Ilo: “gravi vizi di forma” nelle ricerche FMI sul lavoro

 L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL , ILO nell’acronimo inglese) ha appena pubblicato un’analisi scritta dalla sua economista Mariya Aleksynska, su una serie di quattro recenti documenti di ricerca del FMI sull’impatto delle riforme del mercato del lavoro. I documenti del FMI concludevano che le riforme liberalizzatrici del mercato del lavoro potrebbero aiutare a ridurre la disoccupazione. Il Fondo ha giustificato il suo sostegno ad un sostanziale indebolimento delle normative del lavoro, sia in Europa che altrove, sulla base di questi ed altri documenti preparati sullo stesso tema.
 
Lo studio dell’ILO dimostra che i dati sul mercato del lavoro, sui quali sono basati i documenti, le analisi e le raccomandazioni dei ricercatori del FMI, presentano un grave vizio di forma: gran parte delle “riforme” identificate dagli autori del FMI erano in realtà spiegate da risultati derivanti da interruzioni nella serie di dati disponibili, di cui gli autori erano inconsapevoli.
 
Le conclusioni dello studio ILO “chiamano in causa molti dei risultati empirici di tali documenti (del FMI) e delle raccomandazioni politiche basati su di essi… (Essi) rischiano di incoraggiare i responsabili politici ad intraprendere riforme, su questioni politiche sensibili, frettolose e disinformate con conseguenze economiche e sociali di vasta portata”.
 
Lo studio osserva che, in numerosi casi, le “riforme” di deregolamentazione del mercato del lavoro sono state imposte tramite le condizionalità dei finanziamenti concessi dal FMI.
 
Riportiamo di seguito alcune delle conclusioni dell’esame da parte dell’economista dell’ILO sui documenti di ricerca del FMI sulle riforme del mercato del lavoro:
 
· I documenti del FMI si basano su un “ Economic Freedom of the World Database ” (Database della libertà economica mondiale) pubblicato dal conservatore Istituto Fraser di Vancouver, la cui componente delle normative del lavoro consiste in un mix di meri dati, indici compositi e sondaggi di opinione, con il mix che cambia nel corso del tempo. Per esempio, dal 2002 la sub-componente dei salari minimi usava l’indicatore per salari minimi “Doing business” della Banca Mondiale, basato su una misura quantitativa del salario minimo per legge come percentuale del valore aggiunto per lavoratore. Invece, prima del 2002, il sub-componente dei salari minimi era basato su un sondaggio di opinione di dirigenti aziendali, effettuato dal Forum Economico Mondiale, sulla loro valutazione dell’applicazione di un salario minimo per legge nel loro paese. Si tratta di due concetti completamente differenti, ma i documenti del FMI li trattavano come se si trattasse della stessa cosa.
 
· Numerose altre interruzioni nella serie di dati Fraser si sono verificate, molte di queste anche nel 2002 quando è stata pubblicata la prima edizione di “Doing Business”. Gli autori del FMI hanno trovato che ben oltre metà delle 53 “riforme del mercato del lavoro su larga scala” che si dice sarebbero state effettuate tra il 1980 e il 2008, sono avvenute nel 2002 e ciò si spiegherebbe con le interruzioni nella serie di dati, concentrate in quell’anno. Gli autori del FMI non hanno neanche tentato di identificare ed analizzare i reali processi di riforma del mercato del lavoro; hanno solo cercato delle modifiche sostanziali negli indici compositi.
 
· Gli indici usati dagli autori del FMI erano ulteriormente viziati dal fatto che, quando i dati non erano disponibili per specifiche sub-componenti in un certo anno, cosa che accadeva di frequente, essi calcolavano semplicemente la media di quelli che erano disponibili. L’economista dell’OIL è stata in grado di replicare solo 17 delle 53 “riforme” identificate dagli autori del FMI, escludendo i dati mancanti per ogni sub-componente.
 
· Tre delle sei sub-componenti dell’indice Fraser si basano sull’indicatore di flessibilità del mercato del lavoro del “Doing Businesss” (“Employing Workers Index”), che la Banca Mondiale ha sospeso nel 2009 a causa dei grandi vizi concettuali e che ha ordinato al suo staff di non usare più né nelle analisi né per formulare raccomandazioni politiche. Una postilla rivela che, in modo stupefacente, gli autori del FMI “non erano a conoscenza…. delle questioni di sensibilità collegate al “Employing Workers Index” della Banca Mondiale.” La stessa postilla afferma che essi ignoravano anche le interruzioni metodologiche nella serie di dati Fraser, anche se questi sono esplicitamente segnalati dall’Istituto Fraser sul suo sito web.
 
· Come il “Doing Business”, soprattutto nelle prime edizioni che citavano paesi con normative del lavoro minime o addirittura privi di esse come “i migliori performer”, i documenti del FMI mostrano una chiara inclinazione a favore della deregolamentazione del mercato del lavoro equiparando normative del lavoro più flessibili alla “migliore qualità”. Aleksynska nota che il punto di vista dei documenti del FMI “presuppone la linearità dell’impatto delle normative sui risultati del mercato del lavoro” e contrappone ad essi la ricerca dell’OIL e il “Rapporto sullo Sviluppo Mondiale 2013: occupazione” della Banca Mondiale, il quale non ha trovato alcuna prova empirica di una relazione lineare tra le normative del lavoro e i risultati economici. In considerazione di queste ultime opere e in contrasto con il punto di vista del FMI, “una regolazione di alta qualità non sarà quella con il livello più basso, ma quella che bilancia la necessità di fornire un trattamento equo e la sicurezza del reddito ai lavoratori con la possibilità di aggiustamenti occupazionali per le aziende”.
 
Lo studio “Deregulating labour markets: how robust is the analysis of recent IMF working papers?“ (Deregolamentare i mercati del lavoro: quanto è solida l’analisi dei recenti documenti di lavoro del FMI?) (27 pagine) di Mariya Aleksynska, è disponibile (in inglese) sul sito web dell’ILO .
Ilo: “gravi vizi di forma” nelle ricerche FMI sul lavoroultima modifica: 2014-04-02T08:26:13+02:00da davi-luciano
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