A un secolo dalla strage in cui furono assassinati circa un milione e mezzo di persone, una petizione europea online contro il negazionismo e per la giustizia e la democrazia
Da alcuni anni, ormai, una parte della società civile turca organizza con coraggio la commemorazione del genocidio armeno. Poco alla volta si è andato formando e ampliando un circolo virtuoso di verità e di giustizia, che riunisce sempre più persone, unite in una commovente dimostrazione di umanità per far fronte al discorso negazionista ufficiale. L’anno scorso, per la prima volta in quasi un secolo, una delegazione straniera composta da dirigenti della diaspora armena e da dirigenti antirazzisti europei, ha preso parte alle commemorazioni in Turchia, rispondendo all’appello alla solidarietà lanciato dalla società civile turca.
Tutti insieme il 24 aprile 2013 abbiamo dimostrato che coloro che in Turchia ammettono e commemorano il genocidio armeno sono di giorno in giorno più numerosi. Abbiamo fatto vedere che una parte della società turca, attaccata ai valori della democrazia e dei diritti dell’uomo, è pronta ad affrontare il suo passato con lucidità.
Quest’anno, tutti insieme – militanti antirazzisti, dirigenti della società civile, cittadini impegnati, intellettuali, artisti turchi e di altri paesi europei, di origini diverse ma uniti dal desiderio di vedere infine riconosciuta la verità storica – commemoreremo in Turchia il 24 aprile 2014 il genocidio armeno, che fa parte del presente anche se siamo vicini al centesimo anniversario di quando fu perpetrato.
La nostra iniziativa condivisa è un’iniziativa di riconoscimento, di solidarietà, di giustizia e di democrazia. È un’iniziativa di riconoscimento perché permette simultaneamente ai membri della diaspora armena e agli armeni di Turchia, che resistettero all’esilio, di portare apertamente il lutto per i loro antenati, così come permette alle organizzazioni e ai turchi singolarmente di chiedere perdono ai discendenti delle vittime di alcuni dei loro antenati.
È un’iniziativa di solidarietà tra tutti coloro che si battono per la verità storica. Lo spartiacque non è tra turchi e ameni, ma tra coloro che si battono perché il genocidio armeno sia ammesso e coloro che promuovono il negazionismo. In sintesi, non è questione di origini, ma di un’idea, di un progetto comune.
È un’iniziativa di giustizia. Come dice Elie Wiesel “il genocidio uccide due volte, la seconda con il silenzio”: ciò significa che il negazionismo è la continuazione del genocidio, l’evento più violento al quale possa portare il razzismo. Combattere il negazionismo significa tentare di lenire il trauma trasmesso da una generazione all’altra nelle comunità armene. Significa battersi contro il razzismo, per una società più uguale e più giusta. Significa offrire alle nuove generazioni la possibilità di proiettarsi insieme verso il futuro.
Infine, la nostra è un’iniziativa per la democrazia. Non soltanto perché rimuovere il tabù del genocidio è un requisito indispensabile per far progredire la libertà di espressione in Turchia, ma anche perché – come ricordava spesso Jorge Semprun – la democrazia presuppone una certa vitalità da parte della società civile. Rafforzare i legami tra le società civili significa dare nuova forza a coloro che lottano per promuovere la democrazia in Turchia come nel resto d’Europa.
Di conseguenza, il 24 aprile prossimo commemoreremo insieme e in Turchia il genocidio degli armeni, o sosterremo coloro che lo faranno, e invitiamo tutte le persone che hanno a cuore il riconoscimento, la solidarietà, la giustizia e la democrazia a unirsi a noi per girare una volta per sempre la pagina di un secolo di negazionismo.
(traduzione di Anna Bissanti)
Hanno già firmato la petizione, tra gli altri, Bernard Henri Lévy, Bernard Kouchner, Adam Michnik, Tahar Ben Jelloun, Dario Fo e André Glucksmann.