E la Boldrini incontra ​discussa Ong islamica

Ieri Laura Boldrini ha incontrato Nour Dachan, medico italio-siriano a capo di una Ong molto discussa
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Gli ultimi due tweet di Laura Boldrini sembrano più che in contraddizione. Prima ha espresso “soddisfazione per l’azione della polizia che ha portato all’uccisione del terrorista sospettato della strage di Berlino”.
Poi ha informato entusiasticamente di aver “incontrato il dottor Danchan, medico italiano di origini siriane” di cui ha condiviso un appello contro la guerra in Siria. Tutto normale, visto che l’incontro era organizzato da tempo. Se non fosse che nella storia di questo dottore islamico ci sono alcune ombre. Che forse rendono la visita di ieri inopportuna.
 
Nour Dachan è famoso per essere presidente emerito dell’Ucoii, l’Unione delle Comunità Islamiche Italiane, da più parti indicata con “una forte influenza dei Fratelli Musulmani”. Come noto, la Fratellanza è stata bandita da Emirati Arabi, Arabia Saudita e Egitto con l’accusa di essere un’organizzazione terroristica. Dachan ha sempre negato ogni vicinanza, ma nel 2015 – come ricostruito da Valentina Colombo su La Bussola Quotidiana – Nour Dachan avrebbe invitato a parlare ad un evento alcuni membri dei Fratelli Musulmani.
Poi c’è la questione dell’organizzazione islamica “Onsur”. La stessa Boldrini, nella biografia di Nour Dachan pubblicata sul suo sito, indica l’Onsur come “la sua Ong”.
 
Nulla di strano, se non fosse per alcune foto “imbarazzanti” che possiamo documentare. Ad essere coinvolto è Ahmad Amer Dachan (il figlio, se non si tratta di ominimia), dottore commercialista che lavora nella Onsur e ne è stato Presidente. In un’occasione Ahmed si è fatto immortalare abbracciato con un volontario di Islamic Relief, un’altra Ong musulmana con base a Londra che Israele ha messo sotto accusa per aver aiutato una cellula terroristica a rapire tre studenti israeliani nel 2014. Se non bastasse, qualche mese fa sempre Ahmed ha pubblicato una foto di un un gazebo a sostegno dell’ex presidente egiziano dove sembrerebbe apparire anche Nour Dachan.
 
Chissà se la Boldrini era a conoscenza di tutto questo.
Giuseppe De Lorenzo – Sab, 24/12/2016 – 13:49

Caro ministro Poletti, il vero cervello in fuga è il suo

Vi sono politici che sembrano automi impostati. Ogni volta che aprono la bocca pronunziano frasi improbabili, direi impossibili: sentenze che denotano riflessività approssimata (a voler usare garbate perifrasi) e, soprattutto, la puntuale capacità di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. La signora Boldrini e la signora Santanchè ne sono esempi insuperati
Caro ministro Poletti, il vero cervello in fuga è il suoe forse insuperabili (o si può andare oltre?).
 
Ma il re di questa pratica di “inopportunismo” programmatico è, non v’è dubbio, Poletti. Il quale non perde occasione, purtroppo, per offendere le categorie più deboli (studenti e giovani in difficoltà in primo luogo) e, soprattutto, la propria intelligenza. L’ultima uscita di Poletti è la seguente: “centomila giovani in fuga? Conosco gente che è bene non avere tra i piedi”.
Caro Poletti, il problema sono senz’altro i cervelli in fuga: ma ancor più quelli che, come il suo, restano per pontificare superficialmente. E che restano a diffamare, ingiuriare, offendere e umiliare i giovani – il quarto stato flessibile e migrante – che oggi pagano sulla loro pelle le conseguenze del capitalismo libertario, edonista e supersfruttatore: ossia del capitalismo strenuamente difeso da Poletti e dal suo partito leopoldiano-finanziario di rappresentanza del mondialismo classista.
Verrebbe spontaneo chiedere al signor Poletti da che pulpito predichi. Come si permetta, e su che basi, di offendere i giovani costretti alla migrazione coatta per poter campare come sottoproletariato cognitivo sottopagato e supersfruttato. Tempi strani, i nostri. Da un lato, abbiamo la ministra dell’Istruzione (Fedeli) che finge di essere laureata. E si ridicolizza su scala nazionale. Dall’altro, abbiamo il ministro del Lavoro e delle politiche giovanili (Poletti) che biecamente si compiace dei giovani che fuggono e che abbandonano il Paese.
Diciamolo, ribadiamolo, non stanchiamoci di affermarlo: l’élite finanziaria post-borghese e post-proletaria oggi dominante – con il suo codazzo di mandarini, maggiordomi e lacché – odia la cultura e i giovani; odia il lavoro e i diritti sociali. Resta, come sempre, da domandarsi fino a quando le masse precarizzate e subalterne continueranno a subire in silenzio senza reagire adeguatamente.
– di Diego Fusaro –
FonteFanpage dicembre 20 2016

Il racconto malato di Aleppo ha superato di gran lunga la messa in scena dell’aggressione alla Jugoslavia

Il racconto malato e falso di quanto succede ad Aleppo ed in Siria ha superato di gran lunga la messa in scena dell’aggressione alla Jugoslavia.
I “bambini di Aleppo” fra i quali ovviamente non si includono le bambine usate come bombe umane dai “ribelli moderati”, che sono poi i jihadisti di Al Qaeda e terroristi assimilati (ex spauracchi dell’occidente fino a pochi anni fa), il “corridoio umanitario per la popolazione”, che è poi una viaIl racconto malato di Aleppo ha superato di gran lunga la messa in scena dell'aggressione alla Jugoslavia di fuga per i terroristi sconfitti verso una zona in mano all’ISIS, la “città martoriata”, ora che è in mano alle forze governative, mentre prima che era in mano ai terroristi era un parco dei divertimenti, le “atroci sofferenze” della popolazione, che festeggia per le strade la fine dell’incubo jihadista, le “ultime lettere da Aleppo” mandate da bloggers pagati dall’Arabia Saudita, gli “ultimi medici” nelle decine di “ospedali per bambini” dei quali ora non vi è traccia, i “clown umanitari” inventati, la “popolazione deportata dai russi”, che in realtà fugge dalla morsa dei terroristi per andare nella zona libera dove trova cibo e cure, le “foto” taroccate malamente.
 
Secondo Obama e la Clinton, gli occidentali, l’Arabia Saudita e gli altri campioni della libertà democratica, inclusi i pacifinti, Assad doveva essere la prossima vittima sacrificale e far la fine di Gheddafi. Con lo scatenìo delle ONG “neutrali” con l’occhio attento da una parte, ma cieche di fronte alle atrocità dei “buoni” e dei “meno peggio”. Ma stavolta, contrariamente alla Jugoslavia e alla Libia, la Russia vi ha rovinato la festa: nonostante lo stamburamento mediatico, cari demoguerrafondai, state facendo una pessima figura.I vostri protegè sono degli impresentabili fondamentalisti, terroristi e tagliagole, abbastanza incapaci nonostante siano frammischiati ai vostri mercenari.
 
Dov’è l’opposizione LAICA e DEMOCRATICA ad Assad? Tiratela fuori, orsù. Sarebbero quelli di Al Qaeda? Che avete foraggiato per anni con denaro e armi? No, cari: dopo il primo anni di guerra, dopo che ha visto come vi buttavate come avvoltoi su questa guerra, l’opposizione laica ad Assad è tutta CON Assad: ad esempio, il Partito Comunista Siriano.
Non vi smuovete neppure quando Robert Fisk dell’Indipendent, quello che scoprì Sabra e Chatila, vi dice la verità: sarà anche lui dalla parte degli antidemocratici non-tagliagole e non-jihadisti, vero?
Forse però – stavolta – perderete. E non potrete scrivere questa storia come piacerà a voi. La storia la scrivono i vincitori: pare che, stavolta, non sarete voi.
Ma a perdere è stata solo la Siria e il popolo siriano: cinque anni di guerra per rovesciare il vostro nuovo “nemico”, centinaia di migliaia di morti ed una nazione un tempo decentemente prospera e tranquilla, ora distrutta. Chi pagherà per tutto questo? Pare che Trump non abbia nessuna simpatia per le avventure estere, isolazionista come molti presidenti repubblicani, e stia cercando una via d’uscita con la Russia. Se così sarà, la vedo male per i campioni della moderazione jihadista: attenzione che, sentendosi traditi, quelli di Al Qaeda non vengano a trovarvi a casa. Tanto sono i vostri protegè, no? Auguri.
 
 
* Scienziato (Scientist), Plasma Science and Fusion Center presso Massachusetts Institute of Technology. Post facebook del 18 dicembre 2016
di Massimo Zucchetti – 18/12/2016
Fonte: L’Antidiplomatico

Quella su Aleppo è propaganda

Quella su Aleppo è propaganda
Fatima Jairudie e Waddah Sawadah sono due giornalisti della televisione di Stato siriana (Syrian Television): presentatrice lei, autore di programmi lui. In questi giorni si trovano in Italia, ospiti dell’associazione no-profit Mameli Sette, “per raccontare la verità su Aleppo Est”. Qualcuno obietterà che la testimonianza di due impiegati statali è di parte. Vero. Ma le fonti sinora ritenute attendibili dai nostri mezzi d’informazione non lo sono altrettanto? Il Syrian Observatory of Human Right, ad esempio, con sede a Coventry in Inghilterra, è la “creatura” di un musulmano sunnita oppositore di Assad.
Anche gli “autorevolissimi” White Helmets, fondati nel 2013 da un ex militare britannico, sono finanziati con centinaia di milioni di dollari da Stati Uniti, Regno Unito ed Europa. Lo stesso discorso vale per la versione fornita da certi media arabi controllati da Arabia Saudita, Qatar ed altri attori che finanziano i gruppi jihadisti.
Per non parlare della pletora di sedicenti blogger, attivisti e persino bambini (come Bana al-Abed di 7 anni) che twittano, 24 ore su 24, appelli disperati (la stragrande maggioranza dei quali si sono rivelati “fake news”) da Aleppo Est. Ma allora, nel multiforme quadro delle mille ed una verità che danno voce solo al fronte anti-Assad, non è doveroso sondare anche la versione di Damasco?
 
Che idea vi siete fatti sfogliando la sezione esteri dei nostri quotidiani?
 
F. J.: L’impressione resta quella di sempre, ovvero che i media europei siano i portavoce dei gruppi armati in Siria. Tutt’ora i mass-media italiani continuano ad usare il solito metodo che hanno adoperato sin dall’inizio della crisi siriana quando dipingevano i tagliagole come “ribelli moderati”, non è cambiato niente.
W.S.: Noi siamo qui per questo, per raccontare la verità all’opinione pubblica dell’Occidente. Il terrorismo che ha sconvolto l’Europa sta finalmente inducendo le persone a dubitare di quello che gli raccontano i giornali. D’altronde il presidente Assad, che i vostri giornali hanno sempre dipinto come un “dittatore crudele”, aveva avvertito l’Europa sulla reale entità della minaccia terroristica e sulla scia di sangue innocente che questa avrebbe portato anche nel vecchio continente.
 
Da Parigi a Roma, anche la Boldrini emula Hollande e spegne le luci di Montecitorio in segno di solidarietà ai civili di Aleppo?
F. J.: Si tratta di un gesto ipocrita, fingono di piangere i civili ma, in realtà, stanno piangendo il fallimento del loro progetto di destabilizzazione e smembramento della Siria.
W. S.: Proprio così! Hollande ha sempre sostenuto in maniera chiara il terrorismo in Siria attraverso l’appoggio dei gruppi armati, evidentemente veste a lutto la Tour Eiffel spegnendola per i terroristi sconfitti ad Aleppo e non, come ci racconta, per le vittime civili. Stesso discorso vale per la signora Boldrini e per gli altri “governicchi” europei aggiogati dalle politiche statunitensi. Il popolo italiano, ad esempio, sa che i carri armati usati da Isis a Deir ez-Zorr sono italiani? Noi abbiamo documenti e filmati che lo dimostrano e siamo pronti a fornirvi le prove. Avete il coraggio di diffondere queste prove?
Dottor Sawadah ma non c’è l’embargo?
 
W.S.: Certo ma questo non vuol dire nulla, il prodotto italiano arriva tranquillamente in Iraq e Turchia ed attraverso operazioni di contrabbando finisce in mano ai gruppi terroristici. Il governo legittimo della Siria non controlla tutti i confini del Paese e perciò i contrabbandieri hanno campo libero. E’ estremamente facile.
 
Aleppo quindi è una vittoria?
 
F. J.: Certo. Aleppo ha un’importanza strategica che la distingue dalle altre città sinora colpite dai terroristi. Ed è cruciale soprattutto per chi, come il governo turco, vorrebbe smembrare il nostro Paese per poi spartirselo. Avete sentito dei progetti di Erdogan su Aleppo? Nelle intenzioni del Sultano la città avrebbe rappresentato la roccaforte di un progetto che aveva per obiettivo l’ottomanizzazione della Siria.
 
W.S.: E’ finita l’epoca del caos, è crollato il progetto di colonizzazione della Siria e Aleppo non verrà strappata dal seno siriano. Adesso i Paesi che hanno appoggiato il terrorismo non possono più contare su questo asso nella manica e non gli resta che accettare di collaborare con noi. Finalmente si avvicina il sogno di un mondo multipolare e ci auguriamo che anche l’Italia sia protagonista di questo nuovo processo uscendo da sotto l’ombrello americano.
 
Che ruolo giocherà l’ingresso di Donald Trump in questo processo?
 
F.J.: C’è una grande differenza tra le dichiarazioni della Clinton e quelle di Trump. La vittoria di un candidato che afferma di non voler distruggere la Siria non può che giocare un ruolo positivo in questo senso. W.S.: Il popolo siriano guarda a Trump con cauto ottimismo perché sa perfettamente che una persona sola non può cambiare le politiche di un’intera Nazione. L’America non è governata da un singolo ma da un insieme di lobby e gruppi. Nel corso della nostra esperienza abbiamo sperimentato l’aggressività degli Stati Uniti nei nostri confronti perciò ci risulta ancora difficile credere che sia arrivato un presidente fuori da coro. Noi siamo per la pace e se Trump applicherà ciò che ha promesso verrà senz’altro accolto a braccia aperte in Siria.
 
di Elena Barlozzari – 18/12/2016 Fonte: Gli occhi della guerra