Processo Baita, giornata delle difese.

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SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – FEB• 15•14
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La Baita No Tav un patrimonio dell’umanità, tace e accusa i colpi l’ala distaccata della magistratura torinese. Ventuno imputati, cinque assolti.

Dentro e fuori del Palazzo di Giustizia soliti squadroni implotonati e all’uscio dell’aula il solito controllo documenti, – stanca, ma non si fa più caso – diranno i No Tav. Un crescendo di motivazioni hanno messo all’angolo chi in questi pochi giorni di riposo dalle arringhe della pubblica accusa si sentiva con un risultato già in tasca. Le facce della medaglia si sono capovolte, se il giorno dei PM vedeva scorte, investigativa e tecnici tesi e sorridenti nel finale, oggi non è andata così.

Inizia la giornata con alcuni vizi formali e incongruenze sulle registrazioni, pochi minuti e, con l’attenta difesa tutto si appiana. Iniziano le arringhe. Non tutti gli imputati vengono identificati al momento dello strappo del sigillo – un nastro bianco e rosso con la scritta carabinieri, l’invalicabile piede dello stato “Gli impuniti hanno agito con coscienza di disobbedienza civile. L’unica condotta ravvisabile e non sanzionabile a fronte del reato 342 c.p.p. – il 342 non si può applicare è da escludere in radice” dirà l’avvocato La Macchia.

Seguono gli altri avvocati del Legal Team – l’attività dei PM potrebbe trarci in inganno, i fatti da loro esposti sono corretti l’esposizione è valida… ricostruzione corretta, bravi nel riconoscere ed assolvere alcuni imputati.

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Tutti però concordano su fatti riconosciuti anche dalla procura: siamo davanti ad un movimento. Per la prima volta i Pm si esprimono parlando dei No Tav, incalzano gli avvocati – il movimento è radicato nelle menti italiane e intellettuali, anche se ci sono alcuni soggetti che agiscono per impedire l’opera, la disobbedienza gandhiana era anche attiva, colpiva con il sabotaggio. In questo caso il movimento ha voluto erigere un bene comune, “Avevano dichiarato che la baita era un punto informativo e che sarebbe stata donata al comune come bene da utilizzare per i viandanti della via francigena”, l’antica via che oggi il cantiere ha inglobato e distrutto. Continuano dicendo “Se volevano potevano porre un container con le ruote senza incorrere in nulla, hanno scelto la tutela dell’ambiente come dice la costituzione, il diritto all’ambiente, e si sono fatti parte attiva……hanno costruito un punto informativo in pietra e legno, poi non sono riusciti ad ultimare con le lose il tetto…..è giunto il cantiere”.

Molti degli imputati dopo tre mesi non sapevano se la baita fosse ancora sotto sequestro – bisogna fotografare la situazione reale, la procura deve ancora dimostrare che i soggetti erano, dopo tre mesi, a conoscenza che vi erano dei sigilli. Un esempio per tutti, il piastrellista – nel giorno 29 dicembre di quell’anno, entra nella struttura piastrella il bagno e se ne va. Oggi imputato.

Le difese entrano nel merito degli articoli imputati “Il 342 parla di apposti sigilli, ma non cadiamo nel tranello. Andiamo a leggere il sequestro che dice, ‘esiste il rischio e quindi viene richiesto il sequestro al fine di evitare l’opera di costruzione’. In una macchina posta sotto sequestro, io non posso andare in giro, non posso guidarla, ma posso sedermici dentro se mi va”. Alcuni imputati su questa base dovranno essere assolti dal momento che il solo fatto di essere entrati nella baita non ha violato la prescrizione del giudice sequestratore che ne bloccava la sola costruzione.

Sulle aggravanti derivanti dai carichi pendenti dove la magistratura sperimentale, definita da Erri De Luca, intende raddoppiare la pena di questo processo vi sono addirittura condanne del 1973 punite con ammenda di 40.000 lire, oggi queste graverebbero condannando ad alcuni anni di reclusione – sono aggravanti insostenibili – dirà un avvocato del Legal Team.

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Le arringhe finali raccontano di imputati innamorati della legge e della giustizia che hanno come unico modo quello di disubbidire – se facevano una raccolta di firme, quale media lo avrebbe scritto, è ovvia la moralità degli imputati, ancor più in vicende come questa che difendono la Costituzione.
Quindi va riconosciuto il 650 c.p.p. con l’art. 62/1 le attenuanti per motivi di particolare valore sociale e coscienza collettiva. “In un paese dove l’abusivismo impera sarebbe proprio una condanna esemplare”. Abbiamo i fatti, i due carabinieri ci hanno detto in aula che non hanno visto entrare gli imputati” – sono due dei più noti alle cronache – abbiamo un cantiere con più vincoli della baita, sulla baita vengono ottemperati e sul cantiere no “Fermiamo 50 metri di costruzione mentre 5000 metri di inutilità, prescritti dall’Europa, perché la linea non è satura, vanno bene così. E’ veramente Davide contro Golia dove Davide si sostituisce all’informazione libera, baluardo della democrazia contro Golia che rappresenta il conflitto di interesse” le difese dichiarano.

Le facce della medaglia si sono capovolte. Sarà difficile condannare persone consapevoli di rispettare l’ambiente, il diritto e la Costituzione. E una promessa. Questa legge umana non scritta sulla carta ma nei cuori: dove ciò che si percepisce come giusto spinge persone ad ultimare il tetto della baita oramai sotto sequestro, per il solo fatto di aver speso una parola, la promessa di costruzione che diventava patrimonio dell’umanità per i viandanti della via francigena.

Processo Baita, giornata delle difese.ultima modifica: 2014-02-16T10:56:11+01:00da davi-luciano
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