirEzzour, massacrati o decapitati dai jihadisti ISIS.
 
E così, i mass media occidentali ieri hanno evidenziato – giustamente – il massacro di 80 civili yazidi in Iraq, sempre ad opera dell’ISIS, ma non quello quasi 10 volte più consistente subito dal popolo siriano.
 
Prima di proseguire con le nostre valutazioni, vi invitiamo alla lettura dell’articolo pubblicato da RT – Russia Today, una delle principali emittenti russe:
 
 
Se non siete in grado di comprendere l’articolo in inglese, cliccate QUI per leggere la versione tradotta con google translate.
 
Come mai i mass media danno visibilità a ciò che avviene in Kurdistan e ignorano completamente i massacri subiti dal popolo siriano? Una domanda legittima, che si porranno sicuramente molti lettori. Chi mastica un po’ di politica estera, ed in particolare è informato circa la situazione mediorientale invece, conosce già la risposta: i curdi iracheni sono un fedele alleato degli USA, che non a caso sono prontamente intervenuti appena l’ISIS – che da mesi spadroneggia in Iraq ed in Siria – ne ha minacciato i confini e l’incolumità. Invece in Siria governa “quel cattivone” di Assad, che la maggioranza di quei “cattivoni” dei siriani hanno confermato Presidente pochi mesi fa con l’88% dei voti, dinnanzi ad una commissione internazionale composta da deputati provenienti da 30 nazioni che ha verificato il regolare svolgimento delle elezioni.
 
Da TRE ANNI i miliziani dell’ISIS e di Al Nusra insanguinano la Siria, armati di tutto punto dagli USA e dai suoi alleati in medio oriente, mentre i mass media occidentali, con l’ausilio di una pletora di pseudo associazioni create ad Hoc, ma anche di un discreto numero di blog di pseudo-informazione, alcuni dei quali in buona fede, manipolati dalla propaganda, attribuiscono incredibilmente i massacri ad Assad, puntano il dito esclusivamente contro di lui, hanno cercato di attribuirgli anche la responsabilità degli attacchi con armi chimiche che invece sono stati commessi dai terroristi ribelli, per dare la colpa al governo siriano e spianare la strada ad un intervento Usa.
 
Che gli USA abbiano armato la mano dei terroristi che cercano di spodestare Assad, NON è una teoria, ma una realtà accertata; in passato ne hanno parlato anche giornali italiani main stream, come “Il Corriere della Sera” (vedi qui e quie recentemente un senatore americano ha confermato che gli USA hanno finanziato ISIS, circostanzaconfermata anche da Hillary Clinton, secondo la quale “ISIS è sfuggito di mano” agli americani. E su questo aspetto nutriamo molti dubbi, come abbiamo evidenziato in altri articoli.
 
SE GLI USA AVESSERO SPODESTATO ASSAD, OGGI SAREMMO DINNANZI AD UNA SITUAZIONE MOLTO PIU’ COMPLESSA E PERICOLOSA DI QUANTO NON LO SIA GIA’.
 
Le armi chimiche chimiche – oltre 1.000 tonnellate – che Assad ha consegnato alla comunità internazionale (quelle sbarcate a Gioia Tauro) che sono state distrutte, sarebbero finite in mano ai folli terroristi ISIS, disposti a tutto, capaci di qualsiasi orrore e persino di operazioni kamikaze.
 
Persino Monica Maggioni, direttrice di Rainews24, nell’ambito di un servizio andato in onda Domenica 10 Agosto, ha affermato senza giri di parole che “la rinuncia degli USA ad attaccare la Siria e far cadere Assad è stata la cosa più saggia che hanno fatto“, evidenziando quello che abbiamo sostenuto sopra: “se la Siria fosse finita in mano all’ISIS sarebbe stato un grosso problema“.
 
Rainews24 nelle ultime settimane ha dedicato ampia copertura alle notizie riguardanti l’ISIS, come potete verificare QUI direttamente sul sito di Rainews; ma parlano solo dei massacri subiti dalle minoranze irachene (in primis Cristiani e Yazidi) mentre dei massacri che avvengono in Siria non viene fatta menzione.
 
L’ONU deve sostenere Bashar Al-Assad e il popolo siriano, che per oltre 3 anni ha affrontato e limitato il dilagare dei terroristi ISIS, pagando un tributo di sangue altissimo!
 
Il numero delle persone che hanno perso la vita nel conflitto che da più di tre anni dilania la Siria è prossimo alle 200.000 unità: e di questi moltissimi sono civili, uccisi a sangue freddo dai terroristi dell’ISIS e dagli altri gruppi jihadisti, e – non vogliamo certo negarlo – in parte dai bombardamenti dell’esercito regolare di Assad. La differenza sta nel fatto che i terroristi che si oppongono al governo di Assad, avanzano bombardando con mortai e artiglieria le città siriane, in modo totalmente indiscriminato, oltre a fucilare i soldati siriani che finiscono nelle loro mani, sorte riservata anche ai cittadini che sostengono il governo di Assad. Intere famiglie sterminate a sangue freddo, come avviene in Iraq, solo che nel caso della Siria, tutto questo – che avviene, lo ribadiamo, da tre anni – non è stato documentato dai media occidentali. Se questi fatti sono emersi è grazie ai media siriani, ma anche russi e di altre nazioni non coinvolte nella congiura Usa-occidentale per spodestare Assad, nonché dai blog, gestiti da cittadini siriani. Un’ottima fonte è la pagina TG 24 Siria – http://www.facebook.com/Tg24Siria – e le varie fonti sovente citate da questa pagina, http://tg24siria.wordpress.com –https://syrianfreepress.wordpress.com (in inglese)
 
L’esercito regolare siriano ovviamente cerca di limitare i “danni collaterali“, tuttavia non dispone dei missili di precisione che possiede, per esempio, Israele: quelli che abbiamo visto all’opera su Gaza, capaci di abbattere “chirurgicamente” un’abitazione senza colpire quella a fianco. E pertanto quando l’esercito siriano bombarda le postazioni dei ribelli, talvolta restano coinvolti civili: anche perché  i terroristi ribelli, fanno di tutto affinché il bilancio dei morti sia più elevato possibile, per accusare Assad e per fare propaganda contro di lui, agli occhi del mondo e agli occhi dei siriani dei territori controllati dai terroristi, tuttavia i siriani capiscono quale sia la situazione, e ad eccezione di una piccolissima parte, che ha aderito ai gruppi terroristici, composti per la maggiore da miliziani provenienti da tutti i paesi arabi, sotto la guida di Abu Omar Al Shishani, alias”Omar il ceceno“.
 
il ceceno della foto è il capo delle milizie terroriste, Abu Omar Al Shishani,
Se il governo Siriano non è caduto, a differenza di quanto è accaduto in Tunisia, Egitto e negli altri paesi dove gli Usa hanno alimentato le cosiddette “primavere arabe“, è per due motivi: 1) il grande sostegno popolare di cui gode Bashar Al Assad, a cui la maggioranza assoluta dei siriani sono rimasti fedeli; 2) Il governo siriano è laico (Assad è stato persino premiato, nel 2010, come “esempio di laicità in medio oriente“) ed i siriani sono terrorizzati dall’eventualità di finire in mano ai jihadisti fondamentalisti, che applicherebbero immediatamente la “Sharia”…
 
 
APPROFONDIMENTI:

Ostia, 3km di spiaggia sono riservati alla Presidenza della Repubblica

A Ostia, precisamente a Castelporziano, ci sono 3 km di litorale – certo non un piccolo lido – riservati esclusivamente al Presidente Napolitano e ai dipendenti del Quirinale. L’accesso ed il transito, a piedi come a nuoto, entro i 300 metri dalla costa, sono interdetti per decreto, e ci sono numerosi uomini delle forze dell’ordine a vigilare. La spiaggia è ben sorvegliata, e persino il bagnino è un poliziotto. Oltre alla spiaggia c’è anche il parcheggio riservato e persino la pineta: “un ambiente bellissimo” a detta di un privilegiato che può accedere…

Ecco il video de Il Fatto Quotidiano:
http://www.nocensura.com/2014/08/ostia-3km-di-spiaggia-sono-riservati.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews