FOLLIA A TORINO, ROM SORPRESI A RUBARE: IL GIUDICE LI LIBERA E INDAGA I CARABINIERI

furtoChi cancella le prove di un omicidio con la candeggina e smembramento di una ragazza viene creduto quando dichiara di essersi spaventato, tanto da abbonare un omicidio brutale, un femminicidio.

Così, per  i magistrati antirazzisti decade la flagranza di reato, se a commetterlo sono stranieri. Si deve essere tolleranti ed accoglienti no?

Anzi, puniamo chi osa indagare ed acciuffare i malviventi.

FOLLIA A TORINO, ROM SORPRESI A RUBARE: IL GIUDICE LI LIBERA E INDAGA I CARABINIERI
4 febbraio 2018
 
A proposito del rapporto perverso che intercorre qui in Italia tra chi delinque e chi è vittima c’è un caso inquietante che merita di essere segnalato, visto che a farlo è stato soltanto il Giornale. Non è bastato a una banda di quattro rom torinesi essere colti sul fatto da una pattuglia di carabinieri mentre cercavano di mettere a segno un furto per essere arrestati. No, sono stati gentilmente rimessi in libertà da un solerte magistrato». Ecco come è andata la faccenda che in tutti suoi particolari è un “manifesto” di come sia rovesciato il rapporto legalità-illegalità.
ROM COLTI IN FLAGRANTE: RILASCIATI
«Nel marzo scorso una squadra dell’Arma si trovava nella zona residenziale di Grugliasco, periferia industriale ad ovest di Torino. Mese difficile: l’area da giorni veniva saccheggiata dai topi da appartamento e i residenti lamentavano insicurezza. In questo contesto – leggiamo nella dettagliata ricostruzione del Giornale – due militari vedono quattro nomadi sospetti su una vecchia Volvo. Si appostano e pizzicano uno dei rom scavalcare la recinzione di un complesso residenziale e “armeggiare con un cacciavite” vicino al portone. Scatta il blitz: la pattuglia accende l’auto e i fari, il “palo” se ne accorge e avverte il collega introdottosi nella residenza. Questi torna indietro, salgono entrambi in auto e si mettono in fuga insieme ai compari rimasti a bordo. Il bandito al volante fa inversione a U per sfuggire alla cattura. I carabinieri piazzano l’auto di traverso, scendono dalla gazzella con le armi in mano e intimano alla banda di fermarsi. L’autista mette “la prima” per tentare di investirli. Ma poi, viste le armi puntate contro, decide di desistere».
 
MARESCIALLO INDAGATO PER FALSA TESTIMONIANZA
Un finale logico avrebbe dovuto vedere i ladri colti sul fatto consegnati alla Questura. Invece non è andata così. «I rom si trovano tre ottimi avvocati e così parte un processo che finirà col rivelarsi una farsa. Ieri infatti – ci informa il quotidiano diretto da Sallusti – ha assolto i nomadi perché “il fatto non sussiste” e, secondo La Stampa, ha “disposto la trasmissione degli atti alla procura, perché proceda per falsa testimonianza nei confronti del maresciallo che aveva eseguito il fermo“. Tradotto: ladri liberi e carabinieri indagati». La versione fornita dagli avvocati è questa: «A loro dire si trovavano nella zona residenziale (dove non vivono) perché avevano “sbagliato strada”. Al resto hanno pensato i legali. I quali sono riusciti a convincere il giudice che dal punto in cui i militari avevano parcheggiato la gazzella sarebbe stato impossibile vedere cosa accadeva; che non erano stati rinvenuti segni di scasso sul portone (ma il reato contestato era solo “tentato furto”); che gli inquilini non avevano presentato denuncia (ma parte d’ufficio in questi casi) e che le versioni dei due carabinieri non collimano. Infine, si sono appigliati ad un errore commesso nel verbale, dove è scritto “messa la retromarcia cercano di investirci”, invece di “messa la prima (…)”». La cosa è andata avanti e il ilGiornale ha potuto appurare che «i militari sono certi di aver fornito la stessa versione. Ma il giudice non gli ha creduto, preferendo dar credito a persone che in Aula avrebbero dichiarato di non fare furti in appartamento, ma “solo nelle ditte”. Capito? Ladri, ma credibili». Senza parole. Follia? Italia a rovescio? Prosegue il quotidiano: «A guardare i trascorsi giudiziari della banda si rimane di stucco: decine di condanne a testa e fascicoli di precedenti lunghi un chilometro. Solo qualche tempo prima, peraltro, ai rom sono stati sequestrati beni per circa 1,6 milioni di euro trovati all’interno del campo dove vivono». Siamo senza parole. Il maresciallo dovrà rispondere per falsa tesimonianza. Perché la morale da trarre da questa vicenda è questa: di fronte alla parola dei rom e dei loro avvocati quella di due uomini in divisa non vale un fico secco…
 
Fonte: ilgiornale.it

Borgo, scippa e trascina un’anziana: arrestato nigeriano

scippo-anziana1Responsabilità morale di quest’aggressione? Vittima una donna, per giunta anziana, cosa assai grave (ed ha scippato una ragazza durante la fuga) ma non per i moralmente superiori, niente solidarietà

Non contento poco dopo, alla fermata della metropolitana, ha rubato la borsa ad una ragazza per poi essere bloccato dalla polizia
Commissariato Centrale in servizio di Volante ha arrestato,, il cittadino nigeriano Nwede Victor, 24enne richiedente asilo politico e domiciliato presso il Cara. di Mineo, per rapina aggravata e furto aggravato in pregiudizio di due donne. In particolare, a seguito della segnalazione pervenuta al numero unico di emergenza, gli agenti hanno bloccato l’uomo che aveva appena rapinato un’anziana, la quale, nel tentativo di resistere al violento scippo, è stata strattonava e trascinata dall’energumeno, riportando lesioni medicate al pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” e giudicate guaribili in 15 giorni.
 
L’uomo è riuscito ad impossessardi della borsa contenente 40 euro,  il telefono cellulare e i documenti della vittima. Evidentemente non soddisfatto del “risultato”, , nei pressi della fermata della metropolitana del Borgo, con  una mossa fulminea è riuscito a strappare di mano ad una ragazza la borsa contenente la somma di euro 380, il telefono cellulare e documenti vari.
 
I poliziotti però hanno fermato il ladro in via Zuccaro e dopo una perquisizione personale hanno trovato la refurtiva che è stata restituita alle due donne  Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato rinchiuso nel carcere di piazza Lanza.
31 gennaio 2018

Roma, ragazza accerchiata e rapinata da tre balordi nel cuore di Prati

ragazzinaMandanti morali visto che gli aggressori sono 3 “richiedenti asilo o mirgranti”? Solidarietà a questa donna? Parole di sdegno? Fiaccolata contro le violenze sulle donne? Niente?

“Le risorse stanno iniziando ad attaccare i segmenti borghesi della societa’: e’ il terzo attacco a zone benestanti in tre giorni.
Adesso inizieremo a ridere: l’avvocato modenese la cui figlia e’ stata palpeggiata da un millennial africano ha ribellato la citta’. Dato che il cul@ di una figlia di papa’ vale piu’ del culo di una cameriera ci sara’ da ridere.”
Cit Phil Sabotig
Roma, ragazza accerchiata e rapinata da tre balordi nel cuore di Prati
 
Terrorizzata da tre rapinatori in zona Cola di Rienzo. E’ accaduto ieri sera, ad una giovane di 20 anni, mentre stava camminando lungo via Quirino Visconti in direzione via Cicerone. La ragazza stava raggiungendo alcuni amici in un locale, quando il suo cammino è stato interrotto, dai tre individui che l’hanno accerchiata minacciandola di morte.I banditi le hanno strappato dalle mani il cellulare, impedendole quindi di chiedere soccorso e poi gli hanno strappato da dosso la borsa. Quindi, sono fuggiti a piedi. La vittima ha chiesto aiuto ad alcuni passanti e sul posto sono intervenuti due equipaggi della polizia. Gli agenti hanno detto alla giovane di fornirgli la descrizione dei rapinatori.Così è partita una caccia all’uomo che ha permesso ai poliziotti d’individuare i rapinatori dopo piazza Cavour. Sono stati bloccati ed ammanettati. La vittima della rapina ha riconosciuto le persone portate al commissariato come gli autori della rapina. Si tratta di due cittadini tunisini di 18 e 27 anni e di un libico di 18.
 
di Marco De Risi  Sabato 20 Gennaio 2018

HA FOTTUTO 819MILA EURO PER FARSI IL VILLONE: ECCO CHI E’ IL LADRO PD DEL GIORNO, ALLA FACCIA DELLA QUESTIONE MORALE

ALDO BERLINGUER rubato milionii kompagni possono, ecco perché deve essere PERSEGUITATO E PERSEGUITO CHIUNQUE NON SIA DEL CLAN. Anche se è una vicenda dell’anno scorso, non è cambiato il modus operandi,la scuola è quella. I comuni mortali per furto si fanno la galera, non questi Dèi dell’Olimpo

QUESTIONE AMORALE – CATTEDRE UNIVERSITARIE E MONTE DEI PASCHI DI SIENA, POLITICA IN BASILICATA, ‘FEUDI’ FAMILIARI IN SARDEGNA: C’È DI TUTTO NELLA CARRIERA DI ALDO BERLINGUER, NIPOTE DI ENRICO, FIGLIO DI LUIGI E ASSESSORE PD. ORA C’È ANCHE UNA CONDANNA DELLA CORTE DEI CONTI A RISARCIRE 819MILA EURO PER ESSERSI PAGATO UNA VILLA CON SOLDI PUBBLICI
Secondo la magistratura contabile Aldo Berlinguer avrebbe «posto in essere una serie di atti per avvantaggiarsi illecitamente delle erogazioni pubbliche determinando un totale sviamento dalle finalità pubblicistiche previste». Finanziamenti da Mps, case intestate, fondi pubblici sprecati. E la sua poltrona con Pittella, balla…
 
«Ideatore e filo conduttore di una vicenda illecita» sfociata «nella indebita erogazione di un finanziamento ministeriale». Solo un paio di giorni fa il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, rievocava la figura di Enrico Berlinguer per denunciare «l’ esistenza nel Paese di una irrisolta questione morale». Il riferimento era all’ inchiesta sulla presunta cricca di Raffaele Pizza. Il caso, però, ha voluto che negli stessi giorni dalla Corte dei Conti della Toscana emergesse l’ ennesima storia di malaffare dove i soggetti chiamati in causa, ironia della sorte, si chiamano Siena, Mps e persino Berlinguer. Non Enrico, ovviamente, ma il suo discendente Aldo (figlio del più noto Luigi, ex ministro della Pubblica istruzione).
 
È lui, 47 anni, senese, professore ordinario di diritto comparato all’ Università di Cagliari dal 2005, ex consigliere dell’ Aeroporto di Siena, di Mps Gestione Crediti, di Banca Antonveneta e attuale assessore Pd alle opere pubbliche, ambiente e territorio della Basilicata, ad essere finito nel mirino del viceprocuratore regionale della Corte dei Conti, Stefano Castiglione, per un danno all’ erario quantificato in 819mila euro. Secondo la magistratura contabile Aldo Berlinguer avrebbe «posto in essere una serie di atti per avvantaggiarsi illecitamente delle erogazioni pubbliche determinando un totale sviamento dalle finalità pubblicistiche previste»
La vicenda riguarda un finanziamento ministeriale chiesto dalla Slc Service in base alla legge 488 del 1992, una norma finalizzata a sostenere lo sviluppo nelle aree depresse. L’ area in questione era l’ elegante Villa Atzeri, sita a Cagliari in via San Saturnino 7. Lì, dopo la ristrutturazione dell’ immobile e un ampliamento della società, si sarebbe dovuta trasferire la Slc, amministrata da Berlinguer e dal suo legale rappresentante Marco Grozzini, pure lui condannato dalla Corte a restituire i fondi.
Peccato che la società, scrivono i magistrati, non solo non si è mai trasferita, ma neanche è «mai entrata in attività, né tantomeno ha assunto 22 dipendenti». I soldi, però, sono stati erogati, in tre tranche tra il 2005 e il 2008, con la pratica di finanziamento istruita da Mps.
Neanche i 700 milioni di soldi privati previsti dall’ operazione sembra siano mai usciti dalle casse della Slc.
L’ unico esborso,stando a quanto si legge nella sentenza della Corte dei Conti, sarebbe stato quello di 75mila euro, «un corrispettivo sostanzialmente irrisorio» con cui Berlinguer è diventato proprietario «del piano nobile di 8,5 vani della palazzina». Un acquisto che ha permesso ai magistrati contabili di individuare nel docente senese «il principale beneficiario dell’ illecita operazione».
Non solo, secondo la Corte, all’ esito di «operazione articolate» Berlinguer aveva «acquisito la titolarità degli immobili siti al terzo, quarto e quinto piano di Villa Atzeri, la cui ristrutturazione era avvenuta con risorse altrui». Il professore e Grozzini dovranno adesso restituire al ministero dello Sviluppo economico gli 819mila euro. Ma non ci saranno altre implicazioni. La Corte ha infatti dichiarato la propria incompetenza giurisdizionale sugli altri soggetti coinvolti, principalmente costruttori e società edili. Mentre l’ inchiesta penale del Tribunale di Siena, seppure senza proscioglimento nel merito, è stata archiviata il 29 ottobre 2015 per l’ intervenuta prescrizione del reato di «truffa aggravata per conseguire erogazioni pubbliche». Resta da vedere se ci saranno ripercussioni politiche.
L’ esplosione dell’ inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata ha più volte acceso i riflettori sul suo incarico così distante da Siena e dalle sue competenze. Qualche giorno fa Berlinguer (insieme ad altri due assessori “tecnici”) ha rimesso il suo mandato, ma il governatore Pittella lo ha pregato di restare al suo posto. Almeno finché non si troverà la quadra sul nuovo esecutivo. La grana con l’ erario potrebbe ora accelerare i tempi.
Sandro Iacometti per ”Libero Quotidiano”* di Fatti Web · 29 dicembre 2017

Un nero in bici sull’autostrada

bici in autostradaUn agente della polstrada filma un negro in bicicletta sulla Torino-Bardonecchia, infrazione al codice stradale e azione pericolosa che mette a repentaglio la sicurezza degli automobilisti e dello stesso “velocipedista”, e scatta la rissa tra sedicenti antirazzisti e cosiddetti razzisti, più che altro gente stufa delle risorse della Boldrini e delle sue balle politicamente corrette.
 
Siamo ormai alla caccia alle streghe, da parte di questi odiosi radical chic, contro chi non vuole rassegnarsi ad accettare lo stile di vita dei migranti, provenienti da quelli che un tempo venivano chiamati paesi del terzo mondo.
A nessuno di noi viene in mente di discriminare un uomo o una donna per il colore della sua pelle o per il suo genere sessuale. Tuttavia, nessuno può obbligare noialtri italiani a vivere secondo uno stile che non ci appartiene, culturalmente distante anni luce dai nostri costumi e tradizioni.
Non abbiamo nessuna intenzione di adattarci agli altri e non vogliamo obbligare chicchessia a vivere alla nostra maniera. Però, se qualcuno chiede ospitalità deve aderire alle regole del luogo (queste, spesso, non piacciono neanche a noi ma per convivere in pace le digeriamo, anche se malvolentieri), altrimenti va fuori dalle balle. Non si fanno favoritismi, né eccezioni.
Chi decide di venire in Italia si adegua alle leggi, rispetta i nostri valori (anche se non li condivide) e coltiva privatamente o collettivamente i propri, se non contrastano con le norme nazionali. Sono principi di civiltà ed educazione così banali che non si dovrebbe nemmeno discuterne. E se uno sbaglia, italiano o straniero che sia, viene sanzionato.
 
Qui, invece, non si può più nemmeno parlare e al primo accenno di insofferenza verso la marea di “soggetti differenti”, che fa un po’ come cazzo pare ad essa, si è tacciati di discriminazione razziale, sessismo ecc. ecc.. Lo abbiamo già detto chiaro e tondo. Non abbiamo alcuna intenzione di piegarci alla sciocchezza della diversità che arricchisce, non almeno a quelle condizioni degradanti di cui straparla la Boldrini. Lo ha chiarito bene La Grassa, la crescita reciproca tra genti eterogenee “avviene se gruppi di popolazioni diverse s’incontrano senza tuttavia essere sradicati dal loro territorio, dalla loro cultura e modo di vita e via dicendo. L’incontro di diversità è un conto; la mescolanza confusa e indifferenziata impoverisce culturalmente, crea attriti e conflitti, impoverisce e abbrutisce sotto tutti i punti di vista. Gli Usa da quasi due secoli ricevono migranti di tutti i colori e culture. Si è ben visto … come si sono ben integrati neri e bianchi, ecc. E gli Usa reggono perché sono ancora, e già da un secolo o poco meno, la più grande potenza mondiale, quella con più ampie sfere d’influenza. Se dovessero conoscere un periodo di vero declino, i loro guai in tema di convivenza sociale diverrebbero traumatici. E poi basta con questa storia dell’amor cristiano, della misericordia, ecc. Serve ormai a minare società già stabilizzate da secoli…Sarei d’accordo con chi introducesse misure di difesa dure e poco pietose”.
In verità, lo scopo “solidaristico” dei nostri politici non è affatto animato da umanitarismo. Vogliono, semplicemente, il caos sociale, in un momento di profonda crisi dal quale non sanno uscire, per usarlo contro gli italiani che hanno ormai in odio tutta la classe politica ed il suo servilismo verso i poteri forti interni ed esterni.
Alimentando le contraddizioni etniche, o le baggianate gender, intendono impedire che la rabbia sociale si rivolga contro di loro e le loro politiche di smantellamento delle precedenti sicurezze sociali.
Per evitare che ciò avvenga danno spago a qualsiasi sobillatore di finte rivoluzioni culturali, badando anche a censurare chi, al contrario, si indigna per simili porcherie, orientate a distruggere il tessuto connettivo della comunità tradizionale.
 
Ma costoro sono autenticamente degli idioti e prima o poi faranno una brutta fine. La Storia lo ha ampiamente dimostrato. Non potranno mettere la museruola a tutti e presto la canizza che hanno scatenato si avventerà sui loro stessi polpacci.
 
Oggi siamo dispettosi, vorremmo segnalare ai castigamatti moralisti uno che parla male dei negri e non è del KKK. Che non la passi liscia, come il poliziotto di cui sopra. Al lavoro, poveri coglioni del politicamente corretto!
di Gianni Petrosillo – 23/07/2017 Fonte: Conflitti e strategie

Condannata per aver ‘offeso’ le Coop, “Io sto con Federica Epis”

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ma le coop non sono mafia come le Ong non sono SCAFISTE. e NON SIAMO IN UN REGIME NO NO. Condannata per nessun reato, SOLO POLITICO. Questa giudicia dovrebbe essere condannata per abuso di potere, perché non condanna allora il pool che indaga sui traffici LOSCHI DELLE ONG? I richiedenti asilo non sarebbero clandestini? Richiedere uno status significa già esserne in possesso???????

È stata condannata per aver discriminato l’attività di tre cooperative che si occupano di accoglienza di migranti. Il tribunale di Brescia ha condannato al pagamento di seimila euro, duemila per ognuna delle associazioni citate, la segretaria della sezione della Lega Nord
Il 4 agosto è arrivato a Federica Epis, la segretaria della Lega Nord di Orzinuovi, l’intimazione di pignoramento sullo stipendio per QUATTORDICIMILA EURO!
La richiesta di sospensiva, con udienza in calendario a settembre, è stata del tutto ignorata. Federica, lo ricordiamo, è stata condannata a pagare un RISARCIMENTO non per aver diffamato qualcuno ma perchè alcune cooperative si sono sentite DISCRIMINATE dalle sue parole e per aver usato il termine CLANDESTINO.
Federica ha espresso un’OPINIONE è per questo è stata condannata.
Convinti che la libertà di parola sia uno dei diritti fondamentali della persona continueremo questa battaglia a fianco di Federica, scrive su facebook il comitato facebook.com/iostoconfedericaepis
La vicenda
Il 12 giugno di un anno fa (milano.repubblica.it), Federica Epis, segretaria della sezione del Carroccio, aveva postato un articolo del quotidiano locale ‘Bresciaoggi’ che parlava di immigrazione commentandoQuesto è l’elenco delle cooperative che con la faccetta misericordiosa di chi fa beneficenza stanno invece lucrando sul traffico di clandestini“.
In sostanza, secondo il giudice, la Epis stava insinuando che le associazioni K-PaxPuerto Escondido e Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) speculassero sui migranti.
 
Per il giudice del tribunale di Brescia Lucia Cannella “il post ha valenza irridente e sbeffeggiante ove indica le associazioni che danno ospitalità al soggetto come di chi opera ‘con la faccetta misericordiosa’ di chi fa la beneficenza attributivo di un fine illecito“.
 
Inoltre per il giudice “il post è denigratorio ed offensivo laddove indica che i richiedenti asilo siano clandestini, atteso che i richiedenti asilo vengono degradati al rango di chi viola il Testo Unico sull’immigrazione“.
 
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COMINICATO STAMPA
EPIS PIGNORATA DALLA COOPERATIVE PER AVER USATO LA PAROLA CLANDESTINI
6 agosto 2017 (Comitato Antigone “io sto con Federica Epis) – “Incredibile amici del Comitato, oggi è arrivato a Federica Epis l’intimazione di pignoramento sullo stipendio per QUATTORDICIMILA EURO! La richiesta di sospensiva, con udienza in calendario a settembre, è stata del tutto ignorata”. Commenta così Roberta Ronchi, Presidente e artefice dell’iniziativa, quanto di recente accaduto dopo la condanna in primo grado sull’uso della parola clandestini, emanata dal Tribunale di Brescia.
 
“Federica, lo ricordiamo, è stata condannata a pagare un RISARCIMENTO non per aver diffamato qualcuno ma perchè alcune cooperative si sono sentite DISCRIMINATE dalle sue parole e per aver usato il termine CLANDESTINO. Federica ha espresso un’OPINIONE – continua Ronchi – e per questo è stata condannata. Convinti che la libertà di parola sia uno dei diritti fondamentali della persona continueremo questa battaglia a fianco di Federica”.
 
“Abbiamo costituito il comitato civico – conclude – sia per difendere la libertà di espressione, che è un bene e un valore di tutta la collettività, sia per provare a raccogliere un po’ di denaro per aiutare Federica a sostenere le spese legali”.
 
Dal canto suo la diretta interessata, Federica Epis, spiega: “sono onorata di avere al mio fianco persone oneste e desiderose di starmi accanto in questa battaglia legale e ideale, l’intimazione che ho ricevuto significa che presto cominceranno a trattenere dal mio stipendio di semplice impiegata quasi 14mila euro”.
Attendo fiduciosa le udienze in Corte d’Appello a settembre e a ottobre – continua Epis – perchè mi sembra davvero impossibile che in un Paese democratico vengano sanzionate in questo modo le parole, non mi sembra di aver fatto nulla di male, per questo da semplice cittadina, trovarmi a dover risarcire persone già ricche e potenti, è qualcosa che ha dell’assurdo“.
domenica, 6, agosto, 2017

Il volto di Obama

ci sarà da scommeterci che sfrutterà questo ultimo mese per intensificare le porcate. YES HE CAN. Ovviamente per tutelare i diritti umani e combattere la corruzione, peccato che già le preesistenti restrizioni (sempre firmate dal premio nobel per la pace Obama) siano state usate contro diplomatici RUSSI. Che coincidenza.

Libertà. Colpo di coda di Obama: approvate nuove pene preventive
WASHINGTON – Colpo di coda in stile regime, quello del presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, che prima di andar via dalla Casa Bianca ha ratificato in data 24 dicembre un pacchetto legislativo inerente le spese per il mantenimento dell’armamentario militare del paese: tra le tante normative è prevista l’imposizione di restrizioni delle libertà personali a carico di qualsiasi individuo non identificato che venga ritenuto coinvolto da Washington in tentativi di corruzione o di violazione dei diritti umani.
Stando alla clausola 1264 del documento appena approvato, il presidente degli Stati Uniti potrebbe avallare, in caso di necessità, l’attivazione di speciali provvedimenti disciplinari nei confronti di chiunque sia semplicemente sospettato e dunque accusato di “esecuzioni extragiudiziali, torture e altre gravi violazioni dei diritti umani internazionalmente riconosciuti”. Stessa sorte verrebbe altresi riservata per chi viene indagato per corruzione o appropriazione indebita. Le pene previste dalla normativa comprendono il congelamento dei beni e l’impossibilità di ottenere visti e permessi per viaggi all’estero e soggiorni.
 
La normativa ratificata da Obama sarà in vigore per i prossimi sei mesi. Tuttavia, le pene previste in caso di accertata violazione, e imposte dal regolamento, non hanno limiti di tempo e possono essere revocate solo da una decisione del futuro presidente degli Stati Uniti.
La nuova legge, a quest’oggi, estende la cosiddetta legge Magnitsky, approvata dal Congresso degli Stati Uniti, firmata dallo stesso presidente Barack Obama nel 2012. La legge implicava inizialmente vincoli finanziari e di ingresso nei confronti di 18 funzionari russi che, stando all’accusa americana, si erano resi responsabili della morte di Sergei Magnitsky, consigliere del fondo di investimento britannico Hermitage Capital, avvenuta nel 2009 in una prigione russa, in circostanze misteriose.
Numerose sono state le critiche mosse dai politologi internazionali nei confronti di tali provvedimenti di politica interna, critiche che, come quella di Dmitri Drobnitski, denunciano il carattere non costituzionale della normativa, che permetterebbe di aggirare l’approvazione del Congresso e la normale discussione del caso in un regolare iter giudiziario.

Nuove dittature: in Francia rischi 2 anni di carcere se ti esprimi contro l’aborto

In Francia diventa reato far propaganda contro l’aborto. Sì, co cosa state pensando, è uno scherzo; un’opinione non può essere reato e non nella République, che difende i valori della Rivoluzione e che si mobilitava contro l’intransigenza e per libertà di espressione, all’indomani dell’orribile strage nella redazione di Charlie Hebdo, urlando: “Oui, je suis Charlie”.
Ebbene, proprio quella FRisultati immagini per reato opinione contro abortrancia ha approvato una legge così totalitaria nelle finalità e nello spirito da evocare – per una volta non in modo retorico – i peggiori incubi orwelliani.
L’agenza di stampa Ansa, qualche giorno fa, ci informava che
 
L’Assemblea Nazionale ha approvato la proposta del governo di punire chi fa propaganda contro l’aborto sul web. La proposta era stata presentata da una parte dei deputati della maggioranza socialista.
Il testo prevede l’estensione del “tentativo di intralcio all’interruzione volontaria della gravidanza” anche ai siti internet che, spacciandosi per siti di informazione, danno in realtà informazioni di parte sulle conseguenze dell’aborto.
La legge del 1993 punisce chiunque tenti di ostacolare una donna che vuole abortire, bloccando l’accesso agli ospedali o esercitando minacce o intimidazioni al personale medico o alle donne coinvolte.
La pena può  arrivare fino a 2 anni di prigione e 30.000 euro di multa.
Il testo è  stato votato dopo 5 ore e mezzo di dibattito, sostenuto dalla sinistra e da una maggioranza di centristi, nonostante l’opposizione della destra che denuncia una violazione della libertà d’espressione. Contrarie anche numerose  associazioni cattoliche. Il testo passa al Senato, il voto definitivo  del Parlamento previsto entro la fine di febbraio.
Dunque, traduciamo: in Francia esiste una legge che punisce severamente chi tenta di impedire fisicamente a una donna di abortire. Io sono contrario all’aborto, però il provvedimento è lecito, non essendo ammessa la costrizione fisica in democrazia
La sinistra però – sempre lei, vien da dire – cosa fa? Estende questo divieto a chi esprime sul web la propria ostilità all’interruzione di gravidanza “fornendo informazioni di parte”.
Questa è la sublimazione del psicopensiero orwelliano: l’informazione pro aborto, che per sua natura è di parte, è lecita, mentre l’informazione anti aborto, che è altrettanto di parte, diventa un reato punibile con 2 anni di prigione!
 
Le logiche sono molto pericolose. Si passa da operazioni di ingegneria sociale sulla manipolazione delle coscienze, che sfociano, ad esempio, nell’imposizione delle teorie gender nelle scuole pubbliche francese, all’imposizione per legge del divieto di esprimere un’opinione. Non è un caso che un tribunale, nell’Alta Savoia, abbia ordinato a un sindaco di rimuovere una statua della Vergine collocata in un parco pubblico perché “va contro la laicità”, come ha scritto Giovanni Masini.
 
Certi esperimenti in Francia sono stati spinti e hanno avuto successo più che che altrove, come sempre celando alle masse le vere intenzioni. Ma non non erano isolati, rientravano tra gli obiettivi condivisi di una certa élite transnazionale, impegnata da anni nello sradicamento dei valori tradizionali, della sovranità, delle identità nazionali e religiose. Un’élite che fortunatamente ora perde colpi. Hollande non si ricandida, Obama se ne va, Hillary non è stata eletta, Cameron è fuori, Renzi, che conta poco ma lavorava in scia e anelava l’ammissione in certi ambienti, ha le ossa rotte, l’Unione europea è rappresentata da personaggi di secondo piano come Juncker.
Il mondo sta davvero cambiando. Evviva.
di Marcello Foa – 18/12/2016

ONG FANNO CONTRABBANDO “INDUSTRIALE” DI CLANDESTINI?

MAFIA CAPITALE INTERNATIONAL
barcone-milano
Sembra proprio che alcune grandi ONG collaborino con i trafficanti;  noleggiano appositamente delle navi e contrabbandano immigrati clandestini su scala industriale grazie alla legislazione introdotta da Bruxelles. La guardia costiera italiana li assiste.
 
Lo scrive e documenta Gefira  Foundation che ha messo sotto controllo i movimenti di 15 navi noleggiate da ONG che fanno la spola tra l’Africa e l’Italia.
Le organizzazioni coinvolte sono:  MOAS, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye and Life Boat.
Le ONG dicono di aver preso i clandestini nel Canale di Sicilia, quando in realtà li hanno imbarcati vicino a Tripoli. Non è salvataggio ma contrabbando di esseri umani.  Risultano coinvolti anche contractors americani e le autorità maltesi.
 
Qalcuno può spiegare?
 
 
ONG contrabbandano immigrati su scala industriale.
 
Per due mesi, utilizzando marinetraffic.com, abbiamo monitorato i movimenti delle navi di proprietà di un paio di organizzazioni non governative, e, utilizzando i dati di data.unhcr.org. abbiamo tenuto traccia degli arrivi giornalieri di immigrati africani in Italia. Si è scoperto che eravamo testimoni di una grande truffa e un’operazione illegale di traffico umano. Assistiti dalla guardia costiera italiana, che ha coordinato le loro attività, le ONG, i contrabbandieri, la mafia, in combutta con l’Unione Europea, hanno spedito migliaia di clandestini verso l’Europa con il pretesto di salvare le persone. I trafficanti di esseri umani contattano la guardia costiera italiana in anticipo per ricevere sostegno e per raccogliere il loro equivoco carico.
Le navi delle ONG vengono dirette al “posto di soccorso”, anche quando quelle da soccorrere sono ancora in Libia. Le 15 navi che abbiamo osservato sono o di proprietà o noleggiate da delle ONG e sono state regolarmente viste lasciare i loro porti in Italia, dirigersi a  sud, fermarsi poco prima di raggiungere la costa libica, prendere a bordo il loro carico umano, e fare di nuovo rotta indietro per 260 miglia verso l’Italia, anche se il porto di Zarzis in Tunisia è a sole 60 miglia di distanza dal punto di salvataggio.
 
Le organizzazioni in questione sono: MOAS, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Medici Senza Frontiere, Save the Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea-Eye e Life Boat.
 
La vera intenzione di chi è dietro le ONG non è chiara. Il loro movente può essere il denaro, e non saremmo sorpresi se si rivelasse che è così, ma che c’è dietro potrebbe anche essere motivato politicamente: gr
More information:
 
In October we discovered that four NGOs picked up people in the Libyan territorial waters. We have proof that these smugglers communicated their action in advance with the Italian authorities. Ten hours before the immigrants left Libya, the Italian coast guard directed the NGOs to the “rescue” spot:  Full account  “Caught in the act: NGOs deal in migrant smuggling”
The MOAS organisation has close links with the famous US military contractor “Blackwater”, the US army and the Maltese navy. Full account: “The Americans from MOAS ferry migrants to Europe”
There is a full account about the ships involved: “NGOs Armada operating off the coast of Libyaand how people are encourage to come to Europe: Death road to Europe promoted on the web”