Chi è Mario Molinaro, l’uomo che molti vorrebbero al Quirinale (Nicola Bizzi)

Si fanno sempre più insistenti le voci attorno all’elezione al Quirinale di un uomo nuovo, non legato ai partiti e alle istituzioni. Si tratta solo di fantapolitica?
In questa delicata fase politica che vede l’Italia sempre più affondare nella recessione economica, con un Governo fallimentare tenuto artificiosamente in piedi dalla cabina di regia del Quirinale, si parla sempre più con insistenza di una messa in stato di accusa del Capo dello Stato, di una sua richiesta di impeachment sostenuta a gran voce da Beppe Grillo e dal suo Movimento 5 Stelle.
 
Nessun Presidente della Repubblica, dalla Costituente ad oggi, è stato similmente tanto attaccato dall’opinione pubblica e dai partiti di opposizione, neanche Oscar Luigi Scalfaro, che, per quanto sia stato a mio avviso il peggiore Capo dello Stato della nostra storia repubblicana, godeva di maggiore considerazione e di maggior rispetto anche da parte dei suoi più acerrimi detrattori.
 
Ormai, a sostenere Napolitano restano soltanto il Partito Democratico (neanche tutto),  i tecnocrati di Scelta Civica e la goffa compagine dei diversamente centro-destristi di Angiolino Alfano. E si parla con sempre maggiore insistenza di un addio anticipato al Colle da parte di “Re Giorgio”, che probabilmente si dimetterà prima che possa concretizzarsi l’impeachment o che emergano ulteriori particolari scottanti sulla trattativa Stato-Mafia. Si realizzerebbe così la facile profezia di Grillo, secondo cui il discorso di fine anno che Napolitano si appresta a pronunciare (per i pochi che lo ascolteranno) sarà l’ultimo della sua carriera presidenziale.
 
Era quindi inevitabile, data la situazione, che si cominciasse a fare ipotesi su chi sarà chiamato a prendere il posto di Napolitano al Quirinale, a guidare la Repubblica in una fase di crisi indubbiamente senza precedenti. E di nomi ne stanno circolando parecchi già da giorni, nei corridoi dei palazzi del potere, come mi hanno confermato vari deputati e senatori che ho avuto modo recentemente di sentire. Troppi nomi, a dir la verità, indice di come difficilmente possa essere raggiunto un accordo fra le parti politiche per tirare fuori dal cappello un personaggio che possa godere di un minimo consenso bipartisan (dovremmo dire “tripartisan”, perché è ormai evidente che il Movimento 5 Stelle rappresenti di fatto un “terzo polo”).
 
Martino Cervo, sul numero di oggi di Libero (sto scrivendo il 28 Dicembre), in un suo lungo articolo a tutta pagina,  paventa il rischio di un’imminente elezione al Colle di Romano Prodi. Dopo l’impallinata ricevuta ad Aprile, ritengo molto improbabile che un simile individuo, che tanto danno ha arrecato alla Nazione, possa avere serie chance di riprovarci in una sua improbabile scalata al Quirinale. Il collega Cervo può quindi, secondo me, tranquillizzarsi. Prodi è a mio parere già bruciato e ritengo estremamente difficile che il suo nome possa trovare i consensi necessari per raggiungere un obiettivo in cui probabilmente neanche il principale affossatore della nostra economia crede.
 
Molto spesso abbiamo l’abitudine di identificare i nostri politici e i vertici delle istituzioni come “quelli che comandano”, come i reali detentori del potere decisionale. Ma l’esperienza dovrebbe ormai averci insegnato che i cosiddetti “burattini” (i politici) sono sempre manovrati da abili burattinai, i veri manovratori della politica e dell’economia. Personaggi che, nella maggior parte dei casi, sono poco noti all’opinione pubblica (quando non del tutto sconosciuti) e che amano restarsene dietro le quinte.
 
Quando però il gioco si fa duro (per gli interessi di chi comanda), i duri cominciano a giocare. Vale a dire che, parafrasando il mitico John Belushi in Animal House, i burattinai intermedi (mai però quelli grossi, quelli che stanno veramente in alto), talvolta scendono direttamente in campo, non fidandosi più dei burattini, per salvaguardare direttamente i loro piani di dominio e di controllo. É accaduto più volte nella nostra storia recente. Basti citare i casi di Giuliano Amato, Romano Prodi, Tommaso Padoa Schioppa, Mario Monti e Enrico Letta. Tutti burattinai di medio calibro, di fatto costretti dalle circostanze a scendere direttamente nell’agone politico per meglio garantire l’esecuzione di programmi che i burattini di turno rischiavano di non essere all’altezza di portare avanti.
 
Come ha denunciato tempo fa, sempre su Signoraggio.it, Alessandro Raffa in un suo ottimo articolo, tutti quei personaggi che in Italia si pensa che contino qualcosa, in realtà non hanno un effettivo potere e sono tutti intercambiabili. Sono tutte persone di seconda fila il cui compito consiste nell’imbonire gli Italiani, ciascuno secondo le proprie competenze, per far loro credere di vivere sotto una democrazia, e quindi  eseguire gli ordini dei loro veri padroni.
 
E chi decide veramente in Europa? Angela Merkel? Herman Van Rompuy? Olli Rehn? José Manuel Barroso? Mario Draghi?
 
Come ha sottolineato sempre Alessandro Raffa, nessuno di questi. Anche loro sono tutti intercambiabili, persone di seconda fila incaricate di eseguire quello che altri decidono e pianificano.
 
Esiste in Europa una organizzazione, una sorta di club esclusivo composto da una cinquantina di persone, denominato Ert Europe. Si tratta di un circolo di gran lunga più influente del famigerato Club Bilderberg e che fino a poco tempo fa era assolutamente sconosciuto alla grande opinione pubblica. Ma adesso, poiché evidentemente gli equilibri nelle alte sfere stanno cambiando, l’Ert Europe è uscito formalmente allo scoperto addirittura con un proprio sito internet.
 
Il Club è nato nel 1982, fortemente voluto dall’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, che ne affidò l’iniziale cura a Licio Gelli.  Costituisce lo zoccolo duro delle persone che prendono ogni decisione in Europa: loro decidono chi governa e chi non lo fa; loro stabiliscono se l’Italia avrà le larghe intese, se la Germania avrà la grossekoalition e se è il caso che il Belgio abbia o non abbia un governo. Loro decidono quali leggi far passare in Italia e nel resto d’Europa. Loro decidono quanti disoccupati ci devono essere o non essere e se le imprese italiane devono o non devono essere pagate.
 
Complessivamente è stato calcolato che l’Ert Europe ha a disposizione un budget intorno a 1,28 miliardi di Euro, utili per pagare soprattutto coloro che si dimostra necessario mettere nella lista della spesa per far varare leggi, dispositivi, spostare capitali, lanciare leader politici, etc. Controllano il 75% della produzione mediatica europea. Mediaset la controllano attraverso gli incroci azionari trasversali e Berlusconi non lo hanno mai voluto dentro perché lo considerano inattendibile e inaffidabile, troppo individualista per i loro gusti, e gli danno ordini dall’esterno. Controllano le borse, i mercati, gli investimenti industriali. Stabiliscono le assunzioni nelle corporation, nelle aziende statali strategiche, le commesse militari, chi deve andare su, chi deve andare giù, chi deve andare a dirigere i canali televisivi, i giornali, le banche.
 
Tanto per farvi un esempio, in Italia la persona al momento più influente e decisiva, soprattutto  quanto riguarda le tematiche sociali, è il manager Carlo Bozotti, che dirige e coordina nell’ambito dell’Ert Europe tutti gli aspetti legati alle politiche sociali in Europa. Si tratta di uno dei più importanti imprenditori italiani, leader nella produzione dei semi-conduttori, eppure il suo nome risultaai più perfettamente sconosciuto.
 
Non condivido le posizioni di chi pensa che l’Ert Europe sia uscito allo scoperto perché ritiene di aver vinto. Secondo me lo ha fatto per il motivo opposto, perché gli equilibri a livello globale stanno repentinamente cambiando e organizzazioni come l’Ert Europe, il Bilderberg e l’esclusivo Club Pinay si sentono franare il terreno sotto i piedi, cominciano ad aver paura. Da tempo, infatti, altrettanto potenti organizzazioni, per lo più asiatiche, stanno sfidando in campo aperto questi sodalizi criminali occidentali che fino ad oggi hanno deciso sulle nostre teste. E, secondo fonti bene informate, sarebbero passate al contrattacco, minandone pesantemente gli interessi ed arrecando loro danni di portata incalcolabile.
 
Che cosa c’entra tutto questo – vi chiederete – con la nostra Presidenza della Repubblica?
 
In qualche modo c’entra, perché fonti bene informate mi hanno riferito che, nei corridoi del potere (quello vero, non quello di Montecitorio o di Palazzo Madama), sta circolando da alcune settimane con una certa insistenza il nome di un personaggio, anch’esso del tutto sconosciuto all’opinione pubblica, che molti indicherebbero come probabile successore di Giorgio Napolitano. Stiamo parlando di Mario Molinaro.
 
Abbiamo voluto capirne di più, e non è stato facile. A dimostrazione di come chi realmente conta non appaia mai direttamente sul chiassoso palcoscenico della politica, abbiamo riscontrato che anche in relazione a questo personaggio è piuttosto difficile reperire informazioni, e soprattutto fotografie.
Da non confondere assolutamente con un suo omonimo, che è uno stimato docente di Istologia ed Embiologia alla Sapienza di Roma, il Mario Molinaro di cui parliamo è nato a Francoforte, in Germania 53 anni fa da una famiglia proveniente da un piccolo centro della Lucania. Risulterebbe affiliatosi diversi anni or sono ad un ordine massonico francese, Le Droit Humain, che, come sostiene nel suo sito internet “non si limita alla pratica speculativa, semplicemente teorica, ma lavora nei suoi Templi con lo sguardo aperto sul mondo, ove ciascuno dei suoi membri svolge il suo ruolo, come Uomo libero e di buoni costumi, senza dogmi e nel rispetto di ogni credenza religiosa”. I Massoni di “Le Droit Humain” – sostengono sempre nel loro sito – operano liberi da indirizzi filosofici e politici”.Dicono però di lui che sia anche un fervente cattolico e che per questo goda di forti appoggi negli ambienti vaticani. É di sicuro un uomo di grande cultura, con forti entrature negli ambienti diplomatici internazionali. Alcune fonti sostengono anche che sia stato in passato molto vicino all’amministrazione USA.
Si tratterebbe, in sostanza, di un uomo apparentemente fuori dai giochi di potere di palazzo, mai eletto alla Camera e al Senato e che mai ha rivestito ruoli di governo. E forse è proprio questo il motivo per cui si sta facendo il suo nome per il Quirinale. Se queste voci sono vere, vi sarebbe l’intenzione, evidentemente da parte di persone molto influenti, forse proprio quelle organizzazioni antitetiche ai vari Bilderberg, Pinay e Ert Europe, di portare alla massima carica dello Stato un uomo nuovo, un personaggio di rottura capace di ridisegnare tutti gli assetti istituzionali.
 
Molto aperto nei confronti dell’Islam, in particolare quello sciita, corre voce che abbia avuto un ruolo decisivo nel promuovere la recente visita a Teheran di Emma Bonino. Molinaro, infatti, ha preso in più di un’occasione le parti della Repubblica Islamica dell’Iran. Fece molto rumore la sua “Lettera aperta al popolo iraniano”, con la quale due anni fa prese le difese del Presidente Mahmud Ahmadinejad, lodandone la politica e la moralità. In un passo di questo documento, egli affermò che “Definire una dittatura uno Stato teocratico è follia, come sarebbe follia pensare che uno Stato che ruota intorno all’Essenza del Trascendente possa essere pericoloso! Si, pericoloso per tutti quegli Stati dove al posto dell’Uomo c’è il denaro! E che percepiscono il Trascendente come uno psichismo dell’immaginazione”. Attaccando la “demenza del relativismo occidentale”, sostenne inoltre che “La vera Libertà viene dal Trascendente, mentre dal denaro e dal potere viene la sedicente e falsa libertà. Questo è un punto incontrovertibile”. E ancora: “L’Occidente, col suo relativismo, ha esaltato la droga, il divorzio, l’aborto, l’eutanasia e quanto di peggio poteva esaltare, compresi gli interessi capestro sui prestiti, e ridotto la centralità dell’Uomo a un niente del valore di una assicurazione”.
 
Considerato a lungo dagli ambienti della destra radicale alla stregua di un ideologo per via di queste sue posizioni forti e nette, lui si definisce però un “socialista” alla sua maniera.
 
É tornato recentemente, attraverso il sito Mondoliberonline.it, a criticare le sanzioni all’Iran, sostenendo che avvantaggerebbero solo l’India e la Cina, e si è apertamente scagliato contro i poteri forti e i mali della nostra società: “Ritengo di appartenere a quella parte di umanità che un giorno sarà dominante in un mondo dove non ci sarà più sete e più fame, e la vita sarà comunemente considerata sacra alla stregua della libertà di pensiero, che necessariamente non significa imporre il proprio pensiero ma che semplicemente vuole significare la capacità di un normale processo di realizzazione mediante un processo di autocoscienza in relazione al mondo circostante per il conseguimento della felicità”.
 
E ancora, parlando di sé stesso, ha fatto una mirabile sintesi del suo pensiero, riuscendo in poche frasi a toccare tutti i temi di più scottante attualità, dalla legge elettorale alla riforma della magistratura, dalla sanità fino alla pressione fiscale e alla questione degli OGM: “Sognatore? Non credo proprio! Socialista? Un po’ si, ma alla mia maniera! Libero pensatore? Ci potete scommettere! Cosa voglio? La mia e altrui libertà! Libertà di esprimere il mio voto di preferenza! Libertà dalla malasanità! Libertà dal ricatto e dalla corruzione! Libertà dai magistrati corrotti! Libertà dalle forze dell’ordine corrotte! Libertà dai servizi segreti corrotti! Libertà dalle droghe e da tutti coloro che sfruttano in maniera subdola la loro esistenza! Libertà dai cibi transgenici! Libertà dalla radioattività! Libertà dalle tasse pagate e divorate dai parassiti! Libertà dai veleni dell’aria! Libertà… E quindi auguriamoci che i sogni diventino realtà!”.
 
Questo è indubbiamente un parlare da leader, il parlare di una persona evidentemente ben consapevole di avere degli appoggi non indifferenti e trasversali.
 
Che la Chiesa abbia deciso, vista la crisi senza apparenti vie d’uscita in cui versano le nostre istituzioni, di far scendere in campo un personaggio in un certo modo ad essa vicino?
 
C’è anche un interessamento attivo della massoneria, o di una parte di essa, dietro al circolare insistente del nome di questo personaggio?
 
Un alto esponente di quest’ultima, che si dichiara in contatto con Mario Molinaro, ci ha riferito che egli negherebbe categoricamente ogni suo coinvolgimento nella corsa al Quirinale e ogni sua ambizione in tal senso, confermando però al contempo di essere al corrente dell’interessamento di più parti che lo vorrebbero a rivestire la massima carica dello Stato.
 
Si tratta solo di fantapolitica o c’è del vero dietro a tutte queste voci? Sicuramente lo sapremo presto, seguendo gli sviluppi dello crisi istituzionale in atto.
 
Nicola Bizzi
Chi è Mario Molinaro, l’uomo che molti vorrebbero al Quirinale (Nicola Bizzi)ultima modifica: 2013-12-31T12:53:43+01:00da davi-luciano
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