Trovate armi della NATO e della Turchia nei depositi abbandonati dall’ISIS

Armi-NATO-in-Siria-3Armi della NATO nei depositi dell’ISIS
I terroristi dell’ISIS (Daesh in arabo) in Siria combattono con le armi ricevute dalla Turchia e dalla NATO, questo lo dimostrano (fra l’altro) le armi confiscate a questa banda nel nord della Siria.
Nell’ambito delle grandi avanzate fatte dalle forze siriane e curde nella provincia Nord di Al-Raqqa, le Forze Democratiche della Siria (FDS), formazioni Curde, hanno potuto confiscare grandi quantità di armi dell’ISIS.
Secondo le immagini diffuse su questo sequestro, tutte le armi e le munizioni, confiscate nelle regioni attigue alla centrale idroelettrica della riferita città, risultano di fabbricazione turca e di proprietà della NATO.
Tra gli armamenti si evidenziano i missili anticarro M72 LAW, di uso abituale da parte dei terroristi dell’ISIS prodotti dalla ditta turca MKEK (sigla in turco del produttore).
Gli armamenti confiscati includono, tra gli altri, un mortaio da 120 mm. e la sua base, un Kalashnikov e quattro casse di proiettili, un lanciamissili multiplo Katyusha, due archi di mortaio e vari proiettili di mortaio, 100 componenti di mortaio e di obici , una rampa di mortaio da 82 mm., un sacco di proiettili BCK, due radio digitali Hytera, una cassa da 27 mm. DHSK, 20 cartucce da mortaio da 120 mm., 26 cartucce da mortaio da 60 mm. e un sacco di capsule da mortaio.
Armi della NATO trasportate dalla Turchia in Siria
Allo stesso modo, le forze curde hanno potuto sequestrare veicoli blindati di fabbricazione USA come Humvee, un veicolo militare Reo e un camion pick -up di marca Ford, tutti inviati dal territorio turco.
Con riferimento ad equipaggiamenti accessori, aggiungono le fonti, sono stati confiscati una videocamera di marca Sony, un notebook portatile , un telefono ed alcuni documenti della banda terrorista.
Tutto l’equipaggiamento, secondo le fonti locali, risulta di fabbricazione turca o made in USA, e tutto con sigle identificative della NATO che si presume sia arrivato nelle mani dei terroristi attraverso la Turchia.
Con il fine di rovesciare il Governo del presidente siriano, Bashar al-Assad, controllare i movimenti dei curdi vicino le sue frontiere, e sotto il pretesto di combattere contro il terrorismo, la Turchia ha fatto l’impossibile per ravvivare le fiamme del conflitto nel paese arabo.
 
Rispetto a questo, la Turchia ha favorito, tra le altre misure , l’invio in Siria di elementi armati, mercenari jihadisti, terroristi, come nello stesso tempo ha fornito a queste bande armamenti ed aiuti di vario genere.
 
Nota:  Questo sequestro di armi trovate nei magazzini dei terroristi è soltanto uno dei tanti effettuati dalle forze curde, dall’Esercito siriano e da Hezbollah, in cui vengono sempre ritrovate armi di fabbricazione USA e con codici identificativi della NATO. Non rappresenta quindi una novità ma una ulteriore conferma che i terroristi dell’ISIS, nonostante le dichiarazioni ufficiali dei Governi, ricevono rifornimenti ed appoggio dalle potenze (USA, Arabia Saudita e Turchia) interessate a rovesciare il Governo di Damasco e smembrare il paese.
D’altra parte ci sono le dichiarazioni di alcuni degli stessi esponenti dell’establishment USA che confermano di questo appoggio fatto dai servizi di intelligence USA o direttamente dall’Esercito turco.
Il doppio gioco sul conflitto in Siria da parte di Washington ed Ankara continua, al di fuori delle apparenze. I gruppi terroristi islamici sono stati utilizzati, con tutta evidenza, per destabilizzare la Siria e favorire gli interessi delle grandi potenze. Questo dovrebbe far aprire gli occhi a coloro che che hanno creduto a tutte le falsificazioni della propaganda occidentale su questo conflitto che dura da oltre sei anni.
Mag 04, 2017  Fonte: Hispan Tv Traduzione e nota : L. Lago

Del Grande, piano con il mito dell’eroe

del grande jihadistiDalla Libia alla Siria, la strana storia di un giornalista free-lance finanziato da un miliardario
I media mainstream italiani stanno dando grande enfasi in queste ore alla storia eroica di Gabriele Del Grande, 35 anni, giornalista mai iscrittosi all’Ordine dei Giornalisti italiano, originario di Lucca. E’ stato fermato in Turchia nella provincia sud-orientale di Hatay, al confine con la Siria e sarà espulso dal Paese. Fonti giornalistiche occidentali affermano che Del Grande sia stato preso in consegna dalle autorità turche perché sprovvisto del necessario permesso stampa, senza il quale non puoi esercitare come giornalista. Ma, forse, c’è dell’altro…
Bisogna infatti sapere che Del Grande, che deve la sua popolarità ai flussi migratori, gestisce il blog Fortress Europe, creato nel 2006 come “osservatorio sulle vittime della frontiera”, il quale è stato finanziato nientemeno che dalla Open Society Foundation del miliardario George Soros. A confermarlo è anche la Agenzia Giornalistica Italiana (AGI) ma basterebbe navigare sul sito di Soros per scoprirlo (vedi). La Open Society Foundation è un ente che – stando anche a WikiLeaks – oltre a lucrare sull’emigrazione di massa, finanzia i partiti politici anti-russi e favorevoli all’Unione Europa, e gestisce una rete di think tank atti a influenzare l’opinione pubblica a favore del globalismo.
 
In modo particolare Soros è ritenuto vicino ai movimenti eversivi filo-imperialisti, protagonisti ad esempio del colpo di stato fascista in Ucraina e delle cosiddette “primavere arabe” che hanno destabilizzato la Libia e la Siria facendo esplodere il dramma dei profughi. Insomma: con questi sponsor Del Grande non è propriamente l’immagine del free-lance indipendente e idealista di cui si parla e già nel 2013 la Radiotelevisione pubblica della Svizzera Italiana gli dava ampio spazio (link).
 
Prima di affrontare la guerra siriana questo strano free-lance ha raccontato il conflitto libico accusando i giornalisti della sinistra anti-imperialista di raccontare il falso: fra le vittime dei suoi anatemi non solo Valentino Parlato de “Il Manifesto”, ma anche “TeleSur”, il canale Tv latinoamericano promosso dal Venezuela di Hugo Chávez, definito in sostanza come poco affidabile.
 
Insomma: solo Del Grande sapeva quello che accadeva davvero in Libia ed era naturalmente la solita retorica mielosa di una presunta rivolta di popolo per la libertà e la democrazia, senza alcuna ingerenza neo-coloniale estera. Basta vedere cosa è la Libia oggi per capire quali interessi rappresentava in realtà questo giornalista. Ma andiamo a leggere quale era l’accusa che Del Grande rivolgeva al governo libico di Muammar Al-Gheddafi: “l’unica forma di opposizione interna negli ultimi decenni è stata quella dell’islam politico. Represso durissimamente dalla dittatura!”. In pratica l’aver contrastato con forza il terrorismo di matrice islamista sarebbe stato .negativo!
Ma questa uscita quasi simpatetica nei confronti dell’eversione islamista non è una gaffe. in altre occasioni il nostro strano free-lance si è espresso in termini ambigui, tanto che sembra, secondo voci per ora non confermate, che il suo fermo sia avvenuto mentre tentava di entrare illegalmente in territorio siriano dalla Turchia in compagnia di miliziani jihadisti.
Del Grande, in effetti, ha più volte parlato dell’aggressione ai danni della Siria come di un movimento “rivoluzionario” e ha definito i terroristi come dei “partigiani”. In un suo testo è arrivato persino a descrivere la bandiera nera delle bande armate integraliste come un “simbolo dell’internazionalismo islamista” (sic!) arrivando a spiegare che molti terroristi “sono venuti semplicemente per seguire un grande ideale di solidarietà con la comunità musulmana sunnita siriana, a cui sentono di appartenere al di là delle frontiere”. Solidarietà sì, ma per rovesciare un governo laico, instaurare un regime di terrore estremista dedito alle decapitazioni? Non mancano foto che lo ritraggono con la bandiera dei ribelli siriani, quelli armati dagli Stati Uniti, mentre fa il segno della vittoria. Anche qui: più che un reporter super partes, appare come un militante ben addentro a una dinamica di guerra.
 
“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono” diceva Malcolm X.
venerdì 21 aprile 2017 Fonte: http://www.sinistra.ch/?p=6415

La Turchia taglia l’acqua alla Siria dopo l’incontro tra McCain ed Erdogan

Fonti-dacqua-Siria
nessun pennivendolo e dirittoumanista, attorucolo o cantantucolo si è INDIGNATO o ha alzato la voce. Ah si è colpa di Assad ovviamente. Gli unici paesi che ammazzano i propri popolo sono quelli che obbediscono alla TROIKA

Fonti d’acqua in Siria
Solo alcuni giorni dopo l’“insolito” viaggio di John McCain in Siria e Turchia, il governo turco ha tagliato le forniture di acqua dal fiume Eufrate nel nord della Siria, violando le convenzioni internazionali sul diritto all’accesso all’acqua.
Anche se è tornato un certo grado di stabilità in parte della Siria settentrionale in seguito alla recente liberazione da Al-Qaida di Aleppo e altre zone ad opera dell’esercito siriano, le forze esterne sembrano determinate a mantenere la regione instabile, a prescindere dalle conseguenze.
 
Nell’ultimo esempio di aggressione straniera in Siria, la Turchia, che a lungo ha svolto un ruolo da antagonista nel conflitto siriano che dura da quasi sei anni, ha interrotto il corso del Fiume Eufrate in Siria, privando il paese di una delle suoi fonti primarie di acqua.
Secondo la curda Hawar News Agency [in Inglese], la Turchia ha interrotto l’approvvigionamento idrico in Siria intorno al 23 febbraio, cosa che ha successivamente costretto alla chiusura un impianto idroelettrico della Diga di Tichrienne, ma anche a ridurre in modo significativo il livello dell’acqua della riserva ad essa associata. La diga fornisce sia l’acqua che l’elettricità a parti chiave della Siria settentrionale, come ad esempio la città di Manbij e altre parti del Cantone di Kobanê a maggioranza curda.
Diga sull’Eufrate e postazione combattenti curdi
 
La diga è una delle numerosi grandi dighe lungo il fiume Eufrate. Proprio a valle di Tichrienne si trovano la Diga di Tabqa e il suo bacino, il Lago Assad, che forniscono ad Aleppo la maggior parte dell’elettricità e dell’acqua potabile, così come l’acqua per irrigare oltre 640.000 ettari [link ad un file word in Inglese] di terreno agricolo. Un funzionario della città di Manbij ha detto all’Hawar News Agency che la città fornirà ai civili generatori a benzina per affrontare il black-out causato dall’interruzione del fiume. Lo stesso funzionario ha aggiunto che la Turchia “interrompendo il corso dell’Eufrate ha violato le convenzioni internazionali sull’energia idroelettrica, tagliando l’acqua dell’Eufrate”.
 
Questa non è la prima volta che la Turchia ha privato i Siriani dell’acqua per promuovere i propri obiettivi politici nella regione. La Turchia ha precedentemente interrotto il corso del fiume [in Inglese] nel maggio del 2014, facendo diminuire il livello dell’acqua del Lago Assad di oltre 20 piedi e creando il potenziale per un genocidio per mezzo della disidratazione. Bloccando il fiume, la Turchia minaccia anche i civili iracheni. I principali centri urbani come Mossul, le cui forniture d’acqua dipendono in gran parte dagli invasi [in Inglese] alimentati dall’Eufrate, potrebbero subire gravi conseguenze se il fiume continuerà ad essere bloccato.
L’atto di interrompere il corso del fiume non è senza precedenti, ma la sua tempistica è peculiare. Solo pochi giorni prima dell’atto della Turchia, il senatore americano John McCain ha visitato “in segreto” [in Inglese] il Cantone di Kobanê, la stessa regione che ora si trova senz’acqua, prima di dirigersi verso la Turchia, dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo l’ufficio del senatore [in Inglese], “La visita del senatore McCain è stata una preziosa opportunità per valutare sul terreno l’andamento della situazione in Siria e Iraq”, e aggiunge che McCain si auspica di lavorare con l’amministrazione Trump e i capi militari “per ottimizzare il nostro approccio” nella lotta allo Stato Islamico.
 
Anche se gli Stati Uniti hanno sostenuto i Curdi nella loro lotta perché mantenessero i loro territori lungo il confine Turco-Siriano liberi dall’influenza terrorista, lo hanno fatto al costo di complicare notevolmente le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Turchia.
 
Ad esempio, nei primi mesi del 2016 Erdogan ha chiesto in modo teatrale [in Inglese] agli Stati Uniti di scegliere tra un’alleanza con la Turchia o con i Curdi siriani. Lo scontro diplomatico da allora ha raggiunto nuove vette di tensione, con la Turchia che meno di due settimane fa ha minacciato di invadere la città di Manbij tenuta dai Curdi [in Inglese]. Manbij è la città che soffre di più dal blocco dell’Eufrate operato dalla Turchia, il che suggerisce che la mossa potrebbe essere destinata a destabilizzare i Curdi prima che avvenga qualcosa di più drastico.
Vale anche la pena ricordare che, nonostante le affermazioni di Erdogan e di McCain di essere desiderosi di “sconfiggere” lo Stato Islamico e le altre fazioni terroristiche, entrambi hanno stretto legami con quegli stessi gruppi. Questo, naturalmente, suggerisce che la visita di McCain, così come le recenti mosse da parte della Turchia, abbiano secondi fini, che devono ancora essere espressi pubblicamente.
 
Ad esempio, McCain è stato così solerte nello sforzo di rimuovere Assad dal potere che ha favorito i rapporti con i ribelli “moderati” siriani e le forze d’opposizione più note, come lo Stato Islamico. A confermare ciò ci sono prove fotografiche, con una famigerata foto [in Inglese] che mostra McCain in posa con Khalid al-Hamad – un ribelle “moderato”. McCain ha ammesso l’incontro con ISIS anche sulla televisione nazionale, arrivando a riconoscere che egli è ancora in contatto col famigerato gruppo terroristico.
 
Erdogan, da parte sua, si è rivelato essere un giocatore importante nel contrabbando di petrolio dello Stato Islamico [in Inglese] dalla Siria per la vendita sul mercato globale. Sono state queste vendite di petrolio che hanno consentito allo Stato Islamico di crescere fino a quello che è oggi e di diventare uno dei gruppi terroristici meglio finanziati al mondo [in Inglese].
Sen. John McCain visited rebels in Syria on Monday, his communications director confirmed to CNN, making the Arizona Republican the highest ranking elected official from the United States to visit the war-torn country since its civil war began over two years ago.

Sen. John McCain visited rebels in Syria on Monday, his communications director confirmed to CNN, making the Arizona Republican the highest ranking elected official from the United States to visit the war-torn country since its civil war began over two years ago.

Senatore McCain con i terroriti protetti dagli USA

 
Con tali collegamenti ormai ben documentati, sembra improbabile che McCain ed Erdogan abbiano discusso di come sconfiggere lo Stato islamico. Sulla base delle prove, sembra molto più probabile che entrambi rimangono ansiosi di destabilizzare la regione per il loro comune obiettivo di deporre Assad. Con la Turchia già al lavoro per destabilizzare la Siria settentrionale col taglio delle risorse chiave, vedremo presto quali altre misure potrebbero essere state discusse nel corso di questo incontro “segreto”.
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Articolo di Whitney Webb pubblicato su Mint Press News il 3 marzo 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci Per SakerItalia.

Gli USA sospendono i piani per impadronirsi di Raqqa, il presidente Trump vuole che la Russia sia unisca con le forze statunitensi

Il presidente Trump ha disfatto il piano della precedente amministrazione (Obama) per conquistare la città di Al-Raqqa, il bastione dell’ISIS in Siria. Il piano si basava su una strategia che poggiava sulle forze curde a cui si dovevano fornire armi e mezzi moderni ed aiutarle  a prendere la città.
Siria spazzano via rattiPochi giorni fa gli USA hanno fornito veicoli blindati ad un gruppo di ribelli arabi siriani (Forze democraiche FAD) formato da miliziani locali, rifiutando l’aiuto alla componente curda, SDF, per non pregiudicare i rapporti con Ankara.
Secondo il Washington Post, i funzionari militari USA sono rimasti costernati nel verificare che il piano non aveva alcuna disposizione chiara per coordinare le operazioni e non prevedeva alcun coordinamento con la Russia e con la Turchia, ultimamente infuriata per l’aiuto fornito ai curdi da Washington. Inoltre mancava nel piano una alternativa in caso di sconfitta dei curdi e non si specificava il numero degli effettivi necessari per l’operazione.
L’operazione era stata lanciata nel Novembre del 2016 e contava sull’appoggio ai curdi dell’SDF. Attualmente Trump sembra che voglia contare su una cooperazione con la Russia e che si aspetti un coordinamento anche con la Turchia, assegnandosi un ruolo di intermediario fra la Turchia ed i curdi.
In realtà il comando USA si è accorto delle difficoltà in quanto occorre avere una forza terrestre ed i curdi non dispongono di effettivi sufficienti. La Russia ha cooperato con la Turchia nell’operazione congiunta per conquistare al-Bab. Gli USA hanno lanciato la proposta delle zone di sicurezza in Siria, appoggiata anche dalla Turchia ma la Russia e la Siria si oppongono.
Michael Flynn, il nuovo assistente alla sicurezza di Trump, aveva criticato aspramente la strategia di Obama come inconsistente ed ha sostenuto la necessità che gli USA e la Russia cooperino in Siria, visto che, come dichiarato in una intervista, i russi sono già lì sul posto e, “che ci piaccia o no, bisogna cooperare in forma costruttiva”.
Il Presidente Trump pensa che un cambio di regime in Siria causerebbe una situazione ancora più instabile e che sia necessario sostenere Assad e predisporre una azione congiunta prioritariamente per sconfiggere l’ISIS.
Il presidente Trump aveva incaricato il 28 di Gennaio i comandanti militari di preparargli un piano entro 30 giorni, per sconfiggere l’ISIS, specificando il cambiamento della strategia, le alleanze militari, i soci della coalizione,. ecc. Il piano era stato affidato al Segretario della Difesa James Mattis ed a tutto lo staff del Pentagono.
L’ordine è stato impartito da Trump poco prima di avere un colloquio telefonico con Putin e sembra che in questo colloquio ci sia stata una intesa di massima nel collaborare fra USA e Russia e che un buon inizio potrebbe essere quello della conquista di Raqqa mediante una azione congiunta. Le zone di influenza e gli obblighi reciproci potrebbero essere definiti in seguito.
Le parti potrebebro avanzare nel contesto degli accordi di Astana, approvati dall’ONU, e le conversazioni potrebbero estendersi prossimamente a Ginevra per trovare una soluzione alla crisi siriana ed a altri capitoli di contenzioso.
Di fatto l’operazione per liberare Raqqa non è possibile realizzarla senza un coordinamento fra la Russia, gli USA e la Turchia, che sono i protagonisti fondamentali nel conflitto e si dovrà realizzare con il consenso del governo di Damasco, ove sarà la Russia a mediare fra le parti.
Non è facile prevedere cosa accadrà una volta portata a termine l’operazione. Chi sarà l’autorità che prenderà in mano la situazione visto che le parti in conflitto hanno visioni diverse ed opposte sul futuro del paese. Ci dovrà essere una presenza internazionale ed un accordo su quello che si dovrà fare in seguito.
Questo potrenbbe essere l’inizio di un processo più amplio con opportunità di una soluzione diplomatica. Inoltre potrebbe stabilire un inizio di cooperazione fra Russia e Stati Uniti sia sulla Siria che su altri paesi dove vi è una presenza dell’ISIS.
Feb 05, 2017 – – di  Peter Korzun
Traduzione: Juan Manuel De Silva

La Turchia declina l’offerta di appoggio aereo dagli USA e chiede in sostituzione l’intervento aereo della Russia

 Base turca di Incirlikbase nato in turchia
La Turchia ha declinato l’offerta di aiuto degli USA per fornire appoggio aereo alle sue truppe in Siria ed ha richiesto, in sostituzione, alla Russia di fornire questo tipo di aiuto, come riferito dai responsabili statunitensi.
Questo episodio costituisce un’altro esempio della sconfitta politica statunitense di fronte alla Russia, che ha guadagnato influenza in Medio Oriente nell’ultimo anno.
Due responsabili militari statunitensi hanno detto che Ankara, che ha sostenuto combattimenti contro miliziani curdi e dell’ISIS dentro il territorio siriano, aveva accettato l’appoggio aereo russo negli scorsi giorni, come segnalato anche dal canale TV USA della NBC il Mercoledì scorso.
 
I turchi dal canto loro hanno rifiutato l’aiuto della coalizione diretta dagli USA, hanno affermato i responsabili del comando statunitense.
 
Quando è stata fatta la domanda dalla NBC agli ufficiali statunitiensi se i russi stavano attaccando l’ISIS nella città, quelli hanno risposto :”per adesso lo stanno facendo”-
In Agosto la Turchia aveva lanciato una incursione in Siria, affermando che l’operazione militare era diretta contro le forze curde siriane e contro l’ISIS, lo stesso gruppo a cui aveva fornito appoggio per anni.
 
Damasco aveva condannato l’intervento di Ankara come una violazione della sua sovranità.
I Ministri turchi mettono in questione la presenza delle forze USA nella base aerea di Incirlik
 
L’offerta di Washington era avvenuta alcune ore dopo che il ministro della Difesa turco, Fikri Isik, aveva avvisato che la mancanza di appoggio aereo nordamericano stava producendo sentimenti negativi nell’opinione pubblica turca rispetto all’utilizzo di questa badse militare da parte delle forze USA.
 
“Stiamo dicendo ai nostri alleati che….questo ci sta portando a mettere in questione la loro presenza ad Incirlik”, aveva dichiarato con riferimento alla grande base aerea situata vicino alla città di Adana, nel sud della Turchia.
Da parte sua anche il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva criticato la mancanza di appoggio aereo degli USA nelle operazioni militari della Turchia nel nord della Siria ed aveva messo in questione la presenza di personale USA nella base turca.
 
“Se voi non ci appoggiate nelle operazioni miltari più significative, allora perchè siete situati nella base aere di Incirlik?, aveva dichiarato il ministro turco.
Nota: questi avvenimenti dimostrano la crescente tensione esistente tra gli USA e la Turchia da quando il presidente turco Recepit Erdogan ha accusato Washington di aver tramato il tentativo di colpo di Stato ai suoi danni, fallito come sembra per le informazioni trasmesse dall’intelligence russo.
Da quel momento Erdogan ha dimostrato di non fidarsi più di Washington e si è appoggiato alla Russia, tanto da voltare le spalle ai suoi vecchi alleati e ventilare la possibile uscita della Turchia dalla NATO.
Conseguenze del cambio di relazioni della Turchia:
 
1) nei giorni scorsi Erdogan ha firmato l’accordo con la Russia per il passaggio del gasdotto South stream dal territorio turco per portare il gas in Europa bypassando l’Ucraina.
 
2) Erdogan ha pubblicamente denunciato, pochi giorni fa, che Washington avrebbe di fatto aiutato l’ISIS e che di questa complicità i turchi dispongono di prove, filmati e documenti. In realtà questo era un “segreto di Pulcinella” ma, il fatto che lo riveli ufficalmente l’ex alleato Erdogan, mette l’Amministrazione USA in notevole imbarazzo.
 
3) Inoltre la Turchia ha concluso accordi con la Russia e con l’Iran per negoziare la pace in Siria, estromettendo di fatto gli USA dalle trattative. La Turchia accusa Washington di appoggiare i curdi del YPG che Ankara considera come “terroristi”.
Queste mosse di Ankara non hanno di certo giovato alle relazioni USA-Turchia e non è escluso che Washington, che segue con preoccupazione il nuovo cambio di politica di Ankara, si sia legato al dito il voltafaccia del governo di Erdogan. La Turchia è un paese troppo importante per trascurare le conseguenze del cambio di politica del suo governo.
Da quando si è registrato il cambiamento di campo di Ankara e si è creata la tensione con gli USA, la Turchia viene scossa da una serie di attentati stragisti dell’ISIS, l’ultimo dei quali, verificatisi ad Istanbul, ha causato 39 morti.
 
Alcuni osservatori si chiedono se questa sia soltanto una coincidenza.
Fonte: Al Manar – Traduzione e nota: Luciano Lago

Chi lavora dietro le quinte per destabilizzare la Turchia ed il regime del presidente Erdogan?

Da quando Erdogan ha licenziato i tagliagole che armava, supportava, addestrava insieme all’Occidente e si è avvicinato alla Russia gli è successo di tutto. Mentre per i pennivendoli nostrani la colpa sta solo da attribuirsi all’epurazione nelle forze dell’ordine e di sicurezza dei complici del tentato golpe poi fallito.  vedi la busiarda
Ali Ozcan: le purghe di generali e agenti hanno creato buchi ovunque. Non esiste prevenzione
Attentato di capodanno a Istambul
Attentato di capodanno a Istambul
Dopo l’ultimo sanguinoso attentato terroristico di Instambul, avvenuto nella notte di capodanno, dalla condanna espressa dai governi occidentali e dal commento prevalente che viene fatto dai grandi media, si tende a spiegare come il terrorismo sia finalizzato a creare un clima di paura e di vendetta e come questo  rappresenti una strategia del terrore svolta da alcuni fanatici invasati che colpiscono seguendo una loro ideologia fanatica e distorta.
 
Se qualcuno domanda (ingenuamente) quali possono essere i reali obiettivi dei terroristi, i commentatori cercano di convincere il loro pubblico con argomenti risibili quali, ” ci colpiscono perchè odiano le nostra libertà” indicando i terroristi islamici come dei fanatici che commettono azioni di brutalità insensata, finalizzate ad una strategia per creare l’inferno nelle città dove si svolge una vita normale.  Gli atti di terrorismo, secondo alcuni, sarebbero una forma di “punizione” riservata agli “infedeli”, che siano occidentali, turchi o arabi di fede diversa rispetto a quella islamica salafita.
 
In realtà è facile osservare come questa sia una interpretazione riduttiva e deviante di quanto avviene in quanto gli attacchi terroristici rappresentano in effetti soltanto una tattica dietro la quale ci sono precise strategie dei mandanti, che quasi sempre corrispondono a degli Stati ed ai relativi servizi segreti che agiscono per raggiungere determinati obiettivi.
Per comprendere il contesto di azioni come quelle che avvengono in Turchia, bisogna chiedersi innanzi a tutto a chi giova? Chi guadagna da questi eventi?
I massacri che vengono effettuati dai jihadisti radicali devono sempre essere ricondotti alle centrali di arruolamento e di coordinamento di questi gruppi che non sono quasi mai dei “cani sciolti” ma sono miliziani addestrati in modo efficiente e pianificato. Le centrali di formazione dei terroristi si trovano in paesi quali l’Arabia Saudita, il Qatar, la stessa Turchia (salvo aver cambiato campo di recente), e negli USA, sotto lo schermo della CIA.
Questa non è una novità ma un fatto accertato ed ammesso dagli stessi funzionari di alto grado dell’establishment USA. I gruppi terroristi jihadisti sono stati da anni finanziati ed addestrati dalla CIA e dagli altri organismi di intelligence degli USA (e GB) per essere utilizzati come arma tattica nei vari contesti di conflitto, in Siria, in Iraq, in Libano ed adesso in Turchia.
Addestramento terroristi
Addestramento terroristi
L’utilizzo più frequente dei gruppi terroristi jihadisti è stato quello finalizzato al rovesciamento di governi ostili agli interessi USA, questo è avvenuto con Al Qaeda in Libia, ultimamente in Siria con i gruppi di Al Nusra e Jabhat Fatah al-Sham, che sono stati scopertamente armati e pilotati dalla CIA e dalla NATO (come si è reso evidente nella battaglia di Aleppo).
 
Si può facilmente dedurre come la Turchia sia oggi nel mirino della strategia USA, da quando il presidente turco Recepit Erogan è riuscito a bloccare il tentato golpe, chiaramente istigato da Washington e dalla fazione gulenista ispirata e protetta dagli USA . Risulta evidente che può essere conforme a questa strategia la destabilizzazione del paese, mediante l’attivazione della rete terroristica che opera sotto i simboli dell’ISIS o di AL Nusra e che deve colpire obiettivi indiscriminati in Turchia per seminare il terrore e l’insicurezza. La finalità di questa strategia è quella di indebolire Erdogan e di consentire un rovesciamento del suo Governo, colpevole, agli occhi di Washington, di volersi allontanare dalla stretta alleanza con gli USA e con la NATO per essersi avvicinata all’asse russo-iraniano.
Significativi due fatti:
1) il vertice trilaterale tenutosi il 20 Dicembre a Mosca tra i ministri degli Esteri di Turchia-Russia-Iran ove i tre paesi hanno concordato che i prossimi colloqui di pace sulla Siria verranno tenuti nella capitale del Kazakhstan, Astana, per risolvere la crisi siriana (esclusa la partecipazione USA);
2) Le dicharazioni di Erdogan in cui accusa gli USA di aver sostenuto l’ISIS e di averne le prove documentate.  Vedi: Erdogan accusa: gli USA hanno sostenuto l’ISIS, ho le prove
Questi due fatti hanno fortemente irritato Washington che, come si può facilmente immaginare, ha meditato le sue contromosse contro Erdogan. La Posta in gioco è troppo importante: in sospeso la permanenza nella NATO e nell’orbita occidentale della Turchia (80 milioni di abitanti) paese cerniera tra Europa e Asia, gli statunitensi non potrebbero tollerare una perdita di questo livello.
 
Questo spiega che le centrali di potere USA debbano ricorrere, per forza di cose, ad una strategia occulta che ha visto, fra i vari episodi, l’omicidio dell’ambasciatore russo ad Ankara, chiaramente pianificato per mettere in difficoltà Erdogan con la Russia ed adesso l’incremento di attentati terroristici in pieno Istambul.
Da non trascurare anche il ruolo e gli interessi dell’Arabia Saudita che è la potenza araba che rimarrebbe maggiormente pregiudicata da un riavvicinamento della Turchia all’Iran (il suo maggiore nemico nella regione) ed alla Russia. Non è raro che il “lavoro sporco”, quello di seminare attentati e terrorismo contro la Turchia possa essere stato affidato anche ai potenti servizi di intelligence sauditi che dispongono di molte entrature in Turchia in quanto, fino a pochi mesi addietro, operavano in alleanza militare con Ankara per rovesciare il Governo di Damasco.
 
Da tutto questo si capisce che ci sono varie potenze interessate a destabilizzare il Governo di Erdogan e non ci sono esclusioni di mezzi per ottenere questo obiettivo. Non si può dire quindi che manchi del lavoro per gli agenti dei servizi segreti, un settore che, di questi tempi, non conosce crisi.
di Luciano Lago
Da Redazione Gen 01, 2017

Perché l’ambasciatore russo ad Ankara non aveva un’adeguata protezione?

Quando fu annunciato che l’ambasciatore russo ad Ankara era morto in un attentato, una delle prime cose che venne in mente è come fosse possibile che succedesse a una figura importante? Immediatamente criticarono il servizio di protezione, perché nessuno sapeva la situazione in cui ciò è successo. In ogni caso, in quel giorno iniziai a cercare informazioni sullo stato dei servizi di protezione dei diplomatici russi in Turchia e sembra che le cose non siano come molti credono. Ciò che è emerso è che da più di 10 anni Ankara non consente la protezione armata dei diplomatici russi in Turchia. Questo compito dovrebbe essere dell’unità speciale ‘Zaslon‘ dell’SVR russo, ma ancora a più di 10 anni, non è autorizzata a svolgerla nel territorio turco. I commenti del funzionario intervistato in questo articolo non sbagliano. Zaslon non aveva il permesso di proteggere le spalle l’ambasciatore durante il discorso e anche che se era protetto da due membri dell’unità ai fianchi, non potevano rispondere a qualsiasi minaccia. Dopo l’omicidio, si parla di nuovo dell’arrivo della protezione armata russa per diplomatici russi in Turchia, ma è sorprendente che con ciò che è accaduto con tale Paese, la rappresentanza diplomatica russa non avesse una migliore protezione.
Erdogan con la famiglia della famosa Bana, erdogan-banal’ultima trovata della propaganda islamo-atlantista. Il terrorista che interpreta il papà della “bambina di Aleppo” è membro del gruppo terroristico islamista qataib al-Safwa ad Aleppo dove sicuramente ha ucciso molte persone agli ordini di Ankara. La foto è anche chiaramente un messaggio su chi abbia armato la mano del poliziotto-terrorista che ha ucciso l’Ambasciatore Andrej Karlov.
Analisi Militares 21 dicembre 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Scambio di colpi d’arma da fuoco vicino l’ambasciata USA ad Ankara

e poco prima Ultim’ora. Ucciso l’ambasciatore russo in Turchia

Ultim’ora. Scambio di colpi d’arma da fuoco vicino l’ambasciata USA ad Ankara

Dic 19, 2016

Ambasciata USA ad Ankara

Redazione. Il Dipartimento di Stato USA ha riferito la notizia che colpi d’arma da fuoco sono stati uditi nelle immediate vicinanze dell’Ambasciata USA si Ankara, poco dopo dell’avvenuto assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia. “Informazioni su scambi di raffiche di colpi presso l’Ambasciata USA,  rendono necessario consigliare ai cittadini statunitensi di evitare la zona dell’Ambasciata  fino a nuovo avviso”.

Questo l’avviso pubblicato dal Dipartimento di Stato e pubblicizzato per i cittadini statunitensi.

Si parla di un attentato suicida ma non si conosce il numero delle vittime.

Le notizie sono molto confuse ma ad Ankara gli avvenimenti sono ancora in corso…..

Fonti: Hispan TV  http://www.controinformazione.info/ultimora-scambio-di-colpi-darma-da-fuoco-vicino-lambasciata-usa-ad-ankara/

 Ultim’ora. Ucciso l’ambasciatore russo in Turchia

Dic 19, 2016

Ambasciatore russo assassinato ad Ankara

 Ucciso l’ambasciatore russo ad Ankara, “vendetta per Aleppo”

Il diplomatico centrato da colpi di arma da fuoco mentre visitava  una mostra d’arte. Altre persone rimaste ferite.

Roma, 19 dic. (askanews) – L’ambasciatore russo ad Ankara in Turchia, Andrey Karlov, è stato ucciso oggi in un attentato mentre visitava un’esibizione d’arte nella capitale turca. Con lui – secondo le tv NTV e CNN-Turk – sono rimaste ferite diverse altre persone. L’uomo che ha sparato ha parlato di “Aleppo” e di “vendetta”. Lo sostiene un testimone presente nei momenti concitati dell’attentato. (L’immagine da noi parzialmente riprodotta è stata pubblicata da Hurriet ed in breve si è diffusa capillarmente sui social media).

Secondo le prime informazioni diffuse oggi, l’ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov è stato ferito gravemente oggi in un attentato mentre visitava un’esibizione d’arte nella capitale turca. Lo hanno riferito le TV locali. Karlov è stato ricoverato in ospedale dove successivamente è spirato. Assieme al diplomatico- secondo le tv NTV e CNN-Turk – sono rimaste ferite diverse altre persone.


La polizia turca ha iniziato ad investigare sull’omicidio e dalle prime illazioni filtrate dalle autorità russe parlano di un attentato terroristico.
Fonti locali riferiscono che le forze di sicurezza intervenute hanno ingaggiato uno scontro a fuoco durante il quale è stato abbattuto il terrorista. Il ministro dell’interno turco si troverebbe nell’edificio.
L’agenzia russa Interfax assicura che lo stesso Vladimir Putin sta seguendo il caso dell’omicidio dell’ambasciatore da vicino.

Fonti: Aska News

Hispan Tv http://www.controinformazione.info/ultimora-ucciso-lambasciatore-russo-in-turchia/