L’affitto? Te lo mangiano le tasse, fino al 70% del canone annuo

Il Sole 24 Ore ha incrociato i dati di Tecnocasa e le delibere dei Comuni: affittare non conviene (ma neanche tenere sfitto…). A Torino, su un canone pattuito di 5.400 euro all’anno, chi affitta paga 2.918 euro di tasse (il 54%) con la cedolare secca e 3.917 euro (72,5%) con la tassazione ordinaria
 
Pubblicato il 2 dicembre 2013 12.41 – di Redazione Blitz
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ROMA – L’affitto? Te lo mangiano le tasse. I proprietari di una casa data in affitto pagano di tasse fino al 70% del canone annuo pattuito con gli inquilini.
Tempi duri per chi affitta: da un lato la crisi ha fatto calare i canoni d’affitto, dall’altro l’Imu ha raddoppiato le imposte sulla proprietà.
Tasse alle quali si aggiunge il saldo che aspetta al varco il 16 gennaio, la mini-Imu. Scrivono Cristiano Dell’Oste e Valentina Melis sul Sole 24 Ore:
 
“Il saldo dell’Imu sulle case affittate dovrà essere pagato con le aliquote decise dai Comuni, spesso allineate al livello massimo dell’1,06 per cento. E la somma delle imposte sul possesso e sui redditi raggiungerà nel 2013 un livello record. Soprattutto per chi possiede abitazioni con una rendita catastale elevata rispetto al valore di mercato: case accatastate in categoria A/2, costruite dagli anni 80 in poi o situate in quartieri periferici o in città di provincia dove la crisi del mercato ha colpito più duro”.
 
Il Sole 24 Ore ha incrociato le rilevazioni di Tecnocasa sul mercato immobiliare con le delibere dei Comuni, e ha calcolato l’impatto delle tasse su una casa data in affitto:
 
“Nel caso di un bilocale in zona Crocetta a Torino, affittato con un contratto a canone libero di 450 euro al mese – cioè 5.400 euro all’anno – il proprietario dovrà pagare più di 2.900 euro traImu e cedolare secca, o addirittura 3.900 eurose resta alla tassazione ordinaria (che comprende l’Irpef ad aliquota marginale, le addizionali comunali e regionali, l’imposta di registro e il bollo). In pratica, il Fisco, si prende dal 54% al72,5% del canone. E questo a condizione che l’inquilino sia puntuale con i pagamenti, perché in caso di morosità il tax rate diventa ancora più alto, dal momento che le imposte si pagano sul canone pattuito, e non su quello incassato. Per avere un’idea della portata dei rincari, due anni fa – al tempo dell’Ici – l’Erario e il Comune si accontentavano di una percentuale compresa tra il 35%(con la cedolare secca) e il 49% (a tassazione ordinaria).
 
Ma c’è un’altra variabile da valutare: la tassazione sullo sfitto, che per lo stesso bilocale a Torino costerebbe più di 2mila euro e difficilmente scende sotto i 900 euro nei centri maggiori. E non è detto che un’abitazione fiscalmente «a disposizione» sia sempre una casa di villeggiatura: nel concetto, ad esempio, rientrano anche le case ereditate che non si possono né vendere, né affittare.
 
Non va meglio nelle altre città.
Bari, su un canone annuo di 6.000 euro, se ne pagano 2.600 di tasse con la cedolare secca e 3.700 con la tassazione ordinaria.
Bologna, su un canone di 5.000 euro, si paga 2.750 con la cedolare secca e 3.680 con la tassazione ordinaria.
Firenze, su 7.800 di canone, se ne vanno via 3.200 con la cedolare secca e 4.600 con la tassazione ordinaria.
A Genova, su 4.400 annui, all’Erario finiscono 2.480 con la cedolare secca e 3.300 con la tassazione ordinaria.
Milano, su un canone annuale di 7.800, si paga 2.970 con la cedolare secca e 4.414 con la tassazione ordinaria.
Napoli, su 5.400 euro di canone annuo, sono tassati 2.000 euro con la cedolare secca e 3.010 con la tassazione ordinaria.
Roma, su 12.600 euro di canone annuo, se ne pagano 4.560 di tasse con la cedolare secca e 6.940 col la tassazione ordinaria.
Verona, su 5.400 euro di canone annuale, vengono tassati 2.550 euro con la cedolare secca e 3.520 con la tassazione ordinaria.
 
Il Sole 24 Ore ha chiesto un parere a Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia:
 
“«Ormai sulle case si vedono cartelli con su scritto “Affittasi – vendesi”. Un modo per dire che il proprietario vuole solo liberarsi dell’immobile. Ma ci sono anche casi in cui i proprietari rinunciano a rinnovare i contratti scaduti, perché non trovano inquilini che garantiscano un minimo di redditività». Un altro riflesso della pressione fiscale in continuo aumento – rileva Sforza Fogliani – è il freno agli investimenti per il recupero edilizio, nonostante la proroga delle detrazioni del 50 e 65%, contenuta nel Ddl di stabilità: «Molti appartamenti restano sfitti perché avrebbero bisogno di lavori che il proprietario, in questo scenario, non si azzarda a fare». […]
Come spezzare il circolo vizioso? «Ci sono rimedi che costano qualcosa per lo Stato – rileva Sforza Fogliani – ma ce ne sono anche altri a costo zero». Si potrebbe cominciare, secondo il presidente di Confedilizia, eliminando l’obbligo di redigere l’Attesato di prestazione energetica per ogni nuovo contratto d’affitto. E poi abolendo l’obbligo di costituire un fondo lavori – raccogliendo tutte le somme necessarie – prima di avviare i lavori di ristrutturazione in condominio. Una piccola mossa per non scoraggiare ancora di più gli interventi di recupero”.
L’affitto? Te lo mangiano le tasse, fino al 70% del canone annuoultima modifica: 2013-12-02T19:01:34+01:00da davi-luciano
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