Respinta al Senato da tutti i partiti la proposta del Movimento 5 Stelle che prevedeva l’istituzione di uno strumento per verificare “gli arricchimenti illeciti ai danni dell’Erario”. Sel e Lega si sono astenuti
Ma la proposta di Grillo e dei suoi parlamentari non è nuova. Il primo a provarci era statoAntonio Di Pietro nel 1996, allora ministro dei Lavori pubblici: era sua la proposta per la creazione di un’”authority” contro la corruzione nella pubblica amministrazione e, tra i provvedimenti da adottare, prevedeva anche un’anagrafe patrimoniale per i dirigenti. Approvato al Senato, non trovò alcun seguito. A portare avanti il tema anche i radicali che dal 2007 hanno posto al centro delle loro battaglie la creazione di un’”Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati”, che permette l’accesso tramite web della documentazione che riguarda patrimonio e operato del singolo.
Il “Politometro” è uno dei venti punti del programma del Movimento 5 Stelle e vorrebbe essere la risposta (l’integrazione) al redditometro per i cittadini. “Vorrei integrare”, scriveva nel 2012 Beppe Grillo sul blog, “la proposta del redditometro con il “politometro”. Uno strumento che valuti la differenza tra ricchezza posseduta dai politici e dai funzionari pubblici dall’atto della loro nomina nell’arco degli ultimi vent’anni. Non è difficile realizzare un’applicazione che faccia la differenza tra patrimonio attuale (P2), patrimonio iniziale (P1) più il reddito ufficialmente percepito nel periodo (C). Quindi il risultato, che chiameremo Z, sarà dato da Z = P2 – (P1 + C). Se Z sarà superiore a 0, escludendo partite straordinarie come eredità o vincite al Superenalotto, la differenza dovrà essere restituita alle casse dello Stato con l’aggravio fiscale del 60%. Il politometro potrebbe essere applicato dalla prossima legislatura”. E concludeva: “Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere”. Ma una volta a Roma, a opporsi all’istituzione dello strumento per il reddito dei politici sono i partiti politici.