“Delrio si dimetta per manifesta incompetenza”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=1154

TAV – SCIBONA (M5S): “Il Viadotto di 54 Km citato da Delrio mai è esistito sulla carta”.

Il Ministro Delrio oggi ha affermato che l’Osservatorio sulla Nuova Linea Torino – Lione ha permesso di cancellare 54 km di viadotto.

Lo ha detto assimilando il NO all’Osservatorio TAV a quello sul referendum, sulla scia delle odierne dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi.

Un vero e proprio boomerang per il Governo.

Infatti il Viadotto di 54 Km citato da Delrio mai è esistito sulla carta, probabilmente pura fantasia del Ministro che evidentemente non conosce i progetti, non conosce la realtà territoriale tra Torino – Lione, non sa di cosa parla.

Quello di Delrio è il Viadotto gemello del più famoso tunnel di neutrini Svizzera-Abruzzo, passato alla storia quale gigantesca bufala, figlia di un irrefrenabile impulso di parlare senza attivare il cervello.

Delrio si dimetta per manifesta incompetenza.

E venga chiuso immediatamente l’inutile carrozzone dell’Osservatorio sulla Nuova Linea Torino Lione che, a detta del suo Presidente Foietta – e di molti altri – risulta essere il luogo non della concertazione sull’utilità dell’opera ma della distribuzione delle compensazioni.

Ormai, l’Osservatorio, dal quale quasi tutti i Comuni della Valle di Susa sono usciti, non ha più senso di esistere dopo l’uscita anche del Comune di Torino guidato dalla Sindaca Appendino.

Sulla funzione dell’Osservatorio recentemente la Deputata Fregolent ha dichiarato: chi ne esce “.. non potrà più beneficiare dei progetti e delle risorse per le opere di compensazione”.

Su tale argomento inviterei a maggior prudenza per le possibili implicazioni anche di natura penale.

Marco Scibona, Senatore M5S – Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.

2 dic 16 Repubblica :

Renzi: “Torino fuori dall’Osservatorio Tav? Una follia, dire no non porta da nessuna parte”

Il premier a Rtl: “Scelta propagandistica, l’alta velocità è una conquista da allargare a tutta Italia. Se hai paura che rubino, arresta i ladri ma non fermare i cantieri”

Non capisco la logica se non in termini di propaganda: la Tav è una grande conquista e va allargata a tutto paese. Come si fa a bloccare la Tav o la metro? Mi sembra una follia, continuare a dire no non ci porta da nessuna parte”. Così Matteo Renzi, in un internento a Rtl, ha commentato stamane la decisione del Comune di Torino di uscire dall’Osservatorio sulla Tav.

“Sabato 10 – ha proseguito il premier – inaugureremo il passante di Brescia, è un importante pezzo delle infrastrutture che vanno avanti. Mi colpisce che il Movimento 5 Stelle non solo blocchi le Olimpiadi a roma ma anche le metropolitane, la linea C. Ma vi sembra normale? A me sembra una follia”. “Dire no a tutto non ci porta da nessuna parte – ha ripetuto Renzi – Bisogna dire dei sì al domani. Io quelli che dicono solo no non li capisco e se hai paura che rubino arresta i ladri invece di fermare i cantieri”.
Sullo “strappo” di Chiara Appendino è intervenuto anche Graziano Delrio, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ai microfoni di Radio Cusano Campus si è detto “molto dispiaciuto”. “Con l’osservatorio abbiamo fatto un grande lavoro – ha commentato – abbiamo tolto 54 chilometri di viadotto, abbiamo ridotto un progetto gigantesco in un progetto molto più sobrio. Abbiamo anche anticipato le opere per i territori, che dovranno essere resi più attrattivi. Cancellare 54 chilometri di viadotto è una cosa che abbiamo fatto noi, potremmo lavorare molto meglio se ci fosse anche il Comune di Torino”.

Si rompe la gabbia del pensiero unico

Le elezioni statunitensi dell’8 novembre 2016 hanno definitivamente consacrato il populismo antisistemico proprio nel Paese simbolo del Pensiero Unico Neoliberale, ossia gli Stati Uniti d’America. La vittoria elettorale di Donald Trump apre infatti le porte a scenari di tipo nuovo, all’insegna della rottura degli schemi geopolitici, ideologici e culturali affermatisi e dominanti sin dal 1989. okkio

La vittoria di Trump, successiva alla Brexit del 23 giugno scorso, segna un colpo durissimo nei confronti dell’ideologia della fine capitalistica della Storia, delle ambizioni globaliste della finanza internazionale, delle velleità egemoniche del grande capitale transnazionale e della cultura politica della sinistra cosmopolita. La vittoria di Trump trae origine e si alimenta appunto dalla separazione intervenuta, già dalla fine degli anni Sessanta del XX secolo, tra sinistra e classi popolari.
La sinistra, oggi spazio politico-culturale di riferimento delle classi agiate newyorkesi, ha esaurito la sua funzione rappresentante dei ceti proletari nel momento in cui questi ultimi, ossia la classe operaia autoctona, da Pittsburgh alla Pennsylvania, passando per l’intera “Cintura della Ruggine” (Rust Belt), la regione un tempo industriale comprendente tutto il Nord-Est degli Stati Uniti, ha votato compattamente per Trump. Sul candidato repubblicano Donald Trump sono infatti confluiti i voti, determinanti, di tutti coloro i quali Hillary Clinton, capofila del “Partito Democratico della Guerra” e dell’establishment, aveva impunemente definito «una massa di deplorevoli» in campagna elettorale. 
Hillary Clinton, il candidato di punta delle classi agiate di New York e San Francisco, l’esponente politico che aveva perorato la radicalizzazione dello scontro con la Russia e il rilancio della globalizzazione unipolare attraverso il varo del TTIP, è stata sconfitta in quanto percepita, da quello stesso elettorato operaio un tempo schierato con i democratici, come il rappresentante principale del partito della finanza internazionale, di Wall Street. Ricordiamo infatti che per la sua campagna elettorale, due volte più dispendiosa di quella del rivale Trump, Hillary Clinton ha ricevuto finanziamenti per 48,5 milioni di dollari dai vari fondi d’investimento speculativi quotati a Wall Street (contro gli appena 19 mila versati a Trump).
Già nel 2008 la Clinton era unanimemente considerata l’espressione politica più affidabile dalla finanza newyorkese. Inoltre, per la campagna presidenziale del 2016, la Fondazione Clinton ricevette ben 13,8 milioni di dollari dal fondo d’investimento legato alla Open Society Foundation di George Soros, il miliardario internazionale da molti autorevoli commentatori ritenuto l’architetto dei colpi di Stato postmoderni, filoccidentali, attuati nei Paesi da ricondurre sotto l’orbita geopolitica di Washington e sotto l’orbita culturale del globalismo.
La Clinton, infine, ricevette, per la sua campagna elettorale dai 15 ai 25 milioni di dollari dall’Arabia Saudita e, fattore non trascurabile a livello mediatico, incassò il sostegno unanime della società dello spettacolo a stelle e strisce. La sconfitta della Clinton è, dunque, la sconfitta dei fautori del globalismo e del nichilismo, dei cultori della fine della Storia e dell’impero liberaldemocratico americano come destino ineluttabile per tutti i popoli del mondo. Inoltre, la sconfitta di Hillary Clinton travolge e compromette definitivamente la credibilità di tutta quella stampa liberale, conformista, adeguata alla e portavoce della sottocultura pubblicitaria del pettegolezzo e della notizia come merce ad effetto da vendere sul mercato del riscontro politico e, perché no, elettorale, di turno.
È a questo riguardo sufficiente citare come il New York Times, ancora la sera pre-elettorale del 7 novembre, attribuisse alla Clinton l’85 per cento delle possibilità di successo nelle votazioni. In realtà, come la storia ha poi immancabilmente dimostrato, i sondaggi erano manipolati allo scopo di suscitare consenso pubblico attorno alla figura del candidato presentato come “vincitore in pectore”, ossia Hillary Clinton.
I sondaggi infatti, nel momento in cui sono confezionati dalle élite a scopi prettamente autoreferenziali, non servono a fotografare la realtà ma a prospettare al pubblico omologato la rappresentazione della realtà che il detto establishment pretende prevalente. La “rivoluzione silenziosa” di Trump assesta pertanto una grave sconfitta alla società dello spettacolo. A seguito della Brexit e della vittoria di Trump si è ormai già oltre la svolta potenzialmente epocale. Il mondo come lo abbiamo conosciuto tra il 1989 e oggi pare essere davvero finito.
 di Paolo Borgognone – 14/11/2016
 http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=57673

Torino esce dall’inutile Osservatorio TAV

post — 1 dicembre 2016 at 12:50

img_9908-840x4801C’è chi in questi minuti sta piangendo lacrime amare anche se non lo ammetterà, ci immaginiamo infatti le facce di Virano, Foietta e il senatore Esposito e per questo, possiamo dirlo, sorridiamo.

Stamani in conferenza stampa la sindaca di Torino Chiara Appendino con il capogruppo ed alcuni consiglieri di maggioranza ha annunciato di aver depositato la mozione di uscita dall’Osservatorio Torino-Lione. Tale mozione sarà discussa ed approvata lunedì in consiglio comunale.

Una decisione promessa e lungamente attesa dal movimento No Tav, un segnale politico forte in attesa che la Camera approvi la legge di ratifica tra Italia e Francia ignorando completamente il No del nostro territorio e tutte le ragioni ampiamente divulgate in questi anni.
L’annuncio dell’uscita dall’Osservatorio inutile del TAV è accompagnato alla dichiarazione per cui la città di Torino è fortemente contraria alla Torino-Lione, che il TAV non è necessario né prioritario, che si tratta solo di una scelta politica e non di un problema di saturazione merci.

La sindaca e i consiglieri hanno poi esteso la loro riflessione, impegnandosi formalmente a contrastare in ogni sede istituzionale italiana ed europea il TAV, sollecitare il parlamento alla modifica dei processi decisionali sulle grandi opere e sugli investimenti delle risorse pubbliche, e a formalizzare al più presto l’uscita dall’Osservatorio.

Molti ringraziamenti e riconoscimenti sono stati fatti alla tenacia e al coraggio del movimento No Tav, citando le violenze subite dai tanti attivisti.

Con i consiglieri torinesi visibilmente emozionati e felici di compiere questo passo, in questi mesi sostenuti dalla commissione tecnica appositamente nominata per relazionare a 360 gradi sul progetto, compiamo un altro passo avanti in questo lungo cammino che da oltre due decenni ci vede protagonisti.

Ringraziamo quindi tutti del lavoro fatto e ripartiamo dalla lotta che ci vedrà impegnati nei prossimi giorni sul nostro territorio (a breve pubblicheremo ulteriori dettagli) e nel sostegno dei tanti No Tav ancora sottoposti a misure cautelari.

Ora c’è già chi vuole sminuire l’atto politico, ma diciamo ai mini-senatori del Pd e affini di mettersi il cuore in pace perchè possono raccontarla come vogliono, ma siccome si chiama Torino Lione e Torino esce dalla tratta, ci dovrebbero spiegare un pò come funziona…

Lunedì dalle 16,00 saremo in Piazza Palazzo di Città a Torino (sede del consiglio comunale) ad attendere l’approvazione della mozione.

Avanti No Tav!

Mobilitati da Soros e dai media del sistema migliaia di dimostranti contro Trump

come mai tutta questa acredine non si è manifestata mai contro il premio nobel per la pace Obama che ha aperto 7 fronti di guerra? Se la guerra è democratica, ci piace
Protest against President-elect Donald Trump in Los Angeles, California
vero? Nessuno di questi democratici colti civili ha mosso un dito PER DIFENDERE IL MOVIMENTO OCCUPY WALL STREET DURAMENTE REPRESSO DALL'”ANTISISTEMA” OBAMA? Un estratto per rinfrescare la memoria ma gli episodi di repressione furono numerosissimi “
Nonostante molti politici democratici in queste settimane abbiano espresso apprezzamento per le ragioni alla base del movimento Occupy Wall Street, sono stati spesso proprio i sindaci di questo partito a ordinare la più dura repressione nelle città americane. A Chicago, ad esempio, dove il sindaco è l’ex capo di gabinetto di Obama, Rahm Emanuel, nelle scorse settimane sono stati arrestati più di 300 manifestanti. Il sindaco democratico di Atlanta, Kasim Reed, ha invece definito “necessari” i 53 arresti operati mercoledì scorso dalla polizia tra gli occupanti di un parco pubblico nella metropoli della Georgia.
Le stesse autorità cittadine hanno invariabilmente citato come giustificazione per arresti e sgomberi brutali i timori per presunte infiltrazioni criminali tra i manifestanti, continua al link sopra
 
Estratto da un altro articolo: 
La repressione, che ha incluso, come voi potete ricordare, arresti violenti, disordini di gruppo, fumogeni (1) sui crani dei manifestanti, persone tenute in manette così strette da ferire, persone trattenute in prigionia finchè costrette a farsela adosso – era coordinata con le stesse grandi banche………
Questi documenti, in breve, mostrano che i poliziotti del DHS lavorano per e con le banche per prendere di mira, arrestare e depotenziare politicamente i dimostranti pacifisti americani. I documenti, rilasciati dopo lungo ritardo nella settimana fra Natale e Capodanno, mostrano una meta-trama (5) su scala nazionale che si schiude in città dopo città in un mondo orwelliano: sei università americane sono posti in cui la polizia dei campus ha passato all’FBI informazioni riguardanti gli studenti coinvolti in OWS (Occupy Wall Street), con il consenso delle stesse università (p51); le banche si sono messe intorno al tavolo con gli ufficiali dell’FBI per raggruppare informazioni riguardo i manifestanti di OWS ricavate dalla sicurezza privata; vennero fatti piani dall’FBI per boicottare gli eventi di Occupy, progettati per il mese successivo -e offerti ai rappresentanti delle stesse organizzazioni che i manifestanti avrebbero preso di mira; e addirittura le minacce di assassinio dei leader di OWS da parte del fuoco dei cecchini – da chi? dove?
 

Mobilitati da Soros e dai media del sistema migliaia di dimostranti contro Trump

I media dell’establishment e le organizzazioni controllate dal finanziere George Soros, uno dei principali finanziatori della Clinton, non accettano il risultato delle elezioni negli USA.
Dopo l’inaspettata nomina di Donald Trump, sono scoppiate le proteste a New York come in California ed a Portland, in Oregon , a Los Angeles ed in altre località degli States e, dalle varie informazioni pervenute, si capisce che non si tratta di un “movimento spontaneo” come vorrebbero far credere i grandi giornali USA (quelli che davano per scontata la vittoria della Clinton) ma di un fenomeno provocato ad arte.
A Los Angeles ci sono stati disordini e manifestazioni ed in questa città sono finite in carcere 15 persone fra manifestanti che erano scesi in strada a urlare la loro “indignazione”, a Chicago ci sono stati 13 fermati. A Oakland, in California, le proteste più dure con circa 6mila persone che hanno paralizzato il traffico lanciando oggetti contro la polizia in assetto antisommossa, hanno bruciato rifiuti e spaccato le vetrine dei negozi. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni lanciati contro i manifestanti.Secondo quanto diramato dalle autorità locali alcuni poliziotti sono rimasti feriti.
A New York un numero impreciso di manifestanti , si parla di alcune migliaia di persone , si sono radunati  a Union Square per poi marciare verso nord sul  lungo Broadway Street e prendere d’assedio la “Trump Tower”.
I dimostranti hanno bloccato la circolazione nelle strade trafficate di Manhattan in diversi isolati, creando caos e tensione.
Da notare che la folla dei dimostranti, che sembra certo sia stata  aizzata dalle ONG di Soros, si è autonominata come  “i guerrieri della giustizia sociale”, alcuni anche come “i guerrieri della notte”. Con molti slogans e cartelli di “Not my President“ (Non il mio presidente) e “L’amore sconfigge l’odio” (“love Trumps hate”) e “P—y grabs back” (“La vagina reagisce”), uno slogan femminista di rivolta contro la frase sessista usata da Trump in fuori onda in cui diceva di voler afferrare una donna per i genitali (“grabbing a woman by the p—y”).
Alcuni descrivono la scena come surreale, spettacoli che non si erano mai visti a New York City: “la gente cammina per strada come un esercito di zombie posseduti sotto choc”, racconta un testimone. Un comunicato diffuso dagli organizzatori di MoveOn.org (una delle ONG di Soros) descrive come i manifestanti si siano riuniti in centinaia per fare resistenza e dimostrare il ripudio di Trump e verso risultato delle elezioni.
A questo fine sono state organizzate e convocate, attraverso i social, marce per manifestare pacificamente ed esprimere contrarietà al risultato delle elezioni presidenziali.
Varie migliaia di manifestanti, nonostante la pioggia, già la notte del 9 novembre, si erano radunati a Union Square e avevano poi sfilato verso Midtown fino alla blindatissima Trump Tower sulla Fifth Avenue, dove si trova l’abitazione del nuovo presidente Usa. Alcuni manifestanti avevano anche bruciato maschere ed effigi che rappresentavano il volto del nuovo presidente degli Stati Uniti. Altre ragazze, per sfidare Trump,  si volevano denudare in segno di protesta ma sono state bloccate sia dal freddo che  dalla energica reazione della polizia.
A Chicago, alcune centinaia di persone si sono radunate davanti al ” Trump International Hotel e Tower” lanciando slogans “No Trump. No al Ku Klux Klan, No razzismo in Usa”. La polizia è stata costretta a chiudere le strade intorno al centro bloccando l’accesso all’arrivo di altri manifestanti.   A Los Angeles la polizia ha dovuto impedire una marcia improvvisata delle associazioni gay che volevano protestare in modo clamoroso contro Trump con esibizioni oscene in piazza. Fortunatamente lo spettacolo è stato bloccato per tempo dalle forze di polizia.
La regia di Soros e dei grandi media vuole imporre probabilmente un copione di ripulsa verso il nuovo presidente e si sono persino levate voci con richieste di separatismo dalla California, uno stato in maggioranza schierato a favore della Clinton, che non vorrebbe accettare il risultato delle elezioni presidenziali.
Una spaccatura molto forte si sta verificando negli USA tra la East coast, dove si trova la maggioranza degli elettori del Partito Democratico, oltre a città dell’Ovest come Los Angeles e San Francisco, e l’”America profonda” quella degli stati come il Texas, l’Arizona, il Nevada e gli altri stati dove i cittadini, in maggioranza bianchi (ma fra loro anche molti ispanici e neri), hanno espresso il loro scontento verso le politiche dell’Amministrazione Obama/Clinton che hanno portato sul lastrico milioni di americani con la perdita dei posti di lavoro per causa delle delocalizzazioni e della globalizzazione imposta con i trattati commerciali come il Nafta ed altri accordi.
Molti cittadini americani non comprendono neppure il perchè gli USA debbano spendere bilioni (migliaia di miliardi) di dollari per fare guerre in tutto il mondo, rovesciare governi non graditi in vari continenti e mantenere un colossale apparato militare con oltre 900 basi militari in tutto il mondo, mentre non ci sono le risorse per fare manutenzione delle opere pubbliche, per rilanciare infrastrutture e trasporti che sono ultimamente molto scesi di livello. Per non parlare di ospedali ed assistenza sociale che risulta, in vari stati USA, a livelli da terzo mondo.
Secondo diversi osservatori statunitensi, Il distacco dalla elite con la popolazione dell’America profonda, risulta sempre più forte e l’elite, di fronte ad un cambio di tendenza, si sta attrezzando per alimentare finte rivolte e finte opposizioni (“fake opposition”). Il processo è appena iniziato.
L.Lago
Nov 11, 2016

LAVROV : OBAMA DERRIERE LA RUSSOPHOBIE ETLA CONFRONTATION AVECLA RUSSIE !

# EODE/ GEOPOLITIQUE/

Luc MICHEL pour EODE/

GEOPOLITIQUE/ 2016 12 01/

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Le président américain sortant, Barack Obama, a “délibérément détruit” les relations avec la Russie, a déclaré le ministre russe des Affaires étrangères, Sergueï Lavrov, dans une interview jeudi au journal italien Corriere della Sera lors d’une visite officielle à Rome.

Qu’attendre d’autre d’un président dont les conseillers sont Brezinski (le géopoliticien anti-russe du “Grand Echiquier” dont le but est la domination mondiale des USA par le contrôle de l’Eurasie) et le financier Söros (l’un des organisateurs des “révolutions de couleur” anti-russes) ?

LE POUVOIR RUSSE AU PERIL INTERIEUR DE SA « 6e COLONNE » LIBERALE

La Russie, et c’est une des scories des années Eltsine et du flirt suicidaire avec l’Occident, a sa propre “6e colonne” intérieure, les cadres libéraux de son régime issus de ces années. Ce sont eux par exemple qui ont lâché Kadhafi en 2011, perdant irresponsablement (selon les termes mêmes de l’ambassadeur russe à Tripoli de l’époque) leur principal allié en Méditerranée occidentale (1). Opposés aux eurasistes, aux étatistes et autres “siloviki” patriotes, ils gangrennent la politique russe de l’intérieur et poursuivent le rêve fou d’un “partenariat avec l’Occident, les USA et l’OTAN”. Qui eux suivent un projet géopolitique : “un XXIe siècle à nouveau américain” par la destruction de l’Etat russe. Lire les géostratèges de STRAFOR et singulièrement Friedman, son patron, dans son livre « The next hundreds years »  …

LE PROGAMME FONDAMENTALEMENT ANTI-RUSSE DE L’IMPERIALISME AMERICAIN

Ce programme précisément est clair, exposé, affirmé. Il est la projection en terme de géopolitique, de géostratégie et de géo-économie d’une vision messianique, celle de la « Manifest destiny ». Qui donne aux USA la domination du monde et des peuples.

Ce programme impérialisme, duquel Washington n’a jamais dévié depuis deux siècles, s’inscrit à l’époque moderne dans deux livres-programmes. Comme le « MEIN KAMPF » d’Hitler était un livre-programme.

– Le premier publié en 1943 par James Burnham (trotskiste devenu conservateur, le grand ancêtre idéologique des néocons) s’intitule « THE STRUGGLE FOR THE WORLD », traduit de façon encore plus explicite en « Pour la domination mondiale » pour sa version française de 1948.

-Le second c’est le « GRAND ECHIQUIER » de Zbigniew Brezinski, conseiller de Kissinger et aujourd’hui d’Obama.

Tout le reste, coexistence pacifique, G8 et G20, et autre sucreries impérialistes sont là pour endormir l’adversaire. Pour mieux l’étouffer comme l’anaconda étouffe ses proies …

LA NOUVELLE ILLUSION TRUMP

Lavrov poursuit dans les rêves de ce « partenariat » utopique et attend maintenant de Trump une autre politique : « Nous pensons que la nouvelle administration américaine ne répètera pas les erreurs commise par la précédente, qui a délibérément détruit les relations Etats-Unis-Russie. Nous espérons que la nouvelle équipe des Affaires étrangères prendra des mesures en ce sens. De sérieux efforts seront nécessaires des deux côtés pour surmonter les conséquences destructrices de la politique anti-russe de l’administration Obama ».

C’est déjà refuser de voir que le lobby militaro-industriel était présent derrière Trump dès sa campagne électorale. Notamment par un panel de plus de cents généraux et amiraux (tous des faucons) qui le conseillaient. Que son gouvernement annonce le retour des mêmes faucons au Pentagone où à la CIA. Et surtout que son programme prévoit un accroissement sans précédent de l’US Navy, de plus d’un quart de ses vaisseaux actuels (2), dont le but est évidemment le renforcement de la domination mondiale de la thalassocratie américaine !

* Lire sur LLB :

Lavrov: “Obama a délibérément détruit les relations entre la Russie et les Etats-Unis”

http://www.lalibre.be/actu/international/lavrov-obama-a-deliberement-detruit-les-relations-entre-la-russie-et-les-etats-unis-584002b4cd707c9b300e9360

LUC MICHEL / EODE GEOPOLITIQUE

(1) le dossier libyen est l’exemple même des errements des libéraux russes du pouvoir. Où la Russie et la Chine ont été roulée dans la farine par les USA et l’OTAN au Conseil de sécurité. Poutine, alors devenu premier ministre, « a été agacé, et c’est là encore un euphémisme (il emploie personnellement un langage moins châtié) que Dmitri Medvedev, dans un moment d’égarement, ait permis le vote au conseil de sécurité de la résolution autorisant l’intervention française, britannique et américaine en Libye, commentait aussi Le Monde. Il n’aurait jamais baissé sa garde de la sorte. Pas ça, pas lui! Quelle naïveté de croire que ces pays de l’Otan, aidés du seul Qatar, agissaient pour empêcher un massacre à Benghazi… »

La Russie a perdu un grand allié géopolitique en Libye. Il n’y a que l’arrogante absence de culture géopolitique de certains pigistes de RIA pour affirmer le contraire. La politique étrangère de Medvedev dans l’affaire libyenne a été une politique incohérente et qui allait à l’encontre de tous les intérêts nationaux de la Russie. C’était l’avis du dernier ambassadeur de Russie à Tripoli lorsqu’il est rentré en Russie après avoir quitté la Libye à la fin du mois de mars 2011. La Jamahiriya de Kadhafi était le bastion de la Russie en Méditerranée occidentale. Avec la Syrie précisément. Kadhafi était extrêmement favorable aux intérêts russes. A la suite de son voyage en Russie en 2009, c’était encore avec Vladimir Poutine qu’il avait négocié un certain nombre de traités. Les Russes auraient dû disposer d’une base navale à Benghazi. Ajoutons que la Russie était devenue le premier fournisseur d’armes de la Libye et que les Russes étaient privilégiés pour de nombreux contrats pétroliers.

(2) Lire sur EODE/ GEOPOLITICS/

LESS U.S. DOMINATION IN THE WORLD WITH TRUMP? TRUMP IS ALREADY FLIRTING WITH THE US LOBBY OF WEAPONS INDUSTRIES TO REINFORCE US NAVY!

sur http://www.lucmichel.net/2016/11/14/eode-geopolitics-less-us-domination-in-the-world-with-trump-trump-is-already-flirting-with-the-us-lobby-of-weapons-industries-to-reinforce-us-navy/

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ЕВРАЗИЙСКИЙ СОВЕТ ЗА ДЕМОКРАТИЮ И ВЫБОРЫ (ЕСДВ)/

EURASIAN OBSERVATORY FOR DEMOCRACY & ELECTIONS (EODE)

http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

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Su Tsipras l’ombra di Soros

e se sei contro alla troika, sei un populista, xenofobo, tsipras manifignorante etc etc etc
Tsipras, il socio di Renzi, consegna ai sorosiani l’economia e la finanza greche
***
Aveva accusato i precedenti governi di aver fatto tanti ministeri per accontentare i partiti delle varie coalizioni e, per dare il segno del cambiamento e del risparmio, nel suo programma elettorale aveva promesso di ridurre a 13 il numero dei ministeri.
Per 10,8 milioni di greci, oggi i ministeri sono ‘solo’ 13, ma oltre ai Ministri e ai Vice Ministri (che si rapportano al loro Ministro), Tsipras ha inventato i ‘Sostituti Ministro’, che si rapportano direttamente a lui, ciò ha portato al record di cariche ministeriali, portandole a 48 (un terzo dei 153 voti parlamentari di cui dispone il suo Governo !).
Nel recente rimpasto di Governo di alcuni giorni fa, sono stati silurati i ministri che non condividevano l’accettazione di ulteriori privatizzazioni, vendite del patrimonio pubblico e tagli al welfare, che la Troika ha preteso per procedere al rinnovo di alcuni prestiti finanziari alla Grecia.
Oltre a nuovi tagli su occupazione, salari e pensioni, le nuove ‘misure’ approvate da Governo e parlamento sono: per 99 anni il patrimonio dello stato Greco, sarà amministrato dalla Troika; la telefonia e gli aeroporti sono stati dati alla Germania; le ferrovie rimaste pubblkiche dalle precedenti privatizzazioni sono state date in gestione alle FFSS italiane; i porti alla cinese Sosco.
Ai greci, dopo la svendita delle isole, come recita il vecchio detto:
“Sono rimasti solo gli occhi per piangere “.
Super Ministro, con funzioni di coordinamento dei vari ministeri economico-finanziari è stato chiamato il sorosiano, greco-americano, Dimitri B. Papadimitriou (http://www.levyinstitute.org/schola…/dimitri-b-papadimitriou) che ha già la moglie, Rania Antonopoulos, nel Governo greco con la carica di Sostituto Ministro, anch’essa collaboratrice, come il marito del Levy Institute, ma arrivata dall’America già con le elezioni del 2015.
 
Papadimitriou, proprio ieri (10 novembre) ha dichiarato: “Prima, come economista ero per la doppia moneta, oggi come ministro no.”
Anche Rania, che parlava contro l’austerità e i vincoli posti dalla Troika, è ora diventata come Tsipras e come il marito, una sostenitrice dei Memorandum…
Dei rapporti con Soros e Israele scriveva già nel 2013, il giornale del KKE (http://www.rizospastis.gr/story.do?id=7251138)
Altre info, in italiano, qui
Fernando Rossi su FB

AMBASSADOR YAKOVENKO ANSWERS TO MEDIA QUESTION REGARDING LISTING AHRAR AL-SHAM AND JAYSH AL-ISLAM AS TERRORIST ORGANIZATIONS

# SYRIA COMMITTEES/

Russian Ambassador Yakovenko in London answers to media question regarding listing Ahrar al-Sham and Jaysh al-Islam as terrorist organizations …

 SYRIA - VISUAL ambass ru londres (2016 11 25) ENGL

Question: What was the Western partners’ reaction as regards Russia’s initiative at the UN Security Council on listing Ahrar al-Sham and Jaysh al-Islam as terrorist organizations?

 Ambassador Yakovenko: Regrettably, the US, UK and France have blocked our second attempt to include Ahrar al-Sham and Jaysh al-Islam in the list of terrorist organizations. Such a self-interested, politically motivated approach of our partners in the UN Security Council is contrary to the counter-terrorist efforts of the international community and calls into question the sincerity of declarations made by Washington, London and Paris regarding their commitment to the obvious task of fighting terrorism. The second blocking of the Russian initiative is nothing more than just another attempt to shield the above groups, whose crimes are well-known. Such a move is akin to aiding and abetting international extremist elements and even supporting terrorism in the name of the so called “Sunni alternative” being imposed upon the Syrians. 

 With Russian Ambassy in London/ 2016 11 25/

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees/

https://www.facebook.com/suriye.komitesi/

* Cartoon from Farsi Agency (Iran).

Manifestanti pagati contro Trump

Le rivoluzioni tanto spontanee con tanto di stipendio orario…BUFFONI, così che i cosiddetti anti sistema, quelli politically correct si son fatti comprare….da ere geologiche non certo da ora….

Manifestanti pagati contro Trump

Negli Stati Uniti non tutti hanno digerito a cuor leggero la vittoria delnotmypres candidato repubblicano Donald Trump, eletto, grazie ad una vittoria netta sulla rivale democratica Hillary Clinton, 45° Presidente della storia del Paese contro ogni pronostico e previsione. Migliaia di persone sono scese in piazza in molte grandi città per protestare contro la vittoria del “tycoon” al grido di “non è il mio presidente”, da New York a Washington D.C passando per Seattle e Oakland. Manifestazioni non sempre pacifiche, dove si sono registrati almeno un centinaio di arresti tra i manifestanti. A New York la polizia ha arrestato trenta persone che manifestavano davanti alla Trump Tower. Lo stesso è accaduto a Los Angeles, a Chicago, e in tutto il resto del Paese.
Che una parte di queste manifestazioni sia spontanea, nessuno lo vuole mettere in discussione. Ma se si analizzano a fondo questi moti di protesta contro il neo-presidente c’è anche dell’altro che merita di essere raccontato: ossia che un’altra fetta di queste proteste è de facto fomentata e finanziata ad arte da alcune associazioni molto potenti e influenti che fanno parte degli ambienti “radical” e progressisti americani.
Organizzazioni che hanno dalla loro parte un’ingente quantità di denaro da offrire a nuovi adepti e attivisti dell’ultimo minuto, tanto da pagarli fior di quattrini per farli scendere in strada ad esprimere pubblicamente il proprio dissenso contro The Donald. Come? È davvero molto semplice. Facendo una banale ricerca su Craigslist, database molto popolare negli Stati Uniti che ospita annunci dedicati al lavoro, eventi, acquisti, incontri e quant’altro, si possono facilmente scovare delle curiose comunicazioni come questa: siamo a Seattle, nello Stato di Washington, una delle città teatro delle manifestazioni anti-Trump. L’annuncio è stato pubblicato nelle stesse ore – guarda caso – in cui tali dimostrazioni si sono succedute.
reclutamento“Combatti l’Agenda Trump! – recita l’annuncio – Assumiamo attivisti a tempo pieno. Washington Can! È la più radicata associazione politica no-profit del nostro stato. Da oltre 35 anni ci battiamo a livello locale e nazionale su tematiche quali le questioni razziali, il sociale, la sanità, i diritti degli immigrati, l’equità fiscale. Siamo alla ricerca di persone motivate, che sia per un part-time o a tempo pieno. Offriamo dei posti fissi e abbiamo diverse posizioni di lavoro. Offriamo assistenza medica, ferie pagate, giorni di malattia retribuiti, aspettativa. Viaggi. La paga media varia tra i 15 e i 20 dollari l’ora“. L’annuncio sospetto è stato pubblicato dalla Washington CAN! – acronimo di Washington Community Action Network – associazione vicina alla sinistra “radical” che conta più di 40mila iscritti e la cui mission è quella di “raggiungere l’uguaglianza economica, sociale e razziale al fine di stabilire una società democratica caratterizzata dalla giustizia ed equità, nel rispetto delle diversità e da una qualità di vita decente per tutti coloro che risiedono nello Stato di Washington”.
La Washington CAN! fa parte di un network di associazioni presenti in modo capillare su tutto il territorio degli Stati Uniti e affiliate sotto il nome di USAction, federazione composta da 501 organizzazioni e gruppi di matrice progressista fondata nel 1999 e ora presieduta dall’attivista afroamericano William McNary. Vicepresidente è Heather Booth, volto storico del femminismo statunitense.
La USAction nasce dalle ceneri della Citizen Action – guidata per anni dalla Booth – che contava attivisti e associazioni affiliate in 34 Stati: con l’avvento dell’amministrazione Clinton (1993) passò dall’essere un soggetto apartitico e indipendente a sostenere pubblicamente il Partito Democratico americano e l’allora presidente Bill Clinton. L’organizzazione venne coinvolta nello scandalo giudiziario Teamstersgate, a causa di un finanziamento illecito elargito a Ron Carey e alla sua rielezione alla guida del sindacato Teamsters, che rappresenta oggi operai e professionisti nel settore pubblico e privato. A causa di quella vicenda legale e di innumerevoli problemi finanziari, nel 1999 Heater Booth decise di accantonare Citizen Action e fondare la USAction.
 

Semplici donazioni di privati cittadini? Non solo. Ebbene, come dimostrato dalle mail declassificate dagli hacker di DC leaks nei mesi scorsi, tra i più importanti finanziatori dell’organizzazione c’è lui, descritto dagli stessi hacker come “l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di stato degli ultimi 25 anni”, il magnate e speculatore finanziario George Soros, nemico giurato di Donald Trump (e Vladimir Putin) nonché accanito sostenitore di Hillary Clinton e importante sponsor della sua ultima campagna elettorale. Come si evince da un documento declassificato,

il presidente della Soros Fund Management e della Open Society Foundations, avrebbe infatti donato tra il 2010 e il 2011 a USAction – network di cui fa parte anche la Washington CAN! – una cifra pari a 300 mila dollari alla voce USAction Education Fund” a favore della “più grande e importante organizzazione progressista degli Stati Uniti”.

E dunque è certamente verosimile che i soldi provenienti dalle cospicue donazioni del magnate siano state impiegati per pagare quegli stessi attivisti che abbiamo  visto in strada mentre riversavano tutto il loro odio e disprezzo nei confronti del neo-presidente americano. Un nesso a dir poco inquietante, che la dice lunga su quanto Donald J. Trump sia scomodo e avverso ai poteri della grande finanza internazionale e delle élite progressiste, le quali hanno evidentemente fomentato e soffiato sul fuoco della protesta, sfociata nella poi violenza e nell’insulto, nei confronti di un presidente democraticamente eletto dalla stragrande maggioranza degli americani. Sembrerebbe la trama di un film ma a volte, si sa, la realtà supera la fantasia.
Nov 11, 2016

L’US AIR FORCE AVIATION DE DAECH EN SYRIE …

# SYRIA COMMITTEES/

SYRIA - VISUAL us air force avec daech (2016 11 30) FR

Syrie. La coalition internationale contre le groupe Etat islamique a reconnu « avoir mené par erreur un bombardement » (sic) sur des forces liées au gouvernement syrien le 17 septembre 2016 près de Deir Ezzor, dans l’est de la Syrie, qui avait fait environ 90 morts. Selon le Pentagone, des « erreurs et des facteurs humains » (resic) auraient « conduit la coalition à confondre des forces liées au régime syrien avec des jihadistes » (resic). Permettant à Daech de s’emparer d’un aérodrome stratégique …

 Avec AFP/ 2016 11 30/

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees/

https://www.facebook.com/suriye.komitesi/

* Dessin de Carlos Latuff (Brésil).

Torino, lo strappo di Appendino: “Il Comune esce dall’Osservatorio Tav”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/12/01/news/torino_appendino_il_comune_esce_dall_osservatorio_tav_-153208726/

E’ l’organismo tecnico di consultazione sull’alta velocità Torino-Lione. La decisione politica  della maggioranza grillina

di GABRIELE GUCCIONE

Torino, lo strappo di  Appendino: "Il Comune esce dall'Osservatorio Tav"
I consiglieri comunali M5s 

“La Città di Torino esce dall’Osservatorio sulla Tav”. Ad annunciarlo, attorniata dai suoi consiglieri di maggioranza, è la sindaca Chiara Appendino, dando notizia durante una conferenza stampa convocata a Palazzo Civico della presentazione di una mozione dei Cinque Stelle che impegna l’amministrazione comunale ad uscire dall’organismo tecnico di consultazione sull’alta velocità Torino-Lione. Il documento, ha annunciato il capogruppo del M5s Alberto Unia sarà votato nella prossima seduta del Consiglio comunale: “Avremmo preferito convocare un consiglio comunale aperto – ha affermato Unia – per rappresentare tutte le posizioni sull’opera, un momento di confronto con tutta la città, ma Pd, Forza Italia e le liste civice Morano e Fassino ce lo hanno impedito”.

Sfumata così l’ipotesi, preannunciata dal vicesindaco Guido Montanari, di una convocazione speciale dell’assemblea cittadina per proclamare ufficialmente il No di Torino alla Tav, la maggioranza Cinque Stelle ripiega su una forma di dichiarazione meno solenne. “Il nostro approccio – ha precisato la prima cittadina – non è mai stato ideologico, ma entra nel merito: e questa mozione spiega le ragioni della mia e nostra contrarietà all’alta velocità Torino-Lione”.

L’atto ha una valenza puramente simbolica: la Tav è stata già approvata la scorsa settimana in Senato e il 20 dicembre passerà all’esame della Camera. “Questa mozione per l’uscita dall’osservatorio Tav è un segno della nostra vicinanza alla Valsusa”, ha affermato la consigliera Viviana Ferrero. “Noi vogliamo che i fondi del Tav vengano investiti in reali e concreti servizi per i cittadini”, ha aggiunto il collega Roberto Malanca. Alla consigliera Maura Paoli è toccato invece puntare il dito contro “il terrorismo mediatico” e il “deficit democratico”, in un racconto No Tav che ha ripercorso anche “manganelli, pietre e militarizzazioni” del cantiere di Chiomonte.
Ed ecco la le prime reazioni: “La Torino-Lione è una infrastruttura che si sta realizzando, nessuna mozione la potrà interrompere, e il sindaco lo sa bene, però per tenere buoni i suoi consiglieri comunali li fa giocare a fare i No Tav”. Il senatore Pd Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione Lavori pubblici, commenta così su Facebook la mozione con cui la maggioranza pentastellata intende far uscire il Comune di Torino dall’Osservatorio sulla Torino-Lione.
La sindaca Appendino “solo 3 giorni fa ha organizzato, insieme al presidente Chiamparino, una conferenza stampa per annunciare di aver inviato al Governo la richiesta per sottoscrivere il patto per il Piemonte – ricorda Esposito -. All’interno di questo patto sono contenute molte opere figlie della realizzazione della linea ad Alta Velocità Torino-Lione”.
Come se volesse “i soldi derivanti dal Tav per realizzare gli interventi – osserva ancora il parlamentare Pd – ma “contrasti la realizzazione della Torino-Lione”. “In realtà la povera Appendino non sa come gestire la sua maggioranza – conclude Esposito -. Erano convinti di essere stati eletti per realizzare il programma proposto ai cittadini e si ritrovano tutti i giorni un sindaco che lo smentisce”
Diverso il giudizio dei No Tav: “Una decisione promessa e lungamente attesa dal movimento No Tav, un segnale politico forte in attesa che la Camera approvi la legge di ratifica tra Italia e Francia ignorando completamente il No del nostro territorio e tutte le ragioni ampiamente divulgate in questi anni.L’annuncio dell’uscita dall’Osservatorio inutile della  Tavè accompagnato alla dichiarazione per cui la città di Torino è fortemente contraria alla Torino-Lione, che la tav non è necessario né prioritario, che si tratta solo di una scelta politica e non di un problema di saturazione merci”.
Per il presidente dell’Osservatorio, Paolo Fojietta “non ci saranno conseguenze. L’osservatorio è una opportunità in più, dove si può discutere del progetto ex ante invece che in sede di conferenza dei servizi in sede di approvazione. C’è stata però una contraddizione della sindaca rispetto a quanto ci siamo detti in un incontro a palazzo civico nel settembre scorso. Mi aveva detto esplicitamente  che avrebbe voluto confrontarsi con noi portando le sue opinioni, prima di assumere una decisione. Si pensava ad un convegno, ad una iniziativa del comune di Torino nella quale sarebbero  state discusse le posizioni  favorevoli e contrarie alla tav. Il confronto lo ha avuto con quelli che la pensano come lei, mentre nonostante la mia disponibilità, più volte ribadita, con noi non c’è stato nulla”.