martedì, 20, maggio, 2014
Il vicepresidente statunitense Joe Biden ha condannato l’annessione della Crimea al territorio russo, aggiungendo che ”i confini europei non devono cambiare a colpi di fucile”. ”Condanniamo fortemente l’annessione illegale della Crimea. Finche’ la Russia continuera’ a destabilizzare la situazione in Ucraina, noi continueremo a imporre sanzioni contro Mosca”, ha dichiarato nel corso della sua visita a Bucarest.
Ucraina: il cerchio si chiude, il figlio di Biden entra nella principale azienda di gas del Paese
Ucraina, strage di Odessa: Un massacro pianificato, nulla sarà più come prima
”L’aggressione della Crimea, a sole 250 miglia dalla Romania, dai confini Nato, ci ricorda perche’ abbiamo bisogno della Nato”, ha poi aggiunto. Ha inoltre sottolineato che ”gli Stati Uniti si impegneranno a rispettare l’articolo cinque in quanto e’ un sacro obbligo, non solo adesso, ma anche in futuro”. L’articolo cinque del trattato di Washington sulla Nato afferma che un attacco contro un membro dell’Alleanza e’ un attacco contro tutti e pertanto richiede una risposta militare da parte di tutti gli Stati.
”Sono qui per dire a nome del presidente che potete contare su di noi”, ha detto ai soldati e ai funzionari rumeni. Il vicepresidente ha infine reso omaggio ai 26 soldati rumeni che hanno dato la loro vita in Iraq e in Afghanistan e ai 143 che sono stati feriti, definendo la Romania come un ”devoto alleato Nato”. (fonte AFP).
http://www.imolaoggi.it/2014/05/20/la-faccia-tosta-di-biden-i-confini-ue-non-possono-cambiare-a-colpi-di-fucile/
Archivi giornalieri: 23 maggio 2014
Antipopulismo: Pifferai senza popolo
Ex ambasciatore francese: Basta con le menzogne sulla Siria
di Michel Raimbaud
La Siria sta affrontando una guerra barbara, crudele ed implacabile: 150.000 morti, centinaia di migliaia di feriti, milioni di sfollati e di rifugiati (1 per ogni 3 siriani si trova in una di queste due ultime situazioni), distruzione di case, di scuole, di ospedali, di fabbriche, di infrastrutture, saccheggio del patrimonio archeologico e culturale.
L’opposizione che si supponeva pacifica, quella a cui hanno dato appoggio i nostri dirigenti (occidentali e francesi) ed i loro amici islamisti della Turchia, dell’Arabia Saudita e del Qatar, è riuscita per molto tempo a mantenere una illusione e dissimulare la sua enorme responsabilità in questo bilancio.
Adesso che iniziano a sciogliersi le lingue nessuno può continuare ignorando che la denominata opposizione è ricorsa alle armi senza aspettare di vedersi sorpassata dai selvaggi yihadisti (integralisti islamici) che stiamo vedendo in azione da circa 2 anni. Questa chiamata opposizione aveva già ricorso alla provocazione così come alla violenza ed al terrorismo dai primi giorni della crisi. Era impossibile vedere, di conseguenza, che la predestinavano a convertirsi nel legittimo rappresentante del popolo siriano. Ma così lo avevano deciso i sottili personaggi che ci governano, .credendosi i padroni del mondo. E questi personaggi vanno ancora più lontano in materia di cinismo nel mantenere il silenzio sugli orrori perpetrati dai jihaddisti moderati ed i terroristi democratici ed attribuire poi al regime la responsabilità per il calvario che oggi vivono i siriani.
Tuttavia i siriani, nella loro grande maggioranza- e basta ascoltare gli innumerevoli testimoni per convincersi di questo- solo vedono una soluzione per uscire da questo inferno: l’Esercito Nazionale, il cui intervento – dicano quello che vogliono dire i falsari che dissimulano le verità scomode- viene desiderato e non temuto, rappresenta l’unica speranza di salvezza. L’Esercito Arabo Siriano, che è composto da reclute, simboleggia l’unità della Nazione, Assieme al presidente Bashar al Assad, l’Esercito Nazionale siriano è la garanzia della personalità dello Stato e delle sue istituzioni.
I residenti dei quartieri coinvolti nella disgrazia della “rivoluzione”, stabiliscono spontaneamente la differenza tra l’esercito regolare ed i selvaggi mercenari che pretendono di imporre una legge di altri tempi e non ci sono dubbi. Questo si riscontra quando scattano le foto per immortalare l’accoglienza che dispensano ai loro soldati che li liberano dei supposti “liberatori”, come successo recentemente ad Homs.
L’inganno è durato per troppo tempo. Bisogna smettere di mentire ai francesi ed abbandonare la difesa di una causa indifendibile. La Francia, che già ha partecipato attivamente alla destabilizzazione della Libia, non può continuare ad essere complice della distruzione della Siria, non può continuare ad essere complice della distruzione della Siria, non può seguire ad appoggiare in Siria i terroristi che dice di combatterein Africa, non può perseguire al Boko Haram in Nigeria ed ignorare il martirio che i suoi amici yihaddisti infliggono alla città siriana di Aleppo. Questa schizofrenia è semplicemente indecente.
Aleppo è un caso degno di studio. Già da circa 2 anni che la capitale economica della Siria si trova sotto assedio ed è parzialmente occupata da una “rivoluzione armata” la cui difesa non può assumere nessuna persona decente. La popolazione di Aleppo viene castigata perché non ha accettato di appoggiare la “rivoluzione” di questi miliziani.
Con un aperto e forte appoggio di un regime turco che ha gettato la maschera e perso la ragione, yihaddisti, terroristi e mercenari –che spesso provengono dal Caucaso e dall’Asia Centrale- si sforzano per bruciare la resistenza alla popolazione di Aleppo. Adesso sappiamo che le “grandi democrazie” non sono molto scrupolose nella selezione dei propri alleati e già si può comprovare che neppure dubitano nel presentare la Yihad come una guerra per la libertà e per i diritti umani (e delle donne).
I ragazzi del Fronte al Nursa, succursale di al Quaeda nella regione, “stanno facendo un buon lavoro”, secondo quanto di è arrischiato a dire un ministro francese (ministro degli esteri) che rimarrà negli annali (Laurent Fabius). Questa fine osservazione, chepotremmo estendere quanto più sulla bocca di qualche analista da bancone di bar, suona abbastanza inappropriata in bocca al capo della diplomazia di una “grande democrazia” che passa la sua vita dando lezioni ad altri paesi.
“Non lo sapevamo”, diranno gli stessi che mai hanno voluto sapere. Questa frase ci porta molti ricordi.
Sapere che? Che gli abitanti di aleppo si trovano sistematicamente vittime della fame e della sete che gli impongono i ribelli che li utilizzano come ostaggi ed i loro padroni turchi, ugualmente promotori del saccheggio e del furto alla Siria delle fabbriche intere trasferite ( in Turchia)? Che gli abitanti di Aleppo sono stati privati dell’acqua potabile, dell’elettricità, degli alimenti, delle medicine per un capriccio dei “liberatori” senza che la famosa “comunità internazionale”(che riunisce gli europei e gli statunitensi “dell’asse del bene”) dica neppure una sola parola- sembra che sia tutta impegnata nella ricerca delle scolari sequestrate in Nigeria.
Non abbiamo ascoltato neanche una parola su Aleppo dalla bocca delle ONG, né quelle della Croce Rossa, né quello dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rigugiati , né da navi Pillay (capo dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani), né dall’ineffabileConsiglio dei Diritti Umani dell’ONU, né dal placido signor Ban Ki Mon(segretario generale dell’ONU) e dai pupazzi del più citato “diritto umanitario” per denunciare il blocco (instaurato vicino aleppo) con la complicità degli Stati che si dicono “grandi”.
Forse che non lo sapevamo?Non c’è bisogno di essere ministro, responsabile politico, intellettuale o giornalista per informarsi e annullare il muro dell’indifferenza selettiva, della disinformazione di massa, della menzogna collettiva. Basta essere una persona ragionevolmente onesta. Sarà questa una specie in via di estinzione ei nostri paesi, tanto soddisfatti di se stessi e tanto inzuppati di devozione quando si tratta di difendere diritti e libertà nei paesi degli altri?
Le vittime della guerra universale che si sta sviluppando contro la Siria (di sicuro la metà di queste vittime provengono dall’Esercito siriano, dalle forze di sicurezza e dai comitati di difesa)sono morti vittime della barbarie, della menzogna, dell’indifferenza.
Non lo sapevamo, andranno a dire. Si,si lo sapevano! Lo sapevano incluso tanto bene che, di forma cosciente e sistematica, si sono dedicati ad avvolgere i propri concittadini in una nube opaca di affermazioni false, di verità e bugie, di falsi valori, di ingannevoli figure.
Chi si azzarderà a chiedere loro conto delle menzogne? Rimarranno impuniti, come sempre succede, per essere tanto potenti e tanto numerosi? Se soltanto uno di loro fosse preso di mira da un processo presso la Corte Penale Internazionale, come potrebbe esserlo un africano o un arabo qualunque, ci restituirebbe qualche speranza in termini di valori che vediamo ogni giorno calpestato e calpestato da coloro che li usano per nascondere la propria bassezza.
Fonte: Al Manar
Michel Raimbaud, ex ambasciatore di Francia, docente presso il Centro Studi telegrafici e Strategici (CEDS), insignito della Legion D’Onore, ufficiale dell’ordine Nazionale del Merito, ex consigliere diplomatico e ministro in Brasile.
Traduzione di Luciano Lago
PRONI A TUTTO
Le truppe italiane resteranno in Afghanistan, Libano, Balcani e in un’altra dozzina di Paesi, vanno in Repubblica Centrafricana e il governo vorrebbe mandarli pure in Ucraina. Ma non c’erano i tagli alla Difesa, i bilanci militari da ridurre, gli organici da sfoltire, i jet da dimezzare? Una priorità talmente prioritaria che a quanto pare sulla riduzione degli F-35 stanno litigando in queste ore governo e PD, che molti pensavano fossero la stessa cosa. In attesa che a fine anno il mitico e misterioso Libro Bianco (chi lo redigerà?) ci dica cosa serve davvero alla nostra Difesa l’ipotesi che sembra farsi largo è che il governo possa procedere a un “mezzo annuncio” di tagli al programma del jet americano, utile al PD a guadagnare (o non perdere) voti alle prossime elezioni europee e amministrative che assumono però un ampio valore politico nazionale. Un annuncio scritto con parole misurate che consentano eventualmente di tornare indietro se il Libro Bianco dirà che ci servono assolutamente 90 F-35 o se Washington dovesse arrabbiarsi troppo considerato che, come ha ammesso il generale Christopher Bogdan che guida il programma Joint Strike Fighter, ogni riduzione dei jet venduti all’estero obbliga il contribuente americano a pagare i suoi f-35 il 3% in più.