L’Occidente, rabbioso per la sconfitta subita ad Aleppo, si dedica ad una campagna mediatica contro la Siria e contro la Russia

Il premio nobel per la pace Mr Obama pochi giorni fa ha dichiarato “guerra” alla Russia, Iran ed Assad accusandoli come al solito senza prove (l’onere della prova non spetta ai padroni del mondo) di aver compiuto un massacrio. I tagliagole di Obama con i suoi mercenari non c’entrano niente ovviamente.

VIDEO. L’ambasciatore siriano all’ONU rivela i nomi degli agenti segreti stranieri ad Aleppo Est

L’Occidente, rabbioso per la sconfitta subita ad Aleppo, si dedica ad una campagna mediatica contro la Siria e contro la Russia
 
Coloro che si sono strenuamente opposti alla liberazione della città di Aleppo, realizzata grazie all’azione decisa dell’Esercito siriano, hanno orchestrato una enorme campagna mediatica volta a diffamare e criminalizzare l’Esercito siriano, il Governo di Bashar al-Assad e la Russia di Vladimir Putin, quella che ha fornito appoggio determinante alla riuscita delle operazioni militari per la liberazione della città dai gruppi terroristi sostenuti dall’Occidente e dall’Arabia Saudita.
Per convincere l’opinione pubblica a criminalizzare Assad e Putin, i governi dei paesi NATO, in collaborazione con i monarchi dell’Arabia Saudita e del Qatar (e le loro TV come Al Arabiya e Al Jatzeera), assieme ai grandi padroni dei media occidentali, hanno diffuso filmati e narrazioni propagandistiche degli avvenimenti, arrivando persino a utilizzare le vecchie immagini datate di donne e bambini uccisi in altri conflitti, per descrivere i loro episodi inventati di presunti crimini realizzati dalle forze siriane, russe e dei loro alleati in Aleppo.
 
 
Nel contesto di questa campagna mediatica di falsificazione, orchestrata dall’Occidente, alcuni media e gruppi pubblici sui social media hanno pubblicato foto che si riferiscono ai bombardamenti israeliani effettuati sulla striscia di Gaza o altre immagini riferite al 2014 o 2015 e le hanno spacciate come foto dei civili di Aleppo bombardati dalle forze russe e siriane.
 
Si sono distinte in questa campagna alcuni grandi media occidentali (mega media), in particolare la CNN, la BBC, Sky News, NBC ed in Italia la RAI, la 7, oltre che ai soliti Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, ecc..
 
In particolare questi media si sono basati sulle fonti come l’Organizzazione dei Caschi Bianchi, una organizzazione finanziata da Washington e da Londra ed accusata di avere collegamenti con il gruppo di Al Nusra.
I caschi bianchi si sono dimostrati specialisti non solo nel manipolare le notizie da Aleppo ma anche di aver creato dei veri e propri “fake” con filmati dove vengono utilizzati bambini coperti di sangue da esibire per le telecametre occidentali come vittime dei bombardamenti russi e siriani, in alcuni casi hanno persino utilizzato dei manichini trasportati su appositi furgono per simulare vittime di bombardamenti.
 
Altri media complici della disinformazione e falsificazione degli avvenimenti sono stati il canale arabo Al Arabiya (finanziato dalla Monarchia Saudita) che ha fatto la sua parte nel raccontare gli avvenimenti in modo distorto e falsificato.
 
In contrasto con queste “narrazioni” della propaganda occidentale filo atlantista e filo saudita, alcuni coraggiosi reporter indipendenti che sono rimasti sul posto in Siria, a rischio della propria pelle, sul terreno delle operazioni, quasi sempre giornalisti libanesi, iraniani, russi e latino americani, hanno aperto una luce di verità su quanto accadeva ad Aleppo ed in Siria, mentre i reporter occidentali trasmettevano i loro servizi da Londra, Jeddah o Ankara, basandosi su fonti di parte pro ribelli, come l’”Oservatorio per i Dirittti Umani in Siria”, con base a Londra.. E’ il caso ad esempio di Pedro García, corrispondente di Prensa Latina.
 
Secondo Garcia (che attualmente è uno dei pochi giornalisti rimasto sul terreno in Siria ), confrontando le informazioni occidentali con le fonti che lui stesso intervista sul terreno, quello che ha visto con i propri occhi e quello che ha potuto comprovare di persona, risulta evidente la manipolazione mediatica che falsifica la realtà. Si può arrivare incluso a livelli di bassezza come quelli raggiunti dal ministro degli Esteri francese, il quale ha dichiarato che il Governo siriano andava a massacrare tutti gli insorti. “Questo è totalmente falso. Al contrario, il Governo siriano assieme con il Centro russo per la riconciliazione, sta promuovendo tregue in forma costante che in molti casi non vengono rispettate dai terroristi”.
L’idea e l’obiettivo principale di questa campagna mediatica, iniziata quando ancora i gruppi terroristi erano trincerati nei quartieri est di Aleppo e  tenevano la popolazione in ostaggio, era quello di riscattare i gruppi di miliziani jihadisti e cercare di preservare anche gli agenti dell’intelligence infiltrati, americani, britannici, israeliani e sauditi (poi fatti prigionieri dalle forze siriane) senza parlare di un centinaio di soldati siriani che questi gruppi tenevano prigionieri e sequestrati nei quartieri in attesa di macellarli.
 
“Normale quindi, afferma Garcia, “che i governi occidentali non volessero la prova di forza, perchè non sanno quello che questi elementi potranno raccontare una volta catturati dalle forze siriane e russe. Ormai è un fatto incontrovertibile”, riferisce sempre Garcia,” che i governi occidentali ed i loro media sono compromessi con i terroristi”.
Garcia ha condiviso la sua esperienza personale in Siria, dicendo che se qualcuno va ad Aleppo o a Damasco e parla con la gente comune per strada, si rende conto che quello che raccontano i media occidentali è una menzogna. Più di 100.000 residenti vivono nella parte Ovest di Aleppo, dove si trova l’Esercito siriano e si garantiscono un minimo di servizi nonostante la distruzione e la guerra, Cosa che non accadeva nella parte Est, adesso liberata, dove erano trincerati i terroristi che avevano trasformato le scuole e gli ospedali nelle loro caserme e depositi di munizioni.
Rispetto alle armi ed alle munizioni, il reporter ha confermato che la maggior parte di queste sono made in USA ed arrivano nelle mani dei terroristi attraverso la Turchia ed il Qatar. “E’ comprovato che un’impresa Bulgara, -paese membro dell’ONU,-coinvolta in questo traffico”, ha chiarito. Bisogna prendere atto che la frontiera fra la Siria e La Turchia è di più di 800 Km. ed è totalmente aperta per le infiltrazioni di terroristi e di armi.
 
Esiste tutta una tattica preparata da molti anni con cellule dormienti nel territorio della Siria, con spie, sabotatori che attentano contro qualsiasi persona, attesta. Ovvero non sparano soltanto con i mortai contro le unità militari dell’Esercito siriano, lo fanno contro i quartieri civili dove ci sono le scuole dei bambini, questi sono gli individui che l’Occidente difende, denuncia Garcia.
 
“Io stesso vivo a Damasco, in un quartiere vicino al centro della città (controllato dalle forze governative). E’ un quartiere pacifico, “Mezzeh85”, dove sono caduti proiettili di mortaio su una scuola, in mezzo alle strade dove camminano le persone. Non sono obiettivi militari, che senso ha tutto questo? Quello che vogliono è terrorizzare la popolazione, creare il panico”.
Inoltre il reporter ha sottolineato come l’Occidente domina la grande maggioranza dei media e ha proceduto a bloccare i sistemi di televisione via satellite siriani, per evitare che queste informazioni escano da Damasco ed arrivino dove non devono arrivare. Ovvero esiste un blocco economico contro la Siria ed un blocco tecnologico per non rompere il monopolio dei media occidentali e di quelli arabi di ispirazione filo saudita (Al Arabiya e Al Yatzeera). (…………)
In Siria si è fatto di tutto per distruggere una nazione che aveva una sua costituzione e dove le varie comunità confessionali vivevano in un clima di reciproca tolleranza ma che non volevano essere sottomesse ad imposizioni esterne. Io conosco sciiti, alawiti, drusi e cristiani che convivevano normalmente fra di loro senza problemi, incluso i palestinesi che avevano gli stessi diritti dei cittadini siriani. Chi ha alimentato il fanatismo, l’odio fra di loro, gli scambi di colpi d’arma da fuoco ed il fatto che si tagli la testa a coloro che vengono considerati eretici?
La risposta la conoscono tutti: le ideologie radicali salafite ed integraliste che provengono dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Le stesse potenze che hanno armato ed inviato mercenari addestrati a creare attentati ed attacchi contro le zone degli alawiti, sciiti, cristiani e drusi.
I gruppi terroristi che hanno portato la distruzione e la morte in Siria sono stati appoggiati dai governi occidentali USA, Gran Bretagna e Francia in primis (anche l’Italia ha fatto la sua parte) con l’obiettivo di rovesciare il Governo di Al-Assad per i loro fini geopolitici.
Sono gli stessi governi che adesso spengono le luci della Torre Eiffel a Parigi e di Palazzo Chigi a Roma, in segno di lutto per la liberazione di Aleppo.
Se Aleppo fosse caduta nelle mani dei terroristi e questi avessero quindi iniziato a uccidere e sgozzare le persone delle comunità alawite, sciite cirstiane e druse, allora avrebbero proclamato la festa a Parigi, Londra e Roma ed avrebbero acceso tutte le luci? Questo è quello che l’Occidente voleva: lo Stato islamico a Damasco ed in tutta la Siria sotto il protettorato dell’Arabia Saudita.
di Manuel De Silva – 18/12/2016
Fonte: controinformazione
 

Amatrice, splendido appello di Sergio Pirozzi alla politica

ROBERTO ARDUINI 22 DICEMBRE 2016
 
Ennesima splendida iniziativa ideata dal sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che questa mattina è intervenuto su Radio Cusano Campus nel corso del format ECG. Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, invita la politica sul territorio e lancia un appello che non dovrà assolutamente passare inosservato.
Sergio Pirozzi ha lanciato una nuova iniziativa per Amatrice: “Lancio un appello: il 27, il 28 e il 29 un deputato per ogni gruppo parlamentare venga a stare tre giorni insieme a me. Per accrescere le sue conoscenze e stare tutti insieme. Voglio dare questa opportunità straordinaria al Parlamento. Tutti insieme appassionatamente per tre giorni. Si dorme nei container, si fa un corso di formazione accelerato, per capire quello che succede quando c’è un dramma o disgrazia. Mi auguro che un parlamentare per ogni gruppo politico venga a stare tre giorni con me. Lancio questo appello, sarebbe una cosa straordinaria, in un momento in cui il popolo pensa che la politica stia distante dalla gente. Così i politici staranno al mio fianco, avranno un quadro a 360 gradi della situazione. Li invito a stare qui con me, tutti con gli scarponi, perché qui c’è il fango. Niente scarpe con i tacchi, niente scarpe con le suole. Stiamo insieme e lavoriamo. Questa può essere una grande esperienza umana per i parlamentari, che poi, non dimentichiamocelo mai, lavorano per il popolo”.
Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha speso parole d’elogio per Renzi: “Con me è stato una persona squisita, mi ha ascoltato per diverse ore in diverse giornate, sia all’alba che di notte. Sono state riconosciute le nostre istanze, il 100% prima e seconda casa, il finanziamento del fondo commerciale che non c’è più a tempo, io penso che abbiamo il dovere di riconoscere, se siamo persone serie, l’impegno di un uomo. Il fatto che abbia dato al nuovo Premier, Gentiloni, la felpa di Amatrice sta a testimoniare l’attenzione di chi ci governa”.
Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, ha annunciato che Gentiloni il 24 sarà ad Amatrice: “Il 24 il Premier sarà ad Amatrice, ci vedremo per la prima volta”.

“Non ce la faccio più”, imprenditore annuncia il suicidio su Facebook

è il destino di chi rimane è MR POLETTI?? Si certo aveva perso la moglie ma aveva ancora i figli non è certo solo per “depressione” e motivi personali che non ce la faceva più
L’agghiacciante annuncio su Facebook ieri alle 16.52: «Addio…non ce la faccio più». Seguito da tre emoticon con le lacrime. Poi Marco Favaro si è suicidato. Il corpo del ristoratore di Zero Branco, in provincia di Treviso, lo ha scoperto verso le 18.30 un cliente di un’officina all’esterno della birreria-pizzeria “Settimo Cielo” di via Noalese di cui Favaro era titolare. Subito ha pensato ad un malore ed ha chiamato il Suem.
 
 
L’ambulanza è arrivata nella zona industriale che dà sulla Noalese a un chilometro e mezzo dal centro di Zero Branco, ma per Marco, 51 anni che viveva a Favaro Veneto in via Ca’ Solaro con i figli, la corsa all’ospedale è stata inutile. Il colpo di pistola davanti al locale che si era ritrovato a gestire da solo è stato fatale. Favaro, secondo chi lo conosceva bene, non sarebbe più riuscito a reggere il dolore per la morte della moglie Morena Voltan, originaria di Favaro Veneto, stroncata da un tumore in pochi mesi all’età di 46 anni lo scorso anno a giugno.
 
Giovedì 22 Dicembre 2016 – Ultimo aggiornamento: 13:49

Disgustoso Poletti, avete fatto di noi i camerieri d’Europa

ovviamente quando le sinistre fanno porcate non sono sinistre ma ex…insomma sbaglia senza accorgerese e certo senza volerlo. Ah giusto, gli italiani sono solo dei choosy.

job-actCaro ministro Poletti, le sue scuse mi imbarazzano tanto quanto le sue parole mi disgustano». Comincia con queste parole la lettera aperta che Marta Fana, ricercatrice impegnata a Parigi, ha affidato a “L’Espresso” dopo la sconcertante uscita dell’ex dirigente LegaCoop, ora membro dell’esecutivo Gentiloni: «Centomila giovani in fuga dall’Italia? Conosco gente che è bene non avere tra i piedi».
Poletti ha espresso in modo esplicito un pensiero che dimostra la ormai storica rassegnazione dell’ex sinistra al pensiero unico, quello del mercato, sancita da personalità come Tiziano Treu e Marco Biagi, che hanno firmato le tappe fondamentali della revoca dei diritti del lavoro, per poi arrivare allo scempio della riforma Fornero e al Jobs Act renziano.
«Noi, quei centomila che negli ultimi anni siamo andati via, ma in realtà molti di più – scrive Marta Fana – non siamo i migliori, siamo solo un po’ più fortunati di molti altri che non sono potuti partire e che tra i piedi si ritrovano soltanto dei pezzi di carta da scambiare con un gratta e vinci. Parlo dei voucher, ministro». L’Inps ha appena reso noto che nei dieci mesi del 2016 sono stati venduti 121 milioni e mezzo di voucher. Da quando Poletti è ministro, ne sono stati venduti oltre 265 milioni: «E’ sfruttamento. Sa, qualcuno ci ha rimesso quattro dita a lavorare a voucher davanti a una pressa».
Marta Fana si riferisce a un ragazzo di 21 anni, senza indennità per malattia perché «faceva il saldatore a voucher». E aggiunge: «Oggi, senza quattro dita, lei gli offrirà un assegno di ricollocazione da corrispondere a un’agenzia di lavoro privata.
Magari di quelle che offrono contratti rumeni, perché tanto dobbiamo essere competitivi».
Quelli che sono rimasti, continua la lettera, sono coloro che per colpa di queste politiche si sono trovati in pochi anni da “generazione 1.000 euro al mese” a “generazione a 5.000 euro l’anno”. «Lo stesso vale per chi se n’è andato e forse prima o poi vi verrà il dubbio che molti se ne sono andati proprio per questo.
Quelli che sono rimasti sono gli stessi che lavorano nei centri commerciali con orari lunghissimi e salari da fame. Quelli che fanno i facchini per la logistica e vedono i proprio fratelli morire ammazzati sotto un tir perché chiedevano diritti contro lo sfruttamento. Sono quelli che un lavoro non l’hanno mai trovato, quelli che a volte hanno pure pensato “meglio lavorare in nero e va tutto bene perché almeno le sigarette posso comprarle”».
Sono gli stessi che «non possono permettersi di andare via da casa, o sempre più spesso ci ritornano», perché il governo, come i precedenti,«invece di fare pagare più tasse ai ricchi e redistribuire le condizioni materiali per il soddisfacimento di un bisogno di base e universale come l’abitare, ha pensato bene di togliere le tasse sulla casa anche ai più ricchi e prima ancora di approvare il piano casa». È lo stesso governo che «spende lo 0% del Pil per il diritto all’abitare», e che «si rifiuta di ammettere la necessità di un reddito che garantisca a tutti dignità».
 
Marta Fana non si dichiara “redditista”, ma spiega: «A fronte di 17 milioni di italiani a rischio povertà, quattro milioni in condizione di povertà assoluta, mi pare sia evidente che questo passaggio storico per l’Italia non sia oggi un punto d’arrivo politico quanto un segno di civiltà». La colpa «è vostra», scrive la Fana: è colpa di voi politici, «che credete che siano le imprese a dover decidere tutto e a cui dobbiamo inchinarci e sacrificarci». Il capolavoro? «Spostare quasi 20 miliardi dai salari ai profitti d’impresa senza chiedere nulla in cambio – tanto ci sono i voucher», per poi ridurre le tasse sui profitti. «Così potrete sempre venirci a dire che c’è il deficit, che si crea il debito e che insomma la coperta è corta e dobbiamo anche smetterla di lamentarci».
 
Il governo non crede nell’istruzione e nella cultura, vara “La Buona Scuola” ma taglia i fondi a scuola e università, e quindi spedisce il giovani a lavorare da McDonald’s: «Anche loro hanno un diploma o una laurea e se li dovesse mai incontrare per strada – scrive la Fana a Poletti – chieda loro com’è la loro vita e se sono felici. Le risponderanno che questa vita fa schifo. Però ecco: a differenza di quel che ha decretato il suo governo, questi giovani all’estero sono pagati».
Ma il peggio, continua la lettera al ministro, «è che lei e il suo governo state decretando che la nostra generazione, quella precedente e le future siano i camerieri d’Europa, i babysitter dei turisti stranieri, quelli che dovranno un giorno farsi la guerra con gli immigrati che oggi fate lavorare a gratis». L’imbarazzante esternazione del ministro? «A me pare chiaro che lei abbia voluto insultare chi è rimasto piuttosto che noi che siamo partiti». E ancora: «Non ho capito che cosa voi offrite loro se non la possibilità di essere sfruttati, di esser derisi, di essere presi in giro con 80 euro che magari l’anno prossimo dovranno restituire perché troppo poveri». Tutto questo «rasenta l’ignobile tentativo di rendere ognuno di noi sempre più ricattabile, senza diritti, senza voce, senza rappresentanza».
 
In Italia, ormai, studia solo «chi ha genitori che possono pagare e sostenere le spese di un’istruzione sempre più cara». Insiste la Fana, rivolta a Poletti:
«Lei non ha insultato soltanto noi, ha insultato anche i nostri genitori che per decenni hanno lavorato e pagato le tasse, ci hanno pagato gli asili privati quando non c’erano i nonni, ci hanno pagato l’affitto all’università finché hanno potuto». Molti di questi genitori, poi, «con la crisi sono stati licenziati».
Finito il sussudio di disoccupazione, «potevano soltanto dirci che sarebbe andata meglio, che ce l’avremmo fatta, in un modo o nell’altro. In Italia o all’estero. Chieda scusa a loro – insiste Marta Fana – perché noi delle sue scuse non abbiamo bisogno». E aggiunge: «Noi la sua arroganza, ma anche evidente ignoranza, gliel’abbiamo restituita il 4 dicembre, in cui abbiamo votato No per la Costituzione, la democrazia, contro l’accentramento dei poteri negli esecutivi». No alla supremazia del mercato. «Era anche un voto contro il Jobs Act, contro la “buona scuola”, il piano casa, l’ipotesi dello stretto di Messina, contro la compressione di qualsiasi spazio di partecipazione. E siamo gli stessi che faranno di tutto per vincere i referendum abrogativi contro il Jobs Act, dall’articolo 18 ai voucher, la battaglia è la stessa. Costi quel che costi, noi questa partita ce la giochiamo fino all’ultimo respiro. E seppure proverete a far saltare i referendum con qualche operazioncina di maquillage, state pur certi che sugli stessi temi ci presenteremo alle elezioni dall’estero e dall’Italia».
 
Fonte: www.libreidee.org
 
21.12.2016

LA BOMBA DI BELPIETRO: ‘L’ORDINE È PARTITO DA RENZI, COLPITE LA RAGGI’

anche le guerre puniche sono colpa della Raggi e pure gli attentati a Berlino. Gli attacchi contro la Raggi non avrà mica a che fare con il suo NO alla mafia delle olimpiadi, mica a che fare con il suo No alle slot machines ….no certo che no. Intanto Sala implicato egli stesso direttamente con la mafia dell’Expo è dipinto come una vittima ingiustificata. Tal Marra andava bene con le giunte precedenti, la Raggi colpevole di non essere a conoscenza di ipotesi di reato prima ancora che venissero notificati al Marra.
Non ne avevamo dubbi, ma ora arriva la conferma. La Raggi è vittima di un attacco orchestrato dall’alto.  Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano La Verità ed ex di Libero, ha rivelato in diretta su La7: “L’attenzione che il circo dell’informazione ha dedicato a Virginia Raggi e alla giunta del Movimento 5 Stelle è superiore a quello dedicato a tutte le altre giunte, pure della Capitale”.2_40_FLAIR_LAVORO.indd
Io ricordo, ha aggiunto Belpietro, che “Ignazio Marino sbagliò le nomine, faceva gaffe una dietro l’altra, nominò un capo dei vigili che non aveva i titoli”.
A questo punto dallo studio interrompono Belpietro: “Se ne parlò,” dicono.
E Belpietro replica: “Sì, se ne parlò,” ma, aggiunge: “Non finì mai come titolo di apertura dei principali giornali. Non fu l’apertura dei tg nazionali”.
 
Il giornalista poi esplicita con un esempio concreto quanto sosteniamo nel nostro sito: i media nascondono i fatti importanti e ci distraggono con sciocchezze:
“Di fronte ai risultati economici, di fronte all’occupazione, agli andamenti pessimi dell’economia italiana, i principali tg italiani hanno scelto di raccontare il caso di Virginia Raggi che aveva sbagliato l’assessore”.
 
Poi la bomba:
“Il giorno dopo la vittoria dei 5 Stelle è partito da Renzi un ordine che aveva questo significato: colpite la Raggi perché lì dobbiamo dimostrare che i 5 Stelle sono incapaci di governare”.
Io penso, conclude Belpietro, “che tutto sommato, poi, di fronte a quello che è successo a Roma, l’arresto di Marra, i problemi che ci sono, la Muraro che si dimette. Che il Movimento 5 Stelle rimanga il primo partito italiano dovrebbe far riflettere. È questo su cui bisogna ragionare.
È certo che sull’onda dell’emozione qualche punto se ne va, ma il M5S conserva tutto quanto il proprio consenso. O comunque la stragrande maggioranza del proprio consenso.
Evidentemente i romani, e anche forse gli italiani, si rendono conto che Roma era gestita così male che perdonano alla Raggi l’inesperienza, forse anche la presunzione.
Alla fine gli italiani pensano: ‘Beh vediamo, peggio di quello finora non è successo. Fra un po’ giudicheremo e tireremo le somme’.

BERLINO: la vittima buona dei cattivi – ANKARA: la vittima cattiva dei buoni

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/12/berlino-la-vittima-buona-dei-cattivi.html

MONDOCANE

VENERDÌ 23 DICEMBRE 2016

Un’occhiata alle più recenti epifanie del progetto terrorista della coalizione Usa “Guerra al terrorismo”. Per la verità sono parecchio stufo, a ogni stormir di False Flag, fatte poi garrire al vento dal pneuma delle larghe intese mediatiche, di indicare le marchiane e rozze imperfezioni dell’operazione. Quelle che se avessimo ancora una categoria giornalistica definibile tale e non una accolita di muselidi ammaestrati, dovrebbero dilagare a caratteri cubitali da schermi ed edicole. Viene da morir dal ridere su come questi, con tutti quei collaudi alle spalle, dalla Maine a Pearl Harbor, dal Golfo del Tonchino all’11 settembre, da Charlie Hebdo al culmine del grottesco bavarese di Monaco, continuino a esibirsi in tessuti complottisti lacerati dall’incompetenza e dalla convinzione che, come i giornalisti sono tutti acquistabili, anche noi cittadini siamo tutti scemi. Viene da morir dal piangere a constatare che, in effetti, siamo tutti scemi. Quasi tutti, quasi scemi. Basterebbe lo stereotipo di ogni attentato: il personaggetto stralunato, borderline, già carcerato, zeppo di casini, abbondantemente fuori di testa, tutto fuorchè credente suicida, mai combinato niente di islamico, che o scappa, o viene ucciso prima che possa obiettare “ma non mi avevate detto….”, o sparisce in qualche carcere e non se ne parla più. Perlopiù ucciso, come il figurante di Berlino.
Ah se non ci fosse Clouseau!
 
Sono tanto bravi a fornire identità false ai loro sicari quanto questi sono incapaci di non “perderle” nei punti giusti. E’ comportamento logicissimo per un terrorista rendersi irriconoscibile col passamontagna (Charlie Hebdo), o addirittura non comparendo per niente sulla scena (11/9), epperò portarsi appresso i documenti è lasciarli in bella vista talchè li possa trovare anche il più Clouseau degli ispettori. Per poi scatenare una caccia all’uomo transnazionale che militarizzi anche le panchine dei parchi e metta in riga chi aggrotta le sopracciglia e diffonda “fake news”.
Nelle macerie polverizzate in nanoparticelle delle Torri Gemelle, Clouseau trova il passaporto intonso del capo-dirottatore, Atta; sul cruscotto dei giustizieri di Charlie Hebdo, l’indefettibile Inspecteur Clouseau cattura la carta d’identità di uno dei fratelli Kouachi (entrambi uccisi da un battaglione di robocop che li poteva catturare più facilmente di uno scippatore); e, ora, sotto il sedile del camion, dopo appena due giorni (occhiute e rapide queste forse speciali tedesche!), Herr Inspektor Klouseau riesce a scoprire il documento di identità del gironzolone tunisino Anis Amri, soggetto classico delle montature terroristiche, con la sua storia di disturbato mentale.
 
Chiude definitivamente il ciclo di questi geni investigativi l’Ispettore Clouseau italiano che, in un “controllo ordinario del territorio”, incappa a Milano nel fuggiasco Amri e, coma da ordine di servizio, non può esimirsi dal farlo secco. Tocca a lui, come a tutti gli altri figuranti. Bocca tappata, mandanti e complici svaporati. Ammette il questore di Milano: “Potrebbe sembrare paradossale”. Ma no, per carità, quale paradosso. Non è così, facendo “ordinari controlli del territorio”, che ti capitano tra i piedi terroristi masskiller da far fuori? E’ la prassi. Che Omero se la rida pure. Avrà le sue ragioni.
 
Chi ci guadagna
Ovvio che ognuna di queste patetiche e ripetitive sceneggiate convincerebbe d’acchito il più diffidente dei San Tommasi che nessuno dei così identificati e messi a tacere c’entra una cippa con l’attentato. Chi c’entra sono con ogni probabilità coloro che di questi figuranti, estratti da bettole, CIE, carceri, o liste nere di “sospetti” compilate in vista dell’evento, hanno fatto trovare le generalità e allertato la serie di ispettori Clouseau. Anche perché si tratta dei mandanti di tutti gli ispettori Clouseau impiegati per la bisogna da coloro al cui vantaggio sistematicamente si risolvono queste operazioni. Quale vantaggio?
 
 
A) Distogliere l’attenzione da un’altra operazione, ben più originale e gravida di ripercussioni geostatiche e geodinamiche: l’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara. Operazione di portata enorme, avvertimento chiaro a chi a Mosca, russi, turchi, iraniani, stava cercando di sistemare la Siria escludendo la banda dei suoi uccisori e a loro discapito. Ma anche imbarazzante per un’opinione pubblica investita dall’uragano russofobo che sta travolgendo la verità percepita dagli americani e occidentali tutti, peggio del ciclone Matthew spianatore di buona parte della costa Ovest.
 
Quando, nei micidiali colpi di coda di Obama e dei suoi mandanti neocon, si finisce con attribuire agli intrighi di Putin l’elezione del Golem Trump, quando si attribuiscono a Putin e ai russi i crimini che Nato e Golfo hanno commissionato ai mercenari di Aleppo, quando si raffigura la Russia nei panni dell’orso avviato a sbranare la civiltà occidentale, si è oltre i bolscevichi che mangiano i bambini. Ma soprattutto si rende l’assassinio di un ambasciatore un fatto umanamente comprensibile, quasi naturale, quasi… auspicabile. E qualcuno, sopravvissuto all’uragano, potrebbe arrivare a concludere che l’assassinio dell’ambasciatore è il culmine logico di quella campagna. Che poi, altrettanto logicamente, dovrebbe portare alla grande guerra finale, ovviamente umanitaria.
 
B) Far dimenticare la prova provata che a lanciare contro la Siria (e quindi contro la Libia, l’Egitto, la Nigeria, l’Iraq, l’Europa, Boston, New York) la peste jihadista e a gestirla e dirigerla ovunque, fino al ridotto di Aleppo Est, sono stati Usa, Israele, la Nato e i loro alleati nella regione, visto che russi e siriani sono riusciti a mettergli il sale sulla coda. La cattura nel bunker di Aleppo Est di alcune decine di ufficiali della coalizione anti-siriana, tra cui statunitensi e israeliani, tedeschi e britannici, seguita al missile russo che ne aveva decimato altre decine settimane fa, colma anche l’ultimo centimetro quadrato di dubbi che fossero sopravvissuti negli utili idioti della “guerra al terrorismo”.
 
C) Giustificare alle plebi psicotizzate fino al panico l’adozione di ulteriori misure repressive che perfezionino lo Stato di polizia necessario alle guerre contro popoli e classi interne. E quindi più militari e polizia per le strade, più occhiute telecamere, più intimazioni ai gestori di internet di denunciare e sopprimere le “fake news” di chi obietta cose come queste qua, più poliziotti nelle scuole a schiacciare il virus del bullo che domani si evolverebbe sicuramente in terrorista. Più orecchi e occhi clandestini nei nostri smart-phone, citofoni, televisori e computer
 
Le allegre donnine di penna e microfono
Non per nulla scattano al fischio del lenone, come un solo presstituto, i prestatori d’opera del lupanare mediatico e si adoperano a spostare questi fattarelli ai margini di foliazioni e schermi invasi, invece, dal logoro remake di Berlino. Il ragazzo di bottega della brigata , “il manifesto”, si distingue come al solito: il primo giorno Ankara in pagina 9 dopo 8 pagine di Berlino, in pagina 5 al secondo giorno, niente al terzo, quando Berlino svettava ancora, con fotone, dalla prima pagina in poi. L’assassinio dell’ambasciatore di una delle tre massime potenze del mondo, tutte coinvolte in una partita per la vita o la morte del pianeta, assume un rilievo pari a un fatto di cronaca nera. Il nuovo disvelamento di sgherri Nato che vengono presi con le mani nella marmellata del genocidio del popolo siriano ed esibiti alla stampa mondiale, non varca la portineria delle redazioni. La ratio di queste operazioni mediatiche, dettate dall’intelligence di riferimento, è semplice: sbattiamo in prima pagina il cattivo che uccide vittime buone e seppelliamo in ultima la vittima cattiva uccisa, se non proprio da un buono, da uno che, comprensibilmente, umanamente, ha voluto vendicare i bambini di Aleppo massacrati dai russi (come scrive anche, sul solito “manifesto” il solito “liberal” della lobby).
 
“Warum?” Loro lo sanno.
Eccelle, come sempre, nelle acrobazie depistatrici, la lobby talmudista. I Colombo, i Coen. “Warum?”, perché?, scrive Leonardo Coen (me lo ricordo che bazzicava attorno al giornale Lotta Continua, di cui allora ero direttore, ma non gli demmo retta) interpretando la domanda che i tedeschi si porrebbero a proposito di questa sequenza di attentati sul loro suolo. Il riflesso condizionato della sua congregazione gli impone di spostare l’attualità al passato dell’ “eterna e incancellabile colpa del popolo tedesco”, l’olocausto. Già, perché quel “warum?” ripeterebbe il “perché? che si chiedevano gli ebrei mentre venivano sterminati dal nazismo”. Prendono sempre la palla al volo, questi qua. Eppure la risposta, quanto meno al primo “warum?” la conoscono meglio proprio loro. I tedeschi, anche se viene pestato un bacherozzo, devono ricordarsi, convincersi, di aver ammazzato 6 milioni di ebrei.
 
Andrej Karlov, l’ambasciatore ammazzato dal poliziotto turco, da quarant’anni in diplomazia, era un protagonista del dialogo tra Turchia, Iran e Russia, mirato a organizzare l’evacuazione dei civili e mercenari da Aleppo Est e, poi, a estendere il discorso a una soluzione politica dell’aggressione. Non è la prima volta che esponenti russi sono presi di mira, non solo verbalmente, come nel caso di Boris Johnson, ministro degli Esteri britannico, che, conscio del suo ruolo, sollecitava assalti alle ambasciate russe, o Samantha Powers, rappresentante Usa all’Onu, che esigeva si ponesse fine ai crimini contro l’umanità commessi dai russi ad Aleppo e in tutta la Siria, o John Kerry che asseriva la Russia aver superato ogni limite della vergogna.
A che gioco gioca Erdogan?
Mentre è evidente il coordinamento tra l’assassinio inteso a mandare in frantumi l’eventuale avvicinamento di Ankara a Mosca e a sabotare l’intesa a tre per uscire dal marasma mediorientale e, poche ore dopo, l’attentato al mercatino di Natale berlinese che doveva spostare su quest’ultimo l’attenzione e il turbamento dell’opinione pubblica, meno chiare appaiono le mosse di Erdogan. Proviamo a mettere insieme la spedizione congiunta russo-turco-iraniana per la pace, il perdurante flirt Ankara-Mosca, le accuse di Erdogan al rivale ospitato negli Usa, Fethullah Gulen, sia per il golpe, sia per l’omicidio di Karlov, dove Gulen sta per Cia, e poi l’assalto turco ad Al-Bab, città di 60mila abitanti posta tra Aleppo e il confine turco. L’operazione “Scudo dell’Eufrate”, lanciata dal principale padrino dell’Isis nella regione per impedire il congiungimento tra i cantoni a maggioranza curda in Siria, ma soprattutto per rubare territorio alla Siria e farlo ottomano, aveva già conquistato la vicina Manbij. La direttrice è chiara: dal confine turco a Nord va dritta come un fuso verso Aleppo passando per Manbij e Al-Bab.
 
Erdogan afferma che l’offensiva sarebbe diretta contro lo Stato Islamico (peraltro suo figlioccio), avrebbe causato la morte di un migliaio di militanti dell’Isis e ne avrebbe distrutto un ingente quantità di mezzi e armi. Ma fonti indipendenti, e la stessa Reuters, non hanno rilevato grossi scontri. Più probabile che forze tra loro amiche abbiano concordato una tranquilla evacuazione dei terroristi. Che, come quelli di Mosul, potrebbero aver avuto via libera per Raqqa, oppure per Idlib. Già, perché qui si prospetta una bella operazione a tenaglia su Aleppo liberata: da Nord le forze turche, da Est, da Idlib, dove si sono rifugiati i terroristi Isis e Al Nusra evacuati da Aleppo, una bella controffensiva facilitata dai turchi. Magari senza riuscire a riprendere la seconda città siriana, ma per passare dallo scontro militare, perso, alle autobombe, sempre vincenti. E per riaccendere i lamenti e le geremiadi sulla città martire. Ovviamente martirizzata da Putin e Assad. Con i quali i conti restano tutti da fare. Almeno finchè nello studio ovale ci troviamo ancora l’assassino seriale più prolifico della storia Usa.
 
Fossi russo, diffiderei.
Aleppo liberata celebra il Natale
 

Orrore a Berlino, quel ‘dettaglio’ che non quadra

Ancora una volta l’orrore, la paura e lo smarrimento. Certezze sulla matrice dell’attentato poche, se non un indizio consistente: sembra opera di un professionista.
A rivelarlo sono alcuni dettagli, uno in particolare, su cui non si è posata l’attenzione dei media: l’esecuzione dell’autista polacco. A che ora è stato ucciso? Subito, ovvero nel pomeriggio quando si sono persi i contatti con il Tir, o nell’imminenza dell’attentato? Lo chiarirà l’autopsia.berlinomercatino1t
In ogni caso chi ha condotto l’operazione ha agito con straordinaria freddezza.
Gli scenari possibili sono tre:
1) L’autista polacco è stato ucciso nel pomeriggio, ovvero alle 16, quando sono stati persi i contatti con il camion. Dunque l’attentatore solitario sarebbe rimasto con un cadavere a bordo sporco di sangue per 4 ore. E’ credibile? Una persona può resistere a tale orrore per un tempo così lungo? E correndo rischi enormi? Sarebbe bastato un banale controllo o lo sguardo di un automobilista o di un pedone troppo curioso per far scattare l’allarme.
2) L’autista è stato ucciso pochi istanti prima che venisse lanciato il Tir sul mercatino. Una scena da film: il terrorista spara uno o più colpi di pistola a freddo. E poi si lancia a tutta velocità sulla folla, avendo la prontezza di scendere e di scappare subito dopo l’impatto. Tutto è possibile, ma è difficile immaginare un jihadista – forse improvvisato se, come sostengono alcuni analisti si trattava di un cane sciolto – destreggiarsi con tanta, cinica, infallibile abilità. E poi: come scappare in incognito essendo, verosimilmente, sporco di sangue?
3) La terza ipotesi è che gli attentatori fossero almeno due. Ipotizziamo: uno teneva a bada l’autista polacco, l’altro guidava il camion. Il poveretto potrebbe essere stato ucciso poco prima dell’attentato da uno dei due, che sarebbe sceso dal camion, lasciando all’altro il compito di portare a termine la missione, munito di guanti e magari mascherina, dunque senza lasciare tracce di sangue, né indizi per test forensi. Dunque l’azione non sarebbe opera di un attentatore solitario ma di un commando, che poi si è prodigato con successo per portare in salvo l’attentatore.
Quale sia la verità ovviamente per ora nessuno può dirlo. Di certo, però, siamo di fronte a un’operazione molto più sofisticata di quanto sia apparsa in un primo momento, opera di terroristi altamente addestrati, sfuggiti al radar di una tragicamente improvvida intelligence tedesca.
Marcello Foa – Il Cuore Del Mondo
Fonte: http://blog.ilgiornale.it/
Secondo me a Berlino ci stanno prendendo per i fondelli:
 
1) L’attentatore tunisino ha lasciato i documenti sul sedile;
 
2) l’autista polacco ha lottato per impedire la strage;
 
3) un’italiana scompare e a quanto pare nn risulta fra i cadaveri;
 
4) come è possibile che tutte le notizie vengano filtrate da ‘sta Rita Katz e dal suo sito SITE?!
Ora io sono buono e caro. Disponibile ad ascoltare, ma se si continua a prendermi per il culo mi incazzo. Qui c’è qualcosa di torbido e oscuro il cui fine mi sfugge.
 
21.12.2016
 
C’è crisi anche nel settore degli sceneggiatori
Infatti, non si cambia copione da oltre 16 anni.
 
Da quello strano giorno dell’undici settembre del 2001, in cui, nonostante le esplosioni e gli incendi, trovarono i documenti degli attentatori intatti.
 
Da quel giorno in poi, ogni bravo attentatore o terrorista che sia, non si azzarderà mai più a fare uno straccio di attentato senza portare con sé i propri documenti, così da poterli lasciare bene in vista dopo l’attentato. Azione che deve essere assurta a qualcosa di molto simile ad un’etica professionale.
 
Qualsiasi borseggiatore, non si porta mai i documenti con sé. Ma non tutti sono uguali ed anche le etiche cambiano.
 
Ed ecco che, come per la solita magia, in rispetto al vecchio copione … puff! La polizia berlinese ritrova i documenti dell’attentatore sul camion. Ovviamente il giorno dopo, mica subito. Altrimenti, che teutonici sarebbero? Quando mai la polizia va a guardare nel cruscotto di un auto con il quale si è commesso un crimine. Deve essere qualcosa per il rispetto della “privacy”. (il termine “riservatezza” non si deve usare, per il “politicamente corretto”).
In pratica, un terrorista, se si accorge d’aver dimenticato i suoi documenti, lascia perdere! Rinuncia a fare l’attentato.
 
Ovunque, sempre lo stesso copione. Il che, lascia presagire che tra gli sceneggiatori, ci sia crisi profonda. Ora preferiscono fare gli idraulici.
 
Ma siamo seri. Qui è la logica che fa cilecca. Capisco che il potere considera le popolazioni come enormi masse di imbecilli. Ma sprovveduti fino a tal punto, non credo proprio.
 
Così come hanno incentrato i loro sforzi nel far ripetere il medesimo mantra a tutti i media asserviti (quindi, la totalità) che Assad era un dittatore sanguinario e paranoico. Eppure, dopo la liberazione di Aleppo, i cittadini mica hanno festeggiato Obama. Bensì, proprio il pazzo sanguinario Assad.
 
Vi risulta che qualcuno abbia mai festeggiato Pinochet? Qualcosa, anzi … molto, non quadra.
 
Anche sulla questione delle vittime, la logica continua a fare cilecca. Dichiarano, dal 2011 ad oggi, 300.000 vittime in Siria. Tutte imputabili ad Assad. Con tanto di sceneggiata all’ONU. Tutti a strillare al genocidio. Prima fra tutti: Samantha Power!
 
E quanto sostenuto, ci autorizza a pensare che, in tutti questi anni, i terroristi o ribelli come meglio si vuole chiamarli, abbiano sparato sempre e solo a salve! In pratica, avrebbero portato avanti una guerra per ben quattro anni armati di scacciacani.
 
Insomma, come adottano un copione, non lo cambiano più! Non sono criminali, sono solo monotoni.
 
Poveri sceneggiatori! Loro sono davvero vittime del sistema. Un sistema talmente retto da imbecilli, che non reputano necessario neanche il cambio dei copioni.
 
Come fare 100 film diversi, con diversi attori, diversi registi, ma sempre il medesimo copione.
 
Ma sai che palle?

Mogherini: “Da Putin brutalità in Siria. Solo l’Ue ha piano per la pace”

che come Ue doniamo molto ai siriani sicuramente, soprattutto armi ai tagliagola amici tuoi.
Ma non si può criticare una donna, soprattutto se del Pd (le donne colpevoli di non essere piddine si possono anche tacciare di ogni epiteto dispregiativo, è lecito), partito pacifista ed antirazzista per eccellenza. Mauro Bottarelli ha confutato punto per punto le bestemmie di questa pappagalla della Ue, vedere Ha ragione la Boldrini, combattiamo insieme le bufale. Anzi, facciamone proprio “Piazza pulita”
Mogherini: “I governi sono tutti d’accordo sul fatto che il comportamento della Russia, soprattutto ad Aleppo, è di una brutalità inaccettabile”mogherini1
 
“I governi sono tutti d’accordo sul fatto che il comportamento della Russia, soprattutto ad Aleppo, è di una brutalità inaccettabile”, così come “siamo tutti d’accordo nel dire che con la Russia, sulla Siria e non solo, serve un canale politico aperto.
Le conclusioni del Consiglio europeo includono un mandato per il mio lavoro sulla Siria, compresi anche contatti diretti e continui con tutti. Anche con Mosca”. Così l’Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini, in un’intervista a La Stampa.
Quanto al ruolo dell’Europa, Mogherini ricorda che “per una scelta politica presa molti anni fa, l’Unione europea non è un attore militare sul palcoscenico siriano”, ma sottolinea come “sarebbe riduttivo dire che il nostro è solo un soft power. Siamo gli unici che parlano con tutti e lavoriamo attraverso i nostri rapporti bilaterali per evitare che la Siria diventi un buco nero, un nuovo Iraq o una nuova Libia”. E ancora, sostiene: “Aiutare la Siria in questo momento vuol dire anzitutto evitare di bombardarla. Siamo il principale donatore, dal punto di vista umanitario: quasi tutti gli aiuti che i siriani ricevono arrivano grazie all’Ue e all’Onu che li porta. Scuole per bambini, acqua, medicinali. Il nostro impegno diplomatico comincia da qui”. “
 
Guardando avanti. Ho avviato un dialogo diretto con tutti gli attori regionali: Iran, Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Giordania, Libano, Qatar, Emirati. E con i siriani, con le diverse componenti delle opposizioni e ciò che resta della società civile”. In Europa invece – sostiene Mogherini – “c’è un problema molto serio sul fronte interno delle politiche migratorie. Perché le proposte che la Commissione aveva fatto si sono arenate e perché il Consiglio non trova ancora oggi un punto di convergenza su come affrontare il tema della solidarietà La Commissione continuerà a spingere per un meccanismo di solidarietà interna. Su questo l’Italia può contare di averci dalla sua parte. Ma il nodo va risolto dai governi nazionali, all’interno del Consiglio”.
Luca RomanoDom, 18/12/2016 – 10:29 – FONTE

Perché i ‘treni-fantasmi’ russi spaventano l’occidente

Commentando i recenti successi del test di lancio del missile balistico intercontinentale russo dell’avanzato complesso missilistico strategico su rotaia Barguzin, i media tedeschi hanno lanciato un allarme, definendolo “incubo”, tuttavia osservando che si tratta della risposta all’aggressività occidentale ai confini della Russia. Il test ha avuto luogo presso il cosmodromo di Plesetsk ai primi di novembre, e apre la via ai test di volo reali.
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Le prove di lancio sono svolte per determinare se il complesso è operativo. Il missile e il contenitore di lancio sono stati progettati da tempo, ma la piattaforma di lancio è nuova. Le prove hanno lo scopo di testarne le prestazioni“, affermava l’analista della difesa Viktor Murakhovskij a Radio Sputnik, all’inizio di novembre. Il test segna il rilancio del progetto del treno nucleare sovietico. Nel 1987, l’URSS decise di disporre di missili su ferrovia, approfittando dell’ampia e ramificata rete ferroviaria, in cui un treno poteva sfuggire alla ricognizione satellitare. Ciascuno dei 12 ‘treni nucleari’ sovietici era armato con tre missili balistici intercontinentali (ICBM) RT-23 (SS-24 Scalpel) che trasportavano 10 testate. Dallo spazio, questi treni sembravano vetture-frigorifero ordinarie.
In conformità con il trattato START II, la Russia disattivò i treni nel 2005 e li radiò nel 2007. Il nuovo progetto, nome in codice Barguzin, dal forte vento del Bajkal, non è soggetto al trattato e supera i predecessori per potenza. Ogni treno Barguzin sarà armato con 6 ICBM RS-24 Jars(equivalente terrestre del Bulava navale). Il nuovo “treno nucleare” opera similmente a un sottomarino nucleare.
Le vetture sono così solide che possono resistere all’esplosione di una testata nucleare ad alcune centinaia di metri di distanza. Un treno può operare per un mese in modo autonomo e percorrere 1000 chilometri al giorno. Il sistema dovrebbe essere messo a punto entro il 2018.
Cinque reggimenti Barguzin dovrebbero entrare nelle Forze missilistiche strategiche della Russia entro il 2020. Le piattaforme sovietiche impiegavano vagoni ferroviari diversi dalle carrozze ferroviarie standard. Il nuovo complesso missilistico è adattato allo scartamento standard. I carri che trasportano i missili recentemente testati, assomigliano a quelli frigorifero, ad esempio“, spiegava Murakhovskij. Commentando i recenti test, il sito Welt.de e la rivista Stern hanno definito il treno “un incubo“.
 
Tuttavia notavano che il rilancio dei cosiddetti “treni fantasma” è la risposta a ciò che Mosca vede come “passaggio dell’occidente della linea rossa” in Europa orientale, ai confini della Russia, indicando il rafforzamento militare della NATO in Europa orientale e nel Baltico. In un commento sul tema, il commentatore militare Vasilij Sychev osservava che i Barguzin sono solo la risposta all’unità Prompt Global Strike(PGS), un sistema aereo d’attacco convenzionale con armi intelligenti capace di colpire qualsiasi parte del mondo entro un’ora, similmente ad un ICBM nucleare. Tale arma permetterebbe agli Stati Uniti di rispondere molto più rapidamente di quanto sia possibile con le forze convenzionali.
 
Nel settembre 2014, il Presidente Putin citò il PGS tra le numerose nuove minacce che la Russia doveva affrontare, insieme al sistema di difesa antimissile degli Stati Uniti in Alaska, al sistema di difesa antibalistico Aegis in Europa e la maggiore attività della NATO in Europa orientale. Il Viceprimo Ministro incaricato dell’Industria della Difesa Dmitrij Rogozin avvertiva che la Russia aggiornerà le forze nucleari strategiche e le difese aerospaziali in risposta al sistema PGS. Viktor Murakhovskij affermava che chi definisce il treno “un puro e semplice incubo” presso i servizi segreti stranieri, ha tutte le ragioni per dirlo. “Sono d’accordo dato che non ci sono gli elementi che potrebbero essere utilizzati per rilevare il complesso missilistico su rotaia“, aveva detto. “C’è una nuova piattaforma di lancio e un nuovo sistema di controllo operativo che utilizza canali di trasmissione digitali protetti. Vi sono nuovi programmi per le missioni“, dettagliava. Quindi i media tedeschi hanno ragione ad allarmarsi sui temuti treni russi che potranno colpire tutti gli obiettivi strategici in occidente.
I treni tuttavia rimarranno esclusivamente sul territorio russo, dato che lo scartamento delle ferrovie della Russia è più ampio di quello dell’Europa. I binari nei territori della Russia e dell’ex-Unione Sovietica sono stati costruiti utilizzando il binario a scartamento largo (1520 millimetri).
La maggior parte delle ferrovie europee occidentali, fino agli Stati baltici, così come il 60 per cento delle ferrovie del mondo, usa lo scartamento normale (1435 millimetri). Le origini di questa differenza risalgono al 19° secolo. Per la Russia, il diverso scartamento dei binari aveva uno scopo strategico militare, ostacolando la forza militare ostile impedendogli di spostare truppe e materiale bellico nel Paese via treno.
 
DICEMBRE 4, 2016
Sputnik, 4/1272016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Nuove dittature: in Francia rischi 2 anni di carcere se ti esprimi contro l’aborto

In Francia diventa reato far propaganda contro l’aborto. Sì, co cosa state pensando, è uno scherzo; un’opinione non può essere reato e non nella République, che difende i valori della Rivoluzione e che si mobilitava contro l’intransigenza e per libertà di espressione, all’indomani dell’orribile strage nella redazione di Charlie Hebdo, urlando: “Oui, je suis Charlie”.
Ebbene, proprio quella FRisultati immagini per reato opinione contro abortrancia ha approvato una legge così totalitaria nelle finalità e nello spirito da evocare – per una volta non in modo retorico – i peggiori incubi orwelliani.
L’agenza di stampa Ansa, qualche giorno fa, ci informava che
 
L’Assemblea Nazionale ha approvato la proposta del governo di punire chi fa propaganda contro l’aborto sul web. La proposta era stata presentata da una parte dei deputati della maggioranza socialista.
Il testo prevede l’estensione del “tentativo di intralcio all’interruzione volontaria della gravidanza” anche ai siti internet che, spacciandosi per siti di informazione, danno in realtà informazioni di parte sulle conseguenze dell’aborto.
La legge del 1993 punisce chiunque tenti di ostacolare una donna che vuole abortire, bloccando l’accesso agli ospedali o esercitando minacce o intimidazioni al personale medico o alle donne coinvolte.
La pena può  arrivare fino a 2 anni di prigione e 30.000 euro di multa.
Il testo è  stato votato dopo 5 ore e mezzo di dibattito, sostenuto dalla sinistra e da una maggioranza di centristi, nonostante l’opposizione della destra che denuncia una violazione della libertà d’espressione. Contrarie anche numerose  associazioni cattoliche. Il testo passa al Senato, il voto definitivo  del Parlamento previsto entro la fine di febbraio.
Dunque, traduciamo: in Francia esiste una legge che punisce severamente chi tenta di impedire fisicamente a una donna di abortire. Io sono contrario all’aborto, però il provvedimento è lecito, non essendo ammessa la costrizione fisica in democrazia
La sinistra però – sempre lei, vien da dire – cosa fa? Estende questo divieto a chi esprime sul web la propria ostilità all’interruzione di gravidanza “fornendo informazioni di parte”.
Questa è la sublimazione del psicopensiero orwelliano: l’informazione pro aborto, che per sua natura è di parte, è lecita, mentre l’informazione anti aborto, che è altrettanto di parte, diventa un reato punibile con 2 anni di prigione!
 
Le logiche sono molto pericolose. Si passa da operazioni di ingegneria sociale sulla manipolazione delle coscienze, che sfociano, ad esempio, nell’imposizione delle teorie gender nelle scuole pubbliche francese, all’imposizione per legge del divieto di esprimere un’opinione. Non è un caso che un tribunale, nell’Alta Savoia, abbia ordinato a un sindaco di rimuovere una statua della Vergine collocata in un parco pubblico perché “va contro la laicità”, come ha scritto Giovanni Masini.
 
Certi esperimenti in Francia sono stati spinti e hanno avuto successo più che che altrove, come sempre celando alle masse le vere intenzioni. Ma non non erano isolati, rientravano tra gli obiettivi condivisi di una certa élite transnazionale, impegnata da anni nello sradicamento dei valori tradizionali, della sovranità, delle identità nazionali e religiose. Un’élite che fortunatamente ora perde colpi. Hollande non si ricandida, Obama se ne va, Hillary non è stata eletta, Cameron è fuori, Renzi, che conta poco ma lavorava in scia e anelava l’ammissione in certi ambienti, ha le ossa rotte, l’Unione europea è rappresentata da personaggi di secondo piano come Juncker.
Il mondo sta davvero cambiando. Evviva.
di Marcello Foa – 18/12/2016