Le paure forti dei poteri forti: la libertà NOTAV e la

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leggete anche il secondo intervento sulla CMC scritto da un ravennate
IL MANIFESTO BLOG

Lo scienziato borderline D’ambiente, nucleare, TAV e altri mostri…di Massimo Zucchetti

  • Quest’estate, in Val Susa, i cantieristi del TAV cercano fra mille difficoltà di far arrivare al cantiere di Chiomonte i pezzi della “Talpa” che dovrebbe finalmente scavare in maniera decente un po’ del tunnel di prova o “geognostico”.

    Godono – con grande dispiego di forze dell’ordine e di mezzi – nel giocare a rimpiattino con la popolazione che cerca – con i pochi mezzi a sua disposizione, essenzialmente i loro corpi – di impedire questo arrivo. Finora, infatti, i prodi sostenitori dell’alta velocità trenistica hanno scavato la bellezza di metri 180 nella montagna, e sono indietro da far paura. Da far paura,ovviamente, a tutti i vari politicanti e boiardi che sul TAV, unico caso al mondo, giocano gli ultimi spiccioli del futuro politico del loro partito al tramonto e nello sbando più totale.

    I politici e governanti francesi, ad esempio, magari anche favorevoli all’Alta Velocità, non ne fanno come i nostri  una questione di vita o di morte. Hanno altre grandi opere da portare avanti, e la Lyon-Turin è fra quelle a priorità più bassa. Se l’Unione Europea darà dei finanziamenti e se l’Italia continuerà ad accollarsi la maggiorparte della spesa per il tunnel, bene, quello forse si può scavare. Per tutte le opere ferroviarie di collegamento, se ne parlerà dopo il 2030. Alla faccia della vecchia bufala che “i francesi hanno già scavato tutto”: ve la ricordate?

    Il 2030 comunque non è così lontano e potrebbe essere una scadenza comoda anche per i nostri dispensatori di denaro pubblico. Se calcoliamo – per esser generosi – l’inizio del cantiere TAV con la caduta di Luca Abbà il 27 febbraio 2012, sono passati finora circa 530 giorni, e quindi se la matematica non è anch’essa anarcoinsurrezionalista e terrorista, fanno:

    180 / 530 = 34 centimetri al giorno

    Dobbiamo ricrederci. Gli amici del TAV sono in realtà fautori della bassa velocità. Bassissima. Ieri al mare, con mio figlio, abbiamo scavato una buca di mezzo metro di profondità: ed abbiamo trovato l’acqua anche noi, come sembra che i nostri prodi abbiano trovato, allagandogli il loro tunnelino e tra l’altro distruggendo la prima delle tante falde acquifere che devasteranno con i loro giochi di guerra.

    Sì, perché il TAV è un tunnel di guerra. Mai ho visto scrivere con tanto coraggio e determinazione questa realtà fattuale, come ha fatto il mio collega e sodale Luca Giunti, tecnico e consulente della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone. Riprendo sunteggiando i suoi pacatissimi argomenti, che  si possono  trovare per intero nell’articolo:

    http://www.notav.info/documenti/giunti-non-chiamatelo-tav-e-solo-una-macchina-da-guerra/

    Da tecnici – professionali ma volontari e quindi non retribuiti – della Comunità Montana e delle associazioni ambientaliste, studiamo da anni i progetti della Torino-Lione. In quest’opera la tecnica non c’è più. Anzi, è stata pervertita. La tecnica è l’insieme delle norme applicate e seguite in una attività, sia intellettuale che manuale. Implica l’adozione di un metodo e di una strategia per identificare in maniera precisa degli obiettivi e dei mezzi più opportuni per raggiungerli.

    La libertà NOTAV fa paura. Foto di Luca Perino

    La libertà NOTAV fa paura. Foto di Luca Perino

     

    Di tutta questa sapienza non c’è traccia nei documenti che dovrebbero sostenere e realizzare la Torino-Lione. L’ultimo progetto presentato – il Definitivo della Prima Fase del lato italiano della Sezione Transfrontaliera:

    1 – ammette candidamente di non conoscere com’è fatta la montagna che vorrebbe scavare per 57 km, facendo scommesse e buone intenzioni sui contenuti di uranio ed amianto, ad esempio;

    2 – ignora spensieratamente come raggiungere il tunnel da entrambi i lati, parzializzando talmente nel tempo e nei risultai l’opera, vista anche l’attitudine dei francesi, che ormai è inutile chiamarla TAV: sia il Tunnel/Totem della cricca del cemento e del tondino.

    3 – disobbedisce spudoratamente alle Prescrizioni imposte dal Cipe,

    4 – dichiara tranquillamente ingenti impatti sull’acqua e sulla salute ma vanifica ogni legale valutazione dei danni,

    5 – annuncia felicemente vantaggi fantastici ottenuti grazie a superlativi incrementi dei traffici continuamente smentiti dal PIL e da tutte le previsioni basate sul buon senso.

    Le prove sono innumerevoli e ben documentate, ma queste cinque bastano come esempi rappresentativi.

    Dunque, la tecnica come perizia, come saper fare, come bene operare, è del tutto assente dalla Torino-Lione. E’ stata sostituita da un’altra tecnica, perversa e non più al servizio del bene – come vorrebbe la sua etimologia – ma del male. Non discute più di merito e di ragioni, che ormai sono tutte dall’altra parte. Non accetta nessun dialogo, nessun approfondimento, nessun confronto sui fatti, sui quali è perdente. Non ammette alcuna sospensione o ripensamento, anzi procede imperterrita con proclami, decreti e lavori. E soprattutto colpisce i contestatori. Li accusa di ogni nefandezza, li segnala alla disapprovazione dei mass media, li trascina sull’unico terreno dove è in vantaggio: lo scontro fisico, la criminalizzazione, la repressione.

    Cerca di isolarli, di fare terra bruciata intorno a loro, di avvelenare i pozzi. Annulla ogni opzione moderata, scientifica, dialogante, pacifica.

    Accomuna al TERRORISMO qualsiasi opposizione: se non è attivamente sovversiva è almeno ingenua o addirittura connivente. E via di questo passo, esaltando gli estremismi opposti cioè l’unico gioco dove questa tecnica crede di essere vincente perché conosce e pratica da anni le sue strategie di violenza e sopraffazione (un celerino preferisce un antagonista a un cattolico: è più semplice da gestire e da picchiare).

    Questa è l’unica tecnica rimasta a giustificare l’opera. E’ una tecnica di potere. Anzi, di guerra.

    I promotori della Torino-Lione sono come gli ultimi giapponesi, vecchi e isolati: hanno armi che possono ancora fare molto male ma combattono una guerra che è  già perduta.

    Il 6 agosto, al Vernetto vicino a Bussoleno, dopo che le forze dell’ordine avevano arrestato o fermato una  ventina di resistenti  NOTAV, fra i quali anche la storica resistente Nicoletta Dosio, di 67 anni, si è riunita un’assemblea di 500 persone, calme ma determinate. Io ero con loro, ma non ho detto parola, ho ascoltato ed imparato: “la Val Susa paura non ne ha”, non è certo solo uno slogan, accidenti.

    E’ per questo che ho avuto – netta, da anni – la sensazione di chi perderà e chi vincerà in questa partita. Da ingegnere, ho stimato che il costo delle operazioni in valsusa è valutabile – tenendo conto dell’enorme spiegamento di polizia e di mezzi, dei danni inferti e subiti, delle strade e autostrade chiuse, insomma “tutto compreso” – in molte volte il costo di una operazione fatta in normali condizioni.

    E non sono “condizioni eccezionali”: si ripetono da oltre due decenni e non mi pare che il movimento NOTAV abbia alcuna intenzione di mollare, così come mi pare che la paura da parte degli “altri” stia crescendo man mano che aumentano gli schieramenti di forze di sicurezza: cosa succederebbe se DAVVERO costoro dovessero aprire un cantiere reale, esteso per chilometri, con vere opere, non a Chiomonte in un’area ristretta oppure protetti dall’autoporto di Susa, ma nella vera bassa-media Valle?

    Io non oso immaginare il livello di militarizzazione che sarebbe necessario, le difficoltà, gli incidenti dovuti – si badi – soltanto al dover lavorare circondati letteralmente da un fortino con militari con i fucili spianati. Mentre un intero popolo pacificamente lo tiene sotto assedio e urlaANDATEVENE. Militari, esatto, perché la polizia non basterebbe più: dovrebbero mandare l’esercito. E in forze.

    Per quanto tempo, signori del TAV, riuscirete a giocare questa partita, in queste condizioni? Ci avrete pensato.

    La mia idea è che le vostre stime dei costi vadano quintuplicate, e i tempi di esecuzione raddoppiati, perlomeno, anche se si ragiona del tutto in teoria, perché non ce la farete mai. Mai: perché la vostra quindicina di miliardi di euro diverrebbe facilmente una cinquantina, una settantina, o magari un centinaio. La ValSusa non è una anonima valle nella quale scavare un tunnel: la ValSusa non vi vuole, e in vent’anni ha fatto nascere e sviluppato un qualcosa che mai si era visto, come forza, determinazione, volontà di non mollare, popolarità (nel senso di movimento di popolo).

    E allora, inevitabilmente, a meno di non trasformare una parte rilavante di una provincia italiana in un fortino militare, dovrete mollare.

    Questo, al di là di tutte le ragioni di tipo ambientale, di traffico merci e passeggeri, di risorse, di tutte le mille incongruenze di un progetto talmente assurdo che noi – tecnici della Comunità Montana della ValSusa e Val Sangone – non sappiamo più come ripeterlo in una lingua che voi possiate capire. L’italiano, le decine di rapporti tecnici e di valutazioni, evidentemente non servono. Meglio giocare alla guerra.

    (L’autore ringrazia l’amico Luca Giunti per averlo autorizzato a saccheggiare un suo recente articolo)

di massimozucchetti
pubblicato il 8 agosto 2013  ra”

 

  1. aueciauembli Scrive:

    un bel pezzo professor max. a conferma di ciò che scrivi, mi permetto di allegarti(se ci riesco) la lettera che mi ha mandato una persona di ravenna:
    LETTERA DI UN* RAVENNATE ALLA SUA CITTA’
    Sono nat* a Ravenna un po’ di anni fa, e dopo i percorsi di vita di chiunque con alti bassi gioie e dolori, oggi svolgo un’attività che mi sono scelt* perché mi piace e mi soddisfa e ho dei figli con un* compagn*. Vivo in un posto come Ravenna, dove tutto è perfetto, in cui sono cresciut* e arrivat* a essere chi sono anche grazie alla materna e rassicurante ala protettrice sulle nostre vite della nostra grande mamma adottiva c.m.c.
    Come chiunque di noi ben sa, praticamente ogni aspetto della vita pubblica e sociale in città e nei dintorni è influenzato direttamente o indirettamente dai nostri cari anonimi muratori. E noi tutti rispettosamente e riverenzialmente con gratitudine se dobbiamo nominarLa facciamo quasi come gli arabi con i loro profeti: “le benedizioni di Allah scendano sempre su di Lei”.
    Sappiamo benissimo che il nostro benessere e la nostra dorata serenità lo dobbiamo a tutti i cantieri che la Nostra realizza nel mondo rendendolo più bello e questo è quanto ci serve e ci basta.
    Tutto era perfetto fino a quando l’anno scorso non venni a sapere di una manifestazione che sarebbe stata portata nella nostra città da dei pericolosissimi criminali conosciuti ovunque come violenti devastatori. I famigerati e temutissimi no tav!! Che venivano dichiarandosi contro la nostra mamma!!
    Il giorno della manifestazione, volli andare per vedere come fossero fatti costoro e rimasi stupit* quando vidi che c’erano ragazzi, anziani, donne, bambini, perfino un nutrito spezzone di cattolici. E cominciò quindi a esserci qualcosa di stonato con gli allarmi alla cittadinanza affinchè ci si barricasse tutti in casa diffusi in tutti i modi possibili nei giorni precedenti.
    Cercai un po’ su internet e cominciai a trovare parecchie informazioni e aggiornamenti su cose che succedevano a qualche ora di macchina dalla mia tranquilla casetta, ma che sembravano appartenere alla spagna di Franco, al Chile di Pinochet, al nostro bel ventennio. Sembrava assolutamente impossibile, anche perché sui nostri organi d’informazione locale non veniva menzionato nulla.
    Quest’anno quindi ho deciso di andare di persona a vedere come stanno le cose in val di susa facendomi una vacanza a uno dei campeggi del famoso movimento no tav, in cui siamo stati accolti come fossimo di famiglia! Tutto il campeggio basato sulla gratuità, l’autoproduzione, sul libero scambio, sul riciclo e il non inquinamento. In alcuni momenti gli ospiti erano diverse centinaia e provenienti da tutta italia e tutta europa.
    Il mattino dopo il nostro arrivo abbiamo cominciato le attività andando a visitare l’area del cantiere e siamo rimasti letteralmente senza parole nel vedere una verdissima vallettina con splendide borgatine montane e ruscelli scintillanti nel sole devastata nel suo cuore da un enorme cantiere con qualche operaio e decine di poliziotti, carabinieri, forestali e, pazzescamente, persino blindati anfibi dell’esercito con una nutrita presenza di soldati e tutti ad avvicinarsi e controllarci con facce torve e occhi incarogniti dall’altro lato di due recinzioni sormontate dal filo spinato con le lamette, quello con cui gli israeliani circondano i palestinesi a Gaza. Non potevamo credere che una zona di guerra come quella appena vista possa essere considerato un cantiere, soprattutto anche alla luce del fatto che quello non è un cantiere per la linea ferroviaria, ma solo per un tunnel secondario ed esplorativo, e che soprattutto sia la nostra c.m.c. ad accettare simili situazioni.
    Forse perché tra i soci e protettori politici ci sono i vertici di partito di interessi, lo stesso partito che ha nominato il commissario straordinario virano, che ha come “mission” quella di mentire e truffare in tutte le sedi possibili. E ciò ben si spiega visto che 30 miliardi di euro dell’opera da poter far incassare agli amici degli amici sono l’unica vera motivazione per un’opera completamente inutile come dimostrato in tutte le sedi tecniche.
    Alla sera avrebbe dovuto esserci l’assemblea quotidiana del campeggio, ma visto che erano stati segnalati i primi trasporti dei pezzi della macchina che scava il tunnel, ovviamente chiamata comunemente talpa, si è deciso di spostare l’assemblea in un punto vicino all’autostrada per poterci eventualmente spostare alla bisogna tutti sulle corsie per bloccare i trasporti. Già dal mattino in tutta la valle, lunga circa ottanta chilometri, erano state segnalate le presenze di innumerevoli mezzi blindati di carabinieri e polizia, e svariati posti di blocco controllavano continuamente i mezzi di passaggio. Fin quando verso le cinque del pomeriggio ci arrivarono addosso decine di blindati che hanno cercato di investirci, bastonando indiscriminatamente tutti, giovani, anziani e ragazze e portandosene via, tra insulti, spintoni, calci circa una ventina. Anzi, scusate: si dice “scontri”, quando cioè i reparti con manganelli, scudi, fucili per i lacrimogeni si avventano su persone inermi con le mani alzate e li riempiono di botte, i giornalisti devono dire e scrivere che sono stati “scontri”. Nel frattempo, magicamente, abbiamo visto passare indisturbato sull’autostrada a poche decine di metri da noi il tir che trasporta alcuni pezzi della macchina. Abbiamo quindi capito che le ff. dell’oo. sono venuti non certo per una situazione di pericolo sociale, ma solo per fare da guardia spalle, con annesse botte e arresti, al tir che stava passando. Altro che “ordine pubblico”! qua, l’”ordine” l’ha dato un privato!! Ci hanno raccontato che qualche giorno fa una quindicina di ragazzi del movimento hanno subito una perquisizione nelle loro case e a molti di loro sono stati sequestrati foulard e magliette della locale sezione dell’a.n.p.i. ed è stato perquisito anche uno dei locali più frequentati della valle con accuse di terrorismo ed eversione. Ed è prassi abituale e consolidata che le persone della valle e del movimento che abbiano un adesivo no tav sull’auto vengano fermati e perquisiti e in moltissimi casi per la sola colpa di essere presente in un certo luogo della valle ci si può vedere inflitto un “foglio di via”, che equivale all’esilio, con il divieto di permanenza e transito nei territori di certi comuni.
    Alla sera dei fatti a cui abbiamo assistito non ci siamo più fidati a stare in un campeggio continuamente controllato a vista dai binocoli di soldati, carabinieri e poliziotti, soprattutto avendo anche saputo che in diverse occasioni questi impuniti “tutori dell’ordine” hanno fatto blitz nel campeggio rubando oggetti personali, danneggiando tende, auto e attrezzature. E abbiamo quindi usufruito dell’ospitalità di una famiglia di no tav del posto. E ciò in attesa di sabato quando avrà luogo una manifestazione di soli anziani e anziane che andranno al cantiere per abbatterlo con cesoie e martelli trovandosi di fronte i reparti armati di tutto punto.
    Oggi la val di susa è un vero e proprio territorio in perenne assedio, militarizzata ovunque, con un coprifuoco di fatto non dichiarato, e in cui i diritti costituzionali sono calpestati in ogni momento e in ogni situazione, e in cui le persone sono costrette a subire continue violenze, prepotenze, ingiustizie, falsità e persecuzioni solo perché resistono e rivendicano il loro diritto a rifiutare una cosa che loro non vogliono. Ed è per non dover subire lo stesso tipo di ritorsioni che sto scrivendo questa lettera in forma anonima.
    Se è una donna a subire qualcosa di non voluto si chiama stupro, in questo caso ciò che viene fatto subire a un intero popolo lo chiamano “grande opera”. Ma i valsusini stanno dando a tutti noi una grande lezione di coraggio, di dignità, di allegria, di intelligenza. Difendono e rivendicano tutti i giorni i diritti costituzionali conquistati dai nostri padri partigiani ed è per questo che arriva gente da ogni dove per aderire alla loro causa, esattamente come durante la Resistenza quando si unirono alle brigate partigiane modenesi, romani, napoletani, russi, calabresi, siciliani. Perché partecipare alla loro lotta vuol dire difendere le libertà di ognuno di noi in tutta italia.
    La Resistenza lottava contro il nazifascismo che era sostenuto dalla grande imprenditoria e dalla grande finanza. Oggi sono cambiati solo i colori, ma i burattinai sono sempre quelli che vogliono sfruttare impunemente facendo quanto più profitto possibile. Perché come ha dichiarato spudoratamente, irresponsabilmente l’a.d. della c.m.c. foschini “ a noi non deve interessare perché si fa una certa opera. A noi deve interessare solo come farla” e non importa se le persone non lo vogliono, non importa se ci sono stati centinaia di arrestati, decine di feriti, alcuni che hanno perso un’occhio, un ragazzo di 17 anni che ha perso l’udito per un lacrimogeno sparato ad altezza uomo e vilmente alle spalle, anzi alla nuca, un’altra persona con innumerevoli fratture alle ossa della faccia per un lacrimogeno che lo ha colpito al volto, poi una donna nel 2010 aggredita da otto (8) agenti che l’hanno bastonata fino a farla svenire con uno zigomo, alcune costole fratturate e per i calci, un’ovaia spappolata, un’altra signora bastonata e calpestata da svenuta fino a spaccarle una caviglia e tibia e perone, e ancora oggi cammina con il bastone, e solo venti giorni fa una ragazza arrestata, trascinata e picchiata mentre veniva trascinata e poi palpeggiata, molestata e insultata e bocca spaccata da una manganellata a tradimento, e tutto ciò da coloro i quali dovrebbero tutelare noi cittadini e che hanno la sfacciataggine di chiamare “scontri” questi criminali pestaggi. E che sono stati anche visti fuori servizio importunare e molestare ragazze di alcuni paesi della val di susa.
    Di tutto questo sangue, di queste violenze, di questi soprusi, di questo dolore, di queste ingiustizie, di queste bugie, di queste falsità, di queste inutili devastazioni si sta macchiando la nostra cara mamma c.m.c. E io dopo aver visto e vissuto tutto ciò che ho descritto, non posso più accettare di vivere nel mio sereno rassicurante mondo dorato sponsorizzato dai soldi inzuppati da tutte queste ignobili cose.
    Oggi dopo tutti questi anni di dorata ignorante e colpevole cecità io mi vergogno di vivere nella stessa città della c.m.c. e mi vergogno di dovere il mio benessere al malessere, al dolore di tante altre persone.
    Persone a cui siamo grati e riconoscenti che ci hanno insegnato che cosa sia la dignità e il coraggio e l’orgoglio di essere No Tav.
    Anonim* ravennate
    8 agesto 2013

Le paure forti dei poteri forti: la libertà NOTAV e laultima modifica: 2013-08-09T19:50:00+02:00da davi-luciano
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