Pronto a esplodere di nuovo il sistema finanziario mondiale

Il sistema finanziario mondiale è irrimediabilmente in bancarotta e pronto a esplodere nuovamente come nel 2007-2008, ha ribadito Lyndon LaRouche nella teleconferenza del 17 maggio. L’economista americano che previde il crac globale con anni di anticipo ora ammonisce che il processo di bail-in (prelievo forzoso) adottato nella regione transatlantica ha reso la situazione ancor più precaria. Nel momento in cui fosse applicato, diciamo, ad una banca londinese, esso spazzerebbe via il sistema nel giro di poche ore e distruggerebbe la base di esistenza di milioni di persone. Sfortunatamente, le autorità finanziarie e i governi non ascoltano questi moniti ma, al contrario, si sono gettati a capofitto nel crac sostenendo sia il bail-in che il salvataggio classico (bail-out), quello fatto col denaro pubblico.

Thomas Honig, vicepresidente del fondo di garanzia dei depositi USA (Federal Deposit Insurance Corporation), ha denunciato pubblicamente la vulnerabilità del sistema in un intervento al Boston Economic Club il 7 maggio scorso (vedi http://www.movisol.org/%E2%80%9Dhttp://www.fdic.gov/news/news/speeches/spmay0714.html%E2%80%9D ). Prima della crisi, le otto principali banche USA avevano attivi di bilancio pari al 59 pc del PIL. Oggi le stesse banche hanno attivi pari al 65 pc del PIL. Nel 2008, il valore nozionale dei derivati contratti dalle tre principali banche era di circa 47 mila miliardi di dollari. Oggi le stesse banche hanno superato i 60 mila miliardi (dati di fine 2013). Si tratta dell’aumento di un terzo dai livelli pre-crisi.

Nonostante la conclamata riduzione della leva finanziaria e l’aumento delle riserve di capitale, le grandi banche mantengono una leva di quasi 22 a 1 in media. Il resto del sistema bancario è al di sotto di 12 a 1.

Non sorprende quindi che anche mezzi d’informazione “mainstream” come Die Welt comincino a riflettere una crescente preoccupazione. Il 14 maggio, sotto il titolo “Il nuovo mondo della bolla”, Die Welt ammonisce che il sistema finanziario presenta di nuovo aspetti critici come nel 2007. Secondo la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, i debiti verso le banche sono saliti del 33 per cento dal 2007 e oggi ammontano a 100 mila miliardi di dollari. I titoli spazzatura sono più che raddoppiati e nel 2013 ammontavano a 378 miliardi di dollari. Secondo il FMI, i prestiti a leva finanziaria sono saliti dai 389 miliardi del 2007 a 455 miliardi nel 2013.

Due indicatori specifici sono la bolla dei prestiti di studio negli USA, che hanno superato i millecento miliardi, e la bolla immobiliare britannica. A Londra i giovani possono acquistare la casa con un anticipo del 5 per cento, un mutuo che copre il 75 per cento e il restante 20 per cento coperto dallo stato.

La prova provata della situazione esplosiva viene da indiscrezioni sul fatto che la BCE si starebbe preparando a usare il “bazooka monetario” dopo il voto del 25 maggio. Fonti interne alla BCE, evidentemente in dissidio con le decisioni del Consiglio, hanno riferito alla Deutsche Wirtschaft Nachrichten che l’Istituto di Francoforte pomperà ingente liquidità nel sistema usando una combinazione di misure: da prestiti a lungo termine alle banche al taglio dei tassi, dall’acquisto di cartolarizzazioni ai tassi di deposito negativi presso la BCE. Esclusi, of course, gli acquisti diretti di titoli di stato. Il giornale tedesco mette in guardia i risparmiatori: la politica della BCE genererà inflazione e vi mangerà i risparmi.

Fonte: www.movisol.org
21.05.2014

POUTINE OU HITLER ? LA MEMOIRE COURTE DU PRINCE CHARLES SUR LES SYMPATHIES NAZIES DES WINDSOR …

# LUCMICHEL.NET/ En Bref / avec RIA Novosti/ 2014 05 22 /

Les médias britanniques ont rapporté que lors d’un déplacement à Halifax, au Canada, le prince Charles avait comparé la politique du président Poutine en Ukraine aux actes d’Adolf Hitler. Cette déclaration controversée a été faite lors d’une conversation avec une femme ayant connu l’Holocauste. Les propos du prince de Galles ont été rapportés à une journaliste par son interlocutrice, qui a reconnu avoir été surprise de les entendre. Les membres de la famille royale britannique évitent en règle générale de faire des déclarations politiques publiques. Le premier ministre britannique David Cameron, plus faux-cul que jamais et ravi du scandale russophobe, a refusé de s’exprimer sur l’incident, expliquant « qu’il ne commentait pas les conversations privées, d’autant moins celles du prince Charles » (sic).

Le Prince Charles – fin de race, parfaite démonstration des méfaits des monarchies héréditaires et des ravages de la consanguinité – oublie deux choses historiquement capitales :

* C’est l’armée rouge qui a libéré Auschwitz (les alliés qui savaient depuis 1942 n’ont rien fait) et vaincu militairement devant Moscou (1941), Stalingrad (1942) et Berlin (1945) le Reich nazi, au prix de 27 millions de morts soviétiques ;

* A Munich en 1938, où les français et les britanniques ont offert à Hitler les Sudètes, on avait écarté les offres d’alliance soviétique anti-nazie de Staline. Qui avait été écarté de la conférence. La Pologne, elle, était liée au Reich nazi par un pacte militaire et participa au dépeçage de la Tchéchoslovaquie (avec la Roumanie). Tous ces brillants diplomates occidentaux rêvaient de lancer Hitler contre l’URSS. C’est ce qu’oublient tous ceux qui osent comparer Poutine et Hitler sur le dossier ukrainien …

« LE PRINCE CHARLES DEVRAIT S’EXCUSER » (DEPUTE BRITANNIQUE)

L’héritier de la couronne d’Angleterre, le prince Charles, « devrait s’excuser devant le président russe Vladimir Poutine pour avoir comparé ce dernier à Adolf Hitler », a déclaré dans une interview à RIA Novosti le parlementaire britannique Georges Galloway. “Ce que [le prince] Charles doit faire, c’est adresser au président Poutine une lettre personnelle contenant des excuses pour ce qui semblait être une remarque désinvolte, mais s’est avéré être [une déclaration] déplacée et stupide”, estime l’homme politique. “Il devrait mieux connaître sa propre famille avant d’établir des parallèles avec des nazis : son oncle était un officier SS et son propre fils, Harry, s’est présenté une fois à une soirée vêtu d’un uniforme nazi barré d’un brassard avec la croix gammée”, a souligné M.Galloway.

Il évoque là un dossier bien connu des historiens, mais occulté dans les grands médias occidentaux : les sympathies des Windsors (famille d’origine allemande qui sont des Saxe-Cobourg-Gotha, comme leurs cousins belges ; ils ont pris le nom de Windsor en 1914) et singulièrement du roi Edouard VIII qui a abdiqué en 1937 (officiellement pour avoir épousé une roturière divorcée) et entretenait des relations amicales avec Hitler …

LM

Rai come Sky, arriva la tessera prepagata

bene, ma concedere a chi non vuol vedere la Rai di non pagare no eh? Capirai, in un sistema mafioso la tangente è dovuta

Sarà inviata a tutti gli abbonati in regola per sconfiggere definitivamente l’evasione

È l’uovo di Colombo per azzerare l’evasione dal canone Rai: la tessera prepagata. Una card che potrebbero presto ricevere tutti gli abbonati (beninteso quelli in regola con il versamento) e che, una volta inserita nell’apparecchio del digitale terrestre del televisore, consentirebbe l’accesso a tutte le trasmissioni Rai. Certo, la Rai non è Mediaset e nemmeno Sky e non tutti i programmi potranno essere criptati, «ma solo alcuni, come le partite o i film», spiega il senatore Maurizio Rossi, della Commissione di Vigilanza Rai.
«E la card non deve essere intesa come come un sistema coercitivo, quanto piuttosto come un modo per responsabilizzare l’utente, facendogli capire che conviene essere in regola con il canone. E sarebbe certamente un sistema migliore dell’attuale, con il quale si chiede ai cittadini di pagare senza alcuna spiegazione sul perché. Ed è anche sparito, con le mie proteste, il bollino blu nei programmi, quello che avrebbe dovuto permettere di distinguere tra le trasmissioni realizzate grazie al canone e quelle finanziate invece con la pubblicità».
Rossi, di Liguria Civica, che è anche l’editore della tv genovese «Primocanale», ha personalmente illustrato la proposta al viceministro all’Economia Enrico Morando e al sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. E proprio Giacomelli, nei giorni scorsi, aveva annunciato una «rivoluzione», nel settore del canone, che cambierà radicalmente, sarà basato sui consumi e sarà a prova di evasione.
E certamente la card Rai, che non pone alcun problema dal punto di vista tecnico, potrebbe rispondere a tutti questi requisiti. Per il momento solo una proposta, «ma comunque è certo che Viale Mazzini deve cambiare – spiega Rossi – perché il 6 maggio 2016 scade la convenzione Stato-Rai e non è possibile, come ipotizzano alcuni, un semplice rinnovo». Il senatore infatti ha richiesto un parere sull’argomento allo studio legale Loiodice che, nero su bianco, ha dichiarato che «entro il 6 maggio 2016 lo Stato deve stabilire, nei bandi e nei capitolati, le modalità dell’affidamento del servizio pubblico locale e nazionale».
Si tratterà di una gara europea alla quale «potranno partecipare tutti i soggetti – spiega Rossi – che si deve cominciare a preparare da subito e alla quale la Rai si deve presentare pronta. Altrimenti non avrà alcuna possibilità di spuntarla nei confronti di altri concorrenti. Che – aggiunge il senatore – hanno tagliato in questi anni di crisi il 20% dei loro costi. Un taglio di 150 milioni, quello previsto dalla spending review, per la Rai rappresenta invece solo il 6% dei ricavi. Viale Mazzini potrebbe fare addirittura di più».
«La Rai – prosegue Rossi – deve cominciare a vivere nella realtà. Il canone del futuro non sarà, come oggi, i costi dell’azienda divisi per il numero di coloro che devono pagare. Ma piuttosto il risultato di una serie di offerte fatte da soggetti che possono garantire la comunicazione a costi più bassi». Per il momento, invece, il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha chiesto al dg Gubitosi di esplorare la vendita di quote di Rai Way, la società che gestisce gli impianti di trasmissione. Un provvedimento al quale Rossi si è detto profondamente contrario perché «non risolve i problemi… anzi».
Antonio Angeli

http://www.iltempo.it/economia/2014/05/22/rai-come-sky-arriva-la-tessera-prepagata-1.1252559

DA “THE ECONOMIST” A SOROS: LA LOBBY DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA

Di comidad del 22/05/2014
 
Circa un mese fa il settimanale britannico “The Economist” dedicava un articolo piuttosto istruttivo alla situazione ucraina. Il sottotitolo dell’articolo è centrato su un semplice concetto: il costo per fermare Putin adesso è alto, ma se l’Occidente non fa nulla, in futuro sarà ancora più alto. L’articolo non allude a soluzioni militari, ma all’uso di sanzioni economiche, sia commerciali che finanziarie, contro la Russia.
Le argomentazioni dell’articolo sono abbastanza scontate, e si rifanno al consueto criterio dei due pesi e due misure. Si recrimina, ad esempio, sul fatto che Putin abbia mancato di parola nei confronti dell’Ucraina, ma non si fa autocritica sulla mancata promessa occidentale di non espandere ulteriormente i confini della NATO verso Est. E ancora: l’articolo esprime scetticismo sulla pretesa russa di non aver influenzato i risultati dei referendum separatisti; come se manipolare un referendum fosse più grave che organizzare un colpo di Stato in piena regola, come ha fatto la NATO a Kiev.
Ma non sono questi gli aspetti interessanti dell’articolo, che si fa notare invece per la posa di lungimirante saggezza che cerca di ostentare. L’impressione che si vuole suscitare nei lettori è di aver trovato finalmente dei capitalisti che non guardano solo all’interesse immediato, ma che sanno porsi strategicamente nei confronti dei problemi globali. Il parassitismo delle lobby private però non è soltanto economico e finanziario, ma anche ideologico. Le lobby tendono a fagocitare gli schemi di analisi e le aspettative persino degli oppositori, strumentalizzando i loro eccessi di spiegazione, e usandoli per simulare nella propaganda una sorta di “respiro strategico” delle proprie scelte. Ma l’imperialismo non è una “politica”, bensì un intreccio di affari.
Si sarebbe potuto persino cascare nella retorica di “The Economist” su Putin, se non si sapesse già che le sanzioni economiche costituiscono un business, ovviamente non per chi le subisce, ma per coloro che possono offrire il servizio di aggirarle. Se la guerra è la madre di tutti gli affari, le sanzioni ne sono almeno le zie. Un Paese colpito dalle sanzioni “occidentali” può infatti continuare tranquillamente a fare i suoi affari, ma ovviamente versando una più che congrua tangente alle banche “occidentali”.
La lista degli istituti di credito esperti in riciclaggio che hanno operato per aggirare le sanzioni finanziarie e commerciali nei confronti dell’Iran, è praticamente infinita. Nel 2012 anche la banca italiana Unicredit è finita sotto inchiesta negli USA, ma c’erano in ballo soprattutto multinazionali bancarie del peso di JP Morgan o della Royal Bank of Scotland. Queste inchieste governative USA ovviamente finiscono a tarallucci e vino, con qualche centinaio di milioni di dollari di multa a fronte di miliardi di profitti.
Tutto questo accade con un Paese di medio livello come l’Iran, ma se delle gravi sanzioni finanziarie e commerciali colpissero un Paese delle dimensioni della Russia, il business del riciclaggio schizzerebbe alle stelle. Non sorprende dunque di ritrovare nella lobby delle sanzioni alla Russia anche il finanziere George Soros, il quale espone le sue tesi a riguardo in un’intervista ad un corrispondente del settimanale tedesco “Der Spiegel”. L’intervista fa parte di un libro in cui Soros dispensa le sue consuete perle di saggezza sui problemi mondiali.
Come la saggezza di “The Economist”, anche quella di Soros appare fin troppo sospetta. L’insano vegliardo della finanza globale ha svolto nei decenni passati un ruolo decisivo nella destabilizzazione dell’Ucraina. Oggi Soros si pone sul versante del “sanzionismo moderato ed oculato”, ed appare preoccupato di offrire confortevoli sponde a quegli oligarchi russi che hanno rotto ogni legame di lealtà con il proprio territorio, depositando i propri soldi in Svizzera e mandando i propri figli a studiare all’estero. I riferimenti agli “oligarchi” russi – cioè agli affaristi di Gazprom e dintorni -, ed al modo di pensare di questi affaristi, costituiscono l’unico accenno di verità dell’intervista di Soros; e c’è da supporre che da un momento all’altro potrebbe anche verificarsi una dura resa dei conti tra Gazprom e le forze armate russe, un’eventualità che avrebbe come primo effetto di far saltare il ruolo di mediazione di Putin.
Per quanto possa apparire assurdo, ci sono davvero in giro quelli che ascoltano Soros come se questi fosse un finanziere “illuminato”, anche mentre le sue parole fanno chiaramente intendere che il suo unico pensiero va a quanto potrebbe lucrare sull’esportazione e sul riciclaggio dei capitali degli oligarchi russi.

Treni troppo larghi, Francia in imbarazzo

MONDO | CRONACA –  21 MAG 2014 12:36

Bufera per il clamoroso errore di progettazione: ci vorrano 50 milioni per modificare le stazioni

PARIGI – Esplodono le polemiche in Francia per un clamoroso errore di progettazione: i nuovi treni regionali, più larghi dei precedenti, renderanno necessari enormi lavori su 1.300 banchine della stazioni, per un costo totale di 50 milioni di euro. Il sottosegretario ai Trasporti, Frederic Cuviller, ha definito la vicenda “comicamente drammatica”.

La notizia, diffusa dal settimanale Le Canard Enchainé, è stata confermata dalle ferrovie (SNCF e RFF). Le misure inadeguate riguardano 182 vagoni TER Regiolis di Alstom e 159 Regio 2N del costruttore Bombardier, pronti per entrare in servizio regionale da ora fino a fine 2016. I lavori di allargamento e modernizzazione coinvolgeranno ora ben 1.300 banchine sulle 8.700 dell’intera rete francese.
http://www.cdt.ch/mondo/cronaca/107148/treni-troppo-larghi-francia-in-imbarazzo.html

Bruciata la sede del M5S a Giugliano

“Mi hanno appena telefonato, hanno incendiato il luogo dove spesso ci ritroviamo per fare le riunioni con il Movimento Cinque Stelle Giugliano in Campania.

Da Retenews24: Raid contro la sede del Movimento Cinque Stelle di Giugliano. Gli uffici dove gli attivisti locali si riuniscono per assemblee e incontri sono stati dati alle fiamme questa notte. La stanza è stata completamente distrutta dalle fiamme. A darne notizia, Ilaria Ascione, attivista locale che ha postato la foto della sede distrutta dall’incendio. Le forze dell’ordine indagano sull’episodio per chiarire la natura del gesto”.

Dati sul PIL: L’Italia non riesce ad agganciare la ripresa !

sarà mica colpa dell’euro? Noooo, però che coincidenza, anche Portogallo, Irlanda, Spagna, Grecia, Francia ed anche Germania da quando hanno l’euro svanisce loro il Pil…..

Scritto il 19 maggio 2014 alle 10:14 da Paolo Cardenà  

La stampa (anche quella specializzata) sembra sottovalutare il dato sul Pil comunicato appena ieri dall’Istat.
Eppure il dato appare assai grave, perché ci dice moltissime cose sul futuro del nostro Paese. Non solo perché giunge a seguito di un timido rialzo (quarto trimestre 2013), dopo 9 trimestri negativi, e che quindi ci si sarebbe potuti attendere un consolidamento del rimbalz(in)o dell’ultimo trimestre 2013. Ma anche perché sentenzia (semmai ce ne fosse ancora bisogno) il destino verso il quale sta precipitando l’Italia, peraltro anche a grande velocità.
 
Non so se i giornali, e in generale i mezzi d’informazione,  lo facciano per malafede o perché ne capiscono ben poco. Ma mio modestissimo parere è un dato assai  allarmate, poiché, tra le altre cose, testimonia l’impossibilità di crescere da parte dell’Italia, nonostante altre economie stiano facendo benino (se non bene, in alcuni casi). Il governo stesso, nell’ambito del DEF varato solo poche settimane fa, attribuisce un peso significativo alla componente di PIl derivante dalla crescita di altre economie. Crescita che, a quanto pare, l’Italia non riesce ad afferrare, tramutandola in valori positivi di  PIL.
 
Ciò significa che l’Italia è nell’impossibilità (ormai) cronica e strutturale di agganciare laripresa, ancorché trainata dallo sviluppo di altre economie. E i bassi tassi di crescita registrati negli ultimi anni 15 dall’Italia rispetto alla media UE (mediamente circa 1.5% in meno annuo), costituiscono solo il preambolo di una conclamata incapacità che si è ulteriormente amplificata per effetto della crisi.
 
In subordine, significa anche che il tessuto sociale e quello produttivo del paese sono fortemente  lesi, indeboliti, sfiniti, e pertanto incapaci di esprimere neanche lontanamente il vigore potenziale che invece sarebbe necessario e indispensabile per uscire da questa catastrofe, benché in maniera cauta, timida ma comunque progressiva.
 
Aggiungiamo anche che non è affatto detto che le altre economie, per il prossimo futuro, riescano a performare come stanno facendo. Oppure che qualche crisi di natura geopolitica o finanziaria potrebbero abbattersi su questa fase di ciclo economico, ed ecco definirsi i contorni della catastrofe che, non fatalmente, potrebbe colpire il nostro Passe, stando l’impossibilità da parte dell’Italia di poter arginare e contrastare qualsiasi tipo di shock, ancorché lieve e passeggero.
Senza aggiungere altro a proposito delle precarie condizioni del sistema bancario o dei conti pubblici, che traballano sempre più, possiamo concludere affermando che la situazione è assai pessima, solo per usare un eufemismo.

EURO: L’ARMA CHE HA DISTRUTTO L’ECONOMIA ITALIANA

Nel 2002, il governo italiano, nelle figure di Carlo A. Ciampi e Romano Prodi, sostituì la cara vecchia Lira con la moneta unica europea, l’euro, decretando così la condanna a morte dell’economia italiana. Le conseguenze di questa scelta scellerata sono sotto gli occhi di tutti: in 12 anni di euro l’Italia, da superpotenza economica  che competeva alla pari con Germania, UK e Francia, si è trasformata gradualmente in un Paese periferico ove fame, disperazione e disoccupazione dilagano.
 
La crisi che sta attanagliando non solo l’Italia, ma anche Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda, ha una causa preponderante: l’euro.Questa moneta è “nata male”: era palese fin dall’inizio che una moneta unica per economie profondamente diverse non avrebbe mai funzionato. Inoltre, con la moneta unica, ciascuno Stato aderente ha perso la propria autonomia in materia di politica economica, diventando difatti schiavo di organismi sovranazionali privati come la BCE (banca centrale europea).
 
L’euro è una moneta troppo pesante per l’economia italiana: ogni giorno rende sempre più convenienti i prodotti esteri rispetto a quelli italiani, e di conseguenza la disoccupazione è destinata irrimediabilmente a salire.
 
Ovviamente l’uscita dall’euro non è per l’Italia la soluzione finale: essa è soltanto una prerogativa al rilancio dell’economia, una condizione necessaria ma non sufficiente alla risoluzione della crisi.
 
Nel 2002 non c’erano motivo per cui l’Italia aderisse alla moneta unica: già allora si sapeva che non ne avrebbe tratto nessun beneficio, infatti molti Paesi rifiutarono di entrare nell’eurozona: UK, Svezia e Danimarca  declinarono saggiamente l’invito. Si sente molte volte in tv che l’Italia starebbe peggio senza euro: falso. Questo è puro terrorismo mediatico. La Norvegia, l’Islanda, l’Ungheria, la Svizzera, le già citate Inghilterra, Svezia e Danimarca cosa hanno di più dell’Italia per cui non hanno bisogno dell’euro per sopravvivere? In questo momento, diversamente da un paio di decenni fa, se la passano molto meglio dell’Italia.
 
L’uscita dall’euro e il passaggio a una nuova moneta nazionale di proprietà del popolo non è né impossibile né catastrofico. Come è stato possibile passare da lira a euro è possibile passare da euro a una nuova moneta, però in quest’ultimo caso, si potrà scegliere il tasso di cambio liberamente, senza accordarsi con altri Paesi, come accadde nel 2002 dove si scelse che un euro valesse 1936,27 lire. Dopo il passaggio, sarà il lavoro degli italiani a determinare il valore della nuova moneta.
 
Un ritorno alla moneta nazionale è fattibile e senza rischi: un’inflazione susseguente al passaggio è un’ipotesi remota, mentre una possibile svalutazione della moneta non comporterebbe conseguenze negative, anzi renderebbe i prodotti italiani convenienti con un aumento massiccio delle esportazioni.
 
Una possibile svalutazione inoltre non andrebbe ad intaccare né il valore dei beni materiali né gli investimenti in titoli. Chi dice il contrario mente e sa di mentire. I beni reali non si svalutano mai.
 
Chi ha sovranità monetaria può permettersi politiche di stimolo dell’economia con forti detassazioni, nel nostro caso tali politiche ci sono precluse, poiché ci sono da rispettare “vincoli europei”.
 
Dicono dell’euro:                                                                                                            “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”.                                                                                   Paul Krugman, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2008, economista e professore di Economia e Relazioni internazionali presso l’Università di Princeton.
 
“La situazione attuale non è sostenibile ancora per molto. E’ necessario abolire l’euro per creare quella fiducia che i paesi membri una volta avevano l’uno nell’altro”.                          Christopher Pissarides, economista britannico, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2010.
 
“L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata”. Amartya Sen, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 1998.
 
 “Questa crisi è artificiale e in sostanza ha quattro lettere: l’euro”. Joseph Stiglitz, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2001.
 
Le “euro-sciocchezze”:                                                                                              
 “Un disastro uscire dall’Euro, immediatamente il costo pagato dagli italiani per interessi sarebbe enorme e perderemmo la stabilità monetaria che abbiamo avuto con l’Euro”.                                                                            Matteo Renzi, politicante.
 
 “Stiamo assistendo al grande successo dell’Euro e la Grecia ne è la dimostrazione”.       Mario Monti, massone e membro del club Bilderberg.
 
“Io non ho mai detto che bisogna uscire dall’Euro”. Beppe Grillo, comico.
 
Il cittadino italiano che vuole manifestare il proprio dissenso alla moneta unica può farlo votando partiti che sono chiaramente anti-euro. Abbiamo ancora il diritto di voto: utilizziamolo bene.
 
 

Decine di agenti della CIA e dell’FBI uccisi in Ucraina.

mannaggia, noi celebriamo i liberatori ed in Ucraina li ammazzano..

Agenti della CIA e dell’FBI muoiono per la giunta illegale in Ucraina.

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Gli USA / CIA / NATO hanno intensificato le operazioni militari e continuano a condurre attivamente la loro guerra segreta in Ucraina contro il popolo ucraino, in una posizione estremamente pericolosa dato che l’intera operazione è mal pianificata e non sta riuscendo. Le conseguenze possibili potrebbero portare con sé la  minaccia di innescare una vera e propria guerra, se non la terza guerra mondiale, contro la Federazione Russa che non vuole ciò e che continua a tentare di trattare nonostante la minaccia aggressiva nel suo giardino di casa, attraverso la diplomazia e mezzi pacifici. La cattura e l’uccisione di recente di 25 agenti della CIA in Ucraina mostra solo la disperazione dello sforzo statunitense e la totale mancanza di rispetto non solo per il diritto internazionale e il popolo dell’Ucraina, ma anche per la vita dei propri uomini della CIA.
 
I fatti sono i seguenti (sostenuti da decine di rapporti, dichiarazioni di testimoni oculari e prove visive): il 18 maggio il sindaco di Slavyansk, Vyacheslav Ponomaryov ha annunciato che: “Le truppe  controllate da Kiev e le « forze dell’ordine » hanno subito pesanti perdite durante le cosiddette operazione ‘anti-terrorismo’ nella parte orientale del Paese “.
 
“Almeno 650 militari sono stati uccisi, feriti o fatti prigionieri negli ultimi dieci giorni”, ha detto.
 
“Ci sono 70 stranieri tra di loro e di questi 13 agenti della US Bureau Federale di Investigazione (FBI) e Central Intelligence Agency (CIA) sono stati uccisi e altri 12 sono rimasti feriti”, Ponomaryov ha detto ai giornalisti.
 
Il sindaco ha anche detto che le forze di autodifesa hanno inflitto pesanti perdite al settore destro (Pravdy Sektor)  e alle forze armate ucraine e hanno anche completamente spazzato via gli operativi “Alpha” della giunta.
 
Secondo i rapporti dei media e delle televisione il Sindaco Ponomaryov ha dichiarato che per quanto riguarda i“…mercenari stranieri nelle file del boia ucraino, hanno anche loro subito perdite importanti. Secondo Ponomarev, una compagnia militare privata Analizy Systemowe Bartlomiej ha perso 6 persone, la Greystone  14 persone, la Academi 50 persone;  La CIA e l’FBI. hanno perso 25 dipendenti, di cui 13 – uccisi “
 
“Inoltre, gli uccisi o i feriti della 95esima brigata aereo mobile sarebbe 40 soldati delle forze armate ucraine, così come 20 membri del MUP. Le milizie del Donetsk invece hanno subito dal 2 maggio al 12 maggio, 8 morti e tre feriti.”
 
Gli Stati Uniti negano.
 
La Voce della Russia ha anche riferito che la CIA ha negato le affermazioni su un post tramite Twitter, che naturalmente era prevedibile: “La US Central Intelligence Agency (CIA) ha negato i rapporti che indicavano come un certo numero di agenti della CIA sarebbero stati presumibilmente uccisi negli scontri tra forze fedeli alle autorità di Kiev e le unità di autodifesa in Ucraina orientale.”
 
“Un funzionario della CIA secondo l’ambasciata degli Stati Uniti via Twitter ha riferito che “tali incidenti e le denunce di attivisti filo-russi non corrispondono alla realtà.”
 
Negazione plausibile
 
La Negazione plausibile è una frase coniata dalla stessa CIA “Per descrivere la trattenuta di informazioni da parte di alti funzionari, al fine di proteggerli da conseguenze in caso di attività illegali o impopolari da parte della CIA che diventino poi di dominio pubblico.”
 
A causa del fatto che la negazione passa attraverso un post su Twitter, e non da una dichiarazione ufficiale della CIA, dell’FBI, o dalla Casa Bianca e dato che la  CIA e l’FBI sono fortemente coinvolti in operazioni illegali in Ucraina, direi che si tratta di un dato di fatto che la CIA abbia perso funzionari, agenti, mercenari e personale di supporto in Ucraina. Il fatto che sia accaduto è scontato, la domanda è quanti ne abbiano persi.
 
Operazioni illegali
 
A causa dell’enorme flusso di informazioni e della massiccia quantità di relazioni, perdite e rivelazioni c’è poco dibattito nei media circa un fatto semplice, ma determinante, ovvero l’ingerenza dell’apparato USA / CIA / NATO / UE nella sovranità degli affari dell’Ucraina. A peggiorare le cose gli USA / CIA / NATO / UE innegabilmente adesso hanno sangue sulle loro mani, non solo quello dei civili ucraini, tatari e russi, ma anche dei cittadini di altri paesi.
 
Il fatto che viene principalmente ignorato è che le “operazioni” USA / CIA / NATO / UE e le ingerenza in Ucraina sono illegali. Dal rovesciamento del governo democraticamente eletto,all’assassinio di agenti di polizia, all’uccisione di chi è contro la giunta, al supporto e alla formazione del Settore destro ed infine all’importazione di mercenari della Greystone ed altri mercenari per uccidere gli ucraini. L’intera “operazione” è illegale.
 
Gli Stati Uniti d’America sono coinvolti in una guerra illegale e sporca in un paese dove non avevano alcun tipo attività in essere in primo luogo. L’operazione ucraina non serve alcun interesse riguardante la sicurezza Americana, non c’è alcuna questione riguardante “la protezione delle vite americane” a noi la sicurezza, non c’è alcun guadagno per il popolo americano, figuriamoci questioni come i diritti umani o qualsiasi altra cosa. La USA/NATO vuole piazzare i propri missili in Ucraina per minacciare ulteriormente la Russia, che non ha fatto nulla se non cercare di essere amichevole e semplicemente fare affari. Le operazioni della CIA in Ucraina sono illegali. Punto. Fine della discussione.
 
Non dibatterò di quanti poveri ucraini innocenti sono morti o hanno sofferto nel colpo di stato Nuland e dal momento che solo per citare alcuni episodi, ci sono persone che sono state bruciate vive e gassate e uccise a Odessa e altri luoghi in Ucraina. Quest persone non saranno dimenticati e i responsabili, che siano essi della CIA o della spazzatura nazista, saranno ritenuti responsabili.
 

Perchè sono state affidate all’estero le gigantesche riserve auree degli italiani?

Mentre la crisi prodotta dai banchieri e dagli omessi controlli della distratte autorità vigilanti, in primis Bankitalia che ha permesso lo spaccio di derivati tossici su larga scala, miete ogni giorno milioni di vittime ed un esercito di nuovi poveri fa la fame, il presidente della Bce Mario Draghi emulo di Paperon de Paperoni, si arroga l’arbitrario diritto di poter continuare a sguazzare nell’oro, sottoscrivendo accordi che non prevedano vendite di oro, custodite in parte fuori dall’Italia e di proprietà del popolo italiano.
E’ quanto rilevano in una nota Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, rispettivamente presidenti di Adusbef e di Federconsumatori, i quali precisano: “La Banca Centrale europea, le Banche centrali dell’eurozona, insieme a quella di Svezia e Svizzera, hanno infatti firmato il quarto Central Bank Gold Agreement (Cbga), spiegando che ‘l’oro rimane un importante elemento delle riserve monetarie globali’ e che al momento i firmatari dell’accordo ‘non hanno in programma di vendere quantità significative di oro.’
Inoltre, aggiunge l’Eurotower, le banche continueranno a coordinare le proprie transazioni in oro per evitare ripercussioni sui mercati. L’accordo entrerà in vigore il prossimo 27 settembre, quando scadrà quello attuale, e sarà rivisto fra cinque anni”.
Inoltre Lannutti e Trefiletti aggiungono: “La riserva aurea della Banca d’Italia, la terza del mondo dopo Stati Uniti d’America e Germania con 2451.8 tonnellate d’oro, che secondo il valore di mercato sfiora 100 miliardi di euro, in base agli accordi Central Bank Gold Agreement (Cbga) precedenti, poteva essere in parte venduta, come concordato ed eseguito da altri paesi (anche dell’area euro), a partire dal 15 agosto 1971 che mise fine alla convertibilità tra banconote ed oro, quando il Presidente degli USA, Nixon, pose fine agli accordi di Bretton Woods, che definirono il vincolo della stampa di moneta con la convertibilità con l’oro.
Mentre l’accordo “madre”, il cui nome completo è “Central bank Gold Agreement”, risale alla fine degli anni ‘novanta, quando fu messo in piedi per evitare che le banche centrali, trovandosi con le casseforti colme di metallo giallo in eccesso rispetto alle reali esigenze di copertura, approfittassero del prezzo in rialzo dell’oro per fare cassa.
Nei primi mesi del 2000 la Bank of England fu tra le prime a disfarsi di 18 tonnellate d’ oro, a differenza della Banca d’Italia, che poteva vendere un controvalore di 12 miliardi di euro l’anno. Adusbef e Federconsumatori nutrono qualche dubbio anche sull’ubicazione delle riserve, quando Bankitalia afferma che 1.199.4 tonnellate sarebbero custodite a Roma, nel quartiere generale di Palazzo Koch in Via Nazionale, mentre la stragrande maggioranza dell’oro rimanente sarebbe custodita nei forzieri della Federal Reserve di New York, ed una parte più piccola nella Bank of England di Londra e nella Banca Nazionale della Svizzera a Berna.
Infine Adusbef e Federconsumatori, avendo maturato una sana diffidenza, anche in merito alla maggior parte dell’oro custodita all’estero invece che in Italia, chiedono: chi controlla i distratti controllori?”. OPI