“ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL’AFRICA”, IL DOCUFILM È PRONTO PER LA DISTRIBUZIONE.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/12/eritrea-una-stella-nella-notte.html

MONDOCANE

VENERDÌ 30 DICEMBRE 2016 

https://youtu.be/cBSU8HKHYS8 : link per il trailer di “ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL’AFRICA (90′)
 
E’ da questi giorni in distribuzione il docufilm di Fulvio Grimaldi e Sandra Paganini ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL’AFRICA“.
Per riceverlo si deve richiederne copia dvd all’indirizzo visionando@virgilio.it  In risposta verranno spiegate le condizioni per la distribuzione. Le copie dvd vengono spedite per posta.
 
“ERITREA, UNA STELLA NELLA NOTTE DELL’AFRICA” è il 22° docufilm realizzato dal giornalista Fulvio Grimaldi sulle grandi questioni geopolitiche che segnano il nostro tempo, con particolare riguardo ai conflitti tra potenze che aggrediscono e popoli che si difendono.
La lista completa dei docufilm di Fulvio Grimaldi si trova in www.fulviogrimaldicontroblog.info.
 
Il docufilm copre un vuoto di informazione finora colmato dai grandi media essenzialmente con interventi di pura propaganda tesi a criminalizzare una nazione che si oppone ai diktat delle Grandi Potenze e degli organismi internazionali che ne vogliono imporre l’agenda sul piano economico, finanziario, commerciale e militare.
 
Il docufilm colloca la questione eritrea sullo sfondo della situazione geopolitica mondiale come si concretizza in Europa, America Latina, Asia, Medioriente. Quanto al continente africano che, a parte la sua parte araba che costeggia il Mediterraneo, è largamente trascurata dall’informazione e dalle analisi della stampa occidentale, emerge, da una voluta disattenzione generale, il revanscismo delle ex-potenze coloniali europee, oggi al traino di una vera a propria riconquista dell’Africa da parte degli Stati Uniti, presenti militarmente in quasi tutti gli Stati del Continente. Con altre modalità e altri obiettivi, si muovono sul continente con vigore anche la Cina, l’India e la Russia.
 
In questo contesto assume un ruolo di particolare rilievo, per la sua cruciale posizione strategica tra Mar Rosso e Oceano Indiano, il Corno d’Africa, con al centro l’Etiopia, guardiano degli interessi occidentali nella regione, a sud la Somalia, in pieno caos tra governi fantoccio, interventi Usa e internazionali e istanze di liberazione e, a nord, l’Eritrea, unico paese autenticamente sovrano, indipendente e autodeterminato dell’area. E perciò pesantemente diffamato dal solito coro politico-mediatico che non tollera entità difformi dai propri schemi di dominio e sfruttamento.
 
Il docufilm ripercorre la trentennale, epica lotta di liberazione del popolo eritreo dal dominio etiopico appoggiato in varie fasi prima dagli Stati Uniti, poi dall’URSS. Lotta di cui l’autore è stato testimone e cronista sul campo fin dagli anni ’70. Viene poi raccontata la vicenda eritrea dall’indipendenza, sancita con referendum nel 1993, ai nostri giorni, il retaggio dell’Italia, di cui l’Eritrea è diventata  la prima colonia africana a fine ‘800, l’attuale campagna di demonizzazione del paese e della sua leadership basata su menzogne totalmente smentite dalla realtà, ma che hanno consentito che l’Eritrea venisse colpita da pesanti sanzioni ONU, Usa e UE.
 
Il momento centrale del lungometraggio è dedicato  all’Eritrea che si offre oggi al visitatore e al potenziale amico e partner. Un paese giovane, di giovani, di straordinaria bellezza naturale, un vero paradiso turistico tra spiagge sul Mar Rosso, vertiginose montagne, altopiani e bassopiani che si estendono verso la savana e il semideserto occidentali. non ricco, ma socialmente equo e impegnato in uno sviluppo fondato sui bisogni della popolazione: istruzione, sanità, ecologia, lavoro.
In un continente in cui i grandi movimenti di liberazione anticoloniali del secolo scorso hanno tradito le aspettative dei propri popoli e hanno perlopiù prodotto classi dirigenti predatrici all’interno e clientelari nei confronti dell’imperialismo, l’Eritrea costituisce un modello di autonomia, autosufficienza, dignità, giustizia sociale. Un modello di cui poderosi interessi temono il contagio. La campagna di calunnie, le sanzioni, come le ripetute aggressioni etiopiche, sono espressione di tale timore. Se si vogliono fare paragoni, l’Eritrea di Isaias Afewerki ha risollevato la fiaccola strappata dalle mani di grandi liberatori come Lumumba, Cabral, Sankara, Nasser, Gheddafi. Per il continente africano è quello che era Cuba rivoluzionaria per l’America Latina.  E’ una luce nella notte non solo dell’Africa.
 
Per questo è giusto, utile e affascinante conoscerla, sostenerla.
 
Gli autori.
 

Ministro trasporti: apertura scatola nera del Tu-154 schiantato inizia oggi 

STRAGE DI NATALE

Russia: ritrovata seconda scatola nera del Tu-154 caduto a Sochi

Lo ha comunicato il ministero della Difesa russo.
I subacquei hanno recuperato la seconda scatola nera dal luogo dello schianto dell’aereo militare russo nel Mar Nero: lo ha detto il Ministero della Difesa russo. “Il secondo Risultati immagini per tu 154 coro russoregistratore del volo Tu-154 è stato trovato e recuperato dal fondale meno di mezz’ora fa”, ha detto il ministero in un comunicato. © SPUTNIK/ Incidente aereo del Tu-154 a Sochi La nota ha precisato che 12 grandi e 1.547 piccoli frammenti dell’aereo sono stati trovati dall’inizio delle operazioni di ricerca. L’aereo Tu-154 del Ministero della Difesa russo in rotta da Mosca verso la Siria si è schiantato domenica nel Mar Nero subito dopo il decollo nei pressi di Sochi. L’aereo trasportava 92 persone, tra cui otto membri dell’equipaggio, 64 musicisti del Coro dell’Armata Rossa, due funzionari federali, nove giornalisti e il capo della charity Spravedlivaya Pomoshch Elizaveta Glinka.

Le squadre speciali del Ministero delle Emergenze russo hanno iniziato le operazioni di recupero dei resti del TU-154 precipitato nel Mar Nero il 25 dicembre.

Nella giornata di domenica 25 dicembre dopo il decollo da Sochi si è schiantato nelle acque del Mar Nero un Tupolev 154 del Ministero della Difesa russo diretto in Siria. A bordo oltre ai membri dell’equipaggio viaggiavano i membri del gruppo canoro Aleksandrov dell’esercito russo, alcuni giornalisti e la “dottoressa Lisa” — Elizaveta Glinka. Tutti i 92 passeggeri a bordo sono morti. Tutte le notizie sullo schianto del TU-154

Leggi tutto: https://it.sputniknews.com/foto/201612283854056-recupero-frammenti-tu-154-russia/

27.12.2016 La decifrazione della scatola nera a bordo del Tu-154 del Ministero della difesa inizia oggi, ha dichiarato il Ministro dei trasporti Maksim Sokolov in una intervista sul canale “Rossija 24”.
Tu 154 – ci sono i primi testimoni ed anche una registrazione video dello schianto “E’ stata recuperata una delle scatole nere, un unità di registrazione parametrica, la quale è stata consegnata al centro di ricerca dell’Aeronautica Militare del Ministero della Difesa a Mosca. Gli esperti proprio oggi inizieranno a scaricare e interpretare i dati registrati dal sistema”, ha detto il Ministro. Il disastro del Tu-154 ha avuto luogo la mattina presto del 25 dicembre, poco dopo il decollo dall’aeroporto di Adler. A bordo c’erano 92 persone tra le quali soldati, membri dei media, l’attivista sociale Elizaveta Glinka, così come gli artisti del Complesso Accademico di Canto e Ballo dell’Esercito Russo “A.V. Aleksandrov” in volo per festeggiare il Capodanno con i membri dell’aviazione russa nella base aerea russa di Hmeymim in Siria.
Tu 154 – ci sono i primi testimoni ed anche una registrazione video dello schianto
 
26.12.2016 I Servizi di Sicurezza russi (FSB) hanno reso noto che sono stati individuati i primi testimoni oculari dello schianto del TU-154 a Sochi e che è stata recuperata anche una registrazione video. Nel comunicato stampa dell’ FSB si legge: “Al momento sono stati individuati i testimoni dello schianto dell’aereo ed a disposizione c’è anche una videoregistrazione dell’accaduto. Gli inquirenti sono al lavoro sulle testimonianze raccolte”. Nella giornata di domenica 25 dicembre dopo il decollo da Sochi si è schiantato nelle acque del Mar Nero un Tupolev 154 del Ministero della Difesa russo diretto in Siria. A bordo oltre ai membri dell’equipaggio viaggiavano i membri del gruppo canoro Aleksandrov dell’esercito russo, alcuni giornalisti e la “dottoressa Lisa” — Elizaveta Glinka. Tutti i 92 passeggeri a bordo sono morti.  Tutte le notizie sullo schianto del TU-154

Assordante! Il silenzio dei media europei sulla cattura degli ufficiali NATO in Siria

Mentre tutta l’attenzione dei media si è focalizzata sugli ultimi eventi luttuosi di Berlino, in Siria continuano le operazioni di evacuazione dei civili sotto la attenta sorveglianza delle forze siriane e russe.
I terroristi, ancora rimasti trincerati nella zona di Idlib, nei paesi di Al-Foua e Kefraya, hanno creato difficoltà e ritardato il passaggio degli autobus che traspotavano i civili, fra cui malati, feriti e le loro famiglie, lungo la strada che collega Idlib ad Aleppo, la città liberata dalle forze siriane.autobus-civili-siria
 
Ministero della Difesa: la Russia ad Aleppo ha fatto l’impossibile Risulta che otto autobus sono stati fermati mentre percorrevano la strada Al-Foua-Aleppo, a 50 chilometri dalla loro destinazione. I civili provengono tutti dalle zone a maggioranza sciita. Alcuni degli autobus sono arrivati ad Aleppo dopo 12 ore mentre di 5 di questi si sono perse le tracce.
In un altro avvenimento, le bande dei miliziani takfiri (i “ribelli moderati” secondo i media occidentali) hanno dato fuoco a molti autobus per impedire l’evacuazione dei civili dalla zona di Idlib. Dagli autobus i terroristi hanno prelevato gli autisi, fra i quali due feriti, e li hanno portati in destinazione ignota, come riferito dalla Mezza Luna siriana. Il governo siriano ha inviato altri autobus per sostituire quelli distrutti. Nostante questo, da Aleppo continua con successo l’evacuazione dei civili ed altri 15.500 sono stati evacuati da aleppo Est.
Gli episodi dell’incendio agli autobus e i colpi d’arma da fuoco sparati contro alcuni convogli, dimostrano comunque che il patto raggiunto di tregua con il Governo di Damasco, viene continuamente violato dagli stessi gruppi di miliziani che l’Occidente tende a proteggere.
Tutto il mainstream impegnato a falsificare Aleppo
Rimane un silenzio assordante da parte dei media occidentali e da quelli europei in particolare sulla cattura effettuata ad Aleppo Est di ufficiali della NATO e dei servizi di intelligence occidentali. Le autorità siriane, grazie a dati accurati, erano arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutti vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria detiene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata.
 
Si è saputo che sono numerosi gli agenti stranieri armati catturati dalle forze siriane e che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi. Gli ufficiali dei servizi segreti, tra cui statunitensi, erano rimasti intrappolati con i terroristi ad Aleppo, nella sala operativa segreta presente nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad, ad Aleppo est. Vedi: At Least 14 US Coalition Military Officers captured by Syrian Forces in East Aleppo Bunker Fra questi ufficiali catturati vi sono il capitano David Scott Weiner (USA special forces), il tenente David Shlomo Aram delle forze di Israele ed altri elementi di nazionalità saudita, turca, giordana e britannica i cui nomi sono stati pubblicati dall’autorità militare siriana.
La notizia della cattura è stata data dai media russi, iraniani, libanesi, argentini e di altri paesi ma è stata tenuta accuratamente occultata dai grandi media europei. Si nota ancora una volta l’effetto censura relativamente alle notizie “sgradite” al comando USA/NATO delle operazioni che avvengono in Siria.
 
Tutte le guerre illegali della Nato raccontate in un libro
Sarebbe interessante chiarire quale sia l’effettivo ruolo svolto dalla NATO nel conflitto in Siria, ruolo di cui i giornale e le TV occidentali non parlano ignorando completamente l’attiva partecipazione delle forze NATO che assistono sia come logistica che come intelligence i gruppi dei miliziani jihadisti in Siria.
Questo ruolo, inizialmente occultato, è divenuto evidente nel corso del tempo e con gli ultimi sviluppi riscontrati sul campo di battaglia. Si sa per certo che dalla base NATO in Turchia vengono trasmessi importanti dati di intelligence ai gruppi di comando dei terroristi e fra questi le coordinate degli obiettivi da colpire con l’artiglieria ed i missili di cui i miliziani dispongono.
Le comunicazioni sono state intercettate dall’intelligence russa che ha individuato le postazioni di comando dei terroristi fra cui erano mescolati alcuni ufficiali della NATO con compiti di comando e coordinamento. Risulta che i miliziani hanno persino utilizzato dei droni di fabbricazione USA che sono stati da loro inviati al di sopra delle linee dell’Esercito siriano e ritrovati in alcuni dei loro covi.
Siria, perché l’Occidente si schiera con i terroristi?
 
Importante il ruolo svolto dalla NATO per favorire le forniture di armi, munizionamento ed equipaggiamenti vari ai gruppi terorristi. Anche Israele ha fatto la sua parte, come dimostra i ritrovamento di molto materiale di fabbricazione israeliana nei covi dei terroristi. Molti di questi hanno ottenuto l’assistenza sanitaria delle autorità israeliane che hanno provveduto a prelevare i feriti ed a ricoverarli presso gli ospedali in Israele, nella regione contigua al Golan.
D’altra parte la struttura della NATO è sempre stata determinante nelle guerre scatenate dagli USA con pretesti vari, questo è avvenuto nella guerra dei Balcani, quella per deporre Milosevic e smembrare la ex Yugoslavia, lo stesso si è verificato nella Guerra in Iraq e di seguito con l’aggressione contro la Libia. Il conflitto in Siria, per sua natura un conflitto complesso dove operano una serie di forze che soltanto la capacità dei comandi NATO poteva coordinare sul terreno, essendo gli ufficiali dell’Alleanza Atlantica addestrati per coordinare un cumulo di forze complesse in un teatro difficile come quello siriano.
 
Stoltenberg spiega la reticenza della NATO nel conflitto siriano Questo spiega perchè siano stati individuati e catturati gli ufficiali della NATO (assieme a sauditi ed israeliani) in un bunker installato fra i quartieri est di Aleppo. Fonti militari russe danno per sicuro che si trattasse di un centro di comando che pilotava le operazioni, in collegamento con la base NATO di Smirne in Turchia. Risulta che nelle postazioni dei terroristi erano presenti armi ed equipaggiamenti elettronici molto sofisticati in grado di intercettare le comunicazioni ed individuare gli obiettivi da colpire e soltanto la tecnologia occidentale poteva fornire questo supporto ai terroristi. Tutte le evidenze dimostrano la stretta collaborazione delle potenze occidentali con i gruppi terroristi radicali come Al Nusra e gli altri che vengono utilizzati come una leva per destabilizzare i regimi da rovesciare per gli interessi geostrategici di Washington.
La mascheratura propagandistica dei “ribelli moderati” è miseramente caduta con l’assedio di Aleppo dove si è visto che tutti i vari gruppi di miliziani si trovavano sotto il comando della formazione di punta, quella del Fronte Al Nusra, anche se questa ultimamente ha cambiato la sua denominazione in Jabhat Fatah Al-Sham.
 Mogherini invita Paesi arabi a risolvere questioni e conflitti in Medio Oriente La Guerra in Siria è stata di fatto una continuazione delle guerre in Iraq ed in Libia, dove la strategia militare è cambiata  drasticamente nei 14 anni trascorsi dalla invasione del 2003, come lo stesso Pentagono ha reso manifesto. Oltre alle unità di intelligence, oggi le potenze occidentali (USA, Gran Bretagna e Francia) stanno mettendo sul terreno commandos di forze speciali che combattono senza distintivi e la cui presenza in Siria (come in Libia) è stata sistematicamente negata fino a poco tempo addietro.
Le spie e le forze irregolari che combattono senza distintivi nazionali, in forma occulta, non sono tutelate dalla Convenzione di Ginevra, secondo il diritto internazionale, motivo per cui non dovrebbero neppure essere considerati come prigionieri di guerra, ovvero potrebbero essere fucilati sul posto secondo le norme del Diritto Internazionale (le stesse applicate dalle forze USA nel corso dell’ultima guerra agli agenti infiltrati italiani della RSI, fucilati in quanto infiltrati dietro le linee nemiche). Senza contare le oltre 300.000 vittime assassinate dalle truppe mercenarie sostenute da USA ed Arabia Saudita in quanto sostenitori del Governo di Al Assad o civili inermi. Il Governo di Assad si sta comportando in maniera anche eccessivamente generosa con questi elementi per un eccesso di umanitarismo e per le insopportabili pressioni che stanno esercitando i paesi occidentali per salvaguardare la vita dei propri agenti e spie. A giudizio di chi ha subito la morte dei propri figli e parenti e le distruzioni provocate dalle loro azioni in Siria, costoro meriterebbero la fucilazione immediata. Fonte: Controinformazione.info L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.

Perché l’ambasciatore russo ad Ankara non aveva un’adeguata protezione?

Quando fu annunciato che l’ambasciatore russo ad Ankara era morto in un attentato, una delle prime cose che venne in mente è come fosse possibile che succedesse a una figura importante? Immediatamente criticarono il servizio di protezione, perché nessuno sapeva la situazione in cui ciò è successo. In ogni caso, in quel giorno iniziai a cercare informazioni sullo stato dei servizi di protezione dei diplomatici russi in Turchia e sembra che le cose non siano come molti credono. Ciò che è emerso è che da più di 10 anni Ankara non consente la protezione armata dei diplomatici russi in Turchia. Questo compito dovrebbe essere dell’unità speciale ‘Zaslon‘ dell’SVR russo, ma ancora a più di 10 anni, non è autorizzata a svolgerla nel territorio turco. I commenti del funzionario intervistato in questo articolo non sbagliano. Zaslon non aveva il permesso di proteggere le spalle l’ambasciatore durante il discorso e anche che se era protetto da due membri dell’unità ai fianchi, non potevano rispondere a qualsiasi minaccia. Dopo l’omicidio, si parla di nuovo dell’arrivo della protezione armata russa per diplomatici russi in Turchia, ma è sorprendente che con ciò che è accaduto con tale Paese, la rappresentanza diplomatica russa non avesse una migliore protezione.
Erdogan con la famiglia della famosa Bana, erdogan-banal’ultima trovata della propaganda islamo-atlantista. Il terrorista che interpreta il papà della “bambina di Aleppo” è membro del gruppo terroristico islamista qataib al-Safwa ad Aleppo dove sicuramente ha ucciso molte persone agli ordini di Ankara. La foto è anche chiaramente un messaggio su chi abbia armato la mano del poliziotto-terrorista che ha ucciso l’Ambasciatore Andrej Karlov.
Analisi Militares 21 dicembre 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

President Obama has effectively put all media under federal control

E bravo il presidente premio nobel per la pace, quello bravo, tollerante e democratico e buono perché di colore. Ha deciso che saranno i federali a stabilire cosa è propaganda ed a perseguirla, in pratica ha messo i media sotto controllo delle agenzie governative tipo Cia e tutte le agenzie di sicurezza nazionale.  Ha creato il ministero della VERITA’. Quante altre porcate firmerà questo soggetto?

By slipping through the 2017 National Defense Authorization Act, President Obama has signed the “Countering Disinformation And Propaganda Act” into law, effectively putting all speech under federal control.

POWERGRAB: Obama Signs Bill Federalizing All Media

Fosse comuni e camere di tortura ad Aleppo. Emerge la vera natura dei “ribelli” appoggiati dall’Occidente

Dopo il ritrovamento delle fosse comuni, delle camere di tortura a cui venivano sottoposti molti dei disgraziati abitanti di Aleppo, cade qualsiasi mascheratura dei denominati “ribelli moderati” che, secondo i media atlantisti erano i protagonisti della battaglia di Aleppo contro le forze dell’Esercito siriano e di Hezbollah.
 
(La Presse). La Russia denuncia il ritrovamento ad Aleppo di fosse comuni con decine di corpi mutilati e che portano i segni di spari alla testa. A dirlo è il portavoce dell’esercito russo, Igor Konashenkov: “Abbiamo trovato grandi fosse comuni con decine di siriani che hanno subìto torture selvagge e rappresaglie. Molti di loro sono mutilati”. E poi ha aggiunto: “Questo è solo l’inizio”. Aleppo è passata la scorsa settimana interamente nelle mani dell’esercito siriano, dopo un lungo assedio.
“I risultati della prima ispezione dei quartieri di Aleppo abbandonati dalla cosiddetta opposizione possono impressionare molti”, ha proseguito il portavoce. Negli ultimi mesi Mosca ha denunciato l’uccisione, per mano dei gruppi armati che controllavano Aleppo est, di numerosi civili che volevano abbandonare Aleppo tramite i corridoi umanitari allestiti dall’esercito russo. Konashenkov ha comunicato anche il ritrovamento di sette magazzini di munizioni sufficienti ad armare diversi battaglioni di combattenti, e di armamenti pesanti abbandonati come carri armati, cannoni e lanciarazzi.
Di conseguenza adesso non si può più nascondere che i “ribelli moderati” quelli che tutti i Governi europei consideravano “i legittimi rappresentanti del popolo siriano” a favore dei quali anche nelle piazze italiane (a Milano, a Bologna ed a Roma) la sinistra mondialista convocava le “veglie per Aleppo”, erano dei criminali jihadisti che uccidevano e torturavano tutti coloro che venivano considerati sostenitori del Governo o professanti una fede religiosa diversa ripetto a quella radicale salafita dei miliziani.
L’evidenza attualmente non si può più occultare perchè ad Aleppo sono arrivati anche gli osservatori internazionali e la propaganda di manipolazione dell’Occidente non può più ingannare nessuno. L’Esercito siriano, con l’appoggio dei russi, ha liberato la città di Aleppo che era in mano ai gruppi terroristi criminali appoggiati dalla NATO e dall’Arabia Saudita. Questi criminali hanno tenuto la popolazione in ostaggio ed hanno tucidato molti di quelli che tentavano di fuggire.
 
Erano questi i “ribelli democratici” esaltati dalle TV occidentali, erano questi i “ribelli” a cui Obama aveva inviato tonnellate di armi, erano sempre questi i “legittimi rappresentanti del popolo siriano” , di cui parlava Gentiloni, come ministro degli Esteri. L’Inganno e la falsità della propaganda occidentale sono ormai sotto gli occhi di tutti ma continua.
Le tv italiane cercano adesso di “arrampicarsi sugli specchi” e riportano nei loro servizi che ad Aleppo, nei quartieri Est della città, vi erano arroccati i miliziani dell’ISIS, sono le stesse TV che prima parlavano di bombardamenti dell’aviazione russa e siriana sui quartieri occupati dai ribelli ed oppositori di Assad. Questi ultimi adesso sono diventati l’ISIS, secondo le TV italiane, dopo che sono venuti alla luce i crimini efferati di cui questi individui sono stati responsabili.
 
Il “putridume” dell’apparato mediatico occidentale è oggi sotto gli occhi di tutti anche di coloro che avevano creduto alle corrispondenze trasmesse dalla RAI, dalle 7 e dai grandi giornali che trasmettevano la propaganda manipolatoria diffusa dall’organizzazione come i “Caschi Bianchi”, sovvenzionati dagli USA e dal Regno Unito o dal fantomatico “Ossevatorio per i diritti Umani” con sede a Londra.
 
Sul conflitto in Siria tutte le verità sono già state dette da pochi, ma lo spazio per altre menzogne di molti è ancora infinito.
di  Luciano Lago
Redazione, Dic 27, 2016
tanto per ricordare chi c’era nella zona e per i quali i dirittoumanisti vari piagnevano per fargli avere i corridoi umanitari. Quel sangue è anche sulle vostre mani
In Aleppo sarebbero stati catturati 14 consiglieri militari della coalizione occidentale
In Aleppo sarebbero stati catturati 14 consiglieri militari della coalizione occidentale
dicembre 19 2016
Secondo fontisiriane in Aleppo sarebbero stati catturati 14 consiglieri militari della coalizione occidentale.
Il giornalista siriano Saeed Hilal Alsharifi ha riferito che almeno quattordici dei consiglieri militari della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti che hanno aiutato i terroristi, tra cui un americano, sono stati catturati in uno dei bunker di Aleppo dalle forze forze speciali siriane.Secondo Alsharifi, che elenca i nomi dei catturati, tra di loro ci sono agenti gli Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, Israele, Turchia, Arabia Saudita, Marocco e Qatar.
Alshafiri riferisce che i consiglieri militari sono stati catturati in un bunker seminterrato che fungeva da quartier generale dei ribelli ad Aleppo.
 
Il francese sito Voltaire.net  ha anche riferito informazioni sulla loro arresto, mentre si discute la tregua delle Nazioni Unite a Aleppo:
“Il Consiglio di Sicurezza si riunisce questa mattina per gli ufficiali della NATO arrestati nel bunker a est di Aleppo dalle forze speciali siriane  Venerdì 16 dicembre 2016 alle ore 17:00.”
L’affermazione che i detenuti sono ufficiali della NATO non hanno ancora ricevuto conferme ufficiali dai rispettivi governi.
 
Fares Shehab, membro del parlamento siriano e il capo della Camera di Commercio di Aleppo, ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook i nomi dei consiglieri militari catturati:
 
Motaz Kanoglu (Turchia),
 
David Scott Winer (USA),
 
David Shlomo Aram (Israele),
 
Amjad al-Hassi Tirawi (Giordania),
 
Mohamed El-Shafihi El Idrissi – (Marocco).
 
Muhammad Ahmad Assabian (Arabia Saudita),
Abdel Mehr Fahd al-Harwich (Arabia Saudita),
 
Islam al-Salam Ezzahran Hadzhlan (Arabia Saudita),
 
Ahmed Ben Naoufel al -Daridzh (Arabia Saudita),
 
Muhammad Hassan al-Sabiha (Arabia Saudita) ,
 
Hamad Al Fahad Dusri (Arabia Saudita),
 
Qassem Saad al-Shamra (Arabia Saudita),
 
Ayman al-Kassem -Tahalbi (Arabia Saudita)
 
Secondo altre fonti siriane, il numero di agenti arrestati è molto più alto:
 
ufficiali americani – 22
ufficiali britannici – 16
 
francesi ufficiali di 21
 
ufficiali israeliani – 7
 
ufficiali turchi – 62
 
Si segnala che l’elenco dei 14 nomi, che precedentemente è trapelato attraverso i media siriani e occidentali probabilmente non sono i reali  nomi dei funzionari. È prassi normale in questi casi usare documenti falsi.
 
 
Tratto da: Vietato Parlare

DA PARIGI A BERLINO, QUEL GIALLO DEI PASSAPORTI DEGLI ATTENTATORI “RITROVATI” SUI LUOGHI DEGLI ATTENTATI

Sul camion assassino di Berlino è stato ritrovato un documento che porta sulle tracce del killer. Sarebbe un tunisino e ora lo stanno cercando. È anche trapelato il nome ma non lo riportiamo per senso di pudore.
Spieghiamo: questa storia di documenti ritrovati su macchine usate per gli attentati è roba abusata. Fin dall’11 settembre, da quando il documento di Mohamed Atta fu ritrovato tra le rovine fumanti delle Torri gemelle (l’incendio fu domato solo due mesi dopo), va avanti questa improbabile reiterazione.
Così a Nizza, così nell’attentato al giornale Charlie Hebdo, i documenti dei terroristi appaiono magicamente sul luogo del delitto chiudendo l’inchiesta prima che inizi.
In realtà le indagini di Berlino avevano già portato a un risultato, il famoso pakistano arrestato ieri, che poi si è scoperto essere del tutto innocente. Una falsa pista che ha fatto perdere un giorno prezioso. Utile all’assassino per far perdere le sue tracce, e magari abbandonare il Paese.
 
Come per Charlie Hebdo l’attentato è opera di professionisti. L’uomo, o gli uomini che hanno colpito a Berlino, hanno sequestrato il camionista polacco verso le quattro del pomeriggio. Per poi prendere dimistichezza con il mezzo, come indicano le accensioni del motore multiple registrate dal gps.
 
Presumibilmente hanno motivato il loro gesto come un tentativo di furto, che ha consentito loro di convincere il conducente a seguirli sotto minaccia delle armi.
 
Particolare importante, appunto, che indica l’opera di professionisti: se avessero ucciso l’uomo prima dell’azione c’era il rischio che il corpo fosse scoperto, mandando all’aria tutto (sarebbe scattata la caccia al camion).
 
Né per lo stesso motivo è ipotizzabile sia stato ucciso molto prima del fatto, ché girare con un cadavere nell’abitacolo può destare attenzione.
Come per Charlie Hebdo anche a Berlino non si riscontra l’opera di kamikaze, come usano i jihadisti, altro indizio di professionismo.
 
Professionisti che non hanno agito secondo le istruzioni del perfetto attentatore riportate nel dettaglio sulle riviste patinate del Terrore (Dabiq, Rumiyah).
 
Secondo tali istruzioni, una volta che il camion lanciato sulla folla si è arrestato, il guidatore killer dovrebbe scendere e continuare la mattanza con armi da taglio (più facili da reperire e da far passare inosservate).
 
Nulla di tutto questo è successo a Berlino. L’attentatore o gli attentatori dopo aver lanciato il camion sulla folla si sono dileguati, anzi per usare un termine più corretto sono esfiltrati tramite una via di fuga. Conservando in questo frangente un perfetto sangue freddo (altro che pazzo esaltato…).
 
Nessun urlo “Allah Akbar” o altro, come d’uso. Chi ha ucciso si è semplicemente eclissato, come un criminale comune che tiene alla sua vita e alla sua libertà.
 
Ma veniamo a un particolare oggi molto pubblicizzato, che fa ipotizzare un’esfiltrazione un po’ più complessa di quella che si era immaginato ieri, quando si è inseguito il richiedente asilo poi risultato innocente.
 
A quanto ripetono i media, fonte polizia, la cabina del camion risulta inondata di sangue. Particolare che denota, secondo tali ricostruzioni, una lotta interna: il conducente del camion avrebbe combattuto contro il suo/i assalitore/i prima di essere ucciso.
 
Usiamo il plurale perché l’autista polacco era un colosso (così il fratello e le foto), e ci volevano due uomini a tenerlo a bada. Anzi uno armato, mentre l’altro guidava. D’altronde immaginare un ladro di camion che guida per ore con a fianco, libero, un energumeno ostile è alquanto difficile.
 
Come è difficile ipotizzare, come fanno tante ricostruzioni, che sia stato proprio il conducente eroe a deviare il camion, impedendo che la strage fosse maggiore.
 
Presupporrebbe che l’assassino, o gli assassini, si siano lanciati sulla folla con il colosso ancora vivo a bordo, cosa invero bizzarra da immaginare per dei professionisti che ben sanno che a quel punto sarebbe scattata una reazione spontanea dettata dalla disperazione, che poteva far fallire tutto.
Più probabilmente la lotta è avvenuta un momento prima che il camion fosse avviato al suo ultimo appuntamento. Il conducente polacco doveva essere eliminato per tacitare un testimone scomodo, altro segno di professionismo.
 
Il rapito deve aver reagito e ne è nata una colluttazione, terminata con la sua morte. Deve esser avvenuto poco prima, si è detto, e per avere la meglio, il sequestratore ha utilizzato, oltre che l’arma da taglio, anche una pistola. E questa col silenziatore perché non si deve sentire la detonazione (che non si è sentita). Arma non usuale nelle operazioni dei jihadisti.
 
A questo punto il camion è stato lanciato sulla folla, con uno o due uomini a bordo. Uno dei due, infatti, potrebbe esser sceso subito dopo l’omicidio del conducente, per dileguarsi (magari usando un’automobile, come vedremo di seguito).
 
Quindi la corsa assassina, appunto. Dopo la quale l’autista-assassino semplicemente scompare. C’è sangue nella cabina, si è detto, tanto sangue. Tanto che il primo indiziato è stato scagionato proprio dal fatto che i suoi abiti erano puliti (e dalla prova dello stub, che ha escluso abbia sparato).
Davvero difficile immaginare qualcuno che cerca di nascondersi tra la folla, prendere un mezzo o la metro, coperto di sangue. Più probabile che, sul luogo, vi fosse un’automobile pronta ad accoglierlo/i e a farlo/i esfiltrare.
Insomma, un’operazione un po’ più sofisticata e complessa di quanto viene raccontato. Che prevede l’opera gente spietata, sì, ma non esaltata. Professionisti, appunto.
 
Che non vanno a compiere attentati portandosi dietro un passaporto o, se anche fosse, non lo perdono sul luogo del delitto, dal momento che è tra le cose più importanti da evitare.
 
Un passaporto comparso peraltro, magicamente, solo il giorno successivo alla strage, altrimenti non avrebbero arrestato subito un innocente.
 
Possibile che siamo davanti, per l’ennesima volta, a dei professionisti oltremodo sbadati. E però qualcuno potrebbe avanzare il sospetto che magari si sia cercato un capro espiatorio per chiudere la vicenda e per evitare che dilagasse il panico. O altro e più oscuro. A pensar male, purtroppo, spesso ci si azzecca.
Fonte: qui 22/12/2016

Il volto di Obama

ci sarà da scommeterci che sfrutterà questo ultimo mese per intensificare le porcate. YES HE CAN. Ovviamente per tutelare i diritti umani e combattere la corruzione, peccato che già le preesistenti restrizioni (sempre firmate dal premio nobel per la pace Obama) siano state usate contro diplomatici RUSSI. Che coincidenza.

Libertà. Colpo di coda di Obama: approvate nuove pene preventive
WASHINGTON – Colpo di coda in stile regime, quello del presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, che prima di andar via dalla Casa Bianca ha ratificato in data 24 dicembre un pacchetto legislativo inerente le spese per il mantenimento dell’armamentario militare del paese: tra le tante normative è prevista l’imposizione di restrizioni delle libertà personali a carico di qualsiasi individuo non identificato che venga ritenuto coinvolto da Washington in tentativi di corruzione o di violazione dei diritti umani.
Stando alla clausola 1264 del documento appena approvato, il presidente degli Stati Uniti potrebbe avallare, in caso di necessità, l’attivazione di speciali provvedimenti disciplinari nei confronti di chiunque sia semplicemente sospettato e dunque accusato di “esecuzioni extragiudiziali, torture e altre gravi violazioni dei diritti umani internazionalmente riconosciuti”. Stessa sorte verrebbe altresi riservata per chi viene indagato per corruzione o appropriazione indebita. Le pene previste dalla normativa comprendono il congelamento dei beni e l’impossibilità di ottenere visti e permessi per viaggi all’estero e soggiorni.
 
La normativa ratificata da Obama sarà in vigore per i prossimi sei mesi. Tuttavia, le pene previste in caso di accertata violazione, e imposte dal regolamento, non hanno limiti di tempo e possono essere revocate solo da una decisione del futuro presidente degli Stati Uniti.
La nuova legge, a quest’oggi, estende la cosiddetta legge Magnitsky, approvata dal Congresso degli Stati Uniti, firmata dallo stesso presidente Barack Obama nel 2012. La legge implicava inizialmente vincoli finanziari e di ingresso nei confronti di 18 funzionari russi che, stando all’accusa americana, si erano resi responsabili della morte di Sergei Magnitsky, consigliere del fondo di investimento britannico Hermitage Capital, avvenuta nel 2009 in una prigione russa, in circostanze misteriose.
Numerose sono state le critiche mosse dai politologi internazionali nei confronti di tali provvedimenti di politica interna, critiche che, come quella di Dmitri Drobnitski, denunciano il carattere non costituzionale della normativa, che permetterebbe di aggirare l’approvazione del Congresso e la normale discussione del caso in un regolare iter giudiziario.

Il PD reo confesso: abbiamo fatto gli interessi dell’UE, non quelli dell’Italia

ah questi cattivi euroscettici populisti e xenofobi, non amalo la UE DELLE BANCHE, che tragedia, sono sicuramente dei guerrafondai. SCUSATE, MA PERCHE’ GIURANO SULLA COSTITUZIONE CHE SANCISCE IL POPOLO SOVRANO e non LA UE?

Era da un po’ che non ritornavo in un post a parlare di delitti contro la personalità dello Stato. Non certo perché si è rinunciato alla battaglia, le denunce continuano ad essere depositate e, all’esito del processo di Trani, vi prometto ulteriori azioni, se sarà necessario anche contro i PM che ad oggi non procedono come per legge contro il crimine palese delle cessioni di sovranità.
 
È infatti pacifico che tali cessioni sono reato. Gli artt. 241 e 243 cp non lasciano dubbi, d’altronde è ovvio che se si priva uno Stato del suo potere d’imperio lo si cancella in quanto tale, si compie l’atto più ostile possibile contro la sua personalità giuridica. Le occupazioni militari avevano esattamente queste conseguenze.
 
Con questo post voglio segnalarvi un tweet surreale dell’account ufficiale del PD, che evidenzia un ulteriore delitto contro la personalità dello Stato, trattasi di un’ennesima confessione dal punto di vista processuale:
Avete letto bene! Il PD si vanta di aver fatto, sino ad oggi, gli interessi dell’Europa e non quelli italiani! Esattamente quanto aveva affermato tempo fa anche uno dei fuoriusciti più noti ed onesti del PD, Alfredo D’Attorre.
L’UE oggi, come noto, è solamente un’oscena dittatura finanziaria, dove la stabilità dei prezzi viene per norma prima del benessere e della pace (per gli euristi che rifiutano di prendere atto dell’evidenza leggere il combinato 127 tfue e 3 tue).
Una dittatura dedita a proteggere esclusivamente gli interessi del grande capitale internazionale. Chi nega tali verità normative certamente non ha mai letto i trattati europei.
 
Ad ogni buon conto, al di là della natura dell’UE, anche se non si ammettesse, per puro cieco campanilismo, che ho ragione su quanto appena detto, nulla cambierebbe. Tutelare gli interessi di un ordinamento diverso dall’Italia resta reato a prescindere dal fine dello stesso.
L’Art. 264 c.p. dispone infatti che: “Chiunque, incaricato dal Governo italiano di trattare all’estero affari di Stato, si rende infedele al mandato è punito, se dal fatto possa derivare nocumento all’interesse nazionale, con la reclusione non inferiore a cinque anni”.
L’infedeltà al mandato, ovvero all’obbligo di tutelare gli interessi nazionali che incombe al governo, è stata a questo punto confessata dal PD che in sostanza ha affermato questo: “abbiamo fatto gli interessi dell’Europa e non quelli dell’Italia”.
 
Il nocumento è più che mai evidente, il Paese grazie a queste politiche dissennate, che hanno favorito altri, ha perso 1/3 del proprio settore manifatturiero ed oltre il 25% della produzione industriale.
 
Con il movimento Alternativa per l’Italia procederemo ad un’interrogazione parlamentare su questa dichiarazione del PD e certamente affronteremo il problema innanzi alla Procura della Repubblica di Roma.
 
Siamo davvero curiosi di leggere cosa risponderanno questa volta, sempre che Grasso, ancora una volta, non decida, ritenendosi illecitamente il sovrano del Senato, di evitare al governo (minuscolo voluto) di dover rispondere su questo scottante tema.
Mai nella storia si era visto un governo, non solo apertamente ostile agli interessi nazionali, ma che addirittura se ne facesse espresso vanto. Ciò non fa che riprovare che l’Italia oggi è un Paese sotto occupazione straniera con un governo imposto dall’invasore che ci ha conquistato.
 
Vi fermeremo, questo è certo!
 
Avv. Marco Mori – scenarieconomici – Alternativa per l’Italia – autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea”, disponibile su ibs e amazon

LA TERRIBILE CRONISTORIA DELL’OMICIDIO DI GHEDDAFI

ed i diritto umanisti tanto politically correct sedicenti antirazzisti pacifisti si sono dati tanto da fare ad organizzare sit in in favore dei cosiddetti ribelli moderati, a diffamare la Jahmayria, a fornire racconti epici eroici di questi “combattenti” per la libertà contro il despota e GUAI A DUBITARE, ad inventare fantomatiche fosse comuni mentre occultavano gli eccidi, stupri e sterminio dei neri di Tawerga per esempio (strano per dei sé dicenti antirazzisti)…e poi come non pensare alla malafede ed al loro servizio e devozione verso i liberatori di sempre della NATO ? Ora non dovrebbe essere complicato capire subito chi lavora per i guerrafondai assassini a stelle e strisce, il copione della primavera o rivoluzione colorata è identico, Libia, Ukraina, Siria, ora Polonia e ..gli stessi stati uniti anti – Trump (che non gradisce i piani di espansione militare tanto cari alla Kilary e seguaci).
Il pezzo di Jean Paul Pougala del 14 aprile 2011 su Pambazuka News titolava “Le bugie dietro la guerra occidentale in Libia” descrive come l’Africa inizialmente avesse sviluppato il proprio sistema di comunicazioni transcontinentali comprando un satellite il 26 dicembre 2007: l’African Development Bank aveva sborsato 50 milioni di dollari dei 400 necessari, la West African Development Bank ne aveva aggiunti 27.ghedafi
La Libia aveva contribuito con 300 milioni, rendendo l’acquisto possibile.
Pougala scrive quando tutto è già in opera, il nuovo sistema “connetteva tutto il continente a livello telefonico, radiofonico e televisivo, oltre ad altre applicazioni tecnologiche come la telemedicina e l’insegnamento a distanza”.
Dopo 14 anni di perdite di tempo del FMI e della Banca Mondiale, la generosità del leader libico Muammar Gheddafi aveva permesso l’acquisto, che aveva evitato alle nazioni africane di richiedere un prestito di 500 milioni per avere accesso ad un satellite ed aveva privato le banche occidentali di potenziali miliardi in prestiti ed interessi.. al tempo, Gheddafi stava anche cercando di creare un sistema bancario trans africano basato sull’oro, per liberare il continente dai vincoli finanziari con il FMI e la Banca Mondiale – questo avrebbe gravemente danneggiato i due predatori.
 
Fin dal 2003 Gheddafi aveva lavorato sodo per ristabilire la sua reputazione di finanziatore del terrorismo, rinunciando a qualsiasi futuro supporto alle organizzazioni terroristiche e creando un fondo per le vittime dei voli Pan Am 103 e UTA 772, entrambi abbattuti da attacchi terroristici, dei quali si sospettava un finanziamento libico. Il 10 dicembre 2007 Gheddafi si era recato in Francia per un incontro con il Presidente Nicolas Sarkozy.
Durante il loro incontro dell’11 dicembre all’Eliseo, Gheddafi E Sarkozy avevano siglato accordi per un valore di 15 miliardi di dollari riguardo forniture militari e la costruzione di una centrale nucleare, ma ciò che più contava oltre al commercio era già in agenda. In un report del 12 marzo 2012, il consorzio di giornalismo investigativo Mediapart dichiarava “Secondo informazioni contenute in un report confidenziale preparato da un esperto francese di terrorismo e finanziamenti al terrorismo stesso, la campagna elettorale presidenziale del Presidente Sarkozy del 2007 aveva ricevuto almeno 50 milioni di euro di fondi neri dal regime del dittatore libico Muammar Gheddafi”. Documenti diffusi da Mediapart l’11 settembre 2016 confermano che le relazioni finanziarie tra Sarkozy e Gheddafi risalivano almeno al 10 dicembre 2006.
 
(Appena diffuse queste informazioni nel 2012 Sarkozy aveva negato di aver ricevuto denaro libico come finanziamento – pratica illegale in Francia, che lo avrebbe potuto condurlo al carcere – e aveva tentato di denunciare Mediapart. Tuttavia, parte un’investigazione ufficiale sulla condotta di Sarkozy era trapelata sul sito di Mediapart e le prove riconducevano direttamente al fatto che il Presidente francese aveva ricevuto il denaro).
Gheddafi aveva capito che a causa dell’iniziativa del satellite e della sua proposta di un sistema bancario panafricano (delle quali sicuramente l’occidente era a conoscenza), la sua popolarità presso i leader occidentali era in terribile calo, tanto da renderlo un possibile obiettivo di un “cambio di regime”, perciò aveva sperato che finanziando il leader francese si sarebbe comprato un’assicurazione sulla vita.
 
Nel frattempo aveva fatto del suo meglio per apparire come un uomo di stato pro-occidente. Nell’agosto del 2008 Gheddafi aveva firmato accordi con gli USA formalizzando la compensazione per le vittime del terrorismo di stato e nel settembre 2008 Condoleeza Rice aveva visitato la Libia e dichiarato che le relazioni tra le due nazioni stavano entrando in una “nuova fase”.
 
Nel febbraio 2009, però, Gheddafi era stato eletto Presidente dell’Unione Africana e per la prima volta aveva reso pubblica la definizione “Stati Uniti d’Africa” e aveva suggerito la possibilità di un sistema bancario panafricano. (Profeticamente il 12 marzo 2009 Sarkozy aveva introdotto la Francia nella NATO, violando una tradizione risalente ai tempi di De Gaulle). Successivamente, in Agosto del 2009, Abdelbaset Ali al-Megrahi – pregiudicato per aver partecipato al bombardamento del volo Pan Am 103 – fu rilasciato dal carcere in Scozia ed accolto come un eroe al suo ritorno in Libia, più tardi lo stesso anno la Libia aveva siglato un accordo con la Russia per l’acquisto di 1.8 miliardi di dollari in armi. Questi eventi non migliorarono la posizione di Gheddafi agli occhi dei leader occidentali.
Per di più, il piatto era molto ricco. Prima della caduta di Gheddafi, la Libia aveva riserve liquide per 150 miliardi di dollari, oltre alle 143 tonnellate di oro nelle casseforti di Gheddafi. Come aveva scritto Pougala “[Larga parte di questo denaro] era stata accantonata come contribuzione libica per tre progetti fondamentali che sarebbero serviti a dare l’ultimo tocco alla Federazione Africana – la African Investment Bank a Sirte, Libia, la creazione, nel 2011, del Fondo Monetario Africano, e la creazione della Afrcan central Bank ad Abuja in Nigeria, che iniziando a stampare valuta africana avrebbe suonato un requiem per il franco CFA, attraverso il quale Parigi aveva tenuto al giogo vari stati africani per più di 50 anni”.
 
Il 7 giugno 2016, Bob Fitrakis scrive su Black Opinion:
 
le vere ragioni dell’attacco sono state spiegate da uno dei più famosi sicari economici statunitensi, John Perkins.
Perkins spiega che l’attacco alla Libia, come quello all’Iraq, ha a che fare solo con il controllo delle risorse, non solo petrolio, ma anche oro. La Libia ha il più alto standard di vita in Africa. Secondo il FMI, la Banca Centrale Libica è al 100% di proprietà statale. Il FMI stesso stima che la banca abbia riserve in oro per quasi 144 tonnellate.
La NATO è andata in Libia come un moderno pirata per saccheggiarne l’oro. I media russi, oltre a Perkins, hanno scritto che il panafricanista Gheddafi, l’ex Presidente dell’Unione Africana, sosteneva che l’Africa avrebbe usato l’abbondante oro presente in Libia e Sud Africa per creare una valuta africana basata sul dinaro aureo.
 
È significativo che nei mesi che hanno portato alla risoluzione dell’ONU che ha permesso agli USA ed ai loro alleati di invadere la Libia, Muammar al-Gheddafi parlava apertamente della creazione di una nuova valuta che avrebbe rivaleggiato con dollaro ed euro. Infatti questi invitava le nazioni africane e musulmane ad unirsi in un’alleanza che avrebbe dato vita alla nuova valuta, il dinaro aureo, la forma principale di scambio internazionale. Avrebbero venduto petrolio e altre risorse in dinari aurei.
 
Nel dicembre 2010, una rivoluzione in Tunisia abbatté il governo. In seguito, nel 2011, incominciarono le “Primavere arabe”: rivolte popolari in Oman, Yemen, Egitto, Siria e Marocco. Mentre queste avevano portato al cambio di regime in Tunisia, in Egitto erano state brutalmente soppresse, mentre in Siria e Yemen avevano scatenato guerre civili non ancora estinte. Quelle in Oman e Marocco si erano spente da sole.
In Libia le cose stavano diventando quasi buffe,. A partire dal 15 febbraio 2011, una serie di proteste che chiedevano la cacciata di Gheddafi iniziò a scoppiare in Libia. Il 20 febbraio 2011 si parlava di 300 civili morti e del fatto che Gheddafi avesse sguinzagliato l’aviazione contro i dissidenti a Tripoli. Sarkozy a quel punto aveva trovato il modo di salvare i suoi amici banchieri e di coprire i finanziamenti illegali ricevuti da Gheddafi. Il 10 marzo 2011 Sarkozy decise di riconoscere come governo libico il “Consiglio Nazionale di Transizione”, l’ombrello sotto cui operavano i ribelli, e dichiarò l’istituzione di una no-fly zone, nel caso in cui Gheddafi avesse deciso di utilizzare armi chimiche contro la propria popolazione.
In un report del Guardian dell’11 marzo 2011:
 
La decisione unilaterale di Sarkozy di riconoscere il consiglio di transizione della Libia come legittimo rappresentante del popolo libico era grossolanamente prematuro. “Sarkozy sta agendo da irresponsabile” aveva avvermato un diplomatico europeo.
 
Mark Rutte, Primo Ministro olandese, affermò “La trovo una mossa folle da parte della Francia. Fare un passo avanti e sostenere ‘Riconosco un governo di transizione’ a sfregio di ogni pratica diplomatica non è la giusta soluzione per la Libia”
 
Il 19 marzo 2011 Sarkozy diresse i caccia francesi in missione contro la Libia e ordinò alla portaerei Charles de Gaulle di recarsi in acque libiche. I Francesi non erano soli. Prima nella stessa settimana – il 15 marzo – un F15 statunitense si era schiantato in Libia. Il 29 marzo gli USA avevano confermato che A-10 Warthog e elicotteri d’assalto A-130 erano stati inviati in Libia. Il 16 aprile il giornalista Jeremy Scahill, intervistato a The Eld Show:
Scahill: gli agenti della CIA sul campo in Libia sono in stretta relazione con i ribelli. Questa, come ha detto il Colonnello Jacobs, è la normalità. Ciò che mi preoccupa maggiormente è che sicuramente ci sono già operazioni speciali statunitensi sul territorio, che si preoccupano di marchiare gli obiettivi che dovranno essere colpiti dagli attacchi aerei. Ed, devo dirti che lo scenario di cui parli – quando parli di armare i “combattenti per la libertà”, mi porta alla mente le disastrose guerre sporche degli anni ’80, cioè, gli USA che vengono direttamente coinvolti in una guerra su territorio libico, con un pugno di ribelli … questi non hanno addestramento militare. Voglio dire, tu mi sta dicendo che gli USA sono nettamente schierati con una delle due parti di una guerra civile.
Il 7 giugno 2016 Fitrakis scrive:
in un documento del Dipartimento di Stato declassificato, inviato ad Hillary il 2 aprile 2012, l’assistente Michael Blumenthal conferma che Perkins aveva ragione e che l’attacco sulla Libia non aveva nulla a che fare con il fatto che Gheddafi potesse essere una minaccia per la NATO o gli Stati Uniti, ma che l’unico obiettivo era razziarne l’oro.
Il governo libico possiede 143 tonnellate d’oro e una quantità simile di argento. Nel tardo marzo 2011, queste riserve vennero spostate a Sabha (verso il confine sud occidentale con Niger e Ciad); Blumenthal aveva informato la Clinton, sottolineando l’importanza di quell’oro, che veniva accumulato come riserva per la creazione di una valuta panafricana legata al dinaro aureo libico. Questo piano avrebbe permesso ai paesi francofoni africani di avere un’alternativa al franco francese (CFA).
Blumenthal rivela la ragione dell’attacco NATO e del saccheggio imperiale francese, l’intelligence francese è venuta a conoscenza di questo piano poco dopo lo scoppio della ribellione, questa è stata una delle ragioni che ha spinto il Presidente Sarkozy a sferrare l’attacco.
 
5 erano le ragioni della guerra illegale della NATO contro la Libia. Secondo Blumenthal Sarkozy cercava: a. di ottenere una maggiore fetta della produzione libica di petrolio, b. di aumentare l’influenza francese in nord africa, c. di migliorare la sua posizione in Francia, d. di fornire all’esercito francese un modo di mettersi in luce, e. di soddisfare la preoccupazione dei suoi consiglieri nei confronti del piano a lungo termine di Gheddafi, di soppiantare la Francia come potenza dominante nell’Africa francofona.
 
È ovvio che Blumenthal avesse inteso il bisogno di Sarkozy di proteggere i banchieri francesi dal piano di Gheddafi, ma sicuramente non poteva avere idea dell’ulteriore motivo – eliminare le prove del proprio coinvolgimento nei finanziamenti illegali. Va altresì notato – e sottolineato – che nessuna delle ragioni elencate nell’e-mail di Blumenthal potrebbe giustificare un’invasione di uno stato sovrano.
Il 30 marzo 2011 il governo britannico espulse 5 diplomatici dall’ambasciata libica, visto che le relazioni tra Libia e occidente continuavano a peggiorare. Nei mesi successivi la guerra imperversò in tutta la Libia. Ad un certo punto si promosse una tregua tra governo libico e Consiglio Nazionale di Transizione (NTC), che non durò e in agosto la nazione era nuovamente messa a ferro e fuoco dalla guerra civile.
 
Dopo il 31 marzo 2011 gli USA avevano applicato la no-fly zone sui cieli libici, apparentemente per aiutare una rivolta legittima e togliere dal suo trono un dittatore sanguinario, ma i risultati degli attacchi andarono ben oltre il cambio di regime di Gheddafi. Il 18 giugno 2011 la NATO ha attaccato il Grande Fiume Artificiale, un enorme progetto per l’irrigazione che portava l’acqua ad immense distese aride. I caccia colpevoli di questo crimine non solo hanno distrutto un pezzo vitale delle infrastrutture libiche, ma il 22 luglio hanno fatto a pezzi anche l’unica fabbrica che poteva costruire i pezzi per le riparazioni necessarie. Questa mossa malvagia non aveva alcuno scopo, se non quello di punire tutta la popolazione libica.
Aiutati e sostenuti dalle potenze occidentali, i “ribelli” assediarono Tripoli e il 21 agosto 2011 la città cadde nelle mani dell’NTC. Gheddafi e il suo staff volarono immediatamente a Sirte. Poco dopo le 8 di sera il 20 ottobre 2011, con i “ribelli” che incalzavano, Gheddafi tentò di abbandonare Sirte su un convoglio di 75 veicoli, ma la sua fuga fu scoperta da un velivolo della RAF. Un drone predator statunitense guidato da qualcuno seduto nel deserto del Nevada lanciò i primi missili contro il convoglio, lo stesso fece il velivolo della RAF. 10 veicoli furono distrutti. Gheddafi sopravvisse all’attacco, ma fu immediatamente catturato dall’NTC, che lo aveva trovato in un canale di drenaggio. Gheddafi su crivellato di colpi e una baionetta gli fu infilata nel retto.
Prima della morte di Gheddafi la Libia era una nazione stabile, se non una tradizionale nazione stato. Secondo un report intitolato “La Libia di Gheddafi era la più prospera democrazia africana” di Garikai Chengu, apparso il 12 gennaio 2013 “La Libia era divisa in innumerevoli piccole comunità che di base si comportavano come piccoli stati autonomi all’interno di uno stato più grande. Questi avevano il controllo sui propri distretti e potevano prendere una serie di decisioni tra cui come allocare gli introiti della vendita di petrolio. All’interno di questi mini-stati, i tre principali organi della democrazia libica erano Comitati Locali, Congressi Popolari e Consigli Rivoluzionari Esecutivi”. Chengu spiega come i Comitati Locali facessero riferimento ai Congressi del Popolo, che poi passavano le decisioni ai Consigli Rivoluzionari Esecutivi, creando così un consenso diffuso sulle decisioni che riguardavano tutta la popolazione. “La democrazia diretta in Libia utilizzava la parola ‘elevazione’ più che ‘elezione’, ed evitava le campagne politiche, che sono una caratteristica tipica dei partiti e beneficiano solo delle promesse elettorali. A differenza dell’occidente, i Libici non votavano solo ogni 4 anni per il Presidente e un parlamento centrale che prendesse tutte e decisioni per loro. Tutti i Libici prendevano decisioni riguardo la politica interna, quella estera e quella economica.” Rovesciare Gheddafi ha fatto a pezzi un sistema di governo che aveva funzionato bene – e tranquillamente – per quasi 50 anni.
 
Sarkozy rimane un uomo libero. Deve ancora essere perseguito per aver ricevuto illegalmente denaro libico per finanziare la propria campagna elettorale e per aver scatenato una guerra illegale per coprire la propria relazione illegale con Gheddafi.
Molto è stato scritto circa la catastrofe caduta sulla Libia a seguito dei criminali attacchi francesi e statunitensi – 400.000 persone strappate alle proprie case, violenze e repressioni, la creazione di un nuovo stato fantoccio in seguito ad un’iniziativa di politica estera degli USA. Ma il vero danno è stato arrecato all’Africa stessa, se la proposta di Gheddafi di un sistema bancario trans africano fosse giunta a compimento, quello sfortunato continente per la prima volta in secoli avrebbe avuto una vera libertà e una vera indipendenza a portata di mano, una circostanza che le potenze occidentali non si sarebbero potute permettere. Libertà e giustizia non hanno mai fatto parte dell’agenda occidentale.
 
La sera del 20 ottobre 2011, durante un’intervista alla CBS alla notizia della morte di Gheddafi, il Segretario di Stato Hillary Clinton si lasciò scappare una battuta con il suo staff, affermando “Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto”, poi applaudì e rise fragorosamente. Questa rimane la più vile e degradante immagine di sempre di un membro del governo USA.
 
Chris Welzenbach è uno scrittore (“Downsize”), che per anni è stato membro del Walkabout Theater di Chicago. Può essere contattato a incoming@chriswelzenbach.com.
DI CHRIS WELZENBACH
05.10.2016
 
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO